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DIFENDIAMO LA 185/90 DALLA LOBBY DELLE ARMI

Riportiamo qui di seguito alcuni commenti, appelli, iniziative a livello locale e nazionale per fermare l'eliminazione della legge 185/90 che consente un controllo pubblico sul commercio delle armi.

INDICE

 

Le modifiche alla legge 185/90

Il testo riportato non riveste carattere di ufficialità

DISEGNO DI LEGGE: Modifiche ed integrazioni alla legge 9 luglio 1990, n. 185, in materia di controllo dell'esportazione, importazione e transito di materiali di armamento.

Art. 1
(Modifiche all’articolo 1
della legge n. 185 del 1990)

1. Dopo il comma 1 dell’articolo 1 della legge 9 luglio 1990, n. 185, di seguito denominata «legge n. 185 del 1990», è inserito il seguente:
    «1-bis. Nelle operazioni di esportazione, importazione e transito di materiali di armamento nonché di cessione delle relative licenze di produzione, sono inclusi anche i trasferimenti intracomunitari.».

2. Al comma 6 dell’articolo 1 della legge n. 185 del 1990 sono apportate le seguenti modifiche:
        a) la lettera c) è sostituita dalla seguente:
        «c) verso i Paesi nei cui confronti sia stato dichiarato l’embargo totale o parziale delle forniture belliche da parte delle Nazioni Unite o dell’Unione europea (UE);»;
        b) la lettera d) è sostituita dalla seguente:
        «d) verso i Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani, accertate dai competenti organismi delle Nazioni Unite, dell’UE o del Consiglio d’Europa;».

3. Al comma 9, dell’articolo 1 della legge n. 185 del 1990, dopo la lettera c) sono aggiunte le seguenti:
        «c-bis) le esportazioni, importazioni e transito di materiali di armamento da effettuare sulla base di programmi di coproduzione regolati da specifici accordi intergovernativi con Paesi membri della NATO, dell’Unione dell’Europa occidentale (UEO) o dell’UE che garantiscano il controllo delle operazioni secondo i princìpi ispiratori della presente legge;
        c-ter) le esportazioni, importazioni e transito di materiali di armamento da effettuare per l’approvvigionamento e supporto logistico di comandi, enti e agenzie della NATO in Italia o all’estero».
 
 

Art. 2
(Modifiche all’articolo 2
della legge n. 185 del 1990)

1. Il secondo periodo del comma 3 dell’articolo 2 della legge n. 185 del 1990 è sostituito dal seguente: «L’individuazione di nuove categorie e l’aggiornamento dell’elenco dei materiali di armamento sono disposti con decreto del Ministro della difesa, sentiti i Ministri degli affari esteri, dell’interno, delle finanze, dell’industria, del commercio e dell’artigianato e del commercio con l’estero, avuto riguardo alla evoluzione della produzione industriale, a quella tecnologica, nonchè agli accordi internazionali cui l’Italia aderisce».
 
 

Art. 3
(Modifiche all’articolo 5
della legge n. 185 del 1990)

1. Il comma 1 dell’articolo 5 della legge n. 185 del 1990 è sostituito dal seguente:
    «1. Il Presidente del Consiglio dei ministri riferisce al Parlamento con propria relazione entro il 31 marzo di ciascun anno in ordine agli indirizzi generali del Governo per le politiche di interscambio nel settore della difesa, nonché in ordine alle operazioni autorizzate e svolte entro il 31 dicembre dell’anno precedente».

  Art. 4
(Modifiche alla legge n. 185 del 1990,
derivanti dalla soppressione di Ministeri)

1. Al comma 2 dell’articolo 5 e al comma 2 dell’articolo 7 della legge n. 185 del 1990 le parole: «, delle partecipazioni statali», sono soppresse.

2. Al comma 3 dell’articolo 7 della legge n. 185 del 1990, le parole: «e delle partecipazioni statali» sono ??????????????????????????????????????????????????????????? ?????? ?????
ma nei quali tali specifiche previsioni non erano contenute o siano scadute;»;
        e) dopo il comma 5, è inserito il seguente:
    «5-bis. I termini previsti dal presente articolo possono essere interrotti con la richiesta di ulteriori documenti o chiarimenti in ordine alle trattative o alle operazioni in corso, ove tali elementi siano necessari per il corretto svolgimento dell’istruttoria, e riprendono a decorrere, per intero, dal giorno in cui l’Amministrazione riceve gli elementi richiesti.».
 
 

Art. 8
(Modifiche all’articolo 11 della legge n. 185 del 1990)

1. La lettera c) del comma 2 dell’articolo 11 della legge n. 185 del 1990 è sostituita dalla seguente:

        «c) l’ammontare di eventuali compensi di intermediazione;».
    2. Dopo il comma 5 dell’articolo 11 della legge n. 185 del 1990 è inserito il seguente:
    «5-bis. Alla domanda di autorizzazione globale di cui all’articolo 13, comma 1, deve essere acclusa copia dell’autorizzazione a trattare e devono essere indicati:
        a) gli estremi dell’accordo di collaborazione od integrazione industriale;
        b) le imprese autorizzate ed i Paesi dell’UE di destinazione o di provenienza del materiale;
        c) il tipo del materiale di armamento oggetto dell’operazione e il sistema al quale è destinato».
 
 

Art. 9
(Modifiche all’articolo 12 della legge n. 185 del 1990)

1. Il comma 2 dell’articolo 12 della legge n. 185 del 1990 è sostituito dal seguente:

    «2. Il Comitato, accertata la coerenza delle finalità dichiarate dell’operazione con le norme della presente legge nonché con le indicazioni del CIMA, esprime il proprio parere al Ministero degli affari esteri».

2. Nel comma 3 dell’articolo 12 della legge n. 185 del 1990, l’acronimo: «CISD» è sostituito dal seguente: «CIMA».
 
 

Art. 10
(Modifiche all’articolo 13 della legge n. 185 del 1990)

1. Al comma 1 dell’articolo 13 della legge n. 185, le parole da «autorizza» sino alla fine del comma, sono sostituite dalle seguenti: «autorizza l’esportazione e l’importazione definitiva o temporanea, ed il transito dei materiali di armamento e dei servizi, nonché la cessione all’estero delle licenze industriali di produzione dello stesso materiale e la riesportazione da parte dei Paesi importatori. Il diniego di autorizzazione è disposto con provvedimento motivato. L’autorizzazione può assumere anche la forma di autorizzazione globale, rilasciata a singolo operatore per prodotti identificati, con l’esclusione dei sistemi d’arma, avente per destinazione o provenienza i Paesi dell’UE. Tali prodotti devono costituire parte di sistemi realizzati nell’ambito dell’UE a seguito di accordi di collaborazione od integrazione industriale. Il rilascio dell’autorizzazione globale con i relativi estremi è comunicato, per le vie diplomatiche, al Governo del Paese di destinazione o di provenienza».
 
 

Art. 11
(Modifiche all’articolo 14 della legge n. 185 del 1990)

1. Il comma 3 dell’articolo 14 della legge n. 185 del 1990 è sostituito dal seguente:

    «3. L’autorizzazione, fatta eccezione per l’autorizzazione globale di cui al comma 1 dell’articolo 13, è rilasciata per un periodo di validità non inferiore a quello previsto per l’esecuzione del contratto, eventualmente prorogabile in relazione all’effettivo andamento delle cons??? ? ????? ???????? ?????????? 
 

 

Art. 16
(Modifiche all’articolo 24 della legge n. 185 del 1990)

1. L’articolo 24 della legge n. 185 del 1990 è sostituito dal seguente:
    «Art. 24. - (Inosservanza delle prescrizioni amministrative) – 1. Chiunque effettui esportazioni o transito di materiali di armamento in violazione delle condizioni di consegna alla destinazione indicata nella richiesta di autorizzazione di cui all’articolo 13, salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione fino a cinque anni, e con la multa da due a cinque decimi del valore dei contratti e comunque non inferiore a 50 milioni di lire.».
 
 

Art. 17
(Modifiche all’articolo 25 della legge n. 185 del 1990)

1. All’articolo 25 della legge n. 185 del 1990 sono apportate le seguenti modifiche:
        a) il comma 1 è sostituito dal seguente:
    «1. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, colui che senza l’autorizzazione di cui all’articolo 13 effettua esportazione, importazione o transito di materiali di armamento, contemplati nei decreti di cui all’articolo 2, comma 3, è punito con la reclusione da due a otto anni e con la multa da 50 a 500 milioni di lire. Si applica la pena della reclusione fino a due anni e della multa da 20 a 200 milioni di lire se le operazioni indicate nel presente comma sono poste in essere dopo aver richiesto l’autorizzazione di cui all’articolo 13, sempre che la stessa sia stata successivamente rilasciata.»;
        b) il comma 2 è sostituito dal seguente:
    «2. Chiunque ponga in essere ovvero concluda trattative in violazione di quanto disposto all’articolo 9, è punito con la reclusione fino a quattro anni e con la multa da 50 a 250 milioni di lire.»;
        c) dopo il comma 3 è aggiunto il seguente:
    «3-bis. È sempre disposta la confisca dei materiali d’armamento anche in caso di applicazione della pena su richiesta delle parti, ai sensi dell’articolo 444 del codice di procedura penale.».

 

Art. 18
(Entrata in vigore)

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quella della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

 

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Legge sul commercio delle armi

Una Campagna per evitare che venga stravolta la legge 185 che consente un controllo pubblico sul commercio delle armi. 
In queste ultime settimane è iniziato l'iter parlamentare della legge 1927 che intende "facilitare la ristrutturazione e le attività dell'industria europea per la difesa" secondo le direttive di un "accordo-quadro" sottoscritto a Farnborough il 27 luglio 2000 dai ministri della difesa di Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Svezia.
La normativa in discussione, se approvata, andrà a modificare la legge (185/90) che disciplina attualmente il commercio italiano delle armi, con vari mutamenti che la stravolgeranno completamente.
Il disegno di legge in questione ha esaurito il suo percorso nelle commissioni Esteri e Difesa, riunite congiuntamente, ed è stato approvato a larghissima maggioranza. Prossimamente giungerà all'esame dell'assemblea di Montecitorio per la sua approvazione definitiva.
Il disegno di legge riprende un precedente progetto già presentato dal governo di centro-sinistra e, nelle commissioni che lo hanno discusso, ha avuto il voto favorevole di DS e Margherita
La modifica principale consiste nell'introduzione di un nuovo tipo di autorizzazione alle esportazioni di armamenti, la cosiddetta "autorizzazione globale di progetto".
Per quanto si inserisca nell'ottica dell'integrazione dell'industria europea degli armamenti, gli emendamenti introdotti avranno conseguenze sulla trasparenza e il controllo del commercio delle armi.
Il risultato sarà che una parte significativa delle esportazioni di materiale di armamento semplicemente scomparirà dalle possibilità di controllo degli organi parlamentari, della stampa e dell'opinione pubblica.
In sintesi non saranno applicabili i tratti salienti della nostra normativa: procedure autorizzatorie, controlli contro le triangolazioni, i controlli bancari, né sui pezzi e componenti, né sul prodotto finito, i divieti di esportare a paesi instabili o aggressivi (nel caso in cui il materiale sia assemblato nel paese con cui si coproduce), trasparenza e controllo del
parlamento e dell'opinione pubblica.
Al momento del rilascio dell'autorizzazione il governo (con le stesse eccezioni) si esprimerà ed applicherà i principi ed i divieti della legge solo sulla destinazione intermedia (ovvero il paese con cui si coproduce), e non sulla destinazione finale. La relazione annuale del governo al parlamento, ovviamente, non riporterà valori e destinazione finale dei
materiali che ricadono all'interno dell'autorizzazione globale.
La legge 185/90 è stata una grande conquista civile voluta dalle associazioni pacifiste e di solidarietà internazionale. Consente di bloccare le esportazioni di armi verso nazioni che violano i diritti umani o che fanno guerra; consente inoltre un controllo parlamentare e una verifica della destinazione finale delle armi inviate, evitando "triangolazioni". Nel corso degli anni attraverso norme applicative sempre più lassiste il potere di controllo della legge è stato ammorbidito per far piacere ai mercanti di armi.
Per questi motivi stiamo promuovendo questa campagna di informazione pubblica che metta i parlamentari italiani di fronte alle loro gravi responsabilità nel caso passassero le modifiche alla legge che i mercanti di armi da anni chiedevano.
Siamo di fronte all'ennesima conferma della necessità di unire le forze e di indire una mobilitazione.
Uniamo subito tutte le realtà impegnate per la pace e la difesa dei diritti umani: associazioni, giornali, radio, gruppi missionari, donne e uomini di buona volontà: non c'è tempo da perdere!
La Rete di Lilliput insieme al settimanale Vita e Peacelink promuovono questa Campagna.
Altre realtà come Lunaria, Amnesty, Nigrizia, missione Oggi, Mosaico di Pace, Unimondo si stanno fortemente impegnando sullo stesso problema.
Sul sito Lilliput (www.retelilliput.org ) e sui siti www.vita.it e www.peacelink.it trovate tutta la documentazione necessaria per saperne di più (il progeto di legge, i verbali delle discussioni in commissione, un commento da parte dei ricercatori di IRES e indirizzi e-mail dei parlamentari ai quali spedire lettera di protesta).
In vista della discussione parlamentare stiamo preparando un testo contenente alcuni emendamenti che chiederemo ai deputati di approvare. Nel frattempo cominciate a organizzarvi cercando i recapiti dei parlamentari della vostra zona, coinvolgendo il maggior numero di persone su questo tema e magari facendo arrivare un comunicato ai giornali locali , sotto forma di lettera aperta al deputato di collegio in modo che sia più semplice farselo pubblicare
saluti a tutti Valerio Magnani

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Appello ai parlamentari

Chiediamo a tutte le realtà della società civile, agli enti locali, alle personalità della cultura, dello sport e dello spettacolo, delle religioni e delle istituzioni... di firmare l'appello che Pax Christi Italia e l'Associazione Obiettori Nonviolenti stanno diffondendo in queste ore a difesa della legge 185 per il controllo democratico del commercio di armi. E' l'estremo tentativo di difendere una legge ottenuta grazie all'impegno di alcune associazioni che, negli anni 80, diedero vita al cartello "Contro i mercanti di morte". E' sconcertante notare la convergenza di consensi da destra e a sinistra  su queste modifiche.
Per maggiori informazioni sulla legge, sul testo di modifica, sull'iter parlamentare delle modifiche proposte, sugli appuntamenti che ci diamo per impedire il "ritorno dei mercanti morte" vi invitiamo a visitare il sito www.paxchristi.it.

Per ricevere gli aggiornamenti sulle adesioni e sulle iniziative che intraprenderemo vi chiediamo di segnalare il vostro indirizzo e-mail a info@paxchristi.it.
 
Shalom, tonio

 Ritornano i mercanti di morte

Appello ai parlamentari

 Il Parlamento italiano sta discutendo un disegno di legge d'iniziativa governativa (Atto Camera 1927) in materia di industria della difesa.
Il progetto prevede la ratifica dell'accordo quadro sottoscritto dall'Italia e da altri cinque Paesi europei il 27 luglio 2000 per "facilitare la ristrutturazione e le attività dell'industria europea per la difesa" ed è stato già licenziato dalle Commissioni III e IV della Camera dei Deputati in data 30 gennaio 2002.
 Tale accordo imporrebbe il "tempestivo adeguamento della nostra normativa" e infatti 10 dei 14 articoli che compongono il testo proposto sono volti a modificare la legge n. 185 del 1990 che disciplina attualmente l'import-export di armi nel nostro Paese.
 La novità più rilevante è costituita dall'introduzione di un nuovo tipo di autorizzazione per il commercio delle armi, la "licenza globale di progetto", riferita ai programmi intergovernativi o industriali congiunti ai quali le imprese partecipano e ai quali non si applicheranno più le norme sulle trattative contrattuali, rendendo meno trasparenti e controllabili tutte le operazioni.
 Anche le norme sulle attività bancarie relative a questo nuovo tipo di "licenza globale" verranno modificate, non essendo più notificate al Ministero del Tesoro e da questo autorizzate, e non comparendo più nello specifico capitolo dell'annuale Relazione al Parlamento.
 In questo modo, in nome della "razionalizzazione", della "competitività" e della "identità europea" verrà stravolta una legge ritenuta da tutti "severa e rigida" e che ha fatto del nostro Paese uno dei più avanzati al mondo per aver provveduto a regolare il commercio delle armi nel rispetto dei diritti umani, della promozione della pace e della trasparenza. Ricordiamo che quella legge fu ottenuta grazie all’impegno tenace della Campagna “Contro i mercanti di morte” (ACLI, MLAL Mani Tese, Missione Oggi, Pax Christi).
 Anche il riferimento al "Codice di condotta dell'Unione Europea per le esportazioni di armi" (che non è assolutamente vincolante) costringerebbe l'Italia a rinunciare alla propria normativa nazionale che in questo verrebbe peggiorata.
 Troviamo peraltro paradossale che mentre da un lato si vuole combattere una guerra totale contro il terrorismo, dall’altro si allargano le maglie del controllo della vendita delle armi con tutti i rischi che ne conseguono.

 Chiediamo pertanto ai parlamentari di votare contro questo disegno di legge che costituisce un passo indietro per la pace e la giustizia.

 Chiediamo che l'Italia si faccia promotrice a livello internazionale di un'iniziativa volta a una maggiore severità nel controllo del commercio di armi e a un maggiore impegno nella prevenzione dei conflitti.


_______________________
Pax Christi Italia
Via Petronelli 6
70052 BISCEGLIE  BA
Tel. 080.3953507
Fax  080.3953450
E-Mail: info@paxchristi.it
Sito web: www.paxchristi.it

 

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Meno trasparenza nel commercio delle armi

DOSSIER
MENO TRASPARENZA NEL COMMERCIO DELLE ARMI
A cura di Chiara Bonaiuti
Osservatorio Sul Commercio delle Armi - O.S.C. Ar - Ires Toscana
Firenze 2002  
Distribuzione telematica a cura di
PeaceLink – Telematica per la Pace
www.peacelink.it

 

Il disegno di legge n.1927/XIV recante la ratifica ed esecuzione dell’accordo quadro relativo alle misure per facilitare la ristrutturazione e le attività per la difesa europea della legge n. 185/90: un parere

O.S.C.Ar: Osservatorio sul commercio delle armi di Ires Toscana
E’ attualmente in discussione nelle Commissioni riunite Esteri e Difesa il disegno di legge n.1927 recante
la ratifica ed esecuzione dell’accordo quadro relativo alle misure per facilitare la ristrutturazione e le attività per la difesa europea , che comporta, al contempo, emendamenti la legge n. 185/90.1 
La modifica principale consiste nell’introduzione di un nuovo tipo di autorizzazione alle esportazioni di armamenti, la cosiddetta autorizzazione globale di progetto. Per quanto si inserisca nell’ottica dell’integrazione
dell’industria europea degli armamenti, gli emendamenti introdotti possono avere conseguenze sulla trasparenza e il controllo del commercio delle armi. Il risultato è che una parte significativa delle
esportazioni di materiale di armamento semplicemente scomparirà dalle possibilità di controllo degli organi parlamentari, della stampa e dell’opinione pubblica.
Per comprenderne la portata è utile avere due parametri di riferimento: la legge n.185/90 recante «Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento” ed alcuni articoli
dell’ “Accordo quadro relativo alle misure per facilitare la ristrutturazione e le attività per la difesa europea”.
1. La legge vigente:
- in generale
La legge n.185/90, come noto, è un insieme organico di norme che regola la trasparenza e il controllo del commercio italiano di materiali di armamenti. I tratti distintivi della normativa sono identificabili nei seguenti tre punti:
1. il principio secondo cui le esportazioni sono subordinate alla politica estera dell’Italia, alla Costituzione e ad alcuni principi del diritto internazionale, da cui discendono i divieti di cui all’art.1.5 e 1.6 (tra cui il divieto di esportare armi se queste contrastino con la lotta al terrorismo internazionale, il divieto di esportare a stati che responsabili di violazioni delle convenzioni internazionali sui diritti umani e il divieto di esportare a paesi in stato di conflitto), che hanno anticipato i criteri del Codice di Condotta Europeo;
2. il
sistema di controllo che prevede chiare procedure di rilascio di delle autorizzazione e meccanismi di controllo successivi, segnando una chiara distinzione tra mercato lecito e illecito. Di estrema importanza è il divieto di cedere armi quando manchino adeguate garanzie sulla destinazione finale, richiedendo che alla domanda di autorizzazione sia allegato un certificato di uso finale attestante che il materiale non verrà riesportato senza preventiva autorizzazione dell’Italia. E’ rilevante che la legge richieda che il CUF sia rilasciato dalle autorità governative: per cercare di evitare traffici illeciti e il fenomeno delle triangolazioni si mira a coinvolgere le autorità del paese in modo da impegnarlo a svolgere un’attività di controllo sugli operatori economici.
3. Infine la legge
recepisce le istanze di trasparenza interna ed esterna emerse in sede ONU prevedendo un’ampia e significativa informazione al Parlamento, e quindi all’opinione pubblica, sulle esportazioni e importazioni di armi italiane, tramite la presentazione di una relazione annuale al Parlamento del Presidente del Consiglio dei Ministri, che riporta dati dettagliati su azienda fornitrice, materiale esportato, valore, destinatario finale, banche coinvolte, etc.
Per tali norme e principi l’Italia si colloca in una delle posizioni più avanzate a livello europeo, sul versante della trasparenza, dei controlli e delle prevenzione dei conflitti, ed è risultata uno dei paesi meno coinvolti nel riarmo di paesi instabili quali ex Jugoslavia, Iraq e Afghanistan.
- in particolare: le autorizzazioni alle esportazioni
Il disegno di legge ruota attorno all’introduzione di una nuova modifica dell’autorizzazione all’esportazione di materiale di armamento: l’autorizzazione di progetto globale, che di fatto liberalizza gli scambi di pezzi e componenti nel caso di coproduzioni con partner europei e Nato, non solo all’interno dei confini dell’UE e della Nato, ma anche nel caso questi vengano esportati a paesi terzi (con alcuni caveat che andremo ad illustrare).
Fino ad oggi, secondo la legge vigente, esisteva un unico tipo
di licenza individuale, da rilasciare all’operatore per l’esportazione, importazione e transito sia di pezzi che di componenti che di materiali finiti.2  Secondo l’art. 11 della legge, nella domanda di autorizzazione doveva essere specificato il tipo di materiale da esportare, il valore, i compensi per intermediazioni finanziarie, il destinatario intermedio e il destinatario finale. Ad essa doveva essere allegato un certificato di uso finale, rilasciato dalle autorità governative del paese destinatario.
Il procedimento autorizzatorio era preceduto da un’autorizzazione alle trattative (art.9) e da una autorizzazione alle transazioni bancarie (art.27) e seguito da controlli successivi, la documentazione a dogana, il certificato di arrivo a destino (art. 20).
Il concorso e l’elevato livello di collaborazione tra diversi ministeri (Esteri, Difesa, Tesoro, Finanze, etc.) limitava i pericoli di collusione e garantiva l’efficacia controlli previsti per legge tramite un incrocio dei dati
finanziari, fiscali doganali ed economici. Ogni ministero per la propria competenza riportava inoltre “indicazioni analitiche per tipi quantità e valori monetari e per destinatari” dei materiali di armamento, indicandone gli stati di avanzamento nel proprio allegato alla relazione annuale del governo al Parlamento (art.5).
Il legislativo poteva così esercitare potere di indirizzo e un ulteriore controllo sulle esportazioni autorizzate e svolte l’anno precedente.
. in particolare: le coproduzioni transnazionali di materiale di armamento
Nel caso di coproduzioni internazionali con partner europei o Nato,
le rigorose procedure autorizzatorie si
applicavano a ciascun componente esportat
o, con il fine di evitare che tali pezzi e componenti di marca italiana venissero assemblati in un paese estero e successivamente trasferiti a stati terzi considerati secondo la politica estera italiana e la nostra normativa, inaffidabili o a rischio.  
Le nostre autorità avevano, inoltre, secondo la legge vigente, piena sovranità e responsabilità
sulla destinazione finale di materiali assemblati all’estero, prodotti con pezzi e componenti italiani, ed esportati a paesi terzi. Nei casi di coproduzione l’operatore doveva dichiarare sin dall’inizio, non solo l’industria e il paese con cui coproduce, ma anche l’eventuale paese terzo che avrebbe acquistato il materiale di armamento. Era sul destinatario finale che il Ministero degli esteri valutava la coerenza con i principi ed i divieti della legge ed era il destinatario finale che appariva nella relazione annuale del governo al parlamento.
2. Il disegno di legge
Il ddl n.1927 introduce un nuovo tipo di autorizzazione all’esportazione: l’autorizzazione globale di progetto. Essa si applica a tutti i programmi di coproduzione intergovernativi o interindustriali di produzione, ricerca o sviluppo di materiale di armamento svolti con imprese di paesi dell’Unione Europea e della Nato (art. 7 del ddl che modifica art. 13 della legge). In questi casi e per ciascun programma di coproduzione, l’autorizzazione globale di coproduzione si sostituisce alle singole autorizzazioni di ciascun pezzo e componente. Per ottenerla l’operatore deve dichiarare solo “la descrizione del programma congiunto; le imprese dei paesi di destinazione o di provenienza del materiale; il tipo di materiale” (art. 6 del ddl che
modifica l’art.11 della legge vigente).
Scompaiono quindi i riferimenti al numero di pezzi, al valore, al destinatario finale, alle intermediazioni finanziarie. Non è richiesto il certificato di uso finale. Le autorizzazioni globali sono inoltre esentate dai controlli bancari (art.11 del ddl che modifica art.27), certificato di arrivo a destino (art. 10 del ddl modif. art. 20 legge n. 185/90). Le informazioni sul destinatario finale, valore etc, non essendo richieste nell’autorizzazione non sono ovviamente riportate nella relazione annuale del governo al Parlamento.
La portata della modifica
Il campo di applicazione del nuovo tipo di autorizzazione risulta piuttosto vasto ed è prevedibile che nei prossimi anni essa arriverà a coprire una parte non indifferente delle nostre esportazione. La licenza globale di progetto si applica infatti a tutti i programmi congiunti, sia intergovernativi che interindustriali, di produzione, ricerca e sviluppo di materiali di armamento, realizzati con imprese dei paesi della Nato o dell’Unione Europea, che abbiano sottoscritto con l’Italia accordi per aderire ai principi ispiratori della nostra normativa (art. 7 del ddl che modifica l’art.13 della legge).
Considerando che le esportazioni italiane di armi a paesi dell’Unione europea nell’ambito di programmi di coproduzione intergovernativa coprivano già, secondo i dati riportati dalla relazione l’anno passato, più del
50% delle nostre esportazioni verso l’area, e che il processo di globalizzazione e integrazione dell’industria europea degli armamenti si sta intensificando, è prevedibile che tale percentuale sia destinata ad aumentare e a divenire maggioritaria. A tale quota va aggiunta la percentuale di coproduzioni interindustriali: secondo la formulazione dell’emendamento all’art.13 della legge, infatti, le procedure semplificate non si applicano solo agli accordi intergovernativi, “più sicuri” in quanto prevedono un accordo preventivo tra governi, ma anche ad accordi tra industrie dei paesi sopra elencati. L’operatore che avrà l’accortezza di stringere un accordo con un’azienda con un paese europeo o Nato con una legislazione più permissiva potrà allargare i mercati, per godere di procedure autorizzatorie semplificate ed eludere la nostra normativa.
Le conseguenze
Per tutte le esportazioni che rientreranno all’interno dell’autorizzazione globale, non saranno applicabili i normali controlli, né il Governo (con le eccezioni, come illustreremo, relative ai programmi di coproduzione realizzati con i cinque paesi che hanno ratificato l’accordo), né il Parlamento saranno informati sulla destinazione finale del materiale nel caso in cui sia assemblato in un paese partner ed esportato ad un paese terzo. Al momento del rilascio dell'autorizzazione il governo (con le stesse eccezioni) si esprimerà ed applicherà i principi ed i divieti della legge solo sulla destinazione intermedia (ovvero il paese con cui si coproduce), e non sulla destinazione finale. La relazione annuale del governo al parlamento, ovviamente,
non riporterà valori e destinazione finale dei materiali che ricadono all’interno dell’autorizzazione globale.
Non sarà infine possibile ricostruire i dettagli e il valore aggregato delle esportazioni italiane di materiale di armamenti, né operare congrue analisi diacroniche dei dati.
In sintesi non saranno applicabili i tratti salienti della nostra normativa: procedure autorizzatorie, controlli contro le triangolazioni, i controlli bancari, né sui pezzi e componenti, né sul prodotto finito, i divieti di esportare a paesi instabili o aggressivi (nel caso in cui il materiale sia assemblato nel paese con cui si coproduce), trasparenza e controllo del parlamento e dell’opinione pubblica.
3. L’accordo quadro per la ristrutturazione dell’industria europea della difesa
Il disegno di legge si inserisce nel contesto del recepimento dell’accordo quadro per la ristrutturazione dell’industria europea della difesa ("Framework Agreement Concerning Measures to Facilitate the Restructuring and Operation of the European Defense Industry") presentato il 27 luglio 2000. L’accordo, come noto firmato e ratificato da altri cinque paesi (Francia Gran Bretagna, Spagna, Germania e Svezia) è nato su spinta dei rappresentanti delle industrie europee degli armamenti con il fine di facilitare il processo di integrazione e di ristrutturazione dell’industria.
Esso si pone, tra le altre cose, due obiettivi principali:
1) Snellire, semplificare le procedure e le barriere interne di trasferimenti di pezzi e componenti per coproduzioni transnazionali tra le parti, al fine di rafforzare la cooperazione nel settore;
2) Definire nuove procedure comuni per determinare le destinazioni extraeuropee, cercando di garantire che
l’esportazione di sistemi prodotti in cooperazione sia gestita in maniera responsabile e comune tra le parti, in conformità agli obblighi e impegni internazionali degli stati partecipanti all’area di controllo
dell’Unione Europea, in particolar modo ai criteri del Codice di Condotta europeo.
Le modifiche principali che introduce sono due:
a) La
licenza globale di progetto, applicabile a programmi congiunti di coproduzione intergovernativa realizzati tra due o più paesi che hanno ratificato l’accordo. La licenza si sostituisce alle singole autorizzazioni specifiche per le esportazioni o movimentazioni di singoli pezzi e componenti nel quadro della coproduzione. L’accordo precisa che il rilascio della licenza non esonera dai certificati di utilizzo o di arrivo a destino né dai controlli doganali per i pezzi e componenti esportati (art.12) da un nucleo minimo di controlli volto ad impedire deviazioni verso destinazioni illecite dei pezzi. Essa si applica solo nel caso di coproduzioni tra stati che hanno ratificato l’accordo e che siano precedute da un accordo intergovernativo. “E’ responsabilità di ogni parte stabilire le condizioni per l concessione e il ritorno della licenza”. Le modalità di rilascio sono estremamente importanti per evitare deviazione o perdita di controllo di pezzi e componenti.3  
b) Nel caso di esportazione di una coproduzione delle industrie appartenenti a due o più stati parte, ad uno stato terzo, l’accordo prevede una procedura decisionale comune che coinvolge tutti gli stati che hanno partecipato alla stessa. Secondo l’art.13, le parti che intraprendono un programma di armamento determineranno assieme, per ogni specifico programma, una lista di destinazioni lecite. La decisione sui paesi cui è possibile esportare verrà presa tramite la procedura del consensus, che, come noto, si avvicina a quella dell’unanimità pur non richiedendo voto formale. Essa quindi, teoricamente, conferisce a ciascuno stato il potere di bloccare l’ammissione di un paese, ritenuto a rischio, aggressivo o repressivo, secondo la propria normativa o politica estera, dalla lista delle destinazioni lecite, favorendo i paesi con le normative più avanzate e un processo di armonizzazione delle normative verso standard alti.
Una tale procedura decisionale rappresenta un importante passo avanti rispetto a quella prassi (diffusa solo in alcuni paesi) che nel caso di coproduzioni rimandava al paese assemblatore la responsabilità
dell’esportazione verso paesi terzi e che aveva favorito la tendenza da parte delle industrie a riallocare la capacità manifatturiera in paesi con minori controlli e barriere più basse all’esportazione.4  
Il campo di applicazione dell’accordo (e quindi la licenza globale di progetto) è circoscritto a:
- 1) i soli programmi di coproduzione intergovernativa (con possibili estensioni, seguendo determinate clausole).;
- 2)
i soli sei paesi parte dell’accordo.  
L’accordo, redatto in tempi record, presenta ancora alcune vaghezze sul piano politico e dei controlli, sulla trasparenza e sulla pace e sicurezza intermazionale, parte delle quali sono demandate a successivi
arrangements. Nel frattempo è responsabilità dei singoli stati, riempire, con le proprie normative, tali vuoti normativi.
4. L’accordo quadro e il disegno di legge: un breve confronto
Le modifiche introdotte dal disegno di legge si spingono oltre quanto richiesto dall’accordo.
- a) Per ciò che concerne i requisiti, le modalità di rilascio e i controlli della licenza globale di progetto, il disegno di legge ha introdotto la formula più generica, una sorta di autorizzazione tipo open (senza
specificare numero di pezzi modalità di comunicazione dell’uscita dei materiali e di verifica), per la quale non è chiaro come possano essere effettuati controlli sull’effettiva aderenza delle esportazioni al programma e per evitare deviazioni di pezzi e componenti verso paesi o individui pericolosi.
- Considerando che l’autorizzazione globale di progetto si sostituisce alle singole autorizzazioni alle esportazioni per un programma di coproduzione che può durare anche anni, essa dovrebbe essere pensata
e formulata in modo tale da garantire un nucleo minimo di controlli, anche periodici, al fine di verificare la rispondenza dell’esportazione effettiva dei pezzi e componenti, al fine di verificare l’arrivo a destino dei pezzi, strumenti per effettuare controlli sull’affidabilità delle industrie e un sistema, anche informatico che permetta di sapere esattamente quanti pezzi sono usciti e in quale paese ed industria si trovi, seguendo l’iter dei pezzi usciti dall’Italia.
- Tale controllo a livello nazionale andrebbe man mano integrato e sostituito con controlli multinazionali che passino tramite una collaborazione tra autorità nazionali, dogane e polizie dei vari paesi.
5  
- b) Sull’esportazione a paesi terzi (ovvero che non partecipano all’accordo di coproduzione), i problemi principali sono imputabili innanzitutto alle modifiche introdotte dal ddl e non previste dall’accordo.
- 1. La prima concerne
l’applicazione dell’autorizzazione globale non solo agli stati parte dell’accordo che quindi si sono impegnati a decidere assieme tramite la procedura del consensus, sull’esportazione ad una non parte, ma anche ai restanti paesi dell’Unione Europea o della Nato. Per i paesi che non hanno aderito all’accordo quadro (Belgio, Canada, Repubblica Ceca, Danimarca, Grecia, Ungheria, Islanda, Lussemburgo, Olanda, Norvegia, Polonia, Portogallo, Spagna, Turchia, Stati Uniti, etc. alcuni dei quali hanno legislazioni estremamente permissive e controlli molto blandi) non valgono le norme relative alla procedura del consensus per definire assieme la lista delle destinazioni lecite. Nei confronti
di tali paesi (che hanno normative e politiche estere differenti da quella italiana, molte volte meno rigorose),
il rilascio della licenza globale di progetto, equivale ad un’abdicazione di sovranità e responsabilità ovvero a conferire una delega in bianco sulla scelta delle destinazioni finali al paese con cui si coproduce, senza che le nostre autorità possano controllare nulla in merito.
Nell’autorizzazione globale di progetto l’operatore deve infatti indicare solo il paese e l’industria con cui coproduce e non il destinatario finale (ovvero l’eventuale paese terzo che acquisterà il materiale), né il
valore. Ciò significa che in tutti i casi di rilascio di tale autorizzazione a stati non parte dell’accordo né governo né parlamento saranno informati sulla destinazione del materiale di armamento coprodotto con pezzi e componenti di marca italiana e assemblato all’estero. L’accordo Debré Schmidt del 1972 tra Francia e Germania, che recepiva tale principio, è stato recentemente rescisso proprio perché favoriva la tendenza a riallocare la produzione e l’assemblamento di materiali di armamento, nel
caso di coproduzione, nei paesi con barriere all’esportazione più basse. La richiesta di una preventiva adesione ai principi ispiratori della legge italiana risulta un po’ troppo generica per garantire omogeneità
di vedute, di politiche esportative e di controlli.
- 2.La licenza non si applica solo a coproduzioni intergovernative, come previsto dall’accordo quadro, che possiamo considerare relativamente più sicure in quanto prevedono un accordo preventivo tra governi,
ma anche a semplici accordi tra industrie. Sarà quindi sufficiente per una società italiana stringere un accordo con una qualsiasi società turca o ungherese (anche costituita ad hoc) per godere delle procedure semplificate (Bellagamba).
5. Un’ulteriore precisazione
Il disegno di legge prevede un’ulteriore modifica non richiesta dall’accordo quadro. Essa riguarda il divieto di esportare a paesi i cui governi siano responsabili di accertate violazioni dei diritti umani. Il disegno di legge precisa che le violazioni delle convenzioni devono essere gravi e accertate da appropriati organi dell’UE e dell’ONU. L’aggiunta dell’aggettivo gravi, che restringe la cerchia dei paesi che ricadono all’interno del divieto, viene motivata con la necessità di “adeguarsi al criterio numero 2 previsto dal "Codice di condotta", che prevede la specificità della gravità per le violazioni dei diritti dell'uomo”. Merita precisare che il Codice di Condotta, approvato nel 1998 e non vincolante giuridicamente, è stato inteso come una base di partenza, un minimo comun denominatore sul quale costruire una regolamentazione più rigorosa e vincolante. I criteri che introduce, specifica lo steso documento, “should be regarded as the minimum for the management of, and restraint in, conventional arms transfers by all EU Member”. Ed ancora, nelle disposizioni operative è precisato che il Codice “non ostacolerà il diritto degli Stati membri di operare politiche nazionali più restrittive”.
In linea generale, lo spirito delle modifiche apportate, anche nel contesto di accordi e documenti
internazionali, come l’accordo quadro e il codice di condotta, sembra rispecchiare da parte del nostro paese una politica rinunciataria che risponde al principio del minimo comun denominatore. Al contrario l’Italia, in forza della propria normativa, che la poneva, fino adesso, in una delle posizioni più avanzate, avrebbe potuto svolgere un ruolo guida, propulsivo e responsabile, volto a costruire una regolamentazione europea di trasparenza e controllo del commercio delle armi orientata verso standard alti.
Solo con un atteggiamento responsabile si può costruire politica estera e di sicurezza dell’UE, orientata al mantenimento della pace e della sicurezza europea ed internazionale, che si basi anche su misure preventive
realmente efficaci e lungimiranti.

Chiara Bonaiuti (O.S.C. Ar di Ires Toscana), Firenze

______________________________________________

1 Il disegno di legge 1927, presentato dall’attuale governo, è molto simile ad un precedente disegno di legge (n.4431)
presentato dall’opposizione nella scorsa legislatura. Le considerazioni valgono per entrambi i disegni di legge.
2 In generale le procedure autorizzatorie e i relativi controlli erano volti a limitare il fenomeno delle triangolazioni, per cui dal paese di destinazione apparente, gli armamenti vengono dirottati verso altri paesi instabili o aggressivi, o finiscano nelle mani di industrie o privati coinvolti in azioni illegali o terroristiche.
3 Modalità troppo generiche possono presentare il rischio di operazioni illecite. In Gran Bretagna, l’uso di licenze
aperte, anche per operazioni illecite aveva indotto il comitato sul commercio e l’industria a raccomandare che “the
availability of open licences be reviewed in the light of possible diversion” precisando che “it is necessary to strike a
balance between reducing the burding of individual application and retaining a degree of detailed control”.
4 Tuttavia essa viene temperata in quanto la procedura del consensus, privilegiando maggiormente gli accordi di
corridoio rispetto a decisioni formali ed ufficiali che contraddistinguono la regola dell’unanimità, indirettamente
conferisce maggior potere decisionale a quegli stati con più potere contrattuale, sia in termini di percentuale nella
realizzazione del bene da coprodurre , sia in termini di peso dell’industria militare nazionale che in termini di potere
economico e politico nel consesso europeo. Tale possibilità di condizionamento risulta ancora più concreta alla luce
della mancanza di riferimenti alla
trasparenza nei confronti di parlamenti e opinione pubblica europea sulla lista che
aumenta la possibilità di condizionamenti e collusioni e impedisce una verifica aperta del successivo rispetto da parte
degli stati membri delle destinazioni lecite, oltre a rendere più difficile il cammino verso la costruzione di una politica
estera e di difesa comun
e. Questo quando ormai tutti i paesi europei, compresi quelli più restii, hanno introdotto negli
ultimi anni norme sulla trasparenza e una relazione annuale sulle esportazioni al parlamento.

5 La modalità di formulazione, di dettagli richiesti, di responsabilità degli stati, è di estrema importanza al fine di garantire, a fronte di tali snellimenti, un nucleo minimo di controlli per evitare che i pezzi esportati finiscano nelle mani di privati o stati inaffidabili (al fine di effettuare controlli sull’effettiva aderenza dell’esportazione al programma di cooperazione, istituire un minimo di coordinamento e strumenti di verifica di rispondenza tra pezzi dichiarati nella licenza, pezzi usciti a dogana, certificati di arrivo a destino e di utilizzo di società). Senza tali accorgimenti, la libera circolazione dei pezzi e componenti tra le parti può presentare il rischio di riesportazione anche a paesi terzi perché non ci sono garanzie per rafforzare i sistemi di monitoraggio. I rischi di triangolazione o utilizzazione di un pezzo o di un suo doppione aumenta nei casi di componenti di elettronica o avionica e nel caso in cui siano coinvolti paesi con controlli particolarmente deboli.

   

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Primi risultati?

DIFESA: RIZZO, GOVERNO STRAVOLGE LEGGE CONTRO MERCANTI MORTE

   (ANSA) - ROMA, 12 FEB - Il governo sta stravolgendo, con un suo progetto, la normativa sul ''controllo democratico del commercio delle armi'', una legge nata alla fine degli anni ottanta grazie all'impegno di numerose associazioni contro i 'mercanti di morte'.
   Il Pdci, con il capogruppo Marco Rizzo, attacca il disegno di legge del governo che vorrebbe introdurre ''un nuovo tipo di autorizzazione per il commercio delle armi, la 'licenza globale di progetto', riferita ai programmi intergovernativi o
industriali congiunti e ai quali non si applicherebbero più le norme della legge 185. In sostanza - spiega Rizzo - questa
'licenza globale' renderebbe meno trasparenti e controllabili tutte le operazioni relative al commercio delle armi. Le stesse operazioni bancarie poste in essere dalle imprese produttrici di armi verrebbero sottratte agli opportuni controlli. Si tratta, come ha sottolineato 'Pax Christi', di un grave passo indietro per la pace e la giustizia. Questa legge e' una brutta legge ed i Comunisti italiani si impegneranno in Parlamento ed in Europa perche' vi sia una maggiore severita' e maggiori controlli sul commercio delle armi.
(ANSA).

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Comunicato stampa di Amnesty Internazional

COMUNICATO STAMPA (CS07-2002)
Armi: il Parlamento e il Governo italiani si adoperino per l'applicazione senza modifiche della legge 185/90.
Dichiarazione del presidente della Sezione Italiana di Amnesty International.
"Il Parlamento non deve modificare la legge 185/90 sul commercio di armi" ha dichiarato oggi Marco Bertotto, presidente della Sezione Italiana di Amnesty International.
"Dovrebbe invece chiederne al Governo la piena applicazione, valorizzare le misure di trasparenza e i divieti di esportazione verso quei paesi in cui armi e tecnologie militari potrebbero essere utilizzate per consentire massicci abusi di diritti umani".
Il disegno di legge 1927, attualmente all'esame della Camera dei Deputati, si propone la ratifica e l'esecuzione dell'accordo quadro relativo alle misure per facilitare la ristrutturazione e le attivita' per la difesa europea, prevedendo inoltre emendamenti alla legge 185/90.
La normativa italiana, sebbene disattesa sotto certi aspetti, rappresenta un modello nel panorama europeo ed internazionale per l'importanza che attribuisce al rispetto e alla promozione dei diritti umani, alla prevenzione dei conflitti.
"L'integrazione dell'industria europea degli armamenti" ha aggiunto Marco Bertotto "non deve indebolire la
trasparenza e il controllo del commercio delle armi. Il Parlamento e il Governo devono garantire il monitoraggio di tutti i
trasferimenti di armi, intensificando e meglio coordinando gli sforzi atti a prevenire i conflitti e tutelare la popolazione civile".
FINE DEL COMUNICATO
Roma, 6 febbraio 2002
Per ulteriori informazioni:
Ufficio Stampa Tel. 06 44.90.224 
E-mail: press@amnesty.it

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Sono assolutamente contrario

Sono assolutamente contrario al riesame per la modifica della legge 185/'90 sul controllo del commercio delle armi.

Tale legge rappresenta un segno di civiltà politica e sociale che fa onore non solo al Parlamento Italiano ma allo sforzo della società civile, del Volontariato e degli Istituti Missionari che negli anni '80 intrapresero la  "Campagna contro i mercanti di morte" affinché il traffico e la vendita di armi made in Italy fosse sempre sotto il controllo del Parlamento e del popolo Italiano.

Sono contrario alla modifica perché non voglio rendermi ulteriormente complice di violenza, di distruzione e sofferenza, di guerre le cui vittime principali sono sempre i più deboli, i civili e intere popolazioni povere.

Sono contrario alla modifica perché vorrebbe dire dare carta bianca ai "mercanti di morte", ciò rallenterebbe  il cammino verso la democrazia (non sempre facile) di tanti popoli e gruppi.

Sono contrario alla modifica perché non credo che in nome di una falsa e ambigua " unità Europea" si deve di fatto premiare le lobby industriali di armi che fomentano terrorismi di ogni genere in giro per il mondo.per poi intervenire con i nostri eserciti a "imporre" la cosiddetta "pace".

Sono contrario, anzi indignato verso chi dice di essere per la Pace ma ha paura di perdere l'appoggio e la simpatia (interessi) dei mercanti di morte e poi di fatto vota in Parlamento a favore della guerra definendola anche per scrupolo di coscienza "guerra umanitaria".

Sono contrario alla modifica in quanto essere umano che ama e rispetta lo Spirito e le culture dei popoli, soprattutto nelle loro diversità e armonie, perché è proprio così che il mondo si fa più bello e ricco: lasciandoci contagiare!

Sono contrario alla modifica perché la mia fede Cristiana mi spinge a credere non nella forza delle armi ma in quella della Nonviolenza e del Perdono come vie, non certo facili, ma indispensabili per raggiungere la Giustizia.

E, infine sono contrario alla modifica semplicemente perché sono un Missionario!

Vorrei che i popoli dove viviamo apprezzassero non solo noi, ma anche il nostro popolo Italiano per la sua simpatia, generosità e fantasia e non per la potenza e la precisione delle armi "Made in Italy".

Le chiedo Sig. Onorevole di difendere la Legge 185/90 perché è una conquista di civiltà e di prestarsi affinché il disegno di Legge  n° 1927 non venga mai approvato e che il Parlamento Italiano si faccia promotore in sede Europea per un controllo più severo in merito al traffico e a commercio di armi.

Distinti Saluti,
p.Agostino Rota Martir  -  c/o campo nomadi   Coltano (PI)  -  14.02.'02  -

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Vendere morte?

Uno dei parlamentari ai quali ho inviato il messaggio, mi ha risposto. Vi giro la risposta.
Rosa Pia Bonomi

Gentile sig.
Ho ricevuto il suo appello per non fare approvare il DDL 1927, "Accordo quadro per la ristrutturazione e le attività dell'industria europea per la difesa, nonché modifiche alla legge 9 luglio 1990, n. 185".
Voglio rassicurarla sull'impegno mio personale e del Gruppo dei Verdi che presiedo, per respingere ogni tentativo di modifica di una legge importante come la 185/90. Una legge ottenuta grazie al forte impegno della società civile ("Comitato contro i mercanti di morte"), e proprio dei Verdi in Parlamento.
In concreto il nostro deputato in commissione esteri, l'on. Laura Cima, ha presentato degli emendamenti tesi a depotenziare la portata delle modifiche all'attuale normativa. Questi emendamenti in commissione sono decaduti, ma abbiamo intenzione di ripresentarli per la discussione in Aula.
Il problema è l'ampia convergenza che si sta registrando su questo provvedimento. Per questo credo che, come nel 1990, quando si è ottenuta la legge, debba crearsi nel paese un forte livello di pressione, specialmente verso i deputati della maggioranza e di alcuni settori dell'opposizione.
Per questo la ringrazio del sollecito
Cordiali saluti
Alfonso Pecoraro Scanio

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La risposta di Luciano Violante

Come punto pace Bologna, abbiamo aderito all'appello in difesa della legge 185/90; appello che è stato mandato a vari parlamentari tra cui Luciano Violante, questa è la sua risposta.

Roma, 20  febbraio 2002

Gentili signori,

Vi ringrazio per il Vostro messaggio.

Vi invio, in allegato, il comunicato stampa dei DS sulla proposta di legge di recepimento dell'accordo quadro per la ristrutturazione e le attività dell'industria europea per la difesa.
Resto, comunque, a Vostra disposizione.

Con i miei migliori saluti

 Luciano Violante

Comunicato stampa

DIFESA: L.185/90; Nota dei DS sulla proposta di legge di recepimento dell'accordo quadro per la ristrutturazione e le attività dell'industria europea per la difesa.


19 febbraio 2002

La proposta di legge di recepimento dell'Accordo quadro per la ristrutturazione e le attività dell'industria europea per la difesa ipotizza una serie di modifiche alla legge 185/90 sul commercio delle armi che devono essere esaminate con grande attenzione.
Il disegno di legge arriverà in aula non prima del mese di marzo e riteniamo che ci siano i tempi e le condizioni per un approfondimento del testo e dei suoi contenuti.
L'accordo europeo volto a facilitare processi di integrazione industriale in un settore sottoposto a forte competizione come quello della difesa ha un valore positivo. Non è affatto detto che la sua traduzione legislativa debba mettere in discussione alcuni valori e principi che erano e sono a fondamento della L. 185 del '90.
Negli anni in cui siamo stati al governo, coerentemente con quei principi, abbiamo proposto ed approvato la legge che vieta la produzione ed il commercio di mine anti-persona.
Nel merito del provvedimento in discussione sono due le questioni che come Democratici di Sinistra consideriamo essenziali: che si mantenga il divieto della vendita di armi verso governi che sono responsabili di violazioni dei diritti umani nonché verso paesi impegnati in conflitti o interessati da situazioni di crisi e di tensione; che si garantiscano - anche nei casi di progetti legati ad accordi intergovernativi - adeguate forme di trasparenza e di controllo da parte del Parlamento sulla produzione ed il movimento degli armamenti.
In questa direzione e su queste basi è nostra intenzione impegnarci per un approfondimento che vorremmo fare anche con la partecipazione delle organizzazioni ed associazioni che contribuirono a suo tempo all'impianto della L. 185/90 e che oggi ci sollecitano ad una riflessione.

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Mozione dei Verdi

MOZIONE PRESENTATA DAL GRUPPO VERDI IN CONSIGLIO PROVINCIALE DI LECCO, A DIFESA DELLA LEGGE 185/90 SUL CONTROLLO DELLA VENDITA DELLE ARMI
Marco Folgora CAPOGRUPPO DEI VERDI CONSIGLIO PROVINCIALE DI LECCO
 
Consiglio Provinciale Gruppo Consiliare di Lecco VERDI
 
Oggetto: Mozione
 
Il sottoscritto Consigliere Provinciale chiede che venga posta alla discussione del Consiglio Provinciale la mozione allegata.
 
           Ritornano i mercanti di morte
 
Visto che:
il Parlamento italiano sta discutendo un disegno di legge d'iniziativa governativa (Atto Camera 1927) in materia di industria della difesa; il progetto prevede la ratifica dell'accordo quadro sottoscritto dall'Italia e da altri cinque Paesi europei il 27 luglio 2000 per "facilitare la ristrutturazione e le attività dell'industria europea per la difesa" ed è stato già licenziato dalle Commissioni III e IV della Camera dei Deputati in data 30 gennaio 2002; tale accordo imporrebbe il "tempestivo adeguamento della nostra normativa" e, infatti, 10 dei 14 articoli che compongono il testo proposto sono
volti a modificare la legge n. 185 del 1990 che disciplina attualmente l'import-export di armi nel nostro Paese;  la novità più rilevante è costituita dall'introduzione di un nuovo tipo di autorizzazione per il commercio delle armi, la "licenza globale di progetto", riferita ai programmi intergovernativi o industriali congiunti ai quali le imprese partecipano e ai quali non si applicheranno più le norme sulle trattative contrattuali, rendendo meno trasparenti e controllabili tutte le operazioni.
Considerato inoltre che: le norme sulle attività bancarie relative a questo nuovo tipo di "licenza globale" verranno modificate, non essendo più notificate al Ministero del Tesoro e da questo autorizzate, e non comparendo più nello specifico capitolo dell'annuale Relazione al Parlamento;  in nome della "razionalizzazione", della "competitività" e della
"identità europea" verrà stravolta una legge ritenuta da tutti "severa e rigida" e che ha fatto del nostro Paese uno dei più avanzati al mondo per aver provveduto a regolare il commercio delle armi nel rispetto dei diritti umani, della promozione della pace e della trasparenza (ricordiamo che quella legge fu ottenuta grazie all'impegno tenace della Campagna "Contro i mercanti di morte" promossa da ACLI, MLAL Mani Tese, Missione Oggi, Pax Christi); anche il riferimento al "Codice di condotta dell'Unione Europea per le esportazioni di armi" (che non è assolutamente vincolante) costringerebbe l'Italia a rinunciare alla propria normativa nazionale che in questo verrebbe peggiorata;
IL CONSIGLIO PROVINCIALE DI LECCO considerando paradossale che mentre da un lato si vuole combattere una guerra totale contro il terrorismo, dall'altro si allarghino le maglie del controllo della vendita di armi con tutti i rischi che ne conseguono; chiede ai membri del parlamento di votare contro questo disegno di legge che costituisce un grave passo indietro per la pace e la giustizia; invita i Parlamentari eletti nei collegi della Provincia di Lecco ad attivarsi affinché l'Italia si faccia promotrice, a livello internazionale, di un'iniziativa volta a una maggiore severità nel controllo del commercio di armi e ad un maggiore impegno nella prevenzione dei conflitti.
 
il Capogruppo
Marco Molgora                  
11 Febbraio 2002

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Aggiornamento sul fronte politico

Importanti novità ci sono soprattutto sul fronte politico.
Lunedì mattina è stato convocato a Roma un incontro che ha visto raccolte attorno allo stesso tavolo quasi tutte le organizzazioni (ICS, Amnesty International, Rete di Lilliput, Medici senza frontiere, Sbilanciamoci - Lunaria, Roma Social Forum, Pax Christi, Nigrizia, Associazione Obiettori Nonviolenti, Peacelink, Campagna Obiezione alle Spese Militari, Vita, Tavolo Campagne) che nei giorni scorsi hanno dato vita ad iniziative e attività in difesa della legge 185/90.
La riunione è stata proficua perché si è deciso un calendario per le prossime azioni.
Martedì 28 febbraio presso la Sala Rossa del Senato sarà convocata un'importante conferenza stampa per mettere a conoscenza il più ampio numero possibile di organi di informazione di quanto sta avvenendo.
Presumibilmente saranno i giorni 9 e 10 marzo quelli indicati per una mobilitazione nazionale che non vedrà la concentrazione di persone in un unico luogo ma, al contrario, suggerirà le azioni da porre in atto nelle singole realtà. Teniamoci pronti!
In vista di quella data, i rappresentanti delle associazioni aderenti stanno preparando un testo di appello comune che si chiederà di sottoscrivere anche localmente.
Alcuni mezzi di informazione hanno cominciato ad interessarsi alla vicenda.
Ai soli noti (Carta, Vita, Nigrizia, Missione oggi, Mosaico di pace.) si sono aggiunti anche Zapping (speriamo voglia promuovere una campagna del tipo pena di morte e Safya) che ha intervistato Nicoletta Dentico, Radio 24 che ha aperto uno spazio notevole intervistando diversi soggetti in rappresentanza di altrettante associazioni, Caterpillar che ieri sera (20 febbraio) ha intervistato Tonio Dell'Olio.
Stiamo trattando con Primo Piano (TG3) per una puntata ad hoc; Famiglia Cristiana, nel numero che è in edicola, dedica tre pagine all'argomento; domenica prossima la trasmissione A sua immagine (Rai1 ore 10,30) intervista
Tonio Dell'Olio sul tema. Molte altre sono le iniziative in corso ma non di tutte riusciamo a dare conto.
Martedì 19 abbiamo avuto la possibilità di incontrare diversi parlamentari convocati da Mimmo Lucà e Nuccio Iovene sotto il Cartello dei Parlamentari del Forum del Terzo Settore. Tra gli altri vi hanno partecipato Laura Cima, Bellini, G. Bianchi, M. Sereni, Beppe Lumia, S. Boco. Nella stessa mattinata Paolicelli (AON), Carboni (Amnesty International), Dell'Olio( Pax Christi), Dentico (Medici senza Frontiere) hanno incontrato Pietro Ruzzante (DS - Commissione Esteri). Il risultato più importante dell'incontro è nella nota che la segreteria dei DS ha diramato quest'oggi in cui dichiara con fermezza di voler difendere la legge 185. Di questo vi invieremo a parte il testo.
I parlamentari che abbiamo incontrato sono impegnati a fare in modo che la discussione in aula avvenga in tempi più lunghi di quelli previsti.
Altro punto importante è che i DS mettono a disposizione il proprio ufficio legislativo perché possa collaborare attivamente con OSCAR (Osservatorio sul commercio delle armi) e con i rappresentanti delle associazioni per
salvaguardare la trasparenza e i principi contenuti nella 185.
In questi giorni stiamo formulando una lettera comune in cui chiediamo di incontrare tutti i capigruppo del Parlamento e illustrare loro le posizioni delle associazioni circa l'accordo internazionale per il rafforzamento dell'industria bellica.
I parlamentari che abbiamo incontrato ci hanno più volte confermato che sta avendo molto successo l'invio di lettere, cartoline, ai colleghi del parlamento. Ci chiedono (ma anche noi ve lo chiediamo) di continuare in quest'azione in quanto ci sembra la più efficace per riportare l'attenzione sull'argomento e dare la misura dello schieramento di società civile
(singoli cittadini) che si sta mobilitando.
Sembra una corsa contro il tempo ma sicuramente sta sortendo importanti risultati. Vi preghiamo di continuare a diffondere le notizie con il classico passaparola e utilizzando stampa, radio, televisioni locali.
Quanto prima vi aggiorneremo con le altre novità.
21/02/2002 18.57

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Prima vittoria

Novità in Parlamento: congelato il ddl 1927. Prima vittoria

di Gabriella Meroni (g.meroni@vita.it)

22/02/2002
 
 
 
La decisione oggi, al termine di un incontro del gruppo deputati Ds alla presenza di Minniti. Il ddl non andrà in aula fino a quando non ci sarà un nuovo testo. Insistere con la mobilitazione
Un primo passo avanti si è registrato questo pomeriggio in Parlamento nell'ambito della mobilitazione per difendere la legge 185/90: il ddl 1927, che ne stravolge il senso, non andrà in aula. Almeno non fino a quando non saranno state messe a punto opportune modifiche che consentiranno di scongiurare il rischio di una abolizione della 185/90.
E' questo il risultato più importante emerso dalla odierna riunione del gruppo dei deputati Ds alla Camera, incontratosi alla presenza di Marco Minniti, uno dei sostenitori della prima ora del ddl “incriminato”. Nella riunione, informa una nota dell'Ufficio stampa del partito, è stato “esaminato lo stato di avanzamento e le discussioni sorte intorno al disegno di legge di ratifica del trattato internazionale in materia di produzione ed esportazione di armamenti”. E per iniziativa del capogruppo Luciano Violante è stato stabilito che “la discussione in aula del disegno di legge, gia' prevista per la fine di febbraio, è rinviata a data da definirsi dalla conferenza dei capigruppo”.
Altra novità di oggi è la decisione di fissare un incontro tra le associazioni promotrici della campagna “Io difendo la 185/90” e lo stesso gruppo dei deputati Ds per illustrare le posizioni del gruppo e verificare le osservazioni che dovessero essere prospettate al disegno di legge. L'appuntamento è per martedì 5 marzo.

 

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Mozione del comune di Milano

Mozione a difesa della Legge 185/90 sul controllo della vendita delle armi

  Visto che:
  il Parlamento italiano sta discutendo un disegno di legge d'iniziativa governativa (Atto Camera 1927) in materia di industria della difesa; 
  . il progetto prevede la ratifica dell'accordo quadro sottoscritto dall'Italia e da altri cinque Paesi europei il 27 luglio 2000 per "facilitare la ristrutturazione e le attività dell'industria europea per la difesa" ed è stato già licenziato dalle Commissioni III e IV della Camera dei Deputati in data 30 gennaio 2002;
  . tale accordo imporrebbe il "tempestivo adeguamento della nostra normativa" e, infatti, 10 dei 14 articoli che compongono il testo proposto sono volti a modificare la legge n. 185 del 1990 che disciplina attualmente l'import-export di armi nel nostro Paese;
  . la novità più rilevante è costituita dall'introduzione di un nuovo tipo di autorizzazione per il commercio delle armi, la "licenza globale di progetto", riferita ai programmi inter governativi o industriali congiunti ai quali le imprese partecipano e ai quali non si applicheranno più le norme sulle trattative contrattuali, rendendo meno trasparenti e controllabili tutte le operazioni

  Considerato inoltre che:
  . le norme sulle attività bancarie relative a questo nuovo tipo di "licenza globale" verranno modificate, non essendo più notificate al Ministero del Tesoro e da questo autorizzate, e non comparendo più nello specifico capitolo dell'annuale Relazione al Parlamento;
  . considerato che la legge 185/90 faceva tesoro delle indagini della magistratura e poneva rigorosi controlli sull'utente finale del sistema d'armi venduto, evitando le "triangolazioni" che avevano reso tristemente noto nel mondo il "made in Italy" bellico prima del 1990.
  . in nome della "razionalizzazione", della "competitività" e della "identità europea" verrà stravolta una legge ritenuta da tutti "severa e rigida" e che ha fatto del nostro Paese uno dei più avanzati al mondo per aver provveduto a regolare il commercio delle armi nel rispetto dei diritti umani, della promozione della pace e della trasparenza (ricordiamo che quella legge fu ottenuta grazie all'impegno tenace della Campagna "Contro i mercanti di morte" promossa da ACLI, MLAL Mani Tese, Missione Oggi, Pax Christi);
  . anche il riferimento al "Codice di condotta dell'Unione Europea per le esportazioni di armi" (che non è assolutamente vincolante) costringerebbe l'Italia a rinunciare alla propria normativa nazionale che in questo verrebbe peggiorata;

  IL CONSIGLIO COMUNALE DI MILANO

  . considerando paradossale che mentre da un lato si vuole combattere una guerra totale contro il terrorismo, dall'altro si allarghino le maglie del controllo della vendita di armi con tutti i rischi che ne conseguono;
  . chiede ai membri del parlamento di votare contro questo disegno di legge che costituisce un grave passo indietro per la pace e la giustizia;
  . invita i Parlamentari eletti nei collegi del Comune di Milano ad attivarsi affinché l'Italia si faccia promotrice, a livello
internazionale, di un'iniziativa volta a una maggiore severità nel controllo del commercio di armi e ad un maggiore impegno nella prevenzione dei conflitti.
  Milano 25.02.2002
  Il Consigliere
  Maurizio Baruffi; Giovanni Colombo, Basilio Rizzo

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Comunicato di Caritas Italiana

L'INSOSTENIBILE VALORE DEL COMMERCIO DELLE ARMI

Proponiamo di seguito alcuni spunti di riflessione per le Caritas diocesane, nella speranza che possano essere utili per il confronto e l'approfondimento a livello locale.

L'illusione di un 'ritorno alle armi'
Il ritorno in discussione alla Camera dei Deputati del tema del commercio delle armi, in riferimento alla legge 185/90, ancor prima che preoccuparci nel contenuto delle modifiche, è una chiara indicazione del clima di paura che, dopo l'11 settembre, ha innescato un 'ritorno' al valore della difesa violenta, di una sicurezza ottenuta attraverso la forza militare e gli armamenti.
Per la Caritas Italiana, che da 30 anni educa alla pace anche attraverso il segno e il servizio dell'obiezione di coscienza alle armi, questo 'ritorno alle armi' preoccupa sul piano culturale, educativo e di una consapevolezza politica che affida alle armi piuttosto che a una coscienza comune di pace, la sicurezza di un futuro migliore per il Paese.

Le guerre e  l'informazione: troppe dimenticanze
Proprio invece nell'ottica di rilanciare insieme scelte di giustizia, di perdono, di pace, la Caritas Italiana ha anticipato i risultati di una ricerca sui "Conflitti dimenticati" che verrà pubblicata nei prossimi mesi e che include un sondaggio a livello nazionale.
I dati confermano una realtà drammatica: negli anni '90 si sono registrate 56 guerre in 44 Paesi, in massima parte deflagrazioni civili combattute per il controllo del governo o del territorio. Il 90% delle guerre dopo il 1945 ha avuto luogo nei Paesi poveri. A pagarne il prezzo maggiore sono stati degli innocenti: 2 milioni di bambini morti dal '90 al 2000; circa 27 milioni di morti tra i civili dal dopoguerra ad oggi (il 90% del totale delle vittime); 35 milioni di rifugiati. A ciò si aggiungano i danni personali, sociali, ambientali ed economici spesso cause di ulteriori sofferenze e del  sottosviluppo di interi continenti.
La Ricerca si concentra in particolare su alcuni conflitti (Angola, Colombia, Sierra Leone, Sri Lanka, Guinea Bissau ), paragonati ad altri (Kosovo, Palestina) e rileva come e quanto nel tempo siano stati posti al centro dell'attenzione dei principali attori sociali.
Raccogliendo poi l'invito che il Papa ha lanciato da Assisi, "Avanzate verso il futuro tenendo alta la fiaccola della pace", la Caritas Italiana si è anche rivolta alle massime autorità istituzionali e politiche.
Ha così sottolineato  che le istituzioni politiche hanno la responsabilità di cambiare rotta, poiché da quanto emerso dalla ricerca, si evidenzia una scarsa attività, soprattutto preventiva, dei governi nei grandi e piccoli scenari di crisi a livello internazionale, mentre il ruolo della comunità internazionale di fronte a situazioni di guerra o di grave conflitto, secondo il 70% del campione intervistato nel sondaggio, deve essere quello della mediazione politica preventiva e dell'adozione di soluzioni non-violente.

Le guerre e lo sviluppo
Ogni crescita della corsa agli armamenti, va invece drammaticamente in senso opposto. Anche in termine di risorse, diventa inevitabilmente una battuta di arresto nei progetti di sviluppo. La guerra si ripercuote con effetti più intensi sui Paesi impoveriti, indebitati, spesso senza una storia democratica. Lavorare per la cooperazione internazionale, continuare a costruire un Mercato e una Finanza internazionale che nei suoi meccanismi non penalizzi e indebolisca ma sostenga i Paesi indebitati, favorire una sicurezza sociale e politica a garanzia della tutela dei diritti di ogni persona e minoranza significa lavorare per la giustizia che è un 'nome', un 'volto' della pace, significa lavorare per lo sviluppo dei popoli, condizione indispensabile per la stabilità e la sicurezza di un Paese.

Sulle modifiche in corso alla normativa del commercio delle armi
Ecco perché siamo fortemente preoccupati di quello che sta per accadere alla Camera dei Deputati in materia di commercio delle armi. In altre parole l'accordo tra Italia, Francia, Spagna, Regno Unito e Svezia, grazie all'introduzione della così detta "licenza globale di progetto", pur lasciando inalterato l'impianto della disciplina vigente (legge 185/90), pone un'eccezione che diventa o rischia di diventare in sostanza la nuova regola.
Le imprese che ottengono tale licenza (per programmi intergovernativi attuati con Paesi con i quali l'Italia abbia sottoscritto specifici accordi), vengono a godere di una libertà di movimento assai più ampia rispetto alle altre imprese. In particolare non sarà più necessaria un'autorizzazione caso per caso, come previsto nella legge del '90, ma sarà data in termini complessivi, per blocchi di produzione e con termini più diluiti ai fini delle verifiche. Preoccupa anche il fatto che mentre si affievolisce la competenza dello Stato italiano, non si configura una competenza dell'Unione Europea, se non per un generico riferimento ad un codice di condotta, comunque non vincolante.
In ogni caso con l'introduzione di simili modifiche sembra definitivamente tramontata e archiviata l'idea di una revisione organica della legge sul commercio delle armi, che aveva trovato espressione in un apposito disegno di legge governativo (4431/2000), rimasto lettera morta.

Oltre a queste considerazioni di carattere generale, nello specifico
esprimiamo forte preoccupazione per tre effetti deleteri:

1.  si attenua il divieto di esportazione e di transito verso i Paesi che pongono problemi in tema di diritti umani. La legge 185 parlava di "accertate violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani", mentre ora si parla solo di "gravi violazioni", senza peraltro specificare a chi spetti la valutazione e con quali criteri;

2.  si esentano le imprese operanti in regime di "licenza globale" dagli obblighi fin qui previsti e cioè: comunicare al Ministero degli Esteri la conclusione delle operazioni autorizzate, inviandone in tempi certi la documentazione analitica (bolletta doganale);

3.  si esentano inoltre le suddette imprese dall'obbligo di notifica delle transazioni bancarie al Ministero del Tesoro.

Conclusioni: lavorare politicamente per la pace
Alla luce delle considerazioni fatte, chiediamo pertanto che anche sul piano politico non si offrano segnali di 'ritorno alle armi', ma segnali e gesti di educazione alla pace e di sostegno allo sviluppo dei Paesi impoveriti e in una situazione drammatica di violenza e di guerra.
Sul piano delle modifiche della legge 185/90, chiediamo che ci si limiti ad una pura e semplice ratifica della Convenzione tra i 5 Paesi interessati, demandando ad un disegno di legge ad hoc e ad una disciplina europea, da promuovere con urgenza, la regolamentazione di tutti gli altri delicati e controversi aspetti che rischiano di stravolgere la normativa vigente.

Maria Rita

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Pax Christi: dagli operai dell'industria bellica un monito da seguire

Comunicato stampa

 5/3/2002 ore 9,00

Pax Christi: dagli operai dell’industria bellica un monito da seguire

Tra le tante prese di posizione che in questi giorni la società civile va esprimendo contro l’ipotesi di modifica della legge italiana che regola il commercio delle armi (185/90), Pax Christi chiede di porre grande attenzione all’Appello firmato da alcune lavoratrici e lavoratori dell’industria bellica. Il testo si rivolge alle rappresentanze sindacali affinché assumano una linea coraggiosa e non ricada “di fatto e di nuovo, sui lavoratori dell’industria militare, la responsabilità di collaborare a traffici di morte. Essi venivano quanto meno parzialmente tutelati dalle limitazioni poste dalla 185/90”. Commentando la nota, Mons. Diego Bona, vescovo di Saluzzo e presidente di Pax Christi ha detto che “queste parole meritano un’attenzione tutta speciale perché provengono da persone che hanno pagato anche di persona e si confrontano coraggiosamente con la propria coscienza invitandoci a fare altrettanto”.
L’appello chiede sostanzialmente ai sindacati contribuire “individuare le vie più opportune per la riduzione della spesa militare, della ricerca e della produzione bellica, per difendere e semmai estendere le limitazioni alle esportazioni di armi previste nella 185/90, per promuovere la riconversione al civile della produzione militare (a partire per esempio da quanto previsto proprio dalla L.185/90 e dalla rivitalizzazione dell’Agenzia per la riconversione dell’industria bellica lombarda istituita dalla L.R.6/94), per tutelare l’obiezione professionale alla produzione militare, per dare ai lavoratori gli strumenti per opporsi alla guerra, e a quella sua forma che oggi va sotto il nome di ‘guerra permanente’, ed agire per la prevenzione dei conflitti e la diffusione di una cultura di pace”.

 

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ARMI: DECINE DI ASSOCIAZIONI E CENTINAIA DI PERSONALITA' FIRMANO L'APPELLO
"RITORNANO I MERCANTI DI MORTE"

"Chiediamo che l'Italia si faccia promotrice a livello internazionale di un'iniziativa volta ad una maggiore severità nel controllo del commercio di armi e ad un maggiore impegno nella prevenzione dei conflitti. Chiediamo pertanto ai parlamentari di votare contro il ddl 1927 in materia di industria della difesa, che costituisce un passo indietro per la pace e la giustizia". Sono le richieste formulate nell'appello "Ritornano i mercanti di morte" promosso dall'Associazione Obiettori Nonviolenti e da Pax Christi, che in un paio di settimane ha raccolto la firma di decine di associazioni e
centinaia di personalità. Associazioni come Amnesty International Italia, Agesci, Legambiente ed Arci, personalità religiose come Mons. Raffaele Nogaro, Mons. Luigi Bettazzi, Mons. Diego Bona, padre Alessandro Zanotelli,
esponenti del mondo associativo come Fulco Pratesi, Eugenio Melandri, Nicoletta Dentico e Luigi Ciotti, il sindaco di Roma Walter Veltroni, personaggi del mondo dello sport come Damiano Tommasi ed attori come Francesca Reggiani e Giuseppe Cederna, persone del mondo dell'informazione come Tiziano Terzani e Tano D'Amico e lo psichiatra Luigi Cancrini.
"Il ddl 1927 - dichiarano Massimo Paolicelli, presidente dell'Associazione Obiettori Nonviolenti e Tonio Dell'Olio, segretario di Pax Christi, ratifica l'accordo quadro sottoscritto dall'Italia e da altri cinque paesi europei nel luglio del 2000 per 'facilitare la ristrutturazione e le attività dell'industria europea per la difesa'. Con lo stesso ddl, però si mette mano pesantemente all'attuale normativa italiana sulle armi, la legge 185/90, da tutti considerata severa e rigida, perché vieta di esportare armi verso paesi in conflitto o che violano i diritti umani e garantisce controllo parlamentare e trasparenza. Tutto questo tramite l'autorizzazione globale di progetto rischia di venire meno, o di dare meno garanzie sulla trasparenza e sull'uso e sui destinatari finali delle armi. Tutto questo in momento alto di lotta al terrorismo sembra una deroga troppo pericolosa. Da oggi - concludono Paolicelli e Dell'Olio - concludiamo la raccolta delle firme su
questo appello, per confluire nel cartello in difesa della 185/90 che nascerà domani a Firenze e che verrà presentato alla stampa nei prossimi giorni: un ulteriore crescita del movimento della società civile che si sta mobilitando contro chi vuole un commercio delle armi indiscriminato, in deroga al rispetto dei diritti umani fondamentali".
Roma, 05.03.2002
Ufficio Stampa Massimo Paolicelli 338/2347267

Ritornano i mercanti di morte
Appello ai parlamentari
Il Parlamento italiano sta discutendo un disegno di legge d'iniziativa governativa (Atto Camera 1927) in materia di industria della difesa.
Il progetto prevede la ratifica dell'accordo quadro sottoscritto dall'Italia e da altri cinque Paesi europei il 27 luglio 2000 per "facilitare la ristrutturazione e le attività dell'industria europea per la difesa" ed è stato già licenziato dalle Commissioni III e IV della Camera dei Deputati in data 30 gennaio 2002.
Tale accordo imporrebbe il "tempestivo adeguamento della nostra normativa" e infatti 10 dei 14 articoli che compongono il testo proposto sono volti a modificare la legge n. 185 del 1990 che disciplina attualmente l'import-export di armi nel nostro Paese.
La novità più rilevante è costituita dall'introduzione di un nuovo tipo di autorizzazione per il commercio delle armi, la "licenza globale di progetto", riferita ai programmi intergovernativi o industriali congiunti ai quali le imprese partecipano e ai quali non si applicheranno più le norme sulle trattative contrattuali, rendendo meno trasparenti e controllabili tutte le operazioni.
Anche le norme sulle attività bancarie relative a questo nuovo tipo di "licenza globale" verranno modificate, non essendo più notificate al Ministero del Tesoro e da questo autorizzate, e non comparendo più nello specifico capitolo dell'annuale Relazione al Parlamento.
In questo modo, in nome della "razionalizzazione", della "competitività" e della "identità europea" verrà stravolta una legge ritenuta da tutti "severa e rigida" e che ha fatto del nostro Paese uno dei più avanzati al mondo per aver provveduto a regolare il commercio delle armi nel rispetto dei diritti umani, della promozione della pace e della trasparenza. Ricordiamo che quella legge fu ottenuta grazie all'impegno tenace della Campagna "Contro i mercanti di morte" (ACLI, MLAL Mani Tese, Missione Oggi, Pax Christi).
Anche il riferimento al "Codice di condotta dell'Unione Europea per le esportazioni di armi" (che non è assolutamente vincolante) costringerebbe l'Italia a rinunciare alla propria normativa nazionale che in questo verrebbe peggiorata.
Troviamo peraltro paradossale che mentre da un lato si vuole combattere una guerra totale contro il terrorismo, dall'altro si allargano le maglie del controllo della vendita delle armi con tutti i rischi che ne conseguono.
Chiediamo pertanto ai parlamentari di votare contro questo disegno di legge che costituisce un passo indietro per la pace e la giustizia.
Chiediamo che l'Italia si faccia promotrice a livello internazionale di un'iniziativa volta a una maggiore severità nel controllo del commercio di armi e a un maggiore impegno nella prevenzione dei conflitti.

Adesioni di Associazioni: ACMOS Torino; Associazione Gruppo Abele;
Associazione Internazionale di Amicizia e Solidarietà con i Popoli (AIASP);
Casa dei Popoli di Roma Centro Missionario Diocesano - Novara Democrazia
Popolare LIBERA - Associazione nomi e numeri contro le mafie. Rete
Associazioni Popolari ADISTA Servizio Educazione alla Pace e alla Mondialità
della Caritas diocesana di Firenze Convenzione permanente di Donne contro le
guerre Centro Culturale Jacopo Lombardini di Cinisello Balsamo (MI), Paolo
Fabbri - responsabile CIPSI Arci Servizio Civile Nazionale Legambiente
Associazione NAMASTE onlus AMANI MIR Chiama L'Africa EMMAUS ITALIA Centro
Internazionale G. La Pira - Firenze Mani tese Scuola di pace don Tonino
Bello - Molfetta Tavola della Pace Confronti Rosa Bianca Centro Missionario
dell'Ordine Francescano Secolare settore Cooperazione Beati i Costruttori di
Pace Lega Obiettori di Coscienza Campagna di Obiezione alle Spese Militari
per la Difesa Popolare Nonviolenta Conferenza Enti di Servizio Civile
AGESCI - Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani Amnesty International
Italia Associazione Culturale Mediterraneo Casa per la Pace - Molfetta
Associazione Missionaria Internazionale Movimento Nonviolento Casa per la
Nonviolenza, Verona Azione Nonviolenta, rivista mensile Servizio Civile
Internazionale - Gruppo Regionale Sardegna Confronti Comunità dell'Isolotto
di Firenze Emergency Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI)
Unione cristiana evangelica battista d'Italia (UCEBI) Cipax Tenda della Pace
di Bellusco (Mi) Noi siamo Chiesa -IMWAC Lega Obiettori di Coscienza Fim
Piemonte Gruppo del Movimento Rinascita Cristiana, Dora Tandoi Vitulli,
Roma, Circolo culturale Primo Levi FOCSIV - Federazione Organismi cristiani
servizio internazionale di volontariato Nuova Africa CNCA - Coordinamento
Nazionale delle Comunità di Accoglienza Adesioni di singoli: Alex Zanotelli
Luigi Ciotti Mons. Raffaele Nogaro - Vescovo di Caserta Mons. Luigi Bettazzi
Mons. Diego Bona d. Albino Bizzotto Walter Veltroni - sindaco di Roma on.
Giovanni Bianchi Luigi Cancrini Giuseppe Cederna Tiziano Terzani Achille
Saletti, Presidente Comunità Saman Nicoletta Dentico - Medici Senza
Frontiere Sabina Siniscalchi Eugenio Melandri Alberto Friso - movimento
focolari Angela Dogliotti Beppe Marasso Mons. Luigi Martella, vescovo di
Molfetta Antonella Visintin, Chiesa Valdese - Torino Franco Giampiccoli,
pastore valdese - Torino Fabio Protasoni - membro Presidenza Nazionale
Acli - segretario Forum Permanente Terzo Settore Jean-Marie Benjamin Sen.
Natale Ripamonti On. Paolo Cento Vittorio Agnoletto Lidia Menapace
Alessandro Marescotti Sen. Antonio Pizzinato Giancarla Codrignani Graziano
Zoni Flavio Lotti Paolo Naso Mao Valpiana Fulco Pratesi Claudio Ragaini
Daniele Barbieri - Carta Paolo Pastore - Coordinatore di TransFair Italia
Stefano Guffanti (coordinatore LOC Verona). Padre Alberto Pelucchi -
Superiore Missionari Comboniani Brescia Farid Adly direttore ANBAMED,
notizie dal Mediterraneo Gloria Baraldi - Segretario Generale Funzione
Pubblica Camera del Lavoro di Brescia Mauro Scaroni - Segreteria FPS - CISL
Brescia Frigieri Don Gaetano - Modena Maria Mazzei Paolo Bertagnolli -
Bolzano Silvana Natali - Mantova don Andrea Bigalli - Firenze Riba don
Marco, direttore della Caritas diocesana di Cuneo Silvia Nejrotti Gianni
Rostan Daniela Storani Massimo Chiappa Leo Corvace - Taranto don Mimimo
Damasi - Taranto padre Pierluigi Flotti - Taranto Loredana Flore - Taranto
Gianni Liviano - Taranto Angelo Quibrino - Taranto Giandomenico Tacente -
Taranto Marina Venezia - Taranto don Claudio Bucciarelli Gianfranco
Schiamone Tano D'Amico Diego Acco, Monticello Conte Otto (VI) Maria
Antonietta Malleo Francesco Comina don Gabriele Scalmana -. delegato della
Diocesi di Brescia per la Pastorale del Creato. Merchiori Cinzia Paola
Balzelli Giulio Rodighieri Enrico Bandiera Francesca Reggiani Maria Pia
Reggi Francesco Bellifemine Daniele Lugli Miriam Turrini Elio Pagani Don
Aldo Antonelli Carlo Dal Porto Mariangela Pinotti Maurizio Benazzi Pierluigi
Ontanetti Maria Grazia Totola Carla Bacchiega Graziella Campi Giuliana
Pongiluppi Meriem Peillet Doriana Giudici Paolo Molteni Daniela Battipaglia
Diacono Andrea Fantozzi, Siena Prof.ssa Barbara Malaman Avv. Flavio Campagna
Matteo Fornasa, Consigliere Provinciale ACLI Vicenza Antonello Rustico -
Direttivo Nazionale Filcea CGIL Masiero Francesco Ostiglia (Mantova),
Damiano Tommasi.
Pax Christi Italia Via Petronelli 6, 70052 BISCEGLIE BA
Tel. 080.3953507, Fax 080.3953450, E-Mail: info@paxchristi.it, Sito web: www.paxchristi.it

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Avvenire: a proposito della 185!

      Lo scorso 1 marzo il quotidiano Avvenire ha pubblicato una riflessione di Mons. Diego Bona, vescovo di Saluzzo e presidente di Pax Christi.
      Mi sembri sintetizzi molto bene la situazione culturale che stiamo vivendo in seno alla società e alla chiesa italiana circa la riflessione, l'attenzione, la sensibilità e l'azione tese al disarmo!
      Buona lettura. Fa bene al cervello... e all'anima.
      Shalom, tonio

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      LOGICHE DI RIARMO MEGLIO NON SMARRIRE IL SENTIERO DI ISAIA

      Diego Bona

            Ci sono delle parole che tengono banco nell'opinione pubblica, trovano larga accoglienza ed ampio spazio negli organi di informazione, innescano riflessioni, dibattiti e talvolta contrapposizioni, vengono via via condivise dalla gente. Succede anche che, dopo un periodo di tempo più o meno lungo, man mano che escono di scena, non compaiano più e di conseguenza si riduce e rischia di scomparire l'attenzione che suscitavano.
            Mi sembra che questa sorte sia toccata alla parola disarmo, con quello che contempla circa la riduzione e il progressivo superamento della corsa agli armamenti e all'impressionante arsenale di strumenti di morte che trova locazione in tante nazioni e in varie parti del mondo.
            Fa impressione riandare a quindici anni fa, poco meno o poco più, quando da tante parti giungevano messaggi in questo senso, ed una coralità di voci concordava su tale urgenza, ed una sincera passione di uomini e donne dava luogo ad un'iniziativa che coinvolgeva migliaia di persone.
            Queste voci sembrano essersi man mano dissolte mentre è continuata persistente la marcia, del resto mai arrestatasi, verso un riarmo più ampio e sofisticato.
            Così abbiamo visto riaffacciarsi lo scudo stellare che tanta inquietudine desta nelle nazioni del mondo, la disponibilità - sul mercato legale come di quello clandestino - di ordigni micidiali per progetti terroristici, la dotazione di armi sempre più raffinate in possesso della Nato, pur se presentate con nomi accattivanti (bombe intelligenti o taglia-margherite), la persistente proposta del "nuovo modello di difesa" che va ben oltre al senso autentico delle parole,
l'impostazione di una nuova portaerei in Italia che si stenta a capire come possa essere strumento per operazioni di pace e infine, proprio in questi giorni, un disegno di legge di iniziativa governativa (n. 1927) che di fatto, in nome della competitività e dell'identità europea finisce per travolgere la legge 185 del 1990, che aveva fatto del nostro Paese uno dei più avanzati nel mondo quanto a regolazione del commercio delle armi nel rispetto dei diritti umani, della difesa
della pace e della trasparenza.
            Una legge nata per disciplinare con rigore una materia tanto esplosiva verrebbe di fatto svuotata per parte del suo significato, annullando fra l'altro quella visibilità sulle transazioni bancarie che ha permesso il monitoraggio sulle "banche armate".
            Non può far incantare, al riguardo, la favorevole prospettiva di un beneficio economico o occupazionale, e nemmeno l'esigenza di una sintonia europea visto che su altre questioni, anche recentemente, è stata rivendicata libertà di scelta.
            Di qui un forte richiamo alla coscienza degli uomini e delle donne che amano sinceramente la pace a chiedere il rispetto e la valorizzazione di una legge che certo non dà ancora sulla strada della trasformazione delle lance in falci e delle spade in vomeri, come annuncia la visione del profeta, ma è almeno non smarrire il sentiero di Isaia per imboccare quello che si rifà alla Roma imperiale: «se vuoi la pace prepara la guerra».
            È una decisione che sta nelle mani dei parlamentari che noi abbiamo eletto a rappresentarci. Cominciamo a chiedere a quelli che conosciamo, per averli designati a tale compito, di rispettare le nostre convinzioni e la nostra volontà.
            Diego Bona

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Armi: ecco la lobby che vuole cancellare la 185

di Gabriella Meroni (g.meroni@vita.it)

Vita 08/03/2002

Anticipazione da Vita magazine: tutti i nomi di chi, da anni, cerca di "convincere" il Parlamento ad abolire la legge 185/90. E non sono solo industriali
Tutto alla luce del sole. E senza vergogna. Da anni, all'interno dell'Associazione industrie per l'aerospazio, i sistemi e la difesa (Aiad), che associa oltre 80 piccole e medie imprese produttrici di armi) c'è un Gruppo di lavoro incaricato di studiare i mezzi più efficaci per far abolire dal Parlamento italiano la legge 185/90: scomoda, odiatissima e definita senza mezzi termini "assurda". Lo ha scoperto Vita non profit magazine, che nel numero in edicola fornisce tutti i particolari di questa inquietante vicenda.
Esiste una vera e propria lobby, dunque, incaricata di seguire i lavori parlamentari, fare pressione su deputati e senatori, incontrare membri del governo per "convincerli" dell'opportunità di cancellare la normativa che in Italia dal 1990 ha introdotto severi controlli sull'export di armi. 
L'Aiad presenta il Gruppo di lavoro come proprio fiore all'occhiello all'interno della Relazione d'esercizio 2000, redatta in occasione dell'assemblea ordinaria dell'Associazione tenutasi il 4 luglio scorso.
Ma non è finita. Se gli industriali si muovono, i parlamentari non stanno fermi. Sentite cosa si può leggere sulla rivista (datata primavera 1999, quindi all'inizio dell'iter del ddl 1927) dell'ISTRID-Istituto Ricerche e Informazioni Difesa, di cui fanno parte parecchi esponenti di Camera e Senato, sempre a proposito della legge 185/90. Si relaziona dei contenuti
di un seminario organizzato da Istrid a dieci anni dalla legge 185 del 1990. Interviene, tra gli altri, l'on. Giuseppe Zamberletti, più volte ministro e allora alla Commissione esteri della Camera. Il quale dice testualmente: "Nella legge (185/90 ndr.) vi sono contraddizioni e norme - introdotte dall'aera parlamentare più utopistica e massimalista - realmente assurde, come quelle relative a paesi in via di sviluppo (S). Molte, inoltre, le ambiguità. Il regolamento è poi semplicemente assurdo".

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Una sintesi di quanto fatto finora

Ciao a tutte/i.
Provo a fare il punto della situazione sulla campagna "FERMATE I MERCANTI DI MORTE - In difesa della 185" per mettere ordine nelle nostre idee e chiarire  quanto meglio possibile quello che abbiamo fatto finora e il cammino che resta da compiere. Non so se può diventare materiale da kit, ma penso sia utile che soprattutto i gruppi locali e chi individualmente vuole mobilitarsi, conoscano il lavoro svolto sul piano nazionale e si attivino avendone consapevolezza. Può succedere, ad esempio, di incontrare l'esponente di un partito che perifericamente non conosce la posizione assunta
dalla sua segreteria o dai parlamentari della stessa forza...

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Sin dai primi giorni seguenti all'approvazione da parte delle Commissioni congiunte di Difesa e Esteri della Camera (dal 22 al 30 gennaio 2002) del ddl 1927, nonostante molti fossero impegnati a Porto Alegre, diverse realtà della società civile organizzata si sono attivate per tentare di far conoscere quello che stava avvenendo e di esercitare pressione sui parlamentari affinché il voto in aula avesse un esito differente. Ognuno può immaginare quanto potesse apparire impari una tale impresa dal momento che il disegno di legge era passato in Commissione all'unanimità. Avevano espresso
parere contrario verdi (Laura Cima) e Rifondazione (Deiana) che al momento del voto erano assenti per motivi differenti. Alla maggioranza consolidata in Parlamento si aggiungeva l'adesione entusiastica al progetto di Minniti (DS) e di Mattarella (Margherita).
La rivista Vita appronta uno spazio ad hoc sul sito, informa con documenti su quanto è avvenuto e comincia a raccogliere adesioni insieme a Peacelink e Rete Lilliput. Altri appelli e prese di posizione pubbliche vengono promossi da Amnesty, Sbilanciamoci, Banche Armate, Pax Christi e Associazioni Obiettori Nonviolenti, Social Forum, Caritas...  Significativa la presa di posizione di alcune/i operaie/i ed ex dipendenti di industrie belliche che rivolgono un appello ai sindacati... In molti cominciano ad inviare lettere e cartoline ai parlamentari delle commissioni interessate e ai deputati
del proprio collegio. Qualche organo di informazione comincia a dare notizia di quanto sta avvenendo e così Radio 24 dedica uno spazio notevole ad un giro di interviste tra Vita, Peacelink e OSCAR, Zapping intervista Nicoletta Dentico, Radio Vaticana mette a confronto me e Chiara Bonaiuti con l'on. Ramponi  (AN) presidente della commissione difesa, Caterpillar mi intervista, Avvenire, Liberazione, Il Manifesto ne parlano, Carta dedica la copertina e ampi servizi, la trasmissione RAI "A sua immagine" ospita Tortora (ACLI) e  me e ne approfittiamo per dare notizia della cosa..., Famiglia Cristiana pubblica un editoriale di don Ciotti sul tema e due pagine interne di approfondimento, le riviste di area (Missione Oggi, Nigrizia, Mosaico di pace, Confronti...) si attivano... Lodevoli al di sopra di ogni giudizio le mobilitazioni e azioni locali. Se ne parla durante le messe, si ciclostilano volantini, si chiede di parlarne sui giornali
locali, si raccolgono firme da inviare ai deputati dei collegi, si stampano cartoline tipo, si predispongono delibere ad hoc per amministrazioni ed enti locali...
Il 18 febbraio a Roma si incontrano per la prima volta i rappresentanti delle organizzazioni che hanno fatto sentire la propria voce e decidono un calendario di azione rivolto soprattutto ai parlamentari e ai rispettivi gruppi. Viene inviata una lettera ai capigruppo di tutte le forze politiche e al presidente della Camera.
Il 19 febbraio si dà luogo presso il Senato ad un incontro tra le organizzazioni e i parlamentari del Forum del Terzo Settore. Sono in tanti ad intervenire e si lascia capire che la questione è urgente.
Bisogna intervenire subito. Prima che il ddl 1927 venga iscritto all'odg in aula. Al mattino alcuni (Amnesty, AON, PAx Christi, MSF) avevano incontrato l'on. Ruzzante (DS) per chiedere di intervenire a non far iscrivere il punto nell'odg e ritardarne la discussione il più possibile.
Gli incontri e i contatti politici si intensificano. Significativo e ricco l'incontro con la delegazione dei parlamentari DS che vede la presenza di Violante, Minniti, gen. Angioni, Ruzzante, Marina Sereni e Silvana Pisa, Lucà e Marco Fumagalli ed altri... Dopo lunga e animata discussione soprattutto circa le posizioni espresse in commissione dall'on. Minniti, si raccoglie qualche frutto: il ddl 1927 non è iscritto all'odg in aula per tutto il mese di marzo, i DS si impegnano a verificare la possibilità di approvare l'accordo di Farnborough toccando il meno possibile la 185/90, chiederanno di tener distinte le due questioni (approvazione accordo e modifica 185), vogliono sentire gli altri gruppi per predisporre la presentazione di emendamenti comuni, hanno avuto assicurazioni da esponenti di altre forze politiche e dal presidente della Camera che il ddl 1927 possa tornare alla discussione in Commissione per il riesame, ci assicurano che, una volta preparati i testi degli emendamenti, saranno discussi da un tavolo tecnico composto dai deputati e dai rappresentanti della società civile. Nei giorni successivi incontriamo delegazioni dei Verdi, Comunisti italiani e Rifondazione Comunista. A tutti abbiamo
chiesto di rimandare nel tempo la discussione in aula  e di assumere una posizione unitaria.
Nel frattempo ci stiamo muovendo anche nei confronti dei partiti di maggioranza. La presidenza del gruppo parlamentare di Forza Italia ha fatto sapere ad Amnesty che sarebbe per la ratifica dell'accordo ma non per le modifiche alla 185. Nei prossimi giorni contiamo di incontrare esponenti dei CCD-CDU (forse il ministro per i rapporti con il parlamento - Giovanardi). 
Domani sera 12 febbraio alle 20.00 incontriamo una qualificata delegazione di parlamentari della Margherita (Bianchi, Lapo Pistelli, Mattarella, Realacci...).
Il 28 febbraio presso la sala stampa estera abbiamo tenuto una conferenza stampa per dare notizia di quanto è avvenuto nelle sedi istituzionali, del contenuto e del peso dell'accordo di Farnborough, delle sorti della 185 e di come intendiamo procedere. Di particolare rilievo l'intervento di Francesco Terreri, esperto dell'Osservatorio sul Commercio delle Armi.
Abbiamo presentato l'appello comune (Fermate i mercanti di morte - in difesa della 185) nel quale confluiscono tutti i testi che finora sono circolati firmati dalle singole organizzazioni e il logo che raffigura un'esile figura umana che ferma un carrarmato. Fate circolare e raccogliete ancora più adesioni soprattutto di organizzazioni.
Potremmo pensare di portarli da Casini insieme alle ormai 6.000 firme elettroniche raccolte da Vita.
E' ormai pronto il kit che presenta anche delle FAQ (Risposte a domande frequenti) molto interessanti e complete oltre ai documenti di riferimento e materiali vari.
Il giorno 20 alle 14.00 a Roma (sede da definire) ha luogo il prossimo incontro di coordinamento tra le realtà attive in difesa della 185. E' il momento di stare più uniti delle industrie delle armi. Non v'è dubbio che in questi stessi giorni anche la lobby dell'industria bellica si sta muovendo con una forza di pressione molto forte per cui starei molto attento a cantare vittoria. Certamente hanno argomenti e mezzi più efficaci e prersuasivi dei nostri e dobbiamo stare molto attenti. Per questo motivo invito tutti a non allentare la morsa. Contattare mezzi di informazione e parlamentari, continuare con
l'invio di cartoline e lettere, raccogliere firme, organizzare banchetti e presidi, tutto quello che la creatività nonviolenta ci sa suggerire... è utile, opportuno, significativo e urgente.
Nel resoconto provvisorio e frettoloso ho sicuramente dimenticato qualcosa e me ne scuso. Peggio avrò dimenticato di citare qualcuno e me ne scuso in maniera ancora più "penitente"... Spero che questo non intacchi la sostanza dei fatti riferiti.

Shalom, tonio

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Da Avvenire - legge 185

Avvenire Venerdì 08 Marzo 2002
 
DIFESA Secondo la denuncia una modifica delle norme impedirebbe di controllare i destinatari degli acquisti
«Vendita di armi, così non va»
L'appello del volontariato: export facilitato, riforma da rivedere Invito alla mobilitazione: inviate messaggi di protesta ai deputati delle Commissioni competenti
Luca Liverani

Roma. Bei tempi, gli anni 80, per l'industria bellica italiana. Si viaggiava sui 4.000 miliardi di lire l'anno di esportazioni. Poi, a guastare la festa, è arrivata nel '90 la legge 185, che introduce il divieto di vendere armamenti a Paesi in guerra, che violano i diritti umani, che hanno bisogno di aiuti per lo sviluppo ma spendono e spandono per i propri eserciti. Una
jattura per i mercanti di armi. E i bilanci crollarono a 1.000 miliardi l'anno. Ma le leggi, si sa, sono soggette a interpretazione: e a furia di forzature e pressioni, nella seconda metà degli anni 90 l'export armaiolo è riuscito a risalire a 2.000 miliardi l'anno. Ancora troppo poco per chi produce, se ora, cogliendo l'occasione della ratifica di un accordo quadro europeo, si vogliono svellere definitivamente i paletti della 185. Così al grido di «Fermiamo i mercanti di morte» un vasto schieramento di associazioni si è costituito in cartello per lanciare una campagna in difesa della legge che controlla l'export italiano di armi, insidiata dal disegno di legge 1927, approvato a gennaio in commissione alla Camera «con un blitz di poche sedute - denunciano i pacifisti - quando l'associazionismo era tutto a Porto Alegre».
Ad appellarsi «alla coscienza di ciascun parlamentare affinché voti contro» una riforma che permetterebbe «all'industria bellica di lucrare alti profitti, pagati a prezzo della vita delle vittime delle guerre» sono in tanti. Moltissime le associazioni (tra cui Acli, Pax Christi, Focsiv, Emmaus, Agesci, Focolarini, Mir, Gruppo Abele, Chiama l'Africa, Istituti missionari , Missione Oggi, Nigrizia, Mani Tese, Aon, Loc, Cnesc, Forum Terzo settore, Amnesty International, Rete di Lilliput, Emergency, Medici senza frontiere, Legambiente, Arci, Ics, Uds) e poi personalità fra cui i vescovi di Porto-Santa Rufina Diego Bona e di Caserta Raffaele Nogaro. 
L'accordo quadro è quello - firmato a Fanborough il 27 luglio 2000 da Francia, Germania, Spagna, Svezia, Gran Bretagna, Irlanda del Nord e Italia - per «facilitare la ristrutturazione e le attività dell'industria europea per la difesa». Un accordo che già lascia insoddisfatti i promotori della campagna. «Ma il nostro no si fa ancora più deciso verso la proposta, contenuta nell'accordo di ratifica, di modificare la legge 185». Il ddl 1927 - relatori Selva (An) e Previti (Fi) - infatti va ben oltre le necessità di ratifica introducendo un nuovo tipo di autorizzazione alle esportazioni di armamenti, la cosiddetta autorizzazione globale di progetto: scomparirebbero i riferimenti al numero di pezzi venduti, al valore, al destinatario finale, alle intermediazioni finanziarie. Scomparirebbe quindi il controllo politico sulle esportazioni e la relativa relazione annuale che, a norma di legge 185, il governo è tenuto a presentare in Parlamento. In pratica il rischio è
la liberalizzazione del commercio di armi, anche attraverso triangolazioni, oggi vietate, per coprire i reali Paesi destinatari.
«Già col governo D'Alema sventammo un tentativo analogo - racconta Nicoletta Dentico di Medici senza frontiere - ora si predica la lotta al terrorismo, ma si vogliono allargare le maglie del commercio di armi». «Vogliono mettere nero su bianco - rincara Francesco Terreri dell'Oscar, l'Osservatorio sul commercio delle armi - le forzature che hanno già permesso una parziale ripresa dell'export verso i Paesi poveri». Un esempio? «Nel 2000 - spiega Terreri, presidente di Microfinanza - abbiamo già venduto per 200 milioni di euro sistemi di controllo per il tiro dei carri armati alla Siria. Il tutto in uno scacchiere bollente come quello mediorientale. Ma questa, che denunciamo come una forzatura della 185, sarà la norma se passa la riforma». 
La campagna invita singoli e associazioni a «sommergere di lettere, fax ed e-mail, anche attraverso il sito www.camera.it, i parlamentari delle commissioni Difesa ed Esteri». La mobilitazione ha già convinto il centrosinistra a chiedere il rinvio del dibattito in aula. Ora toccherà alla maggioranza. «Il presidente della Camera Casini - dice don Tonio Dell'Olio di Pax Christi - è disponibile a un ritorno del testo in commissione, il presidente della commissione Difesa Ramponi di An, no». Il prossimo appuntamento è il 14 aprile a Brescia, per protestare contro Exa, fiera
dell'export bellico italiano.

Luca Liverani

IL COMMERCIO IN ITALIA

Se in Italia c'è un settore produttivo che prospera e sembra essere in un vero stato di grazia è quello delle armi: secondo i dati del Banco di prova nazionale, l'organismo che ha il compito di certificare tutta la produzione armiera italiana, il bilancio gode di ottima salute e registra un costante incremento nel confronto tra gli anni 2000 e 2001, incremento confermato anche per i primi mesi del 2002. Le cifre parlano: l'anno scorso in Italia sono state testate complessivamente 767.995 armi, con un aumento di 75.859 unità rispetto al 2000. E risulta che l'incremento investe ogni tipo di arma, senza eccezione: la crescita maggiore si è avuta nella produzione di pistole semiautomatiche, passate da 79.361 unità alle 112.655 del 2001. 
Vanno forte anche i fucili a due canne sovrapposte, compresi quelli semiautomatici, saliti dai 343mila del 2000 ai 379mila dell'anno successivo. 
In particolare si confermano i secondi, l'arma di gran lunga più venduta in Italia, con 268.028 unità testate dal Banco di prova nazionale (nel 2000 erano 249.188). Lo stesso discorso vale per le armi corte: i revolver a retrocarica salgono da 15mila circa a 20mila e rotti, mentre i revolver ad avancarica raggiungono le 55.422 unità. Lieve, infine, anche l'incremento dei lanciarazzi. E le cifre relative ai primi due mesi del 2002 confermano la tendenza.

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Invito del Cardinale Ruini

ITALY, 11 MAR 2002 (17:16)

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CARDINALE RUINI INVITA A NON ATTENUARE CONTROLLI SU COMMERCIO DELLE ARMI, SODDISFAZIONE MISSIONARI (BRIEF, CHURCH/RELIGIOUS AFFAIRS)  

  Preoccupazione per le prospettive di modifica della legge sul commercio di armi è stata espressa questo pomeriggio dal presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Camillo Ruini. Nella sua prolusione in apertura dei lavori del Consiglio permanente della Cei, il porporato ha precisato come occorra “fare attenzione a che la ratifica da parte del Parlamento italiano dell’accordo quadro per la ristrutturazione dell’industria europea di difesa non comporti l’attenuarsi dei controlli sul commercio delle armi”. Soddisfatti per le parole del cardinale Ruini si sono immediatamente detti Eugenio Melandri, responsabile di ‘Chiama l’Africa’, e padre Venanzio Milani, a nome degli Istituti missionari italiani. Erano stati proprio questi ultimi, al termine del Forum svoltosi ad Ariccia (Roma) dal 4 all’8 febbraio scorsi, a sollevare la questione, chiedendo nel documento finale che “la normativa in discussione in Parlamento non stravolga i principi ispiratori della legge 185/90 (divieto di esportare armi a nazioni in guerra o che violano i diritti umani) e introduca invece misure di controllo sulla destinazione finale di armi per evitare triangolazioni”. “Temiamo – ha spiegato alla MISNA padre Milani – che la legge ponga l’aspetto economico di questo particolare commercio al disopra dell’etica e della stessa politica. Bisogna che ci si renda conto che favorire il commercio delle armi significa anche favorire il terrorismo”. (PS)

 

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Cossiga scrive a Peacelink sulla legge 185/90

NON ADATTA AI DEBOLI DI STOMACO!!!

Lettera di Francesco Cossiga all'Associazione Peacelink
 
Senatore
Francesco Cossiga
Presidente emerito della Repubblica
 
Roma, 18 febbraio 2002
 
A: Dott. Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink
Taranto
 
Ho ricevuto la Sua richiesta di un mio concorso per bloccare il disegno di legge 1927. Le scrivo con molta sincerita' che non intendo appoggiare questa richiesta.
Sono da cinquant'anni in politica e posso testimoniare in coscienza che l'indebitamento dei Paesi del Terzo Mondo e' avvenuto solo e soltanto perche' i dittatorelli africani e asiatici, colpevoli dei massacri razziali molto di piu' che non i governatori britannici e francesi, hanno usato i prestiti o i donativi dei cosiddetti paesi ricchi per arricchirsi o per comprare armi per lo sterminio di massa, e cosi' continuano a fare.
A cagione del peccato originale, le cui conseguenze sulla natura umana non sono state cancellate dal sacrificio di Cristo, come sempre avremo i poveri, sempre avremo le guerre e sempre avremo le armi, ne' d'altronde sembra che Associazioni come PeaceLink, Pax Christi Italia, Lunaria, Rete Lilliput siano tanto avversari della violenza... naturalmente contro il mondo dei ricchi e cioe' i cartolai, i benzinai, i netturbini della Genova devastata dai no-global, con
la benedizione delle porpore rosse.
Francesco Cossiga
un cristiano che crede che le nuove terre e i nuovi cieli saranno
realizzati dopo l'Apocalisse e che il Pacifismo e' stato sempre
unidirezionale e ha sempre in fondo benedetto le guerre!

Risposta dell'Associazione Peacelink
Egregio Senatore Cossiga,
innanzitutto la ringraziamo per aver risposto alla nostra sollecitazione scritta, che ha cercato di sollevare la sua
attenzione sulla necessita' di fermare l'iter parlamentare del disegno di legge n.1927 che faciliterebbe l'esportazione
di armi verso paesi repressivi, modificando la legge 185/90 che nel nostro paese regola il commercio delle armi.
Ci siamo rivolti a lei anche in qualita' di ex-capo dello stato, facendo appello alla sua grande cultura istituzionale, per
impedire che il commercio delle armi italiane venga sottratto al legittimo controllo democratico esercitato fino ad oggi dal
Parlamento Italiano, cosi' come avverrebbe se dovessero essere approvate le modifiche alla legge 185/90 che anche lei sara' chiamato a votare.
Nella sua lettera abbiamo apprezzato inoltre anche il richiamo ai valori etici del cristianesimo, che sono uno dei punti di
riferimento su cui si basa - per molti di noi - l'impegno per essere degni della beatitudine che Cristo ha riservato ai
costruttori di pace nel suo discorso della montagna.
Ci dispiace aver letto che, secondo lei, non sembra che associazioni come la nostra "siano tanto avversarie della violenza", in quanto il nostro impegno personale sin dal 1991 e' stato improntato ai principi della nonviolenza, chiaramente enunciati dall'italiano Aldo Capitini, da Mohandas Gandhi e dallo stesso Gesu' Cristo molti secoli prima di
loro. Il fatto che questo non sia cosi' evidente ci induce a riflettere sul fatto che dovremmo studiare il modo di comunicare meglio le nostre finalita' anche a persone che conoscono poco il nostro operato.
Detto questo vorremmo esprimere la nostra profonda divergenza dalle opinioni riportate nella sua lettera di risposta, e lo facciamo scendendo nel merito delle sue osservazioni.
1) Lei parla delle responsabilita' dei "dittatorelli africani e asiatici" che hanno comprato "armi per lo sterminio di massa".
Dal punto di vista etico noi riteniamo di dover fare un passo avanti rispetto a quanto lei afferma, estendendo la responsabilita' morale dello sterminio di massa non solo a chi lo compie materialmente, ma anche a chi mette a disposizione gli strumenti e i mezzi affinche' questo sterminio sia realizzato.
E' per questo che siamo contrari alle modifiche della legge 185/90 che renderebbero molto piu' semplice il commercio delle armi verso gli stati governati dai "dittatorelli africani e asiatici" che lei giustamente condanna per le loro azioni di sterminio. Ci piacerebbe inoltre approfittare della sua voce autorevole e della sua conoscenza in materia per denunciare congiuntamente gli stermini di massa da lei citati, facendo i nomi e i cognomi di tutti governanti che si sono resi responsabili di tali crimini e che lei - tramite le alte cariche istituzionali e politiche da lei ricoperte - avra' avuto modo di conoscere meglio di noi.
2) Lei sostiene che "a cagione del peccato originale (...) sempre avremo i poveri, sempre avremo le guerre, sempre avremo le armi". 
Siamo stupiti che una simile affermazione provenga da un uomo con una cultura religiosa, cristiana e cattolica profonda come la sua, dal momento che gli stessi documenti del Concilio Vaticano II esortano tutti i credenti a non arrendersi di fronte all'eterno ripetersi della guerra cosi' come non ci si arrende davanti al continuo ripetersi del peccato nel mondo e nella nostra vita.
Citando testualmente i documenti conciliari, le ricordiamo che nella Costituzione Pastorale Gaudium et Spes (datata 7 settembre 1965) e' scritto a chiare lettere che "gli uomini, in quanto peccatori, sono e saranno sempre sotto la minaccia della guerra fino alla venuta di Cristo; ma in quanto riescono, uniti nell'amore, a vincere il peccato essi vincono anche la violenza, fino alla realizzazione di quella parola divina: 'Con le loro spade costruiranno aratri e falci con le loro lance; nessun popolo prendera' piu' le armi contro un altro popolo, ne' si eserciteranno piu' per la guerra' (Isaia, 2,4)".
3) Lei afferma che "il pacifismo e' stato sempre unidirezionale e ha sempre in fondo benedetto le guerre".
Ci piacerebbe incontrarci personalmente con lei per confrontare le nostre opinioni rispetto a questa dichiarazione, anche per discutere con lei di tutte le "direzioni" percorse dal pacifismo italiano e mondiale, che nel corso degli anni ha sicuramente rischiato strumentalizzazioni politiche di parte, ma nonostante questo rischio ha saputo muovere delle critiche ferme a governi di qualsiasi colore, senza sconti per nessuno.
Confidiamo nella sua disponibilita' al dialogo per ottenere una risposta alle nostre obiezioni, e in attesa di un suo riscontro le auguriamo cordialmente buon lavoro.
Alessandro Marescotti
Carlo Gubitosa

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Campagna 185/90: ma i DS che fanno?

da www.vita.it
Campagna 185/90: ma i Ds che fanno?
di Gabriella Meroni (g.meroni@vita.it)
14/03/2002

Avevano promesso che il ddl 1927 non sarebbe andato in aula. invece è in calendario per il 25. Una lettera di don Tonio Dell'Olio (Pax Christi)

A nome delle realtà che compongono il coordinamento della Campagna "Fermiamo i mercanti di morte In difesa della 185", voglio rappresentarvi la sorpresa circa la notizia dell'iscrizione all'Ordine del Giorno della Camera dei Deputati della ratifica del disegno di legge 1927 come da comunicazione ufficiale che inserisco in calce per maggiore chiarezza.
Nel corso della scorsa settimana vi avevamo incontrato per presentare la nostra posizione sull'accordo di Farnborough e sulle modifiche alla legge 185/90. In quegli incontri avevamo recepito le vostre assicurazioni circa la non iscrizione della ratifica nel calendario dei lavori in aula del mese di marzo, sulla possibilità di richiederne il riesame nelle Commissioni
congiunte e nella presentazione di emendamenti concordati tra le forze politiche di opposizione. A questo si aggiungeva la convocazione di un tavolo tecnico cui avremmo partecipato anche come realtà del cartello per esaminare le vostre proposte emendative.
Nell'incontro avuto ieri mattina con il Ministro Giovanardi, ci è stato riferito che nell'inserimento della discussione della ratifica nel giorno 25 marzo è stato recepito l'orientamento espresso in sede di Commissione che vedeva il ddl 1927 licenziato con il voto unanime dei suoi componenti. 
Consentiteci alcune domande che a questo punto ci paiono legittime e opportune:
Chi e perché ha ritenuto di dover "modificare" il calendario dei lavori di marzo per inserire, tra gli altri punti, la ratifica dell'accordo di Farnborough?
Cosa è avvenuto realmente nella seduta dei presidenti di gruppo del 12 marzo?
Qual è stata nell'occasione la posizione dei vostri rispettivi gruppi?
Non vi è dubbio che da parte nostra si avrà cura di seguire con estrema attenzione l'andamento del dibattito in aula. Ma possiamo conoscere preventivamente quali saranno le posizioni dei vostri gruppi?
Possiamo ancora contare sulla possibilità di riunire un tavolo tecnico comune in cui esaminare e discutere i vostri emendamenti?
Nel ringraziarvi per l'attenzione che porrete alle nostre domande consentitemi di chiedere una risposta sollecita alla luce dei tempi ristretti. Secondo lo stile che ci contraddistingue terremo informati i gruppi locali e le associazioni nazionali delle vostre decisioni e degli eventuali silenzi.
Cordiali saluti.
Sac. Tonio Dell'Olio

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Il 25 marzo si discute il ddl 1927

Speravo potesse trattarsi di una bufala e invece è vero. Il 25 marzo prossimo si discute il disegno di legge che modifica la legge che controlla il mercato delle armi italiane.
Nel calendario dei lavori della Camera si legge:
================================

Comunicazione del Presidente della Camera all'Assemblea (seduta di martedì 12 marzo 2002)

Modifica del calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di marzo 2002
Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, il calendario dei lavori dell'Assemblea è stato così modificato:
Lunedì 25 marzo (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)
Discussione sulle linee generali dei progetti di legge: 
disegno di legge n. 1579 - Ratifica ed esecuzione del trattato di Nizza; 
disegno di legge n. 1927 - Ratifica ed esecuzione dell'accordo di Farnborough sull'industria europea per la difesa;
proposte di legge n. 47 e abbinate - Norme in materia di procreazione medicalmente assistita
============================================================

Ho appena sentito la segreteria dell'On. Violante dal quale avevamo ricevuto ampie assicurazioni che il provvedimento non sarebbe stato discusso per tutto il mese di marzo e che, al contrario, si sarebbe fatto in modo di riportarlo in Commissione per il riesame. Mi dicono che non c'è stata una vera e propria discussione ma che il Presidente (Casini) ha interpretato l'orientamento della maggioranza dei gruppi parlamentari.
In ogni caso, anche questo punto sarà discusso con il ministro Giovanardi (rapporto con il parlamento) questa mattina (ore 12,30).
Shalom, tonio

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Risposta di un parlamentare

Ci siamo attivati per fermare i mercanti di morte anche in un piccolo angolo della provincia di Cuneo: Saluzzo e dintorni.
19 gruppi hanno firmato un appello pubblicato sui giornali locali come lettera aperta ai parlamentari.
Ecco la risposta di un parlamentare eletto alla Camera nel nostro collegio: Guido Rossi.

Caro Paseri, ho ricevuto le diverse lettere sia elettroniche che tradizionali sull'argomento in questione. Questo impegno e questa mobilitazione,vi fanno onore, in quanto dimostrano le vostra convinzione e non possono che suscitare rispetto. Non sono un esperto del settore, ma dopo essermi informato con i miei collaboratori del gruppo parlamentare Lega Nord ho un quadro abbastanza chiaro della situazione. Il consenso sul provvedimento sarà probabilmente molto ampio, in quanto l'accordo è stato firmato dal governo dell'Ulivo e in Commissione importanti suoi esponenti come l'On. Mattarella e l'On. Minniti si sono già espressi a favore. Come ben sapete é la ratifica di un accordo che potrà dare nuovo impulso all'industria nazionale del settore in un quadro di cooperazione europea (si ricorda le durissime polemiche di antieuropeismo rovesciate sull'attuale governo  da parte  dell'Ulivo per la questione dell'aereo militare A400m?.. Mi pare però che l'esportazione di armamenti non sarà concessa verso quei paesi sottoposti ad embargo totale o parziale da parte dell'ONU o UE e verso quei paesi che si sono resi colpevoli di gravi violazioni dei diritti umani. 
Con stima
Guido Rossi

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Mozione del comune di Brescia

Care e cari, questa mozione presentata al comune di Brescia (non so se approvata) mi sembra interessantissima; potremmo proporla al comune di Bologna, accompagnata dalle iniziative sulla settimana antiliberista
ciao a tutte/i
carmelo
 
Mozione
A difesa della Legge 185/90 sul controllo della vendita delle armi
Il Consiglio Comunale di Brescia
Premesso che:
-       il Parlamento italiano si appresta a discutere un disegno di legge
d’iniziativa governativa (Atto Camera 1927) in materia di industria della
difesa;
-       il progetto prevede la ratifica dell’accordo quadro sottoscritto
dall’Italia e da altri cinque Paesi europei il 27 luglio 2000 per
“facilitare la ristrutturazione e le attività dell’industria europea per la
difesa” ed è stato già licenziato dalle competenti Commissioni della Camera
dei Deputati in data 30 gennaio 2002;
-       tale accordo imporrebbe il “tempestivo adeguamento della nostra
normativa” e, infatti, 12 dei 14 articoli che compongono il testo proposto
sono volti a modificare la legge n.185 del 1990 che disciplina attualmente
l’import-export di armi del nostro Paese;
-       la nota più rilevante è costituita dall’introduzione di un nuovo
tipo di autorizzazione per il commercio delle armi, la “licenza globale di
progetto”, riferita ai programmi inter governativi o industriali congiunti
ai quali le imprese partecipano e ai quali non si applicheranno più le
norme sulle trattative contrattuali, rendendo meno trasparenti e
controllabili tutte le operazioni.
Considerato che:
-   le norme sulle attività bancarie relative a questo nuovo tipo di
“licenza globale” verranno modificate, non essendo più notificate al
Ministero del Tesoro e da questo autorizzate, e non comparendo più nello
specifico capitolo dell’annuale Relazione al Parlamento;
-   la legge 185/90 faceva tesoro delle indagini della magistratura e
poneva rigorosi controlli sull’utente finale del sistema  d’armi venduto,
evitando le “triangolazione” che avevano reso  tristemente noto nel mondo
il “made in Italy” bellico prima del 1990;
-   in nome della “razionalizzazione “, della “competitività” e della
“identità europea”  verrà stravolta una legge ritenuta da tutti “severa e
rigida” e che ha fatto del nostro Paese uno dei più avanzati al mondo per
aver provveduto a regolare il commercio delle armi nel rispetto dei diritti
umani, della promozione della pace e della trasparenza  (ricordiamo che
quella legge fu ottenuta grazie all’impegno tenace della Campagna “Contro i
mercanti di morte” promossa dal ACLI, Mani Tese, Missioni Oggi, MLAL, Pax
Christi);
-       anche il riferimento al “Codice di condotta dell’Unione Europea per
le esportazioni di armi” (che non è assolutamente vincolante)
costringerebbe l’Italia a rinunciare alla propria normativa nazionale che
in questo verrebbe peggiorata;
Il Consiglio Comunale
-   valutando paradossale che mentre da un lato si vuole combattere una
guerra totale contro il terrorismo, dall’altro si allarghino le maglie del
controllo della vendita di armi con tutti i rischi che ne conseguono;
-   chiede ai membri  del parlamento di votare contro questo disegno di
legge che costituisce un grave passo  indietro per la pace e la giustizia;
-   invita i parlamentari eletti nei collegi del Comune di Brescia ad
attivarsi affinché l’Italia si faccia promotrice, a livello internazionale,
di un’iniziativa volta a una maggiore severità nel controllo del commercio
di armi, incluse le armi leggere, e ad un maggiore impegno nella
prevenzione dei conflitti.

Brescia, li - - -

 

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Legge 185: risoluzione al Consiglio Regionale dell'Emilia Romagna

In allegato vi trasmetto copia della risoluzione da me presentata al Consiglio Regionale dell'Emilia-Romagna per la difesa della legge 185.
Ho inoltre chiesto che tale risoluzione venga discussa la prossimo Consiglio regionale previsto per il 26 e 27 marzo.
Grato per l'attenzione porgo i più cordiali saluti
Ugo Mazza
Consigliere DS, regione Emilia-Romagna

Al Presidente del Consiglio Regionale
Sede

RISOLUZIONE
IL CONSIGLIO REGIONALE DELL'EMILIA-ROMAGNA

Considerato che
- la legge 185/90 oggi in vigore pone il nostro Paese all'avanguardia nel controllo del commercio internazionale delle armi;
- tale legge ha permesso e permette trasparenza verso il Parlamento e l'opinione pubblica del Paese grazie all'obbligo di certificazioni per ogni pezzo esportato e per tutte le fasi necessarie alla sua produzione e commercializzazione, oltre che per i severi divieti, come l'obbligo della certificazione dell'uso finale delle armi, di esportazione presso Paesi in conflitto o che violano, in qualsiasi forma e maniera, i diritti umani;
considerato che
- il DDL 1927 presentato dall'attuale Governo a modifica della legge n.185/90 utilizza la necessaria ratifica di un accordo europeo in tema di difesa per introdurre subdole correzioni, come la "certificazione di progetto", che di fatto producono una riduzione fino all'annullamento dei controlli e delle autorizzazioni oggi previste, sottraendo così il reale
commercio delle armi dal controllo democratico del Parlamento e dell'opinione pubblica;
- il DDL 1927, inoltre, prevede divieti molto meno rigidi all'esportazione di armi a Paesi che violano diritti umani;
il Consiglio Regionale
convinto che
- il commercio internazionale delle armi è una delle cause dell'alimentarsi e acuirsi di conflitti in varie aree del mondo, specie in Paesi con economie deboli e con alto livello di povertà, sottraendo gran parte delle risorse pubbliche altrimenti utilizzabili; 
- il commercio delle armi prodotte in Italia deve sottostare ai principi democratici di trasparenza sanciti dalla nostra Costituzione e che la proliferazione delle armi rappresenta un serio pericolo per la sicurezza internazionale, già messa a dura prova dopo i fatti dell'11 settembre, oltre che un attacco al difficile processo di costruzione della pace;
esprime
- un forte dissenso verso le norme contenute nel DDL 1927 e la conseguente abrogazione della legge 185/90 che ha decisamente contribuito ad ostacolare la drammatica proliferazione del commercio delle armi nel mondo;
- l'auspicio che l'iniziativa di tante associazioni, che sostennero a suo tempo tale legge e che hanno potuto constatare la sua validità, come quella di larghi settori  dell'opinione pubblica contro l'abolizione dei controlli fino a oggi esercitati, porti alla modifica del voto favorevole espresso in Commissione Esteri e Difesa della Camera per il ripristino dei principi e dei controlli previsti dalla 185/90 o a un voto contrario nelle aule parlamentari;
chiede al Presidente della Regione Emilia-Romagna 
di adoperasi in ogni sede di confronto con il Governo e il Parlamento per il mantenimento in vigore della legge 185/90 e comunque per la riconferma in una nuova eventuale legge dei principi fondamentali e dei meccanismi di controllo obbligatorio e delle procedure di trasparenza contenuti nella legge 185/90;
chiede al Presidente del Consiglio Regionale
di rendere nota al Governo e al Parlamento Italiano, come a tutti i gruppi parlamentari, questa presa di posizione del Consiglio Regionale a tutela della legge 185/90 e dei suoi principi di fondo.
Ugo Mazza

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Interrogazione del Sen. Fabris

INTERROGAZIONE URGENTE A RISPOSTA ORALE IN COMMISSIONE RIVOLTA AL PRESIDENTE
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI DA PARTE DEL SEN. FABRIS

Premesso:
· che la legge 185/90 regolamenta il commercio internazionale di armi ed in materia costituisce uno degli esempi di attività normativa più all'avanguardia a livello internazionale;
· che in questi giorni è all'esame della Camera dei Deputati il disegno di legge n. 1927 volto a recepire un accordo sottoscritto in sede di Unione Europea destinato ad apportare notevoli modifiche all'attuale normativa;
considerato:
· che tali modifiche alla l. 185/90 ridurranno drasticamente gli attuali controlli sulla destinazione delle armi esportate e sulle fonti di finanziamento per la loro commercializzazione e produzione;
· che tutto ciò risulta in assoluta contraddizione con la necessità di contrastare più efficacemente il terrorismo internazionale e di contribuire ad un maggior investimento per le politiche di cooperazione allo sviluppo;
si chiede:
· cosa intenda fare il Governo per garantire il rispetto dei principi stabiliti in materia dalla normativa vigente, con particolare riferimento ai suoi contenuti più avanzati e civili;
· per impedire che l'Italia torni ad essere crocevia di traffici illeciti di armi, con grave pregiudizio per gli sforzi compiuti nella lotta al terrorismo internazionale e con gravi rischi per la nostra sicurezza.
Sen. Mauro FABRIS

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15/03/2002: Aggiornamenti e valutazioni

Ciao a tutte/i.
Al momento presente non è giunta alcuna reazione/risposta da parte dei parlamentari alla lettera che ho inviato a nome della Campagna. Temo anch'io che le pressioni della lobby armiera, che ha argomenti ben più persuasivi dei nostri, sia riuscita a frenare la nostra azione. Forse nessuno di noi ha un'idea precisa dell'enorme giro di affari valutabili con tanti ZERO in EURO che si nasconde dietro l'Accordo in questione!!! Al dibattito radiofonico di ieri a GR Parlamento cui abbiamo partecipato anche io e Riccardo Bonacina oltre che Alessandro Marescotti, la falsa ingenuità dell'On. Ramponi (AN - presidente della Commissione Difesa della Camera) lo ha portato ad affermare che non riesce ancora a capire CHI potrebbe avere interesse a far prendere alle armi strade pericolose facendole giungere anche nelle mani dei governi
degli "stati canaglia" e dei terroristi! A nulla sono valse le mie reazioni perchè tecnicamente eravamo al telefono e quando non si era coinvolti direttamente nel dibattito (nel senso che i conduttori non avevano dato la parola) l'audio era staccato o il volume totalmente abbassato. Per questa ragione ho avuto la possibilità di fare un unico intervento per spiegare cosa è l'Autorizzazione Globale di Progetto e controbattere al sen. Filippo Berselli (AN - sottosegretario al Min. della Difesa e relatore per il Governo del ddl 1927 in Commissione) che diceva che il ddl 1927 si limita a
rendere più agevole il trasferimento di armi tra i 6 paesi firmatari liberandolo da "inutili passaggi burocratici".
In estrema sintesi, e per quel che può valere la mia personale opinione, stanno tentando di prenderci in giro!!! Rispetto all'approvazione del ddl la maggioranza è forte e compatta e buona parte dell'opposizione cerca di mantenere un ipocrita filo di discussione con noi mentre nelle stanze che contano difende le ragioni delle industrie armiere. D'altra parte non è un mistero per nessuno che i consigli di amministrazione delle industrie belliche negli anni dei governi di centro sinistra siano stati occupati (lottizzati) dai partiti di "governo". Pragmaticamente questo conta e paga infinitamente di più che le nostre lotte sui principi, sui richiami ai valori, sui diritti umani etc. etc.
Per quanto mi riguarda penso davvero che se non lanciamo segnali significativi per dire che siamo in tanti e che elettoralmente questa scelta può avere costi molto alti non sortiremo alcun risultato. Ho sentito telefonicamente anche VALERIO Magnani e abbiamo concordato che, alla luce degli ultimi avvenimenti (discussione in aula il 25 marzo p.v.) prepara un testo di lettera da far inviare al maggior numero possibile di parlamentari.
Continuo a ritenere che sia questa ancora l'azione più efficace accanto a quelle pubbliche che metteremo necessariamente in atto il giorno 25!
Per quanto riguarda gli emendamenti, Chiara Bonaiuti mi riferisce che ancora continua a ricevere pressioni da parte di parlamentari che vorrebbero presentarne e che chiedono a lei di redigerli. Questo è un segnale preoccupante che mette in evidenza quanto non siano ancora riusciti ad organizzarsi per mettere in comune gli sforzi e predisporre un'unica linea
emendativa che sarebbe destinata ad ottenere sicuramente maggiore successo!!! Chiara mi riferisce che la linea che sta portando avanti è quella scelta dal coordinamento: valutare gli emendamenti scritti dai deputati piuttosto che scriverli noi/lei al posto loro! D'altra parte conoscono ormai strabene i nostri "Punti irrinunciabili". Li abbiamo distribuiti a Verdi, Rifondazione, Comuinisti Italiani, DS, Ministro Giovanardi, stampa... Che facciano gli emendamenti tenendo conto di quei punti e poi andiamo al tavolo tecnico!!! Lasciate però che io mi preoccupi per il fatto che non hanno ancora risposto alla mia lettera nella quale, tra le altre cose, chiedevo proprio se bisognava ancora considerare valida tale
intesa.
Per questo motivo chiederei ad Alessandro Marescotti (Chiara glielo ha già riferito) di pazientare. Le sue proposte rischiano di essere parziali e incomplete mentre noi puntiamo su un pacchetto di emendamenti più ampio e preciso nel quale sicuramente devono essere comprese anche le sue proposte.
Quando, il giorno 20 ci vedremo alle 14.00 a ROMA (aspettiamo la convocazione precisa da Valerio) ne parleremo più esaurientemente.
In vista del 25 chiedo a tutti di dar fondo alla propria capacità creativa per cercare di inventarsi qualcosa che "costringa" i mezzi di informazione a parlare di questo tema e i politici a farsi un serio esame di coscienza per resistere alle "sirene" della lobby industral-militare.
Shalom, tonio

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Legge 185: La Stampa

La stampa 22/3/2002 Sezione: Novara
Parlamentari, non votate la legge

Di ritorno dalla Via Crucis davanti alla base militare di Aviano, santuario di morte dei nostri giorni, non posso trattenere la forte indignazione davanti alla crescente strategia di guerra, in atto anche in Italia. Mi rivolgo al Segretario nazionale della Difesa e direttore nazionale degli armamenti, Ammiraglio Giampaolo Di Paola, che ho incontrato a Baveno a
ottobre (aveva ricevuto il sottoscritto e altri amici di diverse associazioni durante un incontro Europeo sugli Armamenti) e mi appello ai parlamentari locali, eletti in questo territorio. Basta con scelte di guerra! Basta con strategie di morte! Basta con folli spese per armamenti! 
Basta con una cultura di guerra che si camuffa sotto un´apparente costruzione della pace. Lunedì andrà in aula parlamentare il ddl 1927. Se verrà approvato allargherà le maglie dell´export di armi, cancellando di fatto ciò che la legge attuale, la 185 del `90, aveva ottenuto, grazie anche alla fatiche di molte associazioni e persone che hanno dato tutto per la pace, come don Tonino Bello. Evidenzierà che si crede nella follia della corsa agli armamenti, non nella pace, a meno che non si rispolveri il vecchio e diabolico detto latino «se vuoi la pace prepara la guerra».
Rivaluterà anche il vecchio film di Alberto Sordi «Finchè c´è guerra c´è speranza» oggi di grande attualità, in un tempo in cui ritornano i mercanti di morte. E non si dica che tutto questo è per combattere il terrorismo. A cosa serve la nuova portaerei italiana in costruzione, che verrà costare 4000 miliardi delle vecchie lire? Serve a combattere davvero il terrorismo, o non piuttosto a realizzare grandi affari, come il nuovo caccia interforze americano e britannico, noto come Jsf o F35, che, richiede all´Italia l´impegno a reperire una somma di circa un miliardo di dollari per avere una quota del 4% nel programma? Vendere armi a molti paesi del Sud del mondo non è certo il modo migliore per aiutarli a casa loro? O mi sbaglio? «La corsa agli armamenti, anche quando è dettata da una preoccupazione di legittima difesa... costituisce in realtà un furto, un'aggressione verso quelli che ne sono vittime. Aggressione che si fa crimine: gli armamenti, anche se non messi in opera, con il loro alto costo uccidono i poveri, facendoli morire di fame». Sono affermazioni non di un esaltato antimilitarista, ma della Santa Sede, nel lontano 3 giugno 1976. Dobbiamo avere il coraggio - lo chiedo in particolare ai parlamentari per la votazione di lunedì - di dire senza mezzi termini pane al pane, furto al furto e crimine al crimine. 
Don Renato Sacco, parroco di Cesara e consigliere nazionale di Pax Christi

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Facciamo quadrato attorno alla 185

Care e cari vi segnalo:

FACCIAMO QUADRATO ATTORNO ALLA 185

di ATTAC Roma

Nonostante le rassicurazioni dei parlamentari incontrati dal coordinamento nazionale della campagna, i tempi per la discussione degli emendamenti al PDL 1927 e per la sensibilizzazione delle forze politiche e dell'opinione pubblica si arrestano al 25 Marzo, giorno in cui è stata fissata la discussione in aula del disegno di legge in questione. L'accelerazione dell'iter parlamentare con la modifica del calendario dei lavori in aula decisa dal Presidente della Camera senza alcuna rilevante obiezione da parte dei capigruppo lascia presumere che le pressioni della lobby armiera siano riuscite a frenare l'azione portata avanti, dal giorno dell'approvazione del DDL 1927 da parte delle Commissioni congiunte Esteri e Difesa (il 22 gennaio scorso), dal vastissimo cartello di associazioni riunitesi nella campagna a difesa della legge 185/90.
Lunedi' 25 Marzo, in concomitanza con l'inizio della discussione in parlamento del DDL 1927, sono state indette alcune iniziative di mobilitazione nazionale della campagna: una conferenza stampa alle 12.00 nella sala stampa della Camera (dal sito della camera
www.camera.it è possibile seguire in diretta la discussione del ddl 1927), e un sit-in dalle 14.00 di fronte a Montecitorio (verranno consegnati ai parlamentari che si avviano a votare dei mitra di cartone).
Un po' di storia dei passi avanti fatti dalla campagna:
la conferenza stampa del 28 Febbraio tenutasi presso la sala stampa estera per dare notizia di quanto avvenuto nelle sedi istituzionali, del peso e del contenuto dell'accordo di Farborough e delle sorti della 185, alcuni significativi spazi conquistati sugli organi di informazione (radio, quotidiani, fino alla trasmissione speciale de La7 in prima serata sull'argomento), ci sono stati incontri formali con praticamente tutti i gruppi parlamentari della sinistra, a cominciare dai Ds che hanno modificato la loro " entusiastica " posizione iniziale rispetto al disegno di legge dimostrandosi disposti ad accogliere le richieste della campagna ed a tradurle negli emendamenti che verranno proposti alla camera e con i quali si è aperto un tavolo di confronto sugli emendamenti stessi, cosi' come è avvenuto con l'on Elettra Dejana di Rifondazione Comunista che ha confermato inoltre il voto contrario in aula alla ratifica dell'accordo dii Farborough (medesima posizione é stata espressa dai Verdi e dai Comunisti Italiani). Sono stati promossi incontri con una delegazione della Margherita, con il Ministro per i rapporti con il parlamento Giovanardi, e la stessa Forza Italia ha fatto sapere ad Amnesty che pur essendo per la ratifica del trattato non intenderebbe modificare la 185. A tutti gli esponenti politici è stato chiesto di raggiungere un accordo unitario sugli emendamenti, e di ritardare il più possibile la discussione del disegno di legge in parlamento. La calendarizzazione al 25 Marzo del PDL 1927 e la promessa non mantenuta di un tavolo tecnico composto da una delegazione di deputati e da una rappresentanza della società civile per la discussione degli emendamenti preparati hanno reso evidente il peso che le ragioni della lobby industrial-armiera hanno sia nella maggioranza che in buona parte dell'opposizione.
Negli ultimi giorni, poi, una accelerazione:Giovedi 21 marzo i promotori sono stati convocati "d'urgenza" dal Gruppo della Margherita (Castagnetti, Mattarella e altri parlamentari). Hanno mostrato un atteggiamento di apertura alle nostre richieste dicendo di volere procedere in aula in comune accordo come Ulivo insieme con i DS. Presenteranno ulteriori emendamenti , alcuni dei quali scritti sulla base di quelle "linee guida o punti irrinunciabili" che abbiamo inviato a tutti i gruppi parlamentari e che sono presenti nella "Petizione" da inviare ai parlamentari.
Se il centro-destra decide di far passare il DdL senza emendamenti dimostra chiaramente una esplicita volontà di spalancare la strada non solo alla "lobby delle armi" ma di sbarrare le porte ad ogni forma di trasparenza che noi chiediamo.
E' attivo sul sito di ATTAC -
http://www.attac.it (in collaborazione con la Rete Lilliput - www.retelilliput.org) un meccanismo di invio automatico di messaggi ai parlamentari del proprio collegio ed agli eletti nel proporzionale della propria circoscrizione molto semplice, che non richiede la ricerca in sterminati elenchi di indirizzi. Sul sito è anche disponibile il materiale di controinformazione per la mobilitazione nazionale.
Siete tutti invitati a promuovere questa iniziativa attraverso i vostri gruppi e le vostre liste e ad attivare, se possibile, un link dai vostri siti.
Ci è stata confermata dall'on. E.Dejana (Rif. Comunista, membro della Commissione Difesa della Camera) l'efficacia di questo strumento di pressione, che in occasione della prima fase della campagna ha permesso a molti parlamentari di venire a conoscenza della repentina approvazione del disegno di legge 1927 e ai membri delle Commissioni Esteri e Difesa di trovare la spiacevole sorpresa della casella di posta intasata ! Teniamo presente che anche una rilevante fetta della destra non è insensibile alle sollicitazioni di un appello firmato tra gli altri dalle Acli, da alcuni vescovi, e da tutto il mondo dell'associazionismo cattolico pacifista.
Un abbraccio a tutti, Luca

 

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Mobilitazione e inizio della discussione in aula

Alcune agenzie tra ieri ed oggi hanno ripreso e rilanciato su conferenza stampa tenuta ieri a Montecitorio, mobilitazione e inizio della discussione in aula:

ARMI: ASSOCIAZIONI PACIFISTE, NON STRAVOLGERE LEGGE SU COMMERCIO

(ASCA) - Roma, 25 mar - Un appello a non stravolgere la legge 185 che regola il commercio delle armi e' stato
lanciato oggi da sessanta associazioni pacifiste, tra cui Amnesty International, Acli, Medici senza frontiere, Pax
Christi. Le associazioni, che hanno organizzato una conferenza stampa, chiedono ai parlamentari di fare in modo
che il ddl di ratifica del trattato siglato a Farnborough a luglio del 2000 tra sei Paesi (Francia, Germania, Italia,
Spagna, Svezia e Irlanda del Nord) sull'industria europea per la difesa, che domani verrà votato alla Camera, non
contribuisca a facilitare la circolazione di armi. L'attuale legge 185, invece, pone paletti molto stretti al commercio
di armi.
   L'obiettivo, ha spiegato Tonio Dell'Olio di Pax Christi, è di impedire che le armi vengano vendute ai paesi che non
rispettano i diritti umani, o che sono impegnati in conflitti, oppure che hanno una spesa militare superiore alla spesa sociale. ''Chiediamo quindi - ha aggiunto - che la legge 185 non sia modificata attraverso l'accordo''.
   Marco Minniti, dei Ds, intervenuto alla conferenza stampa, ha detto che ''c'è il sì al trattato, ma il sì al disegno di legge di ratifica è legati agli emendamenti che saranno eventualmente accettati''. Analoga la posizione della Margherita, mentre i verdi hanno dichiarato che il loro voto potra' essere ''al massimo di astensione, oppure contro se il testo non verrà modificato''.
lsa/mcc/rs
25  MAR 02 17,55

CAMERA: RATIFICHE; PREVITI, DISPONIBILE AD 'OSSERVAZIONI'

   (ANSA) - ROMA, 25 MAR - La maggioranza e' disponibile ''ad ascoltare eventuali osservazioni per arrivare all'approvazione di una legge condivisa nei termini più ampi possibili'': è stato il relatore Cesare Previti (FI), nel suo intervento in aula alla Camera, ad aprire uno spiraglio rispetto alle critiche che sono state rivolte (anche fuori dal Parlamento) ad un aspetto della ratifica del trattato di Farnborough tra sei paesi europei (Francia, Germania, Italia, Spagna, Svezia, Gran Bretagna) sull'industria europea della difesa. Associazioni pacifiste ed esponenti dell'opposizione hanno chiesto che la ratifica non incida, allargandole, le maglie sul commercio delle armi, regolate dalla legge 185 del 1990.
    Previti ha spiegato che ''la normativa che accompagna l'atto di ratifica interviene per rendere compatibili le norme della 185 con il trattato. L'effetto innovativo non riguarda minimamente gli aspetti di base e i criteri informatori'' della
185 per quanto riguarda la produzione e la destinazione nel settore dell'armamento, quanto i percorsi burocratici e di
trasparenza''. Eventuali emendamenti, ha ribadito l'esponente di Forza Italia, potranno chiarire meglio questi punti.
   Il seguito dell'esame in assemblea della ratifica (che dovrà passare al Senato), compresa la votazione di eventuali
emendamenti, e' slittata a domani. (ANSA).

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Fiori o fucili?

ITALY, 26 MAR 2002 (0:42)
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FIORI O FUCILI?, MANIFESTAZIONE DAVANTI A CAMERA DEPUTATI IN DIFESA DI LEGGE SU COMMERCIO ARMI         misna.org

Questa mattina alle 9:00 la Campagna Fermiamo i mercanti di morte! attenderà a Roma, in piazza Montecitorio, i parlamentari chiamati oggi a votare il disegno di legge 1927 sul commercio delle armi per consegnare loro un appello in difesa della normativa attualmente in vigore, la legge 185/90.
Si intende in tal modo tentare di scongiurare in extremis l'approvazione di un provvedimento che stravolgerebbe il quadro giuridico del settore, favorendone una sostanziale deregulation. Il disegno di legge 1927, infatti, sottrae praticamente al Parlamento e all'opinione pubblica la possibilità di verificare la destinazione delle esportazioni di materiale bellico, di cui fin qui è stata proibita la vendita a Paesi coinvolti in guerre e violazioni dei diritti umani. Fiore o fucile?, verrà chiesto ad ogni deputato che transiterà davanti a uno dei sostenitori della campagna, che imbraccerà
simbolicamente un fiore e un fucile di carta. (PS)

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Resoconto stenografico

Allego il resoconto stenografico della discussione di ieri alla Camera... dove vi segnalo l'intervento (che mi sembra di apertura) di Previti (molto meno quello di Selva) e della Cima (ottimo)

Ciao. Giorgio
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Giorgio Beretta
MISSIONE OGGI

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Camera dei Deputati
25 marzo 2002
Dibattito in Aula

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'accordo quadro tra la Repubblica francese, la Repubblica federale di Germania, la Repubblica italiana, il Regno di Spagna, il Regno di Svezia e il Regno Unito della Gran Bretagna e dell'Irlanda del Nord relativo alle misure per facilitare la ristrutturazione e le attività dell'industria europea per la difesa, con allegato, fatto a Farnborough il 27 luglio 2000, nonché modifiche alla legge 9 luglio 1990, n. 185 (1927) (ore 17,15).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'accordo quadro tra la Repubblica francese, la Repubblica federale di Germania, la Repubblica italiana, il Regno di Spagna, il Regno di Svezia e il Regno Unito della Gran Bretagna e dell'Irlanda del Nord relativo alle misure per facilitare la ristrutturazione e le attività dell'industria europea per la difesa con allegato, fatto a Farnborough il 27 luglio 2000, nonché modifiche alla legge 9 luglio 1990, n. 185.
La ripartizione dei tempi riservati alla discussione sulle linee generali è pubblicata in calce al vigente calendario dei lavori (vedi resoconto stenografico della seduta del 12 marzo 2002).
(Discussione sulle linee generali - A.C. 1927)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali. 
Informo che il presidente del gruppo parlamentare Democratici di sinistra ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazione nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2 del regolamento.
Avverto che le Commissioni IIIª (Affari esteri) e IVª (Difesa) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
Il relatore per la IIIª Commissione, onorevole Selva, ha facoltà di svolgere la sua relazione.
GUSTAVO SELVA, Relatore per la IIIª Commissione. Signor Presidente, vorrei riprendere alcune osservazioni che ho già espresso in Commissione. L'accordo riguarda paesi che, nel quadro della ricerca per la produzione e la vendita
degli armamenti, rivestono un carattere di eccellenza. Quindi, per cominciare a discutere di questo argomento, c'è da tenere presente ciò che, anche sul piano della ricerca, è nell'interesse del paese e della nostra produzione.
In Commissione, precisai che l'accordo è volto a stabilire un comune quadro giuridico-normativo e politico per accelerare il processo di razionalizzazione e di concentrazione dell'industria per la difesa e, nel contempo, per concorrere a definire l'identità europea nel campo della sicurezza e della difesa.
Ci siamo interrogati molto spesso su come debba manifestarsi la nostra identità e lo abbiamo affermato anche nel corso del dibattito precedente.
Naturalmente, preferiremmo che quest'identità non dovesse toccare componenti che riguardano gli aspetti militari, tuttavia, anche questi sono importanti.
È inutile fare affermazioni demagogiche o populistiche; credo che, nel quadro degli obblighi che abbiamo nell'Alleanza atlantica, se vogliamo una politica di difesa comune, anche nell'ambito dell'Unione europea, la razionalizzazione degli armamenti rappresenti un punto da prendere in considerazione.
Il Consiglio europeo di Nizza - ne parlavamo proprio durante il dibattito precedente -, tenutosi dal 7 al 10 dicembre, ha approvato la relazione per la politica estera di sicurezza e di difesa presentata dalla Presidenza nella quale veniva ribadita l'intenzione dell'Unione europea di giocare pienamente il suo ruolo sulla scena internazionale.
La relazione stabiliva le disposizioni necessarie a rendere permanenti le strutture politiche e militari per la gestione della politica di difesa europea, definendo competenze, funzionamento ed organi del Comitato politico di sicurezza, del Comitato militare dell'Unione europea e dello Stato maggiore dell'Unione europea. Dunque, non facciamo altro che dare corso ad una decisione presa dagli organi istituzionali dell'Unione europea e degli organi militari dei singoli paesi.
Mi dispiace che attorno a questo sia stata realizzata una campagna tesa a dividere questo Parlamento in militaristi ed antimilitaristi, in pericolosi «signori della guerra», e che sia stato messo insieme, in pubblicazioni, il nome stimatissimo dell'onorevole Previti a quello, altrettanto stimato, dell'onorevole Minniti, quasi che si trattasse di qualcosa di pericolosamente misterioso, ma che, in effetti, non è. Qui, non c'è affatto un allargamento per quanto riguarda la produzione delle attrezzature, degli impianti militari, ma una pura e semplice razionalizzazione.
Il Consiglio europeo di Laeken, svoltosi il 14 e 15 dicembre, ha adottato la dichiarazione relativa alla operatività politica europea comune di sicurezza, ed è ormai capace di condurre delle operazioni di gestione della crisi. Infatti, la conferenza sulle capacità militari di polizia ha consentito di compiere grossi progressi verso gli obiettivi di capacità.
Il ministro della difesa in questo momento in carica, nel quadro delle riunioni dei ministri della difesa dell'Unione europea, ha ricordato che sta pensando ad un'ulteriore razionalizzazione. Precisamente, il ministro spagnolo Federico Martinez Conde Trillo-Figueroa, il 10 gennaio, ha indicato i principali obiettivi della Presidenza spagnola, in ordine a linee guida
non vincolanti per l'industria degli armamenti e proposte per la creazione di una o più agenzie europee degli armamenti per la gestione, l'acquisizione, la ricerca di nuove formule di finanziamento necessario allo sviluppo e al raggiungimento degli obiettivi generali.
Con riferimento agli aspetti che riguardano la Commissione che ho l'onore di presiedere, non c'è nulla che non esca dal quadro dell'Unione europea e dai rapporti, naturalmente, che abbiamo anche nel quadro dell'Alleanza atlantica
(ma ciò attiene, in particolare, all'Unione europea), e che debba scandalizzare, aprendo una campagna di disinformazione non corrispondente alle realtà dei fatti. Il compianto presidente della Repubblica Sandro Pertini aveva uno slogan: si svuotino gli arsenali, si riempiano i granai. 
Tale slogan, naturalmente, in principio, è condivisibile, ma la realtà dei rapporti di forza, la realtà anche dell'impiego necessario delle Forze armate - oggi, per esempio, per un impegno di lotta contro il terrorismo - s'impone, non per cinismo, ma per il dovere istituzionale che abbiamo di prendere in considerazione ciò che serve nel caso in cui le Forze armate debbano essere impegnate nelle attività che costituzionalmente sono tenute a svolgere.
Quindi, pregherei questa nostra Assemblea di tenere in considerazione i dati di fatto, di rinunciare a facili tirate demagogiche e di vedere, realisticamente, quale sia la portata di un provvedimento del quale, naturalmente, raccomando l'approvazione.
PRESIDENTE. Il relatore per la IVª Commissione, onorevole Previti, ha facoltà di svolgere la sua relazione.
CESARE PREVITI, Relatore per la IVª Commissione. Signor Presidente, il 27 luglio 2000 è stato sottoscritto, dai ministri della difesa di Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Svezia, un Accordo quadro per facilitare la ristrutturazione e le attività dell'industria europea per la difesa.
L'Accordo è volto a stabilire un comune quadro giuridico normativo, al fine di accelerare il processo di razionalizzazione e concentrazione dell'industria per la difesa e, nel contempo, di concorrere a definire l'identità europea nel campo della sicurezza e della difesa. L'obiettivo è quello di tutelare il consolidamento delle capacità tecnologiche ed industriali europee, che potrà consentire di competere e collaborare in modo più equilibrato con gli Stati Uniti, paese in cui, già a metà dello scorso decennio, l'industria si è fortemente concentrata.
In quest'ottica, il Governo ha operato per garantire il coinvolgimento dell'Italia in tutte le iniziative di integrazione europea, pur consapevole del fatto che il nostro quadro giuridico ed amministrativo non sempre è preparato ad operare in un contesto europeo. La partecipazione dell'Italia alle iniziative europee, quindi, impone - e, insieme, offre - al paese lo stimolo per un tempestivo adeguamento della normativa nazionale.
L'Accordo in esame è strutturato in nove parti e si compone di 60 articoli.
Nella prima parte (relativa agli obiettivi, all'uso dei termini ed alle organizzazioni in generale), all'articolo 1, sono indicati, tra gli obiettivi dell'accordo: quello di facilitare la ristrutturazione e le attività dell'industria europea per la difesa, garantendo una consultazione tempestiva ed efficace degli Stati sulle conseguenti problematiche; quello di contribuire a raggiungere la sicurezza negli approvvigionamenti di armi e servizi; quello di omogeneizzare le procedure nazionali di controllo sulle esportazioni di prodotti e tecnologie militari; quello di facilitare gli scambi di informazioni classificate tra i paesi firmatari o tra le relative industrie per la difesa, stabilendo principi comuni per la gestione di tali informazioni. Infine, tra gli obiettivi figurano anche quelli del coordinamento nella ricerca, nonché quello di armonizzazione dei requisiti
militari delle forze armate dei vari paesi aderenti all'accordo.
L'articolo 3 prevede, inoltre, la costituzione di un Comitato esecutivo, composto da un rappresentante per ogni paese, che avrà la possibilità di esercitare il controllo sull'attuazione dell'Accordo, monitorarne l'efficacia e proporne eventuali modifiche.
In particolare, l'Accordo quadro prevede uno sforzo congiunto dei paesi aderenti per omogeneizzare, attraverso un meccanismo di consultazione dei governi e delle amministrazioni, le rispettive azioni in sei diversi campi di intervento, che sono costituiti: dalla sicurezza degli approvvigionamenti; dalle procedure di trasferimento e di esportazione; dalla sicurezza delle informazioni classificate; dalla ricerca tecnologica nel settore della difesa; dal trattamento delle informazioni tecniche; dall'armonizzazione dei requisiti militari; dalla tutela delle informazioni sensibili a livello commerciale.
Al fine di rendere operativo l'Accordo, il Governo adotterà le necessarie determinazioni e darà le opportune indicazioni agli uffici competenti. 
Per rispettare più efficacemente alcuni impegni, si pone, però, anche l'esigenza di partecipare attivamente al processo di integrazione di questo delicato settore di attività.
Dalla data di entrata in vigore della legge n. 185 del 1990 ad oggi, infatti, sono sopravvenuti, particolarmente in Europa, grandi cambiamenti che, se da una parte hanno confermato la piena validità dei principi informatori della legge italiana, dall'altra, richiedono opportuni adeguamenti operativi alle procedure autorizzative per l'interscambio di questi materiali. Ciò sia nell'interesse primario dell'amministrazione, ma anche in quello non secondario dell'industria nazionale, che deve essere posta nelle condizioni di presentarsi al meglio nel processo di integrazione strutturale europea dell'industria degli armamenti e di poter partecipare su base paritetica ai programmi di coproduzione. Nel disegno di legge in esame
si è tenuto conto delle proposte formulate nell'atto Senato n.4431 limitatamente a quanto attiene agli impegni derivanti dall'accordo quadro.
Il criterio di base per innovare la disciplina giuridica vigente è stato quello di individuare l'indispensabilità delle modifiche in modo da apportare il minor numero possibile di varianti, agendo solo là dove fosse indispensabile, pur tenendo conto che l'esplicito richiamo dell'accordo quadro al codice di condotta dell'Unione europea per l'esportazione di armi
impone anche un adeguamento a quanto ivi previsto. L'obbiettivo perseguito è quello del rafforzamento del concetto di corresponsabilizzazione dei paesi partner in caso di esportazione verso paesi terzi di prodotti costruiti nel quadro dei programmi congiunti intergovernativi o industriali e dell'agevolazione, in questi casi, dei trasferimenti intra europei dei
componenti attraverso lo strumento di una nuova forma globale di autorizzazione.
Il disegno di legge di autorizzazione alla ratifica e di esecuzione dell'accordo in esame consta di 14 articoli. Gli articoli 1 e 2 recano rispettivamente l'autorizzazione alla ratifica e l'ordine di esecuzione, con l'entrata in vigore 30 giorni dopo il secondo atto di ratifica, in conformità con quanto disposto dall'articolo 55 dell'accordo quadro.
Gli articoli da 3 ad 11 apportano modifiche alla legge n. 185 del 1990, recante nuove norme sul controllo delle esportazioni, importazioni e transito dei materiali di armamento. Tali modifiche hanno l'obiettivo di adeguare la legge al nuovo contesto che verrà a determinarsi con l'entrata in vigore dell'accordo in esame nonché quello di aggiornare la normativa attualmente vigente nel nostro paese alle novità intervenute nel settore dell'industria e della difesa nell'ultimo decennio. L'articolo 3 reca modifiche all'articolo 1, comma 6, della citata legge relativa al divieto di esportazione e di transito di materiali di armamento. La modifica introdotta alla lettera c) della predetta disposizione è volta ad estendere tale divieto verso i paesi nei confronti dei quali sia stato dichiarato l'embargo da parte dell'Unione europea oltre che dalle Nazioni Unite. La modifica della lettera d) della medesima disposizione ha lo scopo di specificare che le violazioni delle convenzioni sui diritti umani, a causa delle quali è fatto divieto di esportazione di armamenti verso i paesi che se ne rendano responsabili, devono essere gravi ed accertate dall'ONU, dall'Unione europea o dal Consiglio d'Europa.
L'articolo 4 modifica l'articolo 9 della legge n. 185 del 1990 ed è volto a sostituire la parola UEO con la parola UE, in considerazione del fatto che la maggior parte delle competenze dell'Unione europea occidentale sono in via di trasferimento all'Unione europea.
L'articolo 5 inserisce un comma aggiuntivo, il 7-bis, all'articolo 9 della legge n. 185 del 1990 al fine di escludere dalla disciplina delle trattative contrattuali da esso dettata le operazioni svolte nell'ambito dei programmi congiunti intergovernativi di ricerca, sviluppo e produzione di materiale di armamento svolti con imprese di paesi dell'Unione europea o della NATO.
L'articolo 6 aggiunge il comma 5-bis all'articolo 11 alla legge n.185 del 1990. Il nuovo comma, infatti, è volto a regolamentare la procedura per il rilascio della licenza globale di progetto di cui all'articolo 13 della stessa legge n.185 del 1990, tenendo conto della particolarità di questa forma autorizzatoria che riguarda la partecipazione ad un programma congiunto svolto con imprese di paesi dell'Unione europea e/o della NATO aderenti a specifici accordi intergovernativi insieme al nostro paese.
L'articolo 7 modifica l'articolo 13 della legge n. 185 del 1990 prevedendo la licenza globale di progetto come forma particolare di autorizzazione da rilasciare all'impresa che partecipi ad un programma congiunto di ricerca, sviluppo e produzione intergovernativa o industriale con altre imprese localizzate in paesi appartenenti all'Unione europea o alla NATO che garantiscano, in materia di trasferimento e di esportazione di materiali di armamento, il controllo delle operazioni secondo i principi ispiratori della legge.
L'articolo 8 modifica l'articolo 14 della legge n. 185 del 1990 disponendo che il rilascio dell'autorizzazione per la licenza globale di progetto abbia una validità di tre anni prorogabili.
L'articolo 9, nel modificare l'articolo 19 legge n. 185 del 1990, chiarisce quali siano i destinatari delle comunicazioni che gli esportatori hanno l'obbligo di effettuare in riferimento alle consegne e semplifica quindi la gestione delle operazioni in conformità con gli articoli 16 e 17 dell'accordo.
L'articolo 10 modifica l'articolo 20 della legge n. 185 del 1990 integrando con la licenza globale di progetto l'elenco dei documenti da inviare, entro centottanta giorni dalla conclusione delle operazioni di esportazione o transito di materiali di armamento, al Ministero degli affari esteri.
L'articolo 11 modifica l'articolo 27, comma 1 della legge n. 185 del 1990 escludendo le operazioni effettuate sulla base della licenza globale di progetto dall'obbligo di notifica al Ministero dell'economia e delle finanze e di tutte le transazioni bancarie in materia di esportazione, importazione e transito di materiali di armamento.
L'articolo12 definisce le modalità per l'eventuale passaggio di un programma di coproduzione intergovernativa dall'attuale regime al nuovo regime di licenza globale di progetto.
L'articolo13 prevede l'emanazione di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri volto a determinare le condizioni per l'applicazione delle norme relative al segreto di Stato ed alle notizie di cui è vietata la divulgazione di cui al regio decreto 11 luglio 1941, n. 1161, ai paesi membri del l'Unione europea o della NATO, e le modifiche necessarie ai fini di consentire gli scambi di informazione sia a livello governativo sia a livello industriale.
L'articolo14 reca, infine, le disposizioni relative alla copertura finanziaria del provvedimento in esame il cui onere è valutato in 29.500 euro annui a decorrere dal 2002.
La normativa che accompagna l'atto di ratifica interviene quindi per rendere compatibili le norme della legge n. 185 del 1990 con il trattato al quale saremo vincolati dal momento della ratifica. Questo intervento legislativo è stato molto commentato al di fuori dal Parlamento da molte associazioni che operano nel settore della ricerca di un comune intento di pace, ma attendo che queste osservazioni si traducano in osservazioni parlamentari per meglio chiarire che l'effetto innovativo di questo provvedimento sulla legge n. 185 del 1990 non riguarda minimamente gli aspetti di base ed i criteri
informatori di tale legge per quanto riguarda la produzione e la destinazione nel settore dell'armamento, quanto piuttosto i percorsi burocratici e, si dice anche, di trasparenza della legge stessa che non possono non essere modificati nel momento in cui si realizzano programmi globali. Quindi sono senz'altro e totalmente disponibile ad ascoltare le eventuali osservazioni per arrivare all'approvazione di una legge condivisa nei termini più ampi possibili.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
FILIPPO BERSELLI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Cima. Ne ha facoltà.
LAURA CIMA. Grazie Presidente. Prendo atto sia della preoccupazione (infondata secondo il relatore, il presidente Selva) del movimento che su questa ratifica (in particolare sulla modifica della legge n. 185 nel 1990) si sarebbe costituito sia della disponibilità del relatore, l'onorevole Previti, ad analizzare in concreto gli emendamenti che concretizzino in una modifica dell'atto di recepimento le preoccupazioni che sono emerse.
Credo che (senza demonizzare nulla e nessuno) la situazione che si è venuta a determinare intorno al recepimento di un atto che, a partire dalle Commissioni, rischiava di passare un po' in sordina, sia il segnale di una non chiarezza attuale nel dibattito, sia in Italia sia in Europa. Dibattito, che, peraltro, attraversa tutte le forze politiche (quindi non rivolgo
particolari accuse a nessuno) e che riguarda quale debba essere il modello di difesa e di sicurezza europeo, quindi come ci si avvicini a questo modello, attraverso quali atti e se questo atto che ci accingiamo a discutere sia uno di quelli che già delimitano alcune caratteristiche di tale modello.
Dico ciò perché sono in possesso di un testo del Parlamento europeo (in edizione provvisoria) risalente alla fine dello scorso anno, intitolato prevenzione dei conflitti, risoluzione del Parlamento europeo sulle comunicazioni della Commissione sulla prevenzione dei conflitti. Un documento molto interessante che analizza, ovviamente, tutta una serie di punti politici che sarebbe molto interessante che discutessimo anche noi. In particolare vorrei qui leggere un punto di questa risoluzione, cioè l'invito agli Stati membri a rispettare rigorosamente il codice di condotta sulle esportazioni di armi e adoperarsi per dare quanto prima a tale codice un valore vincolante.
Ora in Italia dovremo essere fieri di avere la migliore legge, sicuramente a livello europeo, su questi temi, la n. 185 del 1990. Durante la mia prima legislatura il gruppo, di cui continuo a far parte, lavorò strettamente insieme alle associazioni che hanno poi costituito il tavolo - in qualche misura permanente - contro i mercanti di morte e insieme elaborammo quei
contenuti che portarono poi all'approvazione della legge n. 185 del 1990, che è un insieme organico di norme che regolano la trasparenza ed il controllo del commercio italiano di materiali e di armamenti.
Prima di entrare nel merito della legge n. 185 del 1990, del recepimento del trattato e della prevista modifica alla suddetta legge n. 185, vorrei anche ricordare che le preoccupazioni delle associazioni sono state riaffermate anche dal Cardinal Ruini congiuntamente alle preoccupazioni per il provvedimento sull'immigrazione, la cosiddetta legge Fini-Bossi, e su come si stava delineando. Pertanto voglio affermare come vi sia un autorevole preoccupazione, della quale sarebbe bene che il Parlamento tenesse conto; ciò in una situazione nella quale, come ricordavo prima, non sono chiari i confini del modello, che dovremmo definire, di sicurezza e di sicurezza europee.
La legge produceva un primo principio di fondamentale importanza, dal quale non dovremmo mai recedere, secondo cui le esportazioni di armamenti devono essere subordinate alla politica estera italiana, alla Costituzione e ad alcuni principi del diritto internazionale da cui discendono alcuni divieti.
Ad esempio il divieto di esportare armi se queste contrastano con la lotta al terrorismo internazionale (osservate quanto questo principio che affermammo allora sia importante in questa fase, a distanza di più di dieci anni dalla legge del 1990), il divieto di esportare a Stati responsabili di violazioni delle convenzioni internazionali sui diritti umani e il divieto
di esportare a paesi in stato di conflitto.
Questi stessi criteri hanno poi anticipato quelli del Codice di condotta europeo, che la risoluzione della fine dello scorso anno del Parlamento europeo richiama come raccomandazione agli Stati membri.
Il secondo punto importantissimo della legge n. 185 concerne il sistema di controllo che prevede chiare procedure di rilascio delle autorizzazioni e meccanismi di controllo successivo. Questi sistemi di controllo hanno permesso di isolare e di ridurre sempre più il commercio illecito delle armi nel quale l'Italia, essendo un paese di grande produzione di armi, era purtroppo coinvolto. Inoltre, è previsto il divieto di commercializzare armi quando non vi sono adeguate garanzie sulla destinazione finale, tant'è vero che occorre allegare un certificato d'uso finale che deve essere rilasciato dalle autorità governative; ciò al fine di tentare di bloccare i traffici illeciti e, soprattutto, il fenomeno delle triangolazioni che era - ed è tuttora - ciò che consente la dilatazione del commercio illegale di armi.
Il terzo principio fondamentale di questa legge è l'affermazione delle istanze di trasparenza interne ed esterne emerse in sede ONU. Infatti, proprio in seguito a queste istanze di trasparenza, il Presidente del Consiglio ogni anno dovrà presentare una relazione al Parlamento (lo dovrà fare entro la fine di questo mese), per fornire una significativa e ampia
informazione al Parlamento stesso e, quindi, all'opinione pubblica sull'esportazione e importazione di armi italiane. In questa relazione si riportano dati dettagliati sulle aziende fornitrici, sul materiale esportato e sul suo valore, sul destinatario finale, sulle banche coinvolte e così via.
Questa legge - che, non disponendo di moltissimo tempo, non posso illustrare punto per punto, ma di cui ho riferito i tre principi fondamentali - viene modificata dal recepimento dell'atto che razionalizza l'industria europea degli armamenti. Il disegno di legge n. 1927 prevede l'applicazione dell'autorizzazione globale di progetto, che è un concetto nuovo introdotto dal provvedimento in discussione e che si applica a tutti i programmi di coproduzione intergovernativi o interindustriali di ricerca, sviluppo e produzione di materiali di armamento svolti con imprese di paesi membri dell'Unione europea e della NATO. Pertanto, in base al testo che recepisce il trattato, la licenza non si applica solo a coproduzioni intergovernative, come previsto dall'accordo quadro, ma anche a semplici accordi tra industrie, che non prevedono un accordo preventivo tra Governi. L'accordo, quindi, determina un'indeterminatezza dei criteri decisionali, scarse
informazioni pubbliche sul tipo di materiale esportato, sul numero dei pezzi, sul valore, sui compensi per le intermediazioni finanziarie, sulla documentazione a dogana e sul destinatario finale; manca, inoltre, un meccanismo adeguato di monitoraggio e di controllo sugli utilizzatori finali che impedisca le triangolazioni.
Un altro grave limite dell'accordo quadro è che la lista dei paesi destinatari verso cui sono vietati i trasferimenti dai sei paesi firmatari, viene stabilita caso per caso, per ciascuna fornitura, e non è pubblica; inoltre, anche il meccanismo sanzionatorio non è dei più severi da questo punto di vista.
Il problema è che da una parte già l'accordo in sé pone elementi peraltro anche lasciati in attesa di ulteriori norme che gli Stati membri dovranno definire. Dunque, si tratta di un accordo molto generale che pone una serie di preoccupazioni, ma di cui non si capisce ancora la portata e la reale articolazione a livello nazionale.
Dall'altra parte, questo provvedimento modifica, come dicevo prima, la nostra ottima legge. Soprattutto questo è il punto che ha provocato la preoccupazione anche al di fuori di questo Parlamento, oltre che la preoccupazione di una serie di forze politiche. Queste ultime hanno presentato già in Commissione emendamenti, anche se poi, per una serie di
problemi contingenti (malattia, velocità nell'analizzare il progetto), tali emendamenti sono decaduti.
Le modifiche che questo provvedimento di recepimento provoca nella legge n. 185 riguardano una serie di articoli. Mi riferisco, ad esempio, all'articolo 13 riguardante la coproduzione intergovernativa e interindustriale di produzione ricerca e sviluppo di materiale di armamento svolte con imprese in paesi dell'Unione europea e della NATO. Mi riferisco all'articolo 11 che introduce il discorso dell'autorizzazione globale di coproduzione che si sostituisce alle singole autorizzazioni di ciascun pezzo e componente: per ottenerla l'operatore deve dichiarare solo la descrizione del programma congiunto, le imprese dei paesi di destinazione e di provenienza del materiale ed il tipo di materiale. Scompaiono, quindi, il riferimento al numero dei pezzi, al valore, al destinatario finale, alle intermediazioni finanziarie. Non è richiesto il certificato di uso finale. Le autorizzazioni globali sono, inoltre, esentate dai controlli bancari (modifica
dell'articolo 27 della legge n. 185 del 1990). Si modifica, poi, la normativa sul certificato di arrivo a destino (modifica dell'articolo 20 della legge n. 185 del 1990).
Ho semplicemente sollevato alcuni dei punti - e mi avvio a concludere, signor Presidente - che sono peraltro anche quelli che abbiamo raccolto negli emendamenti presentati, sia quelli di iniziativa dei Verdi, sia quelli elaborati insieme come opposizione. Invito veramente i relatori, e li ringrazio per la disponibilità, a considerare che probabilmente il Trattato si può recepire senza modificare la nostra ottima legge. Sarebbe un grosso segnale non solo alle forze che hanno presentato gli emendamenti - tra l'altro vi sono sottoscrizioni di emendamenti di parlamentari che non fanno
parte dell'opposizione - ma anche alla preoccupazione che è stata espressa persino dal cardinale Ruini.
PRESIDENTE. Vorrei ora far presente che l'ordine del giorno prevede per le ore 18 il seguito dell'esame del decreto-legge sulla BSE. Dobbiamo, pertanto, sospendere la discussione sulle linee generali del disegno di legge di ratifica n. 1927, che riprenderà questa sera al termine della votazione.
MARCO MINNITI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO MINNITI. Signor Presidente, vorrei sollevare e trasmettere il mio rammarico per l'andamento della discussione su un tema che considero particolarmente importante, come è apparso anche dagli interventi dei relatori e della collega Cima. 
Prima non si è riusciti a garantire l'unitarietà della discussione sulle linee generali. Ho inteso anche le preoccupazioni che lei, signor Presidente, ha trasmesso all'Assemblea. In questo momento si rinvia la discussione sulle linee generali ad una seduta notturna. Vorrei dire ciò con grande pacatezza, e la prego di trasmettere questo messaggio all'intero Ufficio di Presidenza, cogliendo l'occasione della presenza del Governo.
Poiché c'è grande sensibilità intorno a questi temi, penso che sia giusto e doveroso che il Parlamento li affronti, se mi è consentito, con una certa solennità. L'idea di discutere temi così delicati a spizzico e a bocconi e, per giunta, in seduta notturna, non mi pare convincente e lo dico negli interessi e nella rappresentazione di questo Parlamento.
Signor Presidente, la prego, quindi, di trasmettere queste mie valutazioni - che faccio con grande pacatezza ma anche con grande fermezza - al Presidente della Camera, affinché si valuti se, vista la rilevanza dei temi che stiamo
discutendo, non concludere questa discussione sulle linee generali in un momento che non sia una seduta notturna.
GUSTAVO SELVA, Relatore per IIIª Commissione. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUSTAVO SELVA, Relatore per IIIª Commissione. Onorevole Minniti, se ricordo bene questo calendario è stato stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, anche se il suo appello potrebbe avere un suo fondamento. A
proposito della solennità, prima di questo abbiamo trattato un altro argomento molto importante, cioè la ratifica del Trattato di Nizza, e ci siamo trovati in quest'aula in quattro persone: quindi, credo che la solennità non possa essere a correnti alternate. 
Da questo punto di vista, sarei d'accordo con lei ma - visto che la Conferenza dei presidenti gruppo ha stabilito questo calendario, cioè che la discussione debba proseguire anche in seduta notturna - credo che non possiamo fare diversamente se non arrivando ad un voto, ma ciò sarebbe un contraddire il programma preparato dalla Conferenza dei presidenti di gruppo.
Sono d'accordo con lei che, per questa sensibilità, occorrerebbe avere maggiore attenzione però, ripeto, mi viene lo spunto di dire che per un altro argomento così importante, come la ratifica del Trattato di Nizza, questa solennità non è stata rispettata.
PRESIDENTE. Quella della solennità è una questione di partecipazione che, naturalmente, è volontaria. I colleghi possono partecipare o non partecipare e non tocca a me né a nessun altro dare un giudizio sull'intento partecipativo. Sussiste un problema che riguarda la correlazione fra i lavori dell'Assemblea - che pro tempore, forse ultra tempus, sono costretto a gestire - e le decisioni assunte in una fase in cui i problemi non avevano questo riscontro di carattere operativo, del quale prendiamo tutti atto.
Anch'io prima avevo detto che, per l'intelligenza del tema e anche per garantire un corretto sviluppo degli interventi dei colleghi, sarebbe stato utile non interrompere la discussione ma non ho questo potere dispositivo, che appartiene, invece, all'Assemblea.
Si potrebbe porre il problema come una richiesta di carattere formale, ma - come gli uffici mi ricordano - c'è un ordine del giorno prefissato, al quale sono stati aggiunti, per motivi di necessità, altri argomenti e ciò è avvenuto con una valutazione comune il 21 marzo.
Purtroppo, non ho il potere diretto di modificare le cose e, quindi, sono costretto a sospendere questo punto e, sulla base della decisione assunta, dar corso al successivo punto all'ordine del giorno. Successivamente, riprenderemo questo dibattito.
Naturalmente, può darsi che la Presidenza, che avvertirò di questa sua richiesta, possa anche fare un ragionamento di ordine diverso e, quindi, prendere una diversa decisione. Per quanto mi riguarda, ritengo, nella mia responsabilità di dirigere i lavori secondo l'ordine del giorno.
Il seguito il dibattito è rinviato al termine delle votazioni.

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Lunedi? resoconto

Legge 185: ore 15:00 si discute e si presidia

di Riccardo Bagnato (r.bagnato@vita.it)

25/03/2002

Si è conclusa la conferenza stampa. Dichiariazioni di voto da parte di alcuni gruppi parlamentari e "tanti" ringraziamenti alle associazioni organizzatrici della campagna
ROMA - Si è conclusa pochi minuti fa la conferenza stampa organizzata dalle Associazioni della Campagna 'Contro i mercanti di morte'. Presenti le Associazioni e relativi portavoce Tonio Dell'Olio (Pax Christi) e Nicoletta Dentico (Medici senza Frontiere). Un'affluenza significativa di giornalisti e parlamentari che solo qualche settimana fa sembrava ignorassero il dibattito in corso in Parlamento per la discussione del disegno di legge 1927.
Disegno di legge che non solo ratifica l'accordo quadro europeo per il rilancio della produzione bellica, ma che 'incide e modifica sostanzialmente la Legge 185' ha detto Dell'Olio. Una legge voluta dalla società civile 12 anni fa e che di fatto permette di sapere e controllare il commercio d'armi in modo trasparente per mezzo e non solo di un rapporto parlamentare da presentarsi entro il 31 marzo di ogni anno.
Alla conferenza stampa sono stati invitati con pari modalità tutti gruppi parlamentari dopo che nelle ultime settimane Associazioni come Medici senza Frontiere e Amnesty International, Associazione Obiettori non Violenti, si sono impegnate in un assidua attività di lobbying con i parlamentari di tutti gli schieramenti. Che hanno incontrato non solo l'opposizione, ma il ministro Giovanardi, il Generale Tricarico, consigliere militare de governo Berlusconi, Elio Vito (capogruppo di Forza Italia alla Camera). E diversi esponenti di Alleanza Nazionale e Lega Nord.
Alla conferenza, in rappresentanza dei relativi partiti o gruppi parlamentari, l'on. Giuseppe Molinari (Margherita) , on. Marco Minniti (DS), on. Gabriella Pistone (Comunisti Italiani), on. Marzo Rizzo (Comunisti Italiani), on. Piero Ruzzante (DS), on. Laura Cima (Verdi). Assenti Rifondazione Comunista e maggioranza.
Ai parlamentari presenti quindi si è presentato il percorso svolto e gli impegni profusi dalle Associazioni in difesa della 185, sottolineando come il 'no' della Campagna sia sostanzialmente rivolto all'accordo quadro e quindi sia un 'no' deciso all'idea di rafforzamento dell'industria bellica per una non ben precisata difesa europea. 'Tuttavia' ha continuato Dell'Olio
'in un'ottica di 'riduzione del danno' è auspicabile che gli emendamenti presentati e che fondamentalmente mirano a riappropriarsi del controllo sul commercio armi che il disegno di legge e la relativa licenza di progetto globale in esso presente eliminerebbero di fatto, vengano accolti.' 
Dell'Olio ha inoltre ricordato le parole del Cardinale Ruini, preoccupato dall'eventuale modifica anch'egli della legge 185, e invitato i parlamentari e i gruppi di ispirazione cattolica a schierarsi con gli emendamenti, a favore della vita e non della morte.
Alle parole di Nicoletta Dentico che ha affermato come lo sforzo fin qui profuso di Associazioni e opinione pubblica ha portato un Paese a discutere non solo di una legge, ma di una conquista civile che rischiava di essere cancellata in silenzio, con una notevole disponibilità da parte di Parlamentari, governo e opposizione, ha risposto l'on. Minniti, confermando il suo assenso all'accordo europeo, ma accogliendo, come gruppo DS, gli emendamenti per cui 'il voto favorevole al disegno di legge solo e se tali emendamenti verranno accolti'.
Più radicale la posizione dei Verdi. 'Avevamo presentato emendamenti anche durante i lavori in Commissione e malgrado quel giorno fossi assente per malattia e avessi delegato una collega a sostenerli; poiché la collega era
arrivata allorquando la commissione aveva di già deliberato, mi sarei aspettata che altri parlamentari in commissione facessero propri quegli emendamenti. Per questo e per l'impegno che ci contraddistingue voteremo contro il disegno di legge, e, tutt'al più, nel caso venissero accolti tutti gli emendamenti, ci asteremo.'.
Nessuna dichiarazione di voto da parte di Comunisti italiani e della Margherita, entrambi, insieme ai Verdi, debitori alle associazioni della campagna di un impegno notevole e prezioso di lobbying e informazione, che ha garantito maggiore visibilità e disponibilità a rivedere le posizioni politiche da parte di gruppi parlamentari e colleghi.
Ringraziando giornalisti e parlamentari, Tonio Dell'Olio ha annunciato un presidio davanti a Montecitorio per le 14:00 di questo pomeriggio e per domani dalle 9:00 di mattina. Per 'FARE QUADRATO intorno alla 185', consegnando ai Parlamentari come gesto simbolico l'appello in difesa della legge voluta 12 anni fa.
La discussione sul disegno di legge 1927 inizierà infatti oggi pomeriggio alle 15:00, e si concluderà con le votazioni domani.

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Agenzie e vita

ARMI: 60 ASSOCIAZIONI PER CAMBIARE RATIFICA SU COMMERCIO TESTO ALL'ESAME CAMERA; MINNITI (DS) SI' CON EMENDAMENTI
   (ANSA) - ROMA, 25 MAR - A poche ore dall'apertura in aula alla Camera della discussione per ratificare l'accordo
internazionale fra sei paesi europei sul traffico delle armi, sessanta associazioni danno ufficialmente il via ad una campagna per impedire che con questo testo venga modificata la legge 185 che dispone dei limiti per questo stesso tipo di traffico.
   L'obiettivo, e' quello di impedire che le armi vengano trasferite ai paesi che non rispettano i diritti umani, o che
hanno un conflitto in corso o ancora con una spesa militare superiore a quella sociale. ''Le associazioni - ha spiegato
Tonio Dell'Olio, portavoce della campagna che riunisce Amnesty International, Acli, Medici senza Frontiere, Nigrizia e molte altre ancora - chiedono quindi che la legge 185 non venga modificata attraverso l'accordo, sottoscritto dall'Italia per favorire il commercio di armi all'interno di sei paesi questi paesi''.
   Il testo, un disegno di legge del governo presentato lo scorso 9 novembre scorso, e' stato gia' approvato in commissione il 30 gennaio. Da allora le associazioni sono scese in campo per mobilitare i parlamentari di ogni gruppo ''per ricordare l'impegno dell'Italia per la democrazia e la trasparenza nel commercio delle armi''. Questo pomeriggio le associazioni presiederanno di fronte alla Camera ''per fare quadrato attorno alla legge 185''. In un giro di incontri con quasi tutti i gruppi parlamentari le associazioni hanno comunque già trovato assicurazioni perchè il testo venga emendato. ''Da parte nostra - ha spiegato Marco Minniti (Ds) - c'è un sì al trattato, ma il sì al disegno di legge di ratifica e' legato agli emendamenti che saranno eventualmente accettati''. In sostanza simile la posizione di Giovanni Molinari della Margherita mentre i Verdi, ha invece aggiunto Laura Cima, ''potranno al massimo astenersi o votare contro se il testo non sarà emendato''.
(ANSA).
25-MAR-02 15:41 

COMMERCIO ARMI: ASSOCIAZIONI PACIFISTE, NON STRAVOLGERE LEGGE
(AGI) - Roma, 25 mar. - In vista della discussione alla Camera del ddl di ratifica degli accordi europei in tema di industria della difesa, le associazioni Pax Christi, Medici senza frontiere e Amnesty international chiedono l'istituzione di un tavolo permanente, con la partecipazione di loro rappresentanti, per la verifica della relazione annuale al Parlamento sugli armamenti. Lo hanno detto stamattina in una conferenza stampa con riferimento alla ratifica del trattato di Farnborough (luglio 2000), un accordo-quadro firmato da Francia, Germania, Irlanda del nord, Regno unito, Spagna, Svezia e Italia. 
    Nel contesto del provvedimento sono previsti ritocchi alla legge 185 sul commercio delle armi, che le opposizioni intendono salvaguardare nei suoi contenuti, ritenendo quella italiana tra le leggi più avanzate a livello europeo sulla questione del commercio delle armi. Marco Minniti (Ds) si è detto d'accordo con le associazioni e collega il voto del suo partito all'accoglimento da parte del governo degli emendamenti proposti dall'opposizione. Della stessa idea Molinari (Margherita) e Pistone (Pdci): anche loro attendono per vedere quanti e quali emendamenti verranno accolti dall'esecutivo. Più cauto l'atteggiamento dei Verdi, che secondo Laura Cima che si asterranno o voteranno contro il provvedimento. (AGI)
Cli/Cav/
25 MAR 02 - 16:59

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2 e-mail dell'on. Grandi (DS)

Roma, 22 marzo 2002
Agli amici in indirizzo

Cari amici,
ho ricevuto le vostre e-mail che sollecitano una posizione di difesa dei principi della legge 185/90. Condivido le esigenze che voi ponete e vi informo che la riflessione in corso nel gruppo D.S.-l'Ulivo della Camera, a cui sto partecipando pur non essendo componente delle Commissioni interessate, sta approdando ad un consistente pacchetto di emendamenti che vi farò avere non appena saranno disponibili.
Cordiali saluti
                            On. Alfiero Grandi


Martedì 26 marzo 2002

    Facendo seguito alla precedente comunicazione, vi invio gli emendamenti alla proposta di legge 1927, presentati in parte dal Gruppo DS-l'Ulivo della Camera (da me sottoscritti) e in parte formulati da me insieme ad altri deputati.
    La correzione politica mi sembra rilevante.
    La Camera rinvierà, con ogni probabilità, l'esame del provvedimento a dopo Pasqua e questo può consentirci un ulteriore approfondimento.
    Cordiali saluti
                                    On. Alfiero Grandi

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Legge 185: Breaking News

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  BREAKING NEWS! BREAKING NEWS! BREAKING NEWS!
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  Contro i mercanti di armi, "Io difendo la 185": ULTIMA CHIAMATA
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  Obiettivo 10 mila, Lunedì 8 aprile (anche se alcuni voci danno per spostata a maggio la discussione. ndr.) la Camera si pronuncerà sul ddl 1927 che svuota la legge 185. Facciamoci sentire!
  La campagna iniziata 6 settimane fa contro il ddl 1927 e   per la difesa di una legge civile e democratica come la
  185/90 che ci garantisce un minimo di informazione e di   controllo sulla vendita di armi pesanti e' stata un grande
  successo. Qualche giorno fa abbiamo superato le 8000   adesioni online, oltre 3 mila sono di associazioni ed enti,
  calcoliamo che il numero totale delle adesioni espresse in quelle 8150 firme elettroniche superi le 50 mila persone.
  Questo basta a farne la piu' grande mobilitazione internet   italiana. Dal sito della rete di lilliput sono partiti
  oltre 3000 messaggi indirizzati via e mail ai parlamentari,   e dal nostro sono stati scaricati oltre 1000 moduli da
  spedire via fax.
  Ebbene, lunedì un parlamento ignaro, o colpevolmente   indifferente, deciderà (leggete a tal proposito gli articoli
  di Marescotti sul sito di peacelink). Facciamo il possibile   per arrivare a quota 10 mila firme online da gettare
  nell'emiciclo di Montecitorio lunedì mattina.
 
  COSA FARE?
   - Spedisci questo messaggio a tutti gli amici pregandoli di firmare;
   - Puoi dare la tua adesione online e consultare le informazioni:
  http://web.vita.it/185/
 
  - Sul sito della Rete di Lilliput puoi inviare una email al/la
  parlamentare del tuo collegio per segnalargli/le la tua posizione:
  http://www.retelilliput.org/
 
  - Articolo di Alessandro Marescotti su Peacelink:
  http://www.peacelink.it/editorl/editorl.html
 
  - La legge 185/90 e il commercio delle armi: una tavola rotonda:
  http://web.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=16307
 
  - Per tenerti aggiornato:
  http://web.vita.it/sotto/index.php3?SOTTOCATID=368
 
  VITA non profit online - http://web.vita.it/home/
  =================================
  Via Marco D'Agrate, 43, 20139, Milano - Italia
  tel: +39/02/5522981 fax: +39/02/55230799
  registrazione tribunale di Milano n.397, 8/7/94
  =================================

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Cusano Milanino difende la 185

Care amiche e amici,
giovedì 4 Aprile il Consiglio comunale di Cusano Milanino (MI) ha approvato a maggioranza il testo dell'ordine del giorno a difesa della legge 185/90 sul commercio delle armi.
Hanno votato a favore: Verdi, Ds, Margherita, Comunisti italiani; 
Contro: Lega Lombarda;  
Assenti (dall'aula) : Forza Italia; 
Assenti (per malattia): Rifondazione comunista, e Alleanza nazionale.
E'  importante cercare di coinvolgere anche su questi temi le amministrazioni comunali che, come sappiamo, sono spesso più attente ai lavori per un marciapiede che ad esercitare un ruolo di rappresentanza e indirizzo politico delle diverse comunità locali.
Grazie per il molto lavoro che state facendo assieme a tante altre realtà.
Ciao Luciano

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Famiglia Cristiana: "L'ultima occasione per fermare i mercanti di morte"

Famiglia Cristiana n. 14 del 7-3-2002 - In famiglia - L'ultima occasione per fermare i mercanti di morte


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      del n.14

            di Tonio Dell'Olio
            Coordinatore nazionale Pax Christi


      ALLA CAMERA IL DISEGNO DI LEGGE CHE AGEVOLA LA VENDITA DI ARMI

      L'ULTIMA OCCASIONE PER FERMARE I MERCANTI DI MORTE

      Ricordate il film Finché c'è guerra c'è speranza? Alberto Sordi impersonava un losco figuro, un brillante agente di commercio molto attivo nella vendita di armi italiane in giro per il mondo. In qualche modo diventava anche il simbolo di un benessere ristretto alla propria famiglia, ma fondato essenzialmente sulla morte e sulla sofferenza di
migliaia di persone localizzate soprattutto nei Paesi più poveri.
      Un fenomeno che non solo non si è mai esaurito ma, se possibile, è andato consolidandosi in un contesto in cui l'economia sopravanza sempre più la politica e i criteri etici. "Gli affari sono affari" anche nel settore dell'industria bellica, che in Italia ha accusato qualche significativa flessione a partire dal 1990, dopo l'approvazione della legge 185.
      Una buona legge, che armonizza il commercio delle armi con i criteri della politica estera di una nazione democratica, in quanto vieta di esportare armi a Paesi che si siano macchiati di violazione dei diritti umani o che abbiano conflitti in corso, che abbiano una spesa militare superiore a quella sociale o che siano oggetto di un embargo decretato dall'Onu. Nonostante questo, attualmente il 70 per cento delle esportazioni italiane di armi è destinato a Paesi del Sud
del mondo e, pur scesa dal quarto al nono posto tra i Paesi maggiori esportatori, l'Italia resta leader del settore, soprattutto per quanto riguarda le cosiddette armi leggere. Tutto questo non ci ha impedito di esportare armi alla Turchia e all'Indonesia di Suharto, o di concludere accordi con la Russia durante il periodo di maggiore crisi in Cecenia!
      Nella settimana dopo Pasqua, la Camera dei deputati sarà chiamata a pronunciarsi sul disegno di legge 1.927, che il Governo ha presentato per ratificare l'Accordo Quadro che intende consolidare la coproduzione bellica europea. In realtà si tratta di un Trattato stipulato tra sei Paesi e si pone come una delle fasi di attuazione del progetto della Difesa comune europea. La preoccupazione maggiore riguarda soprattutto l'introduzione dell'"autorizzazione globale di
progetto", che non offre le stesse garanzie di controllo e trasparenza contenute nell'attuale legislazione italiana (185/90). D'altra parte, dei 14 articoli del disegno di legge, ben 10 propongono modifiche esattamente alla normativa attuale.
      La viva soddisfazione espressa dai rappresentanti dell'industria italiana delle armi indica con chiarezza che le preoccupazioni di tante realtà della società civile non sono infondate. All'indomani dell'inizio del suo iter parlamentare, circa 60 realtà della società civile organizzata, molte di matrice cristiana, hanno dato vita a una campagna informativa e di pressione per tentare di impedire che le maglie di controllo dell'export bellico italiano si allargassero. La campagna è riuscita a raggiungere i gruppi parlamentari delle forze politiche rappresentate in Parlamento, a costringere almeno le forze dell'attuale opposizione a fare un dietrofront rispetto ad alcune posizioni iniziali e a presentare molti emendamenti.
      Le notizie dell'ultima ora ci riferiscono che i partiti di maggioranza hanno dichiarato la propria indisponibilità a cedere
rispetto alla forma iniziale del provvedimento, noi continuiamo però a confidare nel fatto che temi come questi non consentono di piegarsi a ordini di scuderia, ma invitano a guardare alla coscienza. Continui allora l'azione di pressione dei cittadini nei confronti di deputati e senatori eletti nei propri collegi, per fermare i mercanti di morte!
      Tonio Dell'Olio

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La risposta di Castagnetti

Carissimi,
In quest'ultimo mese ho ricevuto il vostro appello "CONTRO I MERCANTI DI ARMI" in difesa della legge 185 in cui manifastavate la vostra contrarietà ad alcune misure introdotte dal disegno di legge 1927 "relativo alle misure per facilitare la ristrutturazione e le attività dell'industria europea per la difesa".
Vi scrivo oggi per aggiornarvi sull'evoluzione del dibattito in corso.
Anzitutto volevo informarvi che essendo stato presentatore della proposta di legge e relatore della 185/90 da subito ho espresso forte preoccupazione e mi sono impegnato perché non fosse vanificato quanto di positivo quella legge ha rappresentato per il nostro paese e perché non fossero minacciati i fondamenti di tale legge.
Il gruppo della Margherita che rappresento alla Camera ha chiesto, insieme agli altri gruppi dell'opposizione, ed ottenuto il rinvio della discussione prevista per lo scorso 25 marzo. Questo perché non si rendesse marginale un argomento di interesse pubblico così rilevante; interesse che la vostra sensibilità ha testimoniato in maniera ancor più chiara.
Il rinvio è stato necessario anche alla luce della decisione incomprensibile adottata in sede di comitato ristretto di bocciare tutti gli emendamenti presentati.
Pur confermando la validità dell'accordo internazionale del 27 luglio 2000 di Farnborough, le cui finalità sono quelle di aumentare le garanzie su di un tema così delicato, abbiamo ritenuto importantissimo cercare di migliorare i termini dell'articolato attraverso il confronto e facendo nostre buona parte delle richieste provenienti dal mondo che rappresentate come singoli e come associazioni ( Nigrizia, Pax Christi, Associazione Obiettori non Violenti, Amnesty International, Agesci, Paecelink e tante altre).
Come forza politica di opposizione, che ha avuto responsabilità di governo, ci siamo impegnati ad elaborare con il vostro essenziale aiuto proposte serie e migliorative del provvedimento.
Purtroppo questo spirito sembra essere rimasto inascoltato da parte della maggioranza ed è per questo che ci auguriamo che il periodo di sospensione ottenuto sia utile per rivedere alcune posizioni.
Era mio desiderio illustrarvi lo stato dei lavori su questo argomento così importante, e spero di aver fatto cosa utile e gradita. Per chi volesse approfondire maggiormente questi aspetti, ho altresì disposto che fossero messi on-line sia i documenti parlamentari che il resoconto dell’incontro con il mondo dell’associazionismo. Li potete trovare sul sito web www.pierluigicastagnetti.it sotto la voce “Materiali di lavoro”.
Vi invio i miei più cordiali saluti nella speranza di un futuro di pace.
Pierluigi Castagnetti

Segreteria On.le Castagnetti
Via Ariosto, 2 - 42100 Reggio Emilia
tel +39 522 455036 - fax +39 522 - 438328
dr. Maurizio Battini
e-mail: castagnetti_p@camera.it
www.pierluigicastagnetti.it

 

 

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O.d.g. del comune di Bazzano

Vi allego l'ordine del giorno contro le modifiche alla legge 185 approvato su mia proposta dal Consiglio Comunale di Bazzano (BO) nella seduta del 21 maggio scorso coi voti favorevoli de L'Ulivo e di Rifondazione Comunista e l'astensione di Alleanza Nazionale (assente Forza Italia).
 
Grazie dell'attenzione e cordiali saluti
 
Luca Grasselli
assessore alla Cultura e alla Pubblica Istruzione
del Comune di Bazzano

Al punto n.36 sono entrati Baioni e Colombini; al punto n.37 è entrato Gherardi; al punto n.40 è uscito l’assessore non consigliere Savini; al punto n.43 è uscita Ricci; i presenti sono 13.

 IL CONSIGLIO COMUNALE

Sentito l’assessore Grasselli che, su invito del sindaco, illustra brevemente i contenuti e le finalità del documento proposto;

Baioni (L’Ulivo) si dice pienamente d’accordo con i contenuti e le finalità dell’ordine del giorno ed osserva come il disegno di legge proposto non sia il primo errore del Governo italiano.

Osti (All. Nazionale) preannuncia astensione su un documento che critica l’operato del Governo;

Con 12 voti favorevoli e 1 astensione (Osti), espressi per alzata di mano

APPROVA

il seguente ordine del giorno:

Sottolineato che la Legge 9 luglio 1990, n. 185 “Nuove norme sul controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”, rappresenta ancora oggi uno degli strumenti più avanzati finalizzati al controllo democratico del commercio delle armi, puntando a dare attuazione ai seguenti principi fondamentali:

·      il commercio delle armi deve essere subordinato alla politica estera dell’Italia, alla Costituzione e ad alcuni principi del diritto internazionale, da cui discendono il divieto di esportare armi a Paesi in guerra, a Paesi responsabili di violazioni delle convenzioni sui diritti umani, a destinazioni contrastanti con la lotta al terrorismo internazionale;

·      il commercio delle armi deve avvenire secondo procedure trasparenti di rilascio delle autorizzazioni e meccanismi di controllo successivi, segnando una chiara distinzione tra mercato lecito e illecito. In tale ambito, è di estrema importanza la necessità di adeguate garanzie sulla destinazione finale delle armi;

·      il commercio delle armi deve prevedere un’ampia e significativa informazione all’opinione pubblica sulle esportazioni e importazioni di armi italiane, tramite la presentazione al Parlamento di una dettagliata relazione annuale del Presidente del Consiglio dei Ministri;

rilevato come nei dieci anni di applicazione vi siano stati molteplici tentativi di aggirare la Legge n. 185/90 attraverso il susseguirsi di atti regolamentari ispirati ad una tendenza interpretativa sempre più riduttiva;

considerato che la Legge n. 185/90 ha di fatto anticipato l'indirizzo più recentemente assunto a livello europeo con il "Codice di condotta dell'Unione Europea per le esportazioni di armi", e che il 3 ottobre 2001 il Parlamento Europeo ha approvato una Risoluzione con cui gli Stati Membri sono stati invitati ad applicare e a rendere il Codice legalmente vincolante;

rilevato come il 27 luglio 2000 i Ministri della Difesa di Francia, Germania, Italia, Spagna, Svezia, Regno Unito (ossia i Paesi che esportano il 90% degli armamenti europei) abbiano sottoscritto a Farnborough l’Accordo quadro per la ristrutturazione dell'industria europea della difesa, in attesa di ratifica da parte del Parlamento italiano, che prevede fra l’altro:

·      la semplificazione delle procedure di controllo delle esportazioni in tutti i programmi di coproduzione tra i sei Stati partecipanti con l’introduzione della "licenza globale di progetto", applicabile ai programmi congiunti di coproduzione intergovernativa tra due o più Paesi che abbiano ratificato l'Accordo;

·      l'assicurazione che le decisioni sulle licenze di esportazione saranno prese in base ad un consenso comune di tutti gli Stati partecipanti alla coproduzione, anche con la redazione concordata di una “Lista bianca” di destinazioni accettabili per gli equipaggiamenti di difesa;

appreso che il 9 novembre 2001 il Governo ha depositato presso la Camera dei Deputati il disegno di legge n. 1927, con il quale si intende ratificare l’accordo di Farnborough, apportando contestualmente alcune modifiche alla Legge n. 185/90;

rilevato come il disegno di legge n. 1927 punti in realtà ad un'applicazione estensiva ed eccessivamente semplificatoria dell’accordo di Farnborough, dato che:

·      è stata introdotta una formula di autorizzazione generica per la quale non è chiaro come possano essere effettuati i controlli al fine di evitare deviazioni di pezzi e componenti verso Paesi o soggetti pericolosi;

·      viene prevista l’applicazione della “licenza globale di progetto” anche per quei Paesi che non hanno sottoscritto l’accordo e non solo per coproduzioni intergovernative, ma anche per semplici accordi tra industrie, conferendo in tal modo una vera e propria delega in bianco sulla scelta delle destinazioni finali al Paese con cui si coproduce, senza alcuna possibilità di controllo né di informazione da parte delle autorità italiane;

ritenuto che l'approvazione del disegno di legge n. 1927 rischi di minare i principi della Legge n. 185/90 e di vanificare anche il Codice di condotta dell'Unione Europea per le esportazioni di armi, ponendo le basi per un sostanziale svuotamento dei condivisibili meccanismi di controllo e  trasparenza attualmente vigenti, determinando una palese contraddizione con la proclamata volontà di combattere il terrorismo internazionale e di isolare i Paesi che lo sostengono, fatto politicamente grave alla luce degli eventi dell'11 settembre 2001;

invita il Parlamento ed il Governo

·      a modificare gli articoli 6, 7, 10, 11 e 13 del disegno di legge n. 1927, il cui effetto combinato è quello di sottrarre la "licenza globale di progetto" alle disposizioni rigorose e trasparenti previste dalla Legge n. 185/90, che ha anticipato il "Codice di condotta dell'Unione Europea per le esportazioni di armi" adottato l'8 giugno 1998;

·      a sottoporre a revisione tutte le norme regolamentari che dal 1990 hanno determinato un'attenuazione della portata innovatrice delle disposizioni contenute nella Legge n. 185/90;

dà incarico al Sindaco di trasmettere il presente ordine del giorno al Presidente della Repubblica, ai Presidenti dei due rami del Parlamento, ai Presidenti delle Commissioni Difesa e Esteri dei due rami del Parlamento, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro della Difesa, al Ministro degli Affari Esteri, alle Organizzazioni Non Governative che hanno promosso la Campagna "difendiamo la 185".

 

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Preti novaresi e banche armate

Ecco il testo che un gruppo di preti della Diocesi di Novara ha inviato a tutte le banche rpesenti sul territorio.

======================================================

Alla DIREZIONE GENERALE
delle
BANCHE,  ISTITUTI di CREDITO  e  di  RISPARMIO
presenti sul nostro territorio

e   p. c. ai mezzi di Informazione


Gentile Direttore,
                          nella Relazione che ogni anno il Governo presenta al Parlamento Italiano sulle esportazioni di armi (come chiede la legge 185/90), ed in particolare nella parte curata dal Ministero del Tesoro, divulgata da riviste come Nigrizia, Missione Oggi e Mosaico di Pace, abbiamo trovato il nome di molte Banche, presso le quali ognuno di noi ha qualche deposito.
Siamo molto preoccupati nel sapere di questo coinvolgimento delle Banche in azioni di investimento nel vergognoso traffico di armi, spesso proprio verso i Paesi più poveri del Sud del mondo.
Crediamo sia importante la trasparenza nelle operazioni e negli investimenti, come chiede appunto la legge 185 del 1990: legge che proprio in questi giorni (con il ddl 1927) rischia di essere stravolta per poter allentare i controlli sul traffico di armi.
Trasparenza e controlli che vediamo messi in atto (almeno in parte) anche nella lotta al terrorismo internazionale.
Non possiamo ignorare l¹accorato appello del Papa ad Assisi, lo scorso 24 gennaio: Mai più violenza! Mai più guerra! Mai più terrorismo!²  E quanto affermato dal Card Ruini lo scorso 11 marzo al Consiglio permanente della CEI: fare attenzione a che la ratifica da parte del Parlamento italiano dell'accordo quadro per la ristrutturazione dell'industria europea di difesa non comporti l¹attenuarsi dei controlli sul commercio delle armi.
Riteniamo immorale il traffico di armi, inconciliabile con la nostra coscienza.
Le chiediamo, quindi, di confermare o smentire, per iscritto, il coinvolgimento del Suo Istituto (attraverso finanziamenti o il semplice appoggio) in operazioni di esportazione di armi.
Restiamo in attesa di una Sua risposta, che renderemo pubblica a ogni livello, a partire dalla gente delle nostre Parrocchie.
In caso di risposta vaga o di non risposta, o di effettivo coinvolgimento in traffico di armi, valuteremo anche la possibilità di interrompere i rapporti con la Sua Banca.
Distinti saluti.
Novara, marzo 2002

Airoldi padre Mario, Novara; Annovazzi don Marco, Villadossola; Borroni don
Giorgio, Gignese; Campiotti don Dino, Novara; Caretti don Ezio, Borgosesia;
Delconte don Luigi, Antronapiana; Gallenzi don Daniele, Novara; Maddalena
don Ettore, Villadossola; Maniscalco don Salvatore, Massino Visconti;
Masseroni don Giuseppe, Verbania; Pastore don Giuseppe, Nonio; Sacco don
Renato, Cesara; Salsa don Roberto, Trobaso;  Tramonti don Luigi, Pallanzeno;
Vezzani don Claudio, Cuzzego; Visco don Antonio, Domodossola.

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Legge 185/90: oggi tutti in piazza Montecitorio

Campagna armi: oggi tutti in piazza Montecitorio
di Gabriella Meroni (g.meroni@vita.it)
29/05/2002   

In contemporanea con la discussione del ddl 1927, ci sarà una manifestazione in difesa della 185/90. Ecco cosa succederà.
Questo pomeriggio, a partire dalla 17.30, le organizzazioni che promuovono la campagna ³Fermiamo i mercanti di morte² si ritrovano in piazza Montecitorio, davanti al palazzo sede della Camera dei Deputati, per manifestare in contemporanea con la discussione del ddl 1927.
Sarà l'occasione per manifestare apertamente il dissenso nei confronti di questo disegno di legge, e fare pressione sui deputati perché non lo approvino, salvaguardando la legge 185/90. Non solo: oggi pomeriggio è prevista anche la discussione di altri provvedimenti da difendere o su cui mobilitarsi, come la ridefinizione dell'embargo all'Iraq e la decisione sul prolungamento delle missioni di pace italiane all'estero.
Questo il programma della giornata:
alle 17.30: ritrovo in piazza Montecitorio;
alle 18.30: grande gioco del Monopoli riveduto e corretto in chiave export di armi: ad ogni casella del gioco corrisponderà un paese, e ogni volta che lanciando il dado si finisce sulla casella verranno letti i dati dell'export
di armi italiano verso quel paese ed altre eventuali notizie; a seguire (vero le 19.30): interventi di varie personalità; sarà letto un intervento di padre Alex Zanotelli inviato per l'occasione;
alle 20.00: spettacoli teatrali e musicali (prevista la partecipazione della band Titubanda e una performance delle Donne in Nero);
alle 21.30: fiaccolata finale

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Commercio delle armi: "Modificare la 185 per aumentare la competitività" (da "Missione Oggi")

Il Governo manifesta il vero volto del disegno di Legge 1927 sul commercio delle armi:
Rendere più competitiva l'industria militare europea per abbattere la sudditanza USA
L'avevamo temuto. Ma gli on. Ciro Alfano (UDC) e FILIPPO BERSELLI (Sottosegretario di Stato per la difesa) l'hanno detto senza mezzi termini. Il disegno di Legge 1927 attualmente in discussione alla Camera intende modificare la Legge 185/90 (sul controllo del commercio delle armi) per  "abbattere quel divario di efficienza e di contenuti tecnologici nei confronti degli Stati Uniti per svincolarci dalla sudditanza americana".
Per l'on. Ciro Alfano occorre modificare la legge 185/90 per "abbattere quel divario di efficienza e di contenuti tecnologici nei confronti degli Stati Uniti"... "stante l'attuale situazione di squilibrio di competitività ed efficienza dell'Europa nei confronti degli Stati Uniti". Infatti "per evitare la marginalizzazione di un apparato produttivo strategico, vi è anche la necessità di svincolarci dalla sudditanza americana e fare acquisire all'Europa maggiore autonomia per recitare quel ruolo che le compete nel contesto internazionale".
Tesi ribadita dall'on. FILIPPO BERSELLI, Sottosegretario di Stato per la difesa che ha affermato che "le nuove norme
consentiranno alle industrie nazionali ed europee per la difesa di decollare verso ambiti maggiormente competitivi".
E' quanto si apprende dagli interventi di ieri dell'on. Ciro Alfano (UDC) e dell' on. FILIPPO BERSELLI (Sottosegretario di Stato per la difesa) che parlava a nome del Governo.
Oggi si terrà la riunione in Commissione per "valutare" gli emendamenti proposti dall'opposizione, ma dagli interventi soprariportati la posizione del Governo appare "blindata". E questo nonostante moltissime associazioni del mondo cattolico, sindacale, cooperativo e del volontariato abbiano da mesi promosso la Campagna "Difendiamo la 185" affinchè la normativa sul commercio delle armi in discussione al parlamento non stravolga l'attuale legislazione italiana a scapito della trasparenza e del controllo parlamentare su una marteria delicata come appunto il commercio delle armi.
Ricordiamo che lo stesso Card. Ruini nella sua prolusione al Consiglio Episcopale Permanente dell'11-14 marzo aveva espresso una forte preoccupazione in merito affrmando che occorre "fare attenzione a che la ratifica da parte del Parlamento italiano dell'accordo quadro per la ristrutturazione dell'industria europea di difesa non comporti l'attenuarsi dei controlli sul commercio delle armi".

Puoi trovare il testo stenografato del dibattito sul sito della Camera qui sotto riportato:
http://www.camera.it/chiosco.asp?content=attivita/lavori/01.aula/06.bozze.asp
Puoi scaricare tutto il testo del dibattito alla camera dal sito:
www.banchearmate.it
Ricordo che tutta la documentazione della Campagna "Difendiamo la 185" e il programma delle MANIFESTAZIONI DI MERCOLEDI 29 MAGGIO davanti alla Camera sono riportate sul sito.
www.banchearmate.it
Giorgio Beretta
Missione Oggi
info@saveriani.bs.it
-------------------------------
Missione Oggi promuove la Campagna
di pressione alle banche armate:
www.banchearmate.it
Email: info@banchearmate.it

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Approvato in regione Emilia Romagna risoluzione contro la modifica alla legge 185

Al Presidente del Consiglio Regionale

Sede

RISOLUZIONE

IL CONSIGLIO REGIONALE DELL’EMILIA-ROMAGNA

Considerato che

- la legge 185/90 oggi in vigore determina nel nostro Paese maggiori controlli nel commercio internazionale delle armi;

- tale legge ha permesso e permette trasparenza verso il Parlamento e l’opinione pubblica grazie all’obbligo di certificazioni per ogni pezzo esportato e per tutte le fasi necessarie alla sua produzione e commercializzazione, oltre che per i severi divieti, come l’obbligo della certificazione dell’uso finale delle armi, di esportazione presso Paesi in conflitto o che violano, in qualsiasi forma e maniera, i diritti umani;

considerato che

- il DDL 1927 presentato dall’attuale Governo a modifica della legge n.185/90 utilizza la necessaria ratifica di un accordo europeo in tema di difesa per introdurre subdole correzioni, come la “certificazione di progetto”, che di fatto producono una riduzione fino all’annullamento dei controlli e delle autorizzazioni oggi previste, sottraendo così il reale commercio delle armi dal controllo democratico del Parlamento e dell’opinione pubblica;

- il DDL 1927, inoltre, prevede divieti molto meno rigidi all’esportazione di armi a Paesi che violano diritti umani;

il Consiglio Regionale

convinto che

- il commercio internazionale delle armi è una delle cause dell’alimentarsi e acuirsi di conflitti in varie aree del mondo, specie in Paesi con economie deboli e con alto livello di povertà, sottraendo gran parte delle risorse pubbliche altrimenti utilizzabili;

- il commercio delle armi prodotte in Italia deve sottostare ai principi democratici di trasparenza sanciti dalla nostra Costituzione e che la proliferazione delle armi rappresenta un serio pericolo per la sicurezza internazionale, già messa a dura prova dopo i fatti dell’11 settembre, oltre che un attacco al difficile processo di costruzione della pace;

esprime

- un forte dissenso verso le norme contenute nel DDL 1927 e la conseguente abrogazione della legge 185/90 che ha decisamente contribuito ad ostacolare la drammatica proliferazione del commercio delle armi nel mondo;

- l’auspicio che l’iniziativa di tante associazioni, che sostennero a suo tempo tale legge e che hanno potuto constatare la sua validità, come quella di larghi settori  dell’opinione pubblica contro l’abolizione dei controlli fino a oggi esercitati, porti alla modifica del voto favorevole espresso in Commissione Esteri e Difesa della Camera per il ripristino dei principi e dei controlli previsti dalla 185/90 o a un voto contrario nelle aule parlamentari;

chiede al Presidente della Regione Emilia-Romagna

di adoperasi in ogni sede di confronto con il Governo e il Parlamento per il mantenimento in vigore della legge 185/90 e comunque per la riconferma in una nuova eventuale legge dei principi fondamentali e dei meccanismi di controllo obbligatorio e delle procedure di trasparenza contenuti nella legge 185/90;

chiede al Presidente del Consiglio Regionale

di rendere nota al Governo e al Parlamento Italiano, come a tutti i gruppi parlamentari, questa presa di posizione del Consiglio Regionale a tutela della legge 185/90 e dei suoi principi di fondo.

Ugo Mazza (DS) 1° firmatario                                Rocco Giacomino (PdCI)

Mauro Bosi (Margherita-Ulivo)                              Luisa Balboni (PRI)                  

Bruno Carlo Sabbi (Misto)                                    Daniela Guerra (Verdi)

Leonardo Masella (PRC)                                       Lino Zanichelli (DS)                   

Paolo Zanca (SDI)                                                Graziano Del Rio (Popolari)

 

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Legge 185/90: intervento di Alfiero Grandi durante la discussione in aula

ALFIERO GRANDI: Signor Presidente, come hanno già ricordato anche altri colleghi nella discussione, questo accordo è molto importante perché coinvolge sei paesi europei su un argomento che non rappresenta la soluzione nell'ambito della ricerca di una forza unica europea d'intervento nelle situazioni di crisi - quando è necessario - , ma
riguarda comunque un aspetto importante come la produzione di sistemi di arma e quindi l'esigenza di un coordinamento.
Del resto, proprio in questi giorni abbiamo avuto notizia che, da varie parti, sono state fatte pressioni su singoli paesi europei e sull'Unione europea perché venissero acquisiti nuovi sistemi di arma.
Si tratta, evidentemente, di un grosso complesso di affari, in particolare per gli Stati Uniti d'America. Ovviamente,
nessuno può rimanere ingannato dagli allettamenti relativi alle esigenze di ammodernamento; tutto ciò significa investire molte risorse in produzioni fatte altrove. In questo senso il coordinamento tra paesi europei al fine di offrire materiali adeguati ai compiti delle Forze armate in Europa è, evidentemente, importante.
Detto questo, però, nella discussione di questo disegno di legge occorre tenere presente due aspetti: la scelta contenuta nell'accordo e, allo stesso tempo, l'esigenza di mantenere un elemento importante di etica, di civiltà, diciamo pure di conquista, rappresentata nel nostro paese dalla legge n. 185 del 1990. Non è un caso che tanti settori della società, in questi giorni ed in queste settimane, si siano erti a difesa di una legge che hanno ritenuto messa in discussione dalla
natura del provvedimento al nostro esame o comunque potenzialmente peggiorata. Non è un caso perché alla legge n. 185 del 1990 si è giunti dopo un iter molto lungo, dopo una procedura complessa che ha rappresentato un'evoluzione politica. Si è trattato di un'evoluzione che ha visto il concorso e la convergenza di soggettività politiche sociali e reali molto diverse, che hanno portato ad una legge che ha regolato in termini assolutamente di avanguardia, in Italia, la
trasparenza sulla produzione e sul controllo del commercio dei materiali per armamenti. L'Italia, su questa materia, ha una legislazione che non può essere compromessa e non può essere subordinata a nessun altro tipo di interesse e provvedimento.
Se si vuole andare avanti con l'esigenza di avere un coordinamento a livello europeo, anche nella politica degli armamenti, occorre che i criteri ed i principi della legge n. 185 del 1990 vengano riversati nella nuova normativa che si vuole approvare. Ricordo, ad esempio, un punto molto importante: a norma della legge n. 185 del 1990 le esportazioni di materiali per armamenti sono subordinate alla politica estera del nostro paese. In questo senso, forse, l'Italia potrebbe
avanzare un argomento che è oggetto di confronto perfino nel vertice che si sta per svolgere, proprio in queste ore, molto vicino a Roma; mi riferisco all'argomento del terrorismo. C'è stata un'epoca in cui gli Stati Uniti d'America erano molto lontani dalle direttive dell'OLAF relative al riciclaggio dei capitali. Oggi, dopo le vicende dell'11 settembre, sappiamo che gli Stati Uniti sono diventati, improvvisamente, un paese molto attento all'applicazione di quelle direttive e addirittura chiedono, diciamolo pure, con qualche irruenza, ad altri di applicarle. Ritengo che anche in materia di terrorismo varrebbe la pena di ricordare che l'Italia ha un'esperienza (che dovrebbe essere recuperata) che potrebbe essere oggetto di attenzione da parte di altri paesi. Può essere importante sapere a chi si vendono le armi, sapere a chi finiscono in mano per evitare che finiscano in mano, ad esempio, a soggetti che possono essere protagonisti di azioni
terroristiche o comunque di azioni che rendano grave la tensione in certe aree del mondo (pensiamo a cosa sta avvenendo, in queste ore, tra Pakistan e India).
Dunque l'Italia dovrebbe avere maggiore consapevolezza, maggiore rispetto e maggiore capacità di difendere la propria esperienza ed originalità. La legge n. 185 del 1990 è una legge importante che ha subordinato la produzione ed il commercio delle armi ad obiettivi politici, sia quelli contenuti nella Costituzione sia quelli relativi, ad esempio, all'esigenza di non considerare la guerra come soluzione dei conflitti (pensiamo, appunto, a cosa potrebbe succedere nel Kashmir
se vi fosse lo scontro armato tra due paesi del peso dell'India e del Pakistan), ed ha permesso di affrontare il problema della regolazione in ben altro modo. Di conseguenza è necessario applicare e mantenere i principi sanciti nella legge n. 185 del 1990.
Il controllo è una chiave fondamentale per intervenire: può consentire di distinguere il lecito dall'illecito, può offrire adeguate garanzie sulla destinazione finale, può consentire di coinvolgere le politiche dei governi ed il Parlamento attraverso le relazioni. Colgo l'occasione per ricordare che l'ultima relazione forse è stata un po' deludente quanto a
precisione, rispetto ad altre relazioni rese al Parlamento.
Sarebbe auspicabile da parte del Governo, soprattutto in vista dei nuovi problemi che porrà l'introduzione di questa normativa, una maggiore precisione, in modo tale che lo stesso esecutivo ed il Parlamento possano essere responsabili e garanti nei confronti dell'opinione pubblica.
Con l'accordo è intervenuta l'esigenza della sua applicazione anche in Italia: da qui la licenza globale di progetto, come è stato ricordato, e l'esigenza di adeguare anche alcune normative. Ebbene, adeguare le normative non significa però rimettere in discussione i principi ed i punti fermi (che, a mio giudizio, devono rimanere tali) che costituiscono l'ossatura della legge n. 185 del 1990. È per questa ragione che il disegno di legge ora in discussione dovrà essere oggetto di modifiche, laddove entrasse in contrasto non con la legge n. 185 del 1990 in riferimento all'esigenza di ratificare l'accordo europeo, bensì con i principi della medesima legge, con le procedure, con i caratteri di trasparenza, con quella possibilità di controllo da parte dell'opinione pubblica che è stata messa in discussione.
Il nuovo non deve perciò nascondere la volontà, che del resto non è mai stata nascosta da alcuni settori che producono armamenti nel nostro paese, di allargare le maglie, di eliminare alcuni controlli, di liberarsi in sostanza di ciò che è stato ritenuto, a mio giudizio a torto, un elemento negativo per la produzione. Il controllo è un elemento positivo, perché la produzione di armamenti non è come tutte le altre: essa richiede, pertanto, un forte controllo politico su ciò che accade. Ecco la ragione per cui il destinatario finale, ad esempio, non può essere una variabile, bensì deve essere assolutamente certo, o ecco il motivo per il quale il carattere delle intermediazioni deve essere assolutamente sotto controllo ed i movimenti finanziari legati a tale realtà - che, tra l'altro, non dimentichiamolo, in molti casi costituiscono anche occasione per tangenti - debbono essere completamente trasparenti.
È inevitabile che, quando si parla di una licenza globale, questa sia fatta delle sue parti, come i pezzi, il valore e tutto ciò che attiene ai singoli armamenti che ne costituiscono parte. Se l'accordo deve essere recepito dal nostro paese, deve essere anche altrettanto chiaro che la produzione interessata sarà per forza di cose destinata a crescere in percentuale ed in peso e, di conseguenza, essa dovrà essere più che mai oggetto di controllo. Proprio le prospettive aperte da
accordi di questo tipo pongono il problema di controlli che debbono consentire di avere certezze su ciò che accadrà.
Nel momento in cui si affronta il discorso dell'allargamento della NATO, non possiamo negare che anche nell'ambito degli stessi paesi che ne fanno parte il problema dei requisiti che riguardano i diritti dei cittadini è molto serio e, di conseguenza, è necessario che anche su questo vi siano controlli.
Vi è una distanza tra l'accordo ed il disegno di legge che lo recepisce: quest'ultimo, in diversi punti, come viene richiesto tramite le proposte emendative, necessita di una modifica per renderlo non soltanto non ridondante in riferimento all'accordo stesso, ma anche e soprattutto tale da non mettere in discussione i principi della legge n. 185 del 1990. Se vi fossero distanze tra quest'ultima norma e il disegno di legge che recepisce l'accordo - i nostri emendamenti tendono
proprio ad eliminarli -, noi non potremmo accettarlo.
Ciò deve essere estremamente chiaro e, di conseguenza, mi auguro che il Comitato dei nove si dedichi ad esaminare gli emendamenti non solo per accogliere alcuni aspetti marginali; anzi, mi auguro che comprenda bene che ciò che viene chiesto tramite le proposte emendative è l'accoglimento di un principio di fondo: la legge n. 185 del 1990, nei suoi principi, deve essere trasposta all'interno del presente disegno di legge di ratifica. 
(Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di Sinistra-L'Ulivo).

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UDC e legge sul commercio delle armi

Ciao a tutte/i.
Molti saranno in trepidazione nella giornata di oggi per via della partita "mondiale" dell'Italia. Noi lo siamo doppiamente perché il calendario dei lavori parlamentari ha confermato per i giorni 18-19-20 la discussione in aula del disegno di legge 1927 che, ratificando l'accordo di Fanborough, modifica pesantemente la legge 185 che finora ha regolato il commercio delle armi italiane nel mondo.
Il lavoro di diversi soggetti della società civile in questi mesi ha prodotto risultati importanti e ha fatto in modo che i partiti di opposizione predisponessero emendamenti che in qualche modo riprendono i punti essenziali del nostro disaccordo sul ddl 1927.
Tutto questo è avvenuto accanto ad una mobilitazione inaspettata (per certi versi) che ha visto tantissime/i inviare fax, raccogliere firme, stampare e spedire cartoline ai parlamentari, organizzare incontri locali, dibattiti, riunioni con i gruppi parlamentari, incontri con esperti del settore industria e commercio bellico, incontri con ministri e altri rappresentanti delle istituzioni, conferenze stampa, interventi in radio, televisione, riviste e quotidiani...
Ultimamente si sono fatti presenti anche i parlamentari dell'UDC (CDU - CCD) che intendono presentare un Ordine del Giorno in cui, per la prima volta, esponenti della maggioranza parlamentare accolgono alcuni punti delle nostre richieste. L'Ordine del giorno è firmato dai 40 parlamentari del gruppo e vede come primo firmatari Michele Tucci
(Commissione Difesa) e Luca Volontè (presidente gruppo parlamentare).
Nel pomeriggio di oggi una delegazione della Campagna incontrerà i parlamentari dell'UCD per una verifica delle reciproche posizioni. La nostra richiesta sarà quella di trasformare l'Ordine de Giorno in emendamenti veri e propri. Sarebbe un successo importantissimo.
In questo senso, il Consiglio Nazionale di Pax Christi che si è riunito sabato 15 e domenica 16 ha inviato una lettera allo stesso gruppo per chiedere la trasformazione in emendamenti dell'Odg. Questa azione si è pensata giacché nello stesso testo i parlamentari UDC dicono di essere stati incalzati dai movimenti cattolici e dalla CEI.
A richiesta posso inviare il testo redatto e inviato dal Consiglio Nazionale.
Continuiamo pertanto a seguire con attenzione l'evolversi delle cose e prepariamoci fin da ora all'approdo del disegno di legge al Senato.
Shalom, tonio

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Campagna armi: segnali confortanti dalla maggioranza

di Gabriella Meroni (Vita)

15/06/2002

Martedì un incontro tra una delegazione della campagna e l'onorevole Volonté, capogruppo dell'Udc
Si aprono importanti spiragli nella maggioranza di governo quanto alla vicenda del ddl 1927, che sarà discusso alla Camera giovedì prossimo. 
L'onorevole Luca Volontè, presidente alla Camera dei Deputati del gruppo dell'Udc, avrà infatti un incontro martedì 18
giugno alle ore 14.00 con una delegazione della Campagna per la 185.
Dopo la presentazione di un ordine del giorno alla Camera dei Deputati, animato dallo stesso Volontè e da una nutrita lista di parlamentari afferenti all'area centrista del Governo, si è quindi aperto ufficialmente lo spazio per un dialogo proficuo anche con la maggioranza.
I promotori sono anche in attesa di ricevere dal presidente Casini un appuntamento per la consegna delle migliaia di firme raccolte a sostegno della legge.

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62000 firme contro il commercio di armi

Dopo aver subito diversi rimandi, in questi giorni sarà discusso alla Camera dei Deputati il Disegno di Legge 1927 che,
ratificando un accordo internazionale mirante a rafforzare la coproduzione di armi con altri Paesi europei, di fatto modifica pesantemente la legge 185 del 1990 che aveva posto seri vincoli all'esportazione di armi e ne garantiva un controllo democratico.
Dal mese di gennaio, allorquando il ddl 1927 era stato approvato all'unanimità in Commissione Esteri e Difesa, diverse
realtà della società civile, dell'associazionismo nonviolento, del mondo ecclesiale (missionario in particolare) avevano dato vita ad una Campagna denominata: "Contro i mercanti di armi - In difesa della 185". In seguito a quella Campagna
molte forze politiche hanno ridefinito la propria posizione rispetto alla legge e hanno presentato diversi emendamenti che ora saranno oggetto di discussione e votazione in aula. Anche in queste ore i rappresentanti della Campagna sono impegnati negli ultimi incontri con diversi gruppi parlamentari di maggioranza e opposizione.
Tra le diverse forme di sensibilizzazione e protesta, gli organizzatori della Campagna hanno calcolato che negli ultimi tre
mesi sono state raccolte circa 50.000 firme presso circoli, centri sociali, parrocchie e centri di aggregazione, per strada e nei luoghi di incontro. Ma allo stato attuale - fanno notare i coordinatori della Campagna - altre firme continuano a pervenire. Le firme di cui diamo conto vanno ad aggiungersi a quelle che il settimanale Vita aveva già provveduto a
raccogliere elettronicamente tramite le pagine del suo sito web e che ammontano a 12.000. Il successo di un numero così alto testimonia della convinzione radicata in molti cittadini che vorrebbero che il nostro Paese si adoperasse di più per garantire la promozione ed il rispetto dei diritti umani come per la prevenzione dei conflitti, piuttosto che primeggiare
per numero e qualità di strumenti ed ordigni di guerra prodotti ed esportati.
Ora si conta di poter consegnare le firme ai presidenti di Camera e Senato e, in ultimo, al Presidente della Repubblica.
Nei giorni scorsi é stata inviata anche una lettera all'on. Gustavo Selva, presidente della Commissione Affari Esteri e
comunitari, affinché convochi i rappresentanti della Campagna per un'audizione in Commissioni congiunte (esteri e difesa) per analizzare la relazione che il Presidente del Consiglio ha presentato in aprile sulle esportazioni di armi italiane
relativamente all'anno 2001.

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Legge 185: un rinvio e una buona notizia

di Gabriella Meroni (Vita)
21/06/2002 Vita on Line

Neppure questa settimana è stata affrontata la discussione del ddl 1927. Ma per un'ottima ragione...
Non si discuterà del ddl 1927 di modifica alla legge 185 sulle armi oggi in Parlamento, così come non se ne è discusso ieri (giornata prevista inizialmente per il voto). La ragione del rinvio (l'ennesimo) questa volta però è positiva: si tratta infatti di una richiesta avanzata del gruppo della Margherita per avere la possibilità di «riflettere ulteriormente» sul
provvedimento con l'intento di modificarlo e migliorarlo.
Lo ha confermato a Vita questa mattina una fonte interna al gruppo, che ha anche annunciato una riunione a porte chiuse di tutto l'Ulivo sempre sul ddl 1927, che si svolgerà alla Camera nella serata di lunedì 24, e una riunione (questa volta aperta) della Margherita con tutti i rappresentanti della campagna "Io difendo la 185/90", prevista per martedì mattina
alle 9.30, sempre a Montecitorio. Scopo degli incontri sarà mettere a punto la strategia migliore per contrastare chi vorrebbe "ammorbidire" i controlli sull"export delle armi previsti dalla stessa 185.
Una buona notizia, dunque, che se sommata con la disponibilità al dialogo manifestata dal gruppo dell'Udc (interno alla
maggioranza di governo) apre importanti spiragli per un'eventuale intesa "bipartisan" su questo scottante tema. Staremo a vedere. Come sempre, Vita vi fornirà gli aggiornamenti in tempo reale.

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Legge 185: gli emendamenti

25/06/2002   
 
Il Parlamento vota il ddl 1927 sul recepimento dell'Accordo Quadro sulla coproduzione bellica.
Inseriti nel testo alcuni emendamenti proposti dall'opposizione e dalla campagna
 
ROMA - Il disegno di legge 1927 sulla ratifica dell'accordo di Farnborough è in questo momento al vaglio della Camera (segui la seduta on-line in diretta)
Quello che viene presentato in Aula è un testo arricchito di alcuni emendamenti proposti dall'opposizione e dalla Campagna "Io difendo la 185".

L'ultima versione aggiornata dell'impianto del ddl 1927 è stato l'oggetto di un incontro, avvenuto questa mattina, tra alcuni parlamentari della Margherita, tra cui l'on. Castagnetti e l'on. Mattarella, e una delegazione di rappresentanti delle associazioni che sostengono la campagna.
Gli emendamenti accolti dalla commissione riguardano i temi della trasparenza e della responsabilità degli Stati.
Viene introdotto, come già nella 185, lo strumento della "relazione sulle attività" che i titolari di licenza globale di progetto dovranno fornire; dettaglio importante è che tale relazione (sebbene le associazioni la vorrebbero maggiormente dettagliata) dovrà comprendere anche l'indicazione del "destinatario finale".
Altro miglioramento rispetto ai limiti del primo progetto di legge, e tra i punti più a cuore alle associazioni, riguarda le possibili partnership tra Italia con altri stati Nato/Eu per i fini dell'Accordo Quadro, che dovranno comunque passare attraverso il meccanismo del Consensus, ovvero saranno condizionate ad accordi bilaterali autorizzati dal Parlamento.
Queste le migliorie più significative che fanno del ddl 1927 oggi in discussione un progetto diverso, ma ancora perfettibile, rispetto a quello di pochi mesi fa.
E' sufficiente?
La campagna non ha intenzione di abbassare la guardia e spinge affinché anche altri emendamenti ritenuti importanti continuino ad essere discussi fin dentro l'Aula e in poi al Senato.
Tra questi l'aggiunta dell'informazione del Valore economico globale delle operazioni di export; la definizione di meccanismi di controllo più dettagliati sia sulla trasparenza dei contratti sia rispetto alla capacità di rintracciare l'iter dei prodotti bellici dalla produzione al destinatario.
Per quanto riguarda i diritti umani l'aggettivo "gravi" continua a qualificare quelle azioni svolte da governi che pregiudicherebbero rapporti commerciali in armi, in compenso vengono estesi i criteri di individuazione di tali Stati: non solo quelli sotto embargo Onu ma anche quelli nella lista del Consiglio d'Europa.
Resta in piedi anche la questione delle autorizzazioni e controlli sulle transazioni bancarie, difficili da proporre in consorzi trasnazionali.

"Al momento ci riteniamo moderatamente soddisfatti - commenta Tonio Dall'Olio portavoce della campagna-
Restiamo contrari a qualsiasi tipo di liberalizzazione del commercio delle armi, ma se con questi emendamenti si sono ridotti dei gap che conducevano su quella via, non possiamo che esserne contenti. Ma non possiamo considerare la partita chiusa".

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Legge 185: le votazioni alla Camera

La Campagna in difesa della legge 185/90 ottiene i primi risultati. Il disegno di legge 1927 sulla ratifica dell'accordo di Farnborough è stato approvato della Camera. Quello che viene presentato in Aula è un testo arricchito di alcuni emendamenti proposti dall'opposizione e dalla campagna. Gli emendamenti accolti dalla commissione riguardano i temi della trasparenza e della responsabilità degli Stati, limitando le possibili partnership tra Italia con altri stati Nato/Eu per i fini dell'Accordo Quadro condizionando gli accordi bilaterali autorizzati dal Parlamento. La Campagna spingerà per l'attuazione di altri emendamenti riguardanti la trasparenza dei contratti sia rispetto alla capacità di rintracciare l'iter dei prodotti bellici dalla produzione al destinatario. "Al momento ci riteniamo moderatamente soddisfatti - commenta Tonio Dall'Olio portavoce della campagna- Restiamo contrari a qualsiasi tipo di liberalizzazione del commercio delle armi". Nell'ultimo rapporto di OSCAR, l'Osservatorio sul commercio delle armi, si evidenzia come nel 2001 sono state esportate armi dall'Italia in Africa Settentrionale e Medio Oriente per 160 milioni di euro, il 18,57% del totale. Intanto apprendiamo che l'Italia parteciperà al programma per l'aereo d'attacco Joint Strike Fighter. [26.06.2002]

» Fonte: © Vita, Oscar, Camera, Rete Alternative;
» Approfondimento: © Banche armate, Rete di Lilliput, Stenografico completo della seduta di oggi , Chi e come ha votato? - da scaricare.zip : http://www.unimondo.org/185voti.zip

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26/06/2002
Ok del Parlamento alla legge che favorisce il commercio di armi

di Redazione (redazione@vita.it)

La presa di posizione del portavoce della Campagna a difesa della 185, Tonio Dall'Olio

Si è concluso nel primo ramo del Parlamento il lungo cammino della ratifica dell'accordo tra alcune nazioni europee per favorire la coproduzione di armi. Si è concluso con l'approvazione (astenuti 67, maggioranza 164, hanno votato sì 220, hanno votato no 107) del disegno di legge 1927 che prevede anche pesanti modifiche alla legge 185/90 che norma attualmente il commercio di armi garantendo trasparenza e controllo democratico da parte del parlamento sul dettaglio della produzione e sulle destinazioni finali.
In attesa di verificare se e quali emendamenti migliorativi siano stati approvati e di valutare il comportamento dei diversi gruppi parlamentari, gli organizzatori della Campagna "Contro i mercanti di armi - In difesa della 185" dichiarano il proprio disappunto perché le istanze e le preoccupazioni espresse da tante realtà della società civile e rappresentate anche da 62.000 firme raccolte in poche settimane, non hanno trovato ascolto e accoglienza da parte delle forze politiche della maggioranza. "Ci spiace constatare - ha dichiarato Tonio Dell'Olio - portavoce della Campagna - che ancora una volta le ragioni del business abbiano avuto il sopravvento su quelle dell'etica e che sia questa ormai la logica che guida la politica estera del nostro Paese".  I rappresentanti delle organizzazioni che formano la Campagna hanno espresso chiaramente la volontà di non mollare la pressione e che continueranno a seguire l'iter del ddl al Senato, allargheranno il network sul piano europeo e internazionale e renderanno ancora più stabile il collegamento tra realtà di base interessate a monitorare il commercio di armi italiane nel mondo. "A nessuno deve sfuggire - ha continuato Dell'Olio - che se non ci fosse stata questa  mobilitazione, difficilmente una parte del nostro Parlamento si sarebbe posto il problema di mettere in discussione la proposta del Governo, giacché in Commissione il provvedimento era stato approvato all'unanimità".
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25/06/2002
Armi: domattina il voto finale sul ddl 1927. Cosa cambia

di Redazione (redazione@vita.it)

Recepita una norma di garanzia sulla destinazione delle armi

Alla fine, dopo un intero pomeriggio di discussione, si e' raggiunta un'intesa alla Camera su una norma di garanzia che faccia salvi i poteri di controllo previsti dalla legge 185 del 1990 sul commercio delle armi. Infatti, una proposta di emendamento presentata dall'on. Mattarella, e sottoscritta dagli onorevoli Minniti e Molinari, e' stata alla fine accolta, sia pure con qualche ritocco, dal governo e dalla commissione, ed è' stata votata. La norma, recepita all'interno della ratifica all'accordo firmato a Farnborough nel luglio 2000, riguarda in particolare i destinatari di eventuali vendite di armi. Alla fine, Mattarella a nome dell'opposizione ha detto che il suo emendamento anche se 'ritoccato' ''garantisce trasparenze molto significative, ed ecco perche' lo accetto''. Questa sera la commissione ha di fatto definito l'intero provvedimento di ratifica e domani mattina si avra' il voto finale sulla legge.
[...]
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25/06/2002
Campagna 185: Ddl 1927 al vaglio della Camera

di Barbara Fabiani (b.fabiani@vita.it)

Il Parlamento vota il ddl 1927 sul recepimento dell'Accordo Quadro sulla coproduzione bellica. Inseriti nel testo alcuni emendamenti proposti dall'opposizione e dalla campagna

ROMA - Il disegno di legge 1927 sulla ratifica dell'accordo di Farnborough è in questo momento al vaglio della Camera.
Quello che viene presentato in Aula è un testo arricchito di alcuni emendamenti proposti dall'opposizione e dalla Campagna "Io difendo la 185".

L'ultima versione aggiornata dell'impianto del ddl 1927 è stato l'oggetto di un incontro, avvenuto questa mattina, tra alcuni parlamentari della Margherita, tra cui l'on. Castagnetti e l'on. Mattarella, e una delegazione di rappresentanti delle associazioni che sostengono la campagna.
Gli emendamenti accolti dalla commissione riguardano i temi della trasparenza e della responsabilità degli Stati.
Viene introdotto, come già nella 185, lo strumento della "relazione sulle attività" che i titolari di licenza globale di progetto dovranno fornire; dettaglio importante è che tale relazione (sebbene le associazioni la vorrebbero maggiormente dettagliata) dovrà comprendere anche l'indicazione del "destinatario finale".
Altro miglioramento rispetto ai limiti del primo progetto di legge, e tra i punti più a cuore alle associazioni, riguarda le possibili partnership tra Italia con altri stati Nato/Eu per i fini dell'Accordo Quadro, che dovranno comunque passare attraverso il meccanismo del Consensus, ovvero saranno condizionate ad accordi bilaterali autorizzati dal Parlamento.
Queste le migliorie più significative che fanno del ddl 1927 oggi in discussione un progetto diverso, ma ancora perfettibile, rispetto a quello di pochi mesi fa.
E' sufficiente?
La campagna non ha intenzione di abbassare la guardia e spinge affinché anche altri emendamenti ritenuti importanti continuino ad essere discussi fin dentro l'Aula e in poi al Senato.
Tra questi l'aggiunta dell'informazione del Valore economico globale delle operazioni di export; la definizione di meccanismi di controllo più dettagliati sia sulla trasparenza dei contratti sia rispetto alla capacità di rintracciare l'iter dei prodotti bellici dalla produzione al destinatario.
Per quanto riguarda i diritti umani l'aggettivo "gravi" continua a qualificare quelle azioni svolte da governi che pregiudicherebbero rapporti commerciali in armi, in compenso vengono estesi i criteri di individuazione di tali Stati: non solo quelli sotto embargo Onu ma anche quelli nella lista del Consiglio d'Europa.
Resta in piedi anche la questione delle autorizzazioni e controlli sulle transazioni bancarie, difficili da proporre in consorzi trasnazionali.

"Al momento ci riteniamo moderatamente soddisfatti - commenta Tonio Dall'Olio portavoce della campagna- Restiamo contrari a qualsiasi tipo di liberalizzazione del commercio delle armi, ma se con questi emendamenti si sono ridotti dei gap che conducevano su quella via, non possiamo che esserne contenti. Ma non possiamo considerare la partita chiusa".
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25/06/2002
Legge 185: online in diretta la discussione

di Redazione (redazione@vita.it)

Alcuni stralci in sintesi della discussione per lo stralcio
Escluso quindi lo stralcio, la maggioranza ha accettato di discutere gli emendamenti. Si discute sugli emendamenti in diretta online

Minniti (DS)

Con l'approvazione dei primi due articoli abbiamo sancito le responsabilità de nostro paese di aderire al trattato di Farnborough. Dall'articolo 3 in poi si trattano le modifiche della 185. Dobbiamo saper ascoltare le istanze della società civile e quindi la non modifica della 185. Tale legge rappresenta un punto di riferimento nella legislazione internazionale. Dobbiamo saperci assumere le responsabilità internazionali, ma anche ascoltare la società civile. Propongo uno stralcio degli articoli dal 3 al 14 per discuterne in maniera più approfondita e dopo un confronto esplicito ed aperto con la società italiana. Chiedo formalmente di proporre uno stralcio e cioè considerare conclusa la discussione sulla ratifica dell'accordo, con l'approvazione dei primi due articoli del PDL, e di rimandare la discussione sulle modifiche della 185 per dimostrare che questo parlamento non prende posizioni su cose importanti senza fare le dovute valutazioni.

Ramponi (Alleanza Nazionale)

La questione sulla difesa della 185 è nata perché mossa da tutta una serie di organizzazioni onestamente disinformata e impreparata. Ma se il dubbio sulla bontà di tale provvedimento è legittimo e sincero si deve prendere atto che il PDL non modifica le regole e la sostanza della 185. Si auspica che l'allargamento al concerto raggiunga i paesi della Nato e i paesi dell'unione Europea. C'è qualcuno di voi che non è d'accordo a che paesi aderenti a questi organismi entrino nell'accordo? E dov'è il vostro europeismo. Nell'industria bellica italiana lavorano 40.000 persone che significano 40.000 famiglie di cui dobbiamo tenere conto. Per queste motivazioni siamo contrari alla proposta di stralcio.
Monaco (Margherita)

Il nostro gruppo è favorevole allo stralcio proposto dai DS. Siamo favorevoli alla ratifica dell'accordo per un senso di responsabilità internazionale e perché tale accordo è stato proposto dai governi Prodi e Amato e noi cerchiamo di comportarci con la responsabilità di una forza di governo pur essendo all'opposizione. Non siamo favorevoli alle modifiche della 185. Dobbiamo aprirci all'Europa, ma preservando quella norma che ci fa onore nel quadro europeo ed internazionale. Dobbiamo rispondere anche quel mondo delle associazioni che giustamente si è animato ed ha vigilato sull'andamento dei lavori. Se non verrà accolta la richiesta di stralcio il nostro voto sarà condizionato dall'esame in aula del PDL. Se non ci fossero state buone ragioni per apportare tali emendamenti il governo non li avrebbe accolti e tutto ciò è un risultato avuto negli ultimissimi giorni grazie alla nostra insistenza.
Cossiga (Forza Italia)

La maggioranza ha accolto tali emendamenti solo per dovere di chiarezza e di trasparenza con l'opposizione per cui siamo contrari allo stralcio e chiediamo che si proceda con l'approvazione del PDL.

SI VOTA LA RICHIESTA DI STRALCIO
Parere negativo

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Pax Christi: comunicato stampa

Passa in Parlamento la legge che favorisce il commercio di armi

Si è concluso nel primo ramo del Parlamento il lungo cammino della ratifica dell'accordo tra alcune nazioni europee per favorire la coproduzione di armi. Si è concluso con l'approvazione (astenuti 67, maggioranza 164, hanno votato sì 220, hanno votato no 107) del disegno di legge 1927 che prevede anche pesanti modifiche alla legge 185/90 che norma attualmente il commercio di armi garantendo trasparenza e controllo democratico da parte del parlamento sul dettaglio della produzione e sulle destinazioni finali.
In attesa di verificare se e quali emendamenti migliorativi siano stati approvati e di valutare il comportamento dei diversi gruppi parlamentari, gli organizzatori della Campagna "Contro i mercanti di armi - In difesa della 185" dichiarano il proprio disappunto perché le istanze e le preoccupazioni espresse da tante realtà della società civile e rappresentate anche da 62.000 firme raccolte in poche settimane, non hanno trovato ascolto e accoglienza da parte delle forze politiche della maggioranza. "Ci spiace constatare - ha dichiarato Tonio Dell'Olio - portavoce della Campagna - che ancora una volta le ragioni del business abbiano avuto il sopravvento su quelle dell'etica e che sia questa ormai la logica che guida la politica estera del nostro Paese".  I rappresentanti delle organizzazioni che formano la Campagna hanno espresso chiaramente la volontà di non mollare la pressione e che continueranno a seguire l'iter del ddl al Senato, allargheranno il network sul piano europeo e internazionale e renderanno ancora più stabile il collegamento tra realtà di base interessate a monitorare il commercio di armi italiane nel mondo. "A nessuno deve sfuggire - ha continuato Dell'Olio - che se non ci fosse stata questa  mobilitazione, difficilmente una parte del nostro Parlamento si sarebbe posto il problema di mettere in discussione la proposta del Governo, giacché in Commissione il provvedimento era stato approvato all'unanimità".

26 giugno 2002, h. 15.30

 

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La Margherita e la legge sul commercio delle armi

COMUNICATO STAMPA

COMMERCIO ARMI. MONACO: DIALOGO PROFICUO CON I PACIFISTI

Dichiarazione dell'on. Franco Monaco, vicepresidente della Margherita alla Camera

"La "Campagna contro i mercanti di morte" esprime un giudizio severo sulle modifiche alla legge sul commercio delle armi votata ieri alla Camera. 
Fanno bene le associazioni pacifiste a vigilare con severità affinché gli strumenti necessari alla difesa comune europea non abbassino la soglia delle garanzie. Sarebbe utile, tuttavia, distinguere tra chi, come la maggioranza, 
si è mostrato totalmente sordo a quelle istanze e chi, come noi, ferme restando la nostra autonomia politica, la nostra cultura di governo e la nostra opzione europeista, ha aperto un proficuo dialogo con le associazioni, si è strenuamente impegnato a migliorare il testo (che è sensibilmente cambiato nel passaggio in aula) e ha espresso un comportamento
di voto coerente con un giudizio problematico su di esso. Con l'impegno a riproporre al Senato gli emendamenti migliorativi respinti alla Camera da maggioranza e governo. Questo è il modo giusto di impostare le relazioni tra
forze politiche e movimenti della società civile. Spiace invece constatare una vistosa disattenzione di certa stampa cattolica, che pure aveva seguito con intensità la cosa, rispetto al passaggio parlamentare."

Roma, 27 giugno 2002

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Legge 185: un commento di Peacelink

di Alessandro Marescotti (Peacelink)

27/06/2002

Alessandro Marescotti, amareggiato per le assenze e la poca attenzione che il Parlamento ha voluto riservare alla società civile, commenta la giornata. 
Ieri i mercanti di armi hanno stappato la prima bottiglia di spumante che avevano tenuto al fresco in frigorifero: la Camera dei Deputati ha approvato infatti il ddl 1927 che favorisce un'export di armi meno controllato dal Parlamento.
In sostanza la maggioranza dei deputati ha votano l'autocastrazione: non ne vuole sapere di esercitare una funzione costituzionale di controllo. E non vuole svolgere un ruolo di garanzia per i cittadini che hanno ancora una concezione etica della politica, intesa come trasparenza e limitazione dell'export di strumenti di morte verso nazioni dittatoriali o in guerra.
Come hanno votato i deputati?
Dai tabulati risulta la posizione di voto di tutti i deputati sul ddl 1927 caldeggiato dai mercanti di armi e sui relativi emendamenti.
E' una lettura molto complessa, con migliaia di dati e suscettibile di molteplici confronti. Scrivetegli se avete almeno un'ora da dedicare alla vostra curiosità.
Anch'io ho dedicato la mia "ora di curiosità" ai confronti, ed è troppo poco per fare un'analisi esaustiva. Emerge tuttavia qualche evidenza: non hanno partecipato al voto leader come D'Alema, Rutelli, Fassino, Bertinotti, Armando Cossutta a testimonianza che questa nostra lotta li ha lasciati sostanzialmente indifferenti; non mancano altre "assenze illustri" che si fanno notare (Bersani, Boselli, Finocchiaro, Nesi, Ostillio, Parisi, Realacci, Turco, Visco); Amato, il leader tenuto in panchina per sostituire Rutelli appena possibile, ha votato in linea con il governo dimostrandosi un solido alleato di chi
vuole dare slancio all'export di armi con questo nuova legge che azzoppa la 185/90; tutti gli ordini del giorno sono stati respinti (anche quello per un maggiore controllo dell'export di armi leggere che vanno in mano ai bambini soldato), nonostante il governo avesse fatto balenare l'idea che in fondo al posto degli emendamenti potevano passare gli odg.
Adesso vedremo al Senato quali sono i parlamentari che non difenderanno la legge 185. Ce ne ricorderemo al momento giusto. Intanto i mercanti di armi hanno messo in frigorifero la seconda bottiglia di spumante e finché c'è guerra c'è speranza (per loro).
Forse anche al Senato riusciranno a tenere seminascosta la data di voto, spostandola in continuazione come è accaduto per la Camera. Così si evitano capannelli di illusi propugnatori della regolamentazione del commercio delle armi, propriò lì all'entrata dei luoghi della sovranità popolare.
Ma sì, si tolgano dalle scatole quei fastidiosi e petulanti pacifisti. E si dia fiato all'economia del ferro, del fuoco, e se possibile anche della tangente.
Ricordatevi di firmare perché in Senato la nostra voce sia ancora più forte

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Variazioni alla legge 185 e al ddl 1927

Ciao a tutte/i.
A tutti è giunta notizia che nei giorni scorsi la Camera dei Deputati ha approvato il Ddl 1927 che prevedeva la Ratifica del Trattato di Fanborough e, conseguentemente alcune modifiche alla legge 185/90 che regola il commercio delle armi.
Di fatto alcuni emendamenti sono passati così come (purtroppo) alcune delle modifiche che si voleva evitare. A questo proposito, l'amico Giorgio Beretta con cui condividiamo l'impegno della Campagna BANCHE ARMATE (Missione Oggi - Nigrizia - Mosaico di Pace) ha fatto un lavoro interessante facendo vedere come di fatto cambia la legge 185/90  e cosa propone il Ddl 1927. Il tutto è contenuto in un file zippato dove le aggiunte e gli emendamenti di
opposizione e governo sono state inserite con colori diversi.
Chi  volesse avere questo testo può richiederlo in segreteria. 
Ricordo poi a tutte/i che sabato 6 luglio alle è prevista una giornata di formazione e organizzazione presso la casa per la Pace, organizzato dalla Campagna "Contro i mercanti di armi". Le iscrizioni sono ancora aperte.
Shalom, tonio

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Voto sul ddl 1927 (di Bonacina "Vita")

Martedì, 2 luglio 2002

Obiettivo 100mila firme

di Riccardo Bonacina 

Contro i mercanti d'armi obiettivo 100mila firme. La mobilitazione si è fatta sentire sin dentro l'aula della Camera, ma ora bisogna insistere
Firma dopo firma, in soli due mesi si era alzato un muro di "no" alle modifiche alla legge 185/90. Un muro fatto di nomi e
cognomi, sigle di associazioni e cooperative, parrocchie, gruppi Caritas, Comuni ed enti locali. Oltre 65mila le firme raccolte, sul nostro sito e su quello della Rete di Lilliput, e ancora sulle piazze, nelle università e nelle parrocchie. Una marea che, piano piano, s'è levata dal basso senza la sponsorizzazioni delle tv e dei media e che pure ha saputo aggregare un vastissimo e autorevole consenso a difesa di una legge che prevedeva un minimo di trasparenza sul commercio di materiali militari e di armi e che il disegno di legge 1927 snaturava e svuotava.
Nel passaggio alla Camera si sono ottenuti 4 emendamenti di garanzia al ddl 1927, e 8 emendamenti alla nuova formulazione della legge 185 a difesa dello spirito e della lettera originarie della legge.
Si è trattato di un buon risultato? Francamente, sì. Non ho dubbi nel sostenerlo. Senza la campagna e la vostra mobilitazione e sostegno (sul prossimo numero del settimanale VITA abbiamo dedicato un paginone con le vostre firme), la "Ratifica dell'Accordo di Farnborough" sarebbe stata null'altro che un passaggio burocratico, incosciente, scemo e avrebbe smobilitato le già fragili barriere per chi lucra vendendo e trafficando gli arnesi della morte. Così era accaduto quando in soli 8 giorni le Commissioni riunite Esteri e Difesa avevano licenziato in modo bipartisan (sic!) il disegno di legge n. 1927, e così sarebbe accaduto anche in aula.
La campagna, che è riuscita a contattare molti singoli parlamentari, collegio per collegio, spiegando le ragioni del no allo snaturamento della 185, ha avuto un suo primo esito provocando piccoli terremoti politici dentro i partiti di opposizione che, da febbraio a oggi, hanno radicalmente cambiato la loro posizione in proposito.
Quando mercoledì 26 giugno i deputati hanno votato sapevano che migliaia di cittadini li stavano seguendo via internet vigilando comportamenti, assenze e voti.
Qualcosa abbiamo ottenuto, occorre adesso che questa pressione si faccia ancor più forte per l'appuntamento con il Senato.

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Chiara Bonaiuti

Secondo intervento di Chiara Bonaiuti. in merito agli emendamenti apportati al decreto passato alla Camera.
L'orientamento della campagna era: gli spazi sono questi, vediamo di introdurre delle modifiche minime, e di farlo al meglio, in modo tale da riproporre una serie di controlli che erano stati aboliti.
Poi il disegno di legge era formulato in modo tale che ha introdotto una serie di modifiche non previste dall'accordo, ha abolito una serie di controlli la cui abolizione non era richiesta dall'accordo.
Ha esteso la licenza globale di progetto anche a tutti i paesi della Nato e della UE che non avevano firmato l'accordo, e ha portato il governo a delegare il paese partner sulla scelta del destinatario finale, non necessariamente riportato al Parlamento.
Diventava discrezionalità del paese partner decidere, e si incideva sulle informazioni sulla destinazione finale.
I due limiti principali che avevo identificato sul disegno di legge dunque erano:
1)la trasparenza
2)la deresponsabilizzazione del governo nella esportazione di queste coproduzioni: le industrie italiane potevano scegliere industrie in paesi con leggi permissive e aggirare i divieti della legge.
Le due modifiche principali sono:
1)la corresponsabilizzazione precisa del governo (nel disegno di legge originale questa corresponsabilizzazione si applicava solo ai 6 paesi che avevano firmato l'accordo ma non si applicava a tutto il resto dei paesi) nella scelta dei paesi finali, nel caso realizzi delle coproduzioni con i partner dei paesi nato o europei.
La versione originale favoriva le industrie a cercare partner in paesi europei con leggi permissive, in modo da aggirare la nostra legge. Secondo Bellagamba, magistrat, si poteva in qualche modo favorire anche la triangolazione.
Ora invece il governo italiano è coinvolto, e deve decidere insieme al governo dei partner, il destinatario finale, utilizzando il diritto di veto, potendo dire di no quando il destinatario finale confligge con i principi o i divieti della legge. Questo era uno dei limiti più grossi.
Restano comunque molti altri limiti.
Resta delegato al paese partner il controllo sull'uso finale.
E comunque la licenza globale di progetto, formulata in modo generico, pratica nuova e abbastanza rischiosa, resta allargata a tutti i paesi NATO e della UE, non ai paesi che hanno firmato il trattato.
Emendamento Mattarella, poi fatto proprio dal governo e riformulato da Mones (consigliere militare di Berlusconi) stesso.
Trasparenza: nel momento in cui un paese con cui si coproduce, esporta degli armamenti, costruiti con pezzi o componenti italiani, deve comunicarlo al governo italiano, il quale a sua volta deve riportarlo sulla relazione. In questo modo anche il parlamento viene a sapere qual è la destinazione finale del materiale coprodotto. E' importante perchè si ristabilisce il potere di indirizzo di controllo parlamentare su quello che è il comportamento del governo nelle coproduzioni. Peraltro colma una lacuna ed una vaghezza dell'accordo di Farborough.
Nonostante siano cose positive, non sono formulate in modo così chiaro. Nel senso che comunque si dice che la relazione deve contenere copia della relazione formulata dei paesi partner; sarebbe stato bene che si scrivesse che la relazione contenesse il valore e la quantità oltre al destinatario finale.
Inoltre, l'autorizzazione finale di progetto resta formulata in modo molto generico.
Le industrie semplicemente dicono allo stato con chi vogliono produrre e per quale paese finale: non dicono quanto, pezzi e componenti, il loro valore, come dicevano precedentemente.
Questa genericità affigge sui controlli.
Sarebbe stato auspicabile che fin dall'inizio l'industria dichiarasse quanti pezzi avrebbe esportato. Parlando con dei rappresentanti dell'industria Galileo, dicevano che: non è impossibile stabilire quanti pezzi sarebbero stati esportati negli anni successivi, magari rimanendo generici su dei singoli pezzettini.
L'emendamento introdotto dice che ogni anno l'industria deve riportare tutto ciò che ha fatto quell'anno in relazione alla specifica coproduzione. L'emendamento rimane generico, dicendo che l'impresa deve riportare i dati, senza specificare il numero dei pezzi,ecc. Tutto quello che viene comunicato dall'impresa al ministero degli esteri dovrebbe essere importato nella relazione.
Restano fuori, punti non adeguatamente chiariti:
il valore: non c'è nessuna norma chiara che ci possa dire quant'è il valore delle esportazioni che ricadono nella licenza globale di progetto. Tenete conto che il valore globale delle movimentazioni di materiale inerente a 19 coproduzioni realizzate negli stati partner era praticamente uguale al valore totale delle nostre esportazioni annuali, quindi molto alto.
Avere un'idea delle coproduzioni diventa importante.
Almeno quando la coproduzione viene conclusa, venduta, sapere esattamente qual è il valore e la quota italiana.
La trasparenza ha anche una funzione di warning: se aumentano le esportazioni verso paesi a rischi si possono prendere provvedimenti diplomatici. Se non se ne ha un'idea, incide sulla trasparenza.
i controlli: sono indeboliti. Elimina i controlli sull'arrivo a destino, il certificato ? viene eliminato non solo tra i paesi partner ma anche verso paesi terzi.
Domanda di Nicoletta Dentico: la trasparenza riguarda anche paesi con gravi violazioni dei diritti umani? Tricarico disse che se un'associazione della civiltà civile porta una documentazione su questo, verrà assolutamente considerato.
Analogamente dissero che tutte le informazioni valore, quantità, ecc. sarebbero state esposte successivamente, (expost) con mozioni ecc. La controparte cioè assicurava che loro avrebbero inserito questi dati.
Chiara obietta che tutto ciò deve entrare in modo obbligatorio nella relazione.

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Legge 185: il governo non riesce a vincere per ora

Tra ieri e oggi il governo "doveva" mettersi in regola con l'accordo di Farnborough ratificando il trattato che andava a manomettere la (buona) legge 185/90. Ma la ratifica non c'è stata. Non sono riusciti a infilarci l'ombrellone dove volevano loro. Ecco un resoconto di Vita fresco di giornata.
A.M.
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Legge 185, la Campagna guadagna tempo
di Benedetta Verrini (b.verrini@vita.it)

Vita on line 23/07/2002

Significativa vittoria della società civile: la discussione sulla modifica della legge per la trasparenza nell'export di armi è stata rinviata dopo la pausa estiva.
Alla fine, il governo è andato a Farnborough a mani vuote. Al grande Salone annuale dell'aerospaziale, dove proprio oggi era previsto un vertice tra il ministro della Difesa Antonio Martino e i colleghi dei Paesi patner del Trattato, il governo italiano si presenta senza le “carte in regola”. Il disegno di legge di ratifica del Trattato, che contiene anche pesanti modifiche alla legge 185, è ancora fermo al Senato, bloccato da centinaia di emendamenti posti dall'opposizione e sommerso dalle critiche della società civile che, come è noto, si è coagulata nella Campagna Contro i mercanti di morte in difesa della 185.
L'esame del ddl 1547 (ex 1927 alla Camera) presso le commissioni riunite Esteri e Difesa del Senato, è giunta solo fino all'articolo 6 e il seguito della discussione è stato messo in calendario dopo la pausa estiva, l'11 settembre. "In questa situazione il governo ha manifestato un'atteggiamento intransigente" commenta il senatore Tino Bedin (Margherita), "Dal momento che ha sempre rifiutato la soluzione che noi avevamo proposto, cioè stralciare tutti gli articoli riguardanti le modifiche alla 185 e approvare nei tempi stabiliti i soli articoli riguardanti la ratifica del Trattato". La Campagna “In difesa della 185” guadagna tempo prezioso.
E a settembre? “Proseguiremo nell'ostruzionismo fino a quando non sarà possibile giungere a una soluzione ottimale” dice il senatore Bedin, che comunque ha sempre ribadito la necessità di una riforma della legge 185, “in linea con il cambiamento del quadro politico-militare europeo”.

Info: www.senato.it

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Continuare insieme

Ciao a tutte/i.

E' passata ormai una settimana (10 settembre) dall'incontro romano del coordinamento delle realtà che si sono attivate nei mesi scorsi per impedire in Parlamento lo scardinamento della legge 185/90.
Da premettere che era il primo incontro dopo la pausa estiva e dopo la bella giornata di Firenze (Casa per la pace) in cui erano state tracciate alcune linee di sviluppo per l'impegno futuro. Tra queste risaltavano:
  a..  l'esigenza di rendere stabile il coordinamento e di impegnarlo su tutti i temi che riguardano il disarmo e
  b.. l'urgenza di dar vita (e risorse) ad un osservatorio, centro di ricerca, studio, laboratorio... su armi e dintorni. In questo senso si tendeva a voler rilanciare l'esperienza di Os.C.A.R. cui la mancanza di fondi ha tolto il respiro.
Per spiegarsi meglio, la riflessione che si faceva è che ci si trova a mobilitarsi sempre CONTRO una minaccia alla democrazia, alla trasparenza, al controllo, alla pace: dovremmo riprendere ad essere più propositivi, ad analizzare i fenomeni e ad avanzare proposte con cognizione di causa. Così come dovremmo consolidare maggiormente alcune reti europee (e non solo) che hanno la capacità di far circolare informazioni, rendono più forti le lobby, più efficaci le
mobilitazioni etc. etc. Ci si chiedeva: l'accordo di Fanborough riguarda sei PAesi. Cosa è successo negli altri? La società civile si è mobilitata? Qual è la loro legislazione al riguardo della produzione e del commercio di armi...
Nel corso dell'estate un gruppo di lavoro composto da Riccardo Troisi, Alberto Castagnola, Michele Sciarabba (giusto per fare qualche nome) ha elaborato un documento che è stato oggetto di discussione nella riunione del 10 settembre. Si tratta di una "Ipotesi di lavoro per la costituzione di una forma stabile di lotta agli armamenti". Ora non vi è né tempo né spazio per darvi ragione e conto di tutte le cose che ci siamo detti, ma nei prossimi giorni circolerà la seconda bozza di
quella "Ipotesi".
Ci siamo trovati d'accordo che abbia la forma di un network, di una rete tra realtà differenti, ben ancorata alla base, riconosciuta e riconoscibile dalle istituzioni, capace di interloquire e collegarsi anche a livello internazionale. deve necessariamente avere un minimo di struttura organizzativa e logistica per seguire bene e per tempo anche un coordinamento (non sempre facile) tra i soggetti della rete.
Nel momento in cui passerà in posta elettronica la seconda bozza del documento discusso nella riunione del 10 settembre, vi prego di far pervenire osservazioni e integrazioni entro il 26 p.v.
La data prevista per la riunione del coordinamento è il 27 settembre!
L'incontro del 10 settembre ha fatto il punto delle azioni da mettere in atto in vista della ripresa della discussione in Commissione Esteri al Senato. Come ormai tutti saprete, la discussione sarebbe dovuta riprendere l'11/09 ma è stata rimandata a domani 17/09.
  a.. Si è deciso di scrivere un editorialino (!) ovvero una riflessione con riassunto delle puntate precedenti che l'Ufficio
Stampa di Medici Senza Frontiere avrebbe diffuso tra alcuni giornalisti. Vi aggiorno: Cristina Zadra l'ha preparato ma lo stiamo rivedendo con Nicoletta e lo diffonderemo nei prossimi giorni.
  b.. Ai Gruppi locali che si sono già mobilitati nei mesi scorsi vogliamo chiedere di riprendere con energia a contattare i senatori.
Qualcuno faccia circolare la lista dei senatori componenti la commissione esteri! Riprendiamo a inviare cartoline, fax, e-mail...: è stato il punto di successo per l'iter del disegno di legge alla Camera!
  c.. Sulla falsariga della lettera già inviata a tutti i capigruppo alla Camera con Nicoletta scriveremo e invieremo una lettera agli omologhi (capigruppo) del Senato.
  d.. Un'altra azione che suggeriamo a tutti i gruppi locali e ai singoli che si sono già attivati (nonché agli altri che vogliono
unirsi) è di scrivere lettere al direttore al maggior numero possibile di giornali per lamentare il silenzio sull'iter di questa legge e chiedere che se ne parli. Bisognerebbe approfittare anche di tutti gli spazi di intervento sulle radio (nazionali e locali) e, possibilmente anche alle TV. Se facciamo questa azione in maniera massiccia ed organizzata... non passerà inosservata e qualcosa in più dovranno dire o farci dire!!!
  e.. Intanto cominciamo a prendere contatti con la Presidenza della Repubblica perché vorremmo consegnare a Ciampi (oppure al Consigliere militare della Presidenza) le firme (più di 62.000) raccolte. A Ciampi chiederemo di non firmare la legge.
Intanto Emilio Emmolo coordina un gruppetto di lavoro per chiedere a IALANA (coordinamento internazionale sulle armi leggere) un finanziamento per garantire un pezzetto delle attività della nascente struttura stabile.
Sicuramente ho trascurato di riferire molte altre cose, ma almeno gli aspetti essenziali e le decisioni adottate dovrebbero esserci tutte.
Con Ricardo e gli/le altri/e del coordinamento non mancheremo di aggiornarvi (più o meno puntualmente) di come si evolveranno le cose.
Shalom, tonio

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Legge 185: battaglia in Senato, ma la maggioranza è irremovibile

No all'ipotesi di audizione della società civile. Il presidente delle commissioni Riunite ha ribadito la necessità di impedire che il testo ritorni alla Camera. Andreotti in difesa della 185
Seduta movimentata per le commissioni Esteri e Difesa, che oggi al Senato hanno iniziato la votazione articolo per articolo del disegno di legge 1547, contenente modifiche della legge 185 sull'export di armi.
E' sfumato il tentativo di far giungere in Parlamento la voce della società civile: la richiesta di audizione presentata dal senatore Tino Bedin (Margherita) è stata messa ai voti e respinta (la maggioranza, infatti, oggi era presente in numero sufficiente per garantire il numero legale).
Il testo del ddl è stato esaminato e votato fino all'articolo 2, e tutti gli emendamenti proposti sono stati respinti. Domani si prosegue in seduta mattutina (ore 8.30). Continua l'impegno di alcuni senatori per apportare modifiche migliorative all'impianto del disegno di legge: il senatore Bedin ha predisposto un ordine del giorno, che dovrà essere votato in Aula, per impegnare il governo a predisporre ogni anno una relazione in cui venga illustrata l'applicazione dell'Accordo di Farnborough e il rispetto dei principi della legge.
Tra l'altro, nella seduta dell'11 settembre scorso c'era stata una presa di posizione del senatore Giulio Andreotti a favore della 185. La posizione del senatore a vita è registrata nei resoconti parlamentari: "Intervenendo in discussione sugli emendamenti riferiti all'articolo 7, il senatore ANDREOTTI osserva che, essendo venuta meno l'urgenza posta dalla riunione tenutasi a Londra fra i ministri competenti degli Stati partners dell'Accordo di Farnborough alla fine dello scorso mese di luglio, torna a essere valida la richiesta di stralciare dal disegno di legge le parti volte a modificare la legge n. 185 del 1990, limitando il provvedimento alla sola autorizzazione alla ratifica del predetto Accordo quadro. Egli ritiene che la normativa vigente in Italia in materia di commercio delle armi abbia fornito buona prova di sé e si dichiara quindi perplesso dinanzi alla volontà del Governo di inserire surrettiziamente nel disegno di legge di ratifica alcune rilevanti modifiche alla citata legge n. 185.
La maggioranza, ad ogni modo, appare decisamente irremovibile. Il presidente Contestabile ha osservato che la linea politica del Governo risponde "anche a dei criteri di opportunità pratica, volti ad impedire un esame in terza lettura presso la Camera dei deputati e a prolungare oltre misura l'iter del provvedimento". 

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Un altro sgarbo della maggioranza alla 185

Armi: un altro sgarbo della maggioranza alla 185

  di Paul Ricard (info@vita.it)

  24/09/2002

  Oggi è stato fatto mancare il numero legale, così il ddl 1547
  In commissione Esteri e Difesa al Senato, dove si doveva esaminare il ddl 1547 che andrebbe a modificare la Legge 185, voluta 10 anni fa dalla societa' civile, e difesa da oltre 80mila persone in questi ultimi mesi, per discutere sugli emendamenti proposti, è oggi mancato il numero legale perché la maggioranza non si é presentata.
  I lavori in commissione sono stati dichiarati chiusi, ed é stata quindi fissata per il 10 Ottobre la data per la discussione in Senato.
  Inondiamoli di firme ed e mail

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Legge 185: cronaca dell'ultimo atto

        di Redazione (redazione@vita.it) 24/09/2002

        Legge 185, cronaca dell'ultimo atto

        Il disegno di legge che modica la legge quadro sulla trasparenza nell'export di armi finirà in Aula il 10 ottobre.
        Il senatore Bedin racconta a Vita cos'è accaduto oggi
        Se non è al canto del cigno poco ci manca: il dibattito sulle modifiche alla legge 185 sbarca in Aula al Senato e
già giovedì 10 ottobre potrebbe passare al voto conclusivo. La battaglia condotta per sei mesi dalla società civile e da oltre 80mila sostenitori per evitare l'azzeramento della legge quadro sulla trasparenza nell'export di armi, rischia di essere vanificata.
L'iscrizione nell'ordine del giorno dell'Assemblea è stata decisa oggi, dopo che l'ennesima riunione delle commissioni Difesa ed Esteri si è conclusa con un nulla di fatto a causa della mancanza di numero legale. I senatori della maggioranza hanno continuato sistematicamente a non presentarsi alle sedute. Riportiamo la "telecronaca" della riunione, per voce del senatore Tino Bedin (Margherita).
        "Convocata alle 14.30, rinviata alle 15, chiusa alle 15.20: la seduta congiunta delle commissioni Esteri e Difesa del Senato non è mai cominciata. Alla maggioranza di centro-destra non interessa assolutamente il disegno di legge che - con il pretesto di ratificare il trattato di Farnborough sull'industria europea della Difesa europea - modifica sostanzialmente la legge 185 del 1990 sul commercio internazionale delle armi. Non ha infatti raggiunto il numero
sufficiente di presenze per far iniziare la seduta.
        Il numero legale è mancato in tutte le sedute nelle quali le commissioni hanno cominciato a votare gli emendamenti.         Quello di oggi pomeriggio non è dunque un infortunio, ma la continuazione di un comportamento che ha il suo significato politico.
        Evidentemente molti nella maggioranza non condividono la scelta del governo di negarsi al confronto su un argomento, il commercio delle armi, sul quale esiste una vasta sensibilità sociale.
        Ho fatto notare in commissione - intervenendo poco prima che il presidente sciogliesse la seduta - che nella maggioranza esiste probabilmente la volontà di mandare un segnale al governo, perché alcuni non ritengono opportuno arrivare ad un voto a maggioranza sia sulla ratifica di un trattato intereuropeo sia sulla modifica della legge sul commercio delle armi.
        Così facendo però la maggioranza sta compiendo un atto politicamente grave anche nei confronti dell'opinione pubblica. 
        La maggioranza ha prima rifiutato le audizioni, da me richieste sia in discussione generale che prima di passare al voto sugli articoli che modificano la legge 185. La vasta mobilitazione di associazioni, di persone e di organizzazioni, l'attenzione che la Chiesa stessa ha manifestata per l'argomento, i voti che si sono avuti in sede regionale ed in molti municipio, avrebbero richiesto un ascolto da parte del Senato.
        La maggioranza ora di fatto nega il dialogo allo stesso Senato: gli unici a parlare siamo stati alcuni senatori dell'Ulivo, di fatto senza contraddittorio, se non quello del governo. Se si riflette che il tema del controllo parlamentare sulla materia è uno di quelli che stanno più a cuore proprio alle associazioni che hanno dato vita alla campagna in difesa della legge 185, si può capire quanto negativo sia questo atteggiamento.
        Esso infatti ha come sbocco finale l'utilizzo del regolamento: basta discutere, il lavoro di commissione non serve; passati 90 giorni si va in Aula del Senato e si vota. Succederà così: dal 10 ottobre il disegno di legge del governo sarà in Aula. Sarà probabilmente rubricato tra i tanti "accordi internazionali", di cui generalmente
con scarso interesse si procedere alla ratifica.
        Per il disegno di legge sull'industria europea della Difesa non deve succedere così. Sia il Senato che l'opinione pubblica ha diritto ad un ampio dibattito. Da parte mia, sono pronto a continuare in Aula il lavoro fatto; anzi a riprenderlo da capo".

  © 2000 - 2001 Gruppo Vita (www.vita.it)

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Legge 185: cosa è successo in commissione difesa

Legge sul commercio delle armi: alla maggioranza non interessa né il governo né l'opinione pubblica
Si va in Senato senza concludere l'esame

di Tino Bedin
senatore dell'Ulivo, capogruppo in Commissione Difesa

Convocata alle 14.30, rinviata alle 15, chiusa alle 15.20: la seduta congiunta delle commissioni Esteri e Difesa del Senato non è mai cominciata. Alla maggioranza di centro-destra non interessa assolutamente il disegno di legge che - con il pretesto di ratificare il trattato di Farnborough sull'industria europea della Difesa europea - modifica sostanzialmente la legge 185 del 1990 sul commercio internazionale delle armi. Non ha infatti raggiunto il numero
sufficiente di presenze per far iniziare la seduta.
Il numero legale è mancato in tutte le sedute nelle quali le commissioni hanno cominciato a votare gli emendamenti. Quello di oggi pomeriggio  non è dunque un infortunio, ma la continuazione di un comportamento che ha il suo significato politico.
Evidentemente molti nella maggioranza non condividono la scelta del governo di negarsi al confronto su un argomento, il commercio delle armi, sul quale esiste una vasta sensibilità sociale.
Ho fatto notare in commissione - intervenendo poco prima che il presidente sciogliesse la seduta - che nella maggioranza esiste probabilmente la volontà di mandare un segnale al governo, perché alcuni non ritengono opportuno arrivare ad un voto a maggioranza sia sulla ratifica di un trattato intereuropeo sia sulla modifica della legge sul commercio delle armi.
Così facendo però la maggioranza sta compiendo un atto politicamente grave anche nei confronti dell'opinione pubblica.
La maggioranza ha prima rifiutato le audizioni, da me richieste sia in discussione generale che prima di passare al voto sugli articoli che modificano la legge 185.  La vasta mobilitazione di associazioni, di persone e di organizzazioni, l'attenzione che la Chiesa stessa ha manifestata per l'argomento, i voti che si sono avuti in sede regionale ed in molti municipio, avrebbero richiesto un ascolto da parte del Senato.
La maggioranza ora di fatto nega il dialogo allo stesso Senato: gli unici a parlare siamo stati alcuni senatori dell'Ulivo, di fatto senza contraddittorio, se non quello del governo. Se si riflette che il tema del controllo parlamentare sulla materia è uno di quelli che stanno più a cuore proprio alle associazioni che hanno dato vita alla campagna in difesa della legge 185, si può capire quanto negativo sia questo atteggiamento.
Esso infatti ha come sbocco finale l'utilizzo del regolamento: basta discutere, il lavoro di commissione non serve; passati 90 giorni si va in Aula del Senato e si vota. Succederà così: dal 10 ottobre il disegno di legge del governo sarà in Aula. Sarà probabilmente rubricato tra i tanti "accordi internazionali", di cui generalmente con scarso interesse  si procedere alla ratifica.
Per il disegno di legge sull'industria europea della Difesa non deve succedere così. Sia il Senato che l'opinione pubblica ha diritto ad un ampio dibattito. Da parte mia, sono pronto a continuare in Aula il lavoro fatto; anzi a riprenderlo da capo.

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Urgente: andare sul sito per votare 185

Continua la mobilitazione della società civile italiana per evitare la riforma della Legge 185 sul commercio d'armi. Attraverso l'indirizzo web http://www.retelilliput.org è possibile inviare al senatore del proprio collegio una lettera di pressione affiché voti contro l'approvazione del disegno di legge 1547 che sarà in discussione al Senato a partire dal 10
ottobre prossimo. L'approvazione del d.l. 1547 impedisce la trasparenza bancaria e la pubblicazione dei dati sul valore delle esportazioni di armi.
Nessuno più potrà disporre di dati e informazioni sul commercio d'armi.
Il vastissimo fronte di reti, associazioni e riviste - dalla Rete Lilliput ad Emergency, da Amnesty International a Medici Senza Frontiere per arrivare a Vita, Nigrizia e Pax Christi, solo per citarne alcune - ha già visto fino ad oggi il sostegno di oltre 80.000 cittadini.

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Contro i mercanti di morte

 COMMERCIO ARMI: CATTOLICI PROTESTERANNO DAVANTI A SENATO

 VESCOVI E PRETI DI FRONTIERA CONTRO RATIFICA FANBOUROUGH
    (ANSA) - ROMA, 8 OTT - Vescovi, obiettori di coscienza, preti  di frontiera siederanno per terra davanti al Senato per  protestare contro la ratifica dell'accordo di Fanbourough che  rafforza l'industria militare italiana e dei piu' importanti
 paesi europei.
    Parteciperanno alla protesta - giovedi' prossimo alle 11  davanti a Palazzo Madama - tra gli altri mons. Diego Bona,
 vescovo di Saluzzo e presidente uscente di Pax Christi, padre  Alex Zanotelli, don Luigi Ciotti, don Albino Bizzotto e don  Tonio Dell'Olio, portavoce del cartello Contro i mercanti di  armi.
    Il 10 ottobre i senatori sono chiamati a ratificare l'accordo  di rafforzamento dell'industria militare che, spiega Tonio
    Dell'Olio, ''in 14 articoli su 9 contrasta con la legge 185 sul  controllo del commercio delle armi''.
    ''L'appuntamento romano - spiegano i promotori - rappresenta  l'estremo tentativo della societa' civile organizzata di far  emergere dal silenzio il tema del commercio delle armi, di  ristabilire il controllo democratico e la trasparenza delle
 informazioni, di coglierne l'influenza determinante nei  conflitti in corso, in quelli che si vanno programmando e sul
 terrorismo''.   (ANSA).

 

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Chiediamo un incontro con Pera - presidente del Senato

Solo per conoscenza di seguito trovate la lettera che abbiamo provveduto ad inoltrare via fax questa sera al presidente del Senato.
Gli chiediamo un incontro per domani mattina. Ciò che è avvenuto in Commissione Esteri è grave soprattutto in considerazione dell'importanza e della delicatezza del tema: il commercio delle armi.
I partiti di maggioranza hanno sempre disertato la Commissione facendo approdare il testo in aula senza che se ne fosse discusso. Attendiamo di sapere come si determinerà il Presidente del Senato rispetto alla nostra richiesta e riferiremo alla stampa nel corso della conferenza che abbiamo convocato.
Shalom, tonio

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Preg.mo Sen. Marcello Pera

Presidente del Senato della Repubblica

06/67062022

 Preg.mo Presidente,

 nella giornata di domani 10 ottobre era prevista la discussione in aula del DDL 1547 per la ratifica dell'accordo Farnborough sulla cooperazione tra alcune nazioni europee per la produzione e il commercio di armamenti.

Da tempo alcune realtà della società civile organizzata esprimono preoccupazioni per le conseguenze che questo provvedimento potrebbe avere sulla legge 185/90 che regola attualmente il commercio delle armi del nostro Paese. Su 14 articoli in discussione ben 9 riguardano decisive modifiche a quella legge che garantisce, tra l'altro, la trasparenza del trasferimento di armi e il controllo democratico.

Ci giunge notizia che è stato variato il calendario dei lavori e che, di conseguenza, la discussione in oggetto viene rimandata a data da destinarsi.

Poiché in questa occasione avevamo convocato per le ore 11,00 una conferenza stampa per spiegare le ragioni del nostro dissenso, vorremmo cogliere l'opportunità di poterLa incontrare.

Mi permetto rammentare che il DDL 1947 approda in aula senza aver avuto la possibilità di essere preventivamente discusso e sottoposto a votazione in sede di Commissione Esteri, in quanto non si è mai raggiunto il numero legale dei componenti la Commissione medesima.

Per ogni comunicazione voglia mettersi in contatto con la segreteria nazionale di Pax Christi (080/3953507 - 339/3929116).

Certi di un riscontro positivo, attendiamo di conoscere la Sua disponibilità e La salutiamo distintamente

                    Sac. Tonio Dell'Olio

Portavoce della Campagna "Contro mercanti di armi"

09 ottobre 2002

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Lettera ai giornali

Invio una lettera tipo da poter inviare ai giornali per fare pressioni in difesa della legge 185 sul commercio d'armi. Attiviamoci il più possibile e non dimenticate di pressare il vostro senatore tramite la petizione on line su www.retelilliput.org

in calce gli indirizzi di alcuni giornali ai quali potete inviare via email la lettera


Caro Direttore,

sono un attento lettore del vostro giornale.  Da tempo sulle vostre pagine mi tengo informato dei fatti e delle vicende che attraversano la nostra società. Vorrei parlarvi di  argomento che ritengo della massima importanza  e sul quale mi aspetterei un vostro approfondimento 
Come certamente saprete al Senato  il dieci ottobre prossimo si voterà la ratifica del trattato di   Farnborough, l'accordo quadro con cui sei paesi europei inclusa l'Italia avviano un meccanismo di cooperazione industriale per la produzione di armi. Questo accordo , così come viene discusso nel nostro Parlamento con il ddl 1547, limiterà fortemente i meccanismi di controllo e di trasparenza sul commercio internazionale di armi introdotti dalla legge 185/90.
Proprio in difesa di questa legge negli ultimi mesi è stata condotta una campagna di informazione "Fermiamo i mercanti di morte" che riunisce un cartello delle maggiori associazioni e reti italiane della società civile, e che ha raccolto oltre 80 mila firme, inclusa la mia.
Anche  questa mobilitazione di gente pacifica e preoccupata non ha trovato molto spazio sulle vostre pagine.
Come vostro lettore vi chiedo di riservare maggiore attenzione a quanto sta accadendo in questi giorni in Senato,  fatti che non sono alla fine estranei a tutto un clima di mobilitazione armata che sta percorrendo la società italiana e non solo quella.


Sinceramente vostro



lettere@corriere.it
posta@liberazione.it
lettere@ilmanifesto.it
posta@ilmessaggero.it
rubrica.lettere@repubblica.it
c.augias@repubblica.it
lettere@lastampa.it
lettere@avvenire.it
direttore@iltempo.it
lettere@unita.it

 

Commercio armi: in Italia cresce apposizione missionari a nuova legge

In prima fila contro il provvedimento che liberalizza gli affari, Saveriani e Comboniani

Roma (Italia), 9 ottobre (VID) – Prosegue in Italia la campagna dei Missionari saveriani e comboniani contro la legge che vuole ridurre i controlli sulle esportazioni delle armi. 
Da domani il provvedimento sarà in discussione al Senato, dopo l’approvazione ella Camera dei deputati. Per sensibilizzare su questo tema, oramai da molti anni uno dei punti qualificanti dell’azione dei Missionari in Italia, è stato preparato un appello da inviare ai senatori attraverso la posta elettronica o la posta normale.
Del disegno di legge, i missionari sottolineano anche l’illegalità formale del procedimento, in quanto non è mai stato discusso nella Commissione Difesa “perché la maggioranza ha sempre fatto mancare il numero legale”. Il cartello di associazioni e movimenti della società civile e del mondo missionario (Saveriani e Comboniani) che si oppone alla legge, fa sapere che una volta approvata, “non sarà più possibile conoscere” i “dati sul valore delle esportazioni di armi effettuate”, “il certificato di uso finale dell'arma (ossia sapere non solo a chi viene venduta, ma qual è la reale destinazione dell'arma)” e non saranno accessibili “le informazioni sulle transazioni bancarie relative all'esportazione (e si sa, la via più semplice per capire dove vanno a finire le armi, spesso è quella di seguire i soldi)”.

 

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Coordinamento 185 agenzie su commercio armi

 LEGGE SU EXPORT ARMI, PACIFISTI MANIFESTANO DAVANTI A SENATO
 DELL'OLIO, PERA HA PROMESSO DI PORTARE TESTO IN COMMISSIONE
    (ANSA) - ROMA, 10 OTT - ''Il presidente del Senato Marcello
 Pera ci ha promesso che fara' passare in commissione, prima dell' approdo in aula, il disegno di legge che modifica la legge 185, riducendo i controlli su produzione ed esportazione di armi in Italia''. Lo hanno detto i rappresentanti delle associazioni che si sono riunite nel cartello 'Contro i mercanti di armi'.
    Una legge contro cui hanno manifestato, con un sit-in davanti a Palazzo Madama, alcune decine di rappresentanti di
organizzazioni pacifiste. Tra questi Tonio Dell' Olio, portavoce del nuovo cartello, don Luigi Ciotti dell' associazione Libera, padre Alex Zanotelli della rete Lilliput, e Fabio Alberti di 'Un ponte per Baghdad', oltre a esponenti di Pax Christi e dell'Associazione obiettori nonviolenti.
    Il disegno di legge, presentato dal Governo, ratifica l'accordo quadro, firmato nel 2000 a Farnborough (Gran Bretagna), da sei paesi dell' Ue (Italia, Francia, Germania, Spagna, Svezia e Regno Unito) per ''facilitare la ristrutturazione e le attivita' dell' industria europea per la difesa''. Ma alcuni articoli non compresi nell' accordo internazionale, ha sottolineato Dell' Olio, ''modificano la legge 185 del 1990, riducendo i controlli sull' industria italiana delle armi''.
    Il testo, gia' approvato dalla Camera dei deputati, andra' in discussione tra breve a palazzo Madama. ''Ma la maggioranza - hanno detto i rappresentanti del cartello pacifista - per abbreviare i tempi aveva fatto saltare il dibattito in
commissione, facendo approdare la legge direttamente in aula''.
 Pera, a cui la delegazione delle associazioni ha regalato una 'bandiera della pace' con i colori dell' arcobaleno, si sarebbe impegnato a evitare questa 'scorciatoia'. ''Pregando pero' i senatori dell' opposizione - ha aggiunto Dell' Olio - di non presentare una valanga di emendamenti, per fare ostruzionismo''.
    Il Cartello contro i mercanti di armi ha chiesto anche lo stralcio delle misure che modificano la legge 185, dal disegno
di legge per la ratifica dell' accordo di Farnborough.
 ''Facciamo appello ai senatori di tutti i partiti - ha detto don Ciotti - perche' diano forza alla ragione, e non diano ragione alla forza''.
    ''La legge 185 - ha aggiunto padre Zanotelli - e' un atto di civilta' e di resistenza contro la dilagante voglia di guerra
che si respira''. Alberti ha ricordato ''le ragioni economiche che sono alla base di chi vuole promuovere la guerra per
stimolare la produzione di armamenti sempre piu' avanzati sul piano della tecnologia''.(ANSA).

10-OTT-02 13:56 
COMMERCIO ARMI: ZANOTELLI, PERA RIPORTI LEGGE IN COMMISSIONE =

Oggi manifestazione davanti al Senato

(ASCA) - Roma, 10 ott - Il disegno di legge che modifica la legge 185 sul commercio delle armi prima di approdare in
Aula al Senato, dove la discussione era prevista per oggi e poi e' slittata, deve essere esaminato prima in Commissione.
E' quanto ha spiegato padre Alex Zanotelli della Rete Lilliput, che questa mattina ha partecipato davanti a Palazzo Madama ad una spending press conference indetta dal cartello di associazioni ''Contro i mercanti di armi''  per
spingere il Senato a non ratificare l'accordo di Fanbourough, che punta a rafforzare l'industria militare dei piu' importanti paesi europei, circa il 96 per cento della produzione continentale. Alla manifestazione del cartello pacifista, coordinato da Nicoletta Dentico e da Tonio Dell'Olio, hanno partecipanto anche Don Luigi Ciotti dell'associazione Libera, e Massimo Paolicelli dell'associazione Obiettori Nonviolenti. Zanotelli ha sottolineato che ''la lobby delle armi resta sempre molto forte'' e che la consegna di 80mila firme a Pera servira' a ribadire che la legge 185 resta sempre ''un atto di civilta' e resistenza con la dilagante voglia di armi''.

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Legge 185: il Manifesto del 10/10/2002

«Commercio di armi, non buttate via quella legge»
Al Senato la riforma della 185, che liberalizza il mercato. L'Ulivo:
così si potranno vendere a chi vìola i diritti umani
A. MAS.
ROMA
Arriva oggi al Senato per l'approvazione definitiva il disegno di legge che riforma la disciplina del commercio delle armi. Un provvedimento votato all'unanimità in commissione, lo scorso febbraio, tanto che la legge in questione era stata ridenominata Minniti-Previti, ma che, grazie alla campagna di pressione sostenuta da diverse associazioni laiche e soprattutto cattoliche, non avrà vita facile nelle aule parlamentari. E' accaduto infatti che, in seguito alle proteste extraparlamentari, l'opposizione, sia pur con qualche distinguo, ha riveduto le sue posizioni, presentando degli emendamenti e dicendo no alla cancellazione della legge 185 del `90, figlia della campagna «Contro i mercanti di morte» (promossa da molte associazioni, tra cui Acli, Mlal, Mani Tese, Missione oggi e Pax Christi). Ieri mattina i senatori Francesco Martone (Verdi), Tino Bedin (Margherita) e Tana de Zulueta (Ds) hanno spiegato le ragioni dell'opposizione al provvedimento, che in parte ratifica un accordo europeo (firmato a Farnbourough, Scozia, il 27 luglio del 2000, dal centrosinistra allora al governo), e per il resto liberalizza ancor più il commercio delle armi con l'estero, con il risultato, secondo l'opposizione, di consentire alle industrie italiane di esportare armi anche in paesi in cui non vengono rispettati i diritti umani. In buona sostanza, le armi sarebbero considerate come un qualsiasi altro bene di scambio, ponendo poca attenzione alla loro pericolosità.
«Il governo intende utilizzare la ratifica dell'accordo europeo di Farnbourough come un cavallo di Troia per cambiare la legge italiana sul traffico di armi, che è all'avanguardia in Europa», ha denunciato Martone, «con una manovra pretestuosa vengono rimossi tutti i vincoli e tutti i meccanismi che fino ad ora hanno assicurato trasparenza in questo delicato settore». Bedin arriva addirittura a paragonarla alla legge sulle rogatorie, «dove la maggioranza, ratificando un trattato come quello con la Svizzera, ha stravolto le regole». E per questo «daremo battaglia». Tana de Zulueta scende invece nel dettaglio, e spiega come tra le pieghe della legge si nasconda un inghippo: «Nel testo del governo si dice che non possono essere vendute armi nei paesi in cui ci sono gravi violazioni dei diritti umani. Ma questo aggettivo, "gravi", sembra messo apposta per consentire la massima discrezionalità alle imprese italiane. Chi giudica se le violazioni
dei diritti umani sono gravi o meno? Dove esistono non bisogna esportare armi, punto e basta, come fa la legge 185 che ora il governo vuole cambiare».
Questa mattina, in coincidenza con l'inizio della discussione in aula, la Campagna contro la riforma della legge 185 (tra i promotori i settimanali Nigrizia e Vita, associazioni come Medici senza frontiere e la Rete Lilliput) terrà un sit-in all'esterno. La Campagna ha raccolto oltre 80 mila firme contro la modifica di una normativa che già nel corso degli ultimi anni, sotto le pressioni dell'industria bellica, ha registrato numerosi cedimenti.
Nel corso del 2001 sono state rilasciate complessivamente 903 autorizzazioni all'esportazione di armi. Tra le aziende esportatrici, al primo posto c'è Finmeccanica con oltre il 26 per cento delle commesse (per un importo di 206 miliardi di euro), seguita da Augusta e Alenia Marconi Systems. Al decimo posto figura anche l'Iveco-Fiat.
Per quanto riguarda le transazioni bancarie, invece, nel 2001 il loro numero è aumentato del 33,4 per cento rispetto all'anno precedente: in tutto 583, di cui 503 per esportazione di armi e tecnologia ad esse applicate. Il 57 per cento delle transazioni se lo sono aggiudicato quattro banche: Bipop-Carire (19,4 per cento, con due sole autorizzazioni, ad Arabia saudita e Svezia), Banca nazionale del lavoro (17,1 per cento), Banca di Roma (11,7 per cento) e Credito
Italiano (9 per cento). Seguono Gruppo bancario San Paolo-Imi (8 per cento), Intesa Bci-Banca commerciale italiana (7 per cento) e Intesa-Banca Ambrosiano Veneta (3,3 per cento).

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Legge 185: Liberazione del 11/10/2002

Sotto accusa il via libera italiano alle esportazioni belliche verso i Paesi in guerra
      «Fermate i mercanti d'armi»
      Ang. N.
      Pacifisti contro la lobby dell'industria bellica
      «Marcello Pera ci ha promesso che farà passare in commissione, prima dell'approdo in aula, il disegno di legge che modifica la legge sul controllo della produzione ed esportazione di armi in Italia». L'impegno preso dal presidente del Senato è ripetuto davanti alle telecamere da Alex Zanotelli, Luigi Ciotti e Tonio Dell'Olio appena scesi dall'ufficio di Pera. Ad aspettarli, sotto la pioggia, alcune decine di rappresentanti di organizzazioni pacifiste.
      Insieme al cartello "Contro i mercanti d'armi", esponenti di Pax Christi e attivisti del social forum romano, Fabio Alberti di "Un ponte per Baghdad", Massimo Paolicelli dell'Associazione obiettori non violenti e Nella Ginatempo di Bastaguerra.
      La legge 185, approvata nel 1990, vieta l'esportazione di armi verso Paesi in guerra e blocca le triangolazioni di materiale bellico utilizzate per aggirare l'imbarazzo di una compravendita diretta con governi impresentabili.
      Perché c'è bisogno di tornare sotto il Senato a difenderla? Perché nel disegno di legge che ratifica l'accordo quadro di Farnborough (firmato nel 2000 da Italia, Francia, Germania, Spagna, Svezia e Regno Unito per «facilitare la ristrutturazione e le attività dell'industria europea per la difesa») sono stati infilati articoli non compresi nell'accordo che modificano pesantemente la legge 185 riducendo di fatto la possibilità di controllare l'attività dell'industria italiana delle armi.
      Il testo, già approvato dalla Camera dei deputati, andrà in discussione tra breve a palazzo Madama. La maggioranza punta a saltare il dibattito in commissione per portare la legge direttamente in aula. Pera, nell'impegnarsi con i portavoce dei pacifisti ad evitare la scorciatoia, si è permesso una battuta sull'uso del (legittimo) strumento dell'ostruzionismo parlamentare. Speriamo che l'opposizione non presenti una valanga di emendamenti, questa l'uscita di Pera.
      Un modo per ratificare l'accordo senza far passare le modifiche alla 185, per la verità, ci sarebbe. Basta un banalissimo stralcio.
      «Facciamo appello ai senatori di tutti i partiti - chiede Luigi Ciotti - perché non diano ragione alla forza». «La legge 185 - aggiunge padre Zanotelli - è un atto di civiltà e di resistenza contro la dilagante voglia di guerra che si respira». «Non dimentichiamoci chi proprio grazie ai blandi controlli sulla vendita di armi ha foraggiato Saddam Hussein» sottolinea Alberti.
      Ma chi sono gli esportatori di armi in Italia? Anche dopo l'approvazione della 185 il primo posto in classifica rimane a Finmeccanica con oltre il 23% delle commesse (206 miliardi di euro). Poi l'Augusta con il 16, 1% seguita da Alenai Marconi System, Whitehead Alenia e la Fiar. Al decimo posto su chi ci si imbatte? Iveco Fiat.
      Tra le banche più impegnate nell'appoggiare il commercio di armi la Banca nazionale del lavoro (17, 1% delle transazioni), la Banca di Roma (11,7%), il Credito Italiano (un 9% che l'amministrazione garantisce essere solo la parte non ancora smaltita di vecchi autorizzazioni in via di esaurimento), il gruppo San Paolo Imi (8%-9%), l'Intesa-Banca commerciale italiana (7%) e Intesa-Banca Ambrosiano veneto (3,3%). In testa all'elenco c'è invece la Bipop-Carire che nel 2001 si è aggiudicata il 19,14% delle transazioni. Chissà quante autorizzazioni ad esportare, si direbbe. Sorpresa. Solo due. Verso la Svezia e l'Arabia saudita.

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Azioni in difesa della legge 185

Sono in grado di fornirvi gli indirizzi dei senatori Salvatore MELELEO e Piero PELLICINI relatori al Senato del Disegno di legge 1547 che modifica in senso peggiorativo la Legge 185 sul commercio delle armi: 
Salvatore Meleleo mailto:s.meleleo@senato.it>s.meleleo@senato.it
Piero Pellicini mailto:p.pellicini@senato.it>p.pellicini@senato.it
L invito è a fargli pervenire il maggior numero posibile di messaggi in cui si chiede loro di non stravolgere l'attuale legislazione in materia di commercio di armi, di garantire la trasparenza delle informazioni e di non allargare le possibilità di destinazione.
Sul sito della Rete Lilliput trovate anche una lettera tipo che potrete inutilmente sfruttare. Resto dell'idea che se la personalizzate è meglio.
Grazie ancora e shalom, Tonio

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Alex Zanotelli: appello a missionarie e missionari, salviamo la 185 e la 209

Dopo la conferenza stampa di Sdebitarsi (tenutasi ieri, 27-11, nella sala stampa di Montecitorio) alla quale ho partecipato e dopo essermi consultato con numerosi senatori e deputati, mi sento obbligato, in coscienza, a lanciare un appello al mondo missionario.
Due importanti leggi, nate per la pressione della società civile e del mondo missionario, rischiano di essere spazzate via in brevissimo tempo.
La prima legge è la 185 del 1990 che tenta di disciplinare l'esportazione delle armi italiane: una legge conquistata negli anni Ottanta attraverso l'impegno in primo piano delle riviste missionarie e di tutto il movimento missionario; una legge che dovrebbe essere un punto di riferimento per l'intera Europa perché garantisce una certa trasparenza in un settore che tradizionalmente ne ha poca.
La seconda legge è la 209 del 2001, che prevede entro il 2004 la cancellazione di 12mila miliardi di debito estero che decine di paesi tra i più poveri hanno nei confronti dell'Italia. Una legge ottenuta grazie all'impegno della campagna Jubilee 2000/Sdebitarsi, sostenuta e fatta propria da un vasto arcipelago di realtà missionarie ed ecclesiali. Una legge che è considerata la migliore nel mondo occidentale. Una legge che già ha consentito la cancellazione di circa 2mila miliardi di lire di debito (ne ha beneficiato tra gli altri il Mozambico).
Per ciò che riguarda la legge sul del debito, c'è un articolo - il 42 -  della Legge finanziaria 2003 (in corso di approvazione) che elimina i vincoli temporali della cancellazione (tre anni) e lega la possibilità della cancellazione «alle esigenze della finanza pubblica». In questo modo, invece di cancellare il debito si cancella la legge.
Per ciò che riguarda la 185, c'è il forte rischio che venga sacrificata per ratificare un accordo europeo relativo alla ristrutturazione dell'industria europea di difesa. Le modifiche alla 185 sono già passate alla Camera e ora sono allo studio della Commissione esteri in Senato. Se passassero anche in Commissione andrebbero in aula al Senato dove
potrebbero essere approvate. In questo modo la daremmo vinta alla lobby delle armi.
Chi pagherebbe le spese dello stravolgimento di queste due leggi? Ancora una volta i poveri, ai quali noi missionari siamo inviati per annunciare la Buona Novella. Ma sono queste le "buone novelle" che annunciamo loro?
Mi appello con forza a tutti i missionari, agli istituti sia nazionali che internazionali (così presenti a Roma), ai centri missionari e a tutte le forze vive che si ispirano alla missione perché si mobilitino e facciano pressione sul Parlamento affinché queste due piccole perle di legalità e di responsabilità civica non vengano spazzate via.
Tra le forme di pressione mi permetto di suggerire - in particolare per la legge 185 - un sit-in davanti al Parlamento nel giorno del voto. Un sit-in che coinvolga missionarie e missionari reduci da conflitti in atto nel Sud del mondo. M'impegno a farvi sapere la data in cui si discuterà e si voterà in Parlamento.
Diamoci da fare. Perché anche battersi per questo è missione.
Padre Alex Zanotelli
(link diretto: http://ospiti.peacelink.it/giovaniemissione/appelloalex185209.htm)

 

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185/90: Email day

LA LEGGE 185/90 STA PER ESSERE SMANTELLATA DEFINITIVAMENTE DAL SENATO

·       SE SEI A FAVORE DELLA TRASPARENZA DEL COMMERCIO DELLE ARMI?
·       SE PENSI CHE SI DEBBA DIALOGARE CON LE ISTITUZIONI ?
·       SE VUOI FAR SENTIRE LA TUA OPINIONE ?

ALLORA INIZIA BENE L'ANNO:
IL 7 GENNAIO 2003 MANDA UNA MAIL AL TUO SENATORE E ESPRIMI IL TUO DISSENSO!!!
CLIKKA QUI

:http://www.retelilliput.org/petizioni/petizione.asp?PID={AD554090-D668-4A6A-8EDF-49FE61A1001E}

NEL 1980 IL PARLAMENTO GRZIE ALLA PRESSIONE  DELLA SOCIETA' CIVILE MISE AL MONDO UN RARO ESEMPIO DI LEGISLAZIONE DI GRANDE PROFILO CIVILE. LA LEGGE 185 CHE PONE SU PIANI COMPLETAMENTE DIVERSI LE ARMI E LE SAPONETTE. LA LEGGE PREVEDE CHE IL TRAFFICO LEGALE DI ARMI SIA SOTTOPOSTO AD UN CONTROLLO RIGOROSO E CHE SE NE SAPPIA IN PARTICOLARE L'USO FINALE.
LA CAMERA HA APPROVATO GIA' LA LIBERALIZZAZIONE SOSTANZIALE DEL COMMERCIO DI ARMI. ORA TOCCA IL COLPO DI GRAZIA AL SENATO.
NOI ASSOCIAZIONI DI COOPERAZIONE INTERNAZIONALE, MISSIONARI, ASSOCIAZIONI PER  I DIRITTI UMANI O PACIFISTE DEL TERRITORIO BOLOGNESE, VOGLIAMO DIALOGARE CON I SENATORI DELLA NOSTRA ZONA, A PRESCINDERE DAL LORO COLORE POLITICO, PER CHIEDERE LORO DI NON CAMBIARE LA LEGGE.

ALLA FINE DI GENNAIO CARTELLO DI  ASSOCIAZIONI DEL TERRITORIO BOLOGNESE INCONTRERA' ALCUNI  SENATOREI  PER DIALOGARE CON LORO E CONFRONTARE DIVERSE OPINIONI IN MERITO DELLA LEGGE 185.

PIU' MAIL ARRIVERANNO PIU' SARA' EFFICACE IL CONFRONTO!!!

QUINDI, DATEVI DA FARE , COINVOLGETE TUTTI QUELLI CHE CONOSCETE, MANDATE QUESTA MAIL A TUTTA LA VOSTRA RUBRICA, FATENE UN "VIRUS DI CIVILTÀ" CHE CONTAMINI LA RETE.

AIFO gr. Bologna,  Amnesty International Bologna, Centro Poggeschi,  Emergency Bologna, EMI,  Pax Christi Bologna
Percorsi di Pace, Rete di Lilliput Bologna

Demattè Fabrizio
via Porrettana 89/2 40134 Bologna
051 6144147 - 340 7783803
f.dematte@tin.it

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Lettera al Presidente del Senato

Ciao a ciascuno/a.

In data odierna ho inviato via fax una lettera al Presidente del Senato Marcello Pera per conoscere l'esito dell'incontro con i presidenti delle Commissioni esteri e difesa circa il disegno di legge che va a modificare pesantemente la 185/90.
Visto che l'ultima volta che gli abbiamo inviato una richiesta ci ha ricevuti. abbiamo buone speranza che almeno ci risponda!
Di seguito il testo della lettera inviata.

Shalom, tonio

Preg. mo Presidente,
Lo scorso 10 ottobre Lei ha accolto una delegazione della Campagna "Contro i mercanti di armi - In difesa della 185", accompagnata da una nutrita delegazione di senatori. La Campagna era rappresentata da don Luigi Ciotti, p. Alex Zanotelli e Tonio Dell'Olio.
In quell'incontro avemmo modo di esprimere le forti preoccupazioni rispetto al DDL 1547 per la ratifica dell'accordo Farnborough sulla cooperazione tra alcune nazioni europee per la produzione e il commercio di armamenti in discussione al Senato.
Le rappresentammo come da tempo alcune realtà della società civile organizzata si sono attivate nell'intento di impedire  le conseguenze che questo provvedimento potrebbe avere sulla legge 185/90 che regola attualmente il commercio delle armi del nostro Paese. Su 14 articoli in discussione ben 9 riguardano decisive modifiche a quella legge che garantisce, tra l'altro, la trasparenza del trasferimento di armi e il controllo democratico da parte del Parlamento. Allo stesso tempo non mancammo di evidenziare la delusione per cui il DDL 1547 approdava in aula senza aver avuto la possibilità di essere preventivamente discusso e sottoposto a votazione in sede di Commissioni congiunte Esteri e Difesa, in quanto non si è mai raggiunto il numero legale dei componenti la Commissione medesima.
A questo proposito Ella si impegnò a conferire con i presidenti delle rispettive Commissioni per chiedere un esame più attento del provvedimento vista la delicatezza e la gravità dell'argomento.
Dal calendario dei lavori del Senato risulta che il DDL 1547 è iscritto all'Ordine del Giorno del 28 gennaio p. v. Ci permettiamo chiederLe se l'incontro con i presidenti delle Commissioni è avvenuto e quale esito ha sortito. Alcuni senatori delle Commissioni interessate, da noi interpellati, ci hanno riferito che non c'è stato alcun riesame del
provvedimento.
In prossimità della data prevista per la discussione del DDL le organizzazioni che compongono la Campagna faranno sentire la propria voce e intensificheranno gli sforzi per fare in modo che il nostro Paese non corra il rischio di dotarsi di una legge che di fatto allarga le maglie del commercio di strumenti di morte e ne impedisce un controllo serio sulle destinazioni finali.
Nel ringraziarla per l'attenzione e nell'attesa di un riscontro, voglia gradire il nostro augurio per un anno nuovo in cui il suo lavoro istituzionale sia tutto proteso a garantire, diffondere e promuovere una cultura di pace.

Nicoletta Dentico
Tonio Dell'Olio
Portavoci della Campagna "Contro mercanti di armi"

4 gennaio 2003

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Legge 185/90: si discute il 28 gennaio al Senato

Carissimi,
aggiornandoti sull'andamento della Campagna in difesa della Legge 185, ci permettiamo di segnalarti la Campagna +DAI-VERSI.
"E' giusto che tu possa dedurre le donazioni che liberamente devolvi per sostenere le cause in cui credi? Si', ma oggi non e' possibile."

PERCHE' LO DIVENTI: http://web.vita.it/ap/dedux.htm

******************************************************

____ IN PRIMO PIANO ____________________________________

 
LEGGE 185: SI DISCUTE IL 28 GENNAIO
http://web.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=27208

IN UN GIORNO IL SENATO CAMBIERA' LA LEGGE 185
http://web.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=27529

LEGGE 185... E PORTO ALEGRE. UNA COINCIDENZA?
http://web.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=27534

TRAFFICO ARMI: CASSAZIONE, NO AL CARCERE PER REATI FUORI ITALIA
http://web.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=27266


____ ADESIONI: Enti Locali__________________________

Legge 185: Il comune di Ladispoli (Roma) aderisce
http://web.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=27210

Legge 185: Rosignano Marittimo aderisce alla campagna
http://web.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=27012


____ INIZIATIVE ____________________________________

PETIZIONE ONLINE PER SALVARE LA LEGGE 185
Ai senatori della Repubblica viene chiesto di salvare la trasparenza sul commercio di armi. Basta un click su retelilliput.org perche' il tuo senatore senta la tua voce
http://web.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=23422

LEGGE 185: ANDAMENTO DELLA CAMPAGNA "SCRIVI AL TUO SENATO"
Le province dell'Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto in testa per la difesa della Legge 185
http://web.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=23547


____COSA puoi FARE? ____________________________________

- Spedisci questo messaggio a tutti gli amici pregandoli di firmare;
- Puoi firmare e spedire una email/cartolina al senatore del tuo colleggio per dire no alla modifica della Legge 185. Per farlo basta un click: http://www.retelilliput.org.
- Puoi dare la tua adesione online e consultare le informazioni:
http://web.vita.it/185/
- Kit di Mobilitazione. Puoi scaricare volantini, bozze di mozioni per gli enti locali, logoi ecc alla pagine web:
http://www.peacelink.it/dossier/oscar/25marzo.htm
- Infine per chi ha raccolto o sta raccogliendo le firme su cartaceo, puo' spedirle a:

Amnesty International - Sezione italiana
Ufficio campagne
Via GB De Rossi, 10
00161 Roma
Fax: 06-4490222

- Per tenerti aggiornato:
http://web.vita.it/sotto/index.php3?SOTTOCATID=368
 
VITA non profit online - http://web.vita.it/home/
=================================
Via Marco D'Agrate, 43, 20139, Milano - Italia
tel: +39/02/5522981 fax: +39/02/55230799
registrazione tribunale di Milano n.397, 8/7/94
=================================

Per continuare ad essere informati sulla Campagna "Io difendo la 185" e non solo, qualora non lo fossi già, iscriviti alla newsletter del non profit cliccando qui: http://web.vita.it/newsletter/newsletter_post.php3?EMAIL=ayopori@libero.it

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In difesa della legge 185/90

ANCORA UNO SFORZO IN DIFESA DELLA LEGGE 185/90

care tutte e cari tutti,
ancora una volta ci appelliamo a voi per un aiuto in difesa della legge 185/90 sul controllo degli armamenti. L'iter del provvedimento che potrebbe stravolgerla (ddl 1547 al Senato) sta infatti volgendo al termine: la discussione in Aula nel secondo ramo del Parlamento è programmata per il 28 Gennaio. Ormai la nostra Campagna sta quasi per compiere un anno, e già questo è un grandissimo risultato se si considera che le intenzioni iniziali erano quelle di liquidare il
provvedimento in pochi giorni. Tutto questo è stato possibile soprattutto grazie ai notevoli sforzi che gruppi, singoli, associazioni hanno condotto in questi mesi per dimostrare come una larga fetta della cittadinanza italiana non si voglia arrendere ad una deregolamentazione selvaggia del commercio degli armamenti. Ed è quindi a voi che chiediamo di mettere in gioco le ultime energie per la stretta finale decisiva, invitandovi a fare ancora una volta pressione sui Senatori dei vostri collegi e a sensibilizzare l'opinione pubblica su questo tema, purtroppo trascurato dai media. Come fare? Per prima cosa continuando a diffondere la petizione online diretta ai Senatori ed attiva da tempo sul sito www.retelilliput.org: i testi delle lettere sono stati aggiornati con gli ultimi sviluppi e perciò anche chi ha già sottoscritto l'appello può effettuare di nuovo l'invio. Inoltre, si sta organizzando una conferenza stampa nazionale per il 27 gennaio in cui verranno illustrate alcune azioni di sit-in che si stanno predisponendo per il 28 (giorno della votazione) davanti a Palazzo Madama. L'invito che facciamo è quindi quello di partecipare numerosi (per chi si trova in zona!) all'azione di
Roma oppure ad organizzare iniziative analoghe (conferenza stampa il 27 con mobilitazioni il 28) nei vari territori locali, dimostrando così in tutta Italia quanto sia alta la volontà di difendere una legislazione avanzata ed importante come la legge 185/90.
Grazie ancora, sperando di avere successo e di inaugurare così un 2003 di Pace!
Il Coordinamento della Campagna "Fermiamo i mercanti di armi - In difesa della legge 185/90"

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Italia: nuovo appello dei missionari contro legge permissiva sul commercio delle armi

Ai senatori e deputati viene chiesto di conservare la legge vigente che garantisce maggiori controlli
Roma (Italia), 24 gennaio (VID) - Con un appello ai senatori italiani scendono di nuovo in campo i missionari e le missionarie di diversi Istituti (Consolata, Comboniani, Saveriani, Pontificio Istituto Missioni Estere) in vista delle modifiche alla legge che regola il commercio delle armi.
Il dibattito parlamentare dovrebbe iniziare martedì prossimo e i religiosi sottolineano che l'attuale legge "è un deterrente alla proliferazione dei mercanti d'armi, e soprattutto rende possibile perseguirli quando appartengono a gruppi criminali". È proprio grazie a questa legge "che il nostro Paese si colloca in una delle posizioni più avanzate a livello europeo sul versante della trasparenza, dei controlli e della prevenzione dei conflitti".
Se la legge sarà modificata - scrivono i missionari - "gioiranno le già tanto ricche industrie che costruiscono armi e i ricchi mercanti d'armi, specialmente i criminali senza scrupoli. Soffriranno, moriranno, si impoveriranno migliaia di persone nel Sud del Mondo, quelle stesse persone che l'Italia attraverso la cooperazione vorrebbe aiutare.
Come testimoni di tanta sofferenza noi missionari e missionarie chiediamo a voi Onorevoli Senatori e Senatrici di non modificare la legge 185/90 come propone il disegno di legge 1547. Questo renderebbe il commercio delle armi senza regole, scrupoli e misure".

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Comunicato Stampa: Contro i mercanti di morte difendiamo la 185

Roma, 28 gennaio 2003. Più di 100 le persone presenti a Roma, dinanzi a Palazzo Madama, per il sit-in promosso dalla Campagna nazionale “Contro i mercanti di armi - difendiamo la 185”. L'iter del provvedimento che potrebbe stravolgerla (ddl 1547 al Senato) sta infatti volgendo al termine con la discussione in Aula nel secondo ramo del Parlamento.
Una delegazione della campagna è stata ricevuta dall’Udc e dal Senatore Salvatore Meleleo, relatore di maggioranza della legge.
Abbiamo fatto quest’azione nonviolenta di disobbedienza civile sedendoci davanti al senato con uno striscione con scritto “fermiamo i mercanti di morte”, infatti non possiamo accettare che la legge 185/90 venga messa in pericolo”, dichiara Alex Zanotelli. “Abbiamo pregato affinché venga illuminato chi ci governa e venga data forza a noi di andare avanti in questa battaglia che, se viene persa, ne faranno le spese milioni di persone in tutto il mondo uccise dalle armi che noi vendiamo”, conclude il missionario.
Un anno di mobilitazione ha permesso di resuscitare a livello parlamentare il dibattito sul commercio delle armi e sulle sue implicazioni politiche, di diritti umani, umanitarie.  afferma Nicoletta Dentico, Direttore di Medici Senza Frontiere e portavoce della campagna - Questo risultato non può andare perduto ed è questo un momento cruciale per evitare che la ratifica dell’accordo di Fanborough sia accompagnata allo smantellamento definitivo della 185. Ieri è stata lanciata anche in Italia la campagna europea per la trasparenza del commercio delle armi e quale che sia l’esito dell’iter della 185 il Governo dovrà fare i conti con una società civile estremamente attenta”.
Una volta che abbiamo una legge rigorosa possiamo permetterci di esportare qualcosa di buono in Europa  afferma Luigi Bobba, Presidente ACLI - Non accettiamo il trattato di Fanborough, usato come cavallo di Troia per azzerare la legge 185/90, che come società civile abbiamo fortemente chiesto e ottenuto negli anni ’80.
Al termine degli incontri avvenuti in Senato, un gruppo di persone capeggiate da Alex Zanotelli (missionario comboniano), tra cui Luigi Bobba (Presidente ACLI) , Nicoletta Dentico (Direttore Medici Senza Frontiere), Riccardo Troisi (Rete Lilliput), suor Franca Venturi (suora comboniana) e suor Francesca Sekli (Piccole suore dell’assunzione) si sono sedute davanti all’ingresso principale del Senato per ribadire il loro grido d’allarme per difendere la legge 185 del 1990 che in Italia garantisce un controllo democratico del trasferimento di armi.
Organizzazioni aderenti alla campagna:
Amnesty International, Associazione Obiettori Nonviolenti, Attac, Aifo, Campagna Italiana Contro le Mine, Campagna Obiezione alle Spese Militari, Medici Senza Frontiere, Missione Oggi, Pax Christi, Rete Lilliput, Vita, Arci Servizio Civile, Emmaus Italia, Archivio Disarmo, CNESC (Conferenza Nazionale Enti Per Il Servizio Civile), Mani Tese, ACRA (Associazione Di Cooperazione Rurale In Africa E America Latina), Coordinamento dei soci di Banca Etica, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Agenzia per la Pace, Movimento Nonviolento, Azione Nonviolenta, Rete Italiana Donne in Nero, Suore Missionarie Nostra Signora degli Apostoli, ACLI, ICS, Lunaria, Social Forum "Basta Guerra", Nigrizia,  Peacelink, Os.C.Ar, Emergency….
Sergio Cecchini
Ufficio stampa
Medici Senza Frontiere
Tel. 064486921 - Fax 0644869220
www.msf.it

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Dichiarazioni della sen. Daria Bonfietti

COMMERCIO DELLE ARMI: "IL RINVIO UNA VITTORIA DELLE ASSOCIAZIONI, DELL'OPINIONE PUBBLICA E DELL'ULIVO".

DICHIARAZIONE DELLA SENATRICE DARIA BONFIETTI (DS)

Prendiamo atto con soddisfazione del fatto che anche la maggioranza ha accolto il grido di protesta delle associazioni e si è decisa a concedere una pausa di riflessione, a mio parere breve, prima di riprendere l'esame della ratifica del trattato di Farnborough che contiene nuove e contestatissime norme sul commercio delle armi.
Una pausa utile che, tuttavia, potrebbe non essere sufficiente. Il provvedimento dovrebbe tornare in Commissione per consentire un esame più approfondito e sereno ed una riscrittura delle modifiche alla legge 185.
Così com'è il provvedimento, che il Governo vuole fortemente per andare incontro alle pressioni delle lobby delle industrie belliche, disegna una normativa pericolosamente lassista, priva di trasparenza, di regole e di controlli, che prefigura un'autentica deregulation in materia di commercio di armi.
In Parlamento l'Ulivo continuerà a dare battaglia insieme all'opinione pubblica e al mondo delle associazioni, ma anche ai diversi Consigli regionali che su questo punto si sono espressi, per contrastare l'approvazione di questa legge.
Roma, 29 gennaio 2003

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Legge 185: il Senato prende una settimana di riflessione

185: il Senato prende una settimana di "riflessione"

di Gabriella Meroni (g.meroni@vita.it)

29/01/2003

La conferenza dei capigruppo approva all'unanimità uno slittamento della discussione

La conferenza dei capigruppo ha deciso stamani una pausa di riflessione di almeno una settimana sulle nuove norme sul commercio delle armi, contenute nella ratifica del trattato di Farnborough, relativo all'industria europea della difesa.
Nella riunione dei capigruppo di stamane, Francesco D'Onofrio, presidente dei senatori dell'Udc, ha raccolto la protesta delle associazioni che hanno dato vita alla campagna in difesa della legge 185 ed ha chiesto una breve pausa di riflessione. La proposta e' stata accolta all'unanimita'. ''Sono lieto - ha commentato D'Onofrio - che la conferenza dei capigruppo abbia accolto la richiesta di rinvio, almeno alla settimana prossima, della ratifica del trattato che ha suscitato molte polemiche, soprattutto da parte cattolica. Occorre procedere con i capigruppo della maggioranza ad un ulteriore incontro con il ministro della Difesa Martino per una più attenta valutazione della materia prima della discussione del provvedimento nell'aula del Senato''.
fonte  www.vita.it

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Roma 28 gennaio 2003

Ciao a tutti, un po' insolitamente mi metto davanti al computer per buttare giù a caldo le impressioni di oggi che doveva essere il giorno decisivo per il futuro della 185/90. Già ieri, consultando il sito del Senato avevamo capito che non
sarebbe stata la "giornata definitiva", ma da Lilliput Roma erano arrivate notizie che comunque un presidio di sensibilizzazione con presenti padre Alex e don Luigi sarebbe stato presente: tant'è abbiamo deciso di partire
comunque per Roma. E la mattina si è aperta, quando ancora i nostri occhi (e soprattutto i cervelli) ancora non lo erano del tutto, nel migliore dei modi: il TG1 delle 5.30 (immaginatevi che share) proponeva un servizio ben fatto sulle modifiche alla legge, con un breve intervento di don Tonio Dell'Olio, portavoce della Campagna. Non potevamo credere ai nostri occhi....ancora adesso non so se  il servizio è stato ripetuto ad orari più civili.
Arriviamo comunque a Roma in una giornata cristallina, in netto contrasto con le nubi che avvolgono il futuro della Campagna, ed ecco....la segretaria del sen.Forlani (UDC) mi telefona per informarmi che il senatore per il 7 febbraio è già impegnato (te pareva), ma che oggi convocherà il gruppo UDC per discutere una linea politica da assumere in sede di votazione. Be', almeno a parole non è un risultato mica da buttare!!!
E le notizie mi vengono confermate quando arriviamo di fronte a palazzo Madama: lì c'è un gruppo di 80 persone dall'altra parte della strada, non siamo in tanti, ma d'altronde per oggi non si modifica niente. Comunque c'è Alex che ci conferma che il gruppo avrà la possibilità di parlare con i senatori Forlani e Meleleo (entrambi UDC) per chiarire per l'ennesima volta le preoccupazioni e chiedere impegni precisi: di stampa, a parte un inviato di Radio Capital, non se ne parla. Così, per attirare l'attenzione dei media, padre Alex propone di attraversare la strada e di sedersi all'interno del Senato, una volta convocati i fotografi, per farsi trascinare a forza dalla Polizia. I dubbi sull'utilità del gesto sono tanti, così si decide di farlo eventualmente come ultima risorsa dopo l'incontro coi senatori. Come presenze qualificanti e continue all'interno del gruppetto vi sono quelle del senatore Martone (Verdi), che ha una idea molto chiara degli emendamenti da portare per non snaturare la legge, e dell'onorevole Maria Grazia Francescato (Verdi) che è lì in attesa di partecipare ad un altro dibattito sugli OGM.
Dopo l'aggregazione di oppositori curdi e delle Donne in Nero, arriva l'ora degli incontri con i senatori e la gente si sparpaglia un po' ......troppo, tant'è che a presidiare il posto di fronte al Senato rimaniamo io, Anna e quattro striscioni; su uno ho scritto la frase del volantino del 7 febbraio.
Di fronte a una decina di poliziotti che ci confermano essere lì solo per noi (quale onore e , sinceramente, che poca serietà nel presidio!).
Dopo una buona ora e mezza ecco che il drappello che se ne era andato torna in parte: i senatori confermano che sono sensibili all'argomento, che si daranno da fare per emendare, ma di fronte a una presa di posizione governativa, non sanno cosa farci. Almeno ci hanno ascoltato! 
All'improvviso, mentre i poliziotti stanno guardando noi che stiamo dibattendo di ciò, il resto del gruppo, dieci persone tra cui Alex, Riccardo Troisi di Lilliput Roma e alcune suore comboniane, si mettono a sedere sulla parte del marciapiede sotto a palazzo Madama. Subito, come mosche al miele, poliziotti e fotografi si buttano sul gruppo, qualche strattonamento e battibecco, la Francescato che non ci pensa due volte a fare da intermediario tra polizia e manifestanti.
Risultato: Alex ottiene di parlare di fronte alle telecamere, e vengono fatte alcune foto.
E tutto finisce qui per quel che ci riguarda. Non per la 185 che sembra vada in discussione giovedì e, forse a causa delle 8 ore che le sarebbero dedicate, anche oltre.
Non mi sembra che nei TG ciò abbia avuto risonanza, speriamo più avanti.
Un salutone da AdriAnna

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Sit-in a Roma

Comunicato stampa

Più di 100 le persone presenti a Roma, dinanzi a Palazzo Madama, per il sit-in promosso dalla Campagna nazionale "Fermiamo i mercanti di armi - In difesa della legge 185/90". L'iter del provvedimento che potrebbe stravolgerla (ddl 1547 al Senato) sta infatti volgendo al termine con la discussione in Aula nel secondo ramo del Parlamento.
Molti i religiosi e le religiose, missionari/e, rappresentati di associazioni, presenti, tra i quali Alex Zanotelli e Luigi Ciotti.
Si segnala anche una rilevante partecipazione di giornalisti: le domande rivolte da questi ai partecipanti ci fa sperare che nei quotidiani di domani sia dato buon risalto alla manifestazione.
I senatori che sino a ora hanno seguito con maggior attenzione l'iter della legge e le proposte della Campagna hanno assicurato che si adopereranno, nei prossimi giorni, per convocare nuovamente a breve termine le Commissioni Esteri e
Difesa.
Continueremo a fornirvi ulteriori  aggiornamenti.
28/01/2003
h.12,00
Pax Christi Italia

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Mercanti di morte al Senato? NO GRAZIE!!!

Per tenersi aggiornati sulla mobilitazione cliccare su:
http://web.vita.it/sotto/index.php3?SOTTOCATID=368

Per info sulla campagna
http://www.peacelink.it/dossier/oscar/25marzo.htm

Legge 185: cronaca dal sit-in a Roma

di Redazione (redazione@vita.it)

Vita 28/01/2003

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Non ce l'ha fatta (per ora)

Attenzione:
inchinandosi alla pressione delle industrie produttrici di armi (una delle lobby più potenti al mondo) martedì scorso il Senato aveva in calendario l'affossamento di una delle migliori leggi del nostro ordinamento: la 185/90.
Legge che abbiamo difeso, come Arcidiocesi, nel luglio scorso col Manifesto "Nessun uomo è clandestino".
Legge che non permette la vendita di armi a paesi guidati da folli soggetti e garantisce trasparenza sulla produzione e, appunto, sul commercio.
Il progetto di riforma, firmato dal senatore Previti di Forza Italia e Minniti dei DS, a causa di una fortissima pressione popolare (tra cui noi di questa Diocesi!!!) è stato via via abbandonato da molti, ma è passato ugualmente alla Camera.
La notizia è che lunedì al Senato non ce l'ha fatta!!!
Grazie alla pressione del mondo cattolico (con don Ciotti e padre Zanotelli in prima fila, al sit-in davanti a Palazzo Madama) si è deciso una pausa di almeno una settimana.
Di seguito la notizia ANSA e poi il modo veloce per scrivere ai nostri senatori attraverso la Rete.

SENATO: ARMI; SOSPESO ESAME NUOVE NORME COMMERCIO
D'ONOFRIO SODDISFATTO, CON MARTINO RIVEDERE INTERA MATERIA
   (ANSA) - ROMA, 29 GEN - La conferenza dei capigruppo ha deciso stamani una pausa di riflessione di almeno una settimana sulle nuove norme sul commercio delle armi, contenute nella ratifica del trattato di Farnborough, relativo all'industria europea della difesa.
Ieri il Verde Francesco Martone, insieme al presidente della Acli, a Don Ciotti e a padre Alex Zanotelli avevano manifestato la loro opposizione alla nuova normativa che conterrebbe un allentamento dei controlli per il commercio
internazionale delle armi.
Nei giorni scorsi il mondo cattolico era piu' volte intervenuto esprimendo molte perplessita'.
   Nella riunione dei capigruppo di stamane, Francesco D'Onofrio, presidente dei senatori dell'Udc, ha raccolto la
protesta dei cattolici ed ha chiesto una breve pausa di riflessione.
La proposta e' stata accolta all'unanimita'. ''Sono lieto - ha commentato D'Onofrio - che la conferenza dei capigruppo abbia accolto la richiesta di rinvio, almeno alla settimana prossima, della ratifica del trattato che ha suscitato molte polemiche, soprattutto da parte cattolica.
Occorre procedere con i capigruppo della maggioranza ad un ulteriore incontro con il ministro della Difesa Martino per una piu' attenta valutazione della materia prima della discussione del provvedimento nell'aula del Senato''.  (ANSA).

***PER SCRIVERE AI SENATORI***

collegati al sito http://www.retelilliput.org : c'e' un efficiente e mirato sistema di spedizione delle e-mail ai parlamentari del proprio collegio elettorale, per l'invio bastano meno di due minuti.

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Dichiarazioni del ministro D'Onofrio

Carissimi, vorrei comunicare a tutti una notizia importante a proposito della 185/90.
Questa mattina, in una trasmissione radiofonica  su Radio Tre, don Renato Sacco  ha "conversato" con l'On.le D'Onofrio che ha rilasciato alcune dichiarazioni "interessanti" sulla proposta di modifica della legge sul commercio delle armi come potete leggere nel comunicato che segue.

12:57 COMMERCIO ARMI: D'ONOFRIO, NO A RATIFICA FANBOROUGH = PRIMA INCONTRO TRA GOVERNO, MARTINO  E ASSOCIAZIONI CONTRARIE Roma, 4 few. -
(Adnkronos) -

''Senza un incontro tra governo, ministro della Difesa e associazioni che si oppongono alla modifica della legge sul traffico d'armi, il gruppo parlamentare al Senato dell'Udc non dara' via libera alla ratifica dell'accordo di Famborough''. Lo ha affermato oggi il capogruppo al Senato dell'Udc, Francesco D'Onofrio, ai microfoni di Radiotremondo. ''Noi come gruppo parlamentare -continua- siamo molto sensibili a che si faccia una legge che non comporti rischi dal punto
di vista della produzione italiana di armi''. In particolare D'Onofrio spiega di aver deciso di bloccare ''l'iter di una normale ratifica'', spinto dalle obiezioni secondo lui ''molto serie'' delle associazioni. Ha inoltre precisato di voler capire
''cosa e' successo nel passaggio della legge tra Camera e Senato'', ''cosa e' successo negli altri Paesi'' e in che misura la modifica della legge 185/90 comporterebbe la ''riduzione di controlli e verifiche'' nel commercio delle armi. ''Vorrei
evitare -conclude D'Onofrio- l'approvazione di una legge con effetti catastrofici dovendo dire un giorno che non lo sapevo''. (Sin/Pn/Adnkronos) 04-FEB-03 12:57

Pax Christi onlus - Segreteria Nazionale
Via Quintole per Le Rose 131
50029 Tavarnuzze   FI
055.2020375
info@paxchristi.it   www.paxchristi.it

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Cominicato Stampa per la 185/90

Vi passiamo il Comunicato Stampa passato nella lista di discussione
della 185.
______________________________

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COMUNICATO STAMPA

CAMPAGNA "FERMIAMO I MERCANTI DI ARMI - IN DIFESA DELLA 185"

Roma, 4 febbraio 2003. La campagna "Fermiamo i mercanti di armi - in difesa della 185" accoglie con estremo interesse le dichiarazioni rilasciate dal Senatore Francesco D'Onofrio questa mattina, durante la trasmissione RadioTre Mondo. Il capogruppo dell'UDC al Senato si è impegnato a convocare la campagna, le organizzazioni che ne fanno parte e il Ministro della Difesa, Onorevole Antonio Martino, per procedere ad un esame approfondito delle critiche rivolte dalla campagna al tentativo di modificare la legge 185/90.
"Auspichiamo fortemente un incontro ulteriore con le istituzioni - afferma Nicoletta Dentico, Direttore di Medici Senza
Frontiere e portavoce della campagna insieme a Tonio Dell'Olio di Pax Christi - e annunciamo la totale disponibilità ad offrire tutte le spiegazioni in merito alle nostre critiche nei confronti del ddl 1547 in discussione al Senato"
"Ci auguriamo che la disponibilità del Senatore Francesco D'Onofrio comporti un'immediata sospensione della
discussione prevista per domani.
La materia è assai delicata, soprattutto alla luce della congiuntura internazionale che stiamo vivendo: la fretta potrebbe farci correre il rischio di armare oggi il nemico di domani.", prosegue Nicoletta Dentico. "Riteniamo decisione saggia e responsabile quella di aprire un confronto fra la società civile e il massimo livello delle istituzioni su un tema così delicato come il commercio di armi", conclude la Dentico.

Organizzazioni aderenti alla campagna:
Amnesty International, Associazione Obiettori Nonviolenti, Attac, Aifo, Campagna Italiana Contro le Mine, Campagna
Obiezione alle Spese Militari, Medici Senza Frontiere, Missione Oggi, Pax Christi, Rete Lilliput, Vita, Arci Servizio Civile, Emmaus Italia, Archivio Disarmo, CNESC (Conferenza Nazionale Enti Per Il Servizio Civile), Mani Tese, ACRA (Associazione Di Cooperazione Rurale In Africa E America Latina), Coordinamento dei soci di Banca Etica, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Agenzia per la Pace, Movimento Nonviolento, Azione Nonviolenta,
Rete Italiana Donne in Nero, Suore Missionarie Nostra Signora degli Apostoli, ACLI, ICS, Lunaria, Social Forum "Basta Guerra", Nigrizia, Peacelink, Os.C.Ar, Emergency, Chiama l'Africa, Libera. 

Per ulteriori informazioni:
Riccardo Troisi, Rete Lilliput, 335.576.95.31
Sergio Cecchini, Medici Senza Frontiere,
338.43.84.722
Sergio Cecchini
Ufficio stampa
Medici Senza Frontiere
Tel. 064486921 - Fax 0644869220
www.msf.it

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Clamoroso: Governo disposto a chiedere la fiducia per la 185

INDUSTRIA MILITARE: BERSELLI, PRONTI A FIDUCIA SU LEGGE EXPORT =

      FERRARA, 14 FEB. (ADNKRONOS) - IL GOVERNO E' PRONTO A

PROCEDERE ANCHE A COLPI DI FIDUCIA PER ARRIVARE ALL'APPROVAZIONE DELLA

LEGGE SULL'EXPORT DEGLI ARMAMENTI. AD ANNUNCIARLO E' STATO IL

SOTTOSEGRETARIO ALLA DIFESA, FILIPPO BERSELLI, IN VISTA DELLA

DISCUSSIONE AL SENATO IN CALENDARIO PER MERCOLEDI PROSSIMO. "DOPO

L'OSTRUZIONISMO PARLAMENTARE INDEGNO, LA PROSSIMA SETTIMANA IN AULA,

IL DDL SULL'EXPORT DEGLI ARMAMENTI LO APPROVEREMO ANCHE SENZA IL

CONSENSO DELL'OPPOSIZIONE E SE NECESSARIO ANCHE CON IL RICORSO ALLA

FIDUCIA. (SEGUE)

      (MCC/PE/ADNKRONOS)

14-FEB-03 15:45

 

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Appello della CGIL  a favore della legge 185/90

Ho il piacere di inoltrarti l'appello che la Cgil nazionale ha inviato ai capigruppo di Camera e Senato contro le modifiche della 185.
E' un risultato importante perchè attesta maggiormente la nostra organizzazione come promotrice di una cultura di pace.
Sono orgogliosa del risultato perchè nasce dall'attenzione e dai testi elaborati dalla Camera del Lavoro di Venezia e dalla Segreteria Regionale del Veneto.
saluti pacifisti
 
margherita grigolato
dip.politiche di cittadinanza
Cgil Venezia
 
Roma, 19 febbraio 2003        
Ai Gruppi Parlamentari di Camera e Senato
Oggetto: Legge 185/90
La Segreteria nazionale della CGIL
ricordando che così come esplicitato nell'art.1 della legge 185/90 che regola il commercio delle armi, la Costituzione Repubblicana all'art.11 ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali
Visto che
*        il Senato italiano sta discutendo un disegno di legge d'iniziativa governativa (Atto Camera 1927) in materia di industria della difesa;
*        il progetto prevede la ratifica dell'accordo quadro sottoscritto dall'Italia e da altri cinque Paesi europei il 27 luglio
2000 a Fansbourough, per "facilitare la ristrutturazione e le attività dell'industria europea per la difesa" ed è stato già licenziato dalla Camera dei Deputati in data 26 giugno 2002;
*        tale accordo imporrebbe il "tempestivo adeguamento della nostra normativa" e, infatti, 10 dei 14 articoli che compongono il testo proposto sono volti a modificare la legge n. 185 del 1990 che disciplina attualmente l'import-export di armi nel nostro Paese;
*        l'attuale normativa, infatti, vieta l'esportazione di armi italiane a "Paesi in stato di conflitto armato; Paesi la cui politica contrasti con i principi dell'art.11 della Costituzione; Paesi nei cui confronti sia stato dichiarato l'embargo totale o parziale delle forniture belliche da parte dell'ONU; Paesi i cui governi sono responsabili di accertate violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti dell'uomo; Paesi che, ricevendo dall'Italia aiuti ai sensi della legge 26 febbraio 1987, n. 49, destinino al proprio bilancio militare risorse eccedenti le esigenze di difesa del paese;
*        la novità più rilevante è costituita dall'introduzione di un nuovo tipo di autorizzazione per il commercio delle armi, la "licenza globale di progetto", riferita ai programmi intergovernativi o industriali congiunti ai quali le imprese partecipano e ai quali non si applicheranno più le norme sulle trattative contrattuali, rendendo meno trasparenti e controllabili tutte le operazioni;
*        le norme sulle attività bancarie relative a questo nuovo tipo di "licenza globale" verranno modificate, non essendo più notificate al Ministero del Tesoro e da questo autorizzate, e non comparendo più nello specifico capitolo dell'annuale Relazione al Parlamento;
*        la legge 185/90 è una legge ritenuta da tutti "severa e rigorosa", che ha fatto del nostro Paese uno dei più avanzati al mondo per aver provveduto a regolare il commercio delle armi nel rispetto dei diritti umani, della promozione della pace e della trasparenza (ricordiamo che quella legge fu ottenuta grazie all'impegno tenace della Campagna "Contro i mercanti di morte" promossa da Arci, ACLI, MLAL Mani Tesi, Missione Oggi, Pax Christi);
*        anche il riferimento al "Codice di condotta dell'Unione Europea per le esportazioni di armi" (che non è assolutamente vincolante) costringerebbe l'Italia a rinunciare alla propria normativa nazionale che in questo verrebbe peggiorata;
considerato inoltre che
l'eventuale approvazione del ddl 1927 determinerebbe un pericoloso allentamento dei controlli e delle procedure a garanzia della trasparenza della vendita di armi proprio in un momento in cui forte è l'esigenza di combattere i rischi legati al terrorismo internazionale e a ricercare le strade del dialogo tra i popoli;
chiede
ai membri del Parlamento di modificare radicalmente tale disegno di legge che costituisce un pericoloso passo indietro per la pace e la giustizia;
invita
tutti i Parlamentari ad attivarsi affinché l'Italia si faccia promotrice, a livello internazionale, di un'iniziativa volta a una
maggiore severità nel controllo del commercio di armi, ad un maggiore impegno nella prevenzione dei conflitti e volta a raggiungere una più avanzata normativa europea.

Guglielmo Epifani
Segretario Generale CGIL  

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Comunicato Stampa: mobilitazione davanti al Senato per la 185

04/03/2003
carissimi,
inoltriamo il comunicato stampa con cui la Campagna contro i mercanti di morte: Difendiamo la 185 annuncia la mobilitazione di domani, davanti a Palazzo Madama, alle ore 14.

COMUNICATO STAMPA

Accordo di Farnborough e Legge 185/90: il Senato abdica definitivamente alla logica del mercato la gestione della produzione e del commercio delle armi italiane nel mondo

Roma, 4 marzo 2003 -  La Campagna "Contro i Mercanti di Armi: Difendiamo la 185" esprime profonda amarezza e delusione per l'insostenibile leggerezza con cui la maggioranza parlamentare sta conducendo le fasi finali del dibattito al Senato sul DDL 1547 relativo alla ratifica dell'Accordo di Farnborough sulle misure per facilitare la ristrutturazione e le attività dell'industria europea per la difesa, con il quale si introducono sostanziali modifiche alla legge italiana 185/90 sulla produzione ed il commercio delle armi. Nelle ultime settimane un importante dialogo di chiarimento era stato condotto con l'UDC - in particolare il Senatore D'Onofrio - su questa delicata e complessa materia.  L'indicazione di voto della maggioranza dimostra come la logica imprenditoriale dei produttori di armi prevalga ancora una volta sulle ragioni della politica.
"Lascia francamente attoniti constatare come le argomentate preoccupazioni della Campagna, espresse con dovizia di particolari al Senatore D'Onofrio nel corso di due lunghi incontri tecnici svoltisi nelle scorse settimane siano oggi, nella migliore delle ipotesi, del tutto ignorate dal legislatore,  ovvero stravolte, o ancora peggio utilizzate contro per avallare la necessità di votare il disegno di legge 1547 nel suo complesso" commenta Nicoletta Dentico, direttore di Medici Senza Frontiere Italia e portavoce della Campagna. "Il blandissimo ordine del giorno in votazione riconosce implicitamente che diversi problemi aperti rimangono irrisolti - segnatamente la questione della destinazione d'uso finale dell'arma prodotta in base all'accordo e della totale mancanza di trasparenza sul ruolo tecnico delle banche alla produzione armiera" continua la Dentico "salvo poi la forzatura intransigente  della maggioranza che con poco saggia leggerezza decide di sovvertire l'articolato della 185/90, una delle normative internazionali più garantiste in tema di produzione e commercio delle armi: un segno particolarmente preoccupante, nella attuale contingenza internazionale".
Per manifestare il profondo dissenso sull'esito dell'iter parlamentare al Senato, la Campagna ha organizzato per mercoledì 5 marzo, alle ore 14, davanti a Palazzo Madama, un'iniziativa di protesta proprio mentre sarà all'ordine del giorno la votazione finale sul DDL 1547.  La Campagna "Contro i Mercanti di Armi: Difendiamo la 185" è una coalizione che raggruppa decine di organizzazioni del volontariato laico e cattolico in Italia, e da oltre un anno si sta battendo con varie azioni di pressioni sulle istituzioni per la salvaguardia della normativa 185/90 e per la tutela della trasparenza nel commercio delle armi.

Per ulteriori informazioni:
Medici Senza Frontiere, Ufficio Stampa - tel 06 4486921 - cell. 335 848.97.  

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Manifestazione campagna contro il commercio delle armi

Campagna Contro i mercanti di armi – In difesa della 185/90

 

Comunicato stampa

 

05.03.2003 - 16.15

 

Vogliamo esprimere sconcerto e disappunto per quanto è avvenuto poco fa davanti al Senato. La manifestazione annunciata dalla Campagna “Fermiamo i mercanti di armi” era stata regolarmente autorizzata e si svolgeva in maniera assolutamente pacifica. Le forze dell’ordine presenti hanno reagito in maniera da creare tensione al punto da costringere i manifestanti nella strada antistante l’ingresso principale di Palazzo Madama. Lo hanno fatto spintonando e eccedendo in considerazioni offensive anche nei confronti dei pochi senatori che si erano uniti alla dimostrazione. La tensione è salita allorquando Alex Zanotelli è riuscito a raggiungere una finestra del Senato e a far sventolare la sciarpa con i colori dell’arcobaleno. Nonostante la dura reazione dei poliziotti si è riusciti ugualmente a stendere il bandierone della pace che apre tradizionalmente le marce Perugia – Assisi e che era presente anche nella manifestazione del 15 febbraio scorso.

Sul piano politico vi è da riferire che la votazione in aula del Ddl 1547 è prevista per domani e che i rappresentanti della Campagna hanno chiesto in queste ore di incontrare il Sen. D’Onofrio, capogruppo UDC, che nei giorni scorsi aveva espresso parere positivo sulla presentazione di alcuni emendamenti. Al contrario in questi giorni si è appreso che le forze di maggioranza non hanno accettato la benché minima modifica al Disegno presentato che, lo ricordiamo, allarga le possibilità di esportazione delle armi e disattende alcune norme contenute nella legge 185 del 1990.

 

Informazioni: Pax Christi Italia - 055 2020375

 

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Novara: appello a favore della legge 185

Lettera  aperta  ai  Deputati  e Senatori  di  Novara e VCO

Vogliamo esprimere la nostra amarezza e preoccupazione circa l¹approvazione del disegno di legge 1547 relativo alla ratifica dell'Accordo di Farnborough, sul commercio delle armi, che dalle notizie in nostro possesso temiamo venga approvato dal Senato giovedì 6 marzo.
Con questa decisione, della Camera prima e giovedì del Senato, vengono introdotte misure per facilitare la ristrutturazione e le attività dell'industria europea per la difesa, con sostanziali modifiche alla legge italiana 185/90 sulla produzione ed il commercio delle armi. Diversi problemi aperti rimangono irrisolti, come la questione della destinazione d'uso finale dell'arma prodotta e la totale mancanza di trasparenza sul ruolo tecnico delle banche alla produzione armiera.
   E' molto grave sovvertire la legge 185/90, attualmente in vigore in Italia, una delle normative internazionali più rigide in tema di produzione e commercio delle armi.
Un documento ufficiale della Caritas Italiana, nel febbraio 2002 parlava di forte preoccupazione in caso di approvazione di questo trattato, sottolineando tra l'altro che si attenua il divieto di esportazione e di transito verso i Paesi che pongono problemi in tema di diritti umani. La legge 185 parlava di ³accertate violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani², mentre ora si parla solo di gravi violazioni, senza peraltro specificare a chi spetti la valutazione e con quali criteri.
E' un segno particolarmente preoccupante, soprattutto per quello che si sta vivendo a livello internazionale.
Vogliamo ricordare che alla Veglia Missionaria Diocesana, lo scorso 19 ottobre ad Omegna, una Suora missionaria novarese, da anni operante in Liberia, ha portato una drammatica testimonianza sugli effetti micidiali provocati dalle armi prodotte in Italia e poste in mano ai bambini soldato di quel tormentato paese africano.
Inoltre il card. Camillo Ruini, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, aprendo i lavori del Consiglio permanente della Cei, l'11 marzo 2002, invitava a fare attenzione a che la ratifica da parte del Parlamento italiano dell'accordo quadro per la ristrutturazione dell¹industria europea di difesa non comporti lattenuarsi dei controlli sul commercio delle armi.
Anche il nostro vescovo mons. Renato Corti, durante l'Omelia in Cattedrale a Novara lo scorso 12 ottobre, in occasione dell'ordinazione di alcuni diaconi, ebbe a dire: Vogliamo anche chiedere che i nostri governanti riflettano seriamente sull'esportazione delle armi di produzione italiana, che è in aumento e che con la modificazione della legge 185/90 rischia di aprire la strada alla vendita a nazioni in guerra e a nazioni che non rispettano i diritti umani. E il 56% della produzione italiana delle armi è assorbito dai Paesi del Sud del mondo. E la gente di questi paesi non ha proprio bisogni di questo!
Spiace constatare come questi autorevoli appelli stiano cadendo nel vuoto, e vinca la logica di mercato su qualsiasi criterio di moralità e di giustizia.
Le chiediamo quindi di non votare il DDL 1547, sul commercio delle armi.
La salutiamo e ringraziamo se ci comunicherà la Sua posizione in merito.

mons. Mario Bandera,    Direttore Centro Missionario Diocesano
                    Direttore Uff. della pastorale sociale e del lavoro, la giustizia e la pace
don Natale Allegra,    Direttore Caritas Diocesana
don  Renato Sacco,    Consigliere Naz. di  Pax Christi

Novara, 5 marzo 2003

__________

Commissione Diocesana Giustizia e Pace, Vicolo canonica 3/b ­ 28100 Novara  
Tel.  0321 ­ 611771    fax 0321 ­ 397970   e-mail   cmdnovara@libero.it

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Ecco la fine della 185

ecco la fine della 185 noi ce l'abbiamo messa tutta, abbiamo protestato, abbiamo ragionato, abbiamo invitato, dialogato, emailato.. ecc ecc ma non se ne vuol sapere di parlare con la gente.. fatto gravissimo nessun senatore del territorio tranne Vitali e Bonfietti  (citati non per questioni dio parte ma per ogettivo riscontro) ha deto un minimo ritorno a tutti ni nostri inviti.
Quando un cittadino o un gruppo di cittadini o ancora di piuù una rete di cittadini chiede di parlare con i propri referenti istituzionali in senato e non ha risposta; questo si chiama MANCANZA DI DEMOCRAZIA....
Solo la mancanza di democrazia puuo' esprimere un ddl come il 1547 .. oggi sarà come l'esecuzione capitale di una buona legge e delle nostre speranze...
Ma noi non ci arrendiamo.....
Fabrizio (gruppo AIFO di Bologna)
 
Legge 185/Campagna: ultima chiamata

di Benedetta Verrini (b.verrini@vita.it)

04/03/2003
La seduta al Senato ha chiuso senza giungere al voto sul ddl 1547. La Campagna esprime la sua amarezza e invita a manifestare, domani, davanti a Palazzo Madama
Si è conclusa da pochi minuti con un nulla di fatto la seduta pomeridiana di Palazzo Madama dedicata alla discussione del ddl 1547 sulle modifiche alla legge 185. Visto il fittisssimo calendario di domani, è molto probabile che di questo disegno di legge si riparlerà giovedì. Nel frattempo, la Campagna In Difesa della 185, prendendo atto con amarezza che lo spiraglio di dialogo aperto con l'Udc non ha portato a nulla, rilancia per domani, 5 marzo, un nuovo appuntamento di protesta di fronte al Senato (segue in corsivo il comunicato).
Oggi sono stati discussi diversi ordini del giorno legati al ddl. "E' stato accolto un Odg che potrà rivestire una certa importanza per la Campagna" spiega il senatore Tino Bedin (Margherita), che ne è stato il proponente. "Impegna il governo ad ascoltare annualmente le associazioni maggiormente rappresentative e a tenere conto delle loro osservazioni. E' un piccolo obiettivo e non fa parte del testo di legge, ma almeno ad esso le organizzazioni potranno appellarsi, in futuro, per richiamare l'attenzione del governo".

Ecco il comunicato diffuso dalla Campagna:
La Campagna "Contro i Mercanti di Armi: Difendiamo la 185" esprime profonda amarezza e delusione per l'insostenibile leggerezza con cui la maggioranza parlamentare sta conducendo le fasi finali del dibattito al Senato sul DDL 1547 relativo alla ratifica dell'Accordo di Farnborough sulle misure per facilitare la ristrutturazione e le attività dell'industria europea per la difesa, con il quale si introducono sostanziali modifiche alla legge italiana 185/90 sulla produzione ed il commercio delle armi. Nelle ultime settimane un importante dialogo di chiarimento era stato condotto con l'UDC - in particolare il Senatore D'Onofrio - su questa delicata e complessa materia. L'indicazione di voto della maggioranza dimostra come la logica imprenditoriale dei produttori di armi prevalga ancora una volta sulle ragioni della politica.
"Lascia francamente attoniti constatare come le argomentate preoccupazioni della Campagna, espresse con dovizia di particolari al Senatore D'Onofrio nel corso di due lunghi incontri tecnici svoltisi nelle scorse settimane siano oggi, nella migliore delle ipotesi, del tutto ignorate dal legislatore, ovvero stravolte, o ancora peggio utilizzate contro per avallare la necessità di votare il disegno di legge 1547 nel suo complesso" commenta Nicoletta Dentico, direttore di Medici Senza Frontiere Italia e portavoce della Campagna. "Il blandissimo ordine del giorno in votazione riconosce implicitamente che diversi problemi aperti rimangono irrisolti - segnatamente la questione della destinazione d'uso finale dell'arma prodotta in base all'accordo e della totale mancanza di trasparenza sul ruolo tecnico delle banche alla produzione armiera" continua la Dentico "salvo poi la forzatura intransigente della maggioranza che con poco saggia leggerezza decide di sovvertire l'articolato della 185/90, una delle normative internazionali più garantiste in tema di produzione e commercio delle armi: un segno particolarmente preoccupante, nella attuale contingenza internazionale".
Per manifestare il profondo dissenso sull'esito dell'iter parlamentare al Senato, la Campagna ha organizzato per mercoledì 5 marzo, alle ore 14, davanti a Palazzo Madama, un'iniziativa di protesta proprio mentre sarà all'ordine del giorno la votazione finale sul DDL 1547. La Campagna "Contro i Mercanti di Armi: Difendiamo la 185" è una coalizione che raggruppa decine di organizzazioni del volontariato laico e cattolico in Italia, e da oltre un anno si sta battendo con varie azioni di pressioni sulle istituzioni per la salvaguardia della normativa 185/90 e per la tutela della trasparenza nel commercio delle armi.

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Coordinamento 185: una grande e profonda tristezza


To: news@peacelink.it
Subject: [coordinamento185] una grande e profonda tristezza...
From: Francesco Vignarca <yugodai@tin.it> (by way of Carlo Gubitosa <carlo.gubitosa@tiscali.it>)
Date: Wed, 05 Mar 2003 16:37:12 +0100


cari amici
condividiamo con voi queste nostre amare considerazioni, quasi una sorta di sfogo, che nonostante la tristezza non cancellanon quanto di ottimo fatto dalla campagna e l'energia messa insieme dal nostro gruppo, che dovrà continuare a lavorare sodo per contrastsare lo strapotere delle armi...
un saluto di Pace
FV

*******

…non ce l’abbiamo fatta, non ci siamo riusciti…

Sembra ormai certo, secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa, che la legge 185 del 1990 sul controllo della produzione e del commercio delle armi verrà modificata (in peggio) da un disegno di legge di prossima approvazione al Senato. La notizia è sicuramente negativa e triste per tutto il mondo pacifista (e non solo) che si era trovato unito nel
condannare questa ipotesi e nel chiedere a gran voce che il Parlamento riconsiderasse con più attenzione la questione. Per più di un anno moltissime associazioni e gruppi, di estrazione sia laica che cattolica, hanno lottato nell’ambito della Campagna “Fermiamo i mercanti di armi” affinché non venisse di fatto cancellata l’efficacia di una legge tra le più avanzate sul tema in tutto il mondo. Abbiamo prodotto materiale, coinvolto l’opinione pubblica con raccolte di firme ed appelli, promosso dibattiti e confronti, organizzato manifestazioni ed azioni dirette nonviolente, ma le ragioni della politica, dell’economia e delle armi hanno avuto il sopravvento…
Perché, nonostante quello che potranno dire gli esponenti politici favorevoli a questo provvedimento, sono proprio queste le ragioni di fondo di un tale passo, del tutto contrapposte alla spinta etica diffusa che chiedeva invece il mantenimento di un controllo serio sui sistemi d’arma, che altro non sono se non strumenti di offesa e di morte.
La legge 185 del 1990 non è certamente una legge “pacifista”, in quanto permette comunque il commercio delle armi! Ciononostante la sua valenza consiste in una stretta vigilanza sulla trasparenza di tale commercio, con conseguenze dirette sulla pace, sulla sicurezza, sulla lotta al terrorismo.
Va ricordato che la Legge 185/90 prevede esplicitamente il divieto assoluto di esportare verso Paesi che violano i diritti umani, Paesi in conflitto e nel caso che la vendita di tali armi favorisca il terrorismo internazionale. Inoltre viene garantito ai cittadini un alto grado di trasparenza attraverso la dettagliata relazione annuale sulle operazioni di vendita di armi italiane all’estero che il Presidente del Consiglio presenta al Parlamento. Una legge, quindi, che costituisce un passaggio
iniziale e fondamentale verso la costruzione di un mondo di Pace, da compiere passo dopo passo.
In questi momenti, l’amarezza risulta essere ancora più profonda e dura ascoltando le parole ed i commenti che stanno accompagnando l’approvazione del provvedimento legislativo in questione. Da più parti si trova anche il coraggio (oseremmo dire la sfacciataggine) di criticare l’operato della campagna pacifista trasversale accusandola di non serenità nel giudizio e di strumentalizzazione della legge per altri scopi…!! Paradossale, visto che questi “altri scopi” dipinti a tinte fosche sono in realtà il controllo delle operazioni bancarie relative alle armi sulla base dei dati prodotti dalla Presidenza del Consiglio e la verifica dell’effettiva rispondenza delle transazioni allo spirito della legge! Con il traguardo finale
(dichiarato e non nascosto) di esercitare una pressione sugli istituti di credito affinché si tolgano dal commercio di armamenti. Il tutto partendo da principi etici che ci paiono tutto fuorché “poco sereni” o “strumentali”: i principi per i quali si ritiene ingiusto lucrare su strumenti di distruzione e per cui si crede che la Pace non possa di certo essere costruita con le armi!
E a fronte di ciò, quali sono le giustificazioni che vengono esplicitamente addotte per lo stravolgimento della 185? Interessi economici e di competitività a favore dell’industria delle armi, interessi di Stato, interessi di politica… sempre interessi!! Mai un riferimento a valori più alti e a ideali che tengano in conto della volontà di Pace e delle sofferenze che le armi causano per loro stessa natura!!
Ed è stupefacente che ciò avvenga in un momento in cui la crisi irachena ci mostra con tutta evidenza come la risposta armata ai problemi sia insulsa e contro la volontà dei popoli! Con l’aggravante che, mentre si chiede il disarmo come condizione per il non attacco, si compromettono quei piccoli passi che noi stessi abbiamo compiuto verso disarmo e riconversione! Una bella ipocrisia!
Ci viene detto: ma i controlli rimarranno, solo non passeranno più per il Parlamento e di conseguenza alla società civile, che male c’è? Lo stesso male che esisteva prima della legge 185, quando l’Italia ha venduto armi a Saddam Hussein con tutti i crismi della legalità… Ci viene aggiunto: ma non si favorisce il traffico illegale, solo quello legale!! Ma sempre armi sono, e sempre dolore porteranno, qualsiasi sia il “certificato” che le accompagnerà: noi vogliamo continuare a sapere dove andranno a finire queste armi, quali conflitti alimenteranno, quali dittature favoriranno!!
Altra critica dei fautori del disegno di legge: perché dovremmo impedire la vendita a nostri alleati? Perché non si può sacrificare tutto sull’altare del vantaggio politico, e se alcuni nostri alleati violano i diritti umani, allora sarebbe tempo di compiere una riflessione seria…
A chi poi si erge a censore delle nostre azioni sostenendo che questa discussione non dovrebbe assumere toni morali ed etici rispondiamo: NO! 
Perché se la politica, soprattutto in questi temi, non si fonda su basi di principio che esaltino la concordia e rifiutino la violenza essa si riduce solamente ad uno sterile esercizio di potere, utile solo a sé stesso…
E se il Catechismo della Chiesa Cattolica viene citato come riferimento per giustificare una tale politica (con tutte le “prediche” conseguenti) noi ci permettiamo di ricordare, molto umilmente, che a monte di tale testo vi è un altro Libro, discretamente importante e dirompente, che dice chiaro e tondo “tu non uccidere”, ma “ama i tuoi nemici” e “rimetti la spada nel fodero” se vuoi costruire un mondo basato sull’Amore.
Alla fine di tutto rimane una precisa volontà…
Non vogliamo rassegnarci a logiche commerciali in questo campo, che facciano divenire fonte di guadagno la sofferenza ed il dolore! Non vogliamo rassegnarci all’impossibilità di sapere in quale angolo di mondo un conflitto verrà combattuto con armamenti frutto del lavoro italiano…
Non vogliamo rassegnarci ad un’idea di Giustizia costruita con la violenza e con le armi, all’incapacità di anche solo immaginare un mondo privo di eserciti, certo ancora lontano ma possibile da costruire insieme…!!
E per questi motivi non ci fermeremo per l’attuale insuccesso, ma continueremo nella nostra opera di contrasto alla logica degli armamenti.
Lo faremo con tutti quegli strumenti utili ad una maggiore sensibilizzazione e ad un maggior controllo di tutti quegli affari
“sporchi” che distolgono risorse al bene comune per impiegarle nella distruzione. La legge 185 era il principale tra tali strumenti, ma saremo in grado di trovarne altri e di far capire alle persone l’aberrazione di un sistema che produce morte ammantandola di giustizia. E cercheremo di mostrare non tanto, come ci viene rimproverato, quali sono le “banche buone o quelle cattive”, ma quale dovrebbe essere il compito vero di ogni struttura sociale umana: la valorizzazione di diritti e capacità al servizio della vita e della felicità per ogni donna e per ogni uomo…
Sembra chiaro che per molti vale ancora l’adagio ripetuto dal grande e compianto Alberto Sordi in uno dei suoi film a tematica sociale più riusciti: “Finché c’è guerra c’è speranza…”.
Per noi no… perché con la violenza e con le armi la speranza viene uccisa e con essa la Pace, la Giustizia, la condivisione…

Riccardo Troisi e Francesco Vignarca
Rete Lilliput
Coordinamento Nazionale Campagna “Contro i mercanti di armi”
5 marzo 2003

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Legge 185: colpo di scena, il Senato sta votando

Legge 185: Colpo di scena, il Senato sta votando

            di Benedetta Verrini (b.verrini@vita.it)
            20/03/2003
      da www.vita.it

            La seduta sta per riprendere: già approvato il primo articolo. "E' un colpo di mano della maggioranza" dichiara il senatore Nuccio Iovene (Ds)
            "La maggioranza, a sorpresa, ha riavviato la discussione sul ddl 1547, che cambierà la legge 185 sul commercio delle armi" dall'Aula del Senato, il senatore Iovene (Ds) ha lanciato l' "allarme rosso" sul destino della 185. Nel calendario di oggi era prevista la discussione di ben 4 disegni di legge prima del 1547. "Ma questi provvedimenti sono stati rapidamente incardinati e si è passati all'improvviso all'esame del disegno sulla 185" continua il senatore.
            L'opposizione ha richiesto la verifica del numero legale ed è riuscita a far sospendere la seduta per alcuni minuti. E' stato già approvato il primo articolo e votati gli emendamenti del secondo articolo. "E' chiaro che il governo sta cercando di sfruttare un momento in cui l'opinione pubblica è distratta dalla guerra" riflette Iovene, "E che, pagato un prezzo forte già ieri, in termini di immagine, nei confronti dell'elettorato cattolico, sta tentando di far passare i provvedimenti "indigesti" tutti in una volta".

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Legge 185: approvato il secondo articolo

Il Senato ha sospeso i lavori dopo l'approvazione del secondo articolo del ddl 1547. Si riprende la prossima settimana

Dopo la verifica del numero legale, alle 11.45 è ripresa la discussione sul ddl 1547. Sono stati respinti tutti gli emendamenti proposti dall'opposizione, quindi i senatori sono giunti alla votazione approvando anche l'articolo 2 del disegno di legge. La seduta, poi, è stata sospesa per dare modo alle commissioni Esteri e Difesa di riunirsi sulla questione della guerra in Iraq.
La votazione del ddl 1547 riprenderà dunque la prossima settimana, a partire da martedì.
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altre info: http://www.vita.it/185

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Comunicato Coordinamento 185

COMUNICATO COORDINAMENTO 185

Contro i mercanti di armi difendiamo la 185

Con un colpo di mano, il Parlamento italiano sta approvando la riforma della Legge 185 sul commercio delle armi. Una riforma che favorisce l'impresa militare, elimina la trasparenza e le garanzie. Il mercato delle armi è salvo. Intanto il mondo è sconvolto dall'ennesimo conflitto contro nemici che abbiamo armato nel passato.
Da più di un anno stiamo combattendo la nostra guerra per difendere la 185.
Per maggiori informazioni:
http://www.peacelink.it
http://www.retelilliput.org
http://web.vita.it/185/
http://www.banchearmate.it/

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I mercati di morte e modifiche alla legge 185/90, il Senato sta per votare

Davanti al Senato il 25 marzo per dire NO alla legge dei mercanti di armi

E' un dovere di ogni pacifista "autoconvocarsi" individualmente e andare a Roma di fronte al Senato martedì 25 marzo. Ognuno con la bandiera della pace. Ognuno contro i mercanti di armi che stanno per brindare alla vittoria. Infatti la legge 185/90, una buona legge scritta nata per controllare l'esportazione di armi italiane, sta per essere smantellata.
Quella legge la chiedemmo noi pacifisti quando i venditori di morte si arricchivano inviando armi a Saddam Hussein e ad altri dittatori. Oggi - nel pieno di una guerra nata con il pretesto di disarmare "il rais" ieri così ben armato da chi oggi lo bombarda - rispunta la "lobby di Saddam".
Sì, proprio quella che ieri armò il dittatore e che oggi punta ad armare altri dittatori liberalizzando il mercato bellico, oggi regolato per l'Italia dalla legge 185/90 che proibisce di vendere armi a nazioni che violano i diritti umani.
Che fare?
Esiste ancora una probabilità di salvare una buona legge, tentiamola.
Ognuno con la bandiera della pace si schieri davanti al Senato, dalla mattina alla sera. Ognuno fissi negli occhi i senatori e chieda un gesto di responsabilità.
Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink

PS - Domenica è apparso un annuncio a pagamento su La Repubblica della Campagna per la difesa della 185. Per sostenere le spese:
conto corrente bancario n.105514 intestato a Campagna difesa 185 c/o
BANCA POPOLARE ETICA,
FILIALE DI ROMA, VIA RASELLA 14, 00187 ROMA
Coordinate bancarie:
CIN : K
ABI: 05018
CAB: 03200

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Legge 185: Il Senato ha votato, approvato il ddl 1547
di Benedetta Verrini (b.verrini@vita.it)
27/03/2003    
L'Aula ha chiuso la partita: è passato il disegno di legge di modifica della 185. Con 134 sì, 95 no e 2 astenuti
E' stato appena approvato, al Senato, il disegno di legge 1547 di modifica alla legge 185. Dovrà tornare alla Camera, per la definizione della copertura finanziaria e per la soppressione, avvenuta questa mattina, dell'articolo 11.
Su 232 presenti in Aula, 134 senatori hanno votato a favore (componenti della maggioranza), 94 contro (tutto il centrosinistra), 2 astenuti.
"Nel votare sì a questo provvedimento, proprio in queste ore, la maggioranza dimostra di non avere alcun rispetto per l'opinione pubblica" commenta durissimo il senatore Bedin (Margh.Ulivo). "Noi abbiamo votato contro, perché questo provvedimento intacca la legge 185 aprendo margini di manovra molto preoccupanti: il certificato finale di destinazione non è noto; sarà consentito intrattenere rapporti con Paesi che commettono violazioni dei diritti umani definite - pensate un pò - non gravi!" Dello stesso parere il senatore Nuccio Iovene (Ds), che esorta a "mantenere alta la mobilitazione anche nei prossimi mesi, perché ha creato una consapevolezza, all'interno dei gruppi parlamentari, che ha consentito di "limitare i danni".
Su questo fronte, le organizzazioni della società civile incassano una piccola ma significativa vittoria: grazie a emendamenti dell'Ulivo e al sostegno del senatore D'Onofrio e dell'Udc, è stato soppresso l'articolo 11.
Il contenuto di questo articolo era altamente discusso, perché prevedeva che le armi vendute con "licenza globale di progetto" fossero sottratte alla trasparenza bancaria. Di fronte al favore dello stesso Udc, come ci ha riferito il senatore Iovene (Ds), "Il governo si è rimesso al voto dell'Aula, che ha votato a stragrande maggioranza per la soppressione dell'articolo".
"E' una soppressione importante perché salvaguarda proprio una delle ragioni che hanno condotto alla campagna per la difesa della 185" spiega il senatore Bedin, "La trasparenza nei movimenti bancari". Sugli spazi di manovra aperti alla Camera, che ora dovrà riesaminare il testo, i senatori avvertono che non bisognerà farsi troppe illusioni: il ddl verrà presumibilmente riapprovato senza ulteriori cambiamenti. Ma certo, si aprono nuve settimane di discussione e riflessione.

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Il Senato ha approvato le modifiche alla legge185

CAMPAGNA "FERMIAMO I MERCANTI DI ARMI - IN DIFESA DELLA 185"

COMUNICATO STAMPA

VIA LIBERA ALLA LIBERALIZZAZIONE SELVAGGIA DEL COMMERCIO DI ARMI. IL SENATO
APPROVA LE MODIFICHE DELLA LEGGE 185

Roma, 27 marzo 2003. Con 134 voti a favore è passato, al Senato, il disegno di legge 1547 di modifica della legge 185/90. "Il Parlamento italiano si è assunto la responsabilità di distruggere una delle leggi più avanzate in materia di commercio delle armi", afferma Nicoletta Dentico (Direttore generale Medici Senza Frontiere), uno dei portavoce della campagna "Fermiamo i mercanti di armi - in difesa della 185".
Con le modifiche della legge 185, approvate oggi in Senato, non verrà più reso noto il certificato finale di destinazione d'uso e sarà consentito intrattenere rapporti con Paesi che commettono violazioni dei diritti umani definite "non gravi".
"È scandaloso che l'Italia, in un momento così delicato come quello che stiamo vivendo, abbia deciso di procedere all'eliminazione di quelle importanti forme di garanzia e controllo che hanno regolamentato il commercio di armi fino ad oggi", aggiunge Tonio Dell'Olio (Coordinatore nazionale Pax Christi), altro portavoce della campagna.
Su 232 senatori presenti in Aula, 134 hanno votato a favore (componenti della maggioranza), 94 contro (tutto il centro sinistra) e due si sono astenuti.
La campagna "Fermiamo i mercanti di armi", non intende fermarsi. Tra i prossimi obiettivi le oltre organizzazioni nazionali, che hanno promosso la campagna, lavoreranno per avviare un network permanente sul monitoraggio del commercio di armi e chiederanno al Governo italiano, durante il Semestre di presidenza europea, di rendere vincolante, da un punto di vista giuridico, il codice di condotta europeo sul commercio di armi.

Per informazioni:
Rete Lilliput - 335/5769531
Archivio Disarmo - 328/4785416

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L'aula ha chiuso la partita

L'Aula ha chiuso la partita: è passato il disegno di legge di modifica della 185. Con 134 sì, 95 no e 2 astenuti

E' stato appena approvato, al Senato, il disegno di legge 1547 di modifica alla legge 185. Dovrà tornare alla Camera, per la definizione della copertura finanziaria e per la soppressione, avvenuta questa mattina, dell'articolo 11.
Su 232 presenti in Aula, 134 senatori hanno votato a favore (componenti della maggioranza), 94 contro (tutto il centrosinistra), 2 astenuti.
"Nel votare sì a questo provvedimento, proprio in queste ore, la maggioranza dimostra di non avere alcun rispetto per l'opinione pubblica" commenta durissimo il senatore Bedin (Margh.Ulivo). "Noi abbiamo votato contro, perché questo provvedimento intacca la legge 185 aprendo margini di manovra molto preoccupanti: il certificato finale di destinazione non è noto; sarà consentito intrattenere rapporti con Paesi che commettono violazioni dei diritti umani definite - pensate un pò - non gravi!" Dello stesso parere il senatore Nuccio Iovene (Ds), che esorta a "mantenere alta la mobilitazione
anche nei prossimi mesi, perché ha creato una consapevolezza, all'interno dei gruppi parlamentari, che ha consentito di "limitare i danni".
Su questo fronte, le organizzazioni della società civile incassano una piccola ma significativa vittoria: grazie a emendamenti dell'Ulivo e al sostegno del senatore D'Onofrio e dell'Udc, è stato soppresso l'articolo 11.
Il contenuto di questo articolo era altamente discusso, perché prevedeva che le armi vendute con "licenza globale di progetto" fossero sottratte alla trasparenza bancaria. Di fronte al favore dello stesso Udc, come ci ha riferito il senatore Iovene (Ds), "Il governo si è rimesso al voto dell'Aula, che ha votato a stragrande maggioranza per la soppressione
dell'articolo".
"E' una soppressione importante perché salvaguarda proprio una delle ragioni che hanno condotto alla campagna per la difesa della 185" spiega il senatore Bedin, "La trasparenza nei movimenti bancari". Sugli spazi di manovra aperti alla Camera, che ora dovrà riesaminare il testo, i senatori avvertono che non bisognerà farsi troppe illusioni: il ddl verrà presumibilmente riapprovato senza ulteriori cambiamenti. Ma certo, si aprono nuove settimane di discussione e riflessione.
Oltre a questo significativo risultato, è stato anche approvato un ordine del giorno promosso dal senatore Giulio Andreotti che prevede di predisporre "severe istruzioni" agli operatori nell'applicazione della nuova legge.

E ieri:
Una battaglia scandita sugli articoli del regolamento: così si è svolta ieri la discussione sul ddl 1547, che si è conclusa alle otto di sera con l'ennesima caduta, all'articolo 10, del numero legale.
Oggi si votano gli ultimi articoli, e poi la legge 185 sulla trasparenza nell'export di armi resterà un guscio vuoto all'interno dell'ordinamento giuridico italiano. La discussione, su cui sono puntati gli occhi della società civile italiana, al Senato è stata comunque travagliata. Un disegno di legge che si trascina in calendario dal giugno 2002, la continua mancanza
del numero legale: sono la dimostrazione che forse non c'è una grande convinzione, neppure nella maggioranza, sui contenuti. Ma oltre a questo non si va: gli emendamenti dell'opposizione sono stati tutti respinti, nonostante le pressanti richieste di stralcio degli articoli dal 3 al 13 o di parti di esse. Ma vediamo, dallo stenografico parlamentare, come è andata ieri.
"E' grave la decisione della maggioranza di discutere sul commercio di armi mentre è in corso un conflitto per disarmare un dittatore" ha esordito ieri il senatore Tino Bedin (Ulivo). "Pertanto, dopo l'approvazione degli articoli 1 e 2 che ottemperano all'obbligo di recepire l'Accordo di Farnborough, nella consapevolezza che occorre modificare legge n. 185 del 1990 per recepire l'istituto della licenza globale di progetto ed armonizzare la normativa europea, in vista della politica estera e di sicurezza comune, sarebbe opportuno stralciare gli articoli da 3 a 13". A questa richiesta si è associato il senatore Martone (Verdi), ricordando che "la legge n. 185 del 1990 è stata introdotta nell'ordinamento italiano a seguito dello scandalo suscitato dalla fornitura di armi all'Iraq" e stigmatizzando "la scelta della maggioranza di porre in discussione un provvedimento sul commercio delle armi nel momento in cui una popolazione inerme viene bombardata".
Lapidaria la risposta del sottosegretario alla Difesa Berselli: "Premesso che alla Camera dei deputati l'opposizione ha approvato il provvedimento anche nella parte concernente le modifiche della legge n. 185 del 1990, come d'altra parte aveva proposto nel 2000 il Governo D'Alema, rileva che la lentezza nella discussione in Senato è stata determinata dall'atteggiamento dell'opposizione, mentre il Governo e la maggioranza hanno mostrato grande sensibilità rispetto alle sue richieste e rispetto alle sollecitazioni dell'associazionismo con l'approvazione di diversi emendamenti e di ordini del giorno, che tra l'altro considerano la tutela dei diritti dei 50.000 dipendenti dell'industria bellica. La modifica della richiamata legge del 1990 è assolutamente indipendente dalla guerra in corso in Iraq e tende ad armonizzare la normativa europea sul commercio delle armi; pertanto il Governo è contrario alla proposta di stralcio".
Ma un altro passaggio teso tra maggioranza e opposizione si è svolto al momento della votazione dell'articolo 3, che contiene la dizione "gravi" violazioni dei diritti umani. Non potendo valutare, di fatto, che senso abbia parlare di "grave" violazione nel campo dei diritti umani, l'opposizione chiedeva di eliminare l'aggettivo. Niente da fare. Ecco l'intervento negativo da parte di Berselli, il quale sembra aver maturato un unico tipo di argomentazione: "Esprime parere contrario su tutti gli emendamenti, tenuto conto peraltro che analoga formulazione della norma inerente le gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani era prevista in un disegno di legge presentato dal Governo D'Alema in materia di revisione della legge n. 185 del 1990".
Sull'articolo 3 è intervenuto anche il senatore Malabarba (Rc), avvertendo dei rischi della sua impostazione. Ecco la sua analisi: "Signor Presidente, approfitto dell'illustrazione dei nostri emendamenti all'articolo 3 per dire che sono scandalizzato per l'insensibilità dimostrata dalla maggioranza e dal Governo, che ha utilizzato palesi falsità per respingere le argomentazioni del senatore Bedin sulla proposta di stralcio. Per non parlare dell'intervento del senatore Schifani, il quale dimostra di avere scarsa cognizione di quanto si sta discutendo, per i riferimenti alla Russia di Putin, da tempo approdata, con uno stravolgimento non solo della politica ma anche della geografia, dall'Oriente all'Occidente e che annovera tra i suoi amici (soprattutto in affari, perché per il resto mi pare abbia fatto acqua) il presidente del Consiglio Berlusconi.
Parlo di ignoranza perché quando si tratta di guerra, signor Presidente, si deve sapere che vi sono anche guerre che non fanno notizia. In questi giorni non c'è solo il conflitto in Iraq, con il dramma che stiamo vivendo per un Paese produttore di petrolio; in queste ore è in corso un'altra guerra importante e sanguinosa in Nigeria, altro Paese produttore di petrolio,
guerra però di tipo convenzionale, e quindi caratterizzata dall'uso di armi leggere, le quali rientrano in gran parte nell'oggetto della nostra odierna discussione sulla modifica della legge n. 185 del 1990.
Stiamo parlando di modifiche che riguardano il commercio e la distribuzione di armi leggere, e nelle guerre nel cuore dell'Africa, che tante volte vengono citate, si fa uso soprattutto di tali armi.
Una serie di emendamenti presentati tende ad eliminare, al comma 1, lettera b), l'aggettivo "gravi" ripristinando il testo precedente e prevedendo quindi l'impossibilità dell'esportazione nei confronti di Paesi responsabili di accertate violazioni e non di "gravi" violazioni dei diritti umani. 
Vorrei sottolineare in questa sede come la legge n. 185 del 1990 sia stata e sia continuamente svuotata di significato relativamente al commercio delle armi attraverso aggiramenti e meccanismi di triangolazione che hanno già visto l'assenza di intervento di questo Parlamento, oltre che del Governo, per quanto riguarda l'esame della relazione annuale che il Governo è obbligato a fornire sulla base della stessa legge n. 185. Questa relazione, che dovrebbe essere oggetto di una seria riflessione parlamentare, fornisce un quadro estremamente significativo e preoccupante della destinazione delle armi, che vanno ad alimentare situazioni di guerra o prossime alla guerra in Paesi ove i diritti umani sono continuamente violati.
Di conseguenza, il mantenimento del massimo di attenzione anche nell'individuazione delle parole con cui dare corpo alla legge, è di assoluta importanza poiché ci troviamo in una situazione non di massima sicurezza relativamente alla capacità di controllo della legge, ma di sbilanciamento e degrado dei meccanismi da essa previsti.
Inoltre, sappiamo quanti danni stia già producendo la vendita di armi italiane all'estero, in Paesi ove i diritti umani vengono continuamente violati, come la Turchia o diversi Paesi dell'America Latina.
Il nostro emendamento 3.100 è volto quindi ad impedire l'attenuazione dei poteri di controllo delle violazioni dei diritti umani, come stabilito dalle Convenzioni internazionali in materia, e dei profili delle violazioni compiute da quei Paesi che le mettono in pratica".

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Commercio delle armi: prime agenzie

ZCZC
AGI0076 3 POL 0 R01 /    + VQZ PI01

=== COMMERCIO ARMI: OK SENATO AD ACCORDO FARNBOROUGH (AGI) === Els/
271239 MAR 03
NNNN

ZCZC
AGI0104 3 POL 0 R01 /    + VQZ PI01
(Segue 0083)
COMMERCIO ARMI: SENATO RATIFICA ACCORDO FARNBOROUGH SU DIFESA(2)=
(AGI) - Roma, 27 mar. - L'assemblea del Senato ha approvato la ratifica del Trattato con 134 voti a favore, 95 contrari e due astenuti. Il provvedimento ora torna alla Camera per il voto definitivo in quanto Palazzo Madama ha soppresso l'art. 11 che aboliva l'autorizzazione del Ministero del Tesoro alle transazioni bancarie.
     L'accordo prevede che l'Italia non potra' vendere armi verso Paesi nei cui confronti sia stato dichiarato l'embargo totale o parziale delle forniture belliche da parte dell'Onu o dell'Ue.
    Sara' vietato vendere armi ai governi responsabili di "gravi violazioni" in materia di diritti umani.
    La ratifica modifica anche la legge 185 sul commercio delle armi che vietava il commercio di armi con tutti i governi
responsabili di violazione dei diritti umani, piu' o meno gravi.
   Gli operatori del settore non dovranno piu' esibire il certificato d'uso finale che consente di individuare il destinatario finale delle armi. (AGI)
Els/Chi
271325 MAR 03
NNNN

MAW9556 4 pol 221 ITA6687 ;EN;x;O;02000000;
ApB-COMMERCIO ARMI/ COSA PREVEDE L'ACCORDO DI FARNBOROUGH Scopo è armonizzare legislazione Ue e integrare industria difesa

Roma, 27 mar. (Ap.Biscom) - Costituzione di un organismo di difesa comunitario. E' quanto prevede il cosiddetto "accordo ombrello" che fu firmato a fine luglio del 2000 al Salone aeronautico internazionale di Farnborough e che oggi è stato ratificato in Senato. Si tratta di un'intesa siglata da sette Paesi (in principio erano sei, poi si aggiunse l'Irlanda del
Nord) per la ristrutturazione dell'industria della Difesa europea. 
Siglato dai ministri della Difesa di Italia, Francia, Gran Bretagna, Germania, Spagna e Svezia, l'accordo - che rinfrescava gli impegni della Letter of Intention del 1998 - individua sei aree d'intervento: armonizzazione delle procedure per l'esportazione di materiale d'armamento, sicurezza degli approvvigionamenti, requisiti militari, trattamento delle informazioni tecnologiche, sicurezza delle informazioni e ricerca tecnologica dei Paesi aderenti alla Loi.
La finalità principale, che per l'Italia si è tradotto con le modifiche alla legge 185 del 1990, è quella di armonizzare la
legislazione comunitaria, integrando inoltre l'industria della Difesa.
Due obiettivi propedeutici alla creazione di un corpo militare dell'Unione Europea.
L'accordo di Farnborough, inoltre, prevedeva in principio anche l'acquisto di 225 aerei A400M (velivoli di trasporto militare) che registrò però una marcia indietro da parte dell'Italia che si era impegnata, con l'allora ministro Mattarella, all'acquisto di 16 aerei.
Pda

271234 mar 03GMT

ZCZC
AGI0084 3 POL 0 R01 /    + VQZ PI01

COMMERCIO ARMI: SENATORI DS, HANNO VINTO LOBBY MERCANTI =
(AGI) - Roma, 27 mar. - "E' gravissimo che la maggioranza parlamentare voti un provvedimento che modifica la legge vigente sul commercio delle armi proprio mentre  in corso un conflitto. Le nuove disposizioni rispondono alle pressioni delle lobby di fabbricanti di armi e avranno il risultato di allentare i controlli finanziari, favorire il commercio di armi, attenuare le possibilità di controllo da parte del Parlamento, consentire triangolazioni commerciali anche con paesi che violano i diritti umani". E' quanto dichiarano i senatori diessini Tana de Zulueta, Daria Bonfietti, Nuccio Iovene, Gianni
Nieddu, Luigi Viviani.
    "E' a dir poco cinico che si approfitti della distrazione dell'opinione pubblica, completamente assorbita dalla tragedia
della guerra, per imporre a tamburo battente l'approvazione di una legge che ammorbidisce i controlli e incoraggia il
proliferare di conflitti. La maggioranza -dicono- si  fatta scudo di un disegno di legge di ratifica di un trattato europeo
per introdurre innovazioni normative che vanno ben al di l di quanto richiesto da quel trattato. In particolare, vengono
eliminati tutti quei meccanismi hanno consentito all'Italia di essere all'avanguardia in Europa e che sono stati adottati
proprio dopo lo scandalo che portò alla vendita di armamenti all'Iraq da parte di diversi paesi tra cui Usa e Italia. In
particolare - precisano i senatori -  gli operatori non dovranno più esibire il certificato d'uso finale, che consente di
individuare il destinatario finale delle armi, sarà possibile vendere armi anche a paesi in cui siano accertate violazioni dei
diritti umani ( a patto che non siano "gravi"), verrà meno la relazione annuale al Parlamento che costituisce un importante
strumento di trasparenza, si attenuano i controlli finanziari e bancari. A dispetto delle richieste dell'Onu, che in questo
ambito invoca maggiore trasparenza e controlli più rigorosi anche per contrastare il terrorismo internazionale, il governo
italiano va nella direzione opposta. Così viene fatta a pezzi una  legge equilibrata e all'avanguardia. Dobbiamo altresi'
denunciare che, nonostante i ripetuti impegni presi da parlamentari cattolici con le associazioni che hanno condotto una lunga battaglia di protesta, non e' venuta nessuna opposizione in aula da parte dell'Udc e non sono stati nemmeno
mantenuti gli impegni presi dal Presidente Pera per un approfondito confronto in Commissione. La legge e' stata imposta
con una incalzante votazione in aula: i diktat dei mercanti d'armi hanno prevalso". (AGI)
Els/
271257 MAR 03
NNNN

ZCZC
AGI0115 3 POL 0 R01 /    + VQZ PI01

COMMERCIO ARMI: PALOMBO, MODIFICHE ALLA 185 NECESSARIE =
(AGI) - Roma, 27 mar. - Soddisfazione per l'approvazione del provvedimento  stata espressa per Alleanza Nazionale dal sen. Mario Palombo, vicepresidente della Commissione Difesa. "Si tratta -ha spiegato Palombo- di un provvedimento necessario per adeguare la nostra legislazione a quella degli altri Paesi europei e procedere ad una difesa comune. Oggi facciamo parte dell'UE e non possiamo certo tirarci indietro, seguendo vecchie logiche massimaliste di chi guarda al passato, dimenticando peraltro l'operato del governo D'Alema, e cerca di contrabbandare il provvedimento come il via libera ad un'associazione di trafficanti d'armi. Infatti il primo a voler modificare la 185 che poneva in condizione di svantaggio la nostra industria degli armamenti  stato il governo D'Alema con un ddl presentato nel gennaio 2000, sette mesi prima della firma dell'accordo di Farnsborough. Provvedimento ora disconosciuto dalla vecchia maggioranza visto che non esistono affatto differenze sostanziali. Il disegno di legge nei primi due articoli ratifica l'Accordo intercorso a Farnborough per la razionalizzazione e concentrazione dell'industria europea di difesa e per il commercio ed il transito di armamenti; mentre nei successivi articoli adegua la legge n. 185 del 1990 e la omogeneizza alla normativa degli altri Paesi firmatari dell'Accordo, con l'eccezione della Svezia che mantiene una normativa più restrittiva. Tra le innovazioni l'art.3 prevede il divieto di esportazione di transito di armi verso Paesi nei confronti dei quali sia stato dichiarato l'embargo totale o parziale delle forniture  belliche da parte delle Nazioni Unite o dell'Unione europea e verso i Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani, accertate dai competenti organi delle Nazioni Unite, dell'Ue o del Consiglio d'Europa. Inoltre vengono trasferite allUE le competenze dell'UEO. Altre norme riguardano il rilascio della licenza globale di progetto a imprese che partecipino a programmi congiunti di ricerca e produzione con altri Paesi dell'Unione e della NATO ed al puntuale sistema di controllo sull'industria militare". (AGI)
Els/

271346 MAR 03
NNNN

ZCZC
ADN0395 4 POL 0 RT1 PPR NAZ

ARMI: PDCI, CIAMPI RIFLETTA PRIMA DI AVALLARE LEGGE IN GUERRA =
INDISPENSABILE ATTENTO VAGLIO DI COSTITUZIONALITA'

       Roma, 27 mar. (Adnkronos) - Il Pdci sollecita il presidente della Repubblica ad una ''attenta riflessione sui profili di
costituzionalita''' della nuova legge sul traffico di armi approvata dal Senato, quando sara' chiamato ad emanarla.
       ''Proprio mentre e' in corso una guerra -afferma in una dichiarazione il responsabile Esteri del partito Jacopo Venier- alla quale l'Italia ha dato il proprio avallo e adesione, il Senato italiano ha approvato un disegno di legge volto a smantellare la legge attuale, facilitando cosi' il commercio delle armi. Sarebbe stata opportuna una discussione meno frettolosa, piu' approfondita e consapevole, considerato anche il particolare e drammatico momento''.
       ''E' vergognoso -conclude- che proprio in questo momento si e' andati a modificare una legge che era tra le migliori in materia di controllo e trasparenza nella vendita e, quindi, nella circolazione delle armi. Una societa' dove e' piu' facile acquistare armi non sara' mai una societa' piu' democratica, sicura e pacifista''.
       (Pol-Tor/Gs/Adnkronos)
 27-MAR-03 13:58

 NNNN

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Lettera all'onorevole Rossi

Gentile onorevole,
oggi ho saputo che il Senato ha approvato delle modifiche alla legge 185/90 sul commercio delle armi che, applicate, avrebbero pericolose conseguenze perché faciliterebbero l'esportazione delle armi in Paesi belligeranti o che violano i diritti umani.
La Camera le aveva già approvate mesi fa, ma, essendo state introdotte ulteriori modifiche, il disegno di legge vi tornerà per un'approvazione definitiva.
Non so come si sia comportato in occasione della prima votazione alla Camera, ma so che molti esponenti del
centrosinistra erano assenti ed hanno lasciato via libera all'attuale maggioranza. Che il tema della pace non vi stia tanto a cuore come continuate a proclamare? Stavolta Le chiedo di impegnarsi perché la legislazione italiana non venga privata di uno strumento che ha contribuito a controllare le esportazioni di armi.
 Alle ultime elezioni non ho potuto votare perché risiedo all'estero. Probabilmente Le avrei dato il mio voto, poiché in diversi punti concordo con le idee della Sua coalizione. Forse la prossima volta non voterò a Barletta, ma qui in Germania, se verrà attuata la riforma per il voto degli Italiani all'estero. Ma Lei resta comunque il mio rappresentante alla Camera e sento il dovere di manifestarLe la mia opinione.
Cordiali saluti
Giovanni Seccia

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Lettera al senatore Tato

Gentile senatore,
esattamente 2 mesi fa, il 27 gennaio, Le ho inviato un messaggio email per chiederLe di riflettere sulle pericolose conseguenze delle modifiche alla legge 185/90 sul commercio delle armi approvate dalla Camera e discusse al Senato.
Oggi vengo a sapere che il Senato ha approvato tali modifiche, che di fatto facilitano l'esportazione delle armi in Paesi belligeranti o che violano i diritti umani. Desidero esprimerLe la mia delusione per questa scelta che rende ancor meno credibili le presunte ragioni di una guerra che vorrebbe colpire il regime irakeno per le sue violazioni dei diritti umani
ed il possesso di armi illecite. Se, come ha sostenuto un esponente del governo, prevenire è meglio che intervenire più tardi, la prima forma di prevenzione dovrebbe essere un severo controllo delle esportazioni di armi.
Mi dirà che non si è fatto altro che conformare la legge italiana ad un accordo stipulato con altri 5 Paesi europei, che per alcuni di questi Paesi costituisce un vero progresso ed una regolamentazione finora non esistita. Ma nulla ci impediva di mantenere le nostre norme severe e sensate e stimolare i nostri partner a migliorare ulteriormente la loro legislazione in materia. Se l'Italia stipulasse un accordo internazionale per regolamentare il commercio di sigarette che ne limitasse la pubblicità a poster e giornali (come p.e. qui in Germania) lascerebbe reintrodurre questa pubblicità anche in Italia? O non considererebbe questo passo come uno stimolo per gli altri Paesi ad abolire totalmente la pubblicità del tabacco? O se un nuovo accordo internazionale prescrivesse un obbligo scolastico fino al 12° anno di età abbasserebbe quest'obbligo anche in Italia o non lo vedrebbe piuttosto come un minimo per i Paesi a bassa scolarizzazione?
Glielo dico sinceramente, senatore. Alle ultime elezioni non ho potuto votare perché risiedo all'estero. Ma se fossi stato in Italia non Le avrei dato il mio voto perché in punti come questo dissento totalmente dalle idee del Suo partito. Forse la prossima volta non voterò a Barletta, ma qui in Germania, grazie ad una riforma elettorale che, lo riconosco, è stata voluta dal Suo partito (non disinteressatamente, dato che molti concittadini all'estero hanno un forte orientamento nazionalistico, ma trovo giustissimo che possano partecipare alla vita politica del nostro Paese). Lei resta comunque il mio rappresentante al Senato e sento il dovere di manifestarLe la mia delusione. Anche perché vado ogni tanto nella mia città e discuto anche di politica con amici e parenti, spiegando le ragioni per cui non sostengo questa maggioranza. Non che gli esponenti dell'opposizione siano sempre sensibili ai temi della pace. In effetti, prima che la pressione del
volontariato si facesse più forte (e, lo ammetto, utilizzabile a fini di propaganda), molti politici di sinistra non hanno partecipato alla prima votazione alla Camera ed hanno così lasciato via libera al governo.
La prego di riflettere sulle mie obiezioni. Vorrei tanto che le differenze fra destra e sinistra dipendessero solo da una diversa diversa accentuazione di solidarietà ed iniziativa personale, ma sempre con attenzione alla dignità di ogni persona sulla faccia della terra.
Cordiali saluti
Giovanni Seccia

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Legge 185: un silenzio sconcertante

UN SILENZIO SCONCERTANTE

In questi mesi di agonia per la sorte della legge 185/90 che hanno visto ampie e intense mobilitazioni, un successo presso l'opinione pubblica di cui va dato merito a tutti/e coloro che si sono spesi generosamente per la campagna "contro i mercanti di morte", al coordinamento che ha puntualmente diffuso aggiornamenti sull'iter del disegno di legge alle camere, va altresì constatato con profondo rammarico l'atteggiamento dei media di totale indifferenza. L'altra sera, facendo zapping sul mio TV, ho visto un servizio sull'argomento realizzato (udite udite!) dalla IENE. Nel servizio sono comparsi, oltre ad un conciso intervento di Nicoletta Dentico di Msf, i silenzi impacciati di senatori del centro-destra e un gelido NO comment di Giuliano Amato. 
Quanto imbarazzo attorno a questo scellerato d.d.l. E quanta disinformazione! Anzi....assenza di informazione.
Io non me la sento di aggiungere nient'altro. L'informazione è davvero "partita", come si suol dire dalle mie parti, se certe notizie posso apprenderle solo da Iene e Striscia la notizia!!!!

Fabio

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Senatore Martone (Verdi): commento modifica legge 185:

Senatore Martone (Verdi): CONTINUEREMO A LAVORARE INSIEME AI MOVIMENTI E ALLA SOCIETA' CIVILE

Giovedì scorso è stato approvato in Senato il disegno di legge 1547 di modifica alla legge 185 del '90 sul commercio delle armi: su 232 presenti in Aula, 134 senatori hanno votato a favore (componenti della maggioranza), 94 contro (tutto il centrosinistra).
"Nonostante la guerra in corso e le numerose manifestazioni della società civile e dei cattolici, il Governo e la maggioranza hanno oggi approvato il Ddl 1547 che modifica la legge 185 sulla trasparenza dell'esportazioni bancarie, favorendo pericolose 'triangolazioni' verso paesi che violano i diritti umani". Lo dichiara il senatore Francesco Martone,
Capogruppo dei Verdi in Commissione Esteri.
"Governo e maggioranza tutelano gli interessi dell'industria italiana delle armi - continua Martone -. Questo provvedimento permette la vendita di armi italiane a paesi nei quali vengono compiute violazioni dei diritti dell'uomo, a paesi ai quali stiamo cancellando il debito estero, con il rischio di un nuovo indebitamento, e a paesi che non hanno
ratificato l'accordo di Farnborough. Tra questi ultimi risultano alcuni paesi dell'Europa orientale, coinvolti in triangolazioni illegali di armi verso paesi in conflitto, tra cui anche l'Iraq. Nel 2002 la Repubblica Ceca ha esportato in Iraq, via Siria e
Yemen, razzi e missili antiaerei e sistemi guida per missili a lungo raggio". "I cittadini devono sapere che il Governo del nostro Paese, in un momento in cui la politica estera degna del suo nome avrebbe richiesto un impegno per un maggior controllo del mercato delle armi nell'ambito della lotta al terrorismo - conclude Martone -, si accorda con l'industria bellica rischiando di fomentare i conflitti in corso."
Esprimendo il suo dissenso nei confronti di una modifica di legge che liberalizza il commercio delle armi, nella discussione in Aula ieri il Senatore Verde ha sottolineato:
"Vorrei partire da un punto di forza che però non appartiene esclusivamente ai lavori dell'Aula, ma a tutti quei cittadini che in questi mesi si sono mobilitati ed hanno avuto la costanza, la perseveranza, l'accuratezza di indirizzare il nostro
lavoro parlamentare, di sollecitare la nostra presa di posizione, di argomentarla nelle maniere migliori possibili, proprio per dare e - direi - a volte restituire un senso al rapporto tra cittadini e Parlamento.
Penso sia un elemento importante da riconoscere in quest'Aula e ringrazio tutti coloro - associazioni, movimenti, missionari e associazioni cattoliche - che, di fatto, ci hanno dato una lezione: la politica vera non è soltanto quella che facciamo in queste Aule, ma è democrazia attiva, è il coinvolgimento, è la voglia di essere sempre e comunque dietro al nostro lavoro e di continuare a credere nelle istituzioni democratiche. Sono proprio quei movimenti che da molte parti vengono additati come nichilisti o comunque come di coloro che non riconoscono la dialettica democratica, ma che invece oggi, ripeto, ci hanno dato una grande lezione; a mio avviso, dobbiamo riconoscerlo tutti, a prescindere dallo schieramento politico al quale apparteniamo."
Il percorso per individuare meccanismi anche innovativi sul controllo delle armi, sulla trasparenza delle transazioni bancarie e sui flussi commerciali, come è scritto, tra l'altro, nel programma di lavoro del Ministero degli affari esteri di quest'anno, continua.
"Riteniamo anche che la Presidenza della UE, che nel prossimo semestre toccherà all'Italia, possa svolgere un ruolo di primo piano, considerando che l'Unione Europea oggi garantisce almeno un quarto del commercio delle armi a livello mondiale. La Presidenza italiana della UE potrebbe quindi farsi portatrice di una iniziativa volta a dotare di un maggiore vincolo e di una maggiore convergenza il codice di condotta europeo e soprattutto ad individuare meccanismi innovativi di vigilanza sulle le intermediazioni.
Penso quindi che il percorso debba essere tuttora da elaborare. Non riteniamo questo un punto di arrivo, ma soltanto un punto di partenza per migliorare le norme che regolano questa delicata materia. Abbiamo votato insieme a tutto il centrosinistra contro il provvedimento, ma continueremo a lavorare insieme ai movimenti e alla società civile per cogliere un obiettivo molto più importante", conclude il senatore verde Francesco Martone, già coordinatore della Campagna per la Riforma della Banca Mondiale impegnato in prima linea sulle questioni della pace, dei diritti umani, del debito estero, dello sviluppo eco-sostenibile (appoggiando per esempio la campagna internazionale contro l'Oleodotto OCP - Crudos Pesados che in Ecuador distrugge l'Amazzonia e le comunità indigene, con il coinvolgimento della Banca Nazionale del Lavoro e ENI-AGIP).
A CURA DI CRISTIANO MORSOLIN
28 . 03 . 2003

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Via alla liberalizzazione selvaggia del commercio di armi

CAMPAGNA "FERMIAMO I MERCANTI DI ARMI - IN DIFESA DELLA 185"

COMUNICATO STAMPA

VIA LIBERA ALLA LIBERALIZZAZIONE SELVAGGIA DEL COMMERCIO DI ARMI. IL SENATO APPROVA LE MODIFICHE DELLA LEGGE 185

Roma, 27 marzo 2003. Con 134 voti a favore è passato, al Senato, il disegno di legge 1547 di modifica della legge 185/90. "Il Parlamento italiano si è assunto la responsabilità di distruggere una delle leggi più avanzate in materia di commercio delle armi", afferma Nicoletta Dentico (Direttore generale Medici Senza Frontiere), uno dei portavoce della campagna "Fermiamo i mercanti di armi - in difesa della 185".
Con le modifiche della legge 185, approvate oggi in Senato, non verrà più reso noto il certificato finale di destinazione d'uso e sarà consentito intrattenere rapporti con Paesi che commettono violazioni dei diritti umani definite "non gravi".
"È scandaloso che l'Italia, in un momento così delicato come quello che stiamo vivendo, abbia deciso di procedere all'eliminazione di quelle importanti forme di garanzia e controllo che hanno regolamentato il commercio di armi fino ad oggi", aggiunge Tonio Dell'Olio (Coordinatore nazionale Pax Christi), altro portavoce della campagna.
Su 232 senatori presenti in Aula, 134 hanno votato a favore (componenti della maggioranza), 94 contro (tutto il centro sinistra) e due si sono astenuti.
La campagna "Fermiamo i mercanti di armi", non intende fermarsi. Tra i prossimi obiettivi le oltre organizzazioni nazionali, che hanno promosso la campagna, lavoreranno per avviare un network permanente sul monitoraggio del commercio di armi e chiederanno al Governo italiano, durante il Semestre di presidenza europea, di rendere vincolante, da un punto di vista giuridico, il codice di condotta europeo sul commercio di armi.

Per informazioni:
Rete Lilliput - 335/5769531
Archivio Disarmo - 328/4785416

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Legge sul commercio delle armi con norme peggiorative

Approvata la legge sul commercio delle armi che riforma in modo negativo (per il controllo del commercio delle armi) la vecchia legge 185 del 1990 ottenuta sull'onda delle pressioni dei movimenti di volontariato e sulle denuncie di vendita di armi ai governi di Iran e Iraq, che erano in guerra fra loro, e al Sudafrica che applicava ancora la segregazione razziale.
Tra l'altro mentre si pace  e c'è una guerra in atto il nostro governo pensa di rilanciare l'economia con il business delle armi. Di seguito alcune agenzie.

  COMMERCIO ARMI: SENATO RATIFICA ACCORDO FARNBOROUGH SU DIFESA
  - Roma, 27 mar. - L'assemblea del Senato ha approvato la ratifica del Trattato con 134 voti a favore, 95 contrari e due astenuti. Il provvedimento ora torna alla Camera per il voto definitivo in quanto Palazzo Madama ha soppresso l'art. 11 che aboliva l'autorizzazione del Ministero del Tesoro alle transazioni bancarie.
     L'accordo prevede che l'Italia non potra' vendere armi verso Paesi nei cui confronti sia stato dichiarato l'embargo totale o parziale delle forniture belliche da parte dell'Onu o dell'Ue.
     Sara' vietato vendere armi ai governi responsabili di "gravi violazioni" in materia di diritti umani.
     La ratifica modifica anche la legge 185 sul commercio delle armi che vietava il commercio di armi con tutti i governi
responsabili di violazione dei diritti umani, piu' o meno gravi.
     Gli operatori del settore non dovranno piu' esibire il certificato d'uso finale che consente di individuare il destinatario finale delle armi.

COMMERCIO ARMI/ COSA PREVEDE L'ACCORDO DI FARNBOROUGH Scopo è armonizzare legislazione Ue e integrare industria difesa 
Roma, 27 mar. (Ap.Biscom) - Costituzione di un organismo di difesa comunitario. E' quanto prevede il cosiddetto "accordo ombrello" che fu firmato a fine luglio del 2000 al Salone aeronautico internazionale di Farnborough e che oggi è stato ratificato in Senato. Si tratta di un'intesa siglata da sette Paesi (in principio erano sei, poi si aggiunse l'Irlanda del Nord) per la ristrutturazione dell'industria della Difesa europea.
Siglato dai ministri della Difesa di Italia, Francia, Gran Bretagna, Germania, Spagna e Svezia, l'accordo - che rinfrescava gli impegni della Letter of Intention del 1998 - individua sei aree d'intervento: armonizzazione delle procedure per l'esportazione di materiale d'armamento, sicurezza degli approvvigionamenti, requisiti militari, trattamento delle informazioni tecnologiche, sicurezza delle informazioni e ricerca tecnologica dei Paesi aderenti alla Loi.
La finalità principale, che per l'Italia si è tradotto con le modifiche alla legge 185 del 1990, è quella di armonizzare la
legislazione comunitaria, integrando inoltre l'industria della Difesa. 
Due obiettivi propedeutici alla creazione di un corpo militare dell'Unione Europea.
L'accordo di Farnborough, inoltre, prevedeva in principio anche l'acquisto di 225 aerei A400M (velivoli di trasporto militare) che registrò però una marcia indietro da parte dell'Italia che si era impegnata, con l'allora ministro Mattarella, all'acquisto di 16 aerei.

 COMMERCIO ARMI: SENATORI DS, HANNO VINTO LOBBY MERCANTI
- Roma, 27 mar. - "E' gravissimo che la maggioranza parlamentare voti un provvedimento che modifica la legge vigente sul commercio delle armi proprio mentre  in corso un conflitto. Le nuove disposizioni rispondono alle pressioni delle lobby di fabbricanti di armi e avranno il risultato di allentare i controlli finanziari, favorire il commercio di armi, attenuare le possibilità di controllo da parte del Parlamento, consentire triangolazioni commerciali anche con paesi che violano i diritti umani". E' quanto dichiarano i senatori diessini Tana de Zulueta, Daria Bonfietti, Nuccio Iovene, Gianni Nieddu, Luigi Viviani.
"E' a dir poco cinico che si approfitti della distrazione dell'opinione pubblica, completamente assorbita dalla tragedia
della guerra, per imporre a tamburo battente l'approvazione di una legge che ammorbidisce i controlli e incoraggia il
proliferare di conflitti. La maggioranza -dicono- si  fatta scudo di un disegno di legge di ratifica di un trattato europeo
per introdurre innovazioni normative che vanno ben al di là di quanto richiesto da quel trattato. In particolare, vengono
eliminati tutti quei meccanismi hanno consentito all'Italia di essere all'avanguardia in Europa e che sono stati adottati
proprio dopo lo scandalo che portò alla vendita di armamenti all'Iraq da parte di diversi paesi tra cui Usa e Italia. In
particolare - precisano i senatori -  gli operatori non dovranno più esibire il certificato d'uso finale, che consente di
individuare il destinatario finale delle armi, sarà possibile vendere armi anche a paesi in cui siano accertate violazioni dei
diritti umani (a patto che non siano "gravi"), verrà meno la relazione annuale al Parlamento che costituisce un importante
strumento di trasparenza, si attenuano i controlli finanziari e bancari. A dispetto delle richieste dell'Onu, che in questo
ambito invoca maggiore trasparenza e controlli più rigorosi anche per contrastare il terrorismo internazionale, il governo
italiano va nella direzione opposta. Così viene fatta a pezzi una  legge equilibrata e all'avanguardia. Dobbiamo altresi'
denunciare che, nonostante i ripetuti impegni presi da parlamentari cattolici con le associazioni che hanno condotto
una lunga battaglia di protesta, non e' venuta nessuna opposizione in aula da parte dell'Udc e non sono stati nemmeno
mantenuti gli impegni presi dal Presidente Pera per un approfondito confronto in Commissione. La legge e' stata imposta
con una incalzante votazione in aula: i diktat dei mercanti d'armi hanno prevalso".

 COMMERCIO ARMI: PALOMBO, MODIFICHE ALLA 185 NECESSARIE
- Roma, 27 mar. - Soddisfazione per l'approvazione del provvedimento  stata espressa per Alleanza Nazionale dal sen. Mario Palombo, vicepresidente della Commissione Difesa. "Si tratta -ha spiegato Palombo- di un provvedimento necessario per adeguare la nostra legislazione a quella degli altri Paesi europei e procedere ad una difesa comune. Oggi facciamo parte dell'UE e non possiamo certo tirarci indietro, seguendo vecchie logiche massimaliste di chi guarda al passato, dimenticando peraltro l'operato del governo D'Alema, e cerca di contrabbandare il provvedimento come il via libera ad  un'associazione di trafficanti d'armi. Infatti il primo a voler modificare la 185 che poneva in condizione di svantaggio la nostra industria degli armamenti  stato il governo D'Alema con un ddl presentato nel gennaio 2000, sette mesi prima della firma dell'accordo di Farnsborough. Provvedimento ora disconosciuto dalla vecchia maggioranza visto che non esistono affatto differenze sostanziali. Il disegno di legge nei primi due articoli ratifica l'Accordo intercorso a Farnborough per la razionalizzazione e concentrazione dell'industria europea di difesa e per il commercio ed il transito di armamenti; mentre nei successivi articoli adegua la legge n. 185 del 1990 e la omogeneizza alla normativa degli altri Paesi firmatari dell'Accordo, con l'eccezione della Svezia che mantiene una normativa pi restrittiva. Tra le innovazioni l'art.3 prevede il divieto di esportazione di transito di armi verso Paesi nei confronti dei quali sia stato dichiarato l'embargo totale o parziale delle forniture  belliche da parte delle Nazioni Unite o dell'Unione europea e verso i Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni interanzionali in materia di diritti umani, accertate dai
competenti organi delle Nazioni Unite, dell'Ue o del Consiglio d'Europa. Inoltre vengono trasferite allUE le competenze
dell'UEO. Altre norme riguardano il rilascio della licenza globale di progetto a imprese che partecipino a programmi
congiunti di ricerca e produzione con altri Paesi dell'Unione e della NATO ed al puntuale sistema di controllo sull'industria militare".

  ARMI: PDCI, CIAMPI RIFLETTA PRIMA DI AVALLARE LEGGE IN GUERRA =
             INDISPENSABILE ATTENTO VAGLIO DI COSTITUZIONALITA'
Roma, 27 mar. (Adnkronos) - Il Pdci sollecita il presidente della Repubblica ad una ''attenta riflessione sui profili di
costituzionalità'' della nuova legge sul traffico di armi approvata dal Senato, quando sara' chiamato ad emanarla.
''Proprio mentre e' in corso una guerra -afferma in una dichiarazione il responsabile Esteri del partito Jacopo Venier- alla
quale l'Italia ha dato il proprio avallo e adesione, il Senato italiano ha approvato un disegno di legge volto a smantellare la legge attuale, facilitando cosi' il commercio delle armi. Sarebbe stata opportuna una discussione meno frettolosa, piu' approfondita e consapevole, considerato anche il particolare e drammatico momento''.
''E' vergognoso -conclude- che proprio in questo momento si e' andati a modificare una legge che era tra le migliori in materia di controllo e trasparenza nella vendita e, quindi, nella circolazione delle armi. Una societa' dove e' piu' facile acquistare armi non sara'  mai una societa' piu' democratica, sicura e pacifista''.

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Armi leggere, nasce OPAL

Venerdì 28 marzo 2003 si è costituito l'OSSERVATORIO PERMANENTE ARMI LEGGERE (OPAL), con un Comitato di Coordinamento costituito dai rappresentanti degli enti che hanno lavorato per la promozione dell'Osservatorio.

·       Università Cattolica: prof. Giancarlo Graziola. Direttore del Centro Armi e Disarmo dell'Università Cattolica di Milano

·       Commissione Giustizia e Pace della Diocesi di Brescia don Ruggero Zani

·       Consulta per la Pace Alessandro Piergentili

·       Padri Saveriani padre Rosario Giannantasio

·       Padri Comboniani padre Pelucchi/padre Barin

·       Rete di Lilliput Mimmo Cortese

·       Brescia Social Forum Agostino Zanotti/Walter Landini

·       Pax Christi Marco Fredi  Fabio Corazzina

A tempi stretti il Comitato dovrà:

·       Raccogliere le adesioni delle varie associazioni interessate.

·       Definire gli articoli dello statuto.

·       Dare indicazioni per un comitato scientifico.

Sarà compito del coordinamento impostare il lavoro per la definizione di:

a)      Aspetti logistici (sede,ecc.)
b)      Aspetti economici (finanziamenti)
c)      Prima ipotesi di programma di lavoro

Il tutto dovrà convergere in un'assemblea che sarà l'occasione per definire, in modo preciso e vincolante per le varie associazioni, l'impegno nell'osservatorio.

Sono già pervenute le prime adesioni da:

·       Emergency
·       UNICEF
·       APASCI
·       CGIL  BS
·       FIOM  BS
·       Casa per la Pace  Milano
·       Peacelink
·       Ambasciata della democrazia di Zavidovic

L'Osservatorio sarà presentato ufficialmente in una conferenza stampa che si terrà presso la sede di Brescia a Casa delle Associazioni, via Cimabue 16, Mercoledì 9 aprile alle ore 10.30.
Sarà questa l'occasione per presentare un convegno su Il Commercio delle armi e le modifiche alla legge 185/90.

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Pax Christi Italia: Comunicato Stampa

Armi leggere, “armi di distruzione di massa”

Anche quest’anno dal 12 al 15 aprile a Brescia avrà luogo EXA, vetrina pubblicizzata e aperta a tutti di armi sportive e da caccia ma in realtà mostra di quasi tutta la produzione del settore non finalizzata specificatamente al bellico. Anche quest’anno, nonostante una guerra in corso. E non una guerra qualunque, una guerra che avrebbe spinto USA e Gran Bretagna ad agire indipendentemente dall’ONU per combattere un dittatore in possesso di armi di distruzione di massa.
Ci preme ricordare che proprio nel luglio del 2001 Kofhi Annan, Segretario Generale delle Nazioni Unite, ha definito le armi leggere e di piccolo calibro “armi di distruzione di massa”. Ed accanto alle armi sportive e da caccia, armi da difesa personale (pistole e revolver), articoli antisommossa per le polizie di tutto il mondo (compresi manganelli, gas lacrimogeni, abbigliamento per corpi speciali) e fucili Sniper (quelli usati dai cecchini che mirano obiettivi umani) vengono esposte tutti gli anni ad EXA, beffa per Kofhi Annan, beffa per il logo stesso della  mostra che dichiara di essere ciò che non è, beffa per quanti hanno appeso alle finestre e ai balconi la bandiera arcobaleno della pace mentre i marines americani portano al fianco pistole Beretta, beffa per quanti da anni si battono per rilanciare la centralità del dibattito attorno alla produzione armiera.
E proprio perché “un’EXA cosiffatta finisce per promuovere non l’attività sportiva ma l’idea di un mondo armato, di una società in cui il ricorso alle armi è diventato una faccenda banale, cosa di tutti i giorni ed alla portata di tutti” in questo particolare tragico momento avremmo voluto che la mostra non aprisse proprio i battenti.
Ci sgomenta che le armi vengano considerate alla stregua di qualsiasi altro prodotto (perché secondo il “dio mercato” guerra, instabilità, tensioni sociali diventano tutte opportunità o fattori favorevoli!) ci sgomenta che questa stessa risposta sia stata data alle associazioni che nei mesi scorsi chiedevano semplicemente che EXA divenisse ciò che dice di essere: mostra di armi sportive e da caccia.
Per questo con piena condivisione e in continuità col nostro impegno a difesa delle garanzie normative per il controllo del commercio delle armi (Legge 185/90) aderiamo alla campagna “Disarmiamo EXA 2003” e saremo presenti il 12 aprile sia alla manifestazione di Roma contro la guerra che alle iniziative che verranno promosse a Brescia in occasione di EXA. Il dibattito sulla produzione e sul commercio delle armi resta tra le priorità del nostro Movimento che attraverso l’opzione nonviolenta sogna, spera, pensa, lavora, si impegna, respira e costruisce pace.

PAX CHRISTI ITALIA - 8 aprile 2003

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Armi: Zanotelli, riforma 185 una vergona

L'approvazione della riforma della legge 185 sull'esportazione di armamenti italiani all'estero è una vera e propria vergogna nazionale. Dopo avere tanto lottato su questo problema, e dopo aver dato vita - insieme a tanti altri - alla campagna che porterà alla legge 185 del 1990, oggi mi sento tradito». La dichiarazione di Alex Zanotelli con Nigrizia sul voto alla Camera del 3 giugno.

L'approvazione della riforma della legge 185 sull'esportazione di armamenti italiani all'estero è una vera e propria vergogna nazionale. Dopo avere tanto lottato negli anni '80, quand'ero direttore a Nigrizia, su questo problema, e dopo aver dato vita - insieme a tanti altri - alla campagna che porterà alla legge 185 del 1990, oggi mi sento tradito.
Mi sono sentito tradito prima di tutto quando, la scorsa settimana, in Commissione Esteri-Difesa questa riforma della legge è passata per 16 voti contro 15: abbiamo perso per un solo voto. Mi sento tradito perché solo uno della Margherita (uno su dieci) si è presentato in Commissione. Gli altri erano assenti perché la Margherita era spaccata sulla 185. Questo è di una gravità estrema, perché la Margherita durante la guerra all'Iraq aveva promesso, specialmente attraverso il suo segretario Castagnetti, che avrebbe tenuto duro nella sua opposizione alla guerra. Non può ora venire a tradirci in questa maniera proprio sul commercio delle armi. Lo ritengo un tradimento, da parte sia del segretario sia della Margherita.
Secondo, mi addolora profondamente il voto di ieri alla Camera, di 222 per il sì e di 115 no, con 209 tra astenuti e non votanti. Di nuovo sento come tradimento il fatto che la Margherita si sia astenuta in massa e che lo Sdi e l'ex ministro della difesa Mattarella abbiano votato sì. Sarebbe importante sapere al più presto come ognuno abbia votato, e chiedo che questa lista venga diffusa in internet.

Trovo gravissime due cose in questa riforma:
1) il fatto che la modifica alla legge 185 toglie l'end use, cioè sapere dove le armi vadano davvero a finire, permettendo le cosiddette triangolazioni, che ho personalmente testimoniato quando ero direttore a Nigrizia, e che tante morti hanno causato;
2) trovo altrettanto grave che non ci sia più l'obbligo per il governo di presentare la relazione annuale sulle esportazioni autorizzate. Questa è un'altra botta al movimento pacifista ed è soprattutto un'altra maniera per nascondere i loschi traffici di armi.
È altrettanto grave il fatto che le armi potranno essere esportate in paesi dove ci siano violazioni dei diritti umani, purché non "gravi". Tutto questo ci fa apparire ancora più chiaro come alla Camera non ci sia alcuna idea di etica in questo campo; penso che il Senato si sia comportato con molta più dignità e con molto più senso etico. Rimango esterrefatto da questo comportamento dei deputati. Rimango addolorato al vedere come anche i partiti di opposizione hanno votato. I Comunisti italiani: su 10, 8 si sono astenuti; dei 136 Ds, 36 astenuti; di Rifondazione, su 11, 5 astenuti, tra i quali Bertinotti; dei Verdi, 2 astenuti su 6. È incredibile che 189 deputati non fossero presenti. È una vergogna.

Ora dobbiamo ammettere, da parte di questo movimento che c'è alla base, che abbiamo fatto ultimamente troppa poca pressione a questo livello. Tutto il movimento che si è mosso contro la guerra in Iraq doveva con altrettanta forza muoversi contro le modifiche alla 185: questo non è avvenuto. Un grazie va ai sindacati, in particolare alla Cgil, perché sono rimasti fermi nella loro opposizione alle modifiche. Ecco perché ritengo importante, a questo punto, ripartire dalla società civile organizzata: davanti al tradimento da parte dei partiti italiani la società civile organizzata dovrà diventare sempre più soggetto politico e fare politica con la P maiuscola. Dobbiamo rilanciare una campagna per ritornare alla 185 e dobbiamo rilanciarla soprattutto in campo europeo, perché con le joint ventures molte armi verranno prodotte con capitali e industrie europee, e sfuggiranno a qualsiasi controllo.
Non basta più l'indignazione, dobbiamo impegnarci. E chiedo a tutti di scrivere ai propri deputati che hanno votato per il sì o che si sono astenuti, dicendo la propria rabbia per questo voto, che significherà più esportazioni di armi italiane, più triangolazioni, più segretume, e sempre più morti fra i poveracci del mondo. Abbiamo le mani macchiate di sangue.
Dobbiamo reagire come cittadini in tutte le maniere che possiamo. E chiedo che anche ufficialmente la Conferenza episcopale italiana dica il suo disappunto per quanto è avvenuto, perché la Cei si era data da fare perché queste modifiche non avvenissero; penso sia importante che ora esprima pubblicamente il suo sconcerto.

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Legge 185: osservazioni sui testi di Pistelli e Mattarella

    I ragionamenti di Pistelli e Mattarella sono ragionevoli all'interno di una logica che, bisogna dirlo, è irragionevole.
    Favorire l'industria delle armi, "che ha bisogno della guerra come l'industria dei cappotti ha bisogno dell'inverno" (Eduardo Galeano), è favorire la guerra, perciò il pericolo e il dolore generale.
    Un'Europa che voglia rendersi indipendente dal dominio imperiale degli Stati Uniti e che creda di farlo con la concorrenza impotente sul piano militare di tipo aggressivo (come quello USA e quello che l'Europa stessa sta progettando), anziché puramente ed esclusivamente difensivo-territoriale (solo questo armamento dà sicurezza a chi lo possiede, perché dà ad ogni eventuale avversario la sicurezza che non sarà aggredito; infatti, la capacità aggressiva produce insicurezza, mentre la capacità di resistenza insieme all'incapacità aggressiva ottiene sicurezza; la quale o è reciproca o non c'è per nessuno), sta perdendo il treno della storia;
     un'Europa che non si ponga neppure il problema di un'altra cultura della difesa, sempre meno militare e sempre più civile (giacché ogni popolo istruito, e non sostituito dal monopolio militare della difesa, ha capacità proprie, civili, di difesa, come la storia non-militare dimostra), con un Parlamento Europeo che non disseppellisce dai cassetti la proposta di Alex Langer del Corpo Civile Europeo di Pace, sta perdendo il treno della storia;
    un'Europa che non sappia neppure immaginare di cominciare a ridurre del 5% all'anno le spese militari per investire altrettanto in cultura e addestramento alla difesa civile (obiettivi voluti invano dalla legge italiana 230/1998 sull'obiezione di coscienza e il servizio civile, all'art.8) sta perdendo il treno della storia;
    un'Europa che scimmiotta in piccolo la politica mondiale stolta e criminale degli Stati Uniti (v. ultimamente, se ce ne fosse bisogno, i giudizi di Eric Hobsbawm, "Dove sta andando l'impero americano?", in Le Monde Diplomatique, giugno 2003) si accoda alla loro condanna storica e si attira lo stesso odio da parte del mondo.
    Nella politica di difesa, un'Europa all'altezza del meglio della sua storia molto ambigua, di civiltà umanistica e di conquiste violente, dovrebbe anzitutto praticare il transarmo (passaggio dalle armi offensive alle armi esclusivamente difensive); quindi la difesa planetaria globale e non faziosa, nell'ambito delle istituzioni di pace dell'intera famiglia dei
popoli (Carta delle Nazioni Unite), che dispongono il divieto della guerra e la difesa non-bellica contro le minacce alla pace, da chiunque vengano; quindi lo sviluppo delle capacità nonviolente dell'umanità civile nella gestione costruttiva dei conflitti.
    Solo camminando in questa direzione l'Europa potrà realizzare, nelle dinamiche attuali delle civiltà umane, quella "civiltà dell'incontro" (Aldo Capitini), che è la sua migliore autentica vocazione.
    Il resto è tempo pericolosamente perduto, con i più ragionevoli-irragionevoli motivi.
    Enrico Peyretti
http://www.arpnet.it/regis
www.ilfoglio.org

dalla mailing-list di margheritaonline ricevo ed inoltro, che ne pensate?
ciao
margherita grigolato

Cari amici
ho ricevuto un certo numero di lettere che mi invitano  - con toni diversi - a spiegare cosa è successo in Parlamento sulla Legge185 del 1990, o meglio quali modifiche sono state introdotte nella legge in questione durante la ratifica di un accordo europeo fra 6 paesi per una politica comune della industria della difesa.
Spero di non essere l'unico dei molti interpellati a rispondere alle vostre sollecitazioni, anche perchè l'argomento si è prestato ad atteggiamenti e motivazioni molto differenziate fra i singoli deputati. Parlo dunque, sinteticamente, a titolo personale, personalissimo.
1. In una precedente "vita", sono stato -e non è una battuta - fra coloro che ha scritto la legge 185, approvata nel 1990, ma scritta e discussa a partire dal 1987 (ero assistente parlamentare): sono dunque attaccatissimo a quel testo; conosco le mediazioni che lo hanno costruito nella sua forma attuale; conosco soprattutto le infamie che accadevano prima dell'adozione di quella legge.
2. Ho votato in prima lettura tutti gli emendamenti restrittivi della norma che sono stati presentati e sottolineo che alcuni di quelli sono stati, con fatica, recepiti dal governo e dalla maggioranza. In seconda lettura, il Senato ha ulteriormente manipolato il testo sempre in senso maggiormente restrittivo. Ho votato tutti gli emendamenti in terza lettura, ma ho deciso di non partecipare al voto finale (ero presente in aula al mio posto) perchè seriamente combattuto sulla seguente questione.
3. L'accordo da ratificare fu negoziato e firmato dal governo dell'Ulivo ed aveva (ed ha) lo scopo di creare una politica comune dell'industria della difesa europea, che, a sua volta, dovrebbe sostenere una politica della difesa europea che, a sua volta, dovrebbe fungere da strumento di una politica estera comune europea. Quell'accordo è la sostanza della decisione ed io credo che non si possa parlare di politica europea diversa (se non alternativa quando serve, agli Stati Uniti) (pensate all'Iraq) se poi non siamo in condizione di decidere assieme su quelle cose  come ad esempio l'industria della difesa europea (pensate se anche l'approvvigionamento militare avviene "ognun per sè e Dio per tutti").
4. Il governo ne ha sicuramente approfittato per allargare le maglie della legge 185, ottima legge, ma legge solamente italiana, e su quel punto abbiamo svolto il nostro dovere di emendatori.
5. Resta la sostanza che maglie di controllo più deboli ma europee sono, per me, meglio di maglie più strette ma solo italiane. Come per le quote latte o i fondi strutturali, quando si negozia qualcosa in Europa, non sempre si riesce ad imporre tutto intero il proprio punto di vista. In alcuni casi, le maglie apparentemente più larghe in Europa diventano addirittura sostanzialmente più strette per tutti, poichè non si può più praticare il giochino della strizzata d'occhio al Paese vicino ("in quel Paese vai tu che a me la legge lo impedisce, ma poi tu mi rendi il favore da un'altra parte"), oppure perchè si definiscono le autorità e le procedure incaricate di sanzionare le violazioni.
6. Insomma, il governo (come per le rogatorie) ha cercato di usare un accordo della scorsa legislatura per modificare - tramite la ratifica nel nostro ordinamento - una legge buona di 13 anni fa. Abbiamo fatto il possibile per impedirlo. Ma era giusto votare contro l'accordo in sé, da noi sottoscritto come Ulivo assieme ad altri governi di centrosinistra europei,
per sottolineare la non condivisione delle forzature tentate dal governo attuale ? Da questo è nata la differenziazione nei voti che abbiamo espresso, in vari modi. E questo almeno è stato il mio percorso di scelta personale.
Per chi volesse leggere ancora, allego la dichiarazione di voto di Sergio Mattarella (unico a votare a favore), che di quell'accordo del 1999 è stato il firmatario a nome del Governo.
Grazie delle critiche e grazie delle richieste di spiegazione. E' sempre meglio (e cioè la norma) di quando a nessuno interessa quello che facciamo.

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Bertinotti e il suo voto sulla 185

Vi inoltro dalla lista della campagna "Bilanci di Giustizia" questo interessante scambio di e-mail tra un bilancista e Bertinotti circa il suo voto sulla 185.

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Mi è giunta voce che su 11 deputati di rifondazione presenti, cinque, tra  > cui lei, si sono astenuti lo scorso 3 giugno quando si è votato sulla nuova legge avente per oggetto il commercio delle armi. Personalmente se l'informazione avuta è corretta, non comprendo questa posizione, così come non la comprendo per gli altrettanti casi analoghi che si sono avuti tra l'opposizione.
Con i migliori saluti.
Mario Angelini

Di seguito vi invio la risposta di F. Bertinotti circa la sua astensione al voto del 3 giugno u.s..

a me non piacciono le "catene di sant'antonio"... del resto ho risposto lungamente sul gionale Liberazione a proposito di queste cose prendendo spunto da una lettera di Alex Zanotelli, ripeto io ero al parlmento europeo ad una votazione a cui non potevo mancare, gli altri parlamentari erano impegnati in iniziative sull'art. 18 e sul referendum oscurato dai mezzi di comunicazione... su quella legge la posizione del nostro partito è assolutamente lineare...
fausto bertinotti

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L'on. Elettra Deiana (PRC) replica ad Alex Zanotelli

Ci sentiamo indignati dal tentativo, da parte dell'On. Elettra Deiana, di camuffare il comportamento vergognoso assunto da parte di molti esponenti della sinistra e in particolare dell'On. Bertinotti riguardo al voto dei deputati sulla "riforma" della legge 185/90. Non giriamo intorno all'argomento, cara onorevole, nascondendo l'ipocrisia manifestata in tale
occasione, essere assenti o astenersi non cambia assolutamente nulla. Le facciamo presente che aver usato l'uno o l'altro degli strumenti a disposizione ha, comunque, comportato la non espressione di una propria volontà di opposizione e la "riforma" di una legge tanto importante. Quindi è assolutamente falso affermare un diverso "VALORE" tra essere assenti ed astenersi. Inoltre, non sminuendo il valore alto del referendum, non si può giustificare l'assenza in aula su un argomento così importante e vitale. Non doveva mancare, in aula, chi più di tutti, dimostrando grande coerenza, aveva manifestato nei mesi antecedenti lo scoppio del conflitto in Iraq la propria opposizione ferma (?) alla guerra. Infine, mi chiedo, su quale motivazione si può considerare più necessario essere presenti ad un impegno legato alla campagna referendaria ( 22 milioni di elettori sono più importanti, forse, dell'intera umanità?) piuttosto che essere presenti ad un
voto che coinvolge il futuro nostro e dei nostri figli?
Laici Comboniani Palermo

P.s.: il do ut des, quasi richiesto dall'on. Deiana, tra impegno per contrastare la legge di riforma della 185/90 e indicazioni di voto per il referendum da la sensazione che quasi quasi Rifondazione Comunista voglia cavalcare i movimenti e la società civile. Speriamo di sbagliarci.


La dichiarazione di Zanotelli sul voto dei deputati dell'opposizione sulla legge di "riforma" della 185/90 è gravissima. Egli afferma:
Rimango addolorato al vedere come anche i partiti di opposizione hanno votato.
I Comunisti italiani: su 10, 8 si sono astenuti; dei 136 Ds, 36 astenuti; di Rifondazione, su 11, 5 astenuti, tra i quali Bertinotti; dei Verdi, 2 astenuti su 6.
Ho chiesto di ciò delucidazioni ad Elettra Deiana, deputata del PRC che so essere molto impegnata sul fronte antibellico.

Roma, 5 giugno 2003

Su richiesta di Elettra Deiana, deputata  di Rifondazione Comunista, metto in rete questo messaggio di precisazione rispetto a quanto sostenuto nel comunicato di Alex Zanotelli:
Ho seguito personalmente in commissione e in Aula l'iter del disegno di legge che apporta modifiche alla legge 185.
Ho espresso, a nome mio e del mio gruppo, in tutte le sedi, la più netta e radicale avversione sia alle modifiche proposte alla 185 sia al Trattato di Farnborough, cui fanno riferimento i primi due articoli del ddl approvato.
Rifondazione Comunista in Aula, in Parlamento e nella società ha portato avanti con coerenza una dura battaglia contro il ddl, sottolineando contemporaneamente il depotenziamento e il parziale svuotamento che già la 185 aveva avuto negli anni precedenti e la crescente subalternità di una parte dell'Ulivo alla lobby delle armi.
Rimango esterrefatta e indignata dalla falsa notizia riportata nella mail di Zanotelli rispetto al comportamento di voto in Aula dei parlamentari di Rifondazione. 
NON E' VERO CHE I DEPUTATI DI RIFONDAZIONE SI SONO ASTENUTI. HANNO VOTATO CONTRO, così come preannunciato dalla mia dichiarazione di voto che invio di seguito per conoscenza.
E' vero invece che c'erano 5 assenti (tra cui il segretario) per impegni precedenti legati alla campagna referendaria, ma tra astenuti e assenti c'è una bella differenza!
Né posso credere che Zanotelli non colga l'importanza del referendum del 15 giugno e dunque la necessità per alcuni deputati di partecipare alle iniziative a pochi giorni dal voto.
A riguardo ci permettiamo anzi di chiedere a Zanotelli - che ancora sull'argomento non ha fatto conoscere la sua posizione -  di andare a votare e votare sì, come il movimento e tanti dirigenti di  associazioni laiche e cattoliche hanno da tempo indicato.
Elettra Deiana, deputata Prc

Accordo quadro sull'industria europea per la difesa
AC 1927-B
Aula 3 giugno 2003

Dichiarazione di voto e votazione finale del provvedimento

ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, sottolineo nuovamente aspetti che abbiamo illustrato ampiamente nel lungo e complesso dibattito che ha accompagnato l'approvazione di questo provvedimento.
Innanzitutto, vorrei sottolineare un aspetto, per noi di estremo interesse e di estrema importanza politica. Con questo provvedimento, la legge n. 185 del 1990 è stata sottoposta ad un gravissimo tentativo, in grandissima parte riuscito, di destrutturazione e di forte depotenziamento.
Tuttavia, credo che dobbiamo essere realistici e sapere che, se si è arrivati a questo, è perché, negli anni precedenti, non è stata manifestata alcuna reale capacità né volontà di utilizzare questa legge. Si tratta di una legge straordinaria, frutto di un grande movimento democratico che, alla fine degli anni ottanta, aveva modificato radicalmente il punto di vista
sociale, politico e culturale sulla questione del mercato delle armi.
Questa legge, imposta al Parlamento da un movimento di opinione pubblica democratico e pacifista, in cui avevano trovato convergenza le forze e le culture più diverse, in realtà, è stata immediatamente sottoposta a notevoli tentativi di depotenziamento.
Io rimango piuttosto perplessa di fronte all'esaltazione che anche molti colleghi e colleghe dell'opposizione ne hanno fatto dopo che, appunto, sono successe molte cose intorno a questo disegno di legge. Oggi si arriva a un punto, per molti versi inevitabile, a livello europeo per quello che ho detto prima, per il contesto europeo entro cui è maturato l'Accordo di Farnborough, ma anche per quanto riguarda l'Italia. La legge n. 185 del 1990 ha subito un progressivo logoramento. In qualche modo, danno ragione di questo mio giudizio anche la stessa modalità e lo stesso spirito con cui arrivano in Parlamento le relazioni governative in materia di commercio delle armi, che ormai sono puri atti burocratici, completamente scollegati da quello che doveva essere, nelle intenzioni di chi promosse questo passaggio legislativo nella società, uno strumento di interlocuzione con la società, uno strumento di reale controllo pubblico, prima ancora che
parlamentare, delle logiche del mercato, quindi un vincolo fortissimo per tenere sotto controllo il mercato e l'export delle armi per ricondurlo ai meccanismi di vigilanza democratica della legge. Quindi, le relazioni governative dovevano essere uno strumento importantissimo di verifica, controllo e interazione tra Governo, Parlamento e società civile.
Queste relazioni sono diventate sempre più un mero atto burocratico di cui nessuno si interessa: esse giacciono in qualche cassetto o scaffale della Commissione difesa o nelle librerie della Camera e in nessuna sede c'è alcun riscontro e, quindi, non vengono neanche visionate. Pertanto, questo è il sintomo e la manifestazione di un processo molto negativo che è andato avanti e che, come dicevo prima, ha logorato la legge n. 185 del 1990.
All'applicazione della legge, per esempio, sono state sottratte nel tempo la maggior parte delle armi leggere - questo sin dall'inizio -, classificate come "civili" e quindi di conseguenza vendibili, commerciabili, esportabili.
Sappiamo bene quanto le cosiddette "armi civili" pesino negativamente nell'alimentare le cosiddette guerre a bassa intensità, che sono un elemento dilaniante in moltissime parti del mondo e spesso coinvolgono minori, bambini soldati: questo è un primo aspetto, estremamente drammatico di depotenziamento della legge. Inoltre, è stato fatto un abuso della cosiddetta riservatezza commerciale delle imprese, per cui anche nelle relazioni - e l'ultima, quella relativa al commercio del 2002, è esemplare da questo punto di vista - il Governo ha potuto diminuire, in nome di questa
riservatezza commerciale delle imprese, ossia in nome del profitto delle lobby delle armi, la quantità e la qualità delle informazioni che sono state in esse raccolte e per quello che ci riguarda anche nell'ultima relazione.
Ci troviamo di fronte ad un generale e forte indebolimento dello spirito pubblico che aveva guidato il Parlamento - sotto la spinta della società civile - in materia di vigilanza. Di conseguenza, oggi viene da sé la connessione tra l'allegato di Farnborough e la legge n. 185 del 1990 così depotenziata. Il provvedimento in esame rappresenta sicuramente ed
innegabilmente un salto di qualità rispetto a questo processo di depotenziamento.
Intendo però sottolineare - è questo un aspetto che ci sta particolarmente a cuore sul piano politico - che tale salto di qualità è stato reso possibile dall'allegato di Farnborough. È in quel contesto - delineato in precedenza dalla sottoscritta - che è stato reso possibile il definitivo snaturamento della legge n. 185 del 1990. L'Italia era più avanzata in materia di
controllo del mercato delle armi, quindi, da questo punto di vista, ciò era incompatibile con l'allegato di Farnborough: è questo il nodo politico che voglio sottoporre all'attenzione dei colleghi e delle colleghe in generale e, in particolare, ai colleghi e alle colleghe dell'opposizione.
Sicuramente il Governo ci ha messo del suo con la modifica della legge n. 185 del 1990 e, senza dubbio, ha accolto con una particolare propensione e vocazione gli alti lamenti emessi dai rappresentanti della lobby delle armi che in tutti questi anni - in particolare negli ultimi - hanno continuamente esternato chiedendo che la legge venisse modificata. La legge, infatti, rappresenta un laccio - ricordiamoci dei famosi lacci e lacciuoli -, un ingombro, un vincolo che rende impossibile il pieno dispiegamento della competitività delle loro fabbriche di armi.
Quindi, il Governo Berlusconi ci ha messo del suo, ma tutto ciò è avvenuto nell'ambito di una linea di tendenza europea ed italiana che già era stata ampiamente costruita.
Se si accetta l'autorizzazione globale di progetto, di conseguenza, evidentemente, si accetta il meccanismo fondamentale che destruttura la legge n. 185 del 1990. Infatti, l'autorizzazione globale di progetto rappresenta l'asse fondamentale dell'allegato di Farnborough; ciò, sostanzialmente, significa che saltano tutti i controlli intermedi, cade l'obbligo del certificato di destinazione finale e di uso finale.
Quindi, sostanzialmente, si sta trattando della mostruosa - da un punto di vista giuridico, politico e culturale - connessione tra il mercato delle armi e la difesa europea.
Signor Presidente, la difesa europea va impostata sul piano della politica internazionale, delle relazioni tra le varie parti del mondo, tra l'Europa e gli Stati Uniti. Abbiamo bisogno che si instauri una grande discussione politica, giuridica, strategica, culturale e filosofica, visto che viviamo in un secolo che ha fatto piazza pulita di tanti concetti e di tanti
paradigmi che hanno sorretto la politica della modernità. È una mostruosità giuridica pensare che si possa discutere della difesa dell'Europa a partire dagli interessi dei produttori di armi. Quindi, poiché stiamo assistendo ad una mostruosità del genere e poiché l'allegato di Farnborough contiene il cuore dei processi di riordinamento - nel senso della liberalizzazione e della regolamentazione del mercato delle armi -, preannuncio in quest'aula il voto contrario del mio gruppo nei confronti del provvedimento in esame.

Votazione finale ed approvazione
Presenti 357
Votanti 337
Astenuti 20
Maggioranza 169
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 115.
La Camera approva

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La riforma della 185 è legge

È definitiva, con pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, la riforma della legge 185/90 sul commercio delle armi. Nel numero di giugno di Mosaico di pace, Alex Zanotelli definisce questa nuova normativa una
vergogna nazionale.

"Un voto che rimarrà come una vergogna nazionale".
E' quello con cui il 3 giugno la Camera dei Deputati ha modificato in maniera definitiva la legge 185 del 1990 sull'esportazione delle armi prodotte dall'Italia. E il giudizio è quello di padre Alex Zanotelli, missionario comboniano e
direttore di "Mosaico di Pace", la rivista di Pax Christi, in un articolo scritto per  il numero di giugno.
Le modifiche, ricorda padre Zanotelli, renderanno impossibile conoscere la destinazione d'uso finale di un'arma esportata e limiteranno il controllo e la trasparenza.
 "È più di un anno che il movimento italiano per la pace sta lottando contro queste modifiche", scrive il missionario. "Al Senato l'opposizione si era comportata molto bene nell'ostacolare queste modifiche e si era persino riusciti a mettere in
crisi un partito di maggioranza come l'UDC: alla fine, a Palazzo Madama, siamo stati sconfitti, ma con dignità".
Ma alla Camera le cose sono andate molto diversamente. Nelle Commissioni Esteri e Difesa il testo è passato per un solo voto, 16 contro 15.
"Mi sono sentito profondamente tradito dalla Margherita", scrive padre Zanotelli. "Solo un deputato su dieci si è presentato in Commissione, mentre gli altri non c'erano. Eppure la Margherita ci aveva promesso di essere dalla nostra parte, mentre ho scoperto che era profondamente divisa sulla questione, e i suoi deputati hanno preferito non presentarsi. Mi sento tradito sia dal capogruppo Castagnetti sia dal partito. In Aula la Margherita si è astenuta, mentre lo SDI e l'ex ministro della difesa Mattarella hanno votato a favore." Molti i deputati dell'opposizione che hanno preferito non presentarsi a votare.
"Questa vicenda - scrive ancora il direttore di "Mosaico di Pace" - impone una riflessione al movimento per la pace e all'intera società civile.
Non basta, insomma, scendere in piazza contro la guerra in Iraq e dimenticare la questione delle armi. Ciò vale soprattutto per l'opposizione che siede in Parlamento".
E padre Zanotelli rilancia: servono una campagna in Italia per ripristinare i contenuti della 185 ed una a livello europeo perché l'UE adotti regole comuni più severe sul commercio delle armi. E poi l'invito a tutti i pacifisti: non votate più i
parlamentari che hanno scelto il sì o si sono astenuti sulla nuova legge.

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Lettera all'on. Castagnetti

"Salve onorevole Castagnetti, Grazie a lei e agli onorevoli di molti del suo gruppo,   sono riusciti a fare sfiorire anticipatamente la Margherita.
  Grazie per avere abolita la legge 185/90!
  Quando non si fa quanto è in nostro potere per limitare il commercio delle   armi è una vergogna!
  Legga e rilegga l'allegato ( nota di p. Alex Zanottelli)!!!!!!
  Lo dico onestamente: da questa forza politica che dovrebbe essere vicino ai nostri valori, ci sentiamo dopo una lunga
  battaglia che ci ha visti impegnati con tempo, mezzi, e passione, traditi.
  E poi si dice che le persone si allontanano dalla politica!
  Se questo è il risultato......
  Con profonda amarezza e frustrazione

  dario
  a nome di Pax Christi Punto Pace Bologna
  e delle persone ( e mi creda onorevole erano tante)
  che sono state con noi in questa lotta.

  P.S.
  1) Ringrazi  calorosamente da parte nostra l'onorevole Mattarella (a proposito ci sorge un dubbio, forse tra poco traslocherà nel UDC o no? in tutti modi la perdita non ci pare grave)"
  2) Le do comunque un dispiacere:
  la nostra battaglia continuerà con un impegno maggiore e sappia che il mondo del volontariato e dei movimenti "pacifisti" cattolici e non, hanno memoria di elefante

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La risposta di Castagnetti ad una nostra lettera

Caro Dario (possiamo darci del tu?),
    Mi dispiace profondamente per la tua amarezza e frustrazione. Avevo già letto, con non poca amarezza, il comunicato di Zanotelli e partendo da questo ho scritto una breve risposta per  tutti coloro che, come te,  chiedono spiegazioni sul passaggio parlamentare oggetto delle accuse di padre Zanotelli.
La posizione della Margherita è stata dettata dalla responsabilità e dalla volontà di provare a costruire concretamente qualcosa in aiuto alla pace. Una posizione diversa ci avrebbe esposto sicuramente a meno critiche ma sarebbe stato un atteggiamento concreto di responsabilità di pace? E' vero la 185 aveva maglie più strette, ma di fronte ad un mercato unico europeo senza maglie quale era l'effetto? Responsabilità e concretezza a volte significano anche rinunciare a qualcosa in casa propria per estendere ad altri una legge giusta sebbene incompleta i cui effetti concreti saranno d'aiuto alla pace più di quanto non lo fosse prima una legge applicata solo in Italia.
Ti invio in allegato la nota e ti invito a visitare il sito internet www.pierluigicastagnetti.it dove ho fatto pubblicare, oltre al comunicato di Zanotelli per correttezza, l'intervento di Sergio Mattarella e di Lapo Pistelli che sono di reale aiuto per comprendere la posizione assunta dal gruppo della Maregherita; una posizione responsabile e tutt'altro che a
favore della guerra come afferma Zanotelli. Dopotutto proprio io nel '90 sono stato relatore della legge 185 figuriamoci se oggi avessi operato per abolirla!
Ti prego di far girare questi documenti ad amici e conoscenti che, come te, chiedono spiegazioni su un argomento che merita l'attenzione di tutti e per il quale è comunque sempre necessaria la vigilanza di tutti. Poi ognuno può rimanere della propria idea.
Grazie sinceramente per la seppur brusca segnalazione. Un  saluto cordiale.

Pierluigi Castagnetti
 
Segreteria On.le Castagnetti
Via Ariosto, 2 - 42100 Reggio Emilia
tel +39 522 455036 - fax +39 522 - 438328
e-mail: castagnetti_p@camera.it
www.pierluigicastagnetti.it

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p. Alex Zanotelli su Mosaico di Pace: "Addio alle Armi"

PADRE ZANOTELLI: «ADDIO ALLE ARMI»
«No all’Europa aggressiva. Le chiese si facciano sentire!»

Padre Alex Zanotelli rinnova accorato il monito ad abbandonare le armi e la logica della forza che è sottesa. E lo fa dalle colonne del mensile di Pax Christi Italia “Mosaico di Pace” (settembre 2003).
Perché è davvero triste – spiega il sacerdote comboniano - assistere al riarmamento dell’Europa, proprio ora che il vecchio continente è riuscito a tenere testa allo spirito aggressivo degli Stati Uniti nei confronti dell’Iraq. “Potremmo presto vedere una nuova spirale di investimenti militari. È uno scenario che fa paura, soprattutto se si tiene conto che la pace non è tra i principi su cui si fonda l’ispirazione della politica estera dell’Unione Europea, e il ripudio della guerra non è stato preso in considerazione nella stesura della nuova costituzione, nella quale ciò che si vuol salvaguardare sono invece “gli interessi fondamentali dell’Unione”. Ed è chiaro come la pace, non venendo prima di questi, possa venir interrotta da missioni militari che sono contemplate per “assistenza militare, prevenzione dei conflitti e mantenimento della pace, combattimento nella gestione di crisi, stabilizzazione al termine dei conflitti, lotta contro il terrorismo anche sul territorio di Stati terzi”. Tutto ciò suona in grande sintonia con la nuova dottrina Bush”.
Zanotelli elenca le priorità di azione che si impongono oggi: 1. Controllo della spesa militare e del commercio delle armi; 2. controllo del rispetto dei vincoli all’esportazione di armamenti; 3. rifinanziamento di fondi per progetti di riconversione (l. 185/90) o altri, come lo sminamento; 4. facilitare il lancio di campagne su obiettivi politici specifici e importanti.
Infine Padre Zanotelli attacca fortemente la scelta strategica di mantenere in essere la Nato facendola passare dalla sua vecchia concezione difensiva a quella, invece, preventiva secondo le finalità militari americane. “E in tutto questo – conclude Zanotelli - il silenzio delle Chiese d’Europa. Che amarezza!”.

Per informazioni: tel.080/3953507, info@mosaicodipace.it  

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Materiali d'armamento

Claudio Fava sull'Unità del 31 ottobre u.s. ci racconta di un decreto raccapriciante.
  Sulla G.U. del 25 luglio 2003 è stato pubblicato un Decreto del 13 giugno 2003 del nostro caro Ministro Martino che di concerto con i cari Ministri Frattini, Pisanunu, Tremonti e Marzano ha deciso di dotare le forze armate di materiali d'armamento "idonei a determinare danni alle popolazioni o agli animali, a degradare materiali o a danneggiare le colture e l'ambiente...".
  Come riferisce Fava e come si può facilmente verificare al seguente indirizzo  http://gazzette.comune.jesi.an.it/2003/171/gazzetta171.htm ed in particolare alle pagine 9, 17, 18, 19 ci stiamo procurando tra l'altro Sabrin, Soman, Tabun e persino il famoso "agente arancio".
  Risulta che Paolo Cento ha presentato una accurata interrogazione alla quale Palazzo Chigi ha risposto con un imbarazzato silenzio.
  Dice Fava "Come fai a giustificare l'acquisto di agenti chimici e biologici in aperta violazione con la legge italiana (l.185/90) e a mezza dozzina di convenzioni internazionali che abbiamo sottoscritto?".
  La cosa incredibile è che tutto questo è passato nel silenzio più assoluto!

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Vita online: Legge 185: Relazione 2003, aumenta l'export italiano

____ IN PRIMO PIANO __________________________________

ARMI: AUMENTA L'EXPORT ITALIANO
Ecco i primi dati della Relazione sul commercio delle armi 2003.
Aumenta l'export: Germania primo fornitore, Grecia primo acquirente.
Negate alcune autorizzazioni per sistemi d'arma a duplice uso
http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=42285

ControllARMI: NASCE LA RETE ITALIANA PER IL DISARMO
Venerdi' 19 marzo a Roma conferenza stampa di presentazione,
presso la Sala delle Bandiere in Campidoglio, Piazza del Campidoglio
http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=41631

L'ADDIO ALLE ARMI DI BANCA INTESA
Alla vigilia della giornata mondiale per la pace, annuncia che
non fornira' piu' finanziamenti al commercio di armi. Intervista
esclusiva al responsabile policy, Valter Serrentino
http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=41696

CAMPAGNA MANCAINTESA: "SI DEVE FARE DI PIU'"
La Campagna "Manca Intesa" si congratula con Banca Intesa
per la sua scelta, ma avvisa "Si deve fare di piu'"
http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=42319


____ NEWS ___________________________________________

I dipendenti del Gruppo San Paolo: "Diciamo anche noi addio alle armi!"
http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=42173

Expa: Una fiera della Pace a Brescia
http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=41661

Tino Bedin: Armi, bluff italiano
http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=42259

Missioni all'estero: il testo del decreto in Gazzetta
http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=41856

Brevetti: boom per trasporti, armi e farmaceutica
http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=41637

Armi: volano gli utili di Eads
http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=41250

Soldati a noleggio offresi: tutto compreso
http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=41378

Armi: Controlarms accusa il governo britannico
http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=42126

Gli Usa resteranno produttori di mine
http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=40940

Una piccola pianta aiutera' a localizzare le mine antiuomo
http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=41132


____ ALTRE NEWS ___________________________________

Cartello lombardo per la riconversione dell'industria bellica
http://italy.peacelink.org/disarmo/articles/art_3324.html

L'impatto delle armi leggere in Kenya
http://unimondo.oneworld.net/article/view/82352/1/

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Le ONG europee denunciano: controlli deboli non riescono ad impedire che L'Unione Europea venda armi a chi viola i diritti umani

COMUNICATO STAMPA  AMNESTY INTERNATIONAL
 
Una coalizione di 55 Organizzazioni non governative (Ong) europee ha segnalato oggi che i controlli dell'Unione Europea sulle armi non sono abbastanza severi da evitare che queste i finiscano nelle mani sbagliate.
Le associazioni hanno denunciano l'esistenza di molte scappatoie nel Codice di condotta dell'UE sui trasferimenti di armi, che deve essere rafforzato immediatamente.
La richiesta arriva in occasione del lancio da parte delle Ong di un rapporto intitolato 'Assumere il controllo: l'opportunita' di migliorare il Codice di Condotta dell'Unione Europea sui trasferimenti di armi'.
'Il Codice dell'UE e' un primo passo, ma e' evidente che non sta raggiungendo l'obiettivo di assicurare controlli responsabili sulle esportazioni attraverso l'Europa. Gli stati dell'UE forniscono ancora armi a paesi che violano i diritti umani e soffrono di instabilita' interna', ha affermato Dick Oosting, direttore dell'Ufficio di Amnesty International
presso l'Unione Europea.
'L'UE ha buone intenzioni, ma il fatto e' che gli Stati membri continuano ad esportare materiale per lai difesa quando non dovrebbero. Questo rapporto spiega cosa e' necessario fare per prevenire questi abusi', ha
dichiarato Henry Smith di Saferworld.
Tra il 1994 e il 2001, l'UE ha esportato circa 20 miliardi di dollari di armi verso paesi in via di sviluppo: approssimativamente un terzo di tutte le armi consegnate a questi paesi. Una nuova ricerca condotta dalla campagna Control Arms ha messo in evidenza un numero di casi recenti che mostrano come i controlli sulle esportazioni di armi dell'UE vengano aggirati consentendo alle armi e agli altri componenti europei di finire nelle mani di chi viola i diritti umani. Questi casi includono:
- I motori tedeschi che aggirano l'embargo europeo verso la Cina e il Myanmar/Birmania: il sistema di controllo sulle esportazioni del governo tedesco non ha evitato che i motori diesel della Deutz AG fossero incorporati nei veicoli blindati militari di paesi soggetti all'embargo sulle armi dell'UE (come la Cina) o che hanno successivamente esportato i
veicoli verso una destinazione sotto embargo (come nel caso dell'Ucraina verso il Myanmar/Birmania).
- I componenti UE montati su elicotteri nepalesi: l'India produce elicotteri d'attacco in stretta cooperazione con la compagnia francese Eurocopter. L'India ha esportato elicotteri in Nepal, nonostante questi fossero usati contro la popolazione civili e gli oppositori da parte delle forze di sicurezza nepalesi. Per questi elicotteri sono stati anche forniti componenti o sottosistemi provenienti da altri paesi dell'UE.
- Trasferimento della produzione di armi militari di piccolo taglio dall'Austria alla Malesia: il costruttore austriaco di armi da fuoco Steyr-Mannlincher ha firmato un accordo con il governo della Malesia perche' questo paese produca le sue armi militari. La Malesia ha in programma massicce esportazioni di queste armi, che non sarebbero soggette al Codice di condotta dell'UE.
Questi casi dimostrano come, nonostante l'adozione del Codice di Condotta sui trasferimenti di armi nel 1998, i controlli sulle esportazioni all'interno dell'UE presentino ancora molti elementi di debolezza e scappatoie. La revisione del Codice attualmente in corso deve essere completata sotto la Presidenza olandese dell'UE, ma secondo le Ong non esiste la volonta' politica di apportare le modifiche necessarie per ottenere realmente dei cambiamenti.
'Per troppo tempo il Codice di Condotta dell'UE non ha saputo impedire che le armi andassero dove non era permesso. Questo nuovo studio mostra quanto sia urgente, per l'UE, controllare il suo commercio di armi in modo responsabile. Ogni anno assistiamo alla morte di centinaia di migliaia di persone a causa delle armi. L'Europa dovrebbe essere un modello da seguire per il resto del mondo', ha affermato Justin Forsyth, direttore dei programmi di Oxfam.
Le Ong raccomandano un miglioramento del Codice, in modo tale da:
- Rafforzare i criteri: l'attuale formulazione ambigua dei criteri del Codice permette un'ampia varieta' di interpretazioni da parte degli Stati membri. Rendere piu' preciso il linguaggio aiuterebbe a impedire agli Stati membri di autorizzare esportazioni in modo irresponsabile.
- Regolamentare le licenze di produzione oltremare (LPO): ogni accordo LPO che coinvolga aziende dell'UE deve essere soggetto, nella sua interezza, alle procedure di autorizzazione all'esportazione.
- Applicare il Codice ai componenti delle armi: il Codice deve essere rigorosamente applicato all'esportazione sia di componenti e sottosistemi sia di armi complete.
- Rafforzare gli embarghi di armi: occorre impedire che le armi e i componenti provenienti dall'UE abbiano come ultima destinazione paesi sotto embargo, sia direttamente che attraverso paesi terzi.
- Assicurare che tutti gli Stati membri dell'Ue pubblichino rapporti annuali sulle esportazioni di armi: una migliore trasparenza sulle decisioni adottate ridurrebbe la possibilita' di esportare in modo irresponsabile. Per questo, tutti gli Stati membri dovrebbero produrre un rapporto annuale pubblico.
FINE DEL COMUNICATO  Roma, 29 settembre 2004

Altre informazioni:
Il rapporto Assumere il controllo: l'opportunita' di migliorare il Codice di Condotta dell'Unione Europea sui trasferimenti di armi e' stato presentato oggi a L'Aia. Un incontro tra Ong e funzionari dell'Unione Europea sulla revisione del Codice di Condotta dell'UE sara' organizzato giovedi' 30 settembre a cura della Presidenza olandese. Schede relative ai casi studio della campagna Control Arms illustrati nel rapporto sono disponibili presso il sito:
http://www.amnesty.org

La campagna Control Arms e' stata lanciata nell'ottobre 2003 da una coalizione formata da Amnesty International, Oxfam e la Rete internazionale di azione sulle armi leggere (Iansa) con l'obiettivo di istituire un trattato mondiale sul commercio delle armi. La richiesta e' sostenuta da 19 premi Nobel per la pace e ha ottenuto l'adesione di oltre dieci paesi.
In Italia la campagna e' guidata dalla Rete Italiana 'ControllArmi'. Dopo l'esperienza della Campagna in difesa della legge 185/90 sul commercio delle armi, numerosi organismi hanno costituito una piattaforma stabile sui temi del disarmo e del controllo degli armamenti.

Per ulteriori informazioni sulla campagna Control Arms:
http://www.controlarms.org
Per la Rete italiana ControllArmi: http://www.disarmo.org

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Italia: il Governo all'assalto di "Banche Armate"

da Unimondo.org
lunedì, 11 aprile, 2005

«Si profila da parte del Governo un vero e proprio attacco alla Campagna di pressione alle "banche armate"» - cosi Giorgio Beretta, uno degli esponenti della Campagna, commenta la nota della recente Relazione ministeriale sull'export di armi. Per superare il problema degli istituti bancari nazionali di essere catalogati fra le cosiddette "banche armate", "il
Ministero dell'Economia e delle Finanze ha prospettato una possibile soluzione che sarà quanto prima esaminata a livello interministeriale" - riporta la Relazione. «Quale sia questa "soluzione" non è dato di sapere - aggiunge Beretta - ma dal tono del discorso della Relazione e dalle recenti lamentele del comparto armiero c'è da scommettere che non sarà nella
direzione della trasparenza. Il comparto industriale-militare lamenta "notevoli difficoltà operative" con gli istituti bancari nazionali, ma le banche italiane assumono tuttora la quasi totalità delle operazioni, come dimostrano i dati della stessa Relazione» - conclude Beretta.

Una nota della Relazione a pag. 18/19 concerne, infatti, direttamente la Campagna di pressione alle banche armate. La Relazione segnala, infatti, tra le problematiche di "alta rilevanza" trattate a livello interministeriale "quella relativa all'atteggiamento assunto da buona parte degli istituti bancari nazionali" nell'ambito della loro politica di "responsabilità
sociale d'impresa". "Tali istituti, - prosegue la Relazione - pur di non essere catalogati fra le cosiddette "banche armate", hanno deciso di non effettuare più, o quantomeno, limitare significativamente le operazioni bancarie connesse con l'importazione o l'esportazione di materiali d'armamento". Ciò avrebbe comportato per l'industria "notevoli difficoltà operative, tanto da costringerle ad operare con banche non residenti in Italia, con la conseguenza - continua la Relazione - di rendere più gravoso e a volte impossibile il controllo finanziario" delle operazioni normate dalla 185/90. Pertanto "il Ministero dell'Economia e delle Finanze ha recentemente prospettato una possibile soluzione che sarà quanto prima esaminata a livello interministeriale" - conclude la Relazione.

«C'era da aspettarselo - riprende Beretta. Dopo le lamentele del comparto armiero registrate nell'articolo di Gianni Dragoni dal titolo "La difesa disarmata delle banche" apparso lo scorso 5 marzo su "Il Sole 24 ore" (riportato qui sotto) non poteva essere altrimenti».
Commento di don Sacco all'articolo del Sole 24 Ore
L'offensiva è capitanata da due personaggi di primo piano: Pier Francesco Guarguaglini, presidente di Finmeccanica, e da Piero Gussalli Beretta.
Entrambi lamentano di essere costretti a rivolgersi a gruppi bancari stranieri. «Una gran balla!» - sbotta Beretta (che ovviamente con l'omonimo di Gardone Valtrompia non ha legami di parentela). «Basta guardare i dati della Relazione di quest'anno. Oltre all'incremento notevole delle transazioni bancarie, che nel 2004 hanno raggiunto la nuova cifra record
di 1.317 di euro - due banche italiane da sole ricoprono, infatti, quasi il 60% delle autorizzazioni: si tratta di Banca di Roma (che si aggiudica autorizzazioni per un valore complessivo di oltre 395 milioni di euro) e Gruppo bancario San Paolo Imi (autorizzazioni per oltre 366 milioni di euro). Banche che sono seguite da altri istituti di credito italiani tra cui
Banca Popolare Antoniana Veneta (121 milioni per uno share del 9%) e Banca Nazionale del Lavoro (71 milioni, cioè oltre il 5% del totale). Solo una banca straniera, la Calyon Corporate and Investment Bank, con 120 milioni di euro di autorizzazioni (9% del totale) si aggiudica qualcosa di simile ai maggiori gruppi italiani; ma non va dimenticato che questa banca, nata dalla fusione di due gruppi (Crédit Lyonnais e Crédit Agricole Indosuez), è da tempo l'istituto di riferimento di diversi Paesi arabi. E la somma delle operazioni autorizzate a istituti di credito stranieri non supera il 14%, una percentuale al ribasso rispetto ad alcuni anni fa. In definitiva, le banche italiane rappresentano tuttora l'intermediario privilegiato per l'industria armiera italiana» - conclude Beretta.

Lanciata nel 2000 su iniziativa di tre riviste del mondo pacifista (Mosaico di pace, Nigrizia e Missione Oggi), la Campagna di pressione alle "banche armate" ha inteso fin dal suo inizio perseguire un duplice scopo: da un lato favorire un controllo attivo dei cittadini sulle operazioni di appoggio delle banche al commercio delle armi, dall'altro fornire informazioni per un ripensamento dei criteri di gestione dei propri risparmi. Grazie alla pressione di cittadini e associazioni, in questi cinque anni il gruppo Unicredit, Monte dei Paschi di Siena, Cassa di Risparmio di Firenze, Banca
Popolare di Bergamo-Credito Varesino e recentemente Banca Intesa hanno dichiarato di voler cessare, totalmente o in gran parte, la fornitura dei propri servizi al commercio di armi italiane. La Relazione 2005 registra un ulteriore e positivo passo di Unicredit (solo l'1,5% delle autorizzazioni quest'anno), l'uscita ormai definitiva di MPS e la bassissima quota di
nuove autorizzazioni di Banca Intesa (1,7%).

Preoccupa, invece, una "new-entry": la Banca Popolare di Milano che si aggiudica 22 commesse per oltre 53 milioni di importi autorizzati, più del 4% del totale. Banca Popolare di Milano è uno dei "sostenitori storici" di Banca Popolare Etica, di cui da anni distribuisce i prodotti. Cosa succede?

Tabelle della relazione 2005
http://unimondo.oneworld.net/filemanager/download/412/RelArmi2004Tab.pdf

Commento di Don Sacco all’articolo del Sole-24 ore
http://italy.peacelink.org/mosaico/articles/art_10485.html
Tratto da: unimondo.oneworld.net

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Commercio delle armi italiane: le critiche del mondo pacifista

Commercio delle armi italiane: le critiche del mondo pacifista
L'industria bellica vola in alto, mentre il governo attacca la campane sulle "banche armate". L'analisi dei pacifisti
 Sabrina Magnani
 
Se per tutti i settori dell'economia il leit motiv degli ultimi mesi è quello della crisi e di una ripresa che appare ancora lontana, quello dell'industria bellica italiana è forse l'unico a segnare una crescita continua. E' quanto dimostrano i dati dell'annuale relazione parlamentare sul commercio delle armi resi pubblici all'inizio di aprile. Nel 2004, infatti, si sono avute nuove autorizzazioni per quasi 1,5 miliardi di euro con un incremento netto di ben 16% rispetto all'anno precedente, che già aveva segnato un ulteriore aumento rispetto agli altri anni.
Tali dati contribuiscono a valutare in maniera estremamente positiva, per l'intero settore, l'ultimo quadriennio che ha fatto registrare un incremento del proprio portafoglio di ordini di oltre il 70%, passando dagli 863 milioni di euro di commesse del 2001 agli oltre 1.489 milioni di euro del 2004. Sono questi i dati ufficiali contenuti nella "Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell'esportazione dei materiali di armamento" resa nota dalla Presidenza
del Consiglio. Dati che il mondo pacifista (tra gli altri ACLI, Amnesty International, ARCI, Obiettori Nonviolenti, Ass. Papa Giovanni XXIII, Ass. per la pace, Attac, Beati i costruttori di pace, FIM-Cisl, FIOM-Cgil, Gruppo Abele, Libera, Pax Christi, Rete Lilliput, Un ponte per...), promotore in questi anni di una agguerrita battaglia per garantire un controllo trasparente e democratico di questo tipo di commercio, ha subito fatto propri, presentandoli, con una propria
valutazione, in una conferenza stampa svoltasi a Roma la scorsa settimana, presso la Camera dei deputati.
Rimanendo ai dati della relazione di quest'anno, si evince che la metà del valore delle autorizzazioni è costituito da sette grosse commesse, di cui le principali sono una commessa di elicotteri Agusta alla Norvegia (168 milioni di euro) e componenti per sistemi missilistici alla Gran Bretagna (170 milioni di euro).
Sono i paesi dell'area Nato i principali clienti delle aziende belliche italiane, cui sono destinati il 72% delle commesse: si tratta di un'inversione di tendenza rispetto all'anno precedente, quando tale quota era pari al 45%. Se, dunque, a prima vista parrebbe tutto a posto, in realtà di problemi ne permangono. E' da qui che parte la critica del mondo pacifista. "E' triste constatare come la ripresa economica esista solo per l'industria bellica" ha commentato Giorgio Beretta, tra gli
animatori della Campagna "Controll arms"e di quella sulle "Banchearmate", lanciata nel 1999 dalle riviste cattoliche Nigrizia, Missione Oggi e Mosaico di pace di Pax Christi. La relazione precisa che fra le autorizzazioni rilasciate, oltre a non esserci alcun paese rientrante nelle categorie indicate dall'art. 1 della legge 185, cioè paesi in guerra, sotto embargo internazionale, responsabili di gravi violazioni di diritti umani o fortemente indebitati, il governo ha mantenuto una posizione di cautela verso paesi in stato di tensione, cosa che non è del tutto veritiera. Tra i 65 paesi destinatari di armi
italiane, infatti, ne esistono alcuni che non rientrano nell'art. 1 della legge 185. A partire dalla Malesya paese che fa registrare violazioni di diritti umani con detenzioni arbitrarie di oppositori politici e casi di tortura e che è destinataria di un'ampia commissione di elicotteri, la Turchia, sotto osservazione dell'UE per la tutela dei diritti umani, destinataria di autorizzazioni per 48 milioni di euro, e l'Algeria, paese in cui è ancora oggi vietato l'accesso ad associazioni a tutela dei diritti umani e verso il quale sono state autorizzate esportazioni per 20 milioni di euro.
Nella relazione compaiono poi anche paesi fortemente indebitati come l'India (42 milioni di nuove autorizzazioni), il Pakistan (13,5 milioni di euro), il Perù (23 milioni di euro). Non manca anche un paese verso cui vige un embargo sulle armi da parte dell'Unione Europea, la Cina, che nel corso del 2004 ha ricevuto autorizzazioni per un valore complessivo di "soli" 2 milioni di euro che però vanno a sommarsi ai 127 dell'anno precedente. "Uno degli aspetti su cui occorre vigilare nei prossimi mesi - afferma Giorgio Beretta - è la tendenza di ratificare accordi di cooperazione nel campo della difesa, che prevedono anche acquisizioni e produzioni congiunte di armamenti ed equipaggiamenti per eserciti, che si stanno facendo con paesi come la Giordania e Israele, e che possono essere una via per evitare la legge 185, competendo al Ministero della Difesa".
Ma la vera novità della relazione è quella riguardante le banche che accettano di intermediare nel commercio di armi. La relazione, infatti, segnala come "problema di alta rilevanza" l'atteggiamento assunto da buona parte di istituti bancari nazionali nell'ambito della loro politica di responsabilità sociale d'impresa che, pur di non essere catalogati tra le cosiddette "banche armate", hanno deciso di non effettuare più o di limitare significativamente le operazioni bancarie
connesse con l'importazione o l'esportazione di materiali d'armamento.
"Il Governo, cioè - fa notare Beretta - afferma la difficoltà di trovare banche italiane che siano disponibili a seguire questo tipo di transizioni, ma se andiamo a vedere i dati del Ministero dell'Economia e delle Finanze è una falsità". Il 2004 ha infatti visto un incremento delle transizioni bancarie, che hanno raggiunto la cifra record di 1.317 milioni di euro, con due banche che da sole ne coprono oltre il 60%, Banca di Roma e Gruppo bancario San Paolo, mentre la somma di autorizzazioni che hanno richiesto l'intermediazione di istituti di credito stranieri non supera il 14%.
"Come si vede si tratta di dati che dicono cose diverse da quelle del governo, il quale è preoccupato per i frutti che la campagna Banchearmate sta dando e risente delle pressioni e dei disagi di certi produttori che stanno attaccando questa inziativa", continua Berretta. E a dargli ragione sono sia gli esisti della Campagna, proseguita in questi anni e che ha contribuito a sensibilizzare molti risparmiatori, sia alcuni articoli apparsi recentemente sulla stampa economica.
E' il caso di un articolo pubblicato sul Sole 24 del 5 marzo dove in un articolo Gianni Dragoni riporta le lamentale di alcuni operatori del settore per cui "le banche italiane fanno storie su tutte le operazioni militari, anche le più banali. La stretta decisa dalle banche rende più difficili e costose molte operazioni di export. Ma non è solo una questione economica. Alcune imprese temono che l'atteggiamento delle banche etiche sia l'avvio di una corrente di pensiero socio-politico che potrebbe portare alla messa al bando dell'industria della difesa, come avvenne nel 1987 per quella nucleare". E in un altro articolo, significativamente intitolato "Eccessi da etica pacifista" Michele Nonis, scrive che "quella che all'inizio era una campagna di sensibilizzazione sulle innegabili implicazioni politiche e militari del mercato internazionale degli armamenti e sulla necessaria cautela nella nostra politica esportativa, è diventato di fatto una campagna di criminalizzazione dell'industria della difesa e delle banche che intrattengono rapporti di affari con le imprese del settore". Per Giorgio Beretta ciò dimostra che la campagna ha colto nel segno e sta dando i frutti auspicati. Nella relazione parlamentare, infatti, si registra un ulteriore passo di Unicredit, che riduce le autorizzazioni intermediate all'1,5%, l'uscita definitiva di Monte dei Paschi di Siena, e la bassissima quota di nuove autorizzazioni di Banca Intesa (1,7%).
Un caso "nuovo" si registra, e cioè quello della Banca Popolare di Milano (BPM) che fa segnalare autorizzazioni intermediate per 22 milioni di euro, anche con paesi come Messico e Brasile, con un guadagno in media del 10% sulle transizioni effettuate. Questa "new entry" fa problema soprattutto per l'essere uno dei 23.000 soci di Banca Etica, nonché socio di Etica sgr, la società finanziaria che Banca Etica utilizza per la gestione dei titoli azionari dei propri risparmiatori.
Mentre Banca Etica ha dichiarato, in un comunicato stampa diffuso appena venuta a conoscenza del fatto, che si sta adoperando per prendere contatti con i responsabili dell'istituto milanese, tutelando la trasparenza delle sue azioni, dal canto suo BPM, che nasce per altro come banca cooperativa e che investe parte dei sui utili in iniziative solidaristiche e a sostegno del mondo no profit milanese, non ha emesso nessun comunicato a riguardo ritenendolo inutile in quanto BPM avrebbe fatto "domiciliazioni e incassi su operazioni autorizzate dai ministeri competenti", per cui le stesse commesse in questione sarebbero "normali transizioni e servizi bancari offerti su operazioni autorizzate dal Ministero, con guadagni in proporzione al valore delle commesse".

In attesa di verificare meglio la questione, resta la validità di una campagna che ha avuto il merito di far sorgere interrogativi sull'uso del denaro ma soprattutto di dimostrare che non è vero che il singolo non può far nulla davanti a poteri economici come quello della lobby delle armi. Come scrive Renato Sacco sulla rivista di Pax Christi Mosaico di Pace, "una scelta etica presa troppo sul serio preoccupa perché non solo incide sulla scelta delle banche ma rischia di
condizionare l'intero sistema industriale della difesa, come a dire, un piccolo sassolino fastidioso che ti fa saltare tutto l'ingranaggio".

da "Aprile online"
 

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Export bellico: patto Italia-Algeria, "È un affare"

Dal settimanale Vita

E' stato approvato l'accordo di cooperazione militare Italia-Algeria, nonostante le documentate accuse di violazioni dei diritti umani perpetrate dal governo di Algeri.
Con l'approvazione definitiva della Camera dei Deputati l'accordo di cooperazione con l'Algeria è diventato legge, con il voto contrario di tutto il centrosinistra. L'intesa si propone di sviluppare la cooperazione nell'acquisto di armi, nello scambio di tecnologie relative ad equipaggiamenti militari, industriale e lo svolgimento di esercitazioni congiunte.
Secondo Amnesty International l'Algeria è responsabile di gravi violazioni dei diritti umani e la guerra civile, peraltro non terminata, ha causato più di centomila vittime.
«L'Italia è il primo partner commerciale, quindi il consolidamento delle relazioni bilaterali appare assolutamente prioritario - ha affermato alla Camera il sottosegretario agli Esteri Boniver - anche in considerazione della forte collaborazione in campo energetico. La cooperazione nel settore militare che ci ha peraltro consentito di aggiudicarci importanti commesse, fra le quali vanno annoverate alcune forniture di elicotteri all'esercito algerino, potrà avere positive ricadute sulle imprese italiane. Dal provvedimento in esame potranno infatti derivare benefici in alcuni settori produttivi e commerciali dei due paesi costituenti in varia misura l'indotto delle politiche della logistica e degli armamenti».
La cooperazione industriale potrebbe consentire di rafforzare un 'industria algerina della difesa, in tal modo si favorirà la proliferazione degli armamenti.
Inoltre, nei confronti dell'Algeria è stata introdotta una sorta di corsia preferenziale, fino ad ora limitata ai paesi NATO o dell'Unione europea che semplifica le procedure per le vendite di armi.
Di fatto si assiste ad un ulteriore svuotamento della legge 185/90 che nel disciplinare questo particolare commercio ha vietato le esportazioni ai paesi belligeranti, i cui governi siano responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali sui diritti umani o beneficiari degli aiuti italiani della cooperazione allo sviluppo con elevate spese militari. Algeri nel 2001 ha speso oltre tre miliardi di dollari per il militare, più del 6% del Prodotto interno lordo.
Con l'Algeria nel 2004, secondo dati ufficiali, sono stati autorizzati contratti per oltre 20 milioni di euro.
L'Accordo è coerente con la volontà di Berlusconi di sostenere l'industria militare, il premier stesso si è autodefinito "commesso viaggiatore" di tale produzione e la recente commessa di elicotteri alla casa bianca è stata ottenuta grazie alla presenza dei soldati italiani in Iraq.

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ARMI. STEFANO FERRARIO: VIOLATA LA LEGGE 185/90

[Dal sito di "Peacereporter" (http://it.peacereporter.net) riprendiamo il seguente articolo del 16 febbraio 2009 col titolo "Armi low cost in barba alla legge" e il sommario "Accordo tra l'italiana AgustaWestland e l'indiana Tata per la produzione di elicotteri da guerra. E tanti saluti alla legge 185"]

Il 12 febbraio, a Bangalore, India, i presidenti di AgustaWestland, Giuseppe Orsi, e di Tata Sons, Ratan Tata, hanno firmato un Memorandum of Understanding, cioe' un pre-accordo, che prevede la formazione di una joint-venture tra AgustaWestland e Tata, per la produzione (in India) degli elicotteri di AgustaWestland.
Tata, famosa per la produzione di autovettore a basso costo, si occupera' della produzione e l'azienda di Finmeccanica continuera' ad essere responsabile delle attivita' di marketing e vendita in India e Paesi limitrofi.
Saranno prodotti elicotteri ad impiego sia civile che militare. Mentre per i primi non e' fornito alcun dato, "nell'ambito del mercato militare" Finmeccanica rileva che "sono previsti programmi di acquisizione per circa 500 elicotteri nei prossimi anni".
E' sempre bene ricordare che l'India e' uno dei Paesi asiatici in guerra (per la contesa del Kashmir con il Pakistan). Inoltre, con la joint-venture, AgustaWestland oltrepassa anche i vincoli della legge italiana 185/90 che vieta (art. 1) la vendita di sistemi d'arma a Paesi belligeranti.
 

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Pax Christi Italia: dalla Macro-Area Disarmo e Smilitarizzazione: Rinnoviamo l’appello di sostegno alla campagna che chiede di rinunciare alla legge delega e lo stralcio della norma di modifica alla legge 185/90.

La legge 185 del 1990, ottenuta grazie ad una vasta mobilitazione della società civile per mettere sotto controllo l'export italiano di armi, sta per essere smantellata dal Governo che pretende una delega di modifica dal Parlamento. In questi giorni il Senato e poi la Camera dei Deputati saranno chiamati a votare una legge che consegnerà al Governo la possibilità di rilanciare la vendita di armi italiane nel mondo: per “snellire le procedure” si riducono fortemente anche i limiti e i controlli sulle esportazioni di armamenti. Per ottenere questa delega il Governo ha nascosto il disegno di legge dentro un’altra legge (la cosiddetta “Comunitaria 2010” di ratifica di disposizioni europee, sulla quale sembra intenzionato anche porre il voto di fiducia). Bisogna mobilitarsi quanto prima, per questo anche Pax Christi chiede a ciascuno, attraverso anche i Punti Pace, di continuare a sottoscrivere il seguente appello scaricabile dal sito www.disarmo.org/appello185.

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Il mondo ha bisogno delle armi italiane

Mosaico dei giorni
29 giugno 2011 - Tonio Dell'Olio

Sotto silenzio mediatico, è ripresa in questi giorni alla Camera la discussione sul Disegno di Legge (AC 4059) che prevede di fatto l'allentamento dei controlli per il commercio della armi italiane. La legge 185 del 1990 viene considerata
da molti una delle più avanzate al mondo. Ma il governo sostiene che non sia in linea con le norme europee e che non aiuti l?economia del Paese. Quello che pensa l'opposizione non è dato sapere con certezza. Sta di fatto che il provvedimento è già passato al Senato. La Rete italiana per il disarmo "di cui fanno parte diverse associazioni e istituti di ricerca" ha già annunciato che provvederà a informare i cittadini rendendo pubbliche le dichiarazioni e il voto di parlamentari e partiti politici. L'invito è a visitare in questi giorni il sito della Rete italiana per il disarmo: www.disarmo.org per tenersi informati e, possibilmente, fare pressione sui parlamentari dei propri collegi elettorali. I discorsi più frequenti tra i politici sono del tipo: "Chi vuole comprare armi in ogni caso le trova sul mercato globale e noi siamo penalizzati da una legge troppo restrittiva in materia. Tanto vale...". Insomma, invece che adoperarsi per estendere sul piano internazionale i principi della legge 185, siamo noi ad adeguarci al peggio!

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