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24 Gennaio 2003: fiaccolata per la pace

24 gennaio 2003: Fiaccolata per la Pace

Le Quattro Candele, bruciando, si consumavano lentamente.
Il luogo era talmente silenzioso che si poteva ascoltare la loro conversazione.
La Prima Candela Diceva:"IO SONO LA PACE Ma gli uomini non riescono a mantenermi: penso proprio che non resti altro da fare che spegnermi!".
Così fu, e a poco a poco, la candela si lasciò spegnere completamente.
LA Seconda Candela Disse:"IO SONO LA FEDE Purtroppo non servo a nulla. Gli uomini non ne vogliono sapere niente di me, e per questo motivo non ha senso che io resti accesa.".
Appena ebbe terminato di parlare, una leggera brezza soffiò su di essa e la spense.
Triste Triste, La Terza Candela a sua volta Disse:"IO SONO L' AMORE Non ho la forza per continuare a rimanere accesa. Gli uomini non mi considerano e non comprendono la mia importanza.
Essi odiano perfino coloro che più li amano, i loro familiari."
E senza attendere oltre, la candela si lasciò spegnere.

INASPETTATAMENTE.................
un bimbo in quel momento entrò nella stanza e vide le TRE CANDELE SPENTE.
Impaurito per la semi oscurità disse:"MA COSA FATE VOI DOVETE RIMANERE ACCESE, IO HO PAURA DEL BUIO!"
E così dicendo scoppiò in lacrime.
Allora La Quarta Candela impietositasi disse:"NON TEMERE,
NON PIANGERE:
POTREMO SEMPRE
RIACCENDERE,
LE ALTRE CANDELE:

Io Sono
LA SPERANZA
".

Con gli occhi lucidi e gonfi di lacrime, il bimbo presela LA CANDELA DELLA SPERANZA, E RIACCESE TUTTE LE ALTRE.

 

Da  TU NON UCCIDERE DI d. Primo Mazzolari

                                                                         S. Maria della Vita

Se siamo un mondo senza pace, la colpa non è di questi e di quelli, ma di tutti.
Se dopo venti secoli di Vangelo siamo un mondo senza pace, i cristiani devono avere la loro parte di colpa. Tutti abbiamo peccato e veniamo ogni giorno peccando contro la pace. Se qualcuno osa tirarsi fuori dalla comune colpevolezza e farla cadere soltanto sugli avversari, egli pecca maggiormente, poiché, invelenendo gli animi, fa blocco e battiera col suo fariseismo.
Se la colpa di un mondo senza pace è di tutti, e dei cristiani in modo particolare, l'opera della pace non può essere che un'opera comune, nella quale i cristiani devono avere un compito precipuo, come precipua è la loro responsabilità.
Ogni sforzo verso la pace ha una sua validità: chiunque vi si provi deve essere guardato con fiducia e benevolenza. Il politico può far delle cernite, porre delle pregiudiziali: il cristiano mai. Il cristiano non può rifiuta­re che il male, per comporre cattolicamente ogni cosa buona.

II                                                              San Petronio

La pace è un bene universale, indivisibile: dono e guadagno degli uomini di buona volontà.
La pace non s'impone (“ non ve la do come la dà il mondo ”); la pace si offre (“ lascio a voi la pace ”). Essa è il primo frutto di quel comandamento sempre “nuovo ”, che la germina e la custodisce: “ Vi do un nuovo comandamento: amatevi l'un l'altro ”.
Nella verità del nuovo comandamento, commisurato sull'esempio di Cristo, (“come io ho amato voi”), “ tu non uccidere”, non sopporta restrizioni o accomodamenti giuridici di nessun genere.
Cadono quindi le distinzioni tra guerre giuste e ingiuste, difensive e preventive, reazionarie e rivoluzionarie. Ogni guerra è fratricidio, oltraggio a Dio e all' uomo. O si condannano tutte le guerre, anche quelle difensive e rivoluzionarie, o si accettano tutte. Basta un eccezione, per lasciar passare tutti i crimini.
Per noi queste verità sono fondamento e presidio della pace; la quale non viene custodita né dalle baionette né dall'atomica, ma dal fatto che tutti gli uomini, compaginati in Cristo, formano con Lui una sola cosa e hanno diritto di ricevere “ una vita sempre più abbondante” da coloro che, per natura e per grazia, sono i suoi fratelli.
Ognuno è libero di accettare o rifiutare la visione cristiana della pace, che sorregge, anche se non riconosciuta, ogni sentimento verace e ogni sforzo sincero di pace. Chi però l'accetta (e non c'è altra strada che ve­ramente conduca), davanti a qualsiasi torto del prossimo non può appellarsi alla soluzione giuridica, molto meno a quella vendicativa, ma solo a quella evangelica, non importa se derisa da troppi cristiani. E la regola di essa è così scritta: “ A chi ti percuoterà la guancia destra porgi la sinistra, a chi ti muoverà lite per toglierti la tunica lascia anche il mantello...”.

 III.                                                              Via Venezian

Persuasi che solo su questi principi si può fondare la pacifica convivenza dei popoli, noi accettiamo la “stoltezza cristiana” a costo di parere fuori della storia, che altrimenti continuerà ad essere una catena di violenza o, se volete, un susseguirsi di fratricidi, cioè l'antistoria, e proponiamo: di renderne pubblica testimonianza, rifiutandoci ad ogni svuotamento di essi, sia teorico che pratico; di accettare solo quei mezzi di fare la pace che non negano la pace, sia nei rapporti di nazione e di razza, come nei rapporti di classe e di religione, riprovando e condannando egualmente qualsiasi strumento di in­giustizia e di sopraffazione anche se si presenta sotto il nome di dovere; di creare un movimento di resistenza cristiana alla guerra, rifiutando l'obbedienza a quegli ordini, leggi o costituzioni che contrastano con la coscienza di chi deve preferire il comandamento di Dio a quello dell'uomo.
Se la guerra è un peccato, nessuno ha il diritto di dichiararla, neanche un'assemblea popolare, tanto meno di comandare altri uomini di uccidere i fratelli. Rifiutarsi a simile comando, non è sollevare “l'obiezione”, ma rivendicare ciò che è di Dio, riconducendo nei propri limiti ciò che è di Cesare.
Mettendoci sul piano del Vangelo e della Chiesa, non rinunciamo a difendere la giustizia, né confondiamo il bene col male prendendo un'attitudine rassegnata o neutrale. La “pecora” che non intende farsi “lupo”, non dà ragione al “lupo”: lasciandosi “mangiare ” è l'unica maniera di “resistere ” al lupo come pecora e di vincerlo. Questo è un atto di fede tremendo e ne abbiamo così piena consapevolezza che la prima testimonianza che domandiamo a Dio di poter dare è proprio questa: credere che la pace non si possa fare senza questa fede; che è venuta l'ora di questa fede.
Infatti, illuminati dall'esperienza oltre che dallo Spirito, i cristiani ormai sanno:
che la guerra consegna ragione e giustizia alla forza; ch'essa è la strage degli innocenti, poiché fra l'altro, il nemico è un nemico giuridico, designato a questo ruo­lo da interessi che non sono i veri interessi di nessuno;
che è stupido moltiplicare stragi, rovine e disordini irreparabili sotto pretesto di riparare i torti: i super­stiti dovranno alla fine mettersi a ragionare, se non vo­gliono distruggersi completamente: allora, tanto vale incominciare subito a fare l'uomo, visto che non giova a nessuno fare la bestia

 

IV.                                              Nei pressi della Sinagoga

Poiché i due blocchi minacciano di toglierci la nostra ragione per sostituirvi la “ragione di blocco”, deploriamo e condanniamo tutto ciò che ha preparato, favorito e irrigidito la politica dei blocchi, dalla propaganda a qualsiasi armamento.
Qualche freno spirituale o non ha agito o ha agito inefficacemente. Nati da guerre precedenti e da ingiustizie secolari, i due blocchi scoprono l'anticristianesimo di ogni guerra e di molte strutture economiche e sociali del nostro mondo.
L'estrema loro pericolosità è legata al fatto che, nella disumanità di ambedue i blocchi, vengono murati idee e principi, sentimenti e rivendicazioni umanissime: giustizia, libertà, religione, persona umana, povera gente, lavoratori, pace, patria, progresso...
Il moderno fariseismo e l'accidia di quei cristiani che preferiscono farsi tutelare piuttosto che rendere personalmente testimonianza, ve li ha murati.
Ora, il nostro impegno cristiano è duplice: sbloccarsi e sbloccare per far da ponte fra i due mondi.
Dobbiamo svincolare d'urgenza i valori morali, sociali, religiosi, che tanto il blocco occidentale come l'orientale si sono indebitamente appropriati per scoprire in qualche modo i motivi poco puliti del loro antagonismo.
Dobbiamo soprattutto separare la causa della religione dalla causa dei blocchi. Cristo cammina senza dollari, senza rubli, senza atomica, senza massa, senza eserciti, senza coscrizioni. Egli è di qua e di là, come la sua Chiesa, la quale ha possibilità e missione di salvezza ovunque.
Se riuscissimo a svuotarli da ogni incantamento, la tentazione di aderire a questi o a quelli verrebbe diminuita, e si formerebbe quella quinta colonna cristiana, che sola può fare il ponte fra i due blocchi, disincagliando gli onesti e i sinceri di ambedue le parti, togliendo all'urto, già preordinato, la sua fatalità.
Per sbloccarsi e sbloccare, i cristiani sanno di dover dare garanzia che essi non barano né per l'Occidente né per l'Oriente, né per la pace russa né per la pace americana, ma che lealmente si spendono per la pace cristiana, che è libertà e giustizia per tutti, agli ordini di nessuno.

V.                                             Nel sagrato di san Francesco

 Prima di chiudere, vogliamo concretare alcune norme, che, completando le già esposte, potranno servire di orientamento.
Avendo chiara e ferma coscienza della inconfondibilità della nostra passione di pace, siamo pronti a lavorare con tutti, non a intrupparci, non a confonderci. Agonizziamo, non parteggiamo.
Intendiamo agire soprattutto nella cristianità, perché, oltre che farsi ripetitrice del messaggio evangelico e degli accorati e continui appelli del papa, ne assuma la interpretazione piena e attuale, illuminando, di volta in volta, particolari situazioni nazionali e internazionali.
Urge ridestare in ognuno, non soltanto nell'uomo politico o nell'uomo di cultura, ma pure nella povera gente, la responsabilità, sia anche indiretta, che possiamo assumerci giudicando, parlando, lavorando. Nessuna scusa può giustificare una nostra acquiescenza o un nostro sfruttamento delle condizioni che l'atmosfera di guerra determina.
Occorre agitare il problema della pace con animo e metodo nostro, anteponendolo ad ogni altro, incentrando in esso ogni nostra preoccupazione. “ Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra” (Pio  XII).
Pur aiutando i movimenti federalistici, noi intendiamo svincolare gli animi da ogni legame o pregiudizio nazionalistico, avviando soprattutto i cristiani verso quel senso di cattolicità che è indispensabile, affinché qualsiasi federazione di popoli non divenga nucleo di nuovi blocchi.
Questo delicato lavoro può essere favorito da un'interiore pratica dell'ecumene liturgico e mistico offertoci dalla Chiesa attraverso il mistero del Corpo Mistico.
Poiché le guerre di solito vengono accettate o provocate o imposte dalle ingiustizie sociali, per cui la povera gente si sente quasi in diritto di combattere per il on essere schiacciata e per non morire non solo nelle proprie persone, ma nei figli che verranno e che saranno costretti a continuare a vivere da schiavi sotto chi detta legge con la forza del denaro e del privilegio, esigiamo subito, e precipuamente dai cristiani e dai governanti che si dicono cristiani, di “ mettere veramente in pratica le norme della giustizia onde giungere a una più equa distribuzione delle ricchezze” (Pio XII), senza riguardi a particolari interessi e senza lasciarsi inceppare dagli inconsistenti servizievoli accomodamenti giuridici.
Di fronte alla criminale resistenza di molti “benpensanti”, non è facile persuadere la povera gente che la giustizia possa arrivare senza violenza.
Se vogliamo ristabilire la fiducia degli oppressi e dei diseredati nella pace cristiana, dobbiamo, prima che sia troppo tardi, dimostrare che non è necessario far saltare con la dinamite la corteccia degli egoismi, i quali impediscono ai poveri di vivere e di far valere democraticamente i loro diritti.
La pace non sarà mai sicura e tranquilla fino a quando i poveri, per fare un passo avanti in difesa del loro pane e della loro dignità, saranno lasciati nella diabolica tentazione di dover rigare di sangue la loro strada.
Senza giustizia non c'è pace. “ Opus justitiae, pax”.

PREGHIERA

“Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi che annunzia la pace”.

Come è bello e consolante che questa convocazione per la pace abbia trovato in voi tutti qui presenti risposta generosa e disponibile in voi che, per la pace, già vi impegnate quotidianamente. Siamo qui convenuti, rispondendo ad un invito di Sua Santità Giovanni Paolo IJ, per testimoniare di fronte agli uomini e alle donne di buona volontà, nell'impegno comune e nella preghiera propria a ciascuna esperienza religiosa, la volontà di superare le contrapposizioni tra i popoli a favore di una autentica promozione della pace. Nello spirito della prima convocazione di Assisi accogliamo l'invito a proclamare davanti al mondo che la religione non deve mai diventare pretesto di conflitti, di odi e di violenze, quali i nostri giorni nuovamente conoscono. In questo momento storico l'umanità ha bisogno di vedere gesti di pace e di ascoltare parole di speranza. Ancora più belli saranno i piedi del messaggero che annunzia la pace, ciascuno di noi ritornerà a proclamarla e a viverla nella pluralità del vivere quotidiano di altri monti, città e villaggi.

Atto penitenziale da TU NON UCCIDERE di P. Mazzolari)

Non è forse una contraddizione

che dopo venti secoli di Vangelo gli anni di guerra siano più frequenti degli anni di pace?
che sia tuttora valida la regola pagana: “ si vis pacem, para bellum ”?
che l'omicida comune sia al bando come assassino, mentre chi, guerreggiando, stermina genti e città sia in onore come un eroe?
che nel figlio dell'uomo, riscattato a caro prezzo dal Figlio di Dio, si scorga unicamente e si colpisca senza pietà il concetto di nemico per motivi di nazione, di razza, di religione, di classe?
che l'orrore cristiano del sangue fraterno si fermi davanti a una legittima dichiarazione di guerra da parte di una legittima autorità?
che una guerra possa portare il nome di “giusta” o di “santa”, e che tale nome convenga alla stessa guerra combattuta dall'un campo o dall'altro per opposte ragioni?
che si invochi il nome di Dio per conseguire una vittoria pagata con la vita di milioni di figli di Dio?
che venga bollato come disertore e punito come traditore chi, ripugnandogli in coscienza il mestiere delle armi, che è mestiere dell'uccidere, si rifiuta al  “dovere”?
che sia fatto tacere colui, che per sé soltanto, senza la pretesa di coniare una regola per gli altri dichiara di sentire come peccato anche l'uccidere in guerra?
che si dica di volere la pace, e poi non ci si accordi sul modo, appena sopraggiunge il dubbio che ne scapiti la potenza, l'orgoglio, l'onore, gli interessi della nazione?
che si predichi di porre la vita eterna al disopra di ogni cosa, e poi ci si dimentichi che il cristiano è l'uomo che non ha bisogno di riuscire quaggiù?
Crediamo che questi pochi accenni bastino per dar rilievo alla nostra sostanziale contraddizione, per metterci in vergogna davanti a noi stessi, e per sentirci meno sicuri in un argomento ove la nostra troppa sicurezza potrebbe degenerare in temerarietà o in un delittuoso conformismo alle opinioni dominanti.

dal Vangelo di Giovanni (cap. 20,19-23)

La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Detto questo, mostrò loro le mani ed il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: ”Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”. Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi”.

Silenzio

Testimonianze

Dall’intervista a Marianela Garcia Villas      Questa violenza, che tu incontri moltiplicata, ripetuta, istituzionalizzata, quasi come il volto quotidiano, feriale della realtà, ti mette in un rapporto conflittuale con la realtà, ti spinge a rifiutarla, ti porta a un atteggiamento pessimistico, di sfiducia nell'uomo?
lo sono parte di questa realtà, non sono in rivolta contro di essa. No, non ho perduto la fede nell'umanità. Tutti noi che ci battiamo, in una maniera o in un'altra in Salvador, abbiamo fiducia nell'uomo, altrimenti non continueremmo a lottare. Anzi proprio questa è la motivazione più importante per continuare il lavoro: la fede nell'uomo, la fiducia nel popolo, il credere che i suoi veri valori possono essere ristabiliti, contro le manomissioni e degenerazioni indotte dal sistema, che rende malvagi, e del tutto assuefatti e assimilati al male, uomini che non sono affatto malvagi per natura. Forse c'è anche una convinzione, ingenuamente ottimistica, che consiste nel pensare che tutti i problemi del mondo si potrebbero risolvere se popolo trovassero un po' più di forza, uscissero dalle loro nicchie, e lottassero, non solo nei paesi del Terzo Mondo, ma nell'Europa stessa, per cambiare il sistema. Se le maggioranze si facessero valere sulle minoranze che governano, si potrebbero avere dei veri cambiamenti. lì fatto è che l'umanità si è attaccata a certe cose che ha acquisito, che sono minime, e che però ha paura di perdere, e perciò è in uno stato di passività, di ristagno, di rinuncia a mettersi all'opera, per migliorare e cambiare. Questo non vuoi dire un'umanità negativa, ma un'umanità che si è adagiata, si è rassegnata e appagata”.               

L'arma della nonviolenza                     (Da Badshah tihan, il Gandhi musulmano)

“Vi sto fornendo un'arma cui la polizia e l'esercito non potranno resistere .È l'arma del Profeta, ma voi non lo sapete.
La pazienza e la giustizia sono quest'arma. Nessun potere sulla terra può resisterle”.     

Sul razzismo                                                                            (Da Fanon)

"Noi non diciamo al colono: 'Siete uno straniero, andate via. Non gli diciamo: Adesso noi riprendiamo la direzione del paese e ti facciamo pagare i tuoi delitti e quelli dei tuoi antenati. Non gli diciamo che all'odio passato del nero noi opporremo l'odio presente e futuro del bianco. Gli diciamo: 'Siamo algerini, bandiamo dalla nostra terra qualsiasi forma di razzismo, qualsiasi forma di oppressione e lavoriamo per l'uomo, per l'affermazione dell'uomo e per l'arricchimento dell'umanità".

 

Diario                                                                                       (di Zlata FILIPOVIC)

"Mi sforzo in continuazione di capire cosa sia questa stupida politi­ca perché ho davvero l'impressione che sia stata la politica a provocare questa guerra che è diventata parte del nostro quotidiano... Mi pare questi politici parlino di serbi, croati e musulmani. Si tratta però sempre di esseri umani, uguali tra di loro. Per me sono tutti indistintamente esseri umani, non vedo differenze. Hanno tutti delle braccia ­delle gambe e una testa, camminano e parlano, ma adesso c'è il cosa che vuoI renderli diversi" (….)
"Ho comunque l'impressione che noi 'piccoli' avremmo agito meglio, di certo non avremmo scelto la guerra .
"Mio Dio, cosa sta facendo la guerra ai miei genitori? Non sembrano più mio padre e mia madre. Tutto questo finirà un giorno? Finiranno le nostre sofferenze così che i miei genitori possano tornare quelli di volta: pieni di vita, sorridenti, eleganti? Questa stupida guerra sta distruggendo la mia infanzia, sta rovinando la vita dei miei genitori. PERCHE'? FERMATE LA GUERRA! PACE! HO BISOGNO DI PACE!"

Silenzio

Preghiere libere intercalate con il canto del Kirie e, a seguire, canto del Padre nostro.

NOI CI IMPEGNIAMO

Noi ci impegniamo a proclamare la nostra ferma convinzione che la violenza e il terrorismo contrastano con l’autentico spirito religioso e, nel condannare ogni ricorso alla violenza e alla guerra in nome di Dio o della religione, ci impegniamo a fare quanto possibile per sradicare le cause del terrorismo.
Noi ci impegniamo ad educare le persone a rispettarsi ed a stimarsi reciprocamente, perché si possa realizzare una convivenza pacifica e solidale tra appartenenti ad etnie, culture e religioni diverse.
Noi ci impegniamo a promuovere la cultura del dialogo, perché crescano la comprensione e la fiducia reciproca fra gli individui e i popoli, essendo queste le premesse dell’autentica pace.
Noi ci impegniamo a difendere il diritto di ogni persona umana a vivere una degna esistenza secondo la propria identità culturale e a formarsi liberamente una propria famiglia.
Noi ci impegniamo a dialogare, con sincerità e pazienza, non considerando quanto ci differenzia come un muro invalicabile, ma , al contrario, riconoscendo che il confronto con l’altrui diversità può diventare occasione di migliore comprensione reciproca.
Noi ci impegniamo a perdonarci vicendevolmente gli errori e i pregiudizi del passato e del presente, e a sostenerci nel comune sforzo per sconfiggere l’egoismo e il sopruso, l’odio e la violenza e per imparare dal passato che la pace senza la giustizia non è vera pace.
Noi ci impegniamo a stare dalla parte di chi soffre nella miseria e nell’abbandono, facendoci voce di chi non ha voce ed operando concretamente per superare tali situazioni, nella convinzione che nessuno può essere felice da solo.
Noi ci impegniamo a far nostro il grido di chi non si rassegna alla violenza e al male e vogliamo contribuire con tutte le nostre forze per dare all’umanità del nostro tempo una reale speranza di giustizia e di pace.
Noi ci impegniamo ad incoraggiare ogni iniziativa che promuova l’amicizia fra i popoli, convinti che il progresso tecnologico, quando manchi un’intesa solidale tra i popoli, espone il mondo a rischi di crescenti di distruzione e di morte.
Noi ci impegniamo a chiedere ai responsabili delle nazioni di fare ogni sforzo perché, a livello nazionale e internazionale, si edifichi e si consolidi, sul fondamento della giustizia, un mondo di solidarietà e di pace.
Noi non ci stancheremo di proclamare che pace e giustizia sono inseparabili e che la pace nella giustizia è l’unica strada su cui l’umanità può camminare verso un futuro di speranza. Siamo persuasi che in un mondo con confini sempre più valicabili, distanze ravvicinate e relazioni facilitate da una fitta rete di comunicazioni, la sicurezza, la libertà e la pace non potranno essere garantite dalla forza, ma dalla fiducia reciproca.
Dio benedica questi nostri propositi e doni al mondo giustizia e pace.
Mai più violenza!
Mai più guerra!
Mai più terrorismo!
In nome di Dio ogni religione porti sulla terra
Giustizia e Pace.
Perdono e Vita, Amore!                                                                                                                           
(Giovanni Paolo II)

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