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Le modifiche alla legge 185/90
Il
testo riportato non riveste carattere di ufficialità
DISEGNO
DI LEGGE: Modifiche ed integrazioni alla legge 9 luglio
1990, n. 185, in materia di controllo dell'esportazione,
importazione e transito di materiali di armamento.
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Art.
1
(Modifiche all’articolo 1
della legge n. 185 del 1990)
1. Dopo
il comma 1 dell’articolo 1 della legge 9 luglio 1990, n. 185, di seguito
denominata «legge n. 185 del 1990», è inserito il seguente:
«1-bis. Nelle operazioni di esportazione,
importazione e transito di materiali di armamento nonché di cessione
delle relative licenze di produzione, sono inclusi anche i trasferimenti
intracomunitari.».
2. Al
comma 6 dell’articolo 1 della legge n. 185 del 1990 sono apportate le
seguenti modifiche:
a) la lettera c)
è sostituita dalla seguente:
«c) verso i Paesi nei
cui confronti sia stato dichiarato l’embargo totale o parziale
delle forniture belliche da parte delle Nazioni Unite o dell’Unione
europea (UE);»;
b) la lettera d)
è sostituita dalla seguente:
«d) verso i Paesi i cui
governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni
internazionali in materia di diritti umani, accertate dai competenti
organismi delle Nazioni Unite, dell’UE o del Consiglio d’Europa;».
3. Al
comma 9, dell’articolo 1 della legge n. 185 del 1990, dopo la lettera c)
sono aggiunte le seguenti:
«c-bis) le
esportazioni, importazioni e transito di materiali di armamento da
effettuare sulla base di programmi di coproduzione regolati da specifici
accordi intergovernativi con Paesi membri della NATO, dell’Unione
dell’Europa occidentale (UEO) o dell’UE che garantiscano il controllo
delle operazioni secondo i princìpi ispiratori della presente legge;
c-ter) le esportazioni,
importazioni e transito di materiali di armamento da effettuare per
l’approvvigionamento e supporto logistico di comandi, enti e agenzie
della NATO in Italia o all’estero».
Art. 2
(Modifiche all’articolo 2
della legge n. 185 del 1990)
1. Il secondo periodo del comma 3 dell’articolo 2 della legge n.
185 del 1990 è sostituito dal seguente: «L’individuazione di nuove
categorie e l’aggiornamento dell’elenco dei materiali di armamento
sono disposti con decreto del Ministro della difesa, sentiti i Ministri
degli affari esteri, dell’interno, delle finanze, dell’industria, del
commercio e dell’artigianato e del commercio con l’estero, avuto
riguardo alla evoluzione della produzione industriale, a quella
tecnologica, nonchè agli accordi internazionali cui l’Italia aderisce».
Art. 3
(Modifiche all’articolo 5
della legge n. 185 del 1990)
1.
Il comma 1 dell’articolo 5 della legge n. 185 del 1990 è sostituito dal
seguente:
«1. Il Presidente del Consiglio dei ministri
riferisce al Parlamento con propria relazione entro il 31 marzo di ciascun
anno in ordine agli indirizzi generali del Governo per le politiche di
interscambio nel settore della difesa, nonché in ordine alle operazioni
autorizzate e svolte entro il 31 dicembre dell’anno precedente».
Art. 4
(Modifiche alla legge n. 185 del 1990,
derivanti dalla soppressione di Ministeri)
1. Al
comma 2 dell’articolo 5 e al comma 2 dell’articolo 7 della legge n.
185 del 1990 le parole: «, delle partecipazioni statali», sono
soppresse.
2. Al
comma 3 dell’articolo 7 della legge n. 185 del 1990, le parole: «e
delle partecipazioni statali» sono
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ma nei quali tali specifiche previsioni non erano contenute o siano
scadute;»;
e) dopo il comma 5, è
inserito il seguente:
«5-bis. I termini previsti dal presente
articolo possono essere interrotti con la richiesta di ulteriori documenti
o chiarimenti in ordine alle trattative o alle operazioni in corso, ove
tali elementi siano necessari per il corretto svolgimento
dell’istruttoria, e riprendono a decorrere, per intero, dal giorno in
cui l’Amministrazione riceve gli elementi richiesti.».
Art. 8
(Modifiche all’articolo 11 della legge n. 185 del 1990)
1. La
lettera c) del comma 2 dell’articolo 11 della legge n. 185 del
1990 è sostituita dalla seguente:
«c) l’ammontare di eventuali compensi di intermediazione;».
2. Dopo il comma 5 dell’articolo 11 della legge n.
185 del 1990 è inserito il seguente:
«5-bis. Alla domanda di autorizzazione globale
di cui all’articolo 13, comma 1, deve essere acclusa copia
dell’autorizzazione a trattare e devono essere indicati:
a) gli estremi
dell’accordo di collaborazione od integrazione industriale;
b) le imprese
autorizzate ed i Paesi dell’UE di destinazione o di provenienza del
materiale;
c) il tipo del materiale
di armamento oggetto dell’operazione e il sistema al quale è destinato».
Art. 9
(Modifiche all’articolo 12 della legge n. 185 del 1990)
1. Il
comma 2 dell’articolo 12 della legge n. 185 del 1990 è sostituito dal
seguente:
«2. Il Comitato, accertata la coerenza delle finalità dichiarate
dell’operazione con le norme della presente legge nonché con le
indicazioni del CIMA, esprime il proprio parere al Ministero degli affari
esteri».
2. Nel
comma 3 dell’articolo 12 della legge n. 185 del 1990, l’acronimo: «CISD»
è sostituito dal seguente: «CIMA».
Art. 10
(Modifiche all’articolo 13 della legge n. 185 del 1990)
1. Al
comma 1 dell’articolo 13 della legge n. 185, le parole da «autorizza»
sino alla fine del comma, sono sostituite dalle seguenti: «autorizza
l’esportazione e l’importazione definitiva o temporanea, ed il
transito dei materiali di armamento e dei servizi, nonché la cessione
all’estero delle licenze industriali di produzione dello stesso
materiale e la riesportazione da parte dei Paesi importatori. Il diniego
di autorizzazione è disposto con provvedimento motivato.
L’autorizzazione può assumere anche la forma di autorizzazione globale,
rilasciata a singolo operatore per prodotti identificati, con
l’esclusione dei sistemi d’arma, avente per destinazione o provenienza
i Paesi dell’UE. Tali prodotti devono costituire parte di sistemi
realizzati nell’ambito dell’UE a seguito di accordi di collaborazione
od integrazione industriale. Il rilascio dell’autorizzazione globale con
i relativi estremi è comunicato, per le vie diplomatiche, al Governo del
Paese di destinazione o di provenienza».
Art. 11
(Modifiche all’articolo 14 della legge n. 185 del 1990)
1. Il
comma 3 dell’articolo 14 della legge n. 185 del 1990 è sostituito dal
seguente:
«3. L’autorizzazione, fatta eccezione per l’autorizzazione
globale di cui al comma 1 dell’articolo 13, è rilasciata per un periodo
di validità non inferiore a quello previsto per l’esecuzione del
contratto, eventualmente prorogabile in relazione all’effettivo
andamento delle cons??? ? ????? ???????? ??????????
Art. 16
(Modifiche all’articolo 24 della legge n. 185 del 1990)
1.
L’articolo 24 della legge n. 185 del 1990 è sostituito dal seguente:
«Art. 24. - (Inosservanza delle prescrizioni
amministrative) – 1. Chiunque effettui esportazioni o transito di
materiali di armamento in violazione delle condizioni di consegna alla
destinazione indicata nella richiesta di autorizzazione di cui
all’articolo 13, salvo che il fatto costituisca più grave reato, è
punito con la reclusione fino a cinque anni, e con la multa da due a
cinque decimi del valore dei contratti e comunque non inferiore a 50
milioni di lire.».
Art. 17
(Modifiche all’articolo 25 della legge n. 185 del 1990)
1.
All’articolo 25 della legge n. 185 del 1990 sono apportate le seguenti
modifiche:
a) il comma 1 è
sostituito dal seguente:
«1. Salvo che il fatto costituisca più grave
reato, colui che senza l’autorizzazione di cui all’articolo 13
effettua esportazione, importazione o transito di materiali di armamento,
contemplati nei decreti di cui all’articolo 2, comma 3, è punito con la
reclusione da due a otto anni e con la multa da 50 a 500 milioni di lire.
Si applica la pena della reclusione fino a due anni e della multa da 20 a
200 milioni di lire se le operazioni indicate nel presente comma sono
poste in essere dopo aver richiesto l’autorizzazione di cui
all’articolo 13, sempre che la stessa sia stata successivamente
rilasciata.»;
b) il comma 2 è
sostituito dal seguente:
«2. Chiunque ponga in essere ovvero concluda
trattative in violazione di quanto disposto all’articolo 9, è punito
con la reclusione fino a quattro anni e con la multa da 50 a 250 milioni
di lire.»;
c) dopo il comma 3 è
aggiunto il seguente:
«3-bis. È sempre disposta la confisca dei
materiali d’armamento anche in caso di applicazione della pena su
richiesta delle parti, ai sensi dell’articolo 444 del codice di
procedura penale.».
Art. 18
(Entrata in vigore)
1.
La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quella della sua
pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
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Legge sul commercio delle armi
Una Campagna per evitare che venga stravolta la legge 185
che consente un controllo pubblico sul commercio delle armi.
In queste ultime settimane è iniziato l'iter parlamentare della legge 1927
che intende "facilitare la ristrutturazione e le attività
dell'industria europea per la difesa" secondo le direttive di un
"accordo-quadro" sottoscritto a Farnborough il 27 luglio 2000 dai
ministri della difesa di Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e
Svezia.
La normativa in discussione, se approvata, andrà a modificare la legge
(185/90) che disciplina attualmente il commercio italiano delle armi, con
vari mutamenti che la stravolgeranno completamente.
Il disegno di legge in questione ha esaurito il suo percorso nelle
commissioni Esteri e Difesa, riunite congiuntamente, ed è stato approvato a
larghissima maggioranza. Prossimamente giungerà all'esame dell'assemblea di
Montecitorio per la sua approvazione definitiva.
Il disegno di legge riprende un precedente progetto già presentato dal
governo di centro-sinistra e, nelle commissioni che lo hanno discusso, ha
avuto il voto favorevole di DS e Margherita
La modifica principale consiste nell'introduzione di un nuovo tipo di
autorizzazione alle esportazioni di armamenti, la cosiddetta
"autorizzazione globale di progetto".
Per quanto si inserisca nell'ottica dell'integrazione dell'industria europea
degli armamenti, gli emendamenti introdotti avranno conseguenze sulla
trasparenza e il controllo del commercio delle armi.
Il risultato sarà che una parte significativa delle esportazioni di
materiale di armamento semplicemente scomparirà dalle possibilità di
controllo degli organi parlamentari, della stampa e dell'opinione pubblica.
In sintesi non saranno applicabili i tratti salienti della nostra normativa:
procedure autorizzatorie, controlli contro le triangolazioni, i controlli
bancari, né sui pezzi e componenti, né sul prodotto finito, i divieti di
esportare a paesi instabili o aggressivi (nel caso in cui il materiale sia
assemblato nel paese con cui si coproduce), trasparenza e controllo del
parlamento e dell'opinione pubblica.
Al momento del rilascio dell'autorizzazione il governo (con le stesse
eccezioni) si esprimerà ed applicherà i principi ed i divieti della legge
solo sulla destinazione intermedia (ovvero il paese con cui si coproduce), e
non sulla destinazione finale. La relazione annuale del governo al
parlamento, ovviamente, non riporterà valori e destinazione finale dei
materiali che ricadono all'interno dell'autorizzazione globale.
La legge 185/90 è stata una grande conquista civile voluta dalle
associazioni pacifiste e di solidarietà internazionale. Consente di
bloccare le esportazioni di armi verso nazioni che violano i diritti umani o
che fanno guerra; consente inoltre un controllo parlamentare e una verifica
della destinazione finale delle armi inviate, evitando
"triangolazioni". Nel corso degli anni attraverso norme
applicative sempre più lassiste il potere di controllo della legge è stato
ammorbidito per far piacere ai mercanti di armi.
Per questi motivi stiamo promuovendo questa campagna di informazione
pubblica che metta i parlamentari italiani di fronte alle loro gravi
responsabilità nel caso passassero le modifiche alla legge che i mercanti
di armi da anni chiedevano.
Siamo di fronte all'ennesima conferma della necessità di unire le forze e
di indire una mobilitazione.
Uniamo subito tutte le realtà impegnate per la pace e la difesa dei diritti
umani: associazioni, giornali, radio, gruppi missionari, donne e uomini di
buona volontà: non c'è tempo da perdere!
La Rete di Lilliput insieme al settimanale Vita e Peacelink promuovono
questa Campagna.
Altre realtà come Lunaria, Amnesty, Nigrizia, missione Oggi, Mosaico di
Pace, Unimondo si stanno fortemente impegnando sullo stesso problema.
Sul sito Lilliput (www.retelilliput.org
) e sui siti www.vita.it e www.peacelink.it
trovate tutta la documentazione necessaria per saperne di più (il progeto
di legge, i verbali delle discussioni in commissione, un commento da parte
dei ricercatori di IRES e indirizzi e-mail dei parlamentari ai quali spedire
lettera di protesta).
In vista della discussione parlamentare stiamo preparando un testo
contenente alcuni emendamenti che chiederemo ai deputati di approvare. Nel
frattempo cominciate a organizzarvi cercando i recapiti dei parlamentari
della vostra zona, coinvolgendo il maggior numero di persone su questo tema
e magari facendo arrivare un comunicato ai giornali locali , sotto forma di
lettera aperta al deputato di collegio in modo che sia più semplice farselo
pubblicare
saluti a tutti Valerio Magnani
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Appello ai parlamentari
Chiediamo a tutte
le realtà della società civile, agli enti locali, alle personalità
della cultura, dello sport e dello spettacolo, delle religioni e delle
istituzioni... di firmare l'appello che Pax Christi Italia
e l'Associazione Obiettori Nonviolenti stanno diffondendo
in queste ore a difesa della legge 185 per il controllo democratico del
commercio di armi. E' l'estremo tentativo di difendere una legge ottenuta
grazie all'impegno di alcune associazioni che, negli anni 80, diedero vita
al cartello "Contro i mercanti di morte". E' sconcertante notare
la convergenza di consensi da destra e a sinistra su queste
modifiche.
Per maggiori
informazioni sulla legge, sul testo di modifica, sull'iter parlamentare
delle modifiche proposte, sugli appuntamenti che ci diamo per impedire il
"ritorno dei mercanti morte" vi invitiamo a visitare il sito www.paxchristi.it.
Per ricevere gli
aggiornamenti sulle adesioni e sulle iniziative che intraprenderemo vi
chiediamo di segnalare il vostro indirizzo e-mail a info@paxchristi.it.
Shalom, tonio
Ritornano
i mercanti di morte
Appello ai parlamentari
Il Parlamento italiano sta
discutendo un disegno di legge d'iniziativa governativa (Atto Camera 1927)
in materia di industria della difesa.
Il progetto prevede la ratifica
dell'accordo quadro sottoscritto dall'Italia e da altri cinque Paesi europei
il 27 luglio 2000 per "facilitare
la ristrutturazione e le attività dell'industria europea per la
difesa" ed è stato già licenziato dalle Commissioni III e IV della
Camera dei Deputati in data 30 gennaio 2002.
Tale accordo imporrebbe il
"tempestivo adeguamento della nostra normativa" e infatti 10 dei
14 articoli che compongono il testo proposto sono volti a modificare la
legge n. 185 del 1990 che disciplina attualmente l'import-export di armi nel
nostro Paese.
La novità più rilevante è
costituita dall'introduzione di un nuovo
tipo di autorizzazione per il commercio delle armi, la "licenza globale
di progetto", riferita ai programmi intergovernativi o industriali
congiunti ai quali le imprese partecipano e ai quali non si applicheranno più
le norme sulle trattative contrattuali, rendendo meno trasparenti e
controllabili tutte le operazioni.
Anche le norme sulle attività
bancarie relative a questo nuovo tipo di "licenza globale"
verranno modificate, non essendo più notificate al Ministero del Tesoro e
da questo autorizzate, e non comparendo più nello specifico capitolo
dell'annuale Relazione al Parlamento.
In questo modo, in nome della
"razionalizzazione", della "competitività" e della
"identità europea" verrà stravolta una legge ritenuta da tutti
"severa e rigida" e che ha fatto del nostro Paese uno dei più
avanzati al mondo per aver provveduto a regolare il commercio delle armi nel
rispetto dei diritti umani, della promozione della pace e della trasparenza.
Ricordiamo che quella legge fu ottenuta grazie all’impegno tenace della
Campagna “Contro i mercanti di morte” (ACLI, MLAL Mani Tese, Missione
Oggi, Pax Christi).
Anche il riferimento al
"Codice di condotta dell'Unione Europea per le esportazioni di
armi" (che non è assolutamente vincolante) costringerebbe
l'Italia a rinunciare alla propria normativa nazionale che in questo
verrebbe peggiorata.
Troviamo
peraltro paradossale che mentre da un lato si vuole combattere una guerra
totale contro il terrorismo, dall’altro si allargano le maglie del
controllo della vendita delle armi con tutti i rischi che ne conseguono.
Chiediamo
pertanto ai parlamentari di votare contro questo disegno di legge che
costituisce un passo indietro per la pace e la giustizia.
Chiediamo che l'Italia si
faccia promotrice a livello internazionale di un'iniziativa volta a una maggiore
severità nel controllo del commercio di armi e a un maggiore impegno nella
prevenzione dei conflitti.
_______________________
Pax Christi Italia
Via Petronelli 6
70052 BISCEGLIE BA
Tel. 080.3953507
Fax 080.3953450
E-Mail: info@paxchristi.it
Sito web: www.paxchristi.it
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Meno trasparenza nel commercio delle armi
DOSSIER
MENO
TRASPARENZA NEL COMMERCIO DELLE ARMI
A
cura di Chiara Bonaiuti
Osservatorio
Sul Commercio delle Armi - O.S.C. Ar - Ires Toscana
Firenze 2002
Distribuzione
telematica a cura di
PeaceLink
– Telematica per la Pace
www.peacelink.it
Il
disegno di legge n.1927/XIV recante la ratifica ed esecuzione dell’accordo
quadro relativo alle misure
per facilitare la ristrutturazione e le attività per la difesa europea
della legge n. 185/90: un
parere
O.S.C.Ar:
Osservatorio sul commercio delle armi di Ires Toscana
E’
attualmente in discussione nelle Commissioni riunite Esteri e Difesa il
disegno di legge n.1927 recante
la
ratifica
ed esecuzione dell’accordo quadro relativo alle misure per facilitare la
ristrutturazione e le attività per
la difesa europea , che comporta,
al contempo, emendamenti la legge n. 185/90.1
La modifica
principale
consiste nell’introduzione di un nuovo tipo di autorizzazione alle
esportazioni di armamenti,
la
cosiddetta autorizzazione globale di progetto. Per
quanto si inserisca nell’ottica dell’integrazione
dell’industria
europea degli armamenti, gli emendamenti introdotti possono avere
conseguenze sulla
trasparenza
e il controllo del commercio delle armi. Il risultato è che una parte
significativa delle esportazioni
di materiale di armamento semplicemente scomparirà dalle possibilità di
controllo degli organi
parlamentari,
della stampa e dell’opinione pubblica.
Per
comprenderne la portata è utile avere due parametri di riferimento: la
legge n.185/90 recante «Nuove
norme
sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di
armamento” ed alcuni articoli dell’
“Accordo quadro relativo alle misure per facilitare la ristrutturazione e
le attività per la difesa europea”.
1.
La legge vigente:
-
in generale
La
legge n.185/90, come noto, è un insieme organico di norme che regola la
trasparenza e il controllo del
commercio italiano di materiali di armamenti. I tratti distintivi della
normativa sono identificabili
nei
seguenti tre punti:
1.
il principio secondo cui le
esportazioni sono subordinate alla politica estera dell’Italia,
alla
Costituzione
e ad alcuni principi del diritto internazionale, da cui discendono i divieti di cui all’art.1.5 e 1.6
(tra
cui il divieto di esportare armi se queste contrastino con la lotta al
terrorismo internazionale, il divieto di
esportare
a stati che responsabili di violazioni delle convenzioni internazionali sui
diritti umani e il divieto di
esportare
a paesi in stato di conflitto), che hanno anticipato i criteri del Codice di
Condotta Europeo;
2.
il
sistema di controllo che
prevede chiare procedure di rilascio di delle autorizzazione e meccanismi di
controllo
successivi, segnando una chiara distinzione tra mercato lecito e illecito.
Di estrema importanza è il divieto
di cedere armi quando manchino adeguate garanzie sulla destinazione finale,
richiedendo che alla
domanda
di autorizzazione sia allegato un certificato di uso finale attestante che
il materiale non verrà
riesportato
senza preventiva autorizzazione dell’Italia. E’ rilevante che la legge
richieda che il CUF sia
rilasciato
dalle autorità governative: per cercare di evitare traffici illeciti e il
fenomeno delle triangolazioni si
mira
a coinvolgere le autorità del paese in modo da impegnarlo a svolgere
un’attività di controllo sugli
operatori
economici.
3.
Infine la legge
recepisce le istanze di
trasparenza interna ed esterna
emerse in sede ONU prevedendo
un’ampia
e significativa informazione al Parlamento, e quindi all’opinione
pubblica, sulle esportazioni e importazioni
di armi italiane, tramite la presentazione di una relazione annuale al
Parlamento del Presidente
del
Consiglio dei Ministri, che riporta dati dettagliati su azienda fornitrice,
materiale esportato, valore,
destinatario
finale, banche coinvolte, etc.
Per
tali norme e principi l’Italia si colloca in una delle posizioni più
avanzate a livello europeo, sul
versante
della trasparenza, dei controlli e delle prevenzione dei conflitti, ed è
risultata uno dei paesi meno
coinvolti nel riarmo di paesi instabili quali ex Jugoslavia, Iraq e
Afghanistan.
-
in particolare: le autorizzazioni alle esportazioni
Il
disegno di legge ruota attorno all’introduzione
di una nuova modifica dell’autorizzazione all’esportazione
di
materiale di armamento: l’autorizzazione
di progetto globale, che di fatto
liberalizza gli scambi di pezzi
e
componenti nel caso di coproduzioni con partner europei e Nato, non solo
all’interno dei confini dell’UE e
della
Nato, ma anche nel caso questi vengano esportati a paesi terzi (con alcuni
caveat che andremo ad
illustrare).
Fino
ad oggi, secondo la legge vigente, esisteva un unico tipo
di
licenza individuale, da rilasciare
all’operatore
per l’esportazione, importazione e transito sia di pezzi che di componenti
che di materiali finiti.2
Secondo
l’art. 11 della legge, nella domanda di autorizzazione doveva
essere specificato il tipo di
materiale
da esportare, il valore, i compensi per intermediazioni finanziarie, il
destinatario intermedio
e
il destinatario finale. Ad essa
doveva essere allegato un certificato
di uso finale, rilasciato dalle
autorità
governative
del paese destinatario.
Il
procedimento autorizzatorio era preceduto da un’autorizzazione alle
trattative (art.9) e da una
autorizzazione
alle transazioni bancarie (art.27) e seguito da controlli successivi, la
documentazione a dogana,
il certificato di arrivo a destino (art. 20).
Il
concorso e l’elevato livello di collaborazione tra diversi ministeri
(Esteri, Difesa, Tesoro, Finanze, etc.)
limitava
i pericoli di collusione e garantiva l’efficacia controlli previsti per
legge tramite un incrocio dei dati finanziari,
fiscali doganali ed economici. Ogni ministero per la propria competenza
riportava inoltre “indicazioni
analitiche per tipi quantità e valori monetari e per destinatari” dei
materiali di armamento,
indicandone
gli stati di avanzamento nel proprio allegato alla relazione annuale del
governo al Parlamento
(art.5).
Il
legislativo poteva così esercitare potere di indirizzo e un ulteriore
controllo sulle esportazioni
autorizzate
e svolte l’anno precedente.
.
in particolare: le coproduzioni transnazionali di materiale di armamento
Nel
caso di coproduzioni internazionali con partner europei o Nato, le
rigorose procedure autorizzatorie si
applicavano
a ciascun componente esportato,
con il fine di evitare che tali pezzi e componenti di marca
italiana
venissero assemblati in un paese estero e successivamente trasferiti a stati
terzi considerati secondo la
politica estera italiana e la nostra normativa, inaffidabili o a rischio.
Le
nostre autorità avevano, inoltre, secondo la legge vigente, piena sovranità
e responsabilità
sulla
destinazione
finale di materiali assemblati all’estero, prodotti con pezzi e componenti
italiani, ed
esportati
a paesi terzi. Nei casi di coproduzione l’operatore doveva dichiarare sin
dall’inizio, non solo
l’industria
e il paese con cui coproduce, ma anche l’eventuale paese terzo che avrebbe
acquistato il materiale
di
armamento. Era sul destinatario finale che il Ministero degli esteri
valutava la coerenza con i principi ed i
divieti
della legge ed era il destinatario finale che appariva nella relazione
annuale del governo al
parlamento.
2.
Il disegno di legge
Il
ddl n.1927 introduce un nuovo tipo di autorizzazione all’esportazione: l’autorizzazione globale di
progetto.
Essa si applica a tutti i
programmi di coproduzione intergovernativi o interindustriali di
produzione,
ricerca o sviluppo di materiale di armamento svolti con imprese di paesi
dell’Unione Europea e
della
Nato (art. 7 del ddl che modifica art. 13 della legge). In questi casi e per
ciascun programma di
coproduzione,
l’autorizzazione globale di coproduzione si sostituisce alle singole
autorizzazioni di ciascun
pezzo
e componente. Per ottenerla l’operatore deve dichiarare solo “la
descrizione del programma congiunto;
le
imprese dei paesi di destinazione o di provenienza del materiale; il tipo di
materiale” (art. 6 del ddl che
modifica
l’art.11 della legge vigente).
Scompaiono
quindi i riferimenti al numero di pezzi, al valore, al
destinatario
finale, alle intermediazioni finanziarie. Non è richiesto il certificato di
uso finale. Le autorizzazioni
globali sono inoltre esentate dai controlli bancari (art.11 del ddl che
modifica art.27),
certificato
di arrivo a destino (art. 10 del ddl modif. art. 20 legge n. 185/90). Le
informazioni sul
destinatario
finale, valore etc, non essendo richieste nell’autorizzazione non sono
ovviamente riportate nella
relazione
annuale del governo al Parlamento.
La
portata della modifica
Il
campo di applicazione del nuovo tipo di autorizzazione risulta piuttosto
vasto ed è prevedibile che nei
prossimi
anni essa arriverà a coprire una parte non indifferente delle nostre
esportazione. La licenza globale di
progetto si applica infatti a tutti i programmi congiunti, sia
intergovernativi che interindustriali, di
produzione,
ricerca e sviluppo di materiali di armamento, realizzati con imprese dei
paesi della Nato o
dell’Unione
Europea, che abbiano sottoscritto con l’Italia accordi per aderire ai
principi ispiratori della
nostra
normativa (art. 7 del ddl che modifica l’art.13 della legge).
Considerando
che le esportazioni italiane di armi a paesi dell’Unione europea
nell’ambito di programmi di
coproduzione
intergovernativa coprivano già, secondo i dati riportati dalla relazione
l’anno passato, più del 50%
delle nostre esportazioni verso l’area, e che il processo di
globalizzazione e integrazione dell’industria
europea
degli armamenti si sta intensificando, è prevedibile che tale percentuale
sia destinata ad aumentare e
a
divenire maggioritaria. A tale quota va aggiunta la percentuale di
coproduzioni interindustriali: secondo la
formulazione
dell’emendamento all’art.13 della legge, infatti, le
procedure semplificate non si applicano
solo
agli accordi intergovernativi,
“più sicuri” in quanto prevedono un accordo preventivo tra governi, ma
anche
ad accordi tra industrie dei paesi
sopra elencati. L’operatore che
avrà l’accortezza di stringere un
accordo
con un’azienda con un paese europeo o Nato con una legislazione più
permissiva potrà allargare i
mercati,
per godere di procedure autorizzatorie semplificate ed eludere la nostra
normativa.
Le
conseguenze
Per
tutte le esportazioni che rientreranno all’interno dell’autorizzazione
globale, non saranno applicabili i
normali
controlli, né il Governo (con le eccezioni, come illustreremo, relative ai
programmi di coproduzione realizzati
con i cinque paesi che hanno ratificato l’accordo), né il Parlamento
saranno informati sulla
destinazione
finale del materiale nel caso in cui sia assemblato in un paese partner ed
esportato ad un paese
terzo.
Al momento del rilascio dell'autorizzazione il governo (con le stesse
eccezioni) si esprimerà ed
applicherà
i principi ed i divieti della legge solo sulla destinazione intermedia
(ovvero il paese con cui si
coproduce),
e non sulla destinazione finale. La relazione annuale del governo al
parlamento, ovviamente,
non
riporterà valori e destinazione finale dei materiali che ricadono
all’interno dell’autorizzazione globale.
Non
sarà infine possibile ricostruire i dettagli e il valore aggregato delle
esportazioni italiane di materiale di
armamenti,
né operare congrue analisi diacroniche dei dati. In
sintesi non saranno applicabili i tratti
salienti
della nostra normativa: procedure autorizzatorie, controlli contro le
triangolazioni, i controlli
bancari,
né sui pezzi e componenti, né sul prodotto finito, i divieti di esportare
a paesi instabili o
aggressivi
(nel caso in cui il materiale sia assemblato nel paese con cui si coproduce),
trasparenza e
controllo
del parlamento e dell’opinione pubblica.
3.
L’accordo quadro per la ristrutturazione dell’industria europea della
difesa
Il
disegno di legge si inserisce nel contesto del recepimento dell’accordo
quadro per la ristrutturazione
dell’industria
europea della difesa ("Framework Agreement Concerning Measures to
Facilitate the
Restructuring
and Operation of the European Defense Industry") presentato il 27
luglio 2000. L’accordo,
come
noto firmato e ratificato da altri cinque paesi (Francia Gran Bretagna,
Spagna, Germania e Svezia) è
nato
su spinta dei rappresentanti delle industrie europee degli armamenti con il
fine di facilitare il processo
di
integrazione e di ristrutturazione dell’industria.
Esso
si pone, tra le altre cose, due obiettivi principali:
1)
Snellire, semplificare le procedure e le barriere interne di trasferimenti
di pezzi e componenti per
coproduzioni
transnazionali tra le parti, al fine di rafforzare la cooperazione nel
settore;
2)
Definire nuove procedure comuni per determinare le destinazioni
extraeuropee, cercando di garantire che
l’esportazione
di sistemi prodotti in cooperazione sia gestita in maniera responsabile e
comune tra le
parti,
in conformità agli obblighi e impegni internazionali degli stati
partecipanti all’area di controllo dell’Unione
Europea, in particolar modo ai criteri del Codice di Condotta europeo.
Le
modifiche principali che introduce sono due:
a)
La
licenza globale
di progetto,
applicabile a programmi congiunti di coproduzione intergovernativa
realizzati
tra due o più paesi che hanno ratificato l’accordo. La licenza si
sostituisce alle singole autorizzazioni
specifiche per le esportazioni o movimentazioni di singoli pezzi e
componenti nel quadro
della
coproduzione. L’accordo precisa che il rilascio della licenza
non esonera dai certificati di
utilizzo
o
di arrivo a destino né dai controlli doganali per i pezzi e componenti
esportati (art.12) da un
nucleo
minimo di controlli volto ad impedire deviazioni verso destinazioni illecite
dei pezzi. Essa si
applica
solo nel caso di coproduzioni tra stati che hanno ratificato l’accordo e
che siano precedute da
un
accordo intergovernativo. “E’
responsabilità di ogni parte stabilire le condizioni per l concessione e
il ritorno della licenza”. Le modalità di rilascio sono estremamente
importanti per evitare deviazione o
perdita
di controllo di pezzi e componenti.3
b)
Nel caso di esportazione di una coproduzione delle industrie appartenenti a
due o più stati parte, ad uno
stato
terzo, l’accordo prevede una procedura
decisionale comune che
coinvolge tutti gli stati che hanno
partecipato
alla stessa. Secondo l’art.13, le parti che intraprendono un programma di
armamento
determineranno
assieme, per ogni specifico programma, una lista di destinazioni lecite. La decisione
sui
paesi cui è possibile esportare verrà presa tramite la procedura del consensus, che, come noto, si
avvicina
a quella dell’unanimità pur non richiedendo voto formale. Essa quindi,
teoricamente, conferisce
a
ciascuno stato il
potere di bloccare l’ammissione di un paese, ritenuto a rischio, aggressivo o
repressivo,
secondo la propria normativa o politica estera, dalla lista delle
destinazioni lecite, favorendo i
paesi
con le normative più avanzate e un processo di armonizzazione delle
normative verso standard alti.
Una
tale procedura decisionale rappresenta un importante passo avanti rispetto a
quella prassi (diffusa
solo
in alcuni paesi) che nel caso di coproduzioni rimandava al paese
assemblatore la responsabilità dell’esportazione
verso paesi terzi e che aveva favorito la tendenza da parte delle industrie
a riallocare la
capacità
manifatturiera in paesi con minori controlli e barriere più basse
all’esportazione.4
Il
campo di applicazione dell’accordo (e quindi la licenza globale di progetto) è
circoscritto a:
-
1) i soli programmi di coproduzione
intergovernativa (con possibili
estensioni, seguendo determinate
clausole).;
-
2) i soli sei paesi parte
dell’accordo.
L’accordo,
redatto in tempi record, presenta ancora alcune vaghezze sul piano politico
e dei controlli, sulla
trasparenza
e sulla pace e sicurezza intermazionale, parte delle quali sono demandate a
successivi arrangements.
Nel frattempo è responsabilità dei singoli stati, riempire, con le proprie
normative, tali vuoti
normativi.
4.
L’accordo quadro e il disegno di legge: un breve confronto
Le
modifiche introdotte dal disegno di legge si spingono oltre quanto richiesto
dall’accordo.
-
a) Per ciò che concerne i requisiti, le modalità di rilascio e i controlli
della licenza globale di progetto, il
disegno
di legge ha introdotto la formula più generica, una sorta di autorizzazione
tipo open (senza specificare
numero di pezzi modalità di comunicazione dell’uscita dei materiali e di
verifica), per la
quale
non è chiaro come possano essere effettuati controlli sull’effettiva
aderenza delle esportazioni al
programma
e per evitare deviazioni di pezzi e componenti verso paesi o individui
pericolosi.
-
Considerando che l’autorizzazione globale di progetto si sostituisce alle
singole autorizzazioni alle
esportazioni
per un programma di coproduzione che può durare anche anni, essa dovrebbe
essere pensata e
formulata in modo tale da garantire un nucleo minimo di controlli, anche
periodici, al fine di verificare
la
rispondenza dell’esportazione effettiva dei pezzi e componenti, al fine di
verificare l’arrivo a destino
dei
pezzi, strumenti per effettuare controlli sull’affidabilità delle
industrie e un sistema, anche
informatico
che permetta di sapere esattamente quanti pezzi sono usciti e in quale paese
ed industria si
trovi,
seguendo l’iter dei pezzi usciti dall’Italia.
-
Tale controllo a livello nazionale andrebbe man mano integrato e sostituito
con controlli multinazionali
che
passino tramite una collaborazione tra autorità nazionali, dogane e polizie
dei vari paesi.5
-
b) Sull’esportazione a paesi terzi (ovvero che non partecipano
all’accordo di coproduzione), i problemi
principali
sono imputabili innanzitutto alle modifiche introdotte dal ddl e non
previste dall’accordo.
-
1. La prima concerne l’applicazione
dell’autorizzazione globale non solo agli stati parte dell’accordo
che
quindi si sono impegnati a decidere assieme tramite la procedura del
consensus, sull’esportazione ad
una
non parte, ma anche ai restanti paesi
dell’Unione Europea o della Nato.
Per i paesi che non
hanno
aderito all’accordo quadro (Belgio, Canada, Repubblica Ceca, Danimarca,
Grecia, Ungheria,
Islanda, Lussemburgo, Olanda, Norvegia, Polonia, Portogallo, Spagna, Turchia, Stati
Uniti, etc. alcuni dei
quali
hanno legislazioni estremamente permissive e controlli molto blandi) non
valgono le norme
relative
alla procedura del consensus per definire assieme la lista delle
destinazioni lecite. Nei confronti
di
tali paesi (che hanno normative e politiche estere differenti da quella
italiana, molte volte meno
rigorose), il rilascio della licenza globale
di progetto, equivale ad un’abdicazione di sovranità e
responsabilità
ovvero a conferire una delega in bianco sulla scelta delle destinazioni
finali al paese
con
cui si coproduce, senza che le nostre autorità possano controllare nulla in
merito.
Nell’autorizzazione
globale di progetto l’operatore deve infatti indicare solo il paese e
l’industria con cui
coproduce
e non il destinatario finale (ovvero l’eventuale paese terzo che acquisterà
il materiale), né il valore.
Ciò significa che in tutti i casi
di rilascio di tale autorizzazione a stati non parte dell’accordo
né
governo né parlamento saranno informati sulla destinazione del materiale di
armamento
coprodotto
con pezzi e componenti di marca
italiana e assemblato all’estero. L’accordo Debré Schmidt
del
1972 tra Francia e Germania, che recepiva tale principio, è stato
recentemente rescisso proprio
perché
favoriva la tendenza a riallocare la produzione e l’assemblamento di
materiali di armamento, nel
caso
di coproduzione, nei paesi con barriere all’esportazione più basse. La
richiesta di una preventiva
adesione
ai principi ispiratori della legge italiana risulta un po’ troppo generica
per garantire omogeneità di
vedute, di politiche esportative e di controlli.
-
2.La licenza non si applica solo a coproduzioni intergovernative, come
previsto dall’accordo quadro, che
possiamo
considerare relativamente più sicure in quanto prevedono un accordo
preventivo tra governi, ma
anche a semplici accordi tra industrie. Sarà
quindi sufficiente per una società italiana stringere un
accordo
con una qualsiasi società turca o ungherese (anche costituita ad hoc) per
godere delle
procedure
semplificate (Bellagamba).
5.
Un’ulteriore precisazione
Il
disegno di legge prevede un’ulteriore modifica non richiesta
dall’accordo quadro. Essa riguarda il divieto
di
esportare a paesi i cui governi siano responsabili di accertate violazioni
dei diritti umani. Il disegno
di
legge precisa che le violazioni delle convenzioni devono essere gravi e
accertate da appropriati organi
dell’UE
e dell’ONU. L’aggiunta dell’aggettivo gravi, che restringe la cerchia
dei paesi che ricadono
all’interno
del divieto, viene motivata con la necessità di “adeguarsi al criterio
numero 2 previsto dal
"Codice
di condotta", che prevede la
specificità della gravità per le violazioni dei diritti dell'uomo”.
Merita
precisare
che il Codice di Condotta, approvato nel 1998 e non vincolante
giuridicamente, è stato inteso come
una
base di partenza, un minimo comun denominatore sul quale costruire una
regolamentazione più rigorosa
e
vincolante. I criteri che introduce, specifica lo steso documento, “should
be regarded as the minimum for
the
management of, and restraint in, conventional arms transfers by all EU
Member”. Ed ancora, nelle
disposizioni
operative è precisato che il Codice “non ostacolerà il diritto degli
Stati membri di operare
politiche
nazionali più restrittive”.
In
linea generale, lo spirito delle modifiche apportate, anche nel contesto di
accordi e documenti
internazionali,
come l’accordo quadro e il codice di condotta, sembra rispecchiare da
parte del nostro paese
una
politica rinunciataria che risponde al principio del minimo comun
denominatore. Al contrario l’Italia, in
forza
della propria normativa, che la poneva, fino adesso, in una delle posizioni
più avanzate, avrebbe potuto
svolgere
un ruolo guida, propulsivo e responsabile, volto a costruire una
regolamentazione europea di
trasparenza
e controllo del commercio delle armi orientata verso standard alti.
Solo
con un atteggiamento responsabile si può costruire politica estera e di
sicurezza dell’UE, orientata al
mantenimento
della pace e della sicurezza europea ed internazionale, che si basi anche su
misure preventive realmente
efficaci e lungimiranti.
Chiara
Bonaiuti (O.S.C. Ar di Ires Toscana), Firenze
______________________________________________
1
Il disegno di legge 1927, presentato dall’attuale governo, è molto
simile ad un precedente disegno di legge (n.4431)
presentato dall’opposizione nella scorsa legislatura.
Le considerazioni valgono per entrambi i disegni di legge.
2
In generale le procedure autorizzatorie e i relativi controlli erano
volti a limitare il fenomeno delle triangolazioni, per cui
dal paese di destinazione apparente, gli armamenti vengono dirottati verso
altri paesi instabili o aggressivi, o finiscano
nelle mani di industrie o privati coinvolti in azioni illegali o
terroristiche.
3
Modalità troppo generiche possono
presentare il rischio di operazioni illecite. In Gran Bretagna, l’uso di
licenze
aperte,
anche per operazioni illecite aveva indotto il comitato sul commercio e
l’industria a raccomandare che “the
availability
of open licences be reviewed in the light of possible diversion”
precisando che “it is necessary to strike a
balance
between reducing the burding of individual application and retaining a
degree of detailed control”.
4
Tuttavia essa viene temperata in quanto la
procedura del consensus, privilegiando maggiormente gli accordi di
corridoio
rispetto a decisioni formali ed ufficiali che contraddistinguono la regola
dell’unanimità, indirettamente
conferisce
maggior potere decisionale a quegli stati con più potere contrattuale, sia
in termini di percentuale nella
realizzazione
del bene da coprodurre , sia in termini di peso dell’industria militare
nazionale che in termini di potere
economico
e politico nel consesso europeo. Tale possibilità di condizionamento
risulta ancora più concreta alla luce
della
mancanza di riferimenti alla
trasparenza
nei confronti di parlamenti e opinione
pubblica europea sulla lista che
aumenta
la possibilità di condizionamenti e collusioni e impedisce una verifica
aperta del successivo rispetto da parte
degli
stati membri delle destinazioni lecite, oltre a rendere più difficile il
cammino verso la costruzione di una politica
estera
e di difesa comune. Questo
quando ormai tutti i paesi europei, compresi quelli più restii, hanno
introdotto negli
ultimi
anni norme sulla trasparenza e una relazione annuale sulle esportazioni al
parlamento.
5
La modalità di formulazione, di dettagli richiesti, di responsabilità
degli stati, è di estrema importanza al fine di garantire,
a fronte di tali snellimenti, un nucleo minimo di controlli per evitare che
i pezzi esportati finiscano nelle mani di
privati o stati inaffidabili (al fine di effettuare controlli
sull’effettiva aderenza dell’esportazione al programma di cooperazione,
istituire un minimo di coordinamento e strumenti di verifica di rispondenza
tra pezzi dichiarati nella licenza,
pezzi usciti a dogana, certificati di arrivo a destino e di utilizzo di
società). Senza tali accorgimenti, la libera circolazione
dei pezzi e componenti tra le parti può presentare il rischio di
riesportazione anche a paesi terzi perché non ci
sono garanzie per rafforzare i sistemi di monitoraggio. I rischi di
triangolazione o utilizzazione di un pezzo o di un suo
doppione aumenta nei casi di componenti di elettronica o avionica e nel caso
in cui siano coinvolti paesi con controlli
particolarmente deboli.
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Primi risultati?
DIFESA: RIZZO, GOVERNO STRAVOLGE LEGGE CONTRO MERCANTI MORTE
(ANSA) - ROMA, 12 FEB - Il governo sta stravolgendo, con un suo
progetto, la normativa sul ''controllo democratico del commercio delle armi'',
una legge nata alla fine degli anni ottanta grazie all'impegno di numerose
associazioni contro i 'mercanti di morte'.
Il Pdci, con il capogruppo Marco Rizzo, attacca il disegno di
legge del governo che vorrebbe introdurre ''un nuovo tipo di autorizzazione
per il commercio delle armi, la 'licenza globale di progetto', riferita ai
programmi intergovernativi o
industriali congiunti e ai quali non si applicherebbero più le norme della
legge 185. In sostanza - spiega Rizzo - questa
'licenza globale' renderebbe meno trasparenti e controllabili tutte le
operazioni relative al commercio delle armi. Le stesse operazioni bancarie
poste in essere dalle imprese produttrici di armi verrebbero sottratte agli
opportuni controlli. Si tratta, come ha sottolineato 'Pax Christi', di un
grave passo indietro per la pace e la giustizia. Questa legge e' una brutta
legge ed i Comunisti italiani si impegneranno in Parlamento ed in Europa
perche' vi sia una maggiore severita' e maggiori controlli sul commercio
delle armi.
(ANSA).
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Comunicato stampa di Amnesty Internazional
COMUNICATO STAMPA (CS07-2002)
Armi: il Parlamento e il Governo italiani si adoperino per l'applicazione
senza modifiche della legge 185/90.
Dichiarazione del presidente della Sezione Italiana di Amnesty International.
"Il Parlamento non deve modificare la legge 185/90 sul commercio di
armi" ha dichiarato oggi Marco Bertotto, presidente della Sezione
Italiana di Amnesty International.
"Dovrebbe invece chiederne al Governo la piena applicazione,
valorizzare le misure di trasparenza e i divieti di esportazione verso quei
paesi in cui armi e tecnologie militari potrebbero essere utilizzate per
consentire massicci abusi di diritti umani".
Il disegno di legge 1927, attualmente all'esame della Camera dei Deputati,
si propone la ratifica e l'esecuzione dell'accordo quadro relativo alle
misure per facilitare la ristrutturazione e le attivita' per la difesa
europea, prevedendo inoltre emendamenti alla legge 185/90.
La normativa italiana, sebbene disattesa sotto certi aspetti, rappresenta un
modello nel panorama europeo ed internazionale per l'importanza che
attribuisce al rispetto e alla promozione dei diritti umani, alla
prevenzione dei conflitti.
"L'integrazione dell'industria europea degli armamenti" ha
aggiunto Marco Bertotto "non deve indebolire la
trasparenza e il controllo del commercio delle armi. Il Parlamento e il
Governo devono garantire il monitoraggio di tutti i
trasferimenti di armi, intensificando e meglio coordinando gli sforzi atti a
prevenire i conflitti e tutelare la popolazione civile".
FINE DEL COMUNICATO
Roma, 6 febbraio 2002
Per ulteriori informazioni:
Ufficio Stampa Tel. 06 44.90.224
E-mail: press@amnesty.it
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Sono assolutamente contrario
Sono assolutamente contrario al riesame per la modifica della legge
185/'90 sul controllo del commercio delle armi.
Tale legge rappresenta un segno di civiltà politica e sociale che fa onore
non solo al Parlamento Italiano ma allo sforzo della società civile, del
Volontariato e degli Istituti Missionari che negli anni '80 intrapresero la
"Campagna contro i mercanti di morte" affinché il traffico e la
vendita di armi made in Italy fosse sempre sotto il controllo del Parlamento
e del popolo Italiano.
Sono contrario alla modifica perché non voglio rendermi ulteriormente
complice di violenza, di distruzione e sofferenza, di guerre le cui vittime
principali sono sempre i più deboli, i civili e intere popolazioni povere.
Sono contrario alla modifica perché vorrebbe dire dare carta bianca ai
"mercanti di morte", ciò rallenterebbe il cammino verso la
democrazia (non sempre facile) di tanti popoli e gruppi.
Sono contrario alla modifica perché non credo che in nome di una falsa e
ambigua " unità Europea" si deve di fatto premiare le lobby
industriali di armi che fomentano terrorismi di ogni genere in giro per il
mondo.per poi intervenire con i nostri eserciti a "imporre" la
cosiddetta "pace".
Sono contrario, anzi indignato verso chi dice di essere per la Pace ma ha
paura di perdere l'appoggio e la simpatia (interessi) dei mercanti di morte
e poi di fatto vota in Parlamento a favore della guerra definendola anche
per scrupolo di coscienza "guerra umanitaria".
Sono contrario alla modifica in quanto essere umano che ama e rispetta lo
Spirito e le culture dei popoli, soprattutto nelle loro diversità e
armonie, perché è proprio così che il mondo si fa più bello e ricco:
lasciandoci contagiare!
Sono contrario alla modifica perché la mia fede Cristiana mi spinge a
credere non nella forza delle armi ma in quella della Nonviolenza e del
Perdono come vie, non certo facili, ma indispensabili per raggiungere la
Giustizia.
E, infine sono contrario alla modifica semplicemente perché sono un
Missionario!
Vorrei che i popoli dove viviamo apprezzassero non solo noi, ma anche il
nostro popolo Italiano per la sua simpatia, generosità e fantasia e non per
la potenza e la precisione delle armi "Made in Italy".
Le chiedo Sig. Onorevole di difendere la Legge 185/90 perché è una
conquista di civiltà e di prestarsi affinché il disegno di Legge n°
1927 non venga mai approvato e che il Parlamento Italiano si faccia
promotore in sede Europea per un controllo più severo in merito al traffico
e a commercio di armi.
Distinti Saluti,
p.Agostino Rota Martir - c/o campo nomadi Coltano
(PI) - 14.02.'02 -
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Vendere morte?
Uno dei parlamentari ai quali ho inviato il messaggio, mi ha risposto. Vi
giro la risposta.
Rosa Pia Bonomi
Gentile sig.
Ho ricevuto il suo appello per non fare approvare il DDL 1927, "Accordo
quadro per la ristrutturazione e le attività dell'industria europea per la
difesa, nonché modifiche alla legge 9 luglio 1990, n. 185".
Voglio rassicurarla sull'impegno mio personale e del Gruppo dei Verdi che
presiedo, per respingere ogni tentativo di modifica di una legge importante
come la 185/90. Una legge ottenuta grazie al forte impegno della società
civile ("Comitato contro i mercanti di morte"), e proprio dei
Verdi in Parlamento.
In concreto il nostro deputato in commissione esteri, l'on. Laura Cima, ha
presentato degli emendamenti tesi a depotenziare la portata delle modifiche
all'attuale normativa. Questi emendamenti in commissione sono decaduti, ma
abbiamo intenzione di ripresentarli per la discussione in Aula.
Il problema è l'ampia convergenza che si sta registrando su questo
provvedimento. Per questo credo che, come nel 1990, quando si è ottenuta la
legge, debba crearsi nel paese un forte livello di pressione, specialmente
verso i deputati della maggioranza e di alcuni settori dell'opposizione.
Per questo la ringrazio del sollecito
Cordiali saluti
Alfonso Pecoraro Scanio
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La risposta di Luciano Violante
Come punto pace Bologna, abbiamo aderito all'appello in difesa della
legge 185/90; appello che è stato mandato a vari parlamentari tra cui
Luciano Violante, questa è la sua risposta.
Roma, 20 febbraio 2002
Gentili
signori,
Vi
ringrazio per il Vostro messaggio.
Vi invio, in allegato, il comunicato stampa dei DS
sulla proposta di legge di recepimento dell'accordo quadro per la
ristrutturazione e le attività dell'industria europea per la difesa.
Resto, comunque, a Vostra disposizione.
Con i miei migliori saluti
Luciano
Violante
Comunicato
stampa
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DIFESA:
L.185/90; Nota dei DS sulla proposta di legge di recepimento
dell'accordo quadro per la ristrutturazione e le attività
dell'industria europea per la difesa.
19 febbraio 2002
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La
proposta di legge di recepimento dell'Accordo quadro per la ristrutturazione
e le attività dell'industria europea per la difesa ipotizza una serie di
modifiche alla legge 185/90 sul commercio delle armi che devono essere
esaminate con grande attenzione.
Il disegno di legge arriverà in aula non prima del mese di marzo e
riteniamo che ci siano i tempi e le condizioni per un approfondimento del
testo e dei suoi contenuti.
L'accordo europeo volto a facilitare processi di integrazione industriale in
un settore sottoposto a forte competizione come quello della difesa ha un
valore positivo. Non è affatto detto che la sua traduzione legislativa
debba mettere in discussione alcuni valori e principi che erano e sono a
fondamento della L. 185 del '90.
Negli anni in cui siamo stati al governo, coerentemente con quei principi,
abbiamo proposto ed approvato la legge che vieta la produzione ed il
commercio di mine anti-persona.
Nel merito del provvedimento in discussione sono due le questioni che come
Democratici di Sinistra consideriamo essenziali: che si mantenga il divieto
della vendita di armi verso governi che sono responsabili di violazioni dei
diritti umani nonché verso paesi impegnati in conflitti o interessati da
situazioni di crisi e di tensione; che si garantiscano - anche nei casi di
progetti legati ad accordi intergovernativi - adeguate forme di trasparenza
e di controllo da parte del Parlamento sulla produzione ed il movimento
degli armamenti.
In questa direzione e su queste basi è nostra intenzione impegnarci per un
approfondimento che vorremmo fare anche con la partecipazione delle
organizzazioni ed associazioni che contribuirono a suo tempo all'impianto
della L. 185/90 e che oggi ci sollecitano ad una riflessione.
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Mozione dei Verdi
MOZIONE PRESENTATA DAL GRUPPO VERDI IN CONSIGLIO PROVINCIALE DI LECCO, A
DIFESA DELLA LEGGE 185/90 SUL CONTROLLO DELLA VENDITA DELLE ARMI
Marco Folgora CAPOGRUPPO DEI VERDI CONSIGLIO PROVINCIALE DI LECCO
Consiglio Provinciale Gruppo Consiliare di Lecco VERDI
Oggetto: Mozione
Il sottoscritto Consigliere Provinciale chiede che venga posta alla
discussione del Consiglio Provinciale la mozione allegata.
Ritornano i mercanti di morte
Visto che:
il Parlamento italiano sta discutendo un disegno di legge d'iniziativa
governativa (Atto Camera 1927) in materia di industria della difesa; il
progetto prevede la ratifica dell'accordo quadro sottoscritto dall'Italia e
da altri cinque Paesi europei il 27 luglio 2000 per "facilitare la
ristrutturazione e le attività dell'industria europea per la difesa"
ed è stato già licenziato dalle Commissioni III e IV della Camera dei
Deputati in data 30 gennaio 2002; tale accordo imporrebbe il
"tempestivo adeguamento della nostra normativa" e, infatti, 10 dei
14 articoli che compongono il testo proposto sono
volti a modificare la legge n. 185 del 1990 che disciplina attualmente
l'import-export di armi nel nostro Paese; la novità più rilevante è
costituita dall'introduzione di un nuovo tipo di autorizzazione per il
commercio delle armi, la "licenza globale di progetto", riferita
ai programmi intergovernativi o industriali congiunti ai quali le imprese
partecipano e ai quali non si applicheranno più le norme sulle trattative
contrattuali, rendendo meno trasparenti e controllabili tutte le operazioni.
Considerato inoltre che: le norme sulle attività bancarie relative a questo
nuovo tipo di "licenza globale" verranno modificate, non essendo
più notificate al Ministero del Tesoro e da questo autorizzate, e non
comparendo più nello specifico capitolo dell'annuale Relazione al
Parlamento; in nome della "razionalizzazione", della
"competitività" e della
"identità europea" verrà stravolta una legge ritenuta da tutti
"severa e rigida" e che ha fatto del nostro Paese uno dei più
avanzati al mondo per aver provveduto a regolare il commercio delle armi nel
rispetto dei diritti umani, della promozione della pace e della trasparenza
(ricordiamo che quella legge fu ottenuta grazie all'impegno tenace della
Campagna "Contro i mercanti di morte" promossa da ACLI, MLAL Mani
Tese, Missione Oggi, Pax Christi); anche il riferimento al "Codice di
condotta dell'Unione Europea per le esportazioni di armi" (che non è
assolutamente vincolante) costringerebbe l'Italia a rinunciare alla propria
normativa nazionale che in questo verrebbe peggiorata;
IL CONSIGLIO PROVINCIALE DI LECCO considerando paradossale che mentre da un
lato si vuole combattere una guerra totale contro il terrorismo, dall'altro
si allarghino le maglie del controllo della vendita di armi con tutti i
rischi che ne conseguono; chiede ai membri del parlamento di votare contro
questo disegno di legge che costituisce un grave passo indietro per la pace
e la giustizia; invita i Parlamentari eletti nei collegi della Provincia di
Lecco ad attivarsi affinché l'Italia si faccia promotrice, a livello
internazionale, di un'iniziativa volta a una maggiore severità nel
controllo del commercio di armi e ad un maggiore impegno nella prevenzione
dei conflitti.
il Capogruppo
Marco Molgora
11 Febbraio 2002
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Aggiornamento sul fronte politico
Importanti novità ci sono soprattutto sul fronte politico.
Lunedì mattina è stato convocato a Roma un incontro che ha visto raccolte
attorno allo stesso tavolo quasi tutte le organizzazioni (ICS, Amnesty
International, Rete di Lilliput, Medici senza frontiere, Sbilanciamoci -
Lunaria, Roma Social Forum, Pax Christi, Nigrizia, Associazione Obiettori
Nonviolenti, Peacelink, Campagna Obiezione alle Spese Militari, Vita, Tavolo
Campagne) che nei giorni scorsi hanno dato vita ad iniziative e attività in
difesa della legge 185/90.
La riunione è stata proficua perché si è deciso un calendario per le
prossime azioni.
Martedì 28 febbraio presso la Sala Rossa del Senato sarà convocata
un'importante conferenza stampa per mettere a conoscenza il più ampio
numero possibile di organi di informazione di quanto sta avvenendo.
Presumibilmente saranno i giorni 9 e 10 marzo quelli indicati per una
mobilitazione nazionale che non vedrà la concentrazione di persone in un
unico luogo ma, al contrario, suggerirà le azioni da porre in atto nelle
singole realtà. Teniamoci pronti!
In vista di quella data, i rappresentanti delle associazioni aderenti stanno
preparando un testo di appello comune che si chiederà di sottoscrivere
anche localmente.
Alcuni mezzi di informazione hanno cominciato ad interessarsi alla vicenda.
Ai soli noti (Carta, Vita, Nigrizia, Missione oggi, Mosaico di pace.) si
sono aggiunti anche Zapping (speriamo voglia promuovere una campagna del
tipo pena di morte e Safya) che ha intervistato Nicoletta Dentico, Radio 24
che ha aperto uno spazio notevole intervistando diversi soggetti in
rappresentanza di altrettante associazioni, Caterpillar che ieri sera (20
febbraio) ha intervistato Tonio Dell'Olio.
Stiamo trattando con Primo Piano (TG3) per una puntata ad hoc; Famiglia
Cristiana, nel numero che è in edicola, dedica tre pagine all'argomento;
domenica prossima la trasmissione A sua immagine (Rai1 ore 10,30) intervista
Tonio Dell'Olio sul tema. Molte altre sono le iniziative in corso ma non di
tutte riusciamo a dare conto.
Martedì 19 abbiamo avuto la possibilità di incontrare diversi parlamentari
convocati da Mimmo Lucà e Nuccio Iovene sotto il Cartello dei Parlamentari
del Forum del Terzo Settore. Tra gli altri vi hanno partecipato Laura Cima,
Bellini, G. Bianchi, M. Sereni, Beppe Lumia, S. Boco. Nella stessa mattinata
Paolicelli (AON), Carboni (Amnesty International), Dell'Olio( Pax Christi),
Dentico (Medici senza Frontiere) hanno incontrato Pietro Ruzzante (DS -
Commissione Esteri). Il risultato più importante dell'incontro è nella
nota che la segreteria dei DS ha diramato quest'oggi in cui dichiara con
fermezza di voler difendere la legge 185. Di questo vi invieremo a parte il
testo.
I parlamentari che abbiamo incontrato sono impegnati a fare in modo che la
discussione in aula avvenga in tempi più lunghi di quelli previsti.
Altro punto importante è che i DS mettono a disposizione il proprio ufficio
legislativo perché possa collaborare attivamente con OSCAR (Osservatorio
sul commercio delle armi) e con i rappresentanti delle associazioni per
salvaguardare la trasparenza e i principi contenuti nella 185.
In questi giorni stiamo formulando una lettera comune in cui chiediamo di
incontrare tutti i capigruppo del Parlamento e illustrare loro le posizioni
delle associazioni circa l'accordo internazionale per il rafforzamento
dell'industria bellica.
I parlamentari che abbiamo incontrato ci hanno più volte confermato che sta
avendo molto successo l'invio di lettere, cartoline, ai colleghi del
parlamento. Ci chiedono (ma anche noi ve lo chiediamo) di continuare in
quest'azione in quanto ci sembra la più efficace per riportare l'attenzione
sull'argomento e dare la misura dello schieramento di società civile
(singoli cittadini) che si sta mobilitando.
Sembra una corsa contro il tempo ma sicuramente sta sortendo importanti
risultati. Vi preghiamo di continuare a diffondere le notizie con il
classico passaparola e utilizzando stampa, radio, televisioni locali.
Quanto prima vi aggiorneremo con le altre novità.
21/02/2002 18.57
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Prima vittoria
Novità in
Parlamento: congelato il ddl 1927. Prima vittoria
di Gabriella
Meroni (g.meroni@vita.it)
22/02/2002
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Mozione del comune di Milano
Mozione a difesa della Legge 185/90 sul controllo della vendita delle
armi
Visto che:
il Parlamento italiano sta discutendo un disegno di legge
d'iniziativa governativa (Atto Camera 1927) in materia di industria della
difesa;
. il progetto prevede la ratifica dell'accordo quadro sottoscritto
dall'Italia e da altri cinque Paesi europei il 27 luglio 2000 per
"facilitare la ristrutturazione e le attività dell'industria europea
per la difesa" ed è stato già licenziato dalle Commissioni III e IV
della Camera dei Deputati in data 30 gennaio 2002;
. tale accordo imporrebbe il "tempestivo adeguamento della
nostra normativa" e, infatti, 10 dei 14 articoli che compongono il
testo proposto sono volti a modificare la legge n. 185 del 1990 che
disciplina attualmente l'import-export di armi nel nostro Paese;
. la novità più rilevante è costituita dall'introduzione di un
nuovo tipo di autorizzazione per il commercio delle armi, la "licenza
globale di progetto", riferita ai programmi inter governativi o
industriali congiunti ai quali le imprese partecipano e ai quali non si
applicheranno più le norme sulle trattative contrattuali, rendendo meno
trasparenti e controllabili tutte le operazioni
Considerato inoltre che:
. le norme sulle attività bancarie relative a questo nuovo tipo di
"licenza globale" verranno modificate, non essendo più notificate
al Ministero del Tesoro e da questo autorizzate, e non comparendo più nello
specifico capitolo dell'annuale Relazione al Parlamento;
. considerato che la legge 185/90 faceva tesoro delle indagini della
magistratura e poneva rigorosi controlli sull'utente finale del sistema
d'armi venduto, evitando le "triangolazioni" che avevano reso
tristemente noto nel mondo il "made in Italy" bellico prima del
1990.
. in nome della "razionalizzazione", della
"competitività" e della "identità europea" verrà
stravolta una legge ritenuta da tutti "severa e rigida" e che ha
fatto del nostro Paese uno dei più avanzati al mondo per aver provveduto a
regolare il commercio delle armi nel rispetto dei diritti umani, della
promozione della pace e della trasparenza (ricordiamo che quella legge fu
ottenuta grazie all'impegno tenace della Campagna "Contro i mercanti di
morte" promossa da ACLI, MLAL Mani Tese, Missione Oggi, Pax Christi);
. anche il riferimento al "Codice di condotta dell'Unione
Europea per le esportazioni di armi" (che non è assolutamente
vincolante) costringerebbe l'Italia a rinunciare alla propria normativa
nazionale che in questo verrebbe peggiorata;
IL CONSIGLIO COMUNALE DI MILANO
. considerando paradossale che mentre da un lato si vuole combattere
una guerra totale contro il terrorismo, dall'altro si allarghino le maglie
del controllo della vendita di armi con tutti i rischi che ne conseguono;
. chiede ai membri del parlamento di votare contro questo disegno di
legge che costituisce un grave passo indietro per la pace e la giustizia;
. invita i Parlamentari eletti nei collegi del Comune di Milano ad
attivarsi affinché l'Italia si faccia promotrice, a livello
internazionale, di un'iniziativa volta a una maggiore severità nel
controllo del commercio di armi e ad un maggiore impegno nella prevenzione
dei conflitti.
Milano 25.02.2002
Il Consigliere
Maurizio Baruffi; Giovanni Colombo, Basilio Rizzo
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Comunicato di Caritas Italiana
L'INSOSTENIBILE VALORE DEL COMMERCIO DELLE ARMI
Proponiamo di seguito alcuni spunti di riflessione per le Caritas diocesane,
nella speranza che possano essere utili per il confronto e l'approfondimento
a livello locale.
L'illusione di un 'ritorno alle armi'
Il ritorno in discussione alla Camera dei Deputati del tema del commercio
delle armi, in riferimento alla legge 185/90, ancor prima che preoccuparci
nel contenuto delle modifiche, è una chiara indicazione del clima di paura
che, dopo l'11 settembre, ha innescato un 'ritorno' al valore della difesa
violenta, di una sicurezza ottenuta attraverso la forza militare e gli
armamenti.
Per la Caritas Italiana, che da 30 anni educa alla pace anche attraverso il
segno e il servizio dell'obiezione di coscienza alle armi, questo 'ritorno
alle armi' preoccupa sul piano culturale, educativo e di una consapevolezza
politica che affida alle armi piuttosto che a una coscienza comune di pace,
la sicurezza di un futuro migliore per il Paese.
Le guerre e l'informazione: troppe dimenticanze
Proprio invece nell'ottica di rilanciare insieme scelte di giustizia, di
perdono, di pace, la Caritas Italiana ha anticipato i risultati di una
ricerca sui "Conflitti dimenticati" che verrà pubblicata nei
prossimi mesi e che include un sondaggio a livello nazionale.
I dati confermano una realtà drammatica: negli anni '90 si sono registrate
56 guerre in 44 Paesi, in massima parte deflagrazioni civili combattute per
il controllo del governo o del territorio. Il 90% delle guerre dopo il 1945
ha avuto luogo nei Paesi poveri. A pagarne il prezzo maggiore sono stati
degli innocenti: 2 milioni di bambini morti dal '90 al 2000; circa 27
milioni di morti tra i civili dal dopoguerra ad oggi (il 90% del totale
delle vittime); 35 milioni di rifugiati. A ciò si aggiungano i danni
personali, sociali, ambientali ed economici spesso cause di ulteriori
sofferenze e del sottosviluppo di interi continenti.
La Ricerca si concentra in particolare su alcuni conflitti (Angola,
Colombia, Sierra Leone, Sri Lanka, Guinea Bissau ), paragonati ad altri (Kosovo,
Palestina) e rileva come e quanto nel tempo siano stati posti al centro
dell'attenzione dei principali attori sociali.
Raccogliendo poi l'invito che il Papa ha lanciato da Assisi, "Avanzate
verso il futuro tenendo alta la fiaccola della pace", la Caritas
Italiana si è anche rivolta alle massime autorità istituzionali e
politiche.
Ha così sottolineato che le istituzioni politiche hanno la
responsabilità di cambiare rotta, poiché da quanto emerso dalla ricerca,
si evidenzia una scarsa attività, soprattutto preventiva, dei governi nei
grandi e piccoli scenari di crisi a livello internazionale, mentre il ruolo
della comunità internazionale di fronte a situazioni di guerra o di grave
conflitto, secondo il 70% del campione intervistato nel sondaggio, deve
essere quello della mediazione politica preventiva e dell'adozione di
soluzioni non-violente.
Le guerre e lo sviluppo
Ogni crescita della corsa agli armamenti, va invece drammaticamente in senso
opposto. Anche in termine di risorse, diventa inevitabilmente una battuta di
arresto nei progetti di sviluppo. La guerra si ripercuote con effetti più
intensi sui Paesi impoveriti, indebitati, spesso senza una storia
democratica. Lavorare per la cooperazione internazionale, continuare a
costruire un Mercato e una Finanza internazionale che nei suoi meccanismi
non penalizzi e indebolisca ma sostenga i Paesi indebitati, favorire una
sicurezza sociale e politica a garanzia della tutela dei diritti di ogni
persona e minoranza significa lavorare per la giustizia che è un 'nome', un
'volto' della pace, significa lavorare per lo sviluppo dei popoli,
condizione indispensabile per la stabilità e la sicurezza di un Paese.
Sulle modifiche in corso alla normativa del commercio delle armi
Ecco perché siamo fortemente preoccupati di quello che sta per accadere
alla Camera dei Deputati in materia di commercio delle armi. In altre parole
l'accordo tra Italia, Francia, Spagna, Regno Unito e Svezia, grazie
all'introduzione della così detta "licenza globale di progetto",
pur lasciando inalterato l'impianto della disciplina vigente (legge 185/90),
pone un'eccezione che diventa o rischia di diventare in sostanza la nuova
regola.
Le imprese che ottengono tale licenza (per programmi intergovernativi
attuati con Paesi con i quali l'Italia abbia sottoscritto specifici
accordi), vengono a godere di una libertà di movimento assai più ampia
rispetto alle altre imprese. In particolare non sarà più necessaria
un'autorizzazione caso per caso, come previsto nella legge del '90, ma sarà
data in termini complessivi, per blocchi di produzione e con termini più
diluiti ai fini delle verifiche. Preoccupa anche il fatto che mentre si
affievolisce la competenza dello Stato italiano, non si configura una
competenza dell'Unione Europea, se non per un generico riferimento ad un
codice di condotta, comunque non vincolante.
In ogni caso con l'introduzione di simili modifiche sembra definitivamente
tramontata e archiviata l'idea di una revisione organica della legge sul
commercio delle armi, che aveva trovato espressione in un apposito disegno
di legge governativo (4431/2000), rimasto lettera morta.
Oltre a queste considerazioni di carattere generale, nello specifico
esprimiamo forte preoccupazione per tre effetti deleteri:
1. si attenua il divieto di esportazione e di transito verso i Paesi
che pongono problemi in tema di diritti umani. La legge 185 parlava di
"accertate violazioni delle convenzioni internazionali in materia di
diritti umani", mentre ora si parla solo di "gravi
violazioni", senza peraltro specificare a chi spetti la valutazione e
con quali criteri;
2. si esentano le imprese operanti in regime di "licenza
globale" dagli obblighi fin qui previsti e cioè: comunicare al
Ministero degli Esteri la conclusione delle operazioni autorizzate,
inviandone in tempi certi la documentazione analitica (bolletta doganale);
3. si esentano inoltre le suddette imprese dall'obbligo di notifica
delle transazioni bancarie al Ministero del Tesoro.
Conclusioni: lavorare politicamente per la pace
Alla luce delle considerazioni fatte, chiediamo pertanto che anche sul piano
politico non si offrano segnali di 'ritorno alle armi', ma segnali e gesti
di educazione alla pace e di sostegno allo sviluppo dei Paesi impoveriti e
in una situazione drammatica di violenza e di guerra.
Sul piano delle modifiche della legge 185/90, chiediamo che ci si limiti ad
una pura e semplice ratifica della Convenzione tra i 5 Paesi interessati,
demandando ad un disegno di legge ad hoc e ad una disciplina europea, da
promuovere con urgenza, la regolamentazione di tutti gli altri delicati e
controversi aspetti che rischiano di stravolgere la normativa vigente.
Maria Rita
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Pax Christi: dagli operai dell'industria bellica un monito da seguire
Comunicato stampa
5/3/2002
ore 9,00
Pax Christi: dagli operai dell’industria bellica un
monito da seguire
Tra le tante prese di
posizione che in questi giorni la società civile va esprimendo contro
l’ipotesi di modifica della legge italiana che regola il commercio
delle armi (185/90), Pax Christi chiede di porre grande attenzione
all’Appello firmato da alcune lavoratrici e lavoratori
dell’industria bellica. Il testo si rivolge alle rappresentanze
sindacali affinché assumano una linea coraggiosa e non ricada “di
fatto e di nuovo, sui lavoratori dell’industria militare, la
responsabilità di collaborare a traffici di morte. Essi venivano quanto
meno parzialmente tutelati dalle limitazioni poste dalla 185/90”.
Commentando la nota, Mons. Diego Bona, vescovo di Saluzzo e presidente
di Pax Christi ha detto che “queste parole meritano un’attenzione
tutta speciale perché provengono da persone che hanno pagato anche di
persona e si confrontano coraggiosamente con la propria coscienza
invitandoci a fare altrettanto”.
L’appello chiede sostanzialmente ai sindacati contribuire
“individuare le vie più opportune per la riduzione della spesa
militare, della ricerca e della produzione bellica, per difendere e
semmai estendere le limitazioni alle esportazioni di armi previste nella
185/90, per promuovere la riconversione al civile della produzione
militare (a partire per esempio da quanto previsto proprio dalla
L.185/90 e dalla rivitalizzazione dell’Agenzia per la riconversione
dell’industria bellica lombarda istituita dalla L.R.6/94), per
tutelare l’obiezione professionale alla produzione militare, per dare
ai lavoratori gli strumenti per opporsi alla guerra, e a quella sua
forma che oggi va sotto il nome di ‘guerra permanente’, ed agire per
la prevenzione dei conflitti e la diffusione di una cultura di pace”.
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ARMI: DECINE DI ASSOCIAZIONI E CENTINAIA DI PERSONALITA' FIRMANO
L'APPELLO
"RITORNANO I MERCANTI DI MORTE"
"Chiediamo che l'Italia si faccia promotrice a livello
internazionale di un'iniziativa volta ad una maggiore severità nel
controllo del commercio di armi e ad un maggiore impegno nella prevenzione
dei conflitti. Chiediamo pertanto ai parlamentari di votare contro il ddl
1927 in materia di industria della difesa, che costituisce un passo indietro
per la pace e la giustizia". Sono le richieste formulate nell'appello
"Ritornano i mercanti di morte" promosso dall'Associazione
Obiettori Nonviolenti e da Pax Christi, che in un paio di settimane ha
raccolto la firma di decine di associazioni e
centinaia di personalità. Associazioni come Amnesty International Italia,
Agesci, Legambiente ed Arci, personalità religiose come Mons. Raffaele
Nogaro, Mons. Luigi Bettazzi, Mons. Diego Bona, padre Alessandro Zanotelli,
esponenti del mondo associativo come Fulco Pratesi, Eugenio Melandri,
Nicoletta Dentico e Luigi Ciotti, il sindaco di Roma Walter Veltroni,
personaggi del mondo dello sport come Damiano Tommasi ed attori come
Francesca Reggiani e Giuseppe Cederna, persone del mondo dell'informazione
come Tiziano Terzani e Tano D'Amico e lo psichiatra Luigi Cancrini.
"Il ddl 1927 - dichiarano Massimo Paolicelli, presidente
dell'Associazione Obiettori Nonviolenti e Tonio Dell'Olio, segretario di Pax
Christi, ratifica l'accordo quadro sottoscritto dall'Italia e da altri
cinque paesi europei nel luglio del 2000 per 'facilitare la ristrutturazione
e le attività dell'industria europea per la difesa'. Con lo stesso ddl, però
si mette mano pesantemente all'attuale normativa italiana sulle armi, la
legge 185/90, da tutti considerata severa e rigida, perché vieta di
esportare armi verso paesi in conflitto o che violano i diritti umani e
garantisce controllo parlamentare e trasparenza. Tutto questo tramite
l'autorizzazione globale di progetto rischia di venire meno, o di dare meno
garanzie sulla trasparenza e sull'uso e sui destinatari finali delle armi.
Tutto questo in momento alto di lotta al terrorismo sembra una deroga troppo
pericolosa. Da oggi - concludono Paolicelli e Dell'Olio - concludiamo la
raccolta delle firme su
questo appello, per confluire nel cartello in difesa della 185/90 che nascerà
domani a Firenze e che verrà presentato alla stampa nei prossimi giorni: un
ulteriore crescita del movimento della società civile che si sta
mobilitando contro chi vuole un commercio delle armi indiscriminato, in
deroga al rispetto dei diritti umani fondamentali".
Roma, 05.03.2002
Ufficio Stampa Massimo Paolicelli 338/2347267
Ritornano i mercanti di morte
Appello ai parlamentari
Il Parlamento italiano sta discutendo un disegno di legge d'iniziativa
governativa (Atto Camera 1927) in materia di industria della difesa.
Il progetto prevede la ratifica dell'accordo quadro sottoscritto dall'Italia
e da altri cinque Paesi europei il 27 luglio 2000 per "facilitare la
ristrutturazione e le attività dell'industria europea per la difesa"
ed è stato già licenziato dalle Commissioni III e IV della Camera dei
Deputati in data 30 gennaio 2002.
Tale accordo imporrebbe il "tempestivo adeguamento della nostra
normativa" e infatti 10 dei 14 articoli che compongono il testo
proposto sono volti a modificare la legge n. 185 del 1990 che disciplina
attualmente l'import-export di armi nel nostro Paese.
La novità più rilevante è costituita dall'introduzione di un nuovo tipo
di autorizzazione per il commercio delle armi, la "licenza globale di
progetto", riferita ai programmi intergovernativi o industriali
congiunti ai quali le imprese partecipano e ai quali non si applicheranno più
le norme sulle trattative contrattuali, rendendo meno trasparenti e
controllabili tutte le operazioni.
Anche le norme sulle attività bancarie relative a questo nuovo tipo di
"licenza globale" verranno modificate, non essendo più notificate
al Ministero del Tesoro e da questo autorizzate, e non comparendo più nello
specifico capitolo dell'annuale Relazione al Parlamento.
In questo modo, in nome della "razionalizzazione", della
"competitività" e della "identità europea" verrà
stravolta una legge ritenuta da tutti "severa e rigida" e che ha
fatto del nostro Paese uno dei più avanzati al mondo per aver provveduto a
regolare il commercio delle armi nel rispetto dei diritti umani, della
promozione della pace e della trasparenza. Ricordiamo che quella legge fu
ottenuta grazie all'impegno tenace della Campagna "Contro i mercanti di
morte" (ACLI, MLAL Mani Tese, Missione Oggi, Pax Christi).
Anche il riferimento al "Codice di condotta dell'Unione Europea per le
esportazioni di armi" (che non è assolutamente vincolante)
costringerebbe l'Italia a rinunciare alla propria normativa nazionale che in
questo verrebbe peggiorata.
Troviamo peraltro paradossale che mentre da un lato si vuole combattere una
guerra totale contro il terrorismo, dall'altro si allargano le maglie del
controllo della vendita delle armi con tutti i rischi che ne conseguono.
Chiediamo pertanto ai parlamentari di votare contro questo disegno di legge
che costituisce un passo indietro per la pace e la giustizia.
Chiediamo che l'Italia si faccia promotrice a livello internazionale di
un'iniziativa volta a una maggiore severità nel controllo del commercio di
armi e a un maggiore impegno nella prevenzione dei conflitti.
Adesioni di Associazioni: ACMOS Torino; Associazione Gruppo Abele;
Associazione Internazionale di Amicizia e Solidarietà con i Popoli (AIASP);
Casa dei Popoli di Roma Centro Missionario Diocesano - Novara Democrazia
Popolare LIBERA - Associazione nomi e numeri contro le mafie. Rete
Associazioni Popolari ADISTA Servizio Educazione alla Pace e alla Mondialità
della Caritas diocesana di Firenze Convenzione permanente di Donne contro le
guerre Centro Culturale Jacopo Lombardini di Cinisello Balsamo (MI), Paolo
Fabbri - responsabile CIPSI Arci Servizio Civile Nazionale Legambiente
Associazione NAMASTE onlus AMANI MIR Chiama L'Africa EMMAUS ITALIA Centro
Internazionale G. La Pira - Firenze Mani tese Scuola di pace don Tonino
Bello - Molfetta Tavola della Pace Confronti Rosa Bianca Centro Missionario
dell'Ordine Francescano Secolare settore Cooperazione Beati i Costruttori di
Pace Lega Obiettori di Coscienza Campagna di Obiezione alle Spese Militari
per la Difesa Popolare Nonviolenta Conferenza Enti di Servizio Civile
AGESCI - Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani Amnesty International
Italia Associazione Culturale Mediterraneo Casa per la Pace - Molfetta
Associazione Missionaria Internazionale Movimento Nonviolento Casa per la
Nonviolenza, Verona Azione Nonviolenta, rivista mensile Servizio Civile
Internazionale - Gruppo Regionale Sardegna Confronti Comunità dell'Isolotto
di Firenze Emergency Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI)
Unione cristiana evangelica battista d'Italia (UCEBI) Cipax Tenda della Pace
di Bellusco (Mi) Noi siamo Chiesa -IMWAC Lega Obiettori di Coscienza Fim
Piemonte Gruppo del Movimento Rinascita Cristiana, Dora Tandoi Vitulli,
Roma, Circolo culturale Primo Levi FOCSIV - Federazione Organismi cristiani
servizio internazionale di volontariato Nuova Africa CNCA - Coordinamento
Nazionale delle Comunità di Accoglienza Adesioni di singoli: Alex Zanotelli
Luigi Ciotti Mons. Raffaele Nogaro - Vescovo di Caserta Mons. Luigi Bettazzi
Mons. Diego Bona d. Albino Bizzotto Walter Veltroni - sindaco di Roma on.
Giovanni Bianchi Luigi Cancrini Giuseppe Cederna Tiziano Terzani Achille
Saletti, Presidente Comunità Saman Nicoletta Dentico - Medici Senza
Frontiere Sabina Siniscalchi Eugenio Melandri Alberto Friso - movimento
focolari Angela Dogliotti Beppe Marasso Mons. Luigi Martella, vescovo di
Molfetta Antonella Visintin, Chiesa Valdese - Torino Franco Giampiccoli,
pastore valdese - Torino Fabio Protasoni - membro Presidenza Nazionale
Acli - segretario Forum Permanente Terzo Settore Jean-Marie Benjamin Sen.
Natale Ripamonti On. Paolo Cento Vittorio Agnoletto Lidia Menapace
Alessandro Marescotti Sen. Antonio Pizzinato Giancarla Codrignani Graziano
Zoni Flavio Lotti Paolo Naso Mao Valpiana Fulco Pratesi Claudio Ragaini
Daniele Barbieri - Carta Paolo Pastore - Coordinatore di TransFair Italia
Stefano Guffanti (coordinatore LOC Verona). Padre Alberto Pelucchi -
Superiore Missionari Comboniani Brescia Farid Adly direttore ANBAMED,
notizie dal Mediterraneo Gloria Baraldi - Segretario Generale Funzione
Pubblica Camera del Lavoro di Brescia Mauro Scaroni - Segreteria FPS - CISL
Brescia Frigieri Don Gaetano - Modena Maria Mazzei Paolo Bertagnolli -
Bolzano Silvana Natali - Mantova don Andrea Bigalli - Firenze Riba don
Marco, direttore della Caritas diocesana di Cuneo Silvia Nejrotti Gianni
Rostan Daniela Storani Massimo Chiappa Leo Corvace - Taranto don Mimimo
Damasi - Taranto padre Pierluigi Flotti - Taranto Loredana Flore - Taranto
Gianni Liviano - Taranto Angelo Quibrino - Taranto Giandomenico Tacente -
Taranto Marina Venezia - Taranto don Claudio Bucciarelli Gianfranco
Schiamone Tano D'Amico Diego Acco, Monticello Conte Otto (VI) Maria
Antonietta Malleo Francesco Comina don Gabriele Scalmana -. delegato della
Diocesi di Brescia per la Pastorale del Creato. Merchiori Cinzia Paola
Balzelli Giulio Rodighieri Enrico Bandiera Francesca Reggiani Maria Pia
Reggi Francesco Bellifemine Daniele Lugli Miriam Turrini Elio Pagani Don
Aldo Antonelli Carlo Dal Porto Mariangela Pinotti Maurizio Benazzi Pierluigi
Ontanetti Maria Grazia Totola Carla Bacchiega Graziella Campi Giuliana
Pongiluppi Meriem Peillet Doriana Giudici Paolo Molteni Daniela Battipaglia
Diacono Andrea Fantozzi, Siena Prof.ssa Barbara Malaman Avv. Flavio Campagna
Matteo Fornasa, Consigliere Provinciale ACLI Vicenza Antonello Rustico -
Direttivo Nazionale Filcea CGIL Masiero Francesco Ostiglia (Mantova),
Damiano Tommasi.
Pax Christi Italia Via Petronelli 6, 70052 BISCEGLIE BA
Tel. 080.3953507, Fax 080.3953450, E-Mail: info@paxchristi.it,
Sito web: www.paxchristi.it
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Avvenire: a proposito della 185!
Lo scorso 1 marzo il quotidiano Avvenire
ha pubblicato una riflessione di Mons. Diego Bona, vescovo di Saluzzo e
presidente di Pax Christi.
Mi sembri sintetizzi molto bene la situazione
culturale che stiamo vivendo in seno alla società e alla chiesa italiana
circa la riflessione, l'attenzione, la sensibilità e l'azione tese al
disarmo!
Buona lettura. Fa bene al cervello... e
all'anima.
Shalom, tonio
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LOGICHE DI RIARMO MEGLIO NON SMARRIRE IL
SENTIERO DI ISAIA
Diego Bona
Ci sono
delle parole che tengono banco nell'opinione pubblica, trovano larga
accoglienza ed ampio spazio negli organi di informazione, innescano
riflessioni, dibattiti e talvolta contrapposizioni, vengono via via
condivise dalla gente. Succede anche che, dopo un periodo di tempo più o
meno lungo, man mano che escono di scena, non compaiano più e di
conseguenza si riduce e rischia di scomparire l'attenzione che suscitavano.
Mi sembra
che questa sorte sia toccata alla parola disarmo, con quello che contempla
circa la riduzione e il progressivo superamento della corsa agli armamenti e
all'impressionante arsenale di strumenti di morte che trova locazione in
tante nazioni e in varie parti del mondo.
Fa
impressione riandare a quindici anni fa, poco meno o poco più, quando da
tante parti giungevano messaggi in questo senso, ed una coralità di voci
concordava su tale urgenza, ed una sincera passione di uomini e donne dava
luogo ad un'iniziativa che coinvolgeva migliaia di persone.
Queste
voci sembrano essersi man mano dissolte mentre è continuata persistente la
marcia, del resto mai arrestatasi, verso un riarmo più ampio e sofisticato.
Così
abbiamo visto riaffacciarsi lo scudo stellare che tanta inquietudine desta
nelle nazioni del mondo, la disponibilità - sul mercato legale come di
quello clandestino - di ordigni micidiali per progetti terroristici, la
dotazione di armi sempre più raffinate in possesso della Nato, pur se
presentate con nomi accattivanti (bombe intelligenti o taglia-margherite),
la persistente proposta del "nuovo modello di difesa" che va ben
oltre al senso autentico delle parole,
l'impostazione di una nuova portaerei in Italia che si stenta a capire come
possa essere strumento per operazioni di pace e infine, proprio in questi
giorni, un disegno di legge di iniziativa governativa (n. 1927) che di
fatto, in nome della competitività e dell'identità europea finisce per
travolgere la legge 185 del 1990, che aveva fatto del nostro Paese uno dei
più avanzati nel mondo quanto a regolazione del commercio delle armi nel
rispetto dei diritti umani, della difesa
della pace e della trasparenza.
Una legge
nata per disciplinare con rigore una materia tanto esplosiva verrebbe di
fatto svuotata per parte del suo significato, annullando fra l'altro quella
visibilità sulle transazioni bancarie che ha permesso il monitoraggio sulle
"banche armate".
Non può
far incantare, al riguardo, la favorevole prospettiva di un beneficio
economico o occupazionale, e nemmeno l'esigenza di una sintonia europea
visto che su altre questioni, anche recentemente, è stata rivendicata
libertà di scelta.
Di qui un
forte richiamo alla coscienza degli uomini e delle donne che amano
sinceramente la pace a chiedere il rispetto e la valorizzazione di una legge
che certo non dà ancora sulla strada della trasformazione delle lance in
falci e delle spade in vomeri, come annuncia la visione del profeta, ma è
almeno non smarrire il sentiero di Isaia per imboccare quello che si rifà
alla Roma imperiale: «se vuoi la pace prepara la guerra».
È una
decisione che sta nelle mani dei parlamentari che noi abbiamo eletto a
rappresentarci. Cominciamo a chiedere a quelli che conosciamo, per averli
designati a tale compito, di rispettare le nostre convinzioni e la nostra
volontà.
Diego
Bona
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Armi: ecco la lobby che vuole cancellare la 185
di Gabriella Meroni (g.meroni@vita.it)
Vita 08/03/2002
Anticipazione da Vita magazine: tutti i nomi di chi, da anni, cerca di
"convincere" il Parlamento ad abolire la legge 185/90. E non sono
solo industriali
Tutto alla luce del sole. E senza vergogna. Da anni, all'interno
dell'Associazione industrie per l'aerospazio, i sistemi e la difesa (Aiad),
che associa oltre 80 piccole e medie imprese produttrici di armi) c'è un
Gruppo di lavoro incaricato di studiare i mezzi più efficaci per far
abolire dal Parlamento italiano la legge 185/90: scomoda, odiatissima e
definita senza mezzi termini "assurda". Lo ha scoperto Vita non
profit magazine, che nel numero in edicola fornisce tutti i particolari di
questa inquietante vicenda.
Esiste una vera e propria lobby, dunque, incaricata di seguire i lavori
parlamentari, fare pressione su deputati e senatori, incontrare membri del
governo per "convincerli" dell'opportunità di cancellare la
normativa che in Italia dal 1990 ha introdotto severi controlli sull'export
di armi.
L'Aiad presenta il Gruppo di lavoro come proprio fiore all'occhiello
all'interno della Relazione d'esercizio 2000, redatta in occasione
dell'assemblea ordinaria dell'Associazione tenutasi il 4 luglio scorso.
Ma non è finita. Se gli industriali si muovono, i parlamentari non stanno
fermi. Sentite cosa si può leggere sulla rivista (datata primavera 1999,
quindi all'inizio dell'iter del ddl 1927) dell'ISTRID-Istituto Ricerche e
Informazioni Difesa, di cui fanno parte parecchi esponenti di Camera e
Senato, sempre a proposito della legge 185/90. Si relaziona dei contenuti
di un seminario organizzato da Istrid a dieci anni dalla legge 185 del 1990.
Interviene, tra gli altri, l'on. Giuseppe Zamberletti, più volte ministro e
allora alla Commissione esteri della Camera. Il quale dice testualmente:
"Nella legge (185/90 ndr.) vi sono contraddizioni e norme - introdotte
dall'aera parlamentare più utopistica e massimalista - realmente assurde,
come quelle relative a paesi in via di sviluppo (S). Molte, inoltre, le
ambiguità. Il regolamento è poi semplicemente assurdo".
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Una sintesi di quanto fatto finora
Ciao a tutte/i.
Provo a fare il punto della situazione sulla campagna "FERMATE I
MERCANTI DI MORTE - In difesa della 185" per mettere ordine nelle
nostre idee e chiarire quanto meglio possibile quello che abbiamo
fatto finora e il cammino che resta da compiere. Non so se può diventare
materiale da kit, ma penso sia utile che soprattutto i gruppi locali e chi
individualmente vuole mobilitarsi, conoscano il lavoro svolto sul piano
nazionale e si attivino avendone consapevolezza. Può succedere, ad esempio,
di incontrare l'esponente di un partito che perifericamente non conosce la
posizione assunta
dalla sua segreteria o dai parlamentari della stessa forza...
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Sin dai primi giorni seguenti all'approvazione da parte delle Commissioni
congiunte di Difesa e Esteri della Camera (dal 22 al 30 gennaio 2002) del
ddl 1927, nonostante molti fossero impegnati a Porto Alegre, diverse realtà
della società civile organizzata si sono attivate per tentare di far
conoscere quello che stava avvenendo e di esercitare pressione sui
parlamentari affinché il voto in aula avesse un esito differente. Ognuno può
immaginare quanto potesse apparire impari una tale impresa dal momento che
il disegno di legge era passato in Commissione all'unanimità. Avevano
espresso
parere contrario verdi (Laura Cima) e Rifondazione (Deiana) che al momento
del voto erano assenti per motivi differenti. Alla maggioranza consolidata
in Parlamento si aggiungeva l'adesione entusiastica al progetto di Minniti (DS)
e di Mattarella (Margherita).
La rivista Vita appronta uno spazio ad hoc sul sito, informa con documenti
su quanto è avvenuto e comincia a raccogliere adesioni insieme a Peacelink
e Rete Lilliput. Altri appelli e prese di posizione pubbliche vengono
promossi da Amnesty, Sbilanciamoci, Banche Armate, Pax Christi e
Associazioni Obiettori Nonviolenti, Social Forum, Caritas...
Significativa la presa di posizione di alcune/i operaie/i ed ex dipendenti
di industrie belliche che rivolgono un appello ai sindacati... In molti
cominciano ad inviare lettere e cartoline ai parlamentari delle commissioni
interessate e ai deputati
del proprio collegio. Qualche organo di informazione comincia a dare notizia
di quanto sta avvenendo e così Radio 24 dedica uno spazio notevole ad un
giro di interviste tra Vita, Peacelink e OSCAR, Zapping intervista Nicoletta
Dentico, Radio Vaticana mette a confronto me e Chiara Bonaiuti con l'on.
Ramponi (AN) presidente della commissione difesa, Caterpillar mi
intervista, Avvenire, Liberazione, Il Manifesto ne parlano, Carta dedica la
copertina e ampi servizi, la trasmissione RAI "A sua immagine"
ospita Tortora (ACLI) e me e ne approfittiamo per dare notizia della
cosa..., Famiglia Cristiana pubblica un editoriale di don Ciotti sul tema e
due pagine interne di approfondimento, le riviste di area (Missione Oggi,
Nigrizia, Mosaico di pace, Confronti...) si attivano... Lodevoli al di sopra
di ogni giudizio le mobilitazioni e azioni locali. Se ne parla durante le
messe, si ciclostilano volantini, si chiede di parlarne sui giornali
locali, si raccolgono firme da inviare ai deputati dei collegi, si stampano
cartoline tipo, si predispongono delibere ad hoc per amministrazioni ed enti
locali...
Il 18 febbraio a Roma si incontrano per la prima volta i rappresentanti
delle organizzazioni che hanno fatto sentire la propria voce e decidono un
calendario di azione rivolto soprattutto ai parlamentari e ai rispettivi
gruppi. Viene inviata una lettera ai capigruppo di tutte le forze politiche
e al presidente della Camera.
Il 19 febbraio si dà luogo presso il Senato ad un incontro tra le
organizzazioni e i parlamentari del Forum del Terzo Settore. Sono in tanti
ad intervenire e si lascia capire che la questione è urgente.
Bisogna intervenire subito. Prima che il ddl 1927 venga iscritto all'odg in
aula. Al mattino alcuni (Amnesty, AON, PAx Christi, MSF) avevano incontrato
l'on. Ruzzante (DS) per chiedere di intervenire a non far iscrivere il punto
nell'odg e ritardarne la discussione il più possibile.
Gli incontri e i contatti politici si intensificano. Significativo e ricco
l'incontro con la delegazione dei parlamentari DS che vede la presenza di
Violante, Minniti, gen. Angioni, Ruzzante, Marina Sereni e Silvana Pisa, Lucà
e Marco Fumagalli ed altri... Dopo lunga e animata discussione soprattutto
circa le posizioni espresse in commissione dall'on. Minniti, si raccoglie
qualche frutto: il ddl 1927 non è iscritto all'odg in aula per tutto il
mese di marzo, i DS si impegnano a verificare la possibilità di approvare
l'accordo di Farnborough toccando il meno possibile la 185/90, chiederanno
di tener distinte le due questioni (approvazione accordo e modifica 185),
vogliono sentire gli altri gruppi per predisporre la presentazione di
emendamenti comuni, hanno avuto assicurazioni da esponenti di altre forze
politiche e dal presidente della Camera che il ddl 1927 possa tornare alla
discussione in Commissione per il riesame, ci assicurano che, una volta
preparati i testi degli emendamenti, saranno discussi da un tavolo tecnico
composto dai deputati e dai rappresentanti della società civile. Nei giorni
successivi incontriamo delegazioni dei Verdi, Comunisti italiani e
Rifondazione Comunista. A tutti abbiamo
chiesto di rimandare nel tempo la discussione in aula e di assumere
una posizione unitaria.
Nel frattempo ci stiamo muovendo anche nei confronti dei partiti di
maggioranza. La presidenza del gruppo parlamentare di Forza Italia ha fatto
sapere ad Amnesty che sarebbe per la ratifica dell'accordo ma non per le
modifiche alla 185. Nei prossimi giorni contiamo di incontrare esponenti dei
CCD-CDU (forse il ministro per i rapporti con il parlamento - Giovanardi).
Domani sera 12 febbraio alle 20.00 incontriamo una qualificata delegazione
di parlamentari della Margherita (Bianchi, Lapo Pistelli, Mattarella,
Realacci...).
Il 28 febbraio presso la sala stampa estera abbiamo tenuto una conferenza
stampa per dare notizia di quanto è avvenuto nelle sedi istituzionali, del
contenuto e del peso dell'accordo di Farnborough, delle sorti della 185 e di
come intendiamo procedere. Di particolare rilievo l'intervento di Francesco
Terreri, esperto dell'Osservatorio sul Commercio delle Armi.
Abbiamo presentato l'appello comune (Fermate i mercanti di morte - in difesa
della 185) nel quale confluiscono tutti i testi che finora sono circolati
firmati dalle singole organizzazioni e il logo che raffigura un'esile figura
umana che ferma un carrarmato. Fate circolare e raccogliete ancora più
adesioni soprattutto di organizzazioni.
Potremmo pensare di portarli da Casini insieme alle ormai 6.000 firme
elettroniche raccolte da Vita.
E' ormai pronto il kit che presenta anche delle FAQ (Risposte a domande
frequenti) molto interessanti e complete oltre ai documenti di riferimento e
materiali vari.
Il giorno 20 alle 14.00 a Roma (sede da definire) ha luogo il prossimo
incontro di coordinamento tra le realtà attive in difesa della 185. E' il
momento di stare più uniti delle industrie delle armi. Non v'è dubbio che
in questi stessi giorni anche la lobby dell'industria bellica si sta
muovendo con una forza di pressione molto forte per cui starei molto attento
a cantare vittoria. Certamente hanno argomenti e mezzi più efficaci e
prersuasivi dei nostri e dobbiamo stare molto attenti. Per questo motivo
invito tutti a non allentare la morsa. Contattare mezzi di informazione e
parlamentari, continuare con
l'invio di cartoline e lettere, raccogliere firme, organizzare banchetti e
presidi, tutto quello che la creatività nonviolenta ci sa suggerire... è
utile, opportuno, significativo e urgente.
Nel resoconto provvisorio e frettoloso ho sicuramente dimenticato qualcosa e
me ne scuso. Peggio avrò dimenticato di citare qualcuno e me ne scuso in
maniera ancora più "penitente"... Spero che questo non intacchi
la sostanza dei fatti riferiti.
Shalom, tonio
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Da Avvenire - legge 185
Avvenire Venerdì 08 Marzo 2002
DIFESA Secondo la denuncia una modifica delle norme impedirebbe di
controllare i destinatari degli acquisti
«Vendita di armi, così non va»
L'appello del volontariato: export facilitato, riforma da rivedere Invito
alla mobilitazione: inviate messaggi di protesta ai deputati delle
Commissioni competenti
Luca Liverani
Roma. Bei tempi, gli anni 80, per l'industria bellica italiana. Si viaggiava
sui 4.000 miliardi di lire l'anno di esportazioni. Poi, a guastare la festa,
è arrivata nel '90 la legge 185, che introduce il divieto di vendere
armamenti a Paesi in guerra, che violano i diritti umani, che hanno bisogno
di aiuti per lo sviluppo ma spendono e spandono per i propri eserciti. Una
jattura per i mercanti di armi. E i bilanci crollarono a 1.000 miliardi
l'anno. Ma le leggi, si sa, sono soggette a interpretazione: e a furia di
forzature e pressioni, nella seconda metà degli anni 90 l'export armaiolo
è riuscito a risalire a 2.000 miliardi l'anno. Ancora troppo poco per chi
produce, se ora, cogliendo l'occasione della ratifica di un accordo quadro
europeo, si vogliono svellere definitivamente i paletti della 185. Così al
grido di «Fermiamo i mercanti di morte» un vasto schieramento di
associazioni si è costituito in cartello per lanciare una campagna in
difesa della legge che controlla l'export italiano di armi, insidiata dal
disegno di legge 1927, approvato a gennaio in commissione alla Camera «con
un blitz di poche sedute - denunciano i pacifisti - quando l'associazionismo
era tutto a Porto Alegre».
Ad appellarsi «alla coscienza di ciascun parlamentare affinché voti contro»
una riforma che permetterebbe «all'industria bellica di lucrare alti
profitti, pagati a prezzo della vita delle vittime delle guerre» sono in
tanti. Moltissime le associazioni (tra cui Acli, Pax Christi, Focsiv, Emmaus,
Agesci, Focolarini, Mir, Gruppo Abele, Chiama l'Africa, Istituti missionari
, Missione Oggi, Nigrizia, Mani Tese, Aon, Loc, Cnesc, Forum Terzo settore,
Amnesty International, Rete di Lilliput, Emergency, Medici senza frontiere,
Legambiente, Arci, Ics, Uds) e poi personalità fra cui i vescovi di
Porto-Santa Rufina Diego Bona e di Caserta Raffaele Nogaro.
L'accordo quadro è quello - firmato a Fanborough il 27 luglio 2000 da
Francia, Germania, Spagna, Svezia, Gran Bretagna, Irlanda del Nord e Italia
- per «facilitare la ristrutturazione e le attività dell'industria europea
per la difesa». Un accordo che già lascia insoddisfatti i promotori della
campagna. «Ma il nostro no si fa ancora più deciso verso la proposta,
contenuta nell'accordo di ratifica, di modificare la legge 185». Il ddl
1927 - relatori Selva (An) e Previti (Fi) - infatti va ben oltre le necessità
di ratifica introducendo un nuovo tipo di autorizzazione alle esportazioni
di armamenti, la cosiddetta autorizzazione globale di progetto:
scomparirebbero i riferimenti al numero di pezzi venduti, al valore, al
destinatario finale, alle intermediazioni finanziarie. Scomparirebbe quindi
il controllo politico sulle esportazioni e la relativa relazione annuale
che, a norma di legge 185, il governo è tenuto a presentare in Parlamento.
In pratica il rischio è
la liberalizzazione del commercio di armi, anche attraverso triangolazioni,
oggi vietate, per coprire i reali Paesi destinatari.
«Già col governo D'Alema sventammo un tentativo analogo - racconta
Nicoletta Dentico di Medici senza frontiere - ora si predica la lotta al
terrorismo, ma si vogliono allargare le maglie del commercio di armi». «Vogliono
mettere nero su bianco - rincara Francesco Terreri dell'Oscar,
l'Osservatorio sul commercio delle armi - le forzature che hanno già
permesso una parziale ripresa dell'export verso i Paesi poveri». Un
esempio? «Nel 2000 - spiega Terreri, presidente di Microfinanza - abbiamo
già venduto per 200 milioni di euro sistemi di controllo per il tiro dei
carri armati alla Siria. Il tutto in uno scacchiere bollente come quello
mediorientale. Ma questa, che denunciamo come una forzatura della 185, sarà
la norma se passa la riforma».
La campagna invita singoli e associazioni a «sommergere di lettere, fax ed
e-mail, anche attraverso il sito www.camera.it,
i parlamentari delle commissioni Difesa ed Esteri». La mobilitazione ha già
convinto il centrosinistra a chiedere il rinvio del dibattito in aula. Ora
toccherà alla maggioranza. «Il presidente della Camera Casini - dice don
Tonio Dell'Olio di Pax Christi - è disponibile a un ritorno del testo in
commissione, il presidente della commissione Difesa Ramponi di An, no». Il
prossimo appuntamento è il 14 aprile a Brescia, per protestare contro Exa,
fiera
dell'export bellico italiano.
Luca Liverani
IL COMMERCIO IN ITALIA
Se in Italia c'è un settore produttivo che prospera e sembra essere in un
vero stato di grazia è quello delle armi: secondo i dati del Banco di prova
nazionale, l'organismo che ha il compito di certificare tutta la produzione
armiera italiana, il bilancio gode di ottima salute e registra un costante
incremento nel confronto tra gli anni 2000 e 2001, incremento confermato
anche per i primi mesi del 2002. Le cifre parlano: l'anno scorso in Italia
sono state testate complessivamente 767.995 armi, con un aumento di 75.859
unità rispetto al 2000. E risulta che l'incremento investe ogni tipo di
arma, senza eccezione: la crescita maggiore si è avuta nella produzione di
pistole semiautomatiche, passate da 79.361 unità alle 112.655 del 2001.
Vanno forte anche i fucili a due canne sovrapposte, compresi quelli
semiautomatici, saliti dai 343mila del 2000 ai 379mila dell'anno successivo.
In particolare si confermano i secondi, l'arma di gran lunga più venduta in
Italia, con 268.028 unità testate dal Banco di prova nazionale (nel 2000
erano 249.188). Lo stesso discorso vale per le armi corte: i revolver a
retrocarica salgono da 15mila circa a 20mila e rotti, mentre i revolver ad
avancarica raggiungono le 55.422 unità. Lieve, infine, anche l'incremento
dei lanciarazzi. E le cifre relative ai primi due mesi del 2002 confermano
la tendenza.
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Invito del Cardinale Ruini
ITALY,
11 MAR 2002 (17:16)
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CARDINALE
RUINI INVITA A NON ATTENUARE CONTROLLI SU COMMERCIO DELLE ARMI,
SODDISFAZIONE MISSIONARI (BRIEF, CHURCH/RELIGIOUS AFFAIRS)
Preoccupazione per le prospettive di
modifica della legge sul commercio di armi è stata espressa questo
pomeriggio dal presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale
Camillo Ruini. Nella sua prolusione in apertura dei lavori del Consiglio
permanente della Cei, il porporato ha precisato come occorra “fare
attenzione a che la ratifica da parte del Parlamento italiano dell’accordo
quadro per la ristrutturazione dell’industria europea di difesa non
comporti l’attenuarsi dei controlli sul commercio delle armi”.
Soddisfatti per le parole del cardinale Ruini si sono immediatamente detti
Eugenio Melandri, responsabile di ‘Chiama l’Africa’, e padre Venanzio
Milani, a nome degli Istituti missionari italiani. Erano stati proprio
questi ultimi, al termine del Forum svoltosi ad Ariccia (Roma) dal 4 all’8
febbraio scorsi, a sollevare la questione, chiedendo nel documento finale
che “la normativa in discussione in Parlamento non stravolga i principi
ispiratori della legge 185/90 (divieto di esportare armi a nazioni in guerra
o che violano i diritti umani) e introduca invece misure di controllo sulla
destinazione finale di armi per evitare triangolazioni”. “Temiamo – ha
spiegato alla MISNA padre Milani – che la legge ponga l’aspetto
economico di questo particolare commercio al disopra dell’etica e della
stessa politica. Bisogna che ci si renda conto che favorire il commercio
delle armi significa anche favorire il terrorismo”. (PS)
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Cossiga scrive a Peacelink sulla legge 185/90
NON ADATTA AI DEBOLI DI STOMACO!!!
Lettera di Francesco Cossiga all'Associazione Peacelink
Senatore
Francesco Cossiga
Presidente emerito della Repubblica
Roma, 18 febbraio 2002
A: Dott. Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink
Taranto
Ho ricevuto la Sua richiesta di un mio concorso per bloccare il disegno di
legge 1927. Le scrivo con molta sincerita' che non intendo appoggiare questa
richiesta.
Sono da cinquant'anni in politica e posso testimoniare in coscienza che
l'indebitamento dei Paesi del Terzo Mondo e' avvenuto solo e soltanto
perche' i dittatorelli africani e asiatici, colpevoli dei massacri razziali
molto di piu' che non i governatori britannici e francesi, hanno usato i
prestiti o i donativi dei cosiddetti paesi ricchi per arricchirsi o per
comprare armi per lo sterminio di massa, e cosi' continuano a fare.
A cagione del peccato originale, le cui conseguenze sulla natura umana non
sono state cancellate dal sacrificio di Cristo, come sempre avremo i poveri,
sempre avremo le guerre e sempre avremo le armi, ne' d'altronde sembra che
Associazioni come PeaceLink, Pax Christi Italia, Lunaria, Rete Lilliput
siano tanto avversari della violenza... naturalmente contro il mondo dei
ricchi e cioe' i cartolai, i benzinai, i netturbini della Genova devastata
dai no-global, con
la benedizione delle porpore rosse.
Francesco Cossiga
un cristiano che crede che le nuove terre e i nuovi cieli saranno
realizzati dopo l'Apocalisse e che il Pacifismo e' stato sempre
unidirezionale e ha sempre in fondo benedetto le guerre!
Risposta dell'Associazione Peacelink
Egregio Senatore Cossiga,
innanzitutto la ringraziamo per aver risposto alla nostra sollecitazione
scritta, che ha cercato di sollevare la sua
attenzione sulla necessita' di fermare l'iter parlamentare del disegno di
legge n.1927 che faciliterebbe l'esportazione
di armi verso paesi repressivi, modificando la legge 185/90 che nel nostro
paese regola il commercio delle armi.
Ci siamo rivolti a lei anche in qualita' di ex-capo dello stato, facendo
appello alla sua grande cultura istituzionale, per
impedire che il commercio delle armi italiane venga sottratto al legittimo
controllo democratico esercitato fino ad oggi dal
Parlamento Italiano, cosi' come avverrebbe se dovessero essere approvate le
modifiche alla legge 185/90 che anche lei sara' chiamato a votare.
Nella sua lettera abbiamo apprezzato inoltre anche il richiamo ai valori
etici del cristianesimo, che sono uno dei punti di
riferimento su cui si basa - per molti di noi - l'impegno per essere degni
della beatitudine che Cristo ha riservato ai
costruttori di pace nel suo discorso della montagna.
Ci dispiace aver letto che, secondo lei, non sembra che associazioni come la
nostra "siano tanto avversarie della violenza", in quanto il
nostro impegno personale sin dal 1991 e' stato improntato ai principi della
nonviolenza, chiaramente enunciati dall'italiano Aldo Capitini, da Mohandas
Gandhi e dallo stesso Gesu' Cristo molti secoli prima di
loro. Il fatto che questo non sia cosi' evidente ci induce a riflettere sul
fatto che dovremmo studiare il modo di comunicare meglio le nostre finalita'
anche a persone che conoscono poco il nostro operato.
Detto questo vorremmo esprimere la nostra profonda divergenza dalle opinioni
riportate nella sua lettera di risposta, e lo facciamo scendendo nel merito
delle sue osservazioni.
1) Lei parla delle responsabilita' dei "dittatorelli africani e
asiatici" che hanno comprato "armi per lo sterminio di
massa".
Dal punto di vista etico noi riteniamo di dover fare un passo avanti
rispetto a quanto lei afferma, estendendo la responsabilita' morale dello
sterminio di massa non solo a chi lo compie materialmente, ma anche a chi
mette a disposizione gli strumenti e i mezzi affinche' questo sterminio sia
realizzato.
E' per questo che siamo contrari alle modifiche della legge 185/90 che
renderebbero molto piu' semplice il commercio delle armi verso gli stati
governati dai "dittatorelli africani e asiatici" che lei
giustamente condanna per le loro azioni di sterminio. Ci piacerebbe inoltre
approfittare della sua voce autorevole e della sua conoscenza in materia per
denunciare congiuntamente gli stermini di massa da lei citati, facendo i
nomi e i cognomi di tutti governanti che si sono resi responsabili di tali
crimini e che lei - tramite le alte cariche istituzionali e politiche da lei
ricoperte - avra' avuto modo di conoscere meglio di noi.
2) Lei sostiene che "a cagione del peccato originale (...) sempre
avremo i poveri, sempre avremo le guerre, sempre avremo le armi".
Siamo stupiti che una simile affermazione provenga da un uomo con una
cultura religiosa, cristiana e cattolica profonda come la sua, dal momento
che gli stessi documenti del Concilio Vaticano II esortano tutti i credenti
a non arrendersi di fronte all'eterno ripetersi della guerra cosi' come non
ci si arrende davanti al continuo ripetersi del peccato nel mondo e nella
nostra vita.
Citando testualmente i documenti conciliari, le ricordiamo che nella
Costituzione Pastorale Gaudium et Spes (datata 7 settembre 1965) e' scritto
a chiare lettere che "gli uomini, in quanto peccatori, sono e saranno
sempre sotto la minaccia della guerra fino alla venuta di Cristo; ma in
quanto riescono, uniti nell'amore, a vincere il peccato essi vincono anche
la violenza, fino alla realizzazione di quella parola divina: 'Con le loro
spade costruiranno aratri e falci con le loro lance; nessun popolo prendera'
piu' le armi contro un altro popolo, ne' si eserciteranno piu' per la
guerra' (Isaia, 2,4)".
3) Lei afferma che "il pacifismo e' stato sempre unidirezionale e ha
sempre in fondo benedetto le guerre".
Ci piacerebbe incontrarci personalmente con lei per confrontare le nostre
opinioni rispetto a questa dichiarazione, anche per discutere con lei di
tutte le "direzioni" percorse dal pacifismo italiano e mondiale,
che nel corso degli anni ha sicuramente rischiato strumentalizzazioni
politiche di parte, ma nonostante questo rischio ha saputo muovere delle
critiche ferme a governi di qualsiasi colore, senza sconti per nessuno.
Confidiamo nella sua disponibilita' al dialogo per ottenere una risposta
alle nostre obiezioni, e in attesa di un suo riscontro le auguriamo
cordialmente buon lavoro.
Alessandro Marescotti
Carlo Gubitosa
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Campagna 185/90: ma i DS che fanno?
da www.vita.it
Campagna 185/90: ma i Ds che fanno?
di Gabriella Meroni (g.meroni@vita.it)
14/03/2002
Avevano promesso che il ddl 1927 non sarebbe andato in aula. invece è in
calendario per il 25. Una lettera di don Tonio Dell'Olio (Pax Christi)
A nome delle realtà che compongono il coordinamento della Campagna
"Fermiamo i mercanti di morte In difesa della 185", voglio
rappresentarvi la sorpresa circa la notizia dell'iscrizione all'Ordine del
Giorno della Camera dei Deputati della ratifica del disegno di legge 1927
come da comunicazione ufficiale che inserisco in calce per maggiore
chiarezza.
Nel corso della scorsa settimana vi avevamo incontrato per presentare la
nostra posizione sull'accordo di Farnborough e sulle modifiche alla legge
185/90. In quegli incontri avevamo recepito le vostre assicurazioni circa la
non iscrizione della ratifica nel calendario dei lavori in aula del mese di
marzo, sulla possibilità di richiederne il riesame nelle Commissioni
congiunte e nella presentazione di emendamenti concordati tra le forze
politiche di opposizione. A questo si aggiungeva la convocazione di un
tavolo tecnico cui avremmo partecipato anche come realtà del cartello per
esaminare le vostre proposte emendative.
Nell'incontro avuto ieri mattina con il Ministro Giovanardi, ci è stato
riferito che nell'inserimento della discussione della ratifica nel giorno 25
marzo è stato recepito l'orientamento espresso in sede di Commissione che
vedeva il ddl 1927 licenziato con il voto unanime dei suoi componenti.
Consentiteci alcune domande che a questo punto ci paiono legittime e
opportune:
Chi e perché ha ritenuto di dover "modificare" il calendario dei
lavori di marzo per inserire, tra gli altri punti, la ratifica dell'accordo
di Farnborough?
Cosa è avvenuto realmente nella seduta dei presidenti di gruppo del 12
marzo?
Qual è stata nell'occasione la posizione dei vostri rispettivi gruppi?
Non vi è dubbio che da parte nostra si avrà cura di seguire con estrema
attenzione l'andamento del dibattito in aula. Ma possiamo conoscere
preventivamente quali saranno le posizioni dei vostri gruppi?
Possiamo ancora contare sulla possibilità di riunire un tavolo tecnico
comune in cui esaminare e discutere i vostri emendamenti?
Nel ringraziarvi per l'attenzione che porrete alle nostre domande
consentitemi di chiedere una risposta sollecita alla luce dei tempi
ristretti. Secondo lo stile che ci contraddistingue terremo informati i
gruppi locali e le associazioni nazionali delle vostre decisioni e degli
eventuali silenzi.
Cordiali saluti.
Sac. Tonio Dell'Olio
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Il 25 marzo si discute il ddl 1927
Speravo potesse trattarsi di una bufala e invece è vero. Il 25 marzo
prossimo si discute il disegno di legge che modifica la legge che controlla
il mercato delle armi italiane.
Nel calendario dei lavori della Camera si legge:
================================
Comunicazione del Presidente della Camera all'Assemblea (seduta di martedì
12 marzo 2002)
Modifica del calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di marzo 2002
Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei
presidenti di gruppo, il calendario dei lavori dell'Assemblea è stato così
modificato:
Lunedì 25 marzo (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione
notturna)
Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
disegno di legge n. 1579 - Ratifica ed esecuzione del trattato di Nizza;
disegno di legge n. 1927 - Ratifica ed esecuzione dell'accordo di
Farnborough sull'industria europea per la difesa;
proposte di legge n. 47 e abbinate - Norme in materia di procreazione
medicalmente assistita
============================================================
Ho appena sentito la segreteria dell'On. Violante dal quale avevamo ricevuto
ampie assicurazioni che il provvedimento non sarebbe stato discusso per
tutto il mese di marzo e che, al contrario, si sarebbe fatto in modo di
riportarlo in Commissione per il riesame. Mi dicono che non c'è stata una
vera e propria discussione ma che il Presidente (Casini) ha interpretato
l'orientamento della maggioranza dei gruppi parlamentari.
In ogni caso, anche questo punto sarà discusso con il ministro Giovanardi
(rapporto con il parlamento) questa mattina (ore 12,30).
Shalom, tonio
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Risposta di un parlamentare
Ci siamo attivati per fermare i mercanti di morte anche in un piccolo
angolo della provincia di Cuneo: Saluzzo e dintorni.
19 gruppi hanno firmato un appello pubblicato sui giornali locali come
lettera aperta ai parlamentari.
Ecco la risposta di un parlamentare eletto alla Camera nel nostro collegio:
Guido Rossi.
Caro Paseri, ho ricevuto le diverse lettere sia elettroniche che
tradizionali sull'argomento in questione. Questo impegno e questa
mobilitazione,vi fanno onore, in quanto dimostrano le vostra convinzione e
non possono che suscitare rispetto. Non sono un esperto del settore, ma dopo
essermi informato con i miei collaboratori del gruppo parlamentare Lega Nord
ho un quadro abbastanza chiaro della situazione. Il consenso sul
provvedimento sarà probabilmente molto ampio, in quanto l'accordo è stato
firmato dal governo dell'Ulivo e in Commissione importanti suoi esponenti
come l'On. Mattarella e l'On. Minniti si sono già espressi a favore. Come
ben sapete é la ratifica di un accordo che potrà dare nuovo impulso
all'industria nazionale del settore in un quadro di cooperazione europea (si
ricorda le durissime polemiche di antieuropeismo rovesciate sull'attuale
governo da parte dell'Ulivo per la questione dell'aereo militare
A400m?.. Mi pare però che l'esportazione di armamenti non sarà concessa
verso quei paesi sottoposti ad embargo totale o parziale da parte dell'ONU o
UE e verso quei paesi che si sono resi colpevoli di gravi violazioni dei
diritti umani.
Con stima
Guido Rossi
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Mozione del comune di Brescia
Care e cari, questa mozione presentata al
comune di Brescia (non so se approvata) mi sembra interessantissima;
potremmo proporla al comune di Bologna, accompagnata dalle iniziative
sulla settimana antiliberista
ciao a tutte/i
carmelo
Mozione
A difesa della Legge 185/90 sul controllo della vendita delle armi
Il Consiglio Comunale di Brescia
Premesso che:
- il Parlamento italiano si appresta a
discutere un disegno di legge
d’iniziativa governativa (Atto Camera 1927) in materia di industria della
difesa;
- il progetto prevede la ratifica
dell’accordo quadro sottoscritto
dall’Italia e da altri cinque Paesi europei il 27 luglio 2000 per
“facilitare la ristrutturazione e le attività dell’industria europea
per la
difesa” ed è stato già licenziato dalle competenti Commissioni della
Camera
dei Deputati in data 30 gennaio 2002;
- tale accordo imporrebbe il
“tempestivo adeguamento della nostra
normativa” e, infatti, 12 dei 14 articoli che compongono il testo proposto
sono volti a modificare la legge n.185 del 1990 che disciplina attualmente
l’import-export di armi del nostro Paese;
- la nota più rilevante è costituita
dall’introduzione di un nuovo
tipo di autorizzazione per il commercio delle armi, la “licenza globale di
progetto”, riferita ai programmi inter governativi o industriali congiunti
ai quali le imprese partecipano e ai quali non si applicheranno più le
norme sulle trattative contrattuali, rendendo meno trasparenti e
controllabili tutte le operazioni.
Considerato che:
- le norme sulle attività bancarie relative a questo nuovo tipo
di
“licenza globale” verranno modificate, non essendo più notificate al
Ministero del Tesoro e da questo autorizzate, e non comparendo più nello
specifico capitolo dell’annuale Relazione al Parlamento;
- la legge 185/90 faceva tesoro delle indagini della
magistratura e
poneva rigorosi controlli sull’utente finale del sistema d’armi
venduto,
evitando le “triangolazione” che avevano reso tristemente noto nel
mondo
il “made in Italy” bellico prima del 1990;
- in nome della “razionalizzazione “, della “competitività”
e della
“identità europea” verrà stravolta una legge ritenuta da tutti
“severa e
rigida” e che ha fatto del nostro Paese uno dei più avanzati al mondo per
aver provveduto a regolare il commercio delle armi nel rispetto dei diritti
umani, della promozione della pace e della trasparenza (ricordiamo che
quella legge fu ottenuta grazie all’impegno tenace della Campagna
“Contro i
mercanti di morte” promossa dal ACLI, Mani Tese, Missioni Oggi, MLAL, Pax
Christi);
- anche il riferimento al “Codice di
condotta dell’Unione Europea per
le esportazioni di armi” (che non è assolutamente vincolante)
costringerebbe l’Italia a rinunciare alla propria normativa nazionale che
in questo verrebbe peggiorata;
Il Consiglio Comunale
- valutando paradossale che mentre da un lato si vuole
combattere una
guerra totale contro il terrorismo, dall’altro si allarghino le maglie del
controllo della vendita di armi con tutti i rischi che ne conseguono;
- chiede ai membri del parlamento di votare contro questo
disegno di
legge che costituisce un grave passo indietro per la pace e la
giustizia;
- invita i parlamentari eletti nei collegi del Comune di Brescia
ad
attivarsi affinché l’Italia si faccia promotrice, a livello
internazionale,
di un’iniziativa volta a una maggiore severità nel controllo del
commercio
di armi, incluse le armi leggere, e ad un maggiore impegno nella
prevenzione dei conflitti.
Brescia, li - - -
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Legge 185: risoluzione al Consiglio Regionale dell'Emilia Romagna
In allegato vi trasmetto copia della risoluzione da me presentata al
Consiglio Regionale dell'Emilia-Romagna per la difesa della legge 185.
Ho inoltre chiesto che tale risoluzione venga discussa la prossimo Consiglio
regionale previsto per il 26 e 27 marzo.
Grato per l'attenzione porgo i più cordiali saluti
Ugo Mazza
Consigliere DS, regione Emilia-Romagna
Al Presidente del Consiglio Regionale
Sede
RISOLUZIONE
IL CONSIGLIO REGIONALE DELL'EMILIA-ROMAGNA
Considerato che
- la legge 185/90 oggi in vigore pone il nostro Paese all'avanguardia nel
controllo del commercio internazionale delle armi;
- tale legge ha permesso e permette trasparenza verso il Parlamento e
l'opinione pubblica del Paese grazie all'obbligo di certificazioni per ogni
pezzo esportato e per tutte le fasi necessarie alla sua produzione e
commercializzazione, oltre che per i severi divieti, come l'obbligo della
certificazione dell'uso finale delle armi, di esportazione presso Paesi in
conflitto o che violano, in qualsiasi forma e maniera, i diritti umani;
considerato che
- il DDL 1927 presentato dall'attuale Governo a modifica della legge
n.185/90 utilizza la necessaria ratifica di un accordo europeo in tema di
difesa per introdurre subdole correzioni, come la "certificazione di
progetto", che di fatto producono una riduzione fino all'annullamento
dei controlli e delle autorizzazioni oggi previste, sottraendo così il
reale
commercio delle armi dal controllo democratico del Parlamento e
dell'opinione pubblica;
- il DDL 1927, inoltre, prevede divieti molto meno rigidi all'esportazione
di armi a Paesi che violano diritti umani;
il Consiglio Regionale
convinto che
- il commercio internazionale delle armi è una delle cause dell'alimentarsi
e acuirsi di conflitti in varie aree del mondo, specie in Paesi con economie
deboli e con alto livello di povertà, sottraendo gran parte delle risorse
pubbliche altrimenti utilizzabili;
- il commercio delle armi prodotte in Italia deve sottostare ai principi
democratici di trasparenza sanciti dalla nostra Costituzione e che la
proliferazione delle armi rappresenta un serio pericolo per la sicurezza
internazionale, già messa a dura prova dopo i fatti dell'11 settembre,
oltre che un attacco al difficile processo di costruzione della pace;
esprime
- un forte dissenso verso le norme contenute nel DDL 1927 e la conseguente
abrogazione della legge 185/90 che ha decisamente contribuito ad ostacolare
la drammatica proliferazione del commercio delle armi nel mondo;
- l'auspicio che l'iniziativa di tante associazioni, che sostennero a suo
tempo tale legge e che hanno potuto constatare la sua validità, come quella
di larghi settori dell'opinione pubblica contro l'abolizione dei
controlli fino a oggi esercitati, porti alla modifica del voto favorevole
espresso in Commissione Esteri e Difesa della Camera per il ripristino dei
principi e dei controlli previsti dalla 185/90 o a un voto contrario nelle
aule parlamentari;
chiede al Presidente della Regione Emilia-Romagna
di adoperasi in ogni sede di confronto con il Governo e il Parlamento per il
mantenimento in vigore della legge 185/90 e comunque per la riconferma in
una nuova eventuale legge dei principi fondamentali e dei meccanismi di
controllo obbligatorio e delle procedure di trasparenza contenuti nella
legge 185/90;
chiede al Presidente del Consiglio Regionale
di rendere nota al Governo e al Parlamento Italiano, come a tutti i gruppi
parlamentari, questa presa di posizione del Consiglio Regionale a tutela
della legge 185/90 e dei suoi principi di fondo.
Ugo Mazza
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Interrogazione del Sen. Fabris
INTERROGAZIONE URGENTE A RISPOSTA ORALE IN COMMISSIONE RIVOLTA AL
PRESIDENTE
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI DA PARTE DEL SEN. FABRIS
Premesso:
· che la legge 185/90 regolamenta il commercio internazionale di armi ed in
materia costituisce uno degli esempi di attività normativa più
all'avanguardia a livello internazionale;
· che in questi giorni è all'esame della Camera dei Deputati il disegno di
legge n. 1927 volto a recepire un accordo sottoscritto in sede di Unione
Europea destinato ad apportare notevoli modifiche all'attuale normativa;
considerato:
· che tali modifiche alla l. 185/90 ridurranno drasticamente gli attuali
controlli sulla destinazione delle armi esportate e sulle fonti di
finanziamento per la loro commercializzazione e produzione;
· che tutto ciò risulta in assoluta contraddizione con la necessità di
contrastare più efficacemente il terrorismo internazionale e di contribuire
ad un maggior investimento per le politiche di cooperazione allo sviluppo;
si chiede:
· cosa intenda fare il Governo per garantire il rispetto dei principi
stabiliti in materia dalla normativa vigente, con particolare riferimento ai
suoi contenuti più avanzati e civili;
· per impedire che l'Italia torni ad essere crocevia di traffici illeciti
di armi, con grave pregiudizio per gli sforzi compiuti nella lotta al
terrorismo internazionale e con gravi rischi per la nostra sicurezza.
Sen. Mauro FABRIS
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15/03/2002: Aggiornamenti e valutazioni
Ciao a tutte/i.
Al momento presente non è giunta alcuna reazione/risposta da parte dei
parlamentari alla lettera che ho inviato a nome della Campagna. Temo anch'io
che le pressioni della lobby armiera, che ha argomenti ben più persuasivi
dei nostri, sia riuscita a frenare la nostra azione. Forse nessuno di noi ha
un'idea precisa dell'enorme giro di affari valutabili con tanti ZERO in EURO
che si nasconde dietro l'Accordo in questione!!! Al dibattito radiofonico di
ieri a GR Parlamento cui abbiamo partecipato anche io e Riccardo Bonacina
oltre che Alessandro Marescotti, la falsa ingenuità dell'On. Ramponi (AN -
presidente della Commissione Difesa della Camera) lo ha portato ad affermare
che non riesce ancora a capire CHI potrebbe avere interesse a far prendere
alle armi strade pericolose facendole giungere anche nelle mani dei governi
degli "stati canaglia" e dei terroristi! A nulla sono valse le mie
reazioni perchè tecnicamente eravamo al telefono e quando non si era
coinvolti direttamente nel dibattito (nel senso che i conduttori non avevano
dato la parola) l'audio era staccato o il volume totalmente abbassato. Per
questa ragione ho avuto la possibilità di fare un unico intervento per
spiegare cosa è l'Autorizzazione Globale di Progetto e controbattere al
sen. Filippo Berselli (AN - sottosegretario al Min. della Difesa e relatore
per il Governo del ddl 1927 in Commissione) che diceva che il ddl 1927 si
limita a
rendere più agevole il trasferimento di armi tra i 6 paesi firmatari
liberandolo da "inutili passaggi burocratici".
In estrema sintesi, e per quel che può valere la mia personale opinione,
stanno tentando di prenderci in giro!!! Rispetto all'approvazione del ddl la
maggioranza è forte e compatta e buona parte dell'opposizione cerca di
mantenere un ipocrita filo di discussione con noi mentre nelle stanze che
contano difende le ragioni delle industrie armiere. D'altra parte non è un
mistero per nessuno che i consigli di amministrazione delle industrie
belliche negli anni dei governi di centro sinistra siano stati occupati
(lottizzati) dai partiti di "governo". Pragmaticamente questo
conta e paga infinitamente di più che le nostre lotte sui principi, sui
richiami ai valori, sui diritti umani etc. etc.
Per quanto mi riguarda penso davvero che se non lanciamo segnali
significativi per dire che siamo in tanti e che elettoralmente questa scelta
può avere costi molto alti non sortiremo alcun risultato. Ho sentito
telefonicamente anche VALERIO Magnani e abbiamo concordato che, alla luce
degli ultimi avvenimenti (discussione in aula il 25 marzo p.v.) prepara un
testo di lettera da far inviare al maggior numero possibile di parlamentari.
Continuo a ritenere che sia questa ancora l'azione più efficace accanto a
quelle pubbliche che metteremo necessariamente in atto il giorno 25!
Per quanto riguarda gli emendamenti, Chiara Bonaiuti mi riferisce che ancora
continua a ricevere pressioni da parte di parlamentari che vorrebbero
presentarne e che chiedono a lei di redigerli. Questo è un segnale
preoccupante che mette in evidenza quanto non siano ancora riusciti ad
organizzarsi per mettere in comune gli sforzi e predisporre un'unica linea
emendativa che sarebbe destinata ad ottenere sicuramente maggiore
successo!!! Chiara mi riferisce che la linea che sta portando avanti è
quella scelta dal coordinamento: valutare gli emendamenti scritti dai
deputati piuttosto che scriverli noi/lei al posto loro! D'altra parte
conoscono ormai strabene i nostri "Punti irrinunciabili". Li
abbiamo distribuiti a Verdi, Rifondazione, Comuinisti Italiani, DS, Ministro
Giovanardi, stampa... Che facciano gli emendamenti tenendo conto di quei
punti e poi andiamo al tavolo tecnico!!! Lasciate però che io mi preoccupi
per il fatto che non hanno ancora risposto alla mia lettera nella quale, tra
le altre cose, chiedevo proprio se bisognava ancora considerare valida tale
intesa.
Per questo motivo chiederei ad Alessandro Marescotti (Chiara glielo ha già
riferito) di pazientare. Le sue proposte rischiano di essere parziali e
incomplete mentre noi puntiamo su un pacchetto di emendamenti più ampio e
preciso nel quale sicuramente devono essere comprese anche le sue proposte.
Quando, il giorno 20 ci vedremo alle 14.00 a ROMA (aspettiamo la
convocazione precisa da Valerio) ne parleremo più esaurientemente.
In vista del 25 chiedo a tutti di dar fondo alla propria capacità creativa
per cercare di inventarsi qualcosa che "costringa" i mezzi di
informazione a parlare di questo tema e i politici a farsi un serio esame di
coscienza per resistere alle "sirene" della lobby
industral-militare.
Shalom, tonio
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Legge 185: La Stampa
La stampa 22/3/2002 Sezione: Novara
Parlamentari, non votate la legge
Di ritorno dalla Via Crucis davanti alla base militare di Aviano, santuario
di morte dei nostri giorni, non posso trattenere la forte indignazione
davanti alla crescente strategia di guerra, in atto anche in Italia. Mi
rivolgo al Segretario nazionale della Difesa e direttore nazionale degli
armamenti, Ammiraglio Giampaolo Di Paola, che ho incontrato a Baveno a
ottobre (aveva ricevuto il sottoscritto e altri amici di diverse
associazioni durante un incontro Europeo sugli Armamenti) e mi appello ai
parlamentari locali, eletti in questo territorio. Basta con scelte di
guerra! Basta con strategie di morte! Basta con folli spese per armamenti!
Basta con una cultura di guerra che si camuffa sotto un´apparente
costruzione della pace. Lunedì andrà in aula parlamentare il ddl 1927. Se
verrà approvato allargherà le maglie dell´export di armi, cancellando di
fatto ciò che la legge attuale, la 185 del `90, aveva ottenuto, grazie
anche alla fatiche di molte associazioni e persone che hanno dato tutto per
la pace, come don Tonino Bello. Evidenzierà che si crede nella follia della
corsa agli armamenti, non nella pace, a meno che non si rispolveri il
vecchio e diabolico detto latino «se vuoi la pace prepara la guerra».
Rivaluterà anche il vecchio film di Alberto Sordi «Finchè c´è guerra c´è
speranza» oggi di grande attualità, in un tempo in cui ritornano i
mercanti di morte. E non si dica che tutto questo è per combattere il
terrorismo. A cosa serve la nuova portaerei italiana in costruzione, che
verrà costare 4000 miliardi delle vecchie lire? Serve a combattere davvero
il terrorismo, o non piuttosto a realizzare grandi affari, come il nuovo
caccia interforze americano e britannico, noto come Jsf o F35, che, richiede
all´Italia l´impegno a reperire una somma di circa un miliardo di dollari
per avere una quota del 4% nel programma? Vendere armi a molti paesi del Sud
del mondo non è certo il modo migliore per aiutarli a casa loro? O mi
sbaglio? «La corsa agli armamenti, anche quando è dettata da una
preoccupazione di legittima difesa... costituisce in realtà un furto,
un'aggressione verso quelli che ne sono vittime. Aggressione che si fa
crimine: gli armamenti, anche se non messi in opera, con il loro alto costo
uccidono i poveri, facendoli morire di fame». Sono affermazioni non di un
esaltato antimilitarista, ma della Santa Sede, nel lontano 3 giugno 1976.
Dobbiamo avere il coraggio - lo chiedo in particolare ai parlamentari per la
votazione di lunedì - di dire senza mezzi termini pane al pane, furto al
furto e crimine al crimine.
Don Renato Sacco, parroco di Cesara e consigliere nazionale di Pax Christi
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Facciamo quadrato attorno alla 185
Care e cari vi segnalo:
FACCIAMO QUADRATO ATTORNO ALLA 185
di ATTAC Roma
Nonostante le rassicurazioni dei parlamentari
incontrati dal coordinamento nazionale della campagna, i tempi per la
discussione degli emendamenti al PDL 1927 e per la sensibilizzazione delle
forze politiche e dell'opinione pubblica si arrestano al 25 Marzo, giorno
in cui è stata fissata la discussione in aula del disegno di legge in
questione. L'accelerazione dell'iter parlamentare con la modifica del
calendario dei lavori in aula decisa dal Presidente della Camera senza
alcuna rilevante obiezione da parte dei capigruppo lascia presumere che le
pressioni della lobby armiera siano riuscite a frenare l'azione portata
avanti, dal giorno dell'approvazione del DDL 1927 da parte delle
Commissioni congiunte Esteri e Difesa (il 22 gennaio scorso), dal
vastissimo cartello di associazioni riunitesi nella campagna a difesa
della legge 185/90.
Lunedi' 25 Marzo, in concomitanza con l'inizio della discussione in
parlamento del DDL 1927, sono state indette alcune iniziative di
mobilitazione nazionale della campagna: una conferenza stampa alle 12.00
nella sala stampa della Camera (dal sito della camera www.camera.it
è possibile seguire in diretta la discussione del ddl 1927), e un sit-in
dalle 14.00 di fronte a Montecitorio (verranno consegnati ai parlamentari
che si avviano a votare dei mitra di cartone).
Un po' di storia dei passi avanti fatti dalla campagna:
la conferenza stampa del 28 Febbraio tenutasi presso la sala stampa
estera per dare notizia di quanto avvenuto nelle sedi istituzionali, del
peso e del contenuto dell'accordo di Farborough e delle sorti della 185,
alcuni significativi spazi conquistati sugli organi di informazione
(radio, quotidiani, fino alla trasmissione speciale de La7 in prima serata
sull'argomento), ci sono stati incontri formali con praticamente tutti i
gruppi parlamentari della sinistra, a cominciare dai Ds che hanno
modificato la loro " entusiastica " posizione iniziale rispetto
al disegno di legge dimostrandosi disposti ad accogliere le richieste
della campagna ed a tradurle negli emendamenti che verranno proposti alla
camera e con i quali si è aperto un tavolo di confronto sugli emendamenti
stessi, cosi' come è avvenuto con l'on Elettra Dejana di Rifondazione
Comunista che ha confermato inoltre il voto contrario in aula alla
ratifica dell'accordo dii Farborough (medesima posizione é stata espressa
dai Verdi e dai Comunisti Italiani). Sono stati promossi incontri con una
delegazione della Margherita, con il Ministro per i rapporti con il
parlamento Giovanardi, e la stessa Forza Italia ha fatto sapere ad Amnesty
che pur essendo per la ratifica del trattato non intenderebbe modificare
la 185. A tutti gli esponenti politici è stato chiesto di raggiungere un
accordo unitario sugli emendamenti, e di ritardare il più possibile la
discussione del disegno di legge in parlamento. La calendarizzazione al 25
Marzo del PDL 1927 e la promessa non mantenuta di un tavolo tecnico
composto da una delegazione di deputati e da una rappresentanza della
società civile per la discussione degli emendamenti preparati hanno reso
evidente il peso che le ragioni della lobby industrial-armiera hanno sia
nella maggioranza che in buona parte dell'opposizione.
Negli ultimi giorni, poi, una accelerazione:Giovedi 21 marzo i promotori
sono stati convocati "d'urgenza" dal Gruppo della Margherita (Castagnetti,
Mattarella e altri parlamentari). Hanno mostrato un atteggiamento di
apertura alle nostre richieste dicendo di volere procedere in aula in
comune accordo come Ulivo insieme con i DS. Presenteranno ulteriori
emendamenti , alcuni dei quali scritti sulla base di quelle "linee
guida o punti irrinunciabili" che abbiamo inviato a tutti i gruppi
parlamentari e che sono presenti nella "Petizione" da inviare ai
parlamentari.
Se il centro-destra decide di far passare il DdL senza emendamenti
dimostra chiaramente una esplicita volontà di spalancare la strada non
solo alla "lobby delle armi" ma di sbarrare le porte ad ogni
forma di trasparenza che noi chiediamo.
E' attivo sul sito di ATTAC - http://www.attac.it
(in collaborazione con la Rete Lilliput - www.retelilliput.org)
un meccanismo di invio automatico di messaggi ai parlamentari del proprio
collegio ed agli eletti nel proporzionale della propria circoscrizione
molto semplice, che non richiede la ricerca in sterminati elenchi di
indirizzi. Sul sito è anche disponibile il materiale di
controinformazione per la mobilitazione nazionale.
Siete tutti invitati a promuovere questa iniziativa attraverso i vostri
gruppi e le vostre liste e ad attivare, se possibile, un link dai vostri
siti.
Ci è stata confermata dall'on. E.Dejana (Rif. Comunista, membro della
Commissione Difesa della Camera) l'efficacia di questo strumento di
pressione, che in occasione della prima fase della campagna ha permesso a
molti parlamentari di venire a conoscenza della repentina approvazione del
disegno di legge 1927 e ai membri delle Commissioni Esteri e Difesa di
trovare la spiacevole sorpresa della casella di posta intasata ! Teniamo
presente che anche una rilevante fetta della destra non è insensibile
alle sollicitazioni di un appello firmato tra gli altri dalle Acli, da
alcuni vescovi, e da tutto il mondo dell'associazionismo cattolico
pacifista.
Un abbraccio a tutti, Luca
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Mobilitazione e inizio della discussione in aula
Alcune agenzie tra ieri ed oggi hanno ripreso e rilanciato su conferenza
stampa tenuta ieri a Montecitorio, mobilitazione e inizio della discussione
in aula:
ARMI: ASSOCIAZIONI PACIFISTE, NON STRAVOLGERE LEGGE SU COMMERCIO
(ASCA) - Roma, 25 mar - Un appello a non stravolgere la legge 185 che regola
il commercio delle armi e' stato
lanciato oggi da sessanta associazioni pacifiste, tra cui Amnesty
International, Acli, Medici senza frontiere, Pax
Christi. Le associazioni, che hanno organizzato una conferenza stampa,
chiedono ai parlamentari di fare in modo
che il ddl di ratifica del trattato siglato a Farnborough a luglio del 2000
tra sei Paesi (Francia, Germania, Italia,
Spagna, Svezia e Irlanda del Nord) sull'industria europea per la difesa, che
domani verrà votato alla Camera, non
contribuisca a facilitare la circolazione di armi. L'attuale legge 185,
invece, pone paletti molto stretti al commercio
di armi.
L'obiettivo, ha spiegato Tonio Dell'Olio di Pax Christi, è di
impedire che le armi vengano vendute ai paesi che non
rispettano i diritti umani, o che sono impegnati in conflitti, oppure che
hanno una spesa militare superiore alla spesa sociale. ''Chiediamo quindi -
ha aggiunto - che la legge 185 non sia modificata attraverso l'accordo''.
Marco Minniti, dei Ds, intervenuto alla conferenza stampa, ha
detto che ''c'è il sì al trattato, ma il sì al disegno di legge di
ratifica è legati agli emendamenti che saranno eventualmente accettati''.
Analoga la posizione della Margherita, mentre i verdi hanno dichiarato che
il loro voto potra' essere ''al massimo di astensione, oppure contro se il
testo non verrà modificato''.
lsa/mcc/rs
25 MAR 02 17,55
CAMERA: RATIFICHE; PREVITI, DISPONIBILE AD 'OSSERVAZIONI'
(ANSA) - ROMA, 25 MAR - La maggioranza e' disponibile ''ad
ascoltare eventuali osservazioni per arrivare all'approvazione di una legge
condivisa nei termini più ampi possibili'': è stato il relatore Cesare
Previti (FI), nel suo intervento in aula alla Camera, ad aprire uno
spiraglio rispetto alle critiche che sono state rivolte (anche fuori dal
Parlamento) ad un aspetto della ratifica del trattato di Farnborough tra sei
paesi europei (Francia, Germania, Italia, Spagna, Svezia, Gran Bretagna)
sull'industria europea della difesa. Associazioni pacifiste ed esponenti
dell'opposizione hanno chiesto che la ratifica non incida, allargandole, le
maglie sul commercio delle armi, regolate dalla legge 185 del 1990.
Previti ha spiegato che ''la normativa che accompagna
l'atto di ratifica interviene per rendere compatibili le norme della 185 con
il trattato. L'effetto innovativo non riguarda minimamente gli aspetti di
base e i criteri informatori'' della
185 per quanto riguarda la produzione e la destinazione nel settore
dell'armamento, quanto i percorsi burocratici e di
trasparenza''. Eventuali emendamenti, ha ribadito l'esponente di Forza
Italia, potranno chiarire meglio questi punti.
Il seguito dell'esame in assemblea della ratifica (che dovrà
passare al Senato), compresa la votazione di eventuali
emendamenti, e' slittata a domani. (ANSA).
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Fiori o fucili?
ITALY, 26 MAR 2002 (0:42)
------------------------------------------------------------------------
FIORI O FUCILI?, MANIFESTAZIONE DAVANTI A CAMERA DEPUTATI IN DIFESA DI LEGGE
SU COMMERCIO ARMI misna.org
Questa mattina alle 9:00 la Campagna Fermiamo i mercanti di morte! attenderà
a Roma, in piazza Montecitorio, i parlamentari chiamati oggi a votare il
disegno di legge 1927 sul commercio delle armi per consegnare loro un
appello in difesa della normativa attualmente in vigore, la legge 185/90.
Si intende in tal modo tentare di scongiurare in extremis l'approvazione di
un provvedimento che stravolgerebbe il quadro giuridico del settore,
favorendone una sostanziale deregulation. Il disegno di legge 1927, infatti,
sottrae praticamente al Parlamento e all'opinione pubblica la possibilità
di verificare la destinazione delle esportazioni di materiale bellico, di
cui fin qui è stata proibita la vendita a Paesi coinvolti in guerre e
violazioni dei diritti umani. Fiore o fucile?, verrà chiesto ad ogni
deputato che transiterà davanti a uno dei sostenitori della campagna, che
imbraccerà
simbolicamente un fiore e un fucile di carta. (PS)
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Resoconto stenografico
Allego il resoconto stenografico della discussione di ieri alla Camera...
dove vi segnalo l'intervento (che mi sembra di apertura) di Previti (molto
meno quello di Selva) e della Cima (ottimo)
Ciao. Giorgio
------------------
Giorgio Beretta
MISSIONE OGGI
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Camera dei Deputati
25 marzo 2002
Dibattito in Aula
Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'accordo quadro
tra la Repubblica francese, la Repubblica federale di Germania, la
Repubblica italiana, il Regno di Spagna, il Regno di Svezia e il Regno Unito
della Gran Bretagna e dell'Irlanda del Nord relativo alle misure per
facilitare la ristrutturazione e le attività dell'industria europea per la
difesa, con allegato, fatto a Farnborough il 27 luglio 2000, nonché
modifiche alla legge 9 luglio 1990, n. 185 (1927) (ore 17,15).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge:
Ratifica ed esecuzione dell'accordo quadro tra la Repubblica francese, la
Repubblica federale di Germania, la Repubblica italiana, il Regno di Spagna,
il Regno di Svezia e il Regno Unito della Gran Bretagna e dell'Irlanda del
Nord relativo alle misure per facilitare la ristrutturazione e le attività
dell'industria europea per la difesa con allegato, fatto a Farnborough il 27
luglio 2000, nonché modifiche alla legge 9 luglio 1990, n. 185.
La ripartizione dei tempi riservati alla discussione sulle linee generali è
pubblicata in calce al vigente calendario dei lavori (vedi resoconto
stenografico della seduta del 12 marzo 2002).
(Discussione sulle linee generali - A.C. 1927)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Informo che il presidente del gruppo parlamentare Democratici di sinistra ne
ha chiesto l'ampliamento senza limitazione nelle iscrizioni a parlare, ai
sensi dell'articolo 83, comma 2 del regolamento.
Avverto che le Commissioni IIIª (Affari esteri) e IVª (Difesa) si
intendono autorizzate a riferire oralmente.
Il relatore per la IIIª Commissione, onorevole Selva, ha facoltà di
svolgere la sua relazione.
GUSTAVO SELVA, Relatore per la IIIª Commissione. Signor Presidente, vorrei
riprendere alcune osservazioni che ho già espresso in Commissione.
L'accordo riguarda paesi che, nel quadro della ricerca per la produzione e
la vendita
degli armamenti, rivestono un carattere di eccellenza. Quindi, per
cominciare a discutere di questo argomento, c'è da tenere presente ciò
che, anche sul piano della ricerca, è nell'interesse del paese e della
nostra produzione.
In Commissione, precisai che l'accordo è volto a stabilire un comune quadro
giuridico-normativo e politico per accelerare il processo di
razionalizzazione e di concentrazione dell'industria per la difesa e, nel
contempo, per concorrere a definire l'identità europea nel campo della
sicurezza e della difesa.
Ci siamo interrogati molto spesso su come debba manifestarsi la nostra
identità e lo abbiamo affermato anche nel corso del dibattito precedente.
Naturalmente, preferiremmo che quest'identità non dovesse toccare
componenti che riguardano gli aspetti militari, tuttavia, anche questi sono
importanti.
È inutile fare affermazioni demagogiche o populistiche; credo che, nel
quadro degli obblighi che abbiamo nell'Alleanza atlantica, se vogliamo una
politica di difesa comune, anche nell'ambito dell'Unione europea, la
razionalizzazione degli armamenti rappresenti un punto da prendere in
considerazione.
Il Consiglio europeo di Nizza - ne parlavamo proprio durante il dibattito
precedente -, tenutosi dal 7 al 10 dicembre, ha approvato la relazione per
la politica estera di sicurezza e di difesa presentata dalla Presidenza
nella quale veniva ribadita l'intenzione dell'Unione europea di giocare
pienamente il suo ruolo sulla scena internazionale.
La relazione stabiliva le disposizioni necessarie a rendere permanenti le
strutture politiche e militari per la gestione della politica di difesa
europea, definendo competenze, funzionamento ed organi del Comitato politico
di sicurezza, del Comitato militare dell'Unione europea e dello Stato
maggiore dell'Unione europea. Dunque, non facciamo altro che dare corso ad
una decisione presa dagli organi istituzionali dell'Unione europea e degli
organi militari dei singoli paesi.
Mi dispiace che attorno a questo sia stata realizzata una campagna tesa a
dividere questo Parlamento in militaristi ed antimilitaristi, in pericolosi
«signori della guerra», e che sia stato messo insieme, in pubblicazioni,
il nome stimatissimo dell'onorevole Previti a quello, altrettanto stimato,
dell'onorevole Minniti, quasi che si trattasse di qualcosa di
pericolosamente misterioso, ma che, in effetti, non è. Qui, non c'è
affatto un allargamento per quanto riguarda la produzione delle
attrezzature, degli impianti militari, ma una pura e semplice
razionalizzazione.
Il Consiglio europeo di Laeken, svoltosi il 14 e 15 dicembre, ha adottato la
dichiarazione relativa alla operatività politica europea comune di
sicurezza, ed è ormai capace di condurre delle operazioni di gestione della
crisi. Infatti, la conferenza sulle capacità militari di polizia ha
consentito di compiere grossi progressi verso gli obiettivi di capacità.
Il ministro della difesa in questo momento in carica, nel quadro delle
riunioni dei ministri della difesa dell'Unione europea, ha ricordato che sta
pensando ad un'ulteriore razionalizzazione. Precisamente, il ministro
spagnolo Federico Martinez Conde Trillo-Figueroa, il 10 gennaio, ha indicato
i principali obiettivi della Presidenza spagnola, in ordine a linee guida
non vincolanti per l'industria degli armamenti e proposte per la creazione
di una o più agenzie europee degli armamenti per la gestione,
l'acquisizione, la ricerca di nuove formule di finanziamento necessario allo
sviluppo e al raggiungimento degli obiettivi generali.
Con riferimento agli aspetti che riguardano la Commissione che ho l'onore di
presiedere, non c'è nulla che non esca dal quadro dell'Unione europea e dai
rapporti, naturalmente, che abbiamo anche nel quadro dell'Alleanza atlantica
(ma ciò attiene, in particolare, all'Unione europea), e che debba
scandalizzare, aprendo una campagna di disinformazione non corrispondente
alle realtà dei fatti. Il compianto presidente della Repubblica Sandro
Pertini aveva uno slogan: si svuotino gli arsenali, si riempiano i granai.
Tale slogan, naturalmente, in principio, è condivisibile, ma la realtà dei
rapporti di forza, la realtà anche dell'impiego necessario delle Forze
armate - oggi, per esempio, per un impegno di lotta contro il terrorismo -
s'impone, non per cinismo, ma per il dovere istituzionale che abbiamo di
prendere in considerazione ciò che serve nel caso in cui le Forze armate
debbano essere impegnate nelle attività che costituzionalmente sono tenute
a svolgere.
Quindi, pregherei questa nostra Assemblea di tenere in considerazione i dati
di fatto, di rinunciare a facili tirate demagogiche e di vedere,
realisticamente, quale sia la portata di un provvedimento del quale,
naturalmente, raccomando l'approvazione.
PRESIDENTE. Il relatore per la IVª Commissione, onorevole Previti, ha
facoltà di svolgere la sua relazione.
CESARE PREVITI, Relatore per la IVª Commissione. Signor Presidente, il 27
luglio 2000 è stato sottoscritto, dai ministri della difesa di Italia,
Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Svezia, un Accordo quadro per
facilitare la ristrutturazione e le attività dell'industria europea per la
difesa.
L'Accordo è volto a stabilire un comune quadro giuridico normativo, al fine
di accelerare il processo di razionalizzazione e concentrazione
dell'industria per la difesa e, nel contempo, di concorrere a definire
l'identità europea nel campo della sicurezza e della difesa. L'obiettivo è
quello di tutelare il consolidamento delle capacità tecnologiche ed
industriali europee, che potrà consentire di competere e collaborare in
modo più equilibrato con gli Stati Uniti, paese in cui, già a metà dello
scorso decennio, l'industria si è fortemente concentrata.
In quest'ottica, il Governo ha operato per garantire il coinvolgimento
dell'Italia in tutte le iniziative di integrazione europea, pur consapevole
del fatto che il nostro quadro giuridico ed amministrativo non sempre è
preparato ad operare in un contesto europeo. La partecipazione dell'Italia
alle iniziative europee, quindi, impone - e, insieme, offre - al paese lo
stimolo per un tempestivo adeguamento della normativa nazionale.
L'Accordo in esame è strutturato in nove parti e si compone di 60 articoli.
Nella prima parte (relativa agli obiettivi, all'uso dei termini ed alle
organizzazioni in generale), all'articolo 1, sono indicati, tra gli
obiettivi dell'accordo: quello di facilitare la ristrutturazione e le
attività dell'industria europea per la difesa, garantendo una consultazione
tempestiva ed efficace degli Stati sulle conseguenti problematiche; quello
di contribuire a raggiungere la sicurezza negli approvvigionamenti di armi e
servizi; quello di omogeneizzare le procedure nazionali di controllo sulle
esportazioni di prodotti e tecnologie militari; quello di facilitare gli
scambi di informazioni classificate tra i paesi firmatari o tra le relative
industrie per la difesa, stabilendo principi comuni per la gestione di tali
informazioni. Infine, tra gli obiettivi figurano anche quelli del
coordinamento nella ricerca, nonché quello di armonizzazione dei requisiti
militari delle forze armate dei vari paesi aderenti all'accordo.
L'articolo 3 prevede, inoltre, la costituzione di un Comitato esecutivo,
composto da un rappresentante per ogni paese, che avrà la possibilità di
esercitare il controllo sull'attuazione dell'Accordo, monitorarne
l'efficacia e proporne eventuali modifiche.
In particolare, l'Accordo quadro prevede uno sforzo congiunto dei paesi
aderenti per omogeneizzare, attraverso un meccanismo di consultazione dei
governi e delle amministrazioni, le rispettive azioni in sei diversi campi
di intervento, che sono costituiti: dalla sicurezza degli
approvvigionamenti; dalle procedure di trasferimento e di esportazione;
dalla sicurezza delle informazioni classificate; dalla ricerca tecnologica
nel settore della difesa; dal trattamento delle informazioni tecniche;
dall'armonizzazione dei requisiti militari; dalla tutela delle informazioni
sensibili a livello commerciale.
Al fine di rendere operativo l'Accordo, il Governo adotterà le necessarie
determinazioni e darà le opportune indicazioni agli uffici competenti.
Per rispettare più efficacemente alcuni impegni, si pone, però, anche
l'esigenza di partecipare attivamente al processo di integrazione di questo
delicato settore di attività.
Dalla data di entrata in vigore della legge n. 185 del 1990 ad oggi,
infatti, sono sopravvenuti, particolarmente in Europa, grandi cambiamenti
che, se da una parte hanno confermato la piena validità dei principi
informatori della legge italiana, dall'altra, richiedono opportuni
adeguamenti operativi alle procedure autorizzative per l'interscambio di
questi materiali. Ciò sia nell'interesse primario dell'amministrazione, ma
anche in quello non secondario dell'industria nazionale, che deve essere
posta nelle condizioni di presentarsi al meglio nel processo di integrazione
strutturale europea dell'industria degli armamenti e di poter partecipare su
base paritetica ai programmi di coproduzione. Nel disegno di legge in esame
si è tenuto conto delle proposte formulate nell'atto Senato n.4431
limitatamente a quanto attiene agli impegni derivanti dall'accordo quadro.
Il criterio di base per innovare la disciplina giuridica vigente è stato
quello di individuare l'indispensabilità delle modifiche in modo da
apportare il minor numero possibile di varianti, agendo solo là dove fosse
indispensabile, pur tenendo conto che l'esplicito richiamo dell'accordo
quadro al codice di condotta dell'Unione europea per l'esportazione di armi
impone anche un adeguamento a quanto ivi previsto. L'obbiettivo perseguito
è quello del rafforzamento del concetto di corresponsabilizzazione dei
paesi partner in caso di esportazione verso paesi terzi di prodotti
costruiti nel quadro dei programmi congiunti intergovernativi o industriali
e dell'agevolazione, in questi casi, dei trasferimenti intra europei dei
componenti attraverso lo strumento di una nuova forma globale di
autorizzazione.
Il disegno di legge di autorizzazione alla ratifica e di esecuzione
dell'accordo in esame consta di 14 articoli. Gli articoli 1 e 2 recano
rispettivamente l'autorizzazione alla ratifica e l'ordine di esecuzione, con
l'entrata in vigore 30 giorni dopo il secondo atto di ratifica, in conformità
con quanto disposto dall'articolo 55 dell'accordo quadro.
Gli articoli da 3 ad 11 apportano modifiche alla legge n. 185 del 1990,
recante nuove norme sul controllo delle esportazioni, importazioni e
transito dei materiali di armamento. Tali modifiche hanno l'obiettivo di
adeguare la legge al nuovo contesto che verrà a determinarsi con l'entrata
in vigore dell'accordo in esame nonché quello di aggiornare la normativa
attualmente vigente nel nostro paese alle novità intervenute nel settore
dell'industria e della difesa nell'ultimo decennio. L'articolo 3 reca
modifiche all'articolo 1, comma 6, della citata legge relativa al divieto di
esportazione e di transito di materiali di armamento. La modifica introdotta
alla lettera c) della predetta disposizione è volta ad estendere tale
divieto verso i paesi nei confronti dei quali sia stato dichiarato l'embargo
da parte dell'Unione europea oltre che dalle Nazioni Unite. La modifica
della lettera d) della medesima disposizione ha lo scopo di specificare che
le violazioni delle convenzioni sui diritti umani, a causa delle quali è
fatto divieto di esportazione di armamenti verso i paesi che se ne rendano
responsabili, devono essere gravi ed accertate dall'ONU, dall'Unione europea
o dal Consiglio d'Europa.
L'articolo 4 modifica l'articolo 9 della legge n. 185 del 1990 ed è volto a
sostituire la parola UEO con la parola UE, in considerazione del fatto che
la maggior parte delle competenze dell'Unione europea occidentale sono in
via di trasferimento all'Unione europea.
L'articolo 5 inserisce un comma aggiuntivo, il 7-bis, all'articolo 9 della
legge n. 185 del 1990 al fine di escludere dalla disciplina delle trattative
contrattuali da esso dettata le operazioni svolte nell'ambito dei programmi
congiunti intergovernativi di ricerca, sviluppo e produzione di materiale di
armamento svolti con imprese di paesi dell'Unione europea o della NATO.
L'articolo 6 aggiunge il comma 5-bis all'articolo 11 alla legge n.185 del
1990. Il nuovo comma, infatti, è volto a regolamentare la procedura per il
rilascio della licenza globale di progetto di cui all'articolo 13 della
stessa legge n.185 del 1990, tenendo conto della particolarità di questa
forma autorizzatoria che riguarda la partecipazione ad un programma
congiunto svolto con imprese di paesi dell'Unione europea e/o della NATO
aderenti a specifici accordi intergovernativi insieme al nostro paese.
L'articolo 7 modifica l'articolo 13 della legge n. 185 del 1990 prevedendo
la licenza globale di progetto come forma particolare di autorizzazione da
rilasciare all'impresa che partecipi ad un programma congiunto di ricerca,
sviluppo e produzione intergovernativa o industriale con altre imprese
localizzate in paesi appartenenti all'Unione europea o alla NATO che
garantiscano, in materia di trasferimento e di esportazione di materiali di
armamento, il controllo delle operazioni secondo i principi ispiratori della
legge.
L'articolo 8 modifica l'articolo 14 della legge n. 185 del 1990 disponendo
che il rilascio dell'autorizzazione per la licenza globale di progetto abbia
una validità di tre anni prorogabili.
L'articolo 9, nel modificare l'articolo 19 legge n. 185 del 1990, chiarisce
quali siano i destinatari delle comunicazioni che gli esportatori hanno
l'obbligo di effettuare in riferimento alle consegne e semplifica quindi la
gestione delle operazioni in conformità con gli articoli 16 e 17
dell'accordo.
L'articolo 10 modifica l'articolo 20 della legge n. 185 del 1990 integrando
con la licenza globale di progetto l'elenco dei documenti da inviare, entro
centottanta giorni dalla conclusione delle operazioni di esportazione o
transito di materiali di armamento, al Ministero degli affari esteri.
L'articolo 11 modifica l'articolo 27, comma 1 della legge n. 185 del 1990
escludendo le operazioni effettuate sulla base della licenza globale di
progetto dall'obbligo di notifica al Ministero dell'economia e delle finanze
e di tutte le transazioni bancarie in materia di esportazione, importazione
e transito di materiali di armamento.
L'articolo12 definisce le modalità per l'eventuale passaggio di un
programma di coproduzione intergovernativa dall'attuale regime al nuovo
regime di licenza globale di progetto.
L'articolo13 prevede l'emanazione di un decreto del Presidente del Consiglio
dei ministri volto a determinare le condizioni per l'applicazione delle
norme relative al segreto di Stato ed alle notizie di cui è vietata la
divulgazione di cui al regio decreto 11 luglio 1941, n. 1161, ai paesi
membri del l'Unione europea o della NATO, e le modifiche necessarie ai fini
di consentire gli scambi di informazione sia a livello governativo sia a
livello industriale.
L'articolo14 reca, infine, le disposizioni relative alla copertura
finanziaria del provvedimento in esame il cui onere è valutato in 29.500
euro annui a decorrere dal 2002.
La normativa che accompagna l'atto di ratifica interviene quindi per rendere
compatibili le norme della legge n. 185 del 1990 con il trattato al quale
saremo vincolati dal momento della ratifica. Questo intervento legislativo
è stato molto commentato al di fuori dal Parlamento da molte associazioni
che operano nel settore della ricerca di un comune intento di pace, ma
attendo che queste osservazioni si traducano in osservazioni parlamentari
per meglio chiarire che l'effetto innovativo di questo provvedimento sulla
legge n. 185 del 1990 non riguarda minimamente gli aspetti di base ed i
criteri
informatori di tale legge per quanto riguarda la produzione e la
destinazione nel settore dell'armamento, quanto piuttosto i percorsi
burocratici e, si dice anche, di trasparenza della legge stessa che non
possono non essere modificati nel momento in cui si realizzano programmi
globali. Quindi sono senz'altro e totalmente disponibile ad ascoltare le
eventuali osservazioni per arrivare all'approvazione di una legge condivisa
nei termini più ampi possibili.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
FILIPPO BERSELLI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente,
mi riservo di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Cima. Ne ha facoltà.
LAURA CIMA. Grazie Presidente. Prendo atto sia della preoccupazione
(infondata secondo il relatore, il presidente Selva) del movimento che su
questa ratifica (in particolare sulla modifica della legge n. 185 nel 1990)
si sarebbe costituito sia della disponibilità del relatore, l'onorevole
Previti, ad analizzare in concreto gli emendamenti che concretizzino in una
modifica dell'atto di recepimento le preoccupazioni che sono emerse.
Credo che (senza demonizzare nulla e nessuno) la situazione che si è venuta
a determinare intorno al recepimento di un atto che, a partire dalle
Commissioni, rischiava di passare un po' in sordina, sia il segnale di una
non chiarezza attuale nel dibattito, sia in Italia sia in Europa. Dibattito,
che, peraltro, attraversa tutte le forze politiche (quindi non rivolgo
particolari accuse a nessuno) e che riguarda quale debba essere il modello
di difesa e di sicurezza europeo, quindi come ci si avvicini a questo
modello, attraverso quali atti e se questo atto che ci accingiamo a
discutere sia uno di quelli che già delimitano alcune caratteristiche di
tale modello.
Dico ciò perché sono in possesso di un testo del Parlamento europeo (in
edizione provvisoria) risalente alla fine dello scorso anno, intitolato
prevenzione dei conflitti, risoluzione del Parlamento europeo sulle
comunicazioni della Commissione sulla prevenzione dei conflitti. Un
documento molto interessante che analizza, ovviamente, tutta una serie di
punti politici che sarebbe molto interessante che discutessimo anche noi. In
particolare vorrei qui leggere un punto di questa risoluzione, cioè
l'invito agli Stati membri a rispettare rigorosamente il codice di condotta
sulle esportazioni di armi e adoperarsi per dare quanto prima a tale codice
un valore vincolante.
Ora in Italia dovremo essere fieri di avere la migliore legge, sicuramente a
livello europeo, su questi temi, la n. 185 del 1990. Durante la mia prima
legislatura il gruppo, di cui continuo a far parte, lavorò strettamente
insieme alle associazioni che hanno poi costituito il tavolo - in qualche
misura permanente - contro i mercanti di morte e insieme elaborammo quei
contenuti che portarono poi all'approvazione della legge n. 185 del 1990,
che è un insieme organico di norme che regolano la trasparenza ed il
controllo del commercio italiano di materiali e di armamenti.
Prima di entrare nel merito della legge n. 185 del 1990, del recepimento del
trattato e della prevista modifica alla suddetta legge n. 185, vorrei anche
ricordare che le preoccupazioni delle associazioni sono state riaffermate
anche dal Cardinal Ruini congiuntamente alle preoccupazioni per il
provvedimento sull'immigrazione, la cosiddetta legge Fini-Bossi, e su come
si stava delineando. Pertanto voglio affermare come vi sia un autorevole
preoccupazione, della quale sarebbe bene che il Parlamento tenesse conto; ciò
in una situazione nella quale, come ricordavo prima, non sono chiari i
confini del modello, che dovremmo definire, di sicurezza e di sicurezza
europee.
La legge produceva un primo principio di fondamentale importanza, dal quale
non dovremmo mai recedere, secondo cui le esportazioni di armamenti devono
essere subordinate alla politica estera italiana, alla Costituzione e ad
alcuni principi del diritto internazionale da cui discendono alcuni divieti.
Ad esempio il divieto di esportare armi se queste contrastano con la lotta
al terrorismo internazionale (osservate quanto questo principio che
affermammo allora sia importante in questa fase, a distanza di più di dieci
anni dalla legge del 1990), il divieto di esportare a Stati responsabili di
violazioni delle convenzioni internazionali sui diritti umani e il divieto
di esportare a paesi in stato di conflitto.
Questi stessi criteri hanno poi anticipato quelli del Codice di condotta
europeo, che la risoluzione della fine dello scorso anno del Parlamento
europeo richiama come raccomandazione agli Stati membri.
Il secondo punto importantissimo della legge n. 185 concerne il sistema di
controllo che prevede chiare procedure di rilascio delle autorizzazioni e
meccanismi di controllo successivo. Questi sistemi di controllo hanno
permesso di isolare e di ridurre sempre più il commercio illecito delle
armi nel quale l'Italia, essendo un paese di grande produzione di armi, era
purtroppo coinvolto. Inoltre, è previsto il divieto di commercializzare
armi quando non vi sono adeguate garanzie sulla destinazione finale, tant'è
vero che occorre allegare un certificato d'uso finale che deve essere
rilasciato dalle autorità governative; ciò al fine di tentare di bloccare
i traffici illeciti e, soprattutto, il fenomeno delle triangolazioni che era
- ed è tuttora - ciò che consente la dilatazione del commercio illegale di
armi.
Il terzo principio fondamentale di questa legge è l'affermazione delle
istanze di trasparenza interne ed esterne emerse in sede ONU. Infatti,
proprio in seguito a queste istanze di trasparenza, il Presidente del
Consiglio ogni anno dovrà presentare una relazione al Parlamento (lo dovrà
fare entro la fine di questo mese), per fornire una significativa e ampia
informazione al Parlamento stesso e, quindi, all'opinione pubblica
sull'esportazione e importazione di armi italiane. In questa relazione si
riportano dati dettagliati sulle aziende fornitrici, sul materiale esportato
e sul suo valore, sul destinatario finale, sulle banche coinvolte e così
via.
Questa legge - che, non disponendo di moltissimo tempo, non posso illustrare
punto per punto, ma di cui ho riferito i tre principi fondamentali - viene
modificata dal recepimento dell'atto che razionalizza l'industria europea
degli armamenti. Il disegno di legge n. 1927 prevede l'applicazione
dell'autorizzazione globale di progetto, che è un concetto nuovo introdotto
dal provvedimento in discussione e che si applica a tutti i programmi di
coproduzione intergovernativi o interindustriali di ricerca, sviluppo e
produzione di materiali di armamento svolti con imprese di paesi membri
dell'Unione europea e della NATO. Pertanto, in base al testo che recepisce
il trattato, la licenza non si applica solo a coproduzioni intergovernative,
come previsto dall'accordo quadro, ma anche a semplici accordi tra
industrie, che non prevedono un accordo preventivo tra Governi. L'accordo,
quindi, determina un'indeterminatezza dei criteri decisionali, scarse
informazioni pubbliche sul tipo di materiale esportato, sul numero dei
pezzi, sul valore, sui compensi per le intermediazioni finanziarie, sulla
documentazione a dogana e sul destinatario finale; manca, inoltre, un
meccanismo adeguato di monitoraggio e di controllo sugli utilizzatori finali
che impedisca le triangolazioni.
Un altro grave limite dell'accordo quadro è che la lista dei paesi
destinatari verso cui sono vietati i trasferimenti dai sei paesi firmatari,
viene stabilita caso per caso, per ciascuna fornitura, e non è pubblica;
inoltre, anche il meccanismo sanzionatorio non è dei più severi da questo
punto di vista.
Il problema è che da una parte già l'accordo in sé pone elementi peraltro
anche lasciati in attesa di ulteriori norme che gli Stati membri dovranno
definire. Dunque, si tratta di un accordo molto generale che pone una serie
di preoccupazioni, ma di cui non si capisce ancora la portata e la reale
articolazione a livello nazionale.
Dall'altra parte, questo provvedimento modifica, come dicevo prima, la
nostra ottima legge. Soprattutto questo è il punto che ha provocato la
preoccupazione anche al di fuori di questo Parlamento, oltre che la
preoccupazione di una serie di forze politiche. Queste ultime hanno
presentato già in Commissione emendamenti, anche se poi, per una serie di
problemi contingenti (malattia, velocità nell'analizzare il progetto), tali
emendamenti sono decaduti.
Le modifiche che questo provvedimento di recepimento provoca nella legge n.
185 riguardano una serie di articoli. Mi riferisco, ad esempio, all'articolo
13 riguardante la coproduzione intergovernativa e interindustriale di
produzione ricerca e sviluppo di materiale di armamento svolte con imprese
in paesi dell'Unione europea e della NATO. Mi riferisco all'articolo 11 che
introduce il discorso dell'autorizzazione globale di coproduzione che si
sostituisce alle singole autorizzazioni di ciascun pezzo e componente: per
ottenerla l'operatore deve dichiarare solo la descrizione del programma
congiunto, le imprese dei paesi di destinazione e di provenienza del
materiale ed il tipo di materiale. Scompaiono, quindi, il riferimento al
numero dei pezzi, al valore, al destinatario finale, alle intermediazioni
finanziarie. Non è richiesto il certificato di uso finale. Le
autorizzazioni globali sono, inoltre, esentate dai controlli bancari
(modifica
dell'articolo 27 della legge n. 185 del 1990). Si modifica, poi, la
normativa sul certificato di arrivo a destino (modifica dell'articolo 20
della legge n. 185 del 1990).
Ho semplicemente sollevato alcuni dei punti - e mi avvio a concludere,
signor Presidente - che sono peraltro anche quelli che abbiamo raccolto
negli emendamenti presentati, sia quelli di iniziativa dei Verdi, sia quelli
elaborati insieme come opposizione. Invito veramente i relatori, e li
ringrazio per la disponibilità, a considerare che probabilmente il Trattato
si può recepire senza modificare la nostra ottima legge. Sarebbe un grosso
segnale non solo alle forze che hanno presentato gli emendamenti - tra
l'altro vi sono sottoscrizioni di emendamenti di parlamentari che non fanno
parte dell'opposizione - ma anche alla preoccupazione che è stata espressa
persino dal cardinale Ruini.
PRESIDENTE. Vorrei ora far presente che l'ordine del giorno prevede per le
ore 18 il seguito dell'esame del decreto-legge sulla BSE. Dobbiamo,
pertanto, sospendere la discussione sulle linee generali del disegno di
legge di ratifica n. 1927, che riprenderà questa sera al termine della
votazione.
MARCO MINNITI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO MINNITI. Signor Presidente, vorrei sollevare e trasmettere il mio
rammarico per l'andamento della discussione su un tema che considero
particolarmente importante, come è apparso anche dagli interventi dei
relatori e della collega Cima.
Prima non si è riusciti a garantire l'unitarietà della discussione sulle
linee generali. Ho inteso anche le preoccupazioni che lei, signor
Presidente, ha trasmesso all'Assemblea. In questo momento si rinvia la
discussione sulle linee generali ad una seduta notturna. Vorrei dire ciò
con grande pacatezza, e la prego di trasmettere questo messaggio all'intero
Ufficio di Presidenza, cogliendo l'occasione della presenza del Governo.
Poiché c'è grande sensibilità intorno a questi temi, penso che sia giusto
e doveroso che il Parlamento li affronti, se mi è consentito, con una certa
solennità. L'idea di discutere temi così delicati a spizzico e a bocconi
e, per giunta, in seduta notturna, non mi pare convincente e lo dico negli
interessi e nella rappresentazione di questo Parlamento.
Signor Presidente, la prego, quindi, di trasmettere queste mie valutazioni -
che faccio con grande pacatezza ma anche con grande fermezza - al Presidente
della Camera, affinché si valuti se, vista la rilevanza dei temi che stiamo
discutendo, non concludere questa discussione sulle linee generali in un
momento che non sia una seduta notturna.
GUSTAVO SELVA, Relatore per IIIª Commissione. Chiedo di parlare sull'ordine
dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUSTAVO SELVA, Relatore per IIIª Commissione. Onorevole Minniti, se ricordo
bene questo calendario è stato stabilito dalla Conferenza dei presidenti di
gruppo, anche se il suo appello potrebbe avere un suo fondamento. A
proposito della solennità, prima di questo abbiamo trattato un altro
argomento molto importante, cioè la ratifica del Trattato di Nizza, e ci
siamo trovati in quest'aula in quattro persone: quindi, credo che la
solennità non possa essere a correnti alternate.
Da questo punto di vista, sarei d'accordo con lei ma - visto che la
Conferenza dei presidenti gruppo ha stabilito questo calendario, cioè che
la discussione debba proseguire anche in seduta notturna - credo che non
possiamo fare diversamente se non arrivando ad un voto, ma ciò sarebbe un
contraddire il programma preparato dalla Conferenza dei presidenti di
gruppo.
Sono d'accordo con lei che, per questa sensibilità, occorrerebbe avere
maggiore attenzione però, ripeto, mi viene lo spunto di dire che per un
altro argomento così importante, come la ratifica del Trattato di Nizza,
questa solennità non è stata rispettata.
PRESIDENTE. Quella della solennità è una questione di partecipazione che,
naturalmente, è volontaria. I colleghi possono partecipare o non
partecipare e non tocca a me né a nessun altro dare un giudizio
sull'intento partecipativo. Sussiste un problema che riguarda la
correlazione fra i lavori dell'Assemblea - che pro tempore, forse ultra
tempus, sono costretto a gestire - e le decisioni assunte in una fase in cui
i problemi non avevano questo riscontro di carattere operativo, del quale
prendiamo tutti atto.
Anch'io prima avevo detto che, per l'intelligenza del tema e anche per
garantire un corretto sviluppo degli interventi dei colleghi, sarebbe stato
utile non interrompere la discussione ma non ho questo potere dispositivo,
che appartiene, invece, all'Assemblea.
Si potrebbe porre il problema come una richiesta di carattere formale, ma -
come gli uffici mi ricordano - c'è un ordine del giorno prefissato, al
quale sono stati aggiunti, per motivi di necessità, altri argomenti e ciò
è avvenuto con una valutazione comune il 21 marzo.
Purtroppo, non ho il potere diretto di modificare le cose e, quindi, sono
costretto a sospendere questo punto e, sulla base della decisione assunta,
dar corso al successivo punto all'ordine del giorno. Successivamente,
riprenderemo questo dibattito.
Naturalmente, può darsi che la Presidenza, che avvertirò di questa sua
richiesta, possa anche fare un ragionamento di ordine diverso e, quindi,
prendere una diversa decisione. Per quanto mi riguarda, ritengo, nella mia
responsabilità di dirigere i lavori secondo l'ordine del giorno.
Il seguito il dibattito è rinviato al termine delle votazioni.
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Lunedi? resoconto
Legge 185: ore 15:00 si discute e si presidia
di Riccardo Bagnato (r.bagnato@vita.it)
25/03/2002
Si è conclusa la conferenza stampa. Dichiariazioni di voto da parte di
alcuni gruppi parlamentari e "tanti" ringraziamenti alle
associazioni organizzatrici della campagna
ROMA - Si è conclusa pochi minuti fa la conferenza stampa organizzata dalle
Associazioni della Campagna 'Contro i mercanti di morte'. Presenti le
Associazioni e relativi portavoce Tonio Dell'Olio (Pax Christi) e Nicoletta
Dentico (Medici senza Frontiere). Un'affluenza significativa di giornalisti
e parlamentari che solo qualche settimana fa sembrava ignorassero il
dibattito in corso in Parlamento per la discussione del disegno di legge
1927.
Disegno di legge che non solo ratifica l'accordo quadro europeo per il
rilancio della produzione bellica, ma che 'incide e modifica sostanzialmente
la Legge 185' ha detto Dell'Olio. Una legge voluta dalla società civile 12
anni fa e che di fatto permette di sapere e controllare il commercio d'armi
in modo trasparente per mezzo e non solo di un rapporto parlamentare da
presentarsi entro il 31 marzo di ogni anno.
Alla conferenza stampa sono stati invitati con pari modalità tutti gruppi
parlamentari dopo che nelle ultime settimane Associazioni come Medici senza
Frontiere e Amnesty International, Associazione Obiettori non Violenti, si
sono impegnate in un assidua attività di lobbying con i parlamentari di
tutti gli schieramenti. Che hanno incontrato non solo l'opposizione, ma il
ministro Giovanardi, il Generale Tricarico, consigliere militare de governo
Berlusconi, Elio Vito (capogruppo di Forza Italia alla Camera). E diversi
esponenti di Alleanza Nazionale e Lega Nord.
Alla conferenza, in rappresentanza dei relativi partiti o gruppi
parlamentari, l'on. Giuseppe Molinari (Margherita) , on. Marco Minniti (DS),
on. Gabriella Pistone (Comunisti Italiani), on. Marzo Rizzo (Comunisti
Italiani), on. Piero Ruzzante (DS), on. Laura Cima (Verdi). Assenti
Rifondazione Comunista e maggioranza.
Ai parlamentari presenti quindi si è presentato il percorso svolto e gli
impegni profusi dalle Associazioni in difesa della 185, sottolineando come
il 'no' della Campagna sia sostanzialmente rivolto all'accordo quadro e
quindi sia un 'no' deciso all'idea di rafforzamento dell'industria bellica
per una non ben precisata difesa europea. 'Tuttavia' ha continuato Dell'Olio
'in un'ottica di 'riduzione del danno' è auspicabile che gli emendamenti
presentati e che fondamentalmente mirano a riappropriarsi del controllo sul
commercio armi che il disegno di legge e la relativa licenza di progetto
globale in esso presente eliminerebbero di fatto, vengano accolti.'
Dell'Olio ha inoltre ricordato le parole del Cardinale Ruini, preoccupato
dall'eventuale modifica anch'egli della legge 185, e invitato i parlamentari
e i gruppi di ispirazione cattolica a schierarsi con gli emendamenti, a
favore della vita e non della morte.
Alle parole di Nicoletta Dentico che ha affermato come lo sforzo fin qui
profuso di Associazioni e opinione pubblica ha portato un Paese a discutere
non solo di una legge, ma di una conquista civile che rischiava di essere
cancellata in silenzio, con una notevole disponibilità da parte di
Parlamentari, governo e opposizione, ha risposto l'on. Minniti, confermando
il suo assenso all'accordo europeo, ma accogliendo, come gruppo DS, gli
emendamenti per cui 'il voto favorevole al disegno di legge solo e se tali
emendamenti verranno accolti'.
Più radicale la posizione dei Verdi. 'Avevamo presentato emendamenti anche
durante i lavori in Commissione e malgrado quel giorno fossi assente per
malattia e avessi delegato una collega a sostenerli; poiché la collega era
arrivata allorquando la commissione aveva di già deliberato, mi sarei
aspettata che altri parlamentari in commissione facessero propri quegli
emendamenti. Per questo e per l'impegno che ci contraddistingue voteremo
contro il disegno di legge, e, tutt'al più, nel caso venissero accolti
tutti gli emendamenti, ci asteremo.'.
Nessuna dichiarazione di voto da parte di Comunisti italiani e della
Margherita, entrambi, insieme ai Verdi, debitori alle associazioni della
campagna di un impegno notevole e prezioso di lobbying e informazione, che
ha garantito maggiore visibilità e disponibilità a rivedere le posizioni
politiche da parte di gruppi parlamentari e colleghi.
Ringraziando giornalisti e parlamentari, Tonio Dell'Olio ha annunciato un
presidio davanti a Montecitorio per le 14:00 di questo pomeriggio e per
domani dalle 9:00 di mattina. Per 'FARE QUADRATO intorno alla 185',
consegnando ai Parlamentari come gesto simbolico l'appello in difesa della
legge voluta 12 anni fa.
La discussione sul disegno di legge 1927 inizierà infatti oggi pomeriggio
alle 15:00, e si concluderà con le votazioni domani.
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Agenzie e vita
ARMI: 60 ASSOCIAZIONI PER CAMBIARE RATIFICA SU COMMERCIO TESTO ALL'ESAME
CAMERA; MINNITI (DS) SI' CON EMENDAMENTI
(ANSA) - ROMA, 25 MAR - A poche ore dall'apertura in aula alla
Camera della discussione per ratificare l'accordo
internazionale fra sei paesi europei sul traffico delle armi, sessanta
associazioni danno ufficialmente il via ad una campagna per impedire che con
questo testo venga modificata la legge 185 che dispone dei limiti per questo
stesso tipo di traffico.
L'obiettivo, e' quello di impedire che le armi vengano
trasferite ai paesi che non rispettano i diritti umani, o che
hanno un conflitto in corso o ancora con una spesa militare superiore a
quella sociale. ''Le associazioni - ha spiegato
Tonio Dell'Olio, portavoce della campagna che riunisce Amnesty International,
Acli, Medici senza Frontiere, Nigrizia e molte altre ancora - chiedono
quindi che la legge 185 non venga modificata attraverso l'accordo,
sottoscritto dall'Italia per favorire il commercio di armi all'interno di
sei paesi questi paesi''.
Il testo, un disegno di legge del governo presentato lo scorso
9 novembre scorso, e' stato gia' approvato in commissione il 30 gennaio. Da
allora le associazioni sono scese in campo per mobilitare i parlamentari di
ogni gruppo ''per ricordare l'impegno dell'Italia per la democrazia e la
trasparenza nel commercio delle armi''. Questo pomeriggio le associazioni
presiederanno di fronte alla Camera ''per fare quadrato attorno alla legge
185''. In un giro di incontri con quasi tutti i gruppi parlamentari le
associazioni hanno comunque già trovato assicurazioni perchè il testo
venga emendato. ''Da parte nostra - ha spiegato Marco Minniti (Ds) - c'è un
sì al trattato, ma il sì al disegno di legge di ratifica e' legato agli
emendamenti che saranno eventualmente accettati''. In sostanza simile la
posizione di Giovanni Molinari della Margherita mentre i Verdi, ha invece
aggiunto Laura Cima, ''potranno al massimo astenersi o votare contro se il
testo non sarà emendato''.
(ANSA).
25-MAR-02 15:41
COMMERCIO ARMI: ASSOCIAZIONI PACIFISTE, NON STRAVOLGERE LEGGE
(AGI) - Roma, 25 mar. - In vista della discussione alla Camera del ddl di
ratifica degli accordi europei in tema di industria della difesa, le
associazioni Pax Christi, Medici senza frontiere e Amnesty international
chiedono l'istituzione di un tavolo permanente, con la partecipazione di
loro rappresentanti, per la verifica della relazione annuale al Parlamento
sugli armamenti. Lo hanno detto stamattina in una conferenza stampa con
riferimento alla ratifica del trattato di Farnborough (luglio 2000), un
accordo-quadro firmato da Francia, Germania, Irlanda del nord, Regno unito,
Spagna, Svezia e Italia.
Nel contesto del provvedimento sono previsti ritocchi
alla legge 185 sul commercio delle armi, che le opposizioni intendono
salvaguardare nei suoi contenuti, ritenendo quella italiana tra le leggi più
avanzate a livello europeo sulla questione del commercio delle armi. Marco
Minniti (Ds) si è detto d'accordo con le associazioni e collega il voto del
suo partito all'accoglimento da parte del governo degli emendamenti proposti
dall'opposizione. Della stessa idea Molinari (Margherita) e Pistone (Pdci):
anche loro attendono per vedere quanti e quali emendamenti verranno accolti
dall'esecutivo. Più cauto l'atteggiamento dei Verdi, che secondo Laura Cima
che si asterranno o voteranno contro il provvedimento. (AGI)
Cli/Cav/
25 MAR 02 - 16:59
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2 e-mail dell'on. Grandi (DS)
Roma, 22 marzo 2002
Agli amici in indirizzo
Cari amici,
ho ricevuto le vostre e-mail che sollecitano una posizione di difesa dei
principi della legge 185/90. Condivido le esigenze che voi ponete e vi
informo che la riflessione in corso nel gruppo D.S.-l'Ulivo della Camera, a
cui sto partecipando pur non essendo componente delle Commissioni
interessate, sta approdando ad un consistente pacchetto di emendamenti che
vi farò avere non appena saranno disponibili.
Cordiali saluti
On. Alfiero Grandi
Martedì 26 marzo 2002
Facendo seguito alla precedente comunicazione, vi invio
gli emendamenti alla proposta di legge 1927, presentati in parte dal Gruppo
DS-l'Ulivo della Camera (da me sottoscritti) e in parte formulati da me
insieme ad altri deputati.
La correzione politica mi sembra rilevante.
La Camera rinvierà, con ogni probabilità, l'esame del
provvedimento a dopo Pasqua e questo può consentirci un ulteriore
approfondimento.
Cordiali saluti
On. Alfiero Grandi
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Legge 185: Breaking News
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BREAKING NEWS! BREAKING NEWS! BREAKING NEWS!
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Contro i mercanti di armi, "Io difendo la 185": ULTIMA
CHIAMATA
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Obiettivo 10 mila, Lunedì 8 aprile (anche se alcuni voci danno per
spostata a maggio la discussione. ndr.) la Camera si pronuncerà sul
ddl 1927 che svuota la legge 185. Facciamoci sentire!
La campagna iniziata 6 settimane fa contro il ddl 1927 e
per la difesa di una legge civile e democratica come la
185/90 che ci garantisce un minimo di informazione e di
controllo sulla vendita di armi pesanti e' stata un grande
successo. Qualche giorno fa abbiamo superato le 8000
adesioni online, oltre 3 mila sono di associazioni ed enti,
calcoliamo che il numero totale delle adesioni espresse in quelle
8150 firme elettroniche superi le 50 mila persone.
Questo basta a farne la piu' grande mobilitazione internet
italiana. Dal sito della rete di lilliput sono partiti
oltre 3000 messaggi indirizzati via e mail ai parlamentari,
e dal nostro sono stati scaricati oltre 1000 moduli da
spedire via fax.
Ebbene, lunedì un parlamento ignaro, o colpevolmente
indifferente, deciderà (leggete a tal proposito gli articoli
di Marescotti sul sito di peacelink). Facciamo il possibile
per arrivare a quota 10 mila firme online da gettare
nell'emiciclo di Montecitorio lunedì mattina.
COSA FARE?
- Spedisci questo messaggio a tutti gli amici pregandoli di
firmare;
- Puoi dare la tua adesione online e consultare le
informazioni:
http://web.vita.it/185/
- Sul sito della Rete di Lilliput puoi inviare una email al/la
parlamentare del tuo collegio per segnalargli/le la tua posizione:
http://www.retelilliput.org/
- Articolo di Alessandro Marescotti su Peacelink:
http://www.peacelink.it/editorl/editorl.html
- La legge 185/90 e il commercio delle armi: una tavola rotonda:
http://web.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=16307
- Per tenerti aggiornato:
http://web.vita.it/sotto/index.php3?SOTTOCATID=368
VITA non profit online - http://web.vita.it/home/
=================================
Via Marco D'Agrate, 43, 20139, Milano - Italia
tel: +39/02/5522981 fax: +39/02/55230799
registrazione tribunale di Milano n.397, 8/7/94
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Cusano Milanino difende la 185
Care amiche e amici,
giovedì 4 Aprile il Consiglio comunale di Cusano Milanino (MI) ha approvato
a maggioranza il testo dell'ordine del giorno a difesa della legge 185/90
sul commercio delle armi.
Hanno votato a favore: Verdi, Ds, Margherita, Comunisti italiani;
Contro: Lega Lombarda;
Assenti (dall'aula) : Forza Italia;
Assenti (per malattia): Rifondazione comunista, e Alleanza nazionale.
E' importante cercare di coinvolgere anche su questi temi le
amministrazioni comunali che, come sappiamo, sono spesso più attente ai
lavori per un marciapiede che ad esercitare un ruolo di rappresentanza e
indirizzo politico delle diverse comunità locali.
Grazie per il molto lavoro che state facendo assieme a tante altre realtà.
Ciao Luciano
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Famiglia Cristiana: "L'ultima occasione per fermare i mercanti di
morte"
Famiglia Cristiana n. 14 del 7-3-2002 - In famiglia - L'ultima occasione
per fermare i mercanti di morte
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del n.14
di Tonio
Dell'Olio
Coordinatore nazionale Pax Christi
ALLA CAMERA IL DISEGNO DI LEGGE CHE AGEVOLA
LA VENDITA DI ARMI
L'ULTIMA OCCASIONE PER FERMARE I MERCANTI DI
MORTE
Ricordate il film Finché c'è guerra c'è
speranza? Alberto Sordi impersonava un losco figuro, un brillante agente di
commercio molto attivo nella vendita di armi italiane in giro per il mondo.
In qualche modo diventava anche il simbolo di un benessere ristretto alla
propria famiglia, ma fondato essenzialmente sulla morte e sulla sofferenza
di
migliaia di persone localizzate soprattutto nei Paesi più poveri.
Un fenomeno che non solo non si è mai
esaurito ma, se possibile, è andato consolidandosi in un contesto in cui
l'economia sopravanza sempre più la politica e i criteri etici. "Gli
affari sono affari" anche nel settore dell'industria bellica, che in
Italia ha accusato qualche significativa flessione a partire dal 1990, dopo
l'approvazione della legge 185.
Una buona legge, che armonizza il commercio
delle armi con i criteri della politica estera di una nazione democratica,
in quanto vieta di esportare armi a Paesi che si siano macchiati di
violazione dei diritti umani o che abbiano conflitti in corso, che abbiano
una spesa militare superiore a quella sociale o che siano oggetto di un
embargo decretato dall'Onu. Nonostante questo, attualmente il 70 per cento
delle esportazioni italiane di armi è destinato a Paesi del Sud
del mondo e, pur scesa dal quarto al nono posto tra i Paesi maggiori
esportatori, l'Italia resta leader del settore, soprattutto per quanto
riguarda le cosiddette armi leggere. Tutto questo non ci ha impedito di
esportare armi alla Turchia e all'Indonesia di Suharto, o di concludere
accordi con la Russia durante il periodo di maggiore crisi in Cecenia!
Nella settimana dopo Pasqua, la Camera dei
deputati sarà chiamata a pronunciarsi sul disegno di legge 1.927, che il
Governo ha presentato per ratificare l'Accordo Quadro che intende
consolidare la coproduzione bellica europea. In realtà si tratta di un
Trattato stipulato tra sei Paesi e si pone come una delle fasi di attuazione
del progetto della Difesa comune europea. La preoccupazione maggiore
riguarda soprattutto l'introduzione dell'"autorizzazione globale di
progetto", che non offre le stesse garanzie di controllo e trasparenza
contenute nell'attuale legislazione italiana (185/90). D'altra parte, dei 14
articoli del disegno di legge, ben 10 propongono modifiche esattamente alla
normativa attuale.
La viva soddisfazione espressa dai
rappresentanti dell'industria italiana delle armi indica con chiarezza che
le preoccupazioni di tante realtà della società civile non sono infondate.
All'indomani dell'inizio del suo iter parlamentare, circa 60 realtà della
società civile organizzata, molte di matrice cristiana, hanno dato vita a
una campagna informativa e di pressione per tentare di impedire che le
maglie di controllo dell'export bellico italiano si allargassero. La
campagna è riuscita a raggiungere i gruppi parlamentari delle forze
politiche rappresentate in Parlamento, a costringere almeno le forze
dell'attuale opposizione a fare un dietrofront rispetto ad alcune posizioni
iniziali e a presentare molti emendamenti.
Le notizie dell'ultima ora ci riferiscono che
i partiti di maggioranza hanno dichiarato la propria indisponibilità a
cedere
rispetto alla forma iniziale del provvedimento, noi continuiamo però a
confidare nel fatto che temi come questi non consentono di piegarsi a ordini
di scuderia, ma invitano a guardare alla coscienza. Continui allora l'azione
di pressione dei cittadini nei confronti di deputati e senatori eletti nei
propri collegi, per fermare i mercanti di morte!
Tonio Dell'Olio
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La risposta di Castagnetti
Carissimi,
In quest'ultimo mese ho ricevuto il vostro appello "CONTRO I MERCANTI
DI ARMI" in difesa della legge 185 in cui manifastavate la vostra
contrarietà ad alcune misure introdotte dal disegno di legge 1927
"relativo alle misure per facilitare la ristrutturazione e le attività
dell'industria europea per la difesa".
Vi scrivo oggi per aggiornarvi sull'evoluzione del dibattito in corso.
Anzitutto volevo informarvi che essendo stato presentatore della proposta di
legge e relatore della 185/90 da subito ho espresso forte preoccupazione e
mi sono impegnato perché non fosse vanificato quanto di positivo quella
legge ha rappresentato per il nostro paese e perché non fossero minacciati
i fondamenti di tale legge.
Il gruppo della Margherita che rappresento alla Camera ha chiesto, insieme
agli altri gruppi dell'opposizione, ed ottenuto il rinvio della discussione
prevista per lo scorso 25 marzo. Questo perché non si rendesse marginale un
argomento di interesse pubblico così rilevante; interesse che la vostra
sensibilità ha testimoniato in maniera ancor più chiara.
Il rinvio è stato necessario anche alla luce della decisione
incomprensibile adottata in sede di comitato ristretto di bocciare tutti gli
emendamenti presentati.
Pur confermando la validità dell'accordo internazionale del 27 luglio 2000
di Farnborough, le cui finalità sono quelle di aumentare le garanzie su di
un tema così delicato, abbiamo ritenuto importantissimo cercare di
migliorare i termini dell'articolato attraverso il confronto e facendo
nostre buona parte delle richieste provenienti dal mondo che rappresentate
come singoli e come associazioni ( Nigrizia, Pax Christi, Associazione
Obiettori non Violenti, Amnesty International, Agesci, Paecelink e tante
altre).
Come forza politica di opposizione, che ha avuto responsabilità di governo,
ci siamo impegnati ad elaborare con il vostro essenziale aiuto proposte
serie e migliorative del provvedimento.
Purtroppo questo spirito sembra essere rimasto inascoltato da parte della
maggioranza ed è per questo che ci auguriamo che il periodo di sospensione
ottenuto sia utile per rivedere alcune posizioni.
Era mio desiderio illustrarvi lo stato dei lavori su questo argomento così
importante, e spero di aver fatto cosa utile e gradita. Per chi volesse
approfondire maggiormente questi aspetti, ho altresì disposto che fossero
messi on-line sia i documenti parlamentari che il resoconto dell’incontro
con il mondo dell’associazionismo. Li potete trovare sul sito web www.pierluigicastagnetti.it
sotto la voce “Materiali di lavoro”.
Vi invio i miei più cordiali saluti nella speranza di un futuro di pace.
Pierluigi Castagnetti
Segreteria On.le
Castagnetti
Via Ariosto, 2 - 42100 Reggio Emilia
tel +39 522 455036 - fax +39 522 - 438328
dr. Maurizio Battini
e-mail: castagnetti_p@camera.it
www.pierluigicastagnetti.it
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O.d.g. del comune di Bazzano
Vi allego l'ordine del giorno contro le
modifiche alla legge 185 approvato su mia proposta dal Consiglio Comunale
di Bazzano (BO) nella seduta del 21 maggio scorso coi voti favorevoli de
L'Ulivo e di Rifondazione Comunista e l'astensione di Alleanza Nazionale
(assente Forza Italia).
Grazie dell'attenzione e cordiali saluti
Luca Grasselli
assessore alla Cultura e alla Pubblica
Istruzione
del Comune di Bazzano
Al punto n.36 sono entrati Baioni e Colombini; al
punto n.37 è entrato Gherardi; al punto n.40 è uscito l’assessore non
consigliere Savini; al punto n.43 è uscita Ricci; i presenti sono 13.
IL
CONSIGLIO COMUNALE
Sentito
l’assessore Grasselli che, su invito del sindaco, illustra brevemente i contenuti e le finalità
del documento proposto;
Baioni (L’Ulivo)
si dice pienamente d’accordo con i contenuti e le finalità dell’ordine
del giorno ed osserva come il disegno di legge proposto non sia il primo
errore del Governo italiano.
Osti
(All. Nazionale) preannuncia astensione su un documento che critica
l’operato del Governo;
Con 12 voti favorevoli e 1 astensione (Osti),
espressi per alzata di mano
APPROVA
il seguente ordine del giorno:
Sottolineato che
la Legge 9 luglio 1990, n. 185 “Nuove norme sul controllo
dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”,
rappresenta ancora oggi uno degli strumenti più avanzati finalizzati al
controllo democratico del commercio delle armi, puntando a dare attuazione
ai seguenti principi fondamentali:
·
il
commercio delle armi deve essere subordinato alla politica estera
dell’Italia, alla Costituzione e ad alcuni principi del diritto
internazionale, da cui discendono il divieto di esportare armi a Paesi in
guerra, a Paesi responsabili di violazioni delle convenzioni sui diritti
umani, a destinazioni contrastanti con la lotta al terrorismo
internazionale;
·
il
commercio delle armi deve avvenire secondo procedure trasparenti di rilascio
delle autorizzazioni e meccanismi di controllo successivi, segnando una
chiara distinzione tra mercato lecito e illecito. In tale ambito, è di
estrema importanza la necessità di adeguate garanzie sulla destinazione
finale delle armi;
·
il
commercio delle armi deve prevedere un’ampia e significativa informazione
all’opinione pubblica sulle esportazioni e importazioni di armi italiane,
tramite la presentazione al Parlamento di una dettagliata relazione annuale
del Presidente del Consiglio dei Ministri;
rilevato
come nei dieci anni di applicazione vi siano stati molteplici tentativi di
aggirare la Legge n. 185/90 attraverso il susseguirsi di atti regolamentari
ispirati ad una tendenza interpretativa sempre più riduttiva;
considerato che
la Legge n. 185/90 ha di fatto anticipato l'indirizzo più recentemente
assunto a livello europeo con il "Codice di condotta dell'Unione
Europea per le esportazioni di armi", e che il 3 ottobre 2001 il
Parlamento Europeo ha approvato una Risoluzione con cui gli Stati Membri
sono stati invitati ad applicare e a rendere il Codice legalmente
vincolante;
rilevato come
il 27 luglio 2000 i Ministri della Difesa di Francia, Germania, Italia,
Spagna, Svezia, Regno Unito (ossia i Paesi che esportano il 90% degli
armamenti europei) abbiano sottoscritto a Farnborough l’Accordo quadro per
la ristrutturazione dell'industria europea della difesa, in attesa di
ratifica da parte del Parlamento italiano, che prevede fra l’altro:
·
la
semplificazione delle procedure di controllo delle esportazioni in tutti i
programmi di coproduzione tra i sei Stati partecipanti con l’introduzione
della "licenza globale di progetto", applicabile ai programmi
congiunti di coproduzione intergovernativa tra due o più Paesi che abbiano
ratificato l'Accordo;
·
l'assicurazione
che le decisioni sulle licenze di esportazione saranno prese in base ad un
consenso comune di tutti gli Stati partecipanti alla coproduzione, anche con
la redazione concordata di una “Lista bianca” di destinazioni
accettabili per gli equipaggiamenti di difesa;
appreso
che il 9 novembre 2001 il Governo ha depositato presso la Camera dei
Deputati il disegno di legge n. 1927, con il quale si intende ratificare
l’accordo di Farnborough, apportando contestualmente alcune modifiche alla
Legge n. 185/90;
rilevato come
il disegno di legge n. 1927 punti in realtà ad un'applicazione estensiva ed
eccessivamente semplificatoria dell’accordo di Farnborough, dato che:
·
è
stata introdotta una formula di autorizzazione generica per la quale non è
chiaro come possano essere effettuati i controlli al fine di evitare
deviazioni di pezzi e componenti verso Paesi o soggetti pericolosi;
·
viene
prevista l’applicazione della “licenza globale di progetto” anche per
quei Paesi che non hanno sottoscritto l’accordo e non solo per
coproduzioni intergovernative, ma anche per semplici accordi tra industrie,
conferendo in tal modo una vera e propria delega in bianco sulla scelta
delle destinazioni finali al Paese con cui si coproduce, senza alcuna
possibilità di controllo né di informazione da parte delle autorità
italiane;
ritenuto che
l'approvazione del disegno di legge n. 1927 rischi di minare i principi
della Legge n. 185/90 e di vanificare anche il Codice di condotta
dell'Unione Europea per le esportazioni di armi, ponendo le basi per un
sostanziale svuotamento dei condivisibili meccanismi di controllo e
trasparenza attualmente vigenti, determinando una palese
contraddizione con la proclamata volontà di combattere il terrorismo
internazionale e di isolare i Paesi che lo sostengono, fatto politicamente
grave alla luce degli eventi dell'11 settembre 2001;
invita il
Parlamento ed il Governo
·
a
modificare gli articoli 6, 7, 10, 11 e 13 del disegno di legge n. 1927, il
cui effetto combinato è quello di sottrarre la "licenza globale di
progetto" alle disposizioni rigorose e trasparenti previste dalla Legge
n. 185/90, che ha anticipato il "Codice di condotta dell'Unione Europea
per le esportazioni di armi" adottato l'8 giugno 1998;
·
a
sottoporre a revisione tutte le norme regolamentari che dal 1990 hanno
determinato un'attenuazione della portata innovatrice delle disposizioni
contenute nella Legge n. 185/90;
dà incarico al
Sindaco di
trasmettere il presente ordine del giorno al Presidente della Repubblica, ai
Presidenti dei due rami del Parlamento, ai Presidenti delle Commissioni
Difesa e Esteri dei due rami del Parlamento, al Presidente del Consiglio dei
Ministri, al Ministro della Difesa, al Ministro degli Affari Esteri, alle
Organizzazioni Non Governative che hanno promosso la Campagna
"difendiamo la 185".
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Preti novaresi e banche armate
Ecco il testo che un gruppo di preti della Diocesi di Novara ha inviato a
tutte le banche rpesenti sul territorio.
======================================================
Alla DIREZIONE GENERALE
delle
BANCHE, ISTITUTI di CREDITO e di RISPARMIO
presenti sul nostro territorio
e p. c. ai mezzi di Informazione
Gentile Direttore,
nella Relazione che ogni anno il Governo presenta al Parlamento Italiano
sulle esportazioni di armi (come chiede la legge 185/90), ed in particolare
nella parte curata dal Ministero del Tesoro, divulgata da riviste come
Nigrizia, Missione Oggi e Mosaico di Pace, abbiamo trovato il nome di molte
Banche, presso le quali ognuno di noi ha qualche deposito.
Siamo molto preoccupati nel sapere di questo coinvolgimento delle Banche in
azioni di investimento nel vergognoso traffico di armi, spesso proprio verso
i Paesi più poveri del Sud del mondo.
Crediamo sia importante la trasparenza nelle operazioni e negli
investimenti, come chiede appunto la legge 185 del 1990: legge che proprio
in questi giorni (con il ddl 1927) rischia di essere stravolta per poter
allentare i controlli sul traffico di armi.
Trasparenza e controlli che vediamo messi in atto (almeno in parte) anche
nella lotta al terrorismo internazionale.
Non possiamo ignorare l¹accorato appello del Papa ad Assisi, lo scorso 24
gennaio: Mai più violenza! Mai più guerra! Mai più terrorismo!² E
quanto affermato dal Card Ruini lo scorso 11 marzo al Consiglio permanente
della CEI: fare attenzione a che la ratifica da parte del Parlamento
italiano dell'accordo quadro per la ristrutturazione dell'industria europea
di difesa non comporti l¹attenuarsi dei controlli sul commercio delle armi.
Riteniamo immorale il traffico di armi, inconciliabile con la nostra
coscienza.
Le chiediamo, quindi, di confermare o smentire, per iscritto, il
coinvolgimento del Suo Istituto (attraverso finanziamenti o il semplice
appoggio) in operazioni di esportazione di armi.
Restiamo in attesa di una Sua risposta, che renderemo pubblica a ogni
livello, a partire dalla gente delle nostre Parrocchie.
In caso di risposta vaga o di non risposta, o di effettivo coinvolgimento in
traffico di armi, valuteremo anche la possibilità di interrompere i
rapporti con la Sua Banca.
Distinti saluti.
Novara, marzo 2002
Airoldi padre Mario, Novara; Annovazzi don Marco, Villadossola; Borroni don
Giorgio, Gignese; Campiotti don Dino, Novara; Caretti don Ezio, Borgosesia;
Delconte don Luigi, Antronapiana; Gallenzi don Daniele, Novara; Maddalena
don Ettore, Villadossola; Maniscalco don Salvatore, Massino Visconti;
Masseroni don Giuseppe, Verbania; Pastore don Giuseppe, Nonio; Sacco don
Renato, Cesara; Salsa don Roberto, Trobaso; Tramonti don Luigi,
Pallanzeno;
Vezzani don Claudio, Cuzzego; Visco don Antonio, Domodossola.
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Legge 185/90: oggi tutti in piazza Montecitorio
Campagna armi: oggi tutti in piazza Montecitorio
di Gabriella Meroni (g.meroni@vita.it)
29/05/2002
In contemporanea con la discussione del ddl 1927, ci sarà una
manifestazione in difesa della 185/90. Ecco cosa succederà.
Questo pomeriggio, a partire dalla 17.30, le organizzazioni che promuovono
la campagna ³Fermiamo i mercanti di morte² si ritrovano in piazza
Montecitorio, davanti al palazzo sede della Camera dei Deputati, per
manifestare in contemporanea con la discussione del ddl 1927.
Sarà l'occasione per manifestare apertamente il dissenso nei confronti di
questo disegno di legge, e fare pressione sui deputati perché non lo
approvino, salvaguardando la legge 185/90. Non solo: oggi pomeriggio è
prevista anche la discussione di altri provvedimenti da difendere o su cui
mobilitarsi, come la ridefinizione dell'embargo all'Iraq e la decisione sul
prolungamento delle missioni di pace italiane all'estero.
Questo il programma della giornata:
alle 17.30: ritrovo in piazza Montecitorio;
alle 18.30: grande gioco del Monopoli riveduto e corretto in chiave export
di armi: ad ogni casella del gioco corrisponderà un paese, e ogni volta che
lanciando il dado si finisce sulla casella verranno letti i dati dell'export
di armi italiano verso quel paese ed altre eventuali notizie; a seguire
(vero le 19.30): interventi di varie personalità; sarà letto un intervento
di padre Alex Zanotelli inviato per l'occasione;
alle 20.00: spettacoli teatrali e musicali (prevista la partecipazione della
band Titubanda e una performance delle Donne in Nero);
alle 21.30: fiaccolata finale
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Commercio delle armi: "Modificare la 185 per aumentare la
competitività" (da "Missione Oggi")
Il Governo manifesta il vero volto del
disegno di Legge 1927 sul commercio delle armi:
Rendere più competitiva
l'industria militare europea per abbattere la sudditanza USA
L'avevamo temuto. Ma gli on. Ciro
Alfano (UDC) e FILIPPO BERSELLI (Sottosegretario di Stato per
la difesa) l'hanno detto senza mezzi termini. Il disegno di Legge 1927
attualmente in discussione alla Camera intende modificare la Legge 185/90
(sul controllo del commercio delle armi) per "abbattere
quel divario di efficienza e di contenuti tecnologici nei confronti degli
Stati Uniti per svincolarci dalla sudditanza americana".
Per l'on. Ciro Alfano occorre modificare la legge 185/90 per
"abbattere quel divario di efficienza e di contenuti tecnologici nei
confronti degli Stati Uniti"... "stante l'attuale situazione di
squilibrio di competitività ed efficienza dell'Europa nei confronti degli
Stati Uniti". Infatti "per evitare la marginalizzazione di un
apparato produttivo strategico, vi è anche la necessità di svincolarci
dalla sudditanza americana e fare acquisire all'Europa maggiore
autonomia per recitare quel ruolo che le compete nel contesto
internazionale".
Tesi ribadita dall'on. FILIPPO BERSELLI, Sottosegretario di Stato per
la difesa che ha affermato che "le nuove norme
consentiranno alle industrie nazionali ed europee per la difesa di
decollare verso ambiti maggiormente competitivi".
E' quanto si apprende dagli interventi
di ieri dell'on. Ciro Alfano (UDC) e dell' on. FILIPPO BERSELLI (Sottosegretario
di Stato per la difesa) che parlava a nome del Governo.
Oggi si terrà la riunione in Commissione per "valutare" gli
emendamenti proposti dall'opposizione, ma dagli interventi soprariportati la
posizione del Governo appare "blindata". E questo nonostante
moltissime associazioni del mondo cattolico, sindacale, cooperativo e del
volontariato abbiano da mesi promosso la Campagna "Difendiamo la
185" affinchè la normativa sul commercio delle armi in discussione
al parlamento non stravolga l'attuale legislazione italiana a scapito della
trasparenza e del controllo parlamentare su una marteria delicata come
appunto il commercio delle armi.
Ricordiamo che lo stesso Card. Ruini nella sua prolusione al
Consiglio Episcopale Permanente dell'11-14 marzo aveva espresso una forte
preoccupazione in merito affrmando che occorre "fare attenzione a
che la ratifica da parte del Parlamento italiano dell'accordo quadro per la
ristrutturazione dell'industria europea di difesa non comporti l'attenuarsi
dei controlli sul commercio delle armi".
Puoi trovare il testo
stenografato del dibattito sul sito della Camera qui sotto riportato:
http://www.camera.it/chiosco.asp?content=attivita/lavori/01.aula/06.bozze.asp
Puoi scaricare tutto il testo del
dibattito alla camera dal sito:
www.banchearmate.it
Ricordo che tutta la documentazione
della Campagna "Difendiamo la 185" e il programma delle MANIFESTAZIONI
DI MERCOLEDI 29 MAGGIO davanti alla Camera sono riportate sul sito.
www.banchearmate.it
Giorgio Beretta
Missione Oggi
info@saveriani.bs.it
-------------------------------
Missione Oggi promuove la Campagna
di pressione alle banche armate:
www.banchearmate.it
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Approvato in regione Emilia Romagna risoluzione contro la modifica
alla legge 185
Al Presidente del Consiglio Regionale
Sede
RISOLUZIONE
IL CONSIGLIO REGIONALE
DELL’EMILIA-ROMAGNA
Considerato
che
-
la legge 185/90 oggi in vigore determina nel nostro Paese maggiori controlli
nel commercio internazionale delle armi;
-
tale legge ha permesso e permette trasparenza verso il Parlamento e
l’opinione pubblica grazie all’obbligo di certificazioni per ogni pezzo
esportato e per tutte le fasi necessarie alla sua produzione e
commercializzazione, oltre che per i severi divieti, come l’obbligo della
certificazione dell’uso finale delle armi, di esportazione presso Paesi in
conflitto o che violano, in qualsiasi forma e maniera, i diritti umani;
considerato
che
- il DDL 1927 presentato
dall’attuale Governo a modifica della legge n.185/90 utilizza la
necessaria ratifica di un accordo europeo in tema di difesa per introdurre
subdole correzioni, come la “certificazione di progetto”, che di fatto
producono una riduzione fino all’annullamento dei controlli e delle
autorizzazioni oggi previste, sottraendo così il reale commercio delle armi
dal controllo democratico del Parlamento e dell’opinione pubblica;
-
il DDL 1927, inoltre, prevede divieti molto meno rigidi all’esportazione
di armi a Paesi che violano diritti umani;
il
Consiglio Regionale
convinto
che
-
il commercio internazionale delle armi è una delle cause dell’alimentarsi
e acuirsi di conflitti in varie aree del mondo, specie in Paesi con economie
deboli e con alto livello di povertà, sottraendo gran parte delle risorse
pubbliche altrimenti utilizzabili;
-
il commercio delle armi prodotte in Italia deve sottostare ai principi
democratici di trasparenza sanciti dalla nostra Costituzione e che la
proliferazione delle armi rappresenta un serio pericolo per la sicurezza
internazionale, già messa a dura prova dopo i fatti dell’11 settembre,
oltre che un attacco al difficile processo di costruzione della pace;
esprime
- un forte dissenso verso le norme contenute
nel DDL 1927 e la conseguente abrogazione della legge 185/90 che ha
decisamente contribuito ad ostacolare la drammatica proliferazione del
commercio delle armi nel mondo;
- l’auspicio che l’iniziativa di tante
associazioni, che sostennero a suo tempo tale legge e che hanno potuto
constatare la sua validità, come quella di larghi settori
dell’opinione pubblica contro l’abolizione dei controlli fino a
oggi esercitati, porti alla modifica del voto favorevole espresso in
Commissione Esteri e Difesa della Camera per il ripristino dei principi e
dei controlli previsti dalla 185/90 o a un voto contrario nelle aule
parlamentari;
chiede
al Presidente della Regione Emilia-Romagna
di
adoperasi in ogni sede di confronto con il Governo e il Parlamento per il
mantenimento in vigore della legge 185/90 e comunque per la riconferma in
una nuova eventuale legge dei principi fondamentali e dei meccanismi di
controllo obbligatorio e delle procedure di trasparenza contenuti nella
legge 185/90;
chiede
al Presidente del Consiglio Regionale
di rendere nota al Governo e al Parlamento
Italiano, come a tutti i gruppi parlamentari, questa presa di posizione del
Consiglio Regionale a tutela della legge 185/90 e dei suoi principi di
fondo.
Ugo Mazza (DS) 1° firmatario
Rocco Giacomino (PdCI)
Mauro Bosi (Margherita-Ulivo)
Luisa Balboni (PRI)
Bruno Carlo Sabbi (Misto)
Daniela Guerra (Verdi)
Leonardo Masella (PRC)
Lino Zanichelli (DS)
Paolo Zanca (SDI)
Graziano Del Rio (Popolari)
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Legge 185/90: intervento di Alfiero Grandi durante la discussione in
aula
ALFIERO GRANDI: Signor Presidente, come hanno già ricordato anche altri
colleghi nella discussione, questo accordo è molto importante perché
coinvolge sei paesi europei su un argomento che non rappresenta la soluzione
nell'ambito della ricerca di una forza unica europea d'intervento nelle
situazioni di crisi - quando è necessario - , ma
riguarda comunque un aspetto importante come la produzione di sistemi di
arma e quindi l'esigenza di un coordinamento.
Del resto, proprio in questi giorni abbiamo avuto notizia che, da varie
parti, sono state fatte pressioni su singoli paesi europei e sull'Unione
europea perché venissero acquisiti nuovi sistemi di arma.
Si tratta, evidentemente, di un grosso complesso di affari, in particolare
per gli Stati Uniti d'America. Ovviamente,
nessuno può rimanere ingannato dagli allettamenti relativi alle esigenze di
ammodernamento; tutto ciò significa investire molte risorse in produzioni
fatte altrove. In questo senso il coordinamento tra paesi europei al fine di
offrire materiali adeguati ai compiti delle Forze armate in Europa è,
evidentemente, importante.
Detto questo, però, nella discussione di questo disegno di legge occorre
tenere presente due aspetti: la scelta contenuta nell'accordo e, allo stesso
tempo, l'esigenza di mantenere un elemento importante di etica, di civiltà,
diciamo pure di conquista, rappresentata nel nostro paese dalla legge n. 185
del 1990. Non è un caso che tanti settori della società, in questi giorni
ed in queste settimane, si siano erti a difesa di una legge che hanno
ritenuto messa in discussione dalla
natura del provvedimento al nostro esame o comunque potenzialmente
peggiorata. Non è un caso perché alla legge n. 185 del 1990 si è giunti
dopo un iter molto lungo, dopo una procedura complessa che ha rappresentato
un'evoluzione politica. Si è trattato di un'evoluzione che ha visto il
concorso e la convergenza di soggettività politiche sociali e reali molto
diverse, che hanno portato ad una legge che ha regolato in termini
assolutamente di avanguardia, in Italia, la
trasparenza sulla produzione e sul controllo del commercio dei materiali per
armamenti. L'Italia, su questa materia, ha una legislazione che non può
essere compromessa e non può essere subordinata a nessun altro tipo di
interesse e provvedimento.
Se si vuole andare avanti con l'esigenza di avere un coordinamento a livello
europeo, anche nella politica degli armamenti, occorre che i criteri ed i
principi della legge n. 185 del 1990 vengano riversati nella nuova normativa
che si vuole approvare. Ricordo, ad esempio, un punto molto importante: a
norma della legge n. 185 del 1990 le esportazioni di materiali per armamenti
sono subordinate alla politica estera del nostro paese. In questo senso,
forse, l'Italia potrebbe
avanzare un argomento che è oggetto di confronto perfino nel vertice che si
sta per svolgere, proprio in queste ore, molto vicino a Roma; mi riferisco
all'argomento del terrorismo. C'è stata un'epoca in cui gli Stati Uniti
d'America erano molto lontani dalle direttive dell'OLAF relative al
riciclaggio dei capitali. Oggi, dopo le vicende dell'11 settembre, sappiamo
che gli Stati Uniti sono diventati, improvvisamente, un paese molto attento
all'applicazione di quelle direttive e addirittura chiedono, diciamolo pure,
con qualche irruenza, ad altri di applicarle. Ritengo che anche in materia
di terrorismo varrebbe la pena di ricordare che l'Italia ha un'esperienza
(che dovrebbe essere recuperata) che potrebbe essere oggetto di attenzione
da parte di altri paesi. Può essere importante sapere a chi si vendono le
armi, sapere a chi finiscono in mano per evitare che finiscano in mano, ad
esempio, a soggetti che possono essere protagonisti di azioni
terroristiche o comunque di azioni che rendano grave la tensione in certe
aree del mondo (pensiamo a cosa sta avvenendo, in queste ore, tra Pakistan e
India).
Dunque l'Italia dovrebbe avere maggiore consapevolezza, maggiore rispetto e
maggiore capacità di difendere la propria esperienza ed originalità. La
legge n. 185 del 1990 è una legge importante che ha subordinato la
produzione ed il commercio delle armi ad obiettivi politici, sia quelli
contenuti nella Costituzione sia quelli relativi, ad esempio, all'esigenza
di non considerare la guerra come soluzione dei conflitti (pensiamo,
appunto, a cosa potrebbe succedere nel Kashmir
se vi fosse lo scontro armato tra due paesi del peso dell'India e del
Pakistan), ed ha permesso di affrontare il problema della regolazione in ben
altro modo. Di conseguenza è necessario applicare e mantenere i principi
sanciti nella legge n. 185 del 1990.
Il controllo è una chiave fondamentale per intervenire: può consentire di
distinguere il lecito dall'illecito, può offrire adeguate garanzie sulla
destinazione finale, può consentire di coinvolgere le politiche dei governi
ed il Parlamento attraverso le relazioni. Colgo l'occasione per ricordare
che l'ultima relazione forse è stata un po' deludente quanto a
precisione, rispetto ad altre relazioni rese al Parlamento.
Sarebbe auspicabile da parte del Governo, soprattutto in vista dei nuovi
problemi che porrà l'introduzione di questa normativa, una maggiore
precisione, in modo tale che lo stesso esecutivo ed il Parlamento possano
essere responsabili e garanti nei confronti dell'opinione pubblica.
Con l'accordo è intervenuta l'esigenza della sua applicazione anche in
Italia: da qui la licenza globale di progetto, come è stato ricordato, e
l'esigenza di adeguare anche alcune normative. Ebbene, adeguare le normative
non significa però rimettere in discussione i principi ed i punti fermi
(che, a mio giudizio, devono rimanere tali) che costituiscono l'ossatura
della legge n. 185 del 1990. È per questa ragione che il disegno di legge
ora in discussione dovrà essere oggetto di modifiche, laddove entrasse in
contrasto non con la legge n. 185 del 1990 in riferimento all'esigenza di
ratificare l'accordo europeo, bensì con i principi della medesima legge,
con le procedure, con i caratteri di trasparenza, con quella possibilità di
controllo da parte dell'opinione pubblica che è stata messa in discussione.
Il nuovo non deve perciò nascondere la volontà, che del resto non è mai
stata nascosta da alcuni settori che producono armamenti nel nostro paese,
di allargare le maglie, di eliminare alcuni controlli, di liberarsi in
sostanza di ciò che è stato ritenuto, a mio giudizio a torto, un elemento
negativo per la produzione. Il controllo è un elemento positivo, perché la
produzione di armamenti non è come tutte le altre: essa richiede, pertanto,
un forte controllo politico su ciò che accade. Ecco la ragione per cui il
destinatario finale, ad esempio, non può essere una variabile, bensì deve
essere assolutamente certo, o ecco il motivo per il quale il carattere delle
intermediazioni deve essere assolutamente sotto controllo ed i movimenti
finanziari legati a tale realtà - che, tra l'altro, non dimentichiamolo, in
molti casi costituiscono anche occasione per tangenti - debbono essere
completamente trasparenti.
È inevitabile che, quando si parla di una licenza globale, questa sia fatta
delle sue parti, come i pezzi, il valore e tutto ciò che attiene ai singoli
armamenti che ne costituiscono parte. Se l'accordo deve essere recepito dal
nostro paese, deve essere anche altrettanto chiaro che la produzione
interessata sarà per forza di cose destinata a crescere in percentuale ed
in peso e, di conseguenza, essa dovrà essere più che mai oggetto di
controllo. Proprio le prospettive aperte da
accordi di questo tipo pongono il problema di controlli che debbono
consentire di avere certezze su ciò che accadrà.
Nel momento in cui si affronta il discorso dell'allargamento della NATO, non
possiamo negare che anche nell'ambito degli stessi paesi che ne fanno parte
il problema dei requisiti che riguardano i diritti dei cittadini è molto
serio e, di conseguenza, è necessario che anche su questo vi siano
controlli.
Vi è una distanza tra l'accordo ed il disegno di legge che lo recepisce:
quest'ultimo, in diversi punti, come viene richiesto tramite le proposte
emendative, necessita di una modifica per renderlo non soltanto non
ridondante in riferimento all'accordo stesso, ma anche e soprattutto tale da
non mettere in discussione i principi della legge n. 185 del 1990. Se vi
fossero distanze tra quest'ultima norma e il disegno di legge che recepisce
l'accordo - i nostri emendamenti tendono
proprio ad eliminarli -, noi non potremmo accettarlo.
Ciò deve essere estremamente chiaro e, di conseguenza, mi auguro che il
Comitato dei nove si dedichi ad esaminare gli emendamenti non solo per
accogliere alcuni aspetti marginali; anzi, mi auguro che comprenda bene che
ciò che viene chiesto tramite le proposte emendative è l'accoglimento di
un principio di fondo: la legge n. 185 del 1990, nei suoi principi, deve
essere trasposta all'interno del presente disegno di legge di ratifica.
(Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di Sinistra-L'Ulivo).
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UDC e legge sul commercio delle armi
Ciao a tutte/i.
Molti saranno in trepidazione nella giornata di oggi per via della partita
"mondiale" dell'Italia. Noi lo siamo doppiamente perché il
calendario dei lavori parlamentari ha confermato per i giorni 18-19-20 la
discussione in aula del disegno di legge 1927 che, ratificando l'accordo di
Fanborough, modifica pesantemente la legge 185 che finora ha regolato il
commercio delle armi italiane nel mondo.
Il lavoro di diversi soggetti della società civile in questi mesi ha
prodotto risultati importanti e ha fatto in modo che i partiti di
opposizione predisponessero emendamenti che in qualche modo riprendono i
punti essenziali del nostro disaccordo sul ddl 1927.
Tutto questo è avvenuto accanto ad una mobilitazione inaspettata (per certi
versi) che ha visto tantissime/i inviare fax, raccogliere firme, stampare e
spedire cartoline ai parlamentari, organizzare incontri locali, dibattiti,
riunioni con i gruppi parlamentari, incontri con esperti del settore
industria e commercio bellico, incontri con ministri e altri rappresentanti
delle istituzioni, conferenze stampa, interventi in radio, televisione,
riviste e quotidiani...
Ultimamente si sono fatti presenti anche i parlamentari dell'UDC (CDU - CCD)
che intendono presentare un Ordine del Giorno in cui, per la prima volta,
esponenti della maggioranza parlamentare accolgono alcuni punti delle nostre
richieste. L'Ordine del giorno è firmato dai 40 parlamentari del gruppo e
vede come primo firmatari Michele Tucci
(Commissione Difesa) e Luca Volontè (presidente gruppo parlamentare).
Nel pomeriggio di oggi una delegazione della Campagna incontrerà i
parlamentari dell'UCD per una verifica delle reciproche posizioni. La nostra
richiesta sarà quella di trasformare l'Ordine de Giorno in emendamenti veri
e propri. Sarebbe un successo importantissimo.
In questo senso, il Consiglio Nazionale di Pax Christi che si è riunito
sabato 15 e domenica 16 ha inviato una lettera allo stesso gruppo per
chiedere la trasformazione in emendamenti dell'Odg. Questa azione si è
pensata giacché nello stesso testo i parlamentari UDC dicono di essere
stati incalzati dai movimenti cattolici e dalla CEI.
A richiesta posso inviare il testo redatto e inviato dal Consiglio
Nazionale.
Continuiamo pertanto a seguire con attenzione l'evolversi delle cose e
prepariamoci fin da ora all'approdo del disegno di legge al Senato.
Shalom, tonio
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Campagna armi: segnali confortanti dalla maggioranza
di Gabriella Meroni (Vita)
15/06/2002
Martedì un incontro tra una delegazione della campagna e l'onorevole Volonté,
capogruppo dell'Udc
Si aprono importanti spiragli nella maggioranza di governo quanto alla
vicenda del ddl 1927, che sarà discusso alla Camera giovedì prossimo.
L'onorevole Luca Volontè, presidente alla Camera dei Deputati del gruppo
dell'Udc, avrà infatti un incontro martedì 18
giugno alle ore 14.00 con una delegazione della Campagna per la 185.
Dopo la presentazione di un ordine del giorno alla Camera dei Deputati,
animato dallo stesso Volontè e da una nutrita lista di parlamentari
afferenti all'area centrista del Governo, si è quindi aperto ufficialmente
lo spazio per un dialogo proficuo anche con la maggioranza.
I promotori sono anche in attesa di ricevere dal presidente Casini un
appuntamento per la consegna delle migliaia di firme raccolte a sostegno
della legge.
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62000 firme contro il commercio di armi
Dopo aver subito diversi rimandi, in questi giorni sarà discusso alla
Camera dei Deputati il Disegno di Legge 1927 che,
ratificando un accordo internazionale mirante a rafforzare la coproduzione
di armi con altri Paesi europei, di fatto modifica pesantemente la legge 185
del 1990 che aveva posto seri vincoli all'esportazione di armi e ne
garantiva un controllo democratico.
Dal mese di gennaio, allorquando il ddl 1927 era stato approvato
all'unanimità in Commissione Esteri e Difesa, diverse
realtà della società civile, dell'associazionismo nonviolento, del mondo
ecclesiale (missionario in particolare) avevano dato vita ad una Campagna
denominata: "Contro i mercanti di armi - In difesa della 185". In
seguito a quella Campagna
molte forze politiche hanno ridefinito la propria posizione rispetto alla
legge e hanno presentato diversi emendamenti che ora saranno oggetto di
discussione e votazione in aula. Anche in queste ore i rappresentanti della
Campagna sono impegnati negli ultimi incontri con diversi gruppi
parlamentari di maggioranza e opposizione.
Tra le diverse forme di sensibilizzazione e protesta, gli organizzatori
della Campagna hanno calcolato che negli ultimi tre
mesi sono state raccolte circa 50.000 firme presso circoli, centri sociali,
parrocchie e centri di aggregazione, per strada e nei luoghi di incontro. Ma
allo stato attuale - fanno notare i coordinatori della Campagna - altre
firme continuano a pervenire. Le firme di cui diamo conto vanno ad
aggiungersi a quelle che il settimanale Vita aveva già provveduto a
raccogliere elettronicamente tramite le pagine del suo sito web e che
ammontano a 12.000. Il successo di un numero così alto testimonia della
convinzione radicata in molti cittadini che vorrebbero che il nostro Paese
si adoperasse di più per garantire la promozione ed il rispetto dei diritti
umani come per la prevenzione dei conflitti, piuttosto che primeggiare
per numero e qualità di strumenti ed ordigni di guerra prodotti ed
esportati.
Ora si conta di poter consegnare le firme ai presidenti di Camera e Senato
e, in ultimo, al Presidente della Repubblica.
Nei giorni scorsi é stata inviata anche una lettera all'on. Gustavo Selva,
presidente della Commissione Affari Esteri e
comunitari, affinché convochi i rappresentanti della Campagna per
un'audizione in Commissioni congiunte (esteri e difesa) per analizzare la
relazione che il Presidente del Consiglio ha presentato in aprile sulle
esportazioni di armi italiane
relativamente all'anno 2001.
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Legge 185: un rinvio e una buona notizia
di Gabriella Meroni (Vita)
21/06/2002 Vita on Line
Neppure questa settimana è stata affrontata la discussione del ddl 1927. Ma
per un'ottima ragione...
Non si discuterà del ddl 1927 di modifica alla legge 185 sulle armi oggi in
Parlamento, così come non se ne è discusso ieri (giornata prevista
inizialmente per il voto). La ragione del rinvio (l'ennesimo) questa volta
però è positiva: si tratta infatti di una richiesta avanzata del gruppo
della Margherita per avere la possibilità di «riflettere ulteriormente»
sul
provvedimento con l'intento di modificarlo e migliorarlo.
Lo ha confermato a Vita questa mattina una fonte interna al gruppo, che ha
anche annunciato una riunione a porte chiuse di tutto l'Ulivo sempre sul ddl
1927, che si svolgerà alla Camera nella serata di lunedì 24, e una
riunione (questa volta aperta) della Margherita con tutti i rappresentanti
della campagna "Io difendo la 185/90", prevista per martedì
mattina
alle 9.30, sempre a Montecitorio. Scopo degli incontri sarà mettere a punto
la strategia migliore per contrastare chi vorrebbe "ammorbidire" i
controlli sull"export delle armi previsti dalla stessa 185.
Una buona notizia, dunque, che se sommata con la disponibilità al dialogo
manifestata dal gruppo dell'Udc (interno alla
maggioranza di governo) apre importanti spiragli per un'eventuale intesa
"bipartisan" su questo scottante tema. Staremo a vedere. Come
sempre, Vita vi fornirà gli aggiornamenti in tempo reale.
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Legge 185: gli emendamenti
25/06/2002
Il Parlamento vota il ddl 1927 sul recepimento dell'Accordo Quadro sulla
coproduzione bellica.
Inseriti nel testo alcuni emendamenti proposti dall'opposizione e dalla
campagna
ROMA - Il disegno di legge 1927 sulla ratifica dell'accordo di Farnborough
è in questo momento al vaglio della Camera (segui la seduta on-line in
diretta)
Quello che viene presentato in Aula è un testo arricchito di alcuni
emendamenti proposti dall'opposizione e dalla Campagna "Io difendo la
185".
L'ultima versione aggiornata dell'impianto del ddl 1927 è stato l'oggetto
di un incontro, avvenuto questa mattina, tra alcuni parlamentari della
Margherita, tra cui l'on. Castagnetti e l'on. Mattarella, e una delegazione
di rappresentanti delle associazioni che sostengono la campagna.
Gli emendamenti accolti dalla commissione riguardano i temi della
trasparenza e della responsabilità degli Stati.
Viene introdotto, come già nella 185, lo strumento della "relazione
sulle attività" che i titolari di licenza globale di progetto dovranno
fornire; dettaglio importante è che tale relazione (sebbene le associazioni
la vorrebbero maggiormente dettagliata) dovrà comprendere anche
l'indicazione del "destinatario finale".
Altro miglioramento rispetto ai limiti del primo progetto di legge, e tra i
punti più a cuore alle associazioni, riguarda le possibili partnership tra
Italia con altri stati Nato/Eu per i fini dell'Accordo Quadro, che dovranno
comunque passare attraverso il meccanismo del Consensus, ovvero saranno
condizionate ad accordi bilaterali autorizzati dal Parlamento.
Queste le migliorie più significative che fanno del ddl 1927 oggi in
discussione un progetto diverso, ma ancora perfettibile, rispetto a quello
di pochi mesi fa.
E' sufficiente?
La campagna non ha intenzione di abbassare la guardia e spinge affinché
anche altri emendamenti ritenuti importanti continuino ad essere discussi
fin dentro l'Aula e in poi al Senato.
Tra questi l'aggiunta dell'informazione del Valore economico globale delle
operazioni di export; la definizione di meccanismi di controllo più
dettagliati sia sulla trasparenza dei contratti sia rispetto alla capacità
di rintracciare l'iter dei prodotti bellici dalla produzione al
destinatario.
Per quanto riguarda i diritti umani l'aggettivo "gravi" continua a
qualificare quelle azioni svolte da governi che pregiudicherebbero rapporti
commerciali in armi, in compenso vengono estesi i criteri di individuazione
di tali Stati: non solo quelli sotto embargo Onu ma anche quelli nella lista
del Consiglio d'Europa.
Resta in piedi anche la questione delle autorizzazioni e controlli sulle
transazioni bancarie, difficili da proporre in consorzi trasnazionali.
"Al momento ci riteniamo moderatamente soddisfatti - commenta Tonio
Dall'Olio portavoce della campagna-
Restiamo contrari a qualsiasi tipo di liberalizzazione del commercio delle
armi, ma se con questi emendamenti si sono ridotti dei gap che conducevano
su quella via, non possiamo che esserne contenti. Ma non possiamo
considerare la partita chiusa".
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Legge 185: le votazioni alla Camera
La Campagna in difesa della legge 185/90 ottiene i primi risultati. Il
disegno di legge 1927 sulla ratifica dell'accordo di Farnborough è stato
approvato della Camera. Quello che viene presentato in Aula è un testo
arricchito di alcuni emendamenti proposti dall'opposizione e dalla campagna.
Gli emendamenti accolti dalla commissione riguardano i temi della
trasparenza e della responsabilità degli Stati, limitando le possibili
partnership tra Italia con altri stati Nato/Eu per i fini dell'Accordo
Quadro condizionando gli accordi bilaterali autorizzati dal Parlamento. La
Campagna spingerà per l'attuazione di altri emendamenti riguardanti la
trasparenza dei contratti sia rispetto alla capacità di rintracciare l'iter
dei prodotti bellici dalla produzione al destinatario. "Al momento ci
riteniamo moderatamente soddisfatti - commenta Tonio Dall'Olio portavoce
della campagna- Restiamo contrari a qualsiasi tipo di liberalizzazione del
commercio delle armi". Nell'ultimo rapporto di OSCAR, l'Osservatorio
sul commercio delle armi, si evidenzia come nel 2001 sono state esportate
armi dall'Italia in Africa Settentrionale e Medio Oriente per 160 milioni di
euro, il 18,57% del totale. Intanto apprendiamo che l'Italia parteciperà al
programma per l'aereo d'attacco Joint Strike Fighter. [26.06.2002]
» Fonte: © Vita, Oscar, Camera, Rete Alternative;
» Approfondimento: © Banche armate, Rete di Lilliput, Stenografico
completo della seduta di oggi , Chi e come ha votato? - da scaricare.zip : http://www.unimondo.org/185voti.zip
___________________
26/06/2002
Ok del Parlamento alla legge che favorisce il commercio di armi
di Redazione (redazione@vita.it)
La presa di posizione del portavoce della Campagna a difesa della 185, Tonio
Dall'Olio
Si è concluso nel primo ramo del Parlamento il lungo cammino della ratifica
dell'accordo tra alcune nazioni europee per favorire la coproduzione di
armi. Si è concluso con l'approvazione (astenuti 67, maggioranza 164, hanno
votato sì 220, hanno votato no 107) del disegno di legge 1927 che prevede
anche pesanti modifiche alla legge 185/90 che norma attualmente il commercio
di armi garantendo trasparenza e controllo democratico da parte del
parlamento sul dettaglio della produzione e sulle destinazioni finali.
In attesa di verificare se e quali emendamenti migliorativi siano stati
approvati e di valutare il comportamento dei diversi gruppi parlamentari,
gli organizzatori della Campagna "Contro i mercanti di armi - In difesa
della 185" dichiarano il proprio disappunto perché le istanze e le
preoccupazioni espresse da tante realtà della società civile e
rappresentate anche da 62.000 firme raccolte in poche settimane, non hanno
trovato ascolto e accoglienza da parte delle forze politiche della
maggioranza. "Ci spiace constatare - ha dichiarato Tonio Dell'Olio -
portavoce della Campagna - che ancora una volta le ragioni del business
abbiano avuto il sopravvento su quelle dell'etica e che sia questa ormai la
logica che guida la politica estera del nostro Paese". I
rappresentanti delle organizzazioni che formano la Campagna hanno espresso
chiaramente la volontà di non mollare la pressione e che continueranno a
seguire l'iter del ddl al Senato, allargheranno il network sul piano europeo
e internazionale e renderanno ancora più stabile il collegamento tra realtà
di base interessate a monitorare il commercio di armi italiane nel mondo.
"A nessuno deve sfuggire - ha continuato Dell'Olio - che se non ci
fosse stata questa mobilitazione, difficilmente una parte del nostro
Parlamento si sarebbe posto il problema di mettere in discussione la
proposta del Governo, giacché in Commissione il provvedimento era stato
approvato all'unanimità".
__________________________
25/06/2002
Armi: domattina il voto finale sul ddl 1927. Cosa cambia
di Redazione (redazione@vita.it)
Recepita una norma di garanzia sulla destinazione delle armi
Alla fine, dopo un intero pomeriggio di discussione, si e' raggiunta
un'intesa alla Camera su una norma di garanzia che faccia salvi i poteri di
controllo previsti dalla legge 185 del 1990 sul commercio delle armi.
Infatti, una proposta di emendamento presentata dall'on. Mattarella, e
sottoscritta dagli onorevoli Minniti e Molinari, e' stata alla fine accolta,
sia pure con qualche ritocco, dal governo e dalla commissione, ed è' stata
votata. La norma, recepita all'interno della ratifica all'accordo firmato a
Farnborough nel luglio 2000, riguarda in particolare i destinatari di
eventuali vendite di armi. Alla fine, Mattarella a nome dell'opposizione ha
detto che il suo emendamento anche se 'ritoccato' ''garantisce trasparenze
molto significative, ed ecco perche' lo accetto''. Questa sera la
commissione ha di fatto definito l'intero provvedimento di ratifica e domani
mattina si avra' il voto finale sulla legge.
[...]
_____________________
25/06/2002
Campagna 185: Ddl 1927 al vaglio della Camera
di Barbara Fabiani (b.fabiani@vita.it)
Il Parlamento vota il ddl 1927 sul recepimento dell'Accordo Quadro sulla
coproduzione bellica. Inseriti nel testo alcuni emendamenti proposti
dall'opposizione e dalla campagna
ROMA - Il disegno di legge 1927 sulla ratifica dell'accordo di Farnborough
è in questo momento al vaglio della Camera.
Quello che viene presentato in Aula è un testo arricchito di alcuni
emendamenti proposti dall'opposizione e dalla Campagna "Io difendo la
185".
L'ultima versione aggiornata dell'impianto del ddl 1927 è stato l'oggetto
di un incontro, avvenuto questa mattina, tra alcuni parlamentari della
Margherita, tra cui l'on. Castagnetti e l'on. Mattarella, e una delegazione
di rappresentanti delle associazioni che sostengono la campagna.
Gli emendamenti accolti dalla commissione riguardano i temi della
trasparenza e della responsabilità degli Stati.
Viene introdotto, come già nella 185, lo strumento della "relazione
sulle attività" che i titolari di licenza globale di progetto dovranno
fornire; dettaglio importante è che tale relazione (sebbene le associazioni
la vorrebbero maggiormente dettagliata) dovrà comprendere anche
l'indicazione del "destinatario finale".
Altro miglioramento rispetto ai limiti del primo progetto di legge, e tra i
punti più a cuore alle associazioni, riguarda le possibili partnership tra
Italia con altri stati Nato/Eu per i fini dell'Accordo Quadro, che dovranno
comunque passare attraverso il meccanismo del Consensus, ovvero saranno
condizionate ad accordi bilaterali autorizzati dal Parlamento.
Queste le migliorie più significative che fanno del ddl 1927 oggi in
discussione un progetto diverso, ma ancora perfettibile, rispetto a quello
di pochi mesi fa.
E' sufficiente?
La campagna non ha intenzione di abbassare la guardia e spinge affinché
anche altri emendamenti ritenuti importanti continuino ad essere discussi
fin dentro l'Aula e in poi al Senato.
Tra questi l'aggiunta dell'informazione del Valore economico globale delle
operazioni di export; la definizione di meccanismi di controllo più
dettagliati sia sulla trasparenza dei contratti sia rispetto alla capacità
di rintracciare l'iter dei prodotti bellici dalla produzione al
destinatario.
Per quanto riguarda i diritti umani l'aggettivo "gravi" continua a
qualificare quelle azioni svolte da governi che pregiudicherebbero rapporti
commerciali in armi, in compenso vengono estesi i criteri di individuazione
di tali Stati: non solo quelli sotto embargo Onu ma anche quelli nella lista
del Consiglio d'Europa.
Resta in piedi anche la questione delle autorizzazioni e controlli sulle
transazioni bancarie, difficili da proporre in consorzi trasnazionali.
"Al momento ci riteniamo moderatamente soddisfatti - commenta Tonio
Dall'Olio portavoce della campagna- Restiamo contrari a qualsiasi tipo di
liberalizzazione del commercio delle armi, ma se con questi emendamenti si
sono ridotti dei gap che conducevano su quella via, non possiamo che esserne
contenti. Ma non possiamo considerare la partita chiusa".
_________________
25/06/2002
Legge 185: online in diretta la discussione
di Redazione (redazione@vita.it)
Alcuni stralci in sintesi della discussione per lo stralcio
Escluso quindi lo stralcio, la maggioranza ha accettato di discutere gli
emendamenti. Si discute sugli emendamenti in diretta online
Minniti (DS)
Con l'approvazione dei primi due articoli abbiamo sancito le responsabilità
de nostro paese di aderire al trattato di Farnborough. Dall'articolo 3 in
poi si trattano le modifiche della 185. Dobbiamo saper ascoltare le istanze
della società civile e quindi la non modifica della 185. Tale legge
rappresenta un punto di riferimento nella legislazione internazionale.
Dobbiamo saperci assumere le responsabilità internazionali, ma anche
ascoltare la società civile. Propongo uno stralcio degli articoli dal 3 al
14 per discuterne in maniera più approfondita e dopo un confronto esplicito
ed aperto con la società italiana. Chiedo formalmente di proporre uno
stralcio e cioè considerare conclusa la discussione sulla ratifica
dell'accordo, con l'approvazione dei primi due articoli del PDL, e di
rimandare la discussione sulle modifiche della 185 per dimostrare che questo
parlamento non prende posizioni su cose importanti senza fare le dovute
valutazioni.
Ramponi (Alleanza Nazionale)
La questione sulla difesa della 185 è nata perché mossa da tutta una serie
di organizzazioni onestamente disinformata e impreparata. Ma se il dubbio
sulla bontà di tale provvedimento è legittimo e sincero si deve prendere
atto che il PDL non modifica le regole e la sostanza della 185. Si auspica
che l'allargamento al concerto raggiunga i paesi della Nato e i paesi
dell'unione Europea. C'è qualcuno di voi che non è d'accordo a che paesi
aderenti a questi organismi entrino nell'accordo? E dov'è il vostro
europeismo. Nell'industria bellica italiana lavorano 40.000 persone che
significano 40.000 famiglie di cui dobbiamo tenere conto. Per queste
motivazioni siamo contrari alla proposta di stralcio.
Monaco (Margherita)
Il nostro gruppo è favorevole allo stralcio proposto dai DS. Siamo
favorevoli alla ratifica dell'accordo per un senso di responsabilità
internazionale e perché tale accordo è stato proposto dai governi Prodi e
Amato e noi cerchiamo di comportarci con la responsabilità di una forza di
governo pur essendo all'opposizione. Non siamo favorevoli alle modifiche
della 185. Dobbiamo aprirci all'Europa, ma preservando quella norma che ci
fa onore nel quadro europeo ed internazionale. Dobbiamo rispondere anche
quel mondo delle associazioni che giustamente si è animato ed ha vigilato
sull'andamento dei lavori. Se non verrà accolta la richiesta di stralcio il
nostro voto sarà condizionato dall'esame in aula del PDL. Se non ci fossero
state buone ragioni per apportare tali emendamenti il governo non li avrebbe
accolti e tutto ciò è un risultato avuto negli ultimissimi giorni grazie
alla nostra insistenza.
Cossiga (Forza Italia)
La maggioranza ha accolto tali emendamenti solo per dovere di chiarezza e di
trasparenza con l'opposizione per cui siamo contrari allo stralcio e
chiediamo che si proceda con l'approvazione del PDL.
SI VOTA LA RICHIESTA DI STRALCIO
Parere negativo
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Pax Christi: comunicato stampa
Passa in Parlamento la legge che
favorisce il commercio di armi
Si è concluso nel primo ramo del Parlamento il lungo
cammino della ratifica dell'accordo tra alcune nazioni europee per favorire
la coproduzione di armi. Si è concluso con l'approvazione (astenuti 67,
maggioranza 164, hanno votato sì 220, hanno votato no 107) del disegno di
legge 1927 che prevede anche pesanti modifiche alla legge 185/90 che norma
attualmente il commercio di armi garantendo trasparenza e controllo
democratico da parte del parlamento sul dettaglio della produzione e sulle
destinazioni finali.
In attesa di verificare se e quali emendamenti migliorativi siano stati
approvati e di valutare il comportamento dei diversi gruppi parlamentari,
gli organizzatori della Campagna "Contro i mercanti di armi - In difesa
della 185" dichiarano il proprio disappunto perché le istanze e le
preoccupazioni espresse da tante realtà della società civile e
rappresentate anche da 62.000 firme raccolte in poche settimane, non hanno
trovato ascolto e accoglienza da parte delle forze politiche della
maggioranza. "Ci spiace constatare - ha dichiarato Tonio Dell'Olio -
portavoce della Campagna - che ancora una volta le ragioni del business
abbiano avuto il sopravvento su quelle dell'etica e che sia questa ormai la
logica che guida la politica estera del nostro Paese". I
rappresentanti delle organizzazioni che formano la Campagna hanno espresso
chiaramente la volontà di non mollare la pressione e che continueranno a
seguire l'iter del ddl al Senato, allargheranno il network sul piano europeo
e internazionale e renderanno ancora più stabile il collegamento tra realtà
di base interessate a monitorare il commercio di armi italiane nel mondo.
"A nessuno deve sfuggire - ha continuato Dell'Olio - che se non ci
fosse stata questa mobilitazione, difficilmente una parte del nostro
Parlamento si sarebbe posto il problema di mettere in discussione la
proposta del Governo, giacché in Commissione il provvedimento era stato
approvato all'unanimità".
26 giugno 2002, h. 15.30
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La Margherita e la legge sul commercio delle armi
COMUNICATO STAMPA
COMMERCIO ARMI. MONACO: DIALOGO PROFICUO CON I PACIFISTI
Dichiarazione dell'on. Franco Monaco, vicepresidente della Margherita alla
Camera
"La "Campagna contro i mercanti di morte" esprime un giudizio
severo sulle modifiche alla legge sul commercio delle armi votata ieri alla
Camera.
Fanno bene le associazioni pacifiste a vigilare con severità affinché gli
strumenti necessari alla difesa comune europea non abbassino la soglia delle
garanzie. Sarebbe utile, tuttavia, distinguere tra chi, come la maggioranza,
si è mostrato totalmente sordo a quelle istanze e chi, come noi, ferme
restando la nostra autonomia politica, la nostra cultura di governo e la
nostra opzione europeista, ha aperto un proficuo dialogo con le
associazioni, si è strenuamente impegnato a migliorare il testo (che è
sensibilmente cambiato nel passaggio in aula) e ha espresso un comportamento
di voto coerente con un giudizio problematico su di esso. Con l'impegno a
riproporre al Senato gli emendamenti migliorativi respinti alla Camera da
maggioranza e governo. Questo è il modo giusto di impostare le relazioni
tra
forze politiche e movimenti della società civile. Spiace invece constatare
una vistosa disattenzione di certa stampa cattolica, che pure aveva seguito
con intensità la cosa, rispetto al passaggio parlamentare."
Roma, 27 giugno 2002
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Legge 185: un commento di Peacelink
di Alessandro Marescotti (Peacelink)
27/06/2002
Alessandro Marescotti, amareggiato per le assenze e la poca attenzione che
il Parlamento ha voluto riservare alla società civile, commenta la giornata.
Ieri i mercanti di armi hanno stappato la prima bottiglia di spumante che
avevano tenuto al fresco in frigorifero: la Camera dei Deputati ha approvato
infatti il ddl 1927 che favorisce un'export di armi meno controllato dal
Parlamento.
In sostanza la maggioranza dei deputati ha votano l'autocastrazione: non ne
vuole sapere di esercitare una funzione costituzionale di controllo. E non
vuole svolgere un ruolo di garanzia per i cittadini che hanno ancora una
concezione etica della politica, intesa come trasparenza e limitazione
dell'export di strumenti di morte verso nazioni dittatoriali o in guerra.
Come hanno votato i deputati?
Dai tabulati risulta la posizione di voto di tutti i deputati sul ddl 1927
caldeggiato dai mercanti di armi e sui relativi emendamenti.
E' una lettura molto complessa, con migliaia di dati e suscettibile di
molteplici confronti. Scrivetegli se avete almeno un'ora da dedicare alla
vostra curiosità.
Anch'io ho dedicato la mia "ora di curiosità" ai confronti, ed è
troppo poco per fare un'analisi esaustiva. Emerge tuttavia qualche evidenza:
non hanno partecipato al voto leader come D'Alema, Rutelli, Fassino,
Bertinotti, Armando Cossutta a testimonianza che questa nostra lotta li ha
lasciati sostanzialmente indifferenti; non mancano altre "assenze
illustri" che si fanno notare (Bersani, Boselli, Finocchiaro, Nesi,
Ostillio, Parisi, Realacci, Turco, Visco); Amato, il leader tenuto in
panchina per sostituire Rutelli appena possibile, ha votato in linea con il
governo dimostrandosi un solido alleato di chi
vuole dare slancio all'export di armi con questo nuova legge che azzoppa la
185/90; tutti gli ordini del giorno sono stati respinti (anche quello per un
maggiore controllo dell'export di armi leggere che vanno in mano ai bambini
soldato), nonostante il governo avesse fatto balenare l'idea che in fondo al
posto degli emendamenti potevano passare gli odg.
Adesso vedremo al Senato quali sono i parlamentari che non difenderanno la
legge 185. Ce ne ricorderemo al momento giusto. Intanto i mercanti di armi
hanno messo in frigorifero la seconda bottiglia di spumante e finché c'è
guerra c'è speranza (per loro).
Forse anche al Senato riusciranno a tenere seminascosta la data di voto,
spostandola in continuazione come è accaduto per la Camera. Così si
evitano capannelli di illusi propugnatori della regolamentazione del
commercio delle armi, propriò lì all'entrata dei luoghi della sovranità
popolare.
Ma sì, si tolgano dalle scatole quei fastidiosi e petulanti pacifisti. E si
dia fiato all'economia del ferro, del fuoco, e se possibile anche della
tangente.
Ricordatevi di firmare perché in Senato la nostra voce sia ancora più
forte
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Variazioni alla legge 185 e al ddl 1927
Ciao a tutte/i.
A tutti è giunta notizia che nei giorni scorsi la Camera dei Deputati ha
approvato il Ddl 1927 che prevedeva la Ratifica del Trattato di Fanborough
e, conseguentemente alcune modifiche alla legge 185/90 che regola il
commercio delle armi.
Di fatto alcuni emendamenti sono passati così come (purtroppo) alcune delle
modifiche che si voleva evitare. A questo proposito, l'amico Giorgio Beretta
con cui condividiamo l'impegno della Campagna BANCHE ARMATE (Missione Oggi -
Nigrizia - Mosaico di Pace) ha fatto un lavoro interessante facendo vedere
come di fatto cambia la legge 185/90 e cosa propone il Ddl 1927. Il
tutto è contenuto in un file zippato dove le aggiunte e gli emendamenti di
opposizione e governo sono state inserite con colori diversi.
Chi volesse avere questo testo può richiederlo in segreteria.
Ricordo poi a tutte/i che sabato 6 luglio alle è prevista una giornata di
formazione e organizzazione presso la casa per la Pace, organizzato dalla
Campagna "Contro i mercanti di armi". Le iscrizioni sono ancora
aperte.
Shalom, tonio
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Voto sul ddl 1927 (di Bonacina "Vita")
Martedì, 2 luglio 2002
Obiettivo 100mila firme
di Riccardo Bonacina
Contro i mercanti d'armi obiettivo 100mila firme. La mobilitazione si è
fatta sentire sin dentro l'aula della Camera, ma ora bisogna insistere
Firma dopo firma, in soli due mesi si era alzato un muro di "no"
alle modifiche alla legge 185/90. Un muro fatto di nomi e
cognomi, sigle di associazioni e cooperative, parrocchie, gruppi Caritas,
Comuni ed enti locali. Oltre 65mila le firme raccolte, sul nostro sito e su
quello della Rete di Lilliput, e ancora sulle piazze, nelle università e
nelle parrocchie. Una marea che, piano piano, s'è levata dal basso senza la
sponsorizzazioni delle tv e dei media e che pure ha saputo aggregare un
vastissimo e autorevole consenso a difesa di una legge che prevedeva un
minimo di trasparenza sul commercio di materiali militari e di armi e che il
disegno di legge 1927 snaturava e svuotava.
Nel passaggio alla Camera si sono ottenuti 4 emendamenti di garanzia al ddl
1927, e 8 emendamenti alla nuova formulazione della legge 185 a difesa dello
spirito e della lettera originarie della legge.
Si è trattato di un buon risultato? Francamente, sì. Non ho dubbi nel
sostenerlo. Senza la campagna e la vostra mobilitazione e sostegno (sul
prossimo numero del settimanale VITA abbiamo dedicato un paginone con le
vostre firme), la "Ratifica dell'Accordo di Farnborough" sarebbe
stata null'altro che un passaggio burocratico, incosciente, scemo e avrebbe
smobilitato le già fragili barriere per chi lucra vendendo e trafficando
gli arnesi della morte. Così era accaduto quando in soli 8 giorni le
Commissioni riunite Esteri e Difesa avevano licenziato in modo bipartisan
(sic!) il disegno di legge n. 1927, e così sarebbe accaduto anche in aula.
La campagna, che è riuscita a contattare molti singoli parlamentari,
collegio per collegio, spiegando le ragioni del no allo snaturamento della
185, ha avuto un suo primo esito provocando piccoli terremoti politici
dentro i partiti di opposizione che, da febbraio a oggi, hanno radicalmente
cambiato la loro posizione in proposito.
Quando mercoledì 26 giugno i deputati hanno votato sapevano che migliaia di
cittadini li stavano seguendo via internet vigilando comportamenti, assenze
e voti.
Qualcosa abbiamo ottenuto, occorre adesso che questa pressione si faccia
ancor più forte per l'appuntamento con il Senato.
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Chiara Bonaiuti
Secondo intervento di Chiara Bonaiuti. in merito agli
emendamenti apportati al decreto passato alla Camera.
L'orientamento della campagna era: gli spazi sono questi, vediamo di
introdurre delle modifiche minime, e di farlo al meglio, in modo tale da
riproporre una serie di controlli che erano stati aboliti.
Poi il disegno di legge era formulato in modo tale che ha introdotto una
serie di modifiche non previste dall'accordo, ha abolito una serie di
controlli la cui abolizione non era richiesta dall'accordo.
Ha esteso la licenza globale di progetto anche a tutti i paesi della Nato e
della UE che non avevano firmato l'accordo, e ha portato il governo a
delegare il paese partner sulla scelta del destinatario finale, non
necessariamente riportato al Parlamento.
Diventava discrezionalità del paese partner decidere, e si incideva sulle
informazioni sulla destinazione finale.
I due limiti principali che avevo identificato sul disegno di legge dunque
erano:
1)la trasparenza
2)la deresponsabilizzazione del governo nella esportazione di queste
coproduzioni: le industrie italiane potevano scegliere industrie in paesi
con leggi permissive e aggirare i divieti della legge.
Le due modifiche principali sono:
1)la corresponsabilizzazione precisa del governo (nel disegno di legge
originale questa corresponsabilizzazione si applicava solo ai 6 paesi che
avevano firmato l'accordo ma non si applicava a tutto il resto dei paesi)
nella scelta dei paesi finali, nel caso realizzi delle coproduzioni con i
partner dei paesi nato o europei.
La versione originale favoriva le industrie a cercare partner in paesi
europei con leggi permissive, in modo da aggirare la nostra legge. Secondo
Bellagamba, magistrat, si poteva in qualche modo favorire anche la
triangolazione.
Ora invece il governo italiano è coinvolto, e deve decidere insieme al
governo dei partner, il destinatario finale, utilizzando il diritto di veto,
potendo dire di no quando il destinatario finale confligge con i principi o
i divieti della legge. Questo era uno dei limiti più grossi.
Restano comunque molti altri limiti.
Resta delegato al paese partner il controllo sull'uso finale.
E comunque la licenza globale di progetto, formulata in modo generico,
pratica nuova e abbastanza rischiosa, resta allargata a tutti i paesi NATO e
della UE, non ai paesi che hanno firmato il trattato.
Emendamento Mattarella, poi fatto proprio dal governo e riformulato da Mones
(consigliere militare di Berlusconi) stesso.
Trasparenza: nel momento in cui un paese con cui si coproduce, esporta degli
armamenti, costruiti con pezzi o componenti italiani, deve comunicarlo al
governo italiano, il quale a sua volta deve riportarlo sulla relazione. In
questo modo anche il parlamento viene a sapere qual è la destinazione
finale del materiale coprodotto. E' importante perchè si ristabilisce il
potere di indirizzo di controllo parlamentare su quello che è il
comportamento del governo nelle coproduzioni. Peraltro colma una lacuna ed
una vaghezza dell'accordo di Farborough.
Nonostante siano cose positive, non sono formulate in modo così chiaro. Nel
senso che comunque si dice che la relazione deve contenere copia della
relazione formulata dei paesi partner; sarebbe stato bene che si scrivesse
che la relazione contenesse il valore e la quantità oltre al destinatario
finale.
Inoltre, l'autorizzazione finale di progetto resta formulata in modo molto
generico.
Le industrie semplicemente dicono allo stato con chi vogliono produrre e per
quale paese finale: non dicono quanto, pezzi e componenti, il loro valore,
come dicevano precedentemente.
Questa genericità affigge sui controlli.
Sarebbe stato auspicabile che fin dall'inizio l'industria dichiarasse quanti
pezzi avrebbe esportato. Parlando con dei rappresentanti dell'industria
Galileo, dicevano che: non è impossibile stabilire quanti pezzi sarebbero
stati esportati negli anni successivi, magari rimanendo generici su dei
singoli pezzettini.
L'emendamento introdotto dice che ogni anno l'industria deve riportare tutto
ciò che ha fatto quell'anno in relazione alla specifica coproduzione.
L'emendamento rimane generico, dicendo che l'impresa deve riportare i dati,
senza specificare il numero dei pezzi,ecc. Tutto quello che viene comunicato
dall'impresa al ministero degli esteri dovrebbe essere importato nella
relazione.
Restano fuori, punti non adeguatamente chiariti:
il valore: non c'è nessuna norma chiara che ci possa dire quant'è il
valore delle esportazioni che ricadono nella licenza globale di progetto.
Tenete conto che il valore globale delle movimentazioni di materiale
inerente a 19 coproduzioni realizzate negli stati partner era praticamente
uguale al valore totale delle nostre esportazioni annuali, quindi molto
alto.
Avere un'idea delle coproduzioni diventa importante.
Almeno quando la coproduzione viene conclusa, venduta, sapere esattamente
qual è il valore e la quota italiana.
La trasparenza ha anche una funzione di warning: se aumentano le
esportazioni verso paesi a rischi si possono prendere provvedimenti
diplomatici. Se non se ne ha un'idea, incide sulla trasparenza.
i controlli: sono indeboliti. Elimina i controlli sull'arrivo a destino, il
certificato ? viene eliminato non solo tra i paesi partner ma anche verso
paesi terzi.
Domanda di Nicoletta Dentico: la trasparenza riguarda anche paesi con gravi
violazioni dei diritti umani? Tricarico disse che se un'associazione della
civiltà civile porta una documentazione su questo, verrà assolutamente
considerato.
Analogamente dissero che tutte le informazioni valore, quantità, ecc.
sarebbero state esposte successivamente, (expost) con mozioni ecc. La
controparte cioè assicurava che loro avrebbero inserito questi dati.
Chiara obietta che tutto ciò deve entrare in modo obbligatorio nella
relazione.
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Legge 185: il governo non riesce a vincere per ora
Tra ieri e oggi il governo
"doveva" mettersi in regola con l'accordo di Farnborough
ratificando il trattato che andava a manomettere la (buona) legge 185/90. Ma
la ratifica non c'è stata. Non sono riusciti a infilarci l'ombrellone dove
volevano loro. Ecco un resoconto di Vita fresco di giornata.
A.M.
-----
Legge 185, la Campagna guadagna tempo
di Benedetta Verrini (b.verrini@vita.it)
Vita
on line 23/07/2002
Significativa vittoria
della società civile: la discussione sulla modifica della legge per la
trasparenza nell'export di armi è stata rinviata dopo la pausa estiva.
Alla fine, il governo è andato a Farnborough a mani vuote. Al grande
Salone annuale dell'aerospaziale, dove proprio oggi era previsto un vertice
tra il ministro della Difesa Antonio Martino e i colleghi dei Paesi patner
del Trattato, il governo italiano si presenta senza le “carte in
regola”. Il disegno di legge di ratifica del Trattato, che contiene anche
pesanti modifiche alla legge 185, è ancora fermo al Senato, bloccato da
centinaia di emendamenti posti dall'opposizione e sommerso dalle critiche
della società civile che, come è noto, si è coagulata nella Campagna
Contro i mercanti di morte in difesa della 185.
L'esame del ddl 1547 (ex 1927 alla Camera) presso le commissioni riunite
Esteri e Difesa del Senato, è giunta solo fino all'articolo 6 e il seguito
della discussione è stato messo in calendario dopo la pausa estiva, l'11
settembre. "In questa situazione il governo ha manifestato
un'atteggiamento intransigente" commenta il senatore Tino Bedin
(Margherita), "Dal momento che ha sempre rifiutato la soluzione che noi
avevamo proposto, cioè stralciare tutti gli articoli riguardanti le
modifiche alla 185 e approvare nei tempi stabiliti i soli articoli
riguardanti la ratifica del Trattato". La Campagna “In difesa della
185” guadagna tempo prezioso.
E a settembre? “Proseguiremo nell'ostruzionismo fino a quando non sarà
possibile giungere a una soluzione ottimale” dice il senatore Bedin, che
comunque ha sempre ribadito la necessità di una riforma della legge 185,
“in linea con il cambiamento del quadro politico-militare europeo”.
Info: www.senato.it
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Continuare insieme
Ciao a tutte/i.
E' passata ormai una settimana (10 settembre) dall'incontro romano del
coordinamento delle realtà che si sono attivate nei mesi scorsi per
impedire in Parlamento lo scardinamento della legge 185/90.
Da premettere che era il primo incontro dopo la pausa estiva e dopo la bella
giornata di Firenze (Casa per la pace) in cui erano state tracciate alcune
linee di sviluppo per l'impegno futuro. Tra queste risaltavano:
a.. l'esigenza di rendere stabile il coordinamento e di
impegnarlo su tutti i temi che riguardano il disarmo e
b.. l'urgenza di dar vita (e risorse) ad un osservatorio, centro di
ricerca, studio, laboratorio... su armi e dintorni. In questo senso si
tendeva a voler rilanciare l'esperienza di Os.C.A.R. cui la mancanza di
fondi ha tolto il respiro.
Per spiegarsi meglio, la riflessione che si faceva è che ci si trova a
mobilitarsi sempre CONTRO una minaccia alla democrazia, alla trasparenza, al
controllo, alla pace: dovremmo riprendere ad essere più propositivi, ad
analizzare i fenomeni e ad avanzare proposte con cognizione di causa. Così
come dovremmo consolidare maggiormente alcune reti europee (e non solo) che
hanno la capacità di far circolare informazioni, rendono più forti le
lobby, più efficaci le
mobilitazioni etc. etc. Ci si chiedeva: l'accordo di Fanborough riguarda sei
PAesi. Cosa è successo negli altri? La società civile si è mobilitata?
Qual è la loro legislazione al riguardo della produzione e del commercio di
armi...
Nel corso dell'estate un gruppo di lavoro composto da Riccardo Troisi,
Alberto Castagnola, Michele Sciarabba (giusto per fare qualche nome) ha
elaborato un documento che è stato oggetto di discussione nella riunione
del 10 settembre. Si tratta di una "Ipotesi di lavoro per la
costituzione di una forma stabile di lotta agli armamenti". Ora non vi
è né tempo né spazio per darvi ragione e conto di tutte le cose che ci
siamo detti, ma nei prossimi giorni circolerà la seconda bozza di
quella "Ipotesi".
Ci siamo trovati d'accordo che abbia la forma di un network, di una rete tra
realtà differenti, ben ancorata alla base, riconosciuta e riconoscibile
dalle istituzioni, capace di interloquire e collegarsi anche a livello
internazionale. deve necessariamente avere un minimo di struttura
organizzativa e logistica per seguire bene e per tempo anche un
coordinamento (non sempre facile) tra i soggetti della rete.
Nel momento in cui passerà in posta elettronica la seconda bozza del
documento discusso nella riunione del 10 settembre, vi prego di far
pervenire osservazioni e integrazioni entro il 26 p.v.
La data prevista per la riunione del coordinamento è il 27 settembre!
L'incontro del 10 settembre ha fatto il punto delle azioni da mettere in
atto in vista della ripresa della discussione in Commissione Esteri al
Senato. Come ormai tutti saprete, la discussione sarebbe dovuta riprendere
l'11/09 ma è stata rimandata a domani 17/09.
a.. Si è deciso di scrivere un editorialino (!) ovvero una
riflessione con riassunto delle puntate precedenti che l'Ufficio
Stampa di Medici Senza Frontiere avrebbe diffuso tra alcuni giornalisti. Vi
aggiorno: Cristina Zadra l'ha preparato ma lo stiamo rivedendo con Nicoletta
e lo diffonderemo nei prossimi giorni.
b.. Ai Gruppi locali che si sono già mobilitati nei mesi scorsi
vogliamo chiedere di riprendere con energia a contattare i senatori.
Qualcuno faccia circolare la lista dei senatori componenti la commissione
esteri! Riprendiamo a inviare cartoline, fax, e-mail...: è stato il punto
di successo per l'iter del disegno di legge alla Camera!
c.. Sulla falsariga della lettera già inviata a tutti i capigruppo
alla Camera con Nicoletta scriveremo e invieremo una lettera agli omologhi
(capigruppo) del Senato.
d.. Un'altra azione che suggeriamo a tutti i gruppi locali e ai
singoli che si sono già attivati (nonché agli altri che vogliono
unirsi) è di scrivere lettere al direttore al maggior numero possibile di
giornali per lamentare il silenzio sull'iter di questa legge e chiedere che
se ne parli. Bisognerebbe approfittare anche di tutti gli spazi di
intervento sulle radio (nazionali e locali) e, possibilmente anche alle TV.
Se facciamo questa azione in maniera massiccia ed organizzata... non passerà
inosservata e qualcosa in più dovranno dire o farci dire!!!
e.. Intanto cominciamo a prendere contatti con la Presidenza della
Repubblica perché vorremmo consegnare a Ciampi (oppure al Consigliere
militare della Presidenza) le firme (più di 62.000) raccolte. A Ciampi
chiederemo di non firmare la legge.
Intanto Emilio Emmolo coordina un gruppetto di lavoro per chiedere a IALANA
(coordinamento internazionale sulle armi leggere) un finanziamento per
garantire un pezzetto delle attività della nascente struttura stabile.
Sicuramente ho trascurato di riferire molte altre cose, ma almeno gli
aspetti essenziali e le decisioni adottate dovrebbero esserci tutte.
Con Ricardo e gli/le altri/e del coordinamento non mancheremo di aggiornarvi
(più o meno puntualmente) di come si evolveranno le cose.
Shalom, tonio
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Legge 185: battaglia in Senato, ma la maggioranza è irremovibile
No
all'ipotesi di audizione della società civile. Il presidente delle
commissioni Riunite ha ribadito la necessità di impedire che il testo
ritorni alla Camera. Andreotti in difesa della 185
Seduta movimentata per le commissioni
Esteri e Difesa, che oggi al Senato hanno iniziato la votazione articolo per
articolo del disegno di legge 1547, contenente modifiche della legge 185
sull'export di armi.
E' sfumato il tentativo di far giungere in Parlamento la voce della società
civile: la richiesta di audizione presentata dal senatore Tino Bedin
(Margherita) è stata messa ai voti e respinta (la maggioranza, infatti,
oggi era presente in numero sufficiente per garantire il numero legale).
Il testo del ddl è stato esaminato e votato fino all'articolo 2, e tutti
gli emendamenti proposti sono stati respinti. Domani si prosegue in seduta
mattutina (ore 8.30). Continua l'impegno di alcuni senatori per apportare
modifiche migliorative all'impianto del disegno di legge: il senatore Bedin
ha predisposto un ordine del giorno, che dovrà essere votato in Aula, per
impegnare il governo a predisporre ogni anno una relazione in cui venga
illustrata l'applicazione dell'Accordo di Farnborough e il rispetto dei
principi della legge.
Tra l'altro, nella seduta dell'11 settembre scorso c'era stata una presa di
posizione del senatore Giulio Andreotti a favore della 185. La posizione del
senatore a vita è registrata nei resoconti parlamentari: "Intervenendo
in discussione sugli emendamenti riferiti all'articolo 7, il senatore
ANDREOTTI osserva che, essendo venuta meno l'urgenza posta dalla riunione
tenutasi a Londra fra i ministri competenti degli Stati partners
dell'Accordo di Farnborough alla fine dello scorso mese di luglio, torna a
essere valida la richiesta di stralciare dal disegno di legge le parti volte
a modificare la legge n. 185 del 1990, limitando il provvedimento alla sola
autorizzazione alla ratifica del predetto Accordo quadro. Egli ritiene che
la normativa vigente in Italia in materia di commercio delle armi abbia
fornito buona prova di sé e si dichiara quindi perplesso dinanzi alla
volontà del Governo di inserire surrettiziamente nel disegno di legge di
ratifica alcune rilevanti modifiche alla citata legge n. 185.
La maggioranza, ad ogni modo, appare decisamente irremovibile. Il presidente
Contestabile ha osservato che la linea politica del Governo risponde
"anche a dei criteri di opportunità pratica, volti ad impedire un
esame in terza lettura presso la Camera dei deputati e a prolungare oltre
misura l'iter del provvedimento".
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Un altro sgarbo della maggioranza alla 185
Armi: un altro sgarbo della maggioranza alla 185
di Paul Ricard (info@vita.it)
24/09/2002
Oggi è stato fatto mancare il numero legale, così il ddl 1547
In commissione Esteri e Difesa al Senato, dove si doveva esaminare il
ddl 1547 che andrebbe a modificare la Legge 185, voluta 10 anni fa dalla
societa' civile, e difesa da oltre 80mila persone in questi ultimi mesi, per
discutere sugli emendamenti proposti, è oggi mancato il numero legale perché
la maggioranza non si é presentata.
I lavori in commissione sono stati dichiarati chiusi, ed é stata
quindi fissata per il 10 Ottobre la data per la discussione in Senato.
Inondiamoli di firme ed e mail
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Legge 185: cronaca dell'ultimo atto
di Redazione (redazione@vita.it)
24/09/2002
Legge 185, cronaca dell'ultimo
atto
Il disegno di legge che modica
la legge quadro sulla trasparenza nell'export di armi finirà in Aula il 10
ottobre.
Il senatore Bedin racconta a Vita
cos'è accaduto oggi
Se non è al canto del cigno poco
ci manca: il dibattito sulle modifiche alla legge 185 sbarca in Aula al
Senato e
già giovedì 10 ottobre potrebbe passare al voto conclusivo. La battaglia
condotta per sei mesi dalla società civile e da oltre 80mila sostenitori
per evitare l'azzeramento della legge quadro sulla trasparenza nell'export
di armi, rischia di essere vanificata.
L'iscrizione nell'ordine del giorno dell'Assemblea è stata decisa oggi,
dopo che l'ennesima riunione delle commissioni Difesa ed Esteri si è
conclusa con un nulla di fatto a causa della mancanza di numero legale. I
senatori della maggioranza hanno continuato sistematicamente a non
presentarsi alle sedute. Riportiamo la "telecronaca" della
riunione, per voce del senatore Tino Bedin (Margherita).
"Convocata alle 14.30,
rinviata alle 15, chiusa alle 15.20: la seduta congiunta delle commissioni
Esteri e Difesa del Senato non è mai cominciata. Alla maggioranza di
centro-destra non interessa assolutamente il disegno di legge che - con il
pretesto di ratificare il trattato di Farnborough sull'industria europea
della Difesa europea - modifica sostanzialmente la legge 185 del 1990 sul
commercio internazionale delle armi. Non ha infatti raggiunto il numero
sufficiente di presenze per far iniziare la seduta.
Il numero legale è mancato in
tutte le sedute nelle quali le commissioni hanno cominciato a votare gli
emendamenti. Quello di oggi
pomeriggio non è dunque un infortunio, ma la continuazione di un
comportamento che ha il suo significato politico.
Evidentemente molti nella
maggioranza non condividono la scelta del governo di negarsi al confronto su
un argomento, il commercio delle armi, sul quale esiste una vasta sensibilità
sociale.
Ho fatto notare in commissione -
intervenendo poco prima che il presidente sciogliesse la seduta - che nella
maggioranza esiste probabilmente la volontà di mandare un segnale al
governo, perché alcuni non ritengono opportuno arrivare ad un voto a
maggioranza sia sulla ratifica di un trattato intereuropeo sia sulla
modifica della legge sul commercio delle armi.
Così facendo però la
maggioranza sta compiendo un atto politicamente grave anche nei confronti
dell'opinione pubblica.
La maggioranza ha prima rifiutato
le audizioni, da me richieste sia in discussione generale che prima di
passare al voto sugli articoli che modificano la legge 185. La vasta
mobilitazione di associazioni, di persone e di organizzazioni, l'attenzione
che la Chiesa stessa ha manifestata per l'argomento, i voti che si sono
avuti in sede regionale ed in molti municipio, avrebbero richiesto un
ascolto da parte del Senato.
La maggioranza ora di fatto nega
il dialogo allo stesso Senato: gli unici a parlare siamo stati alcuni
senatori dell'Ulivo, di fatto senza contraddittorio, se non quello del
governo. Se si riflette che il tema del controllo parlamentare sulla materia
è uno di quelli che stanno più a cuore proprio alle associazioni che hanno
dato vita alla campagna in difesa della legge 185, si può capire quanto
negativo sia questo atteggiamento.
Esso infatti ha come sbocco
finale l'utilizzo del regolamento: basta discutere, il lavoro di commissione
non serve; passati 90 giorni si va in Aula del Senato e si vota. Succederà
così: dal 10 ottobre il disegno di legge del governo sarà in Aula. Sarà
probabilmente rubricato tra i tanti "accordi internazionali", di
cui generalmente
con scarso interesse si procedere alla ratifica.
Per il disegno di legge
sull'industria europea della Difesa non deve succedere così. Sia il Senato
che l'opinione pubblica ha diritto ad un ampio dibattito. Da parte mia, sono
pronto a continuare in Aula il lavoro fatto; anzi a riprenderlo da
capo".
© 2000 - 2001 Gruppo Vita (www.vita.it)
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Legge 185: cosa è successo in commissione difesa
Legge sul commercio delle armi: alla maggioranza non interessa né il
governo né l'opinione pubblica
Si va in Senato senza concludere l'esame
di Tino Bedin
senatore dell'Ulivo, capogruppo in Commissione Difesa
Convocata alle 14.30, rinviata alle 15, chiusa alle 15.20: la seduta
congiunta delle commissioni Esteri e Difesa del Senato non è mai
cominciata. Alla maggioranza di centro-destra non interessa assolutamente il
disegno di legge che - con il pretesto di ratificare il trattato di
Farnborough sull'industria europea della Difesa europea - modifica
sostanzialmente la legge 185 del 1990 sul commercio internazionale delle
armi. Non ha infatti raggiunto il numero
sufficiente di presenze per far iniziare la seduta.
Il numero legale è mancato in tutte le sedute nelle quali le commissioni
hanno cominciato a votare gli emendamenti. Quello di oggi pomeriggio
non è dunque un infortunio, ma la continuazione di un comportamento che ha
il suo significato politico.
Evidentemente molti nella maggioranza non condividono la scelta del governo
di negarsi al confronto su un argomento, il commercio delle armi, sul quale
esiste una vasta sensibilità sociale.
Ho fatto notare in commissione - intervenendo poco prima che il presidente
sciogliesse la seduta - che nella maggioranza esiste probabilmente la volontà
di mandare un segnale al governo, perché alcuni non ritengono opportuno
arrivare ad un voto a maggioranza sia sulla ratifica di un trattato
intereuropeo sia sulla modifica della legge sul commercio delle armi.
Così facendo però la maggioranza sta compiendo un atto politicamente grave
anche nei confronti dell'opinione pubblica.
La maggioranza ha prima rifiutato le audizioni, da me richieste sia in
discussione generale che prima di passare al voto sugli articoli che
modificano la legge 185. La vasta mobilitazione di associazioni, di
persone e di organizzazioni, l'attenzione che la Chiesa stessa ha
manifestata per l'argomento, i voti che si sono avuti in sede regionale ed
in molti municipio, avrebbero richiesto un ascolto da parte del Senato.
La maggioranza ora di fatto nega il dialogo allo stesso Senato: gli unici a
parlare siamo stati alcuni senatori dell'Ulivo, di fatto senza
contraddittorio, se non quello del governo. Se si riflette che il tema del
controllo parlamentare sulla materia è uno di quelli che stanno più a
cuore proprio alle associazioni che hanno dato vita alla campagna in difesa
della legge 185, si può capire quanto negativo sia questo atteggiamento.
Esso infatti ha come sbocco finale l'utilizzo del regolamento: basta
discutere, il lavoro di commissione non serve; passati 90 giorni si va in
Aula del Senato e si vota. Succederà così: dal 10 ottobre il disegno di
legge del governo sarà in Aula. Sarà probabilmente rubricato tra i tanti
"accordi internazionali", di cui generalmente con scarso interesse
si procedere alla ratifica.
Per il disegno di legge sull'industria europea della Difesa non deve
succedere così. Sia il Senato che l'opinione pubblica ha diritto ad un
ampio dibattito. Da parte mia, sono pronto a continuare in Aula il lavoro
fatto; anzi a riprenderlo da capo.
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Urgente: andare sul sito per votare 185
Continua la mobilitazione della società civile italiana per evitare la
riforma della Legge 185 sul commercio d'armi. Attraverso l'indirizzo web http://www.retelilliput.org
è possibile inviare al senatore del proprio collegio una lettera di
pressione affiché voti contro l'approvazione del disegno di legge 1547 che
sarà in discussione al Senato a partire dal 10
ottobre prossimo. L'approvazione del d.l. 1547 impedisce la trasparenza
bancaria e la pubblicazione dei dati sul valore delle esportazioni di armi.
Nessuno più potrà disporre di dati e informazioni sul commercio d'armi.
Il vastissimo fronte di reti, associazioni e riviste - dalla Rete Lilliput
ad Emergency, da Amnesty International a Medici Senza Frontiere per arrivare
a Vita, Nigrizia e Pax Christi, solo per citarne alcune - ha già visto fino
ad oggi il sostegno di oltre 80.000 cittadini.
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Contro i mercanti di morte
COMMERCIO
ARMI: CATTOLICI PROTESTERANNO DAVANTI A SENATO
VESCOVI E
PRETI DI FRONTIERA CONTRO RATIFICA FANBOUROUGH
(ANSA) - ROMA, 8 OTT - Vescovi, obiettori di coscienza,
preti di frontiera siederanno
per terra davanti al Senato per protestare
contro la ratifica dell'accordo di Fanbourough che rafforza
l'industria militare italiana e dei piu' importanti
paesi europei.
Parteciperanno alla protesta - giovedi' prossimo alle 11 davanti
a Palazzo Madama - tra gli altri mons. Diego Bona,
vescovo di Saluzzo e presidente
uscente di Pax Christi, padre Alex
Zanotelli, don Luigi Ciotti, don Albino Bizzotto e don Tonio
Dell'Olio, portavoce del cartello Contro i mercanti di armi.
Il 10 ottobre i senatori sono chiamati a ratificare
l'accordo di rafforzamento
dell'industria militare che, spiega Tonio
Dell'Olio, ''in 14
articoli su 9 contrasta con la legge 185 sul controllo
del commercio delle armi''.
''L'appuntamento romano - spiegano i promotori -
rappresenta l'estremo tentativo
della societa' civile organizzata di far emergere
dal silenzio il tema del commercio delle armi, di ristabilire
il controllo democratico e la trasparenza delle
informazioni, di coglierne
l'influenza determinante nei conflitti
in corso, in quelli che si vanno programmando e sul
terrorismo''.
(ANSA).
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Chiediamo un incontro con Pera - presidente del Senato
Solo per conoscenza di seguito trovate la lettera che abbiamo provveduto
ad inoltrare via fax questa sera al presidente del Senato.
Gli chiediamo un incontro per domani mattina. Ciò che è avvenuto in
Commissione Esteri è grave soprattutto in considerazione dell'importanza e
della delicatezza del tema: il commercio delle armi.
I partiti di maggioranza hanno sempre disertato la Commissione facendo
approdare il testo in aula senza che se ne fosse discusso. Attendiamo di
sapere come si determinerà il Presidente del Senato rispetto alla nostra
richiesta e riferiremo alla stampa nel corso della conferenza che abbiamo
convocato.
Shalom, tonio
----------------------------------------------------------------------
Preg.mo Sen. Marcello Pera
Presidente del Senato della Repubblica
06/67062022
Preg.mo Presidente,
nella giornata di domani 10 ottobre era prevista la discussione in
aula del DDL 1547 per la ratifica dell'accordo Farnborough sulla cooperazione
tra alcune nazioni europee per la produzione e il commercio di armamenti.
Da tempo alcune realtà della società civile organizzata esprimono
preoccupazioni per le conseguenze che questo provvedimento potrebbe avere
sulla legge 185/90 che regola attualmente il commercio delle armi del nostro
Paese. Su 14 articoli in discussione ben 9 riguardano decisive modifiche a
quella legge che garantisce, tra l'altro, la trasparenza del trasferimento
di armi e il controllo democratico.
Ci giunge notizia che è stato variato il calendario dei lavori e che, di
conseguenza, la discussione in oggetto viene rimandata a data da destinarsi.
Poiché in questa occasione avevamo convocato per le ore 11,00 una
conferenza stampa per spiegare le ragioni del nostro dissenso, vorremmo
cogliere l'opportunità di poterLa incontrare.
Mi permetto rammentare che il DDL 1947 approda in aula senza aver avuto la
possibilità di essere preventivamente discusso e sottoposto a votazione in
sede di Commissione Esteri, in quanto non si è mai raggiunto il numero
legale dei componenti la Commissione medesima.
Per ogni comunicazione voglia mettersi in contatto con la segreteria
nazionale di Pax Christi (080/3953507 - 339/3929116).
Certi di un riscontro positivo, attendiamo di conoscere la Sua disponibilità
e La salutiamo distintamente
Sac. Tonio Dell'Olio
Portavoce della Campagna "Contro mercanti di armi"
09 ottobre 2002
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Lettera ai giornali
Invio
una lettera tipo da poter inviare ai giornali per fare pressioni in difesa
della legge 185 sul commercio d'armi. Attiviamoci il più possibile e non
dimenticate di pressare il vostro senatore tramite la petizione on line su
www.retelilliput.org
in calce gli indirizzi di alcuni giornali ai quali potete inviare via
email la lettera
Caro Direttore,
sono un attento lettore del vostro giornale. Da tempo sulle vostre
pagine mi tengo informato dei fatti e delle vicende che attraversano la
nostra società. Vorrei parlarvi di argomento che ritengo della
massima importanza e sul quale mi aspetterei un vostro
approfondimento
Come certamente saprete al Senato il dieci ottobre prossimo si voterà
la ratifica del trattato di Farnborough, l'accordo quadro con
cui sei paesi europei inclusa l'Italia avviano un meccanismo di
cooperazione industriale per la produzione di armi. Questo accordo , così
come viene discusso nel nostro Parlamento con il ddl 1547, limiterà
fortemente i meccanismi di controllo e di trasparenza sul commercio
internazionale di armi introdotti dalla legge 185/90.
Proprio in difesa di questa legge negli ultimi mesi è stata condotta una
campagna di informazione "Fermiamo i mercanti di morte" che
riunisce un cartello delle maggiori associazioni e reti italiane della
società civile, e che ha raccolto oltre 80 mila firme, inclusa la mia.
Anche questa mobilitazione di gente pacifica e preoccupata non ha
trovato molto spazio sulle vostre pagine.
Come vostro lettore vi chiedo di riservare maggiore attenzione a quanto
sta accadendo in questi giorni in Senato, fatti che non sono alla
fine estranei a tutto un clima di mobilitazione armata che sta percorrendo
la società italiana e non solo quella.
Sinceramente vostro
lettere@corriere.it
posta@liberazione.it
lettere@ilmanifesto.it
posta@ilmessaggero.it
rubrica.lettere@repubblica.it
c.augias@repubblica.it
lettere@lastampa.it
lettere@avvenire.it
direttore@iltempo.it
lettere@unita.it
Commercio
armi: in Italia cresce apposizione missionari a nuova legge
In prima fila
contro il provvedimento che liberalizza gli affari, Saveriani e Comboniani
Roma
(Italia), 9 ottobre (VID) – Prosegue in Italia la campagna dei
Missionari saveriani e comboniani contro la legge che vuole ridurre i
controlli sulle esportazioni delle armi.
Da domani il
provvedimento sarà in discussione al Senato, dopo l’approvazione ella
Camera dei deputati. Per sensibilizzare su questo tema, oramai da molti
anni uno dei punti qualificanti dell’azione dei Missionari in Italia, è
stato preparato un appello da inviare ai senatori attraverso la posta
elettronica o la posta normale.
Del disegno di
legge, i missionari sottolineano anche l’illegalità formale del
procedimento, in quanto non è mai stato discusso nella Commissione Difesa
“perché la maggioranza ha sempre fatto mancare il numero legale”. Il
cartello di associazioni e movimenti della società civile e del mondo
missionario (Saveriani e Comboniani) che si oppone alla legge, fa sapere
che una volta approvata, “non sarà più possibile conoscere” i
“dati sul valore delle esportazioni di armi effettuate”, “il
certificato di uso finale dell'arma (ossia sapere non solo a chi viene
venduta, ma qual è la reale destinazione dell'arma)” e non saranno
accessibili “le informazioni sulle transazioni bancarie relative
all'esportazione (e si sa, la via più semplice per capire dove vanno a
finire le armi, spesso è quella di seguire i soldi)”.
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Coordinamento 185 agenzie su commercio armi
LEGGE SU EXPORT ARMI, PACIFISTI MANIFESTANO DAVANTI A SENATO
DELL'OLIO, PERA HA PROMESSO DI PORTARE TESTO IN COMMISSIONE
(ANSA) - ROMA, 10 OTT - ''Il presidente del Senato
Marcello
Pera ci ha promesso che fara' passare in commissione, prima dell'
approdo in aula, il disegno di legge che modifica la legge 185, riducendo i
controlli su produzione ed esportazione di armi in Italia''. Lo hanno detto
i rappresentanti delle associazioni che si sono riunite nel cartello 'Contro
i mercanti di armi'.
Una legge contro cui hanno manifestato, con un sit-in
davanti a Palazzo Madama, alcune decine di rappresentanti di
organizzazioni pacifiste. Tra questi Tonio Dell' Olio, portavoce del nuovo
cartello, don Luigi Ciotti dell' associazione Libera, padre Alex Zanotelli
della rete Lilliput, e Fabio Alberti di 'Un ponte per Baghdad', oltre a
esponenti di Pax Christi e dell'Associazione obiettori nonviolenti.
Il disegno di legge, presentato dal Governo, ratifica l'accordo quadro, firmato nel 2000 a Farnborough (Gran Bretagna),
da sei paesi dell' Ue (Italia, Francia, Germania, Spagna, Svezia e Regno Unito) per ''facilitare la ristrutturazione e le
attivita' dell' industria europea per la difesa''. Ma alcuni articoli non compresi nell' accordo internazionale, ha
sottolineato Dell' Olio, ''modificano la legge 185 del 1990, riducendo i controlli sull' industria italiana delle armi''.
Il testo, gia' approvato dalla Camera dei deputati,
andra' in discussione tra breve a palazzo Madama. ''Ma la maggioranza - hanno detto i rappresentanti del cartello pacifista - per
abbreviare i tempi aveva fatto saltare il dibattito in
commissione, facendo approdare la legge direttamente in aula''.
Pera, a cui la delegazione delle associazioni ha regalato una 'bandiera della pace' con i colori dell' arcobaleno, si sarebbe
impegnato a evitare questa 'scorciatoia'. ''Pregando pero' i senatori dell' opposizione - ha aggiunto Dell' Olio - di non
presentare una valanga di emendamenti, per fare ostruzionismo''.
Il Cartello contro i mercanti di armi ha chiesto anche
lo stralcio delle misure che modificano la legge 185, dal disegno
di legge per la ratifica dell' accordo di Farnborough.
''Facciamo appello ai senatori di tutti i partiti - ha detto don Ciotti - perche' diano forza alla ragione, e non diano ragione
alla forza''.
''La legge 185 - ha aggiunto padre Zanotelli - e' un
atto di civilta' e di resistenza contro la dilagante voglia di guerra
che si respira''. Alberti ha ricordato ''le ragioni economiche che sono alla base di chi vuole promuovere la guerra per
stimolare la produzione di armamenti sempre piu' avanzati sul piano della tecnologia''.(ANSA).
10-OTT-02 13:56
COMMERCIO ARMI: ZANOTELLI, PERA RIPORTI LEGGE IN COMMISSIONE =
Oggi manifestazione davanti al Senato
(ASCA) - Roma, 10 ott - Il disegno di legge che modifica la legge 185 sul commercio delle armi prima di approdare in
Aula al Senato, dove la discussione era prevista per oggi e poi e' slittata, deve essere esaminato prima in Commissione.
E' quanto ha spiegato padre Alex Zanotelli della Rete Lilliput, che questa mattina ha partecipato davanti a
Palazzo Madama ad una spending press conference indetta dal cartello di associazioni ''Contro i mercanti di armi'' per
spingere il Senato a non ratificare l'accordo di Fanbourough, che punta a rafforzare l'industria militare dei
piu' importanti paesi europei, circa il 96 per cento della produzione continentale. Alla manifestazione del cartello
pacifista, coordinato da Nicoletta Dentico e da Tonio Dell'Olio, hanno partecipanto anche Don Luigi Ciotti
dell'associazione Libera, e Massimo Paolicelli dell'associazione Obiettori Nonviolenti. Zanotelli ha
sottolineato che ''la lobby delle armi resta sempre molto forte'' e che la consegna di 80mila firme a Pera servira'
a ribadire che la legge 185 resta sempre ''un atto di civilta' e resistenza con la dilagante voglia di armi''.
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Legge 185: il Manifesto del 10/10/2002
«Commercio di armi, non buttate via quella legge»
Al Senato la riforma della 185, che liberalizza il mercato. L'Ulivo:
così si potranno vendere a chi vìola i diritti umani
A. MAS.
ROMA
Arriva oggi al Senato per l'approvazione definitiva il disegno di legge che
riforma la disciplina del commercio delle armi. Un provvedimento votato
all'unanimità in commissione, lo scorso febbraio, tanto che la legge in
questione era stata ridenominata Minniti-Previti, ma che, grazie alla
campagna di pressione sostenuta da diverse associazioni laiche e soprattutto
cattoliche, non avrà vita facile nelle aule parlamentari. E' accaduto
infatti che, in seguito alle proteste extraparlamentari, l'opposizione, sia
pur con qualche distinguo, ha riveduto le sue posizioni, presentando degli
emendamenti e dicendo no alla cancellazione della legge 185 del `90, figlia
della campagna «Contro i mercanti di morte» (promossa da molte
associazioni, tra cui Acli, Mlal, Mani Tese, Missione oggi e Pax Christi).
Ieri mattina i senatori Francesco Martone (Verdi), Tino Bedin (Margherita) e
Tana de Zulueta (Ds) hanno spiegato le ragioni dell'opposizione al
provvedimento, che in parte ratifica un accordo europeo (firmato a
Farnbourough, Scozia, il 27 luglio del 2000, dal centrosinistra allora al
governo), e per il resto liberalizza ancor più il commercio delle armi con
l'estero, con il risultato, secondo l'opposizione, di consentire alle
industrie italiane di esportare armi anche in paesi in cui non vengono
rispettati i diritti umani. In buona sostanza, le armi sarebbero considerate
come un qualsiasi altro bene di scambio, ponendo poca attenzione alla loro
pericolosità.
«Il governo intende utilizzare la ratifica dell'accordo europeo di
Farnbourough come un cavallo di Troia per cambiare la legge italiana sul
traffico di armi, che è all'avanguardia in Europa», ha denunciato Martone,
«con una manovra pretestuosa vengono rimossi tutti i vincoli e tutti i
meccanismi che fino ad ora hanno assicurato trasparenza in questo delicato
settore». Bedin arriva addirittura a paragonarla alla legge sulle
rogatorie, «dove la maggioranza, ratificando un trattato come quello con la
Svizzera, ha stravolto le regole». E per questo «daremo battaglia». Tana
de Zulueta scende invece nel dettaglio, e spiega come tra le pieghe della
legge si nasconda un inghippo: «Nel testo del governo si dice che non
possono essere vendute armi nei paesi in cui ci sono gravi violazioni dei
diritti umani. Ma questo aggettivo, "gravi", sembra messo apposta
per consentire la massima discrezionalità alle imprese italiane. Chi
giudica se le violazioni
dei diritti umani sono gravi o meno? Dove esistono non bisogna esportare
armi, punto e basta, come fa la legge 185 che ora il governo vuole cambiare».
Questa mattina, in coincidenza con l'inizio della discussione in aula, la
Campagna contro la riforma della legge 185 (tra i promotori i settimanali
Nigrizia e Vita, associazioni come Medici senza frontiere e la Rete Lilliput)
terrà un sit-in all'esterno. La Campagna ha raccolto oltre 80 mila firme
contro la modifica di una normativa che già nel corso degli ultimi anni,
sotto le pressioni dell'industria bellica, ha registrato numerosi cedimenti.
Nel corso del 2001 sono state rilasciate complessivamente 903 autorizzazioni
all'esportazione di armi. Tra le aziende esportatrici, al primo posto c'è
Finmeccanica con oltre il 26 per cento delle commesse (per un importo di 206
miliardi di euro), seguita da Augusta e Alenia Marconi Systems. Al decimo
posto figura anche l'Iveco-Fiat.
Per quanto riguarda le transazioni bancarie, invece, nel 2001 il loro numero
è aumentato del 33,4 per cento rispetto all'anno precedente: in tutto 583,
di cui 503 per esportazione di armi e tecnologia ad esse applicate. Il 57
per cento delle transazioni se lo sono aggiudicato quattro banche:
Bipop-Carire (19,4 per cento, con due sole autorizzazioni, ad Arabia saudita
e Svezia), Banca nazionale del lavoro (17,1 per cento), Banca di Roma (11,7
per cento) e Credito
Italiano (9 per cento). Seguono Gruppo bancario San Paolo-Imi (8 per cento),
Intesa Bci-Banca commerciale italiana (7 per cento) e Intesa-Banca
Ambrosiano Veneta (3,3 per cento).
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Legge 185: Liberazione del 11/10/2002
Sotto accusa il via libera italiano alle esportazioni belliche verso i
Paesi in guerra
«Fermate i mercanti d'armi»
Ang. N.
Pacifisti contro la lobby dell'industria
bellica
«Marcello Pera ci ha promesso che farà
passare in commissione, prima dell'approdo in aula, il disegno di legge che
modifica la legge sul controllo della produzione ed esportazione di armi in
Italia». L'impegno preso dal presidente del Senato è ripetuto davanti alle
telecamere da Alex Zanotelli, Luigi Ciotti e Tonio Dell'Olio appena scesi
dall'ufficio di Pera. Ad aspettarli, sotto la pioggia, alcune decine di
rappresentanti di organizzazioni pacifiste.
Insieme al cartello "Contro i mercanti
d'armi", esponenti di Pax Christi e attivisti del social forum romano,
Fabio Alberti di "Un ponte per Baghdad", Massimo Paolicelli
dell'Associazione obiettori non violenti e Nella Ginatempo di Bastaguerra.
La legge 185, approvata nel 1990, vieta
l'esportazione di armi verso Paesi in guerra e blocca le triangolazioni di
materiale bellico utilizzate per aggirare l'imbarazzo di una compravendita
diretta con governi impresentabili.
Perché c'è bisogno di tornare sotto il
Senato a difenderla? Perché nel disegno di legge che ratifica l'accordo
quadro di Farnborough (firmato nel 2000 da Italia, Francia, Germania,
Spagna, Svezia e Regno Unito per «facilitare la ristrutturazione e le
attività dell'industria europea per la difesa») sono stati infilati
articoli non compresi nell'accordo che modificano pesantemente la legge 185
riducendo di fatto la possibilità di controllare l'attività dell'industria
italiana delle armi.
Il testo, già approvato dalla Camera dei
deputati, andrà in discussione tra breve a palazzo Madama. La maggioranza
punta a saltare il dibattito in commissione per portare la legge
direttamente in aula. Pera, nell'impegnarsi con i portavoce dei pacifisti ad
evitare la scorciatoia, si è permesso una battuta sull'uso del (legittimo)
strumento dell'ostruzionismo parlamentare. Speriamo che l'opposizione non
presenti una valanga di emendamenti, questa l'uscita di Pera.
Un modo per ratificare l'accordo senza far
passare le modifiche alla 185, per la verità, ci sarebbe. Basta un
banalissimo stralcio.
«Facciamo appello ai senatori di tutti i
partiti - chiede Luigi Ciotti - perché non diano ragione alla forza». «La
legge 185 - aggiunge padre Zanotelli - è un atto di civiltà e di
resistenza contro la dilagante voglia di guerra che si respira». «Non
dimentichiamoci chi proprio grazie ai blandi controlli sulla vendita di armi
ha foraggiato Saddam Hussein» sottolinea Alberti.
Ma chi sono gli esportatori di armi in
Italia? Anche dopo l'approvazione della 185 il primo posto in classifica
rimane a Finmeccanica con oltre il 23% delle commesse (206 miliardi di
euro). Poi l'Augusta con il 16, 1% seguita da Alenai Marconi System,
Whitehead Alenia e la Fiar. Al decimo posto su chi ci si imbatte? Iveco
Fiat.
Tra le banche più impegnate nell'appoggiare
il commercio di armi la Banca nazionale del lavoro (17, 1% delle
transazioni), la Banca di Roma (11,7%), il Credito Italiano (un 9% che
l'amministrazione garantisce essere solo la parte non ancora smaltita di
vecchi autorizzazioni in via di esaurimento), il gruppo San Paolo Imi (8%-9%),
l'Intesa-Banca commerciale italiana (7%) e Intesa-Banca Ambrosiano veneto
(3,3%). In testa all'elenco c'è invece la Bipop-Carire che nel 2001 si è
aggiudicata il 19,14% delle transazioni. Chissà quante autorizzazioni ad
esportare, si direbbe. Sorpresa. Solo due. Verso la Svezia e l'Arabia
saudita.
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Azioni in difesa della legge 185
Sono in grado di fornirvi gli indirizzi dei senatori Salvatore MELELEO e
Piero PELLICINI relatori al Senato del Disegno di legge 1547 che modifica in
senso peggiorativo la Legge 185 sul commercio delle armi:
Salvatore Meleleo mailto:s.meleleo@senato.it>s.meleleo@senato.it
Piero Pellicini mailto:p.pellicini@senato.it>p.pellicini@senato.it
L invito è a fargli pervenire il maggior numero posibile di messaggi in cui
si chiede loro di non stravolgere l'attuale legislazione in materia di
commercio di armi, di garantire la trasparenza delle informazioni e di non
allargare le possibilità di destinazione.
Sul sito della Rete Lilliput trovate anche una lettera tipo che potrete inutilmente
sfruttare. Resto dell'idea che se la personalizzate è meglio.
Grazie ancora e shalom, Tonio
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Alex Zanotelli: appello a missionarie e missionari, salviamo la 185 e
la 209
Dopo la conferenza stampa di Sdebitarsi (tenutasi ieri, 27-11, nella sala
stampa di Montecitorio) alla quale ho partecipato e dopo essermi
consultato con numerosi senatori e deputati, mi sento obbligato, in
coscienza, a lanciare un appello al mondo missionario.
Due importanti leggi, nate per la pressione della società civile e del
mondo missionario, rischiano di essere spazzate via in brevissimo tempo.
La prima legge è la 185 del 1990 che tenta di disciplinare l'esportazione
delle armi italiane: una legge conquistata negli anni Ottanta attraverso
l'impegno in primo piano delle riviste missionarie e di tutto il movimento
missionario; una legge che dovrebbe essere un punto di riferimento per
l'intera Europa perché garantisce una certa trasparenza in un settore che
tradizionalmente ne ha poca.
La seconda legge è la 209 del 2001, che prevede entro il 2004 la
cancellazione di 12mila miliardi di debito estero che decine di paesi tra
i più poveri hanno nei confronti dell'Italia. Una legge ottenuta grazie
all'impegno della campagna Jubilee 2000/Sdebitarsi, sostenuta e fatta
propria da un vasto arcipelago di realtà missionarie ed ecclesiali. Una
legge che è considerata la migliore nel mondo occidentale. Una legge che
già ha consentito la cancellazione di circa 2mila miliardi di lire di
debito (ne ha beneficiato tra gli altri il Mozambico).
Per ciò che riguarda la legge sul del debito, c'è un articolo - il 42 -
della Legge finanziaria 2003 (in corso di approvazione) che elimina i
vincoli temporali della cancellazione (tre anni) e lega la possibilità
della cancellazione «alle esigenze della finanza pubblica». In questo
modo, invece di cancellare il debito si cancella la legge.
Per ciò che riguarda la 185, c'è il forte rischio che venga sacrificata
per ratificare un accordo europeo relativo alla ristrutturazione
dell'industria europea di difesa. Le modifiche alla 185 sono già passate
alla Camera e ora sono allo studio della Commissione esteri in Senato. Se
passassero anche in Commissione andrebbero in aula al Senato dove
potrebbero essere approvate. In questo modo la daremmo vinta alla lobby
delle armi.
Chi pagherebbe le spese dello stravolgimento di queste due leggi? Ancora
una volta i poveri, ai quali noi missionari siamo inviati per annunciare
la Buona Novella. Ma sono queste le "buone novelle" che
annunciamo loro?
Mi appello con forza a tutti i missionari, agli istituti sia nazionali che
internazionali (così presenti a Roma), ai centri missionari e a tutte le
forze vive che si ispirano alla missione perché si mobilitino e facciano
pressione sul Parlamento affinché queste due piccole perle di legalità e
di responsabilità civica non vengano spazzate via.
Tra le forme di pressione mi permetto di suggerire - in particolare per la
legge 185 - un sit-in davanti al Parlamento nel giorno del voto. Un sit-in
che coinvolga missionarie e missionari reduci da conflitti in atto nel Sud
del mondo. M'impegno a farvi sapere la data in cui si discuterà e si
voterà in Parlamento.
Diamoci da fare. Perché anche battersi per questo è missione.
Padre Alex Zanotelli
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185/90: Email day
LA LEGGE 185/90 STA PER ESSERE SMANTELLATA DEFINITIVAMENTE DAL SENATO
· SE SEI A FAVORE DELLA TRASPARENZA
DEL COMMERCIO DELLE ARMI?
· SE PENSI CHE SI DEBBA DIALOGARE CON
LE ISTITUZIONI ?
· SE VUOI FAR SENTIRE LA TUA OPINIONE ?
ALLORA INIZIA BENE L'ANNO:
IL 7 GENNAIO 2003 MANDA UNA MAIL AL TUO SENATORE E ESPRIMI IL TUO
DISSENSO!!! CLIKKA QUI
:http://www.retelilliput.org/petizioni/petizione.asp?PID={AD554090-D668-4A6A-8EDF-49FE61A1001E}
NEL 1980 IL PARLAMENTO GRZIE ALLA PRESSIONE DELLA SOCIETA' CIVILE
MISE AL MONDO UN RARO ESEMPIO DI LEGISLAZIONE DI GRANDE PROFILO CIVILE. LA
LEGGE 185 CHE PONE SU PIANI COMPLETAMENTE DIVERSI LE ARMI E LE SAPONETTE. LA
LEGGE PREVEDE CHE IL TRAFFICO LEGALE DI ARMI SIA SOTTOPOSTO AD UN CONTROLLO
RIGOROSO E CHE SE NE SAPPIA IN PARTICOLARE L'USO FINALE.
LA CAMERA HA APPROVATO GIA' LA LIBERALIZZAZIONE SOSTANZIALE DEL COMMERCIO DI
ARMI. ORA TOCCA IL COLPO DI GRAZIA AL SENATO.
NOI ASSOCIAZIONI DI COOPERAZIONE INTERNAZIONALE, MISSIONARI, ASSOCIAZIONI
PER I DIRITTI UMANI O PACIFISTE DEL TERRITORIO BOLOGNESE, VOGLIAMO
DIALOGARE CON I SENATORI DELLA NOSTRA ZONA, A PRESCINDERE DAL LORO COLORE
POLITICO, PER CHIEDERE LORO DI NON CAMBIARE LA LEGGE.
ALLA FINE DI
GENNAIO CARTELLO DI ASSOCIAZIONI DEL TERRITORIO BOLOGNESE INCONTRERA'
ALCUNI SENATOREI PER DIALOGARE CON LORO E CONFRONTARE DIVERSE
OPINIONI IN MERITO DELLA LEGGE 185.
PIU'
MAIL ARRIVERANNO PIU' SARA' EFFICACE IL CONFRONTO!!!
QUINDI, DATEVI DA FARE , COINVOLGETE TUTTI QUELLI CHE CONOSCETE, MANDATE
QUESTA MAIL A TUTTA LA VOSTRA RUBRICA, FATENE UN "VIRUS DI CIVILTÀ"
CHE CONTAMINI LA RETE.
AIFO gr. Bologna, Amnesty International Bologna, Centro Poggeschi,
Emergency Bologna, EMI, Pax Christi Bologna
Percorsi di Pace, Rete di Lilliput Bologna
Demattè Fabrizio
via Porrettana 89/2 40134 Bologna
051 6144147 - 340 7783803
f.dematte@tin.it
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Lettera al Presidente del Senato
Ciao a ciascuno/a.
In data odierna ho inviato via fax una lettera al Presidente del Senato
Marcello Pera per conoscere l'esito dell'incontro con i presidenti delle
Commissioni esteri e difesa circa il disegno di legge che va a modificare
pesantemente la 185/90.
Visto che l'ultima volta che gli abbiamo inviato una richiesta ci ha
ricevuti. abbiamo buone speranza che almeno ci risponda!
Di seguito il testo della lettera inviata.
Shalom, tonio
Preg. mo Presidente,
Lo scorso 10 ottobre Lei ha accolto una delegazione della Campagna
"Contro i mercanti di armi - In difesa della 185", accompagnata da
una nutrita delegazione di senatori. La Campagna era rappresentata da don
Luigi Ciotti, p. Alex Zanotelli e Tonio Dell'Olio.
In quell'incontro avemmo modo di esprimere le forti preoccupazioni rispetto
al DDL 1547 per la ratifica dell'accordo Farnborough sulla cooperazione tra
alcune nazioni europee per la produzione e il commercio di armamenti in
discussione al Senato.
Le rappresentammo come da tempo alcune realtà della società civile
organizzata si sono attivate nell'intento di impedire le conseguenze
che questo provvedimento potrebbe avere sulla legge 185/90 che regola
attualmente il commercio delle armi del nostro Paese. Su 14 articoli in
discussione ben 9 riguardano decisive modifiche a quella legge che
garantisce, tra l'altro, la trasparenza del trasferimento di armi e il
controllo democratico da parte del Parlamento. Allo stesso tempo non
mancammo di evidenziare la delusione per cui il DDL 1547 approdava in aula
senza aver avuto la possibilità di essere preventivamente discusso e
sottoposto a votazione in sede di Commissioni congiunte Esteri e Difesa, in
quanto non si è mai raggiunto il numero legale dei componenti la
Commissione medesima.
A questo proposito Ella si impegnò a conferire con i presidenti delle
rispettive Commissioni per chiedere un esame più attento del provvedimento
vista la delicatezza e la gravità dell'argomento.
Dal calendario dei lavori del Senato risulta che il DDL 1547 è iscritto
all'Ordine del Giorno del 28 gennaio p. v. Ci permettiamo chiederLe se
l'incontro con i presidenti delle Commissioni è avvenuto e quale esito ha
sortito. Alcuni senatori delle Commissioni interessate, da noi interpellati,
ci hanno riferito che non c'è stato alcun riesame del
provvedimento.
In prossimità della data prevista per la discussione del DDL le
organizzazioni che compongono la Campagna faranno sentire la propria voce e
intensificheranno gli sforzi per fare in modo che il nostro Paese non corra
il rischio di dotarsi di una legge che di fatto allarga le maglie del
commercio di strumenti di morte e ne impedisce un controllo serio sulle
destinazioni finali.
Nel ringraziarla per l'attenzione e nell'attesa di un riscontro, voglia
gradire il nostro augurio per un anno nuovo in cui il suo lavoro
istituzionale sia tutto proteso a garantire, diffondere e promuovere una
cultura di pace.
Nicoletta Dentico
Tonio Dell'Olio
Portavoci della Campagna
"Contro mercanti di armi"
4 gennaio 2003
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Legge 185/90: si discute il 28 gennaio al Senato
Carissimi,
aggiornandoti sull'andamento della Campagna in difesa della Legge 185, ci
permettiamo di segnalarti la Campagna +DAI-VERSI.
"E' giusto che tu possa dedurre le donazioni che liberamente devolvi
per sostenere le cause in cui credi? Si', ma oggi non e' possibile."
PERCHE' LO DIVENTI: http://web.vita.it/ap/dedux.htm
******************************************************
____ IN PRIMO PIANO ____________________________________
LEGGE 185: SI DISCUTE IL 28 GENNAIO
http://web.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=27208
IN UN GIORNO IL SENATO CAMBIERA' LA LEGGE 185
http://web.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=27529
LEGGE 185... E PORTO ALEGRE. UNA COINCIDENZA?
http://web.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=27534
TRAFFICO ARMI: CASSAZIONE, NO AL CARCERE PER REATI FUORI ITALIA
http://web.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=27266
____ ADESIONI: Enti Locali__________________________
Legge 185: Il comune di Ladispoli (Roma) aderisce
http://web.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=27210
Legge 185: Rosignano Marittimo aderisce alla campagna
http://web.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=27012
____ INIZIATIVE ____________________________________
PETIZIONE ONLINE PER SALVARE LA LEGGE 185
Ai senatori della Repubblica viene chiesto di salvare la trasparenza sul
commercio di armi. Basta un click su retelilliput.org perche' il tuo
senatore senta la tua voce
http://web.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=23422
LEGGE 185: ANDAMENTO DELLA CAMPAGNA "SCRIVI AL TUO SENATO"
Le province dell'Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto in testa per la difesa
della Legge 185
http://web.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=23547
____COSA puoi FARE? ____________________________________
- Spedisci questo messaggio a tutti gli amici pregandoli di firmare;
- Puoi firmare e spedire una email/cartolina al senatore del tuo colleggio
per dire no alla modifica della Legge 185. Per farlo basta un click: http://www.retelilliput.org.
- Puoi dare la tua adesione online e consultare le informazioni:
http://web.vita.it/185/
- Kit di Mobilitazione. Puoi scaricare volantini, bozze di mozioni per gli
enti locali, logoi ecc alla pagine web:
http://www.peacelink.it/dossier/oscar/25marzo.htm
- Infine per chi ha raccolto o sta raccogliendo le firme su cartaceo, puo'
spedirle a:
Amnesty International - Sezione italiana
Ufficio campagne
Via GB De Rossi, 10
00161 Roma
Fax: 06-4490222
- Per tenerti aggiornato:
http://web.vita.it/sotto/index.php3?SOTTOCATID=368
VITA non profit online - http://web.vita.it/home/
=================================
Via Marco D'Agrate, 43, 20139, Milano - Italia
tel: +39/02/5522981 fax: +39/02/55230799
registrazione tribunale di Milano n.397, 8/7/94
=================================
Per continuare ad essere informati sulla Campagna "Io difendo la
185" e non solo, qualora non lo fossi già, iscriviti alla newsletter
del non profit cliccando qui: http://web.vita.it/newsletter/newsletter_post.php3?EMAIL=ayopori@libero.it
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In difesa della legge 185/90
ANCORA UNO SFORZO IN DIFESA DELLA LEGGE 185/90
care tutte e cari tutti,
ancora una volta ci appelliamo a voi per un aiuto in difesa della legge
185/90 sul controllo degli armamenti. L'iter del provvedimento che potrebbe
stravolgerla (ddl 1547 al Senato) sta infatti volgendo al termine: la
discussione in Aula nel secondo ramo del Parlamento è programmata per il 28
Gennaio. Ormai la nostra Campagna sta quasi per compiere un anno, e già
questo è un grandissimo risultato se si considera che le intenzioni
iniziali erano quelle di liquidare il
provvedimento in pochi giorni. Tutto questo è stato possibile soprattutto
grazie ai notevoli sforzi che gruppi, singoli, associazioni hanno condotto
in questi mesi per dimostrare come una larga fetta della cittadinanza
italiana non si voglia arrendere ad una deregolamentazione selvaggia del
commercio degli armamenti. Ed è quindi a voi che chiediamo di mettere in
gioco le ultime energie per la stretta finale decisiva, invitandovi a fare
ancora una volta pressione sui Senatori dei vostri collegi e a
sensibilizzare l'opinione pubblica su questo tema, purtroppo trascurato dai
media. Come fare? Per prima cosa continuando a diffondere la petizione
online diretta ai Senatori ed attiva da tempo sul sito www.retelilliput.org:
i testi delle lettere sono stati aggiornati con gli ultimi sviluppi e perciò
anche chi ha già sottoscritto l'appello può effettuare di nuovo l'invio.
Inoltre, si sta organizzando una conferenza stampa nazionale per il 27
gennaio in cui verranno illustrate alcune azioni di sit-in che si stanno
predisponendo per il 28 (giorno della votazione) davanti a Palazzo Madama.
L'invito che facciamo è quindi quello di partecipare numerosi (per chi si
trova in zona!) all'azione di
Roma oppure ad organizzare iniziative analoghe (conferenza stampa il 27 con
mobilitazioni il 28) nei vari territori locali, dimostrando così in tutta
Italia quanto sia alta la volontà di difendere una legislazione avanzata ed
importante come la legge 185/90.
Grazie ancora, sperando di avere successo e di inaugurare così un 2003 di
Pace!
Il Coordinamento della Campagna "Fermiamo i mercanti di armi - In
difesa della legge 185/90"
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Italia: nuovo appello dei missionari contro legge permissiva sul
commercio delle armi
Ai senatori e deputati viene chiesto di conservare la legge vigente che
garantisce maggiori controlli
Roma (Italia), 24 gennaio (VID) - Con un appello ai senatori italiani
scendono di nuovo in campo i missionari e le missionarie di diversi Istituti
(Consolata, Comboniani, Saveriani, Pontificio Istituto Missioni Estere) in
vista delle modifiche alla legge che regola il commercio delle armi.
Il dibattito parlamentare dovrebbe iniziare martedì prossimo e i religiosi
sottolineano che l'attuale legge "è un deterrente alla proliferazione
dei mercanti d'armi, e soprattutto rende possibile perseguirli quando
appartengono a gruppi criminali". È proprio grazie a questa legge
"che il nostro Paese si colloca in una delle posizioni più avanzate a
livello europeo sul versante della trasparenza, dei controlli e della
prevenzione dei conflitti".
Se la legge sarà modificata - scrivono i missionari - "gioiranno le già
tanto ricche industrie che costruiscono armi e i ricchi mercanti d'armi,
specialmente i criminali senza scrupoli. Soffriranno, moriranno, si
impoveriranno migliaia di persone nel Sud del Mondo, quelle stesse persone
che l'Italia attraverso la cooperazione vorrebbe aiutare.
Come testimoni di tanta sofferenza noi missionari e missionarie chiediamo a
voi Onorevoli Senatori e Senatrici di non modificare la legge 185/90 come
propone il disegno di legge 1547. Questo renderebbe il commercio delle armi
senza regole, scrupoli e misure".
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Comunicato Stampa: Contro i mercanti di morte difendiamo la 185
Roma,
28 gennaio 2003. Più di 100 le persone presenti a Roma, dinanzi a Palazzo
Madama, per il sit-in promosso dalla Campagna nazionale “Contro
i mercanti di armi - difendiamo la 185”. L'iter del
provvedimento che potrebbe stravolgerla (ddl 1547 al Senato) sta infatti
volgendo al termine con la discussione in Aula nel secondo ramo del
Parlamento.
Una delegazione della campagna è stata ricevuta dall’Udc e dal Senatore
Salvatore Meleleo, relatore di maggioranza della legge.
“Abbiamo fatto quest’azione
nonviolenta di disobbedienza civile sedendoci davanti al senato con uno
striscione con scritto “fermiamo i mercanti di morte”, infatti non
possiamo accettare che la legge 185/90 venga messa in pericolo”,
dichiara Alex Zanotelli. “Abbiamo
pregato affinché venga illuminato chi ci governa e venga data forza a noi
di andare avanti in questa battaglia che, se viene persa, ne faranno le
spese milioni di persone in tutto il mondo uccise dalle armi che noi
vendiamo”, conclude il missionario.
“Un anno di mobilitazione ha permesso
di resuscitare a livello parlamentare il dibattito sul commercio delle armi
e sulle sue implicazioni politiche, di diritti umani, umanitarie.
afferma Nicoletta Dentico, Direttore di Medici Senza Frontiere e portavoce
della campagna - Questo risultato non può
andare perduto ed è questo un momento cruciale per evitare che la ratifica
dell’accordo di Fanborough sia accompagnata allo smantellamento definitivo
della 185. Ieri è stata lanciata anche in Italia la campagna europea per la
trasparenza del commercio delle armi e quale che sia l’esito dell’iter
della 185 il Governo dovrà fare i conti con una società civile
estremamente attenta”.
“Una volta che abbiamo una legge
rigorosa possiamo permetterci di esportare qualcosa di buono in Europa
afferma Luigi Bobba, Presidente ACLI - Non
accettiamo il trattato di Fanborough, usato come cavallo di Troia per
azzerare la legge 185/90, che come società civile abbiamo fortemente
chiesto e ottenuto negli anni ’80.”
Al termine degli incontri avvenuti in Senato, un gruppo di persone
capeggiate da Alex Zanotelli (missionario comboniano), tra cui Luigi Bobba
(Presidente ACLI) , Nicoletta Dentico (Direttore Medici Senza Frontiere),
Riccardo Troisi (Rete Lilliput), suor Franca Venturi (suora comboniana) e
suor Francesca Sekli (Piccole suore dell’assunzione) si sono sedute
davanti all’ingresso principale del Senato per ribadire il loro grido
d’allarme per difendere la legge 185 del 1990 che in Italia garantisce un
controllo democratico del trasferimento di armi.
Organizzazioni aderenti alla campagna:
Amnesty
International, Associazione Obiettori Nonviolenti, Attac, Aifo, Campagna
Italiana Contro le Mine, Campagna Obiezione alle Spese Militari, Medici
Senza Frontiere, Missione Oggi, Pax Christi, Rete Lilliput, Vita, Arci
Servizio Civile, Emmaus Italia, Archivio Disarmo, CNESC (Conferenza
Nazionale Enti Per Il Servizio Civile), Mani Tese, ACRA (Associazione Di
Cooperazione Rurale In Africa E America Latina), Coordinamento dei soci di
Banca
Etica, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Agenzia per la Pace,
Movimento Nonviolento, Azione Nonviolenta, Rete Italiana Donne in Nero,
Suore Missionarie Nostra Signora degli Apostoli, ACLI, ICS, Lunaria, Social
Forum "Basta Guerra", Nigrizia, Peacelink,
Os.C.Ar, Emergency….
Sergio
Cecchini
Ufficio stampa
Medici Senza Frontiere
Tel. 064486921 - Fax 0644869220
www.msf.it
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Dichiarazioni della sen. Daria Bonfietti
COMMERCIO DELLE ARMI: "IL RINVIO UNA VITTORIA DELLE ASSOCIAZIONI,
DELL'OPINIONE PUBBLICA E DELL'ULIVO".
DICHIARAZIONE DELLA SENATRICE DARIA BONFIETTI (DS)
Prendiamo atto con soddisfazione del fatto che anche la maggioranza ha
accolto il grido di protesta delle associazioni e si è decisa a concedere
una pausa di riflessione, a mio parere breve, prima di riprendere l'esame
della ratifica del trattato di Farnborough che contiene nuove e
contestatissime norme sul commercio delle armi.
Una pausa utile che, tuttavia, potrebbe non essere sufficiente. Il
provvedimento dovrebbe tornare in Commissione per consentire un esame più
approfondito e sereno ed una riscrittura delle modifiche alla legge 185.
Così com'è il provvedimento, che il Governo vuole fortemente per andare
incontro alle pressioni delle lobby delle industrie belliche, disegna una
normativa pericolosamente lassista, priva di trasparenza, di regole e di
controlli, che prefigura un'autentica deregulation in materia di commercio
di armi.
In Parlamento l'Ulivo continuerà a dare battaglia insieme all'opinione
pubblica e al mondo delle associazioni, ma anche ai diversi Consigli
regionali che su questo punto si sono espressi, per contrastare
l'approvazione di questa legge.
Roma, 29 gennaio 2003
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Legge 185: il Senato prende una settimana di riflessione
185: il Senato prende una settimana di "riflessione"
di Gabriella Meroni (g.meroni@vita.it)
29/01/2003
La conferenza dei capigruppo approva all'unanimità uno slittamento della
discussione
La conferenza dei capigruppo ha deciso stamani una pausa di riflessione di
almeno una settimana sulle nuove norme sul commercio delle armi, contenute
nella ratifica del trattato di Farnborough, relativo all'industria europea
della difesa.
Nella riunione dei capigruppo di stamane, Francesco D'Onofrio, presidente
dei senatori dell'Udc, ha raccolto la protesta delle associazioni che hanno
dato vita alla campagna in difesa della legge 185 ed ha chiesto una breve
pausa di riflessione. La proposta e' stata accolta all'unanimita'. ''Sono
lieto - ha commentato D'Onofrio - che la conferenza dei capigruppo abbia
accolto la richiesta di rinvio, almeno alla settimana prossima, della
ratifica del trattato che ha suscitato molte polemiche, soprattutto da parte
cattolica. Occorre procedere con i capigruppo della maggioranza ad un
ulteriore incontro con il ministro della Difesa Martino per una più attenta
valutazione della materia prima della discussione del provvedimento
nell'aula del Senato''.
fonte www.vita.it
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Roma 28 gennaio 2003
Ciao a tutti, un po' insolitamente mi metto davanti al computer per
buttare giù a caldo le impressioni di oggi che doveva essere il giorno
decisivo per il futuro della 185/90. Già ieri, consultando il sito del
Senato avevamo capito che non
sarebbe stata la "giornata definitiva", ma da Lilliput Roma erano
arrivate notizie che comunque un presidio di sensibilizzazione con presenti
padre Alex e don Luigi sarebbe stato presente: tant'è abbiamo deciso di
partire
comunque per Roma. E la mattina si è aperta, quando ancora i nostri occhi
(e soprattutto i cervelli) ancora non lo erano del tutto, nel migliore dei
modi: il TG1 delle 5.30 (immaginatevi che share) proponeva un servizio ben
fatto sulle modifiche alla legge, con un breve intervento di don Tonio
Dell'Olio, portavoce della Campagna. Non potevamo credere ai nostri
occhi....ancora adesso non so se il servizio è stato ripetuto ad
orari più civili.
Arriviamo comunque a Roma in una giornata cristallina, in netto contrasto
con le nubi che avvolgono il futuro della Campagna, ed ecco....la segretaria
del sen.Forlani (UDC) mi telefona per informarmi che il senatore per il 7
febbraio è già impegnato (te pareva), ma che oggi convocherà il gruppo
UDC per discutere una linea politica da assumere in sede di votazione. Be',
almeno a parole non è un risultato mica da buttare!!!
E le notizie mi vengono confermate quando arriviamo di fronte a palazzo
Madama: lì c'è un gruppo di 80 persone dall'altra parte della strada, non
siamo in tanti, ma d'altronde per oggi non si modifica niente. Comunque c'è
Alex che ci conferma che il gruppo avrà la possibilità di parlare con i
senatori Forlani e Meleleo (entrambi UDC) per chiarire per l'ennesima volta
le preoccupazioni e chiedere impegni precisi: di stampa, a parte un inviato
di Radio Capital, non se ne parla. Così, per attirare l'attenzione dei
media, padre Alex propone di attraversare la strada e di sedersi all'interno
del Senato, una volta convocati i fotografi, per farsi trascinare a forza
dalla Polizia. I dubbi sull'utilità del gesto sono tanti, così si decide
di farlo eventualmente come ultima risorsa dopo l'incontro coi senatori.
Come presenze qualificanti e continue all'interno del gruppetto vi sono
quelle del senatore Martone (Verdi), che ha una idea molto chiara degli
emendamenti da portare per non snaturare la legge, e dell'onorevole Maria
Grazia Francescato (Verdi) che è lì in attesa di partecipare ad un altro
dibattito sugli OGM.
Dopo l'aggregazione di oppositori curdi e delle Donne in Nero, arriva l'ora
degli incontri con i senatori e la gente si sparpaglia un po' ......troppo,
tant'è che a presidiare il posto di fronte al Senato rimaniamo io, Anna e
quattro striscioni; su uno ho scritto la frase del volantino del 7 febbraio.
Di fronte a una decina di poliziotti che ci confermano essere lì solo per
noi (quale onore e , sinceramente, che poca serietà nel presidio!).
Dopo una buona ora e mezza ecco che il drappello che se ne era andato torna
in parte: i senatori confermano che sono sensibili all'argomento, che si
daranno da fare per emendare, ma di fronte a una presa di posizione
governativa, non sanno cosa farci. Almeno ci hanno ascoltato!
All'improvviso, mentre i poliziotti stanno guardando noi che stiamo
dibattendo di ciò, il resto del gruppo, dieci persone tra cui Alex,
Riccardo Troisi di Lilliput Roma e alcune suore comboniane, si mettono a
sedere sulla parte del marciapiede sotto a palazzo Madama. Subito, come
mosche al miele, poliziotti e fotografi si buttano sul gruppo, qualche
strattonamento e battibecco, la Francescato che non ci pensa due volte a
fare da intermediario tra polizia e manifestanti.
Risultato: Alex ottiene di parlare di fronte alle telecamere, e vengono
fatte alcune foto.
E tutto finisce qui per quel che ci riguarda. Non per la 185 che sembra vada
in discussione giovedì e, forse a causa delle 8 ore che le sarebbero
dedicate, anche oltre.
Non mi sembra che nei TG ciò abbia avuto risonanza, speriamo più avanti.
Un salutone da AdriAnna
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Sit-in a Roma
Comunicato stampa
Più di 100 le persone presenti a Roma, dinanzi a Palazzo Madama, per il
sit-in promosso dalla Campagna nazionale "Fermiamo i mercanti di armi -
In difesa della legge 185/90". L'iter del provvedimento che potrebbe
stravolgerla (ddl 1547 al Senato) sta infatti volgendo al termine con la
discussione in Aula nel secondo ramo del Parlamento.
Molti i religiosi e le religiose, missionari/e, rappresentati di
associazioni, presenti, tra i quali Alex Zanotelli e Luigi Ciotti.
Si segnala anche una rilevante partecipazione di giornalisti: le domande
rivolte da questi ai partecipanti ci fa sperare che nei quotidiani di domani
sia dato buon risalto alla manifestazione.
I senatori che sino a ora hanno seguito con maggior attenzione l'iter della
legge e le proposte della Campagna hanno assicurato che si adopereranno, nei
prossimi giorni, per convocare nuovamente a breve termine le Commissioni
Esteri e
Difesa.
Continueremo a fornirvi ulteriori aggiornamenti.
28/01/2003
h.12,00
Pax Christi Italia
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Mercanti di morte al Senato? NO GRAZIE!!!
Per
tenersi aggiornati sulla mobilitazione cliccare su:
http://web.vita.it/sotto/index.php3?SOTTOCATID=368
Per info sulla campagna
http://www.peacelink.it/dossier/oscar/25marzo.htm
Legge 185: cronaca dal sit-in a Roma
di
Redazione (redazione@vita.it)
Vita
28/01/2003
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Non ce l'ha fatta (per ora)
Attenzione:
inchinandosi alla pressione delle industrie produttrici di armi (una delle
lobby più potenti al mondo) martedì scorso il Senato aveva in calendario
l'affossamento di una delle migliori leggi del nostro ordinamento: la
185/90.
Legge che abbiamo difeso, come Arcidiocesi, nel luglio scorso col Manifesto
"Nessun uomo è clandestino".
Legge che non permette la vendita di armi a paesi guidati da folli soggetti
e garantisce trasparenza sulla produzione e, appunto, sul commercio.
Il progetto di riforma, firmato dal senatore Previti di Forza Italia e
Minniti dei DS, a causa di una fortissima pressione popolare (tra cui noi di
questa Diocesi!!!) è stato via via abbandonato da molti, ma è passato
ugualmente alla Camera.
La notizia è che lunedì al Senato non ce l'ha fatta!!!
Grazie alla pressione del mondo cattolico (con don Ciotti e padre Zanotelli
in prima fila, al sit-in davanti a Palazzo Madama) si è deciso una pausa di
almeno una settimana.
Di seguito la notizia ANSA e poi il modo veloce per scrivere ai nostri
senatori attraverso la Rete.
SENATO: ARMI; SOSPESO ESAME NUOVE NORME COMMERCIO
D'ONOFRIO SODDISFATTO, CON MARTINO RIVEDERE INTERA MATERIA
(ANSA) - ROMA, 29 GEN - La conferenza dei capigruppo ha deciso
stamani una pausa di riflessione di almeno una settimana sulle nuove norme
sul commercio delle armi, contenute nella ratifica del trattato di
Farnborough, relativo all'industria europea della difesa.
Ieri il Verde Francesco Martone, insieme al presidente della Acli, a Don
Ciotti e a padre Alex Zanotelli avevano manifestato la loro opposizione alla
nuova normativa che conterrebbe un allentamento dei controlli per il
commercio
internazionale delle armi.
Nei giorni scorsi il mondo cattolico era piu' volte intervenuto esprimendo
molte perplessita'.
Nella riunione dei capigruppo di stamane, Francesco D'Onofrio,
presidente dei senatori dell'Udc, ha raccolto la
protesta dei cattolici ed ha chiesto una breve pausa di riflessione.
La proposta e' stata accolta all'unanimita'. ''Sono lieto - ha commentato
D'Onofrio - che la conferenza dei capigruppo abbia accolto la richiesta di
rinvio, almeno alla settimana prossima, della ratifica del trattato che ha
suscitato molte polemiche, soprattutto da parte cattolica.
Occorre procedere con i capigruppo della maggioranza ad un ulteriore
incontro con il ministro della Difesa Martino per una piu' attenta
valutazione della materia prima della discussione del provvedimento
nell'aula del Senato''. (ANSA).
***PER SCRIVERE AI SENATORI***
collegati al sito http://www.retelilliput.org
: c'e' un efficiente e mirato sistema di spedizione delle e-mail ai
parlamentari del proprio collegio elettorale, per l'invio bastano meno di
due minuti.
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Dichiarazioni del ministro D'Onofrio
Carissimi, vorrei comunicare a tutti una notizia importante a proposito
della 185/90.
Questa mattina, in una trasmissione radiofonica su Radio Tre, don
Renato Sacco ha "conversato" con l'On.le D'Onofrio che ha
rilasciato alcune dichiarazioni "interessanti" sulla proposta di
modifica della legge sul commercio delle armi come potete leggere nel
comunicato che segue.
12:57 COMMERCIO ARMI: D'ONOFRIO, NO A RATIFICA FANBOROUGH = PRIMA INCONTRO
TRA GOVERNO, MARTINO E ASSOCIAZIONI CONTRARIE Roma, 4 few. -
(Adnkronos) -
''Senza un incontro tra governo, ministro della Difesa e associazioni che si
oppongono alla modifica della legge sul traffico d'armi, il gruppo
parlamentare al Senato dell'Udc non dara' via libera alla ratifica
dell'accordo di Famborough''. Lo ha affermato oggi il capogruppo al Senato
dell'Udc, Francesco D'Onofrio, ai microfoni di Radiotremondo. ''Noi come
gruppo parlamentare -continua- siamo molto sensibili a che si faccia una
legge che non comporti rischi dal punto
di vista della produzione italiana di armi''. In particolare D'Onofrio
spiega di aver deciso di bloccare ''l'iter di una normale ratifica'', spinto
dalle obiezioni secondo lui ''molto serie'' delle associazioni. Ha inoltre
precisato di voler capire
''cosa e' successo nel passaggio della legge tra Camera e Senato'', ''cosa
e' successo negli altri Paesi'' e in che misura la modifica della legge
185/90 comporterebbe la ''riduzione di controlli e verifiche'' nel commercio
delle armi. ''Vorrei
evitare -conclude D'Onofrio- l'approvazione di una legge con effetti
catastrofici dovendo dire un giorno che non lo sapevo''. (Sin/Pn/Adnkronos)
04-FEB-03 12:57
Pax Christi onlus - Segreteria Nazionale
Via Quintole per Le Rose 131
50029 Tavarnuzze FI
055.2020375
info@paxchristi.it www.paxchristi.it
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Cominicato Stampa per la 185/90
Vi passiamo il Comunicato Stampa passato nella lista di discussione
della 185.
______________________________
Pax Christi onlus - Segreteria Nazionale
Via Quintole per Le Rose 131
50029 Tavarnuzze FI
055.2020375
info@paxchristi.it www.paxchristi.it
COMUNICATO STAMPA
CAMPAGNA "FERMIAMO I MERCANTI DI ARMI - IN DIFESA DELLA 185"
Roma, 4 febbraio 2003. La campagna "Fermiamo i mercanti di armi - in
difesa della 185" accoglie con estremo interesse le dichiarazioni
rilasciate dal Senatore Francesco D'Onofrio questa mattina, durante la
trasmissione RadioTre Mondo. Il capogruppo dell'UDC al Senato si è
impegnato a convocare la campagna, le organizzazioni che ne fanno parte e il
Ministro della Difesa, Onorevole Antonio Martino, per procedere ad un esame
approfondito delle critiche rivolte dalla campagna al tentativo di
modificare la legge 185/90.
"Auspichiamo fortemente un incontro ulteriore con le istituzioni -
afferma Nicoletta Dentico, Direttore di Medici Senza
Frontiere e portavoce della campagna insieme a Tonio Dell'Olio di Pax
Christi - e annunciamo la totale disponibilità ad offrire tutte le
spiegazioni in merito alle nostre critiche nei confronti del ddl 1547 in
discussione al Senato"
"Ci auguriamo che la disponibilità del Senatore Francesco D'Onofrio
comporti un'immediata sospensione della
discussione prevista per domani.
La materia è assai delicata, soprattutto alla luce della congiuntura
internazionale che stiamo vivendo: la fretta potrebbe farci correre il
rischio di armare oggi il nemico di domani.", prosegue Nicoletta
Dentico. "Riteniamo decisione saggia e responsabile quella di aprire un
confronto fra la società civile e il massimo livello delle istituzioni su
un tema così delicato come il commercio di armi", conclude la Dentico.
Organizzazioni aderenti alla campagna:
Amnesty International, Associazione Obiettori Nonviolenti, Attac, Aifo,
Campagna Italiana Contro le Mine, Campagna
Obiezione alle Spese Militari, Medici Senza Frontiere, Missione Oggi, Pax
Christi, Rete Lilliput, Vita, Arci Servizio Civile, Emmaus Italia, Archivio
Disarmo, CNESC (Conferenza Nazionale Enti Per Il Servizio Civile), Mani
Tese, ACRA (Associazione Di Cooperazione Rurale In Africa E America Latina),
Coordinamento dei soci di Banca Etica, Associazione Comunità Papa Giovanni
XXIII, Agenzia per la Pace, Movimento Nonviolento, Azione Nonviolenta,
Rete Italiana Donne in Nero, Suore Missionarie Nostra Signora degli
Apostoli, ACLI, ICS, Lunaria, Social Forum "Basta Guerra",
Nigrizia, Peacelink, Os.C.Ar, Emergency, Chiama l'Africa, Libera.
Per ulteriori informazioni:
Riccardo Troisi, Rete Lilliput, 335.576.95.31
Sergio Cecchini, Medici Senza Frontiere,
338.43.84.722
Sergio Cecchini
Ufficio stampa
Medici Senza Frontiere
Tel. 064486921 - Fax 0644869220
www.msf.it
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Clamoroso: Governo disposto a chiedere la fiducia per la 185
INDUSTRIA MILITARE: BERSELLI, PRONTI A FIDUCIA SU LEGGE EXPORT =
FERRARA, 14 FEB. (ADNKRONOS) - IL GOVERNO E' PRONTO A
PROCEDERE
ANCHE A COLPI DI FIDUCIA PER ARRIVARE ALL'APPROVAZIONE DELLA
LEGGE
SULL'EXPORT DEGLI ARMAMENTI. AD ANNUNCIARLO E' STATO IL
SOTTOSEGRETARIO
ALLA DIFESA, FILIPPO BERSELLI, IN VISTA DELLA
DISCUSSIONE
AL SENATO IN CALENDARIO PER MERCOLEDI PROSSIMO. "DOPO
L'OSTRUZIONISMO
PARLAMENTARE INDEGNO, LA PROSSIMA SETTIMANA IN AULA,
IL
DDL SULL'EXPORT DEGLI ARMAMENTI LO APPROVEREMO ANCHE SENZA IL
CONSENSO
DELL'OPPOSIZIONE E SE NECESSARIO ANCHE CON IL RICORSO ALLA
FIDUCIA.
(SEGUE)
(MCC/PE/ADNKRONOS)
14-FEB-03
15:45
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Appello della CGIL a favore della legge 185/90
Ho il piacere di inoltrarti l'appello che la Cgil nazionale ha inviato ai
capigruppo di Camera e Senato contro le modifiche della 185.
E' un risultato importante perchè attesta maggiormente la nostra
organizzazione come promotrice di una cultura di pace.
Sono orgogliosa del risultato perchè nasce dall'attenzione e dai testi
elaborati dalla Camera del Lavoro di Venezia e dalla Segreteria Regionale
del Veneto.
saluti pacifisti
margherita grigolato
dip.politiche di cittadinanza
Cgil Venezia
Roma, 19 febbraio 2003
Ai Gruppi Parlamentari di Camera e Senato
Oggetto: Legge 185/90
La Segreteria nazionale della CGIL
ricordando che così come esplicitato nell'art.1 della legge 185/90 che
regola il commercio delle armi, la Costituzione Repubblicana all'art.11
ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie
internazionali
Visto che
* il Senato italiano sta
discutendo un disegno di legge d'iniziativa governativa (Atto Camera 1927)
in materia di industria della difesa;
* il progetto prevede la ratifica
dell'accordo quadro sottoscritto dall'Italia e da altri cinque Paesi europei
il 27 luglio
2000 a Fansbourough, per "facilitare la ristrutturazione e le attività
dell'industria europea per la difesa" ed è stato già licenziato dalla
Camera dei Deputati in data 26 giugno 2002;
* tale accordo imporrebbe il
"tempestivo adeguamento della nostra normativa" e, infatti, 10 dei
14 articoli che compongono il testo proposto sono volti a modificare la
legge n. 185 del 1990 che disciplina attualmente l'import-export di armi nel
nostro Paese;
* l'attuale normativa, infatti,
vieta l'esportazione di armi italiane a "Paesi in stato di conflitto
armato; Paesi la cui politica contrasti con i principi dell'art.11 della
Costituzione; Paesi nei cui confronti sia stato dichiarato l'embargo totale
o parziale delle forniture belliche da parte dell'ONU; Paesi i cui governi
sono responsabili di accertate violazioni delle convenzioni internazionali
in materia di diritti dell'uomo; Paesi che, ricevendo dall'Italia aiuti ai
sensi della legge 26 febbraio 1987, n. 49, destinino al proprio bilancio
militare risorse eccedenti le esigenze di difesa del paese;
* la novità più rilevante è
costituita dall'introduzione di un nuovo tipo di autorizzazione per il
commercio delle armi, la "licenza globale di progetto", riferita
ai programmi intergovernativi o industriali congiunti ai quali le imprese
partecipano e ai quali non si applicheranno più le norme sulle trattative
contrattuali, rendendo meno trasparenti e controllabili tutte le operazioni;
* le norme sulle attività
bancarie relative a questo nuovo tipo di "licenza globale"
verranno modificate, non essendo più notificate al Ministero del Tesoro e
da questo autorizzate, e non comparendo più nello specifico capitolo
dell'annuale Relazione al Parlamento;
* la legge 185/90 è una legge
ritenuta da tutti "severa e rigorosa", che ha fatto del nostro
Paese uno dei più avanzati al mondo per aver provveduto a regolare il
commercio delle armi nel rispetto dei diritti umani, della promozione della
pace e della trasparenza (ricordiamo che quella legge fu ottenuta grazie
all'impegno tenace della Campagna "Contro i mercanti di morte"
promossa da Arci, ACLI, MLAL Mani Tesi, Missione Oggi, Pax Christi);
* anche il riferimento al
"Codice di condotta dell'Unione Europea per le esportazioni di
armi" (che non è assolutamente vincolante) costringerebbe l'Italia a
rinunciare alla propria normativa nazionale che in questo verrebbe
peggiorata;
considerato inoltre che
l'eventuale approvazione del ddl 1927 determinerebbe un pericoloso
allentamento dei controlli e delle procedure a garanzia della trasparenza
della vendita di armi proprio in un momento in cui forte è l'esigenza di
combattere i rischi legati al terrorismo internazionale e a ricercare le
strade del dialogo tra i popoli;
chiede
ai membri del Parlamento di modificare radicalmente tale disegno di legge
che costituisce un pericoloso passo indietro per la pace e la giustizia;
invita
tutti i Parlamentari ad attivarsi affinché l'Italia si faccia promotrice, a
livello internazionale, di un'iniziativa volta a una
maggiore severità nel controllo del commercio di armi, ad un maggiore
impegno nella prevenzione dei conflitti e volta a raggiungere una più
avanzata normativa europea.
Guglielmo Epifani
Segretario Generale CGIL
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Comunicato Stampa: mobilitazione davanti al Senato per la 185
04/03/2003
carissimi,
inoltriamo
il comunicato stampa con cui la Campagna contro i mercanti di morte:
Difendiamo la 185 annuncia la mobilitazione di
domani, davanti a Palazzo Madama, alle ore 14.
COMUNICATO
STAMPA
Accordo
di Farnborough e Legge 185/90: il Senato abdica definitivamente alla logica
del mercato la gestione della produzione e del commercio delle armi italiane
nel mondo
Roma,
4 marzo 2003 - La Campagna "Contro i Mercanti di Armi: Difendiamo la
185" esprime profonda amarezza e delusione per l'insostenibile
leggerezza con cui la maggioranza parlamentare sta conducendo le fasi finali
del dibattito al Senato sul DDL 1547 relativo alla ratifica dell'Accordo di
Farnborough sulle misure per facilitare la ristrutturazione e le attività
dell'industria europea per la difesa, con il quale si introducono
sostanziali modifiche alla legge italiana 185/90 sulla produzione ed il
commercio delle armi. Nelle ultime settimane un importante dialogo di
chiarimento era stato condotto con l'UDC - in particolare il Senatore
D'Onofrio - su questa delicata e complessa materia.
L'indicazione di voto della maggioranza dimostra come la logica
imprenditoriale dei produttori di armi prevalga ancora una volta sulle
ragioni della politica.
"Lascia
francamente attoniti constatare come le argomentate preoccupazioni della
Campagna, espresse con dovizia di particolari al Senatore D'Onofrio nel
corso di due lunghi incontri tecnici svoltisi nelle scorse settimane siano
oggi, nella migliore delle ipotesi, del tutto ignorate dal legislatore,
ovvero stravolte, o ancora peggio utilizzate contro per avallare la
necessità di votare il disegno di legge 1547 nel suo complesso"
commenta Nicoletta Dentico, direttore di Medici Senza Frontiere Italia e
portavoce della Campagna. "Il blandissimo ordine del giorno in
votazione riconosce implicitamente che diversi problemi aperti rimangono
irrisolti - segnatamente la questione della destinazione d'uso finale
dell'arma prodotta in base all'accordo e della totale mancanza di
trasparenza sul ruolo tecnico delle banche alla produzione armiera"
continua la Dentico "salvo poi la forzatura intransigente
della maggioranza che con poco saggia leggerezza decide di sovvertire
l'articolato della 185/90, una delle normative internazionali più
garantiste in tema di produzione e commercio delle armi: un segno
particolarmente preoccupante, nella attuale contingenza
internazionale".
Per
manifestare il profondo dissenso sull'esito dell'iter parlamentare al
Senato, la Campagna ha organizzato per mercoledì 5 marzo, alle ore 14,
davanti a Palazzo Madama, un'iniziativa di protesta proprio mentre sarà
all'ordine del giorno la votazione finale sul DDL 1547.
La Campagna "Contro i Mercanti di Armi: Difendiamo la 185"
è una coalizione che raggruppa decine di organizzazioni del volontariato
laico e cattolico in Italia, e da oltre un anno si sta battendo con varie
azioni di pressioni sulle istituzioni per la salvaguardia della normativa
185/90 e per la tutela della trasparenza nel commercio delle armi.
Per ulteriori
informazioni:
Medici
Senza Frontiere, Ufficio Stampa - tel 06 4486921 - cell. 335 848.97.
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Manifestazione campagna contro il commercio delle armi
Comunicato
stampa
05.03.2003
- 16.15
Vogliamo
esprimere sconcerto e disappunto per quanto è avvenuto poco fa davanti al
Senato. La manifestazione annunciata dalla Campagna “Fermiamo i mercanti
di armi” era stata regolarmente autorizzata e si svolgeva in maniera
assolutamente pacifica. Le forze dell’ordine presenti hanno reagito in
maniera da creare tensione al punto da costringere i manifestanti nella
strada antistante l’ingresso principale di Palazzo Madama. Lo hanno
fatto spintonando e eccedendo in considerazioni offensive anche nei
confronti dei pochi senatori che si erano uniti alla dimostrazione. La
tensione è salita allorquando Alex Zanotelli è riuscito a raggiungere
una finestra del Senato e a far sventolare la sciarpa con i colori
dell’arcobaleno. Nonostante la dura reazione dei poliziotti si è
riusciti ugualmente a stendere il bandierone della pace che apre
tradizionalmente le marce Perugia – Assisi e che era presente anche
nella manifestazione del 15 febbraio scorso.
Sul
piano politico vi è da riferire che la votazione in aula del Ddl 1547 è
prevista per domani e che i rappresentanti della Campagna hanno chiesto in
queste ore di incontrare il Sen. D’Onofrio, capogruppo UDC, che nei
giorni scorsi aveva espresso parere positivo sulla presentazione di alcuni
emendamenti. Al contrario in questi giorni si è appreso che le forze di
maggioranza non hanno accettato la benché minima modifica al Disegno
presentato che, lo ricordiamo, allarga le possibilità di esportazione
delle armi e disattende alcune norme contenute nella legge 185 del 1990.
Informazioni:
Pax Christi Italia - 055 2020375
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Novara: appello a favore della legge 185
Lettera aperta ai Deputati e
Senatori di Novara e VCO
Vogliamo esprimere la nostra amarezza e preoccupazione
circa l¹approvazione del disegno di legge 1547 relativo alla ratifica
dell'Accordo di Farnborough, sul commercio delle armi, che dalle notizie in
nostro possesso temiamo venga approvato dal Senato giovedì 6 marzo.
Con questa decisione, della Camera prima e giovedì del Senato, vengono
introdotte misure per facilitare la ristrutturazione e le attività
dell'industria europea per la difesa, con sostanziali modifiche alla legge
italiana 185/90 sulla produzione ed il commercio delle armi. Diversi
problemi aperti rimangono irrisolti, come la questione della destinazione
d'uso finale dell'arma prodotta e la totale mancanza di trasparenza sul
ruolo tecnico delle banche alla produzione armiera.
E' molto grave sovvertire la legge 185/90, attualmente in
vigore in Italia, una delle normative internazionali più rigide in tema di
produzione e commercio delle armi.
Un documento ufficiale della Caritas Italiana, nel febbraio 2002 parlava di
forte preoccupazione in caso di approvazione di questo trattato,
sottolineando tra l'altro che si attenua il divieto di esportazione e di
transito verso i Paesi che pongono problemi in tema di diritti umani. La
legge 185 parlava di ³accertate violazioni delle convenzioni internazionali
in materia di diritti umani², mentre ora si parla solo di gravi violazioni,
senza peraltro specificare a chi spetti la valutazione e con quali criteri.
E' un segno particolarmente preoccupante, soprattutto per quello che si sta
vivendo a livello internazionale.
Vogliamo ricordare che alla Veglia Missionaria Diocesana, lo scorso 19
ottobre ad Omegna, una Suora missionaria novarese, da anni operante in
Liberia, ha portato una drammatica testimonianza sugli effetti micidiali
provocati dalle armi prodotte in Italia e poste in mano ai bambini soldato
di quel tormentato paese africano.
Inoltre il card. Camillo Ruini, Presidente della Conferenza Episcopale
Italiana, aprendo i lavori del Consiglio permanente della Cei, l'11 marzo
2002, invitava a fare attenzione a che la ratifica da parte del Parlamento
italiano dell'accordo quadro per la ristrutturazione dell¹industria europea
di difesa non comporti lattenuarsi dei controlli sul commercio delle armi.
Anche il nostro vescovo mons. Renato Corti, durante l'Omelia in Cattedrale a
Novara lo scorso 12 ottobre, in occasione dell'ordinazione di alcuni
diaconi, ebbe a dire: Vogliamo anche chiedere che i nostri governanti
riflettano seriamente sull'esportazione delle armi di produzione italiana,
che è in aumento e che con la modificazione della legge 185/90 rischia di
aprire la strada alla vendita a nazioni in guerra e a nazioni che non
rispettano i diritti umani. E il 56% della produzione italiana delle armi è
assorbito dai Paesi del Sud del mondo. E la gente di questi paesi non ha
proprio bisogni di questo!
Spiace constatare come questi autorevoli appelli stiano cadendo nel vuoto, e
vinca la logica di mercato su qualsiasi criterio di moralità e di
giustizia.
Le chiediamo quindi di non votare il DDL 1547, sul commercio delle armi.
La salutiamo e ringraziamo se ci comunicherà la Sua posizione in merito.
mons. Mario Bandera, Direttore Centro Missionario
Diocesano
Direttore
Uff. della pastorale sociale e del lavoro, la giustizia e la pace
don Natale Allegra, Direttore Caritas Diocesana
don Renato Sacco, Consigliere Naz. di Pax
Christi
Novara, 5 marzo 2003
__________
Commissione
Diocesana Giustizia e Pace, Vicolo canonica 3/b 28100 Novara
Tel. 0321 611771 fax 0321 397970 e-mail
cmdnovara@libero.it
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Ecco la fine della 185
ecco
la fine della 185 noi ce l'abbiamo messa tutta, abbiamo protestato,
abbiamo ragionato, abbiamo invitato, dialogato, emailato.. ecc ecc ma non
se ne vuol sapere di parlare con la gente.. fatto gravissimo nessun
senatore del territorio tranne Vitali e Bonfietti (citati non per
questioni dio parte ma per ogettivo riscontro) ha deto un minimo ritorno a
tutti ni nostri inviti.
Quando
un cittadino o un gruppo di cittadini o ancora di piuù una rete di
cittadini chiede di parlare con i propri referenti istituzionali in senato
e non ha risposta; questo si chiama MANCANZA DI DEMOCRAZIA....
Solo
la mancanza di democrazia puuo' esprimere un ddl come il 1547 .. oggi sarà
come l'esecuzione capitale di una buona legge e delle nostre speranze...
Ma
noi non ci arrendiamo.....
Fabrizio
(gruppo AIFO di Bologna)
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La
seduta al Senato ha chiuso senza giungere al voto sul
ddl 1547. La Campagna esprime la sua amarezza e invita a
manifestare, domani, davanti a Palazzo Madama |
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Si
è conclusa da pochi minuti con un nulla di fatto la
seduta pomeridiana di Palazzo Madama dedicata alla
discussione del ddl 1547 sulle modifiche alla legge 185.
Visto il fittisssimo calendario di domani, è molto
probabile che di questo disegno di legge si riparlerà
giovedì. Nel frattempo, la Campagna In Difesa della
185, prendendo atto con amarezza che lo spiraglio di
dialogo aperto con l'Udc non ha portato a nulla,
rilancia per domani, 5 marzo, un nuovo appuntamento di
protesta di fronte al Senato (segue in corsivo il
comunicato).
Oggi sono stati discussi diversi ordini del giorno
legati al ddl. "E' stato accolto un Odg che potrà
rivestire una certa importanza per la Campagna"
spiega il senatore Tino Bedin (Margherita), che ne è
stato il proponente. "Impegna il governo ad
ascoltare annualmente le associazioni maggiormente
rappresentative e a tenere conto delle loro
osservazioni. E' un piccolo obiettivo e non fa parte del
testo di legge, ma almeno ad esso le organizzazioni
potranno appellarsi, in futuro, per richiamare
l'attenzione del governo".
Ecco il comunicato diffuso dalla Campagna:
La Campagna "Contro i Mercanti di Armi: Difendiamo
la 185" esprime profonda amarezza e delusione per
l'insostenibile leggerezza con cui la maggioranza
parlamentare sta conducendo le fasi finali del dibattito
al Senato sul DDL 1547 relativo alla ratifica
dell'Accordo di Farnborough sulle misure per facilitare
la ristrutturazione e le attività dell'industria
europea per la difesa, con il quale si introducono
sostanziali modifiche alla legge italiana 185/90 sulla
produzione ed il commercio delle armi. Nelle ultime
settimane un importante dialogo di chiarimento era stato
condotto con l'UDC - in particolare il Senatore
D'Onofrio - su questa delicata e complessa materia.
L'indicazione di voto della maggioranza dimostra come la
logica imprenditoriale dei produttori di armi prevalga
ancora una volta sulle ragioni della politica.
"Lascia francamente attoniti constatare come le
argomentate preoccupazioni della Campagna, espresse con
dovizia di particolari al Senatore D'Onofrio nel corso
di due lunghi incontri tecnici svoltisi nelle scorse
settimane siano oggi, nella migliore delle ipotesi, del
tutto ignorate dal legislatore, ovvero stravolte, o
ancora peggio utilizzate contro per avallare la necessità
di votare il disegno di legge 1547 nel suo
complesso" commenta Nicoletta Dentico, direttore di
Medici Senza Frontiere Italia e portavoce della
Campagna. "Il blandissimo ordine del giorno in
votazione riconosce implicitamente che diversi problemi
aperti rimangono irrisolti - segnatamente la questione
della destinazione d'uso finale dell'arma prodotta in
base all'accordo e della totale mancanza di trasparenza
sul ruolo tecnico delle banche alla produzione
armiera" continua la Dentico "salvo poi la
forzatura intransigente della maggioranza che con poco
saggia leggerezza decide di sovvertire l'articolato
della 185/90, una delle normative internazionali più
garantiste in tema di produzione e commercio delle armi:
un segno particolarmente preoccupante, nella attuale
contingenza internazionale".
Per manifestare il profondo dissenso sull'esito
dell'iter parlamentare al Senato, la Campagna ha
organizzato per mercoledì 5 marzo, alle ore 14, davanti
a Palazzo Madama, un'iniziativa di protesta proprio
mentre sarà all'ordine del giorno la votazione finale
sul DDL 1547. La Campagna "Contro i Mercanti di
Armi: Difendiamo la 185" è una coalizione che
raggruppa decine di organizzazioni del volontariato
laico e cattolico in Italia, e da oltre un anno si sta
battendo con varie azioni di pressioni sulle istituzioni
per la salvaguardia della normativa 185/90 e per la
tutela della trasparenza nel commercio delle armi. |
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Coordinamento 185: una grande e profonda tristezza
To: news@peacelink.it
Subject: [coordinamento185] una grande e
profonda tristezza...
From:
Francesco Vignarca <yugodai@tin.it>
(by way of Carlo Gubitosa <carlo.gubitosa@tiscali.it>)
Date: Wed, 05 Mar 2003 16:37:12 +0100
cari amici
condividiamo con voi queste nostre amare considerazioni, quasi una sorta di
sfogo, che nonostante la tristezza non cancellanon quanto di ottimo fatto dalla
campagna e l'energia messa insieme dal nostro gruppo, che dovrà continuare a
lavorare sodo per contrastsare lo strapotere delle armi...
un saluto di Pace
FV
*******
…non ce l’abbiamo fatta, non
ci siamo riusciti…
Sembra ormai certo, secondo
quanto riportato dalle agenzie di stampa, che
la legge 185 del 1990 sul controllo della produzione e del commercio delle armi
verrà modificata (in peggio) da un disegno di legge di prossima approvazione al
Senato. La notizia è sicuramente negativa e triste per tutto il mondo pacifista
(e non solo) che si era trovato unito nel
condannare questa ipotesi e nel chiedere a gran voce che il Parlamento
riconsiderasse con più attenzione la questione. Per più di un anno moltissime
associazioni e gruppi, di estrazione sia laica che cattolica,
hanno lottato nell’ambito della Campagna “Fermiamo i mercanti di armi”
affinché non venisse di fatto cancellata l’efficacia di una legge tra le più
avanzate sul tema in tutto il mondo. Abbiamo prodotto materiale, coinvolto
l’opinione pubblica con raccolte di firme ed appelli, promosso dibattiti e
confronti, organizzato manifestazioni ed azioni dirette nonviolente, ma le
ragioni della politica, dell’economia e delle armi hanno avuto il
sopravvento…
Perché, nonostante quello che potranno dire gli esponenti politici
favorevoli a questo provvedimento, sono proprio queste le ragioni di fondo di un
tale passo, del tutto contrapposte alla spinta etica diffusa che chiedeva invece
il mantenimento di un controllo serio sui sistemi d’arma, che altro non sono
se non strumenti di offesa e di morte.
La legge 185 del 1990 non è certamente una legge “pacifista”, in quanto
permette comunque il commercio delle armi! Ciononostante la sua valenza consiste
in una stretta vigilanza sulla trasparenza di tale commercio, con conseguenze
dirette sulla pace, sulla sicurezza, sulla lotta al terrorismo.
Va ricordato che la Legge 185/90 prevede esplicitamente il divieto assoluto
di esportare verso Paesi che violano i diritti umani, Paesi in conflitto e nel
caso che la vendita di tali armi favorisca il terrorismo internazionale. Inoltre
viene garantito ai cittadini un alto grado di trasparenza attraverso la
dettagliata relazione annuale sulle operazioni di vendita di armi italiane
all’estero che il Presidente del Consiglio presenta al Parlamento. Una legge,
quindi, che costituisce un passaggio
iniziale e fondamentale verso la costruzione di un mondo di Pace, da
compiere passo dopo passo.
In questi momenti, l’amarezza risulta essere ancora più profonda e dura
ascoltando le parole ed i commenti che stanno accompagnando l’approvazione del
provvedimento legislativo in questione. Da più parti si trova anche il
coraggio (oseremmo dire la sfacciataggine) di criticare l’operato della
campagna pacifista trasversale accusandola di non serenità nel giudizio e di
strumentalizzazione della legge per altri scopi…!! Paradossale, visto che
questi “altri scopi” dipinti a tinte fosche sono in realtà il controllo
delle operazioni bancarie relative alle armi sulla base dei dati prodotti dalla
Presidenza del Consiglio e la verifica dell’effettiva rispondenza delle
transazioni allo spirito della legge! Con il traguardo finale
(dichiarato e non nascosto) di esercitare una pressione sugli istituti di
credito affinché si tolgano dal commercio di armamenti. Il tutto partendo da
principi etici che ci paiono tutto fuorché “poco sereni” o
“strumentali”: i principi per i quali si ritiene ingiusto lucrare su
strumenti di distruzione e per cui si crede che la Pace non possa di certo
essere costruita con le armi!
E a fronte di ciò, quali sono le giustificazioni che vengono esplicitamente
addotte per lo stravolgimento della 185? Interessi economici e di competitività
a favore dell’industria delle armi, interessi di Stato, interessi di
politica… sempre interessi!! Mai un riferimento a valori più alti e a ideali
che tengano in conto della volontà di Pace e delle sofferenze che le armi
causano per loro stessa natura!!
Ed è stupefacente che ciò avvenga in un momento in cui la crisi irachena ci
mostra con tutta evidenza come la risposta armata ai problemi sia insulsa e
contro la volontà dei popoli! Con l’aggravante che, mentre si chiede il
disarmo come condizione per il non attacco, si compromettono quei piccoli passi
che noi stessi abbiamo compiuto verso disarmo e riconversione! Una bella
ipocrisia!
Ci viene detto: ma i controlli rimarranno, solo non passeranno più per il
Parlamento e di conseguenza alla società civile, che male c’è? Lo stesso
male che esisteva prima della legge 185, quando l’Italia ha venduto armi a
Saddam Hussein con tutti i crismi della legalità… Ci viene aggiunto: ma non
si favorisce il traffico illegale, solo quello legale!! Ma sempre armi sono, e
sempre dolore porteranno, qualsiasi sia il “certificato” che le
accompagnerà: noi vogliamo continuare a sapere dove andranno a finire queste
armi, quali conflitti alimenteranno, quali dittature favoriranno!!
Altra critica dei fautori del disegno di legge: perché dovremmo impedire la
vendita a nostri alleati? Perché non si può sacrificare tutto sull’altare
del vantaggio politico, e se alcuni nostri alleati violano i diritti umani,
allora sarebbe tempo di compiere una riflessione seria…
A chi poi si erge a censore delle nostre azioni sostenendo che questa
discussione non dovrebbe assumere toni morali ed etici rispondiamo: NO!
Perché se la politica, soprattutto in questi temi, non si fonda su basi di
principio che esaltino la concordia e rifiutino la violenza essa si riduce
solamente ad uno sterile esercizio di potere, utile solo a sé stesso…
E se il Catechismo della Chiesa Cattolica viene citato come riferimento per
giustificare una tale politica (con tutte le “prediche” conseguenti) noi ci
permettiamo di ricordare, molto umilmente, che a monte di tale testo vi è un
altro Libro, discretamente importante e dirompente, che dice chiaro e tondo
“tu non uccidere”, ma “ama i tuoi nemici” e “rimetti la spada nel
fodero” se vuoi costruire un mondo basato sull’Amore.
Alla fine di tutto rimane una precisa volontà…
Non vogliamo rassegnarci a logiche commerciali in questo campo, che
facciano divenire fonte di guadagno la sofferenza ed il dolore! Non vogliamo
rassegnarci all’impossibilità di sapere in quale angolo di mondo un conflitto
verrà combattuto con armamenti frutto del lavoro italiano…
Non vogliamo rassegnarci ad un’idea di Giustizia costruita con la violenza
e con le armi, all’incapacità di anche solo immaginare un mondo privo di
eserciti, certo ancora lontano ma possibile da costruire insieme…!!
E per questi motivi non ci fermeremo per l’attuale insuccesso, ma
continueremo nella nostra opera di contrasto alla logica degli armamenti.
Lo faremo con tutti quegli strumenti utili ad una maggiore
sensibilizzazione e ad un maggior controllo di tutti quegli affari
“sporchi” che distolgono risorse al bene comune per impiegarle nella
distruzione. La legge 185 era il principale tra tali strumenti, ma saremo in
grado di trovarne altri e di far capire alle persone l’aberrazione di un
sistema che produce morte ammantandola di giustizia. E cercheremo di mostrare
non tanto, come ci viene rimproverato, quali sono le “banche buone o quelle
cattive”, ma quale dovrebbe essere il compito vero di ogni struttura sociale
umana: la valorizzazione di diritti e capacità al servizio della vita e della
felicità per ogni donna e per ogni uomo…
Sembra chiaro che per molti vale ancora l’adagio ripetuto dal grande e
compianto Alberto Sordi in uno dei suoi film a tematica sociale più riusciti:
“Finché c’è guerra c’è speranza…”.
Per noi no… perché con la violenza e con le armi la speranza viene uccisa e
con essa la Pace, la Giustizia, la condivisione…
Riccardo Troisi e Francesco
Vignarca
Rete Lilliput
Coordinamento Nazionale Campagna “Contro i mercanti di armi”
5 marzo 2003
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Legge 185: colpo di scena, il Senato sta votando
Legge 185: Colpo di scena, il Senato sta votando
di
Benedetta Verrini (b.verrini@vita.it)
20/03/2003
da www.vita.it
La seduta
sta per riprendere: già approvato il primo articolo. "E' un colpo di
mano della maggioranza" dichiara il senatore Nuccio Iovene (Ds)
"La
maggioranza, a sorpresa, ha riavviato la discussione sul ddl 1547, che
cambierà la legge 185 sul commercio delle armi" dall'Aula del Senato,
il senatore Iovene (Ds) ha lanciato l' "allarme rosso" sul destino
della 185. Nel calendario di oggi era prevista la discussione di ben 4
disegni di legge prima del 1547. "Ma questi provvedimenti sono stati
rapidamente incardinati e si è passati all'improvviso all'esame del disegno
sulla 185" continua il senatore.
L'opposizione ha richiesto la verifica del numero legale ed è riuscita a
far sospendere la seduta per alcuni minuti. E' stato già approvato il primo
articolo e votati gli emendamenti del secondo articolo. "E' chiaro che
il governo sta cercando di sfruttare un momento in cui l'opinione pubblica
è distratta dalla guerra" riflette Iovene, "E che, pagato un
prezzo forte già ieri, in termini di immagine, nei confronti
dell'elettorato cattolico, sta tentando di far passare i provvedimenti
"indigesti" tutti in una volta".
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Legge 185: approvato il secondo articolo
Il Senato ha sospeso i lavori dopo l'approvazione del secondo articolo
del ddl 1547. Si riprende la prossima settimana
Dopo la verifica del numero legale, alle 11.45 è ripresa la discussione sul
ddl 1547. Sono stati respinti tutti gli emendamenti proposti
dall'opposizione, quindi i senatori sono giunti alla votazione approvando
anche l'articolo 2 del disegno di legge. La seduta, poi, è stata sospesa
per dare modo alle commissioni Esteri e Difesa di riunirsi sulla questione
della guerra in Iraq.
La votazione del ddl 1547 riprenderà dunque la prossima settimana, a
partire da martedì.
---
altre info: http://www.vita.it/185
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Comunicato Coordinamento 185
COMUNICATO COORDINAMENTO 185
Contro i mercanti di armi difendiamo la 185
Con un colpo di mano, il Parlamento italiano sta approvando
la riforma della Legge 185 sul commercio delle armi. Una riforma che favorisce
l'impresa militare, elimina la trasparenza e le garanzie. Il mercato delle
armi è salvo. Intanto il mondo è sconvolto dall'ennesimo conflitto contro
nemici che abbiamo armato nel passato.
Da più di un anno stiamo combattendo la nostra guerra per difendere la 185.
Per maggiori informazioni:
http://www.peacelink.it
http://www.retelilliput.org
http://web.vita.it/185/
http://www.banchearmate.it/
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I mercati di morte e modifiche alla legge 185/90, il Senato sta per votare
Davanti al Senato il 25 marzo per dire NO alla legge dei mercanti di armi
E' un dovere di ogni pacifista "autoconvocarsi" individualmente e
andare a Roma di fronte al Senato martedì 25 marzo. Ognuno con la bandiera
della pace. Ognuno contro i mercanti di armi che stanno per brindare alla
vittoria. Infatti la legge 185/90, una buona legge scritta nata per controllare
l'esportazione di armi italiane, sta per essere smantellata.
Quella legge la chiedemmo noi pacifisti quando i venditori di morte si
arricchivano inviando armi a Saddam Hussein e ad altri dittatori. Oggi - nel
pieno di una guerra nata con il pretesto di disarmare "il rais" ieri
così ben armato da chi oggi lo bombarda - rispunta la "lobby di
Saddam".
Sì, proprio quella che ieri armò il dittatore e che oggi punta ad armare altri
dittatori liberalizzando il mercato bellico, oggi regolato per l'Italia dalla
legge 185/90 che proibisce di vendere armi a nazioni che violano i diritti
umani.
Che fare?
Esiste ancora una probabilità di salvare una buona legge, tentiamola.
Ognuno con la bandiera della pace si schieri davanti al Senato, dalla mattina
alla sera. Ognuno fissi negli occhi i senatori e chieda un gesto di
responsabilità.
Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink
PS - Domenica è apparso un annuncio a pagamento su La Repubblica della Campagna
per la difesa della 185. Per sostenere le spese:
conto corrente bancario n.105514 intestato a Campagna difesa 185 c/o
BANCA POPOLARE ETICA,
FILIALE DI ROMA, VIA RASELLA 14, 00187 ROMA
Coordinate bancarie:
CIN : K
ABI: 05018
CAB: 03200
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Legge 185: Il Senato ha votato,
approvato il ddl 1547
di Benedetta Verrini (b.verrini@vita.it)
27/03/2003
L'Aula ha chiuso la partita:
è passato il disegno di legge di modifica della 185. Con 134 sì, 95 no e 2
astenuti
E' stato appena approvato, al
Senato, il disegno di legge 1547 di modifica alla legge 185. Dovrà tornare alla
Camera, per la definizione della copertura finanziaria e per la soppressione,
avvenuta questa mattina, dell'articolo 11.
Su 232 presenti in Aula, 134 senatori hanno votato a favore (componenti della
maggioranza), 94 contro (tutto il centrosinistra), 2 astenuti.
"Nel votare sì a questo provvedimento, proprio in queste ore, la
maggioranza dimostra di non avere alcun rispetto per l'opinione pubblica"
commenta durissimo il senatore Bedin (Margh.Ulivo). "Noi abbiamo votato
contro, perché questo provvedimento intacca la legge 185 aprendo margini di
manovra molto preoccupanti: il certificato finale di destinazione non è noto;
sarà consentito intrattenere rapporti con Paesi che commettono violazioni dei
diritti umani definite - pensate un pò - non gravi!" Dello stesso parere
il senatore Nuccio Iovene (Ds), che esorta a "mantenere alta la
mobilitazione anche nei prossimi mesi, perché ha creato una consapevolezza,
all'interno dei gruppi parlamentari, che ha consentito di "limitare i
danni".
Su questo fronte, le organizzazioni della società civile incassano una piccola
ma significativa vittoria: grazie a emendamenti dell'Ulivo e al sostegno del
senatore D'Onofrio e dell'Udc, è stato soppresso l'articolo 11.
Il contenuto di questo articolo era altamente discusso, perché prevedeva che le
armi vendute con "licenza globale di progetto" fossero sottratte alla
trasparenza bancaria. Di fronte al favore dello stesso Udc, come ci ha riferito
il senatore Iovene (Ds), "Il governo si è rimesso al voto dell'Aula, che
ha votato a stragrande maggioranza per la soppressione dell'articolo".
"E' una soppressione importante perché salvaguarda proprio una delle
ragioni che hanno condotto alla campagna per la difesa della 185" spiega il
senatore Bedin, "La trasparenza nei movimenti bancari". Sugli spazi di
manovra aperti alla Camera, che ora dovrà riesaminare il testo, i senatori
avvertono che non bisognerà farsi troppe illusioni: il ddl verrà
presumibilmente riapprovato senza ulteriori cambiamenti. Ma certo, si aprono
nuve settimane di discussione e riflessione.
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Il Senato ha approvato le modifiche alla legge185
CAMPAGNA "FERMIAMO I MERCANTI DI ARMI - IN DIFESA DELLA 185"
COMUNICATO STAMPA
VIA LIBERA ALLA LIBERALIZZAZIONE SELVAGGIA DEL COMMERCIO DI ARMI. IL SENATO
APPROVA LE MODIFICHE DELLA LEGGE 185
Roma, 27 marzo 2003. Con 134 voti a favore è passato, al Senato, il disegno
di legge 1547 di modifica della legge 185/90. "Il Parlamento italiano
si è assunto la responsabilità di distruggere una delle leggi più
avanzate in materia di commercio delle armi", afferma Nicoletta Dentico
(Direttore generale Medici Senza Frontiere), uno dei portavoce della
campagna "Fermiamo i mercanti di armi - in difesa della 185".
Con le modifiche della legge 185, approvate oggi in Senato, non verrà più
reso noto il certificato finale di destinazione d'uso e sarà consentito
intrattenere rapporti con Paesi che commettono violazioni dei diritti umani
definite "non gravi".
"È scandaloso che l'Italia, in un momento così delicato come quello
che stiamo vivendo, abbia deciso di procedere all'eliminazione di quelle
importanti forme di garanzia e controllo che hanno regolamentato il
commercio di armi fino ad oggi", aggiunge Tonio Dell'Olio (Coordinatore
nazionale Pax Christi), altro portavoce della campagna.
Su 232 senatori presenti in Aula, 134 hanno votato a favore (componenti
della maggioranza), 94 contro (tutto il centro sinistra) e due si sono
astenuti.
La campagna "Fermiamo i mercanti di armi", non intende fermarsi.
Tra i prossimi obiettivi le oltre organizzazioni nazionali, che hanno
promosso la campagna, lavoreranno per avviare un network permanente sul
monitoraggio del commercio di armi e chiederanno al Governo italiano,
durante il Semestre di presidenza europea, di rendere vincolante, da un
punto di vista giuridico, il codice di condotta europeo sul commercio di
armi.
Per informazioni:
Rete Lilliput - 335/5769531
Archivio Disarmo - 328/4785416
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L'aula ha chiuso la partita
L'Aula ha chiuso la partita: è passato il disegno di legge di modifica
della 185. Con 134 sì, 95 no e 2 astenuti
E' stato appena approvato, al Senato, il disegno di legge 1547 di modifica
alla legge 185. Dovrà tornare alla Camera, per la definizione della
copertura finanziaria e per la soppressione, avvenuta questa mattina,
dell'articolo 11.
Su 232 presenti in Aula, 134 senatori hanno votato a favore (componenti
della maggioranza), 94 contro (tutto il centrosinistra), 2 astenuti.
"Nel votare sì a questo provvedimento, proprio in queste ore, la
maggioranza dimostra di non avere alcun rispetto per l'opinione
pubblica" commenta durissimo il senatore Bedin (Margh.Ulivo). "Noi
abbiamo votato contro, perché questo provvedimento intacca la legge 185
aprendo margini di manovra molto preoccupanti: il certificato finale di
destinazione non è noto; sarà consentito intrattenere rapporti con Paesi
che commettono violazioni dei diritti umani definite - pensate un pò - non
gravi!" Dello stesso parere il senatore Nuccio Iovene (Ds), che esorta
a "mantenere alta la mobilitazione
anche nei prossimi mesi, perché ha creato una consapevolezza, all'interno
dei gruppi parlamentari, che ha consentito di "limitare i danni".
Su questo fronte, le organizzazioni della società civile incassano una
piccola ma significativa vittoria: grazie a emendamenti dell'Ulivo e al
sostegno del senatore D'Onofrio e dell'Udc, è stato soppresso l'articolo
11.
Il contenuto di questo articolo era altamente discusso, perché prevedeva
che le armi vendute con "licenza globale di progetto" fossero
sottratte alla trasparenza bancaria. Di fronte al favore dello stesso Udc,
come ci ha riferito il senatore Iovene (Ds), "Il governo si è rimesso
al voto dell'Aula, che ha votato a stragrande maggioranza per la
soppressione
dell'articolo".
"E' una soppressione importante perché salvaguarda proprio una delle
ragioni che hanno condotto alla campagna per la difesa della 185"
spiega il senatore Bedin, "La trasparenza nei movimenti bancari".
Sugli spazi di manovra aperti alla Camera, che ora dovrà riesaminare il
testo, i senatori avvertono che non bisognerà farsi troppe illusioni: il
ddl verrà presumibilmente riapprovato senza ulteriori cambiamenti. Ma
certo, si aprono nuove settimane di discussione e riflessione.
Oltre a questo significativo risultato, è stato anche approvato un ordine
del giorno promosso dal senatore Giulio Andreotti che prevede di predisporre
"severe istruzioni" agli operatori nell'applicazione della nuova
legge.
E ieri:
Una battaglia scandita sugli articoli del regolamento: così si è svolta
ieri la discussione sul ddl 1547, che si è conclusa alle otto di sera con
l'ennesima caduta, all'articolo 10, del numero legale.
Oggi si votano gli ultimi articoli, e poi la legge 185 sulla trasparenza
nell'export di armi resterà un guscio vuoto all'interno dell'ordinamento
giuridico italiano. La discussione, su cui sono puntati gli occhi della
società civile italiana, al Senato è stata comunque travagliata. Un
disegno di legge che si trascina in calendario dal giugno 2002, la continua
mancanza
del numero legale: sono la dimostrazione che forse non c'è una grande
convinzione, neppure nella maggioranza, sui contenuti. Ma oltre a questo non
si va: gli emendamenti dell'opposizione sono stati tutti respinti,
nonostante le pressanti richieste di stralcio degli articoli dal 3 al 13 o
di parti di esse. Ma vediamo, dallo stenografico parlamentare, come è
andata ieri.
"E' grave la decisione della maggioranza di discutere sul commercio di
armi mentre è in corso un conflitto per disarmare un dittatore" ha
esordito ieri il senatore Tino Bedin (Ulivo). "Pertanto, dopo
l'approvazione degli articoli 1 e 2 che ottemperano all'obbligo di recepire
l'Accordo di Farnborough, nella consapevolezza che occorre modificare legge
n. 185 del 1990 per recepire l'istituto della licenza globale di progetto ed
armonizzare la normativa europea, in vista della politica estera e di
sicurezza comune, sarebbe opportuno stralciare gli articoli da 3 a 13".
A questa richiesta si è associato il senatore Martone (Verdi), ricordando
che "la legge n. 185 del 1990 è stata introdotta nell'ordinamento
italiano a seguito dello scandalo suscitato dalla fornitura di armi
all'Iraq" e stigmatizzando "la scelta della maggioranza di porre
in discussione un provvedimento sul commercio delle armi nel momento in cui
una popolazione inerme viene bombardata".
Lapidaria la risposta del sottosegretario alla Difesa Berselli:
"Premesso che alla Camera dei deputati l'opposizione ha approvato il
provvedimento anche nella parte concernente le modifiche della legge n. 185
del 1990, come d'altra parte aveva proposto nel 2000 il Governo D'Alema,
rileva che la lentezza nella discussione in Senato è stata determinata
dall'atteggiamento dell'opposizione, mentre il Governo e la maggioranza
hanno mostrato grande sensibilità rispetto alle sue richieste e rispetto
alle sollecitazioni dell'associazionismo con l'approvazione di diversi
emendamenti e di ordini del giorno, che tra l'altro considerano la tutela
dei diritti dei 50.000 dipendenti dell'industria bellica. La modifica della
richiamata legge del 1990 è assolutamente indipendente dalla guerra in
corso in Iraq e tende ad armonizzare la normativa europea sul commercio
delle armi; pertanto il Governo è contrario alla proposta di
stralcio".
Ma un altro passaggio teso tra maggioranza e opposizione si è svolto al
momento della votazione dell'articolo 3, che contiene la dizione
"gravi" violazioni dei diritti umani. Non potendo valutare, di
fatto, che senso abbia parlare di "grave" violazione nel campo dei
diritti umani, l'opposizione chiedeva di eliminare l'aggettivo. Niente da
fare. Ecco l'intervento negativo da parte di Berselli, il quale sembra aver
maturato un unico tipo di argomentazione: "Esprime parere contrario su
tutti gli emendamenti, tenuto conto peraltro che analoga formulazione della
norma inerente le gravi violazioni delle convenzioni internazionali in
materia di diritti umani era prevista in un disegno di legge presentato dal
Governo D'Alema in materia di revisione della legge n. 185 del 1990".
Sull'articolo 3 è intervenuto anche il senatore Malabarba (Rc), avvertendo
dei rischi della sua impostazione. Ecco la sua analisi: "Signor
Presidente, approfitto dell'illustrazione dei nostri emendamenti
all'articolo 3 per dire che sono scandalizzato per l'insensibilità
dimostrata dalla maggioranza e dal Governo, che ha utilizzato palesi falsità
per respingere le argomentazioni del senatore Bedin sulla proposta di
stralcio. Per non parlare dell'intervento del senatore Schifani, il quale
dimostra di avere scarsa cognizione di quanto si sta discutendo, per i
riferimenti alla Russia di Putin, da tempo approdata, con uno stravolgimento
non solo della politica ma anche della geografia, dall'Oriente all'Occidente
e che annovera tra i suoi amici (soprattutto in affari, perché per il resto
mi pare abbia fatto acqua) il presidente del Consiglio Berlusconi.
Parlo di ignoranza perché quando si tratta di guerra, signor Presidente, si
deve sapere che vi sono anche guerre che non fanno notizia. In questi giorni
non c'è solo il conflitto in Iraq, con il dramma che stiamo vivendo per un
Paese produttore di petrolio; in queste ore è in corso un'altra guerra
importante e sanguinosa in Nigeria, altro Paese produttore di petrolio,
guerra però di tipo convenzionale, e quindi caratterizzata dall'uso di armi
leggere, le quali rientrano in gran parte nell'oggetto della nostra odierna
discussione sulla modifica della legge n. 185 del 1990.
Stiamo parlando di modifiche che riguardano il commercio e la distribuzione
di armi leggere, e nelle guerre nel cuore dell'Africa, che tante volte
vengono citate, si fa uso soprattutto di tali armi.
Una serie di emendamenti presentati tende ad eliminare, al comma 1, lettera
b), l'aggettivo "gravi" ripristinando il testo precedente e
prevedendo quindi l'impossibilità dell'esportazione nei confronti di Paesi
responsabili di accertate violazioni e non di "gravi" violazioni
dei diritti umani.
Vorrei sottolineare in questa sede come la legge n. 185 del 1990 sia stata e
sia continuamente svuotata di significato relativamente al commercio delle
armi attraverso aggiramenti e meccanismi di triangolazione che hanno già
visto l'assenza di intervento di questo Parlamento, oltre che del Governo,
per quanto riguarda l'esame della relazione annuale che il Governo è
obbligato a fornire sulla base della stessa legge n. 185. Questa relazione,
che dovrebbe essere oggetto di una seria riflessione parlamentare, fornisce
un quadro estremamente significativo e preoccupante della destinazione delle
armi, che vanno ad alimentare situazioni di guerra o prossime alla guerra in
Paesi ove i diritti umani sono continuamente violati.
Di conseguenza, il mantenimento del massimo di attenzione anche
nell'individuazione delle parole con cui dare corpo alla legge, è di
assoluta importanza poiché ci troviamo in una situazione non di massima
sicurezza relativamente alla capacità di controllo della legge, ma di
sbilanciamento e degrado dei meccanismi da essa previsti.
Inoltre, sappiamo quanti danni stia già producendo la vendita di armi
italiane all'estero, in Paesi ove i diritti umani vengono continuamente
violati, come la Turchia o diversi Paesi dell'America Latina.
Il nostro emendamento 3.100 è volto quindi ad impedire l'attenuazione dei
poteri di controllo delle violazioni dei diritti umani, come stabilito dalle
Convenzioni internazionali in materia, e dei profili delle violazioni
compiute da quei Paesi che le mettono in pratica".
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Commercio delle armi: prime agenzie
ZCZC
AGI0076 3 POL 0 R01 / + VQZ PI01
=== COMMERCIO ARMI: OK SENATO AD ACCORDO FARNBOROUGH (AGI) === Els/
271239 MAR 03
NNNN
ZCZC
AGI0104 3 POL 0 R01 / + VQZ PI01
(Segue 0083)
COMMERCIO ARMI: SENATO RATIFICA ACCORDO FARNBOROUGH SU DIFESA(2)=
(AGI) - Roma, 27 mar. - L'assemblea del Senato ha approvato la ratifica del
Trattato con 134 voti a favore, 95 contrari e due astenuti. Il provvedimento ora
torna alla Camera per il voto definitivo in quanto Palazzo Madama ha soppresso
l'art. 11 che aboliva l'autorizzazione del Ministero del Tesoro alle transazioni
bancarie.
L'accordo prevede che l'Italia non potra' vendere armi
verso Paesi nei cui confronti sia stato dichiarato l'embargo totale o parziale
delle forniture belliche da parte dell'Onu o dell'Ue.
Sara' vietato vendere armi ai governi responsabili di
"gravi violazioni" in materia di diritti umani.
La ratifica modifica anche la legge 185 sul commercio delle
armi che vietava il commercio di armi con tutti i governi
responsabili di violazione dei diritti umani, piu' o meno gravi.
Gli operatori del settore non dovranno piu' esibire il certificato
d'uso finale che consente di individuare il destinatario finale delle armi.
(AGI)
Els/Chi
271325 MAR 03
NNNN
MAW9556 4 pol 221 ITA6687 ;EN;x;O;02000000;
ApB-COMMERCIO ARMI/ COSA PREVEDE L'ACCORDO DI FARNBOROUGH Scopo è armonizzare
legislazione Ue e integrare industria difesa
Roma, 27 mar. (Ap.Biscom) - Costituzione di un organismo di difesa comunitario.
E' quanto prevede il cosiddetto "accordo ombrello" che fu firmato a
fine luglio del 2000 al Salone aeronautico internazionale di Farnborough e che
oggi è stato ratificato in Senato. Si tratta di un'intesa siglata da sette
Paesi (in principio erano sei, poi si aggiunse l'Irlanda del
Nord) per la ristrutturazione dell'industria della Difesa europea.
Siglato dai ministri della Difesa di Italia, Francia, Gran Bretagna, Germania,
Spagna e Svezia, l'accordo - che rinfrescava gli impegni della Letter of
Intention del 1998 - individua sei aree d'intervento: armonizzazione delle
procedure per l'esportazione di materiale d'armamento, sicurezza degli
approvvigionamenti, requisiti militari, trattamento delle informazioni
tecnologiche, sicurezza delle informazioni e ricerca tecnologica dei Paesi
aderenti alla Loi.
La finalità principale, che per l'Italia si è tradotto con le modifiche alla
legge 185 del 1990, è quella di armonizzare la
legislazione comunitaria, integrando inoltre l'industria della Difesa.
Due obiettivi propedeutici alla creazione di un corpo militare dell'Unione
Europea.
L'accordo di Farnborough, inoltre, prevedeva in principio anche l'acquisto di
225 aerei A400M (velivoli di trasporto militare) che registrò però una marcia
indietro da parte dell'Italia che si era impegnata, con l'allora ministro
Mattarella, all'acquisto di 16 aerei.
Pda
271234 mar 03GMT
ZCZC
AGI0084 3 POL 0 R01 / + VQZ PI01
COMMERCIO ARMI: SENATORI DS, HANNO VINTO LOBBY MERCANTI =
(AGI) - Roma, 27 mar. - "E' gravissimo che la maggioranza parlamentare voti
un provvedimento che modifica la legge vigente sul commercio delle armi proprio
mentre in corso un conflitto. Le nuove disposizioni rispondono alle
pressioni delle lobby di fabbricanti di armi e avranno il risultato di allentare
i controlli finanziari, favorire il commercio di armi, attenuare le possibilità
di controllo da parte del Parlamento, consentire triangolazioni commerciali
anche con paesi che violano i diritti umani". E' quanto dichiarano i
senatori diessini Tana de Zulueta, Daria Bonfietti, Nuccio Iovene, Gianni
Nieddu, Luigi Viviani.
"E' a dir poco cinico che si approfitti della
distrazione dell'opinione pubblica, completamente assorbita dalla tragedia
della guerra, per imporre a tamburo battente l'approvazione di una legge che
ammorbidisce i controlli e incoraggia il
proliferare di conflitti. La maggioranza -dicono- si fatta scudo di un
disegno di legge di ratifica di un trattato europeo
per introdurre innovazioni normative che vanno ben al di l di quanto richiesto
da quel trattato. In particolare, vengono
eliminati tutti quei meccanismi hanno consentito all'Italia di essere
all'avanguardia in Europa e che sono stati adottati
proprio dopo lo scandalo che portò alla vendita di armamenti all'Iraq da parte
di diversi paesi tra cui Usa e Italia. In
particolare - precisano i senatori - gli operatori non dovranno più
esibire il certificato d'uso finale, che consente di
individuare il destinatario finale delle armi, sarà possibile vendere armi
anche a paesi in cui siano accertate violazioni dei
diritti umani ( a patto che non siano "gravi"), verrà meno la
relazione annuale al Parlamento che costituisce un importante
strumento di trasparenza, si attenuano i controlli finanziari e bancari. A
dispetto delle richieste dell'Onu, che in questo
ambito invoca maggiore trasparenza e controlli più rigorosi anche per
contrastare il terrorismo internazionale, il governo
italiano va nella direzione opposta. Così viene fatta a pezzi una legge
equilibrata e all'avanguardia. Dobbiamo altresi'
denunciare che, nonostante i ripetuti impegni presi da parlamentari cattolici
con le associazioni che hanno condotto una lunga battaglia di protesta, non e'
venuta nessuna opposizione in aula da parte dell'Udc e non sono stati nemmeno
mantenuti gli impegni presi dal Presidente Pera per un approfondito confronto in
Commissione. La legge e' stata imposta
con una incalzante votazione in aula: i diktat dei mercanti d'armi hanno
prevalso". (AGI)
Els/
271257 MAR 03
NNNN
ZCZC
AGI0115 3 POL 0 R01 / + VQZ PI01
COMMERCIO ARMI: PALOMBO, MODIFICHE ALLA 185 NECESSARIE =
(AGI) - Roma, 27 mar. - Soddisfazione per l'approvazione del provvedimento
stata espressa per Alleanza Nazionale dal sen. Mario Palombo, vicepresidente
della Commissione Difesa. "Si tratta -ha spiegato Palombo- di un
provvedimento necessario per adeguare la nostra legislazione a quella degli
altri Paesi europei e procedere ad una difesa comune. Oggi facciamo parte
dell'UE e non possiamo certo tirarci indietro, seguendo vecchie logiche
massimaliste di chi guarda al passato, dimenticando peraltro l'operato del
governo D'Alema, e cerca di contrabbandare il provvedimento come il via libera
ad un'associazione di trafficanti d'armi. Infatti il primo a voler modificare la
185 che poneva in condizione di svantaggio la nostra industria degli armamenti
stato il governo D'Alema con un ddl presentato nel gennaio 2000, sette mesi
prima della firma dell'accordo di Farnsborough. Provvedimento ora disconosciuto
dalla vecchia maggioranza visto che non esistono affatto differenze sostanziali.
Il disegno di legge nei primi due articoli ratifica l'Accordo intercorso a
Farnborough per la razionalizzazione e concentrazione dell'industria europea di
difesa e per il commercio ed il transito di armamenti; mentre nei successivi
articoli adegua la legge n. 185 del 1990 e la omogeneizza alla normativa degli
altri Paesi firmatari dell'Accordo, con l'eccezione della Svezia che mantiene
una normativa più restrittiva. Tra le innovazioni l'art.3 prevede il divieto di
esportazione di transito di armi verso Paesi nei confronti dei quali sia stato
dichiarato l'embargo totale o parziale delle forniture belliche da parte
delle Nazioni Unite o dell'Unione europea e verso i Paesi i cui governi sono
responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di
diritti umani, accertate dai competenti organi delle Nazioni Unite, dell'Ue o
del Consiglio d'Europa. Inoltre vengono trasferite allUE le competenze dell'UEO.
Altre norme riguardano il rilascio della licenza globale di progetto a imprese
che partecipino a programmi congiunti di ricerca e produzione con altri Paesi
dell'Unione e della NATO ed al puntuale sistema di controllo sull'industria
militare". (AGI)
Els/
271346 MAR 03
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ARMI: PDCI, CIAMPI RIFLETTA PRIMA DI AVALLARE LEGGE IN GUERRA =
INDISPENSABILE ATTENTO VAGLIO DI COSTITUZIONALITA'
Roma, 27 mar. (Adnkronos) - Il Pdci
sollecita il presidente della Repubblica ad una ''attenta riflessione sui
profili di
costituzionalita''' della nuova legge sul traffico di armi approvata dal Senato,
quando sara' chiamato ad emanarla.
''Proprio mentre e' in corso una guerra
-afferma in una dichiarazione il responsabile Esteri del partito Jacopo Venier-
alla quale l'Italia ha dato il proprio avallo e adesione, il Senato italiano ha
approvato un disegno di legge volto a smantellare la legge attuale, facilitando
cosi' il commercio delle armi. Sarebbe stata opportuna una discussione meno
frettolosa, piu' approfondita e consapevole, considerato anche il particolare e
drammatico momento''.
''E' vergognoso -conclude- che proprio in
questo momento si e' andati a modificare una legge che era tra le migliori in
materia di controllo e trasparenza nella vendita e, quindi, nella circolazione
delle armi. Una societa' dove e' piu' facile acquistare armi non sara' mai una
societa' piu' democratica, sicura e pacifista''.
(Pol-Tor/Gs/Adnkronos)
27-MAR-03 13:58
NNNN
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Lettera all'onorevole Rossi
Gentile onorevole,
oggi ho saputo che il Senato ha approvato delle modifiche alla legge 185/90
sul commercio delle armi che, applicate, avrebbero pericolose conseguenze
perché faciliterebbero l'esportazione delle armi in Paesi belligeranti o
che violano i diritti umani.
La Camera le aveva già approvate mesi fa, ma, essendo state introdotte
ulteriori modifiche, il disegno di legge vi tornerà per un'approvazione
definitiva.
Non so come si sia comportato in occasione della prima votazione alla
Camera, ma so che molti esponenti del
centrosinistra erano assenti ed hanno lasciato via libera all'attuale
maggioranza. Che il tema della pace non vi stia tanto a cuore come
continuate a proclamare? Stavolta Le chiedo di impegnarsi perché la
legislazione italiana non venga privata di uno strumento che ha contribuito
a controllare le esportazioni di armi.
Alle ultime elezioni non ho potuto votare perché risiedo all'estero.
Probabilmente Le avrei dato il mio voto, poiché in diversi punti concordo
con le idee della Sua coalizione. Forse la prossima volta non voterò a
Barletta, ma qui in Germania, se verrà attuata la riforma per il voto degli
Italiani all'estero. Ma Lei resta comunque il mio rappresentante alla Camera
e sento il dovere di manifestarLe la mia opinione.
Cordiali saluti
Giovanni Seccia
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Lettera al senatore Tato
Gentile senatore,
esattamente 2 mesi fa, il 27 gennaio, Le ho inviato un messaggio email per
chiederLe di riflettere sulle pericolose conseguenze delle modifiche alla
legge 185/90 sul commercio delle armi approvate dalla Camera e discusse al
Senato.
Oggi vengo a sapere che il Senato ha approvato tali modifiche, che di fatto
facilitano l'esportazione delle armi in Paesi belligeranti o che violano i
diritti umani. Desidero esprimerLe la mia delusione per questa scelta che
rende ancor meno credibili le presunte ragioni di una guerra che vorrebbe
colpire il regime irakeno per le sue violazioni dei diritti umani
ed il possesso di armi illecite. Se, come ha sostenuto un esponente del
governo, prevenire è meglio che intervenire più tardi, la prima forma di
prevenzione dovrebbe essere un severo controllo delle esportazioni di armi.
Mi dirà che non si è fatto altro che conformare la legge italiana ad un
accordo stipulato con altri 5 Paesi europei, che per alcuni di questi Paesi
costituisce un vero progresso ed una regolamentazione finora non esistita.
Ma nulla ci impediva di mantenere le nostre norme severe e sensate e
stimolare i nostri partner a migliorare ulteriormente la loro legislazione
in materia. Se l'Italia stipulasse un accordo internazionale per
regolamentare il commercio di sigarette che ne limitasse la pubblicità a
poster e giornali (come p.e. qui in Germania) lascerebbe reintrodurre questa
pubblicità anche in Italia? O non considererebbe questo passo come uno
stimolo per gli altri Paesi ad abolire totalmente la pubblicità del
tabacco? O se un nuovo accordo internazionale prescrivesse un obbligo
scolastico fino al 12° anno di età abbasserebbe quest'obbligo anche in
Italia o non lo vedrebbe piuttosto come un minimo per i Paesi a bassa
scolarizzazione?
Glielo dico sinceramente, senatore. Alle ultime elezioni non ho potuto
votare perché risiedo all'estero. Ma se fossi stato in Italia non Le avrei
dato il mio voto perché in punti come questo dissento totalmente dalle idee
del Suo partito. Forse la prossima volta non voterò a Barletta, ma qui in
Germania, grazie ad una riforma elettorale che, lo riconosco, è stata
voluta dal Suo partito (non disinteressatamente, dato che molti concittadini
all'estero hanno un forte orientamento nazionalistico, ma trovo giustissimo
che possano partecipare alla vita politica del nostro Paese). Lei resta
comunque il mio rappresentante al Senato e sento il dovere di manifestarLe
la mia delusione. Anche perché vado ogni tanto nella mia città e discuto
anche di politica con amici e parenti, spiegando le ragioni per cui non
sostengo questa maggioranza. Non che gli esponenti dell'opposizione siano
sempre sensibili ai temi della pace. In effetti, prima che la pressione del
volontariato si facesse più forte (e, lo ammetto, utilizzabile a fini di
propaganda), molti politici di sinistra non hanno partecipato alla prima
votazione alla Camera ed hanno così lasciato via libera al governo.
La prego di riflettere sulle mie obiezioni. Vorrei tanto che le differenze
fra destra e sinistra dipendessero solo da una diversa diversa accentuazione
di solidarietà ed iniziativa personale, ma sempre con attenzione alla dignità
di ogni persona sulla faccia della terra.
Cordiali saluti
Giovanni Seccia
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Legge 185: un silenzio sconcertante
UN SILENZIO SCONCERTANTE
In questi mesi di agonia per la sorte della legge 185/90 che hanno visto
ampie e intense mobilitazioni, un successo presso l'opinione pubblica di cui
va dato merito a tutti/e coloro che si sono spesi generosamente per la
campagna "contro i mercanti di morte", al coordinamento che ha
puntualmente diffuso aggiornamenti sull'iter del disegno di legge alle
camere, va altresì constatato con profondo rammarico l'atteggiamento dei
media di totale indifferenza. L'altra sera, facendo zapping sul mio TV, ho
visto un servizio sull'argomento realizzato (udite udite!) dalla IENE. Nel
servizio sono comparsi, oltre ad un conciso intervento di Nicoletta Dentico
di Msf, i silenzi impacciati di senatori del centro-destra e un gelido NO
comment di Giuliano Amato.
Quanto imbarazzo attorno a questo scellerato d.d.l. E quanta
disinformazione! Anzi....assenza di informazione.
Io non me la sento di aggiungere nient'altro. L'informazione è davvero
"partita", come si suol dire dalle mie parti, se certe notizie
posso apprenderle solo da Iene e Striscia la notizia!!!!
Fabio
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Senatore Martone (Verdi): commento modifica legge 185:
Senatore Martone (Verdi): CONTINUEREMO A LAVORARE INSIEME AI MOVIMENTI E
ALLA SOCIETA' CIVILE
Giovedì scorso è stato approvato in Senato il disegno di legge 1547 di
modifica alla legge 185 del '90 sul commercio delle armi: su 232 presenti in
Aula, 134 senatori hanno votato a favore (componenti della maggioranza), 94
contro (tutto il centrosinistra).
"Nonostante la guerra in corso e le numerose manifestazioni della
società civile e dei cattolici, il Governo e la maggioranza hanno oggi
approvato il Ddl 1547 che modifica la legge 185 sulla trasparenza
dell'esportazioni bancarie, favorendo pericolose 'triangolazioni' verso
paesi che violano i diritti umani". Lo dichiara il senatore Francesco
Martone,
Capogruppo dei Verdi in Commissione Esteri.
"Governo e maggioranza tutelano gli interessi dell'industria italiana
delle armi - continua Martone -. Questo provvedimento permette la vendita di
armi italiane a paesi nei quali vengono compiute violazioni dei diritti
dell'uomo, a paesi ai quali stiamo cancellando il debito estero, con il
rischio di un nuovo indebitamento, e a paesi che non hanno
ratificato l'accordo di Farnborough. Tra questi ultimi risultano alcuni
paesi dell'Europa orientale, coinvolti in triangolazioni illegali di armi
verso paesi in conflitto, tra cui anche l'Iraq. Nel 2002 la Repubblica Ceca
ha esportato in Iraq, via Siria e
Yemen, razzi e missili antiaerei e sistemi guida per missili a lungo
raggio". "I cittadini devono sapere che il Governo del nostro
Paese, in un momento in cui la politica estera degna del suo nome avrebbe
richiesto un impegno per un maggior controllo del mercato delle armi
nell'ambito della lotta al terrorismo - conclude Martone -, si accorda con
l'industria bellica rischiando di fomentare i conflitti in corso."
Esprimendo il suo dissenso nei confronti di una modifica di legge che
liberalizza il commercio delle armi, nella discussione in Aula ieri il
Senatore Verde ha sottolineato:
"Vorrei partire da un punto di forza che però non appartiene
esclusivamente ai lavori dell'Aula, ma a tutti quei cittadini che in questi
mesi si sono mobilitati ed hanno avuto la costanza, la perseveranza,
l'accuratezza di indirizzare il nostro
lavoro parlamentare, di sollecitare la nostra presa di posizione, di
argomentarla nelle maniere migliori possibili, proprio per dare e - direi -
a volte restituire un senso al rapporto tra cittadini e Parlamento.
Penso sia un elemento importante da riconoscere in quest'Aula e ringrazio
tutti coloro - associazioni, movimenti, missionari e associazioni cattoliche
- che, di fatto, ci hanno dato una lezione: la politica vera non è soltanto
quella che facciamo in queste Aule, ma è democrazia attiva, è il
coinvolgimento, è la voglia di essere sempre e comunque dietro al nostro
lavoro e di continuare a credere nelle istituzioni democratiche. Sono
proprio quei movimenti che da molte parti vengono additati come nichilisti o
comunque come di coloro che non riconoscono la dialettica democratica, ma
che invece oggi, ripeto, ci hanno dato una grande lezione; a mio avviso,
dobbiamo riconoscerlo tutti, a prescindere dallo schieramento politico al
quale apparteniamo."
Il percorso per individuare meccanismi anche innovativi sul controllo delle
armi, sulla trasparenza delle transazioni bancarie e sui flussi commerciali,
come è scritto, tra l'altro, nel programma di lavoro del Ministero degli
affari esteri di quest'anno, continua.
"Riteniamo anche che la Presidenza della UE, che nel prossimo semestre
toccherà all'Italia, possa svolgere un ruolo di primo piano, considerando
che l'Unione Europea oggi garantisce almeno un quarto del commercio delle
armi a livello mondiale. La Presidenza italiana della UE potrebbe quindi
farsi portatrice di una iniziativa volta a dotare di un maggiore vincolo e
di una maggiore convergenza il codice di condotta europeo e soprattutto ad
individuare meccanismi innovativi di vigilanza sulle le intermediazioni.
Penso quindi che il percorso debba essere tuttora da elaborare. Non
riteniamo questo un punto di arrivo, ma soltanto un punto di partenza per
migliorare le norme che regolano questa delicata materia. Abbiamo votato
insieme a tutto il centrosinistra contro il provvedimento, ma continueremo a
lavorare insieme ai movimenti e alla società civile per cogliere un
obiettivo molto più importante", conclude il senatore verde Francesco
Martone, già coordinatore della Campagna per la Riforma della Banca
Mondiale impegnato in prima linea sulle questioni della pace, dei diritti
umani, del debito estero, dello sviluppo eco-sostenibile (appoggiando per
esempio la campagna internazionale contro l'Oleodotto OCP - Crudos Pesados
che in Ecuador distrugge l'Amazzonia e le comunità indigene, con il
coinvolgimento della Banca Nazionale del Lavoro e ENI-AGIP).
A CURA DI CRISTIANO MORSOLIN
28 . 03 . 2003
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Via alla liberalizzazione selvaggia del commercio di armi
CAMPAGNA "FERMIAMO I MERCANTI DI ARMI - IN DIFESA DELLA 185"
COMUNICATO STAMPA
VIA LIBERA ALLA LIBERALIZZAZIONE SELVAGGIA DEL COMMERCIO DI ARMI. IL SENATO
APPROVA LE MODIFICHE DELLA LEGGE 185
Roma, 27 marzo 2003. Con 134 voti a favore è passato, al Senato, il disegno
di legge 1547 di modifica della legge 185/90. "Il Parlamento italiano
si è assunto la responsabilità di distruggere una delle leggi più
avanzate in materia di commercio delle armi", afferma Nicoletta Dentico
(Direttore generale Medici Senza Frontiere), uno dei portavoce della
campagna "Fermiamo i mercanti di armi - in difesa della 185".
Con le modifiche della legge 185, approvate oggi in Senato, non verrà più
reso noto il certificato finale di destinazione d'uso e sarà consentito
intrattenere rapporti con Paesi che commettono violazioni dei diritti umani
definite "non gravi".
"È scandaloso che l'Italia, in un momento così delicato come quello
che stiamo vivendo, abbia deciso di procedere all'eliminazione di quelle
importanti forme di garanzia e controllo che hanno regolamentato il
commercio di armi fino ad oggi", aggiunge Tonio Dell'Olio (Coordinatore
nazionale Pax Christi), altro portavoce della campagna.
Su 232 senatori presenti in Aula, 134 hanno votato a favore (componenti
della maggioranza), 94 contro (tutto il centro sinistra) e due si sono
astenuti.
La campagna "Fermiamo i mercanti di armi", non intende fermarsi.
Tra i prossimi obiettivi le oltre organizzazioni nazionali, che hanno
promosso la campagna, lavoreranno per avviare un network permanente sul
monitoraggio del commercio di armi e chiederanno al Governo italiano,
durante il Semestre di presidenza europea, di rendere vincolante, da un
punto di vista giuridico, il codice di condotta europeo sul commercio di
armi.
Per informazioni:
Rete Lilliput - 335/5769531
Archivio Disarmo - 328/4785416
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Legge sul commercio delle armi con norme peggiorative
Approvata la legge sul commercio delle armi che riforma in modo negativo (per
il controllo del commercio delle armi) la vecchia legge 185 del 1990 ottenuta
sull'onda delle pressioni dei movimenti di volontariato e sulle denuncie di
vendita di armi ai governi di Iran e Iraq, che erano in guerra fra loro, e al
Sudafrica che applicava ancora la segregazione razziale.
Tra l'altro mentre si pace e c'è una guerra in atto il nostro governo
pensa di rilanciare l'economia con il business delle armi. Di seguito alcune
agenzie.
COMMERCIO ARMI: SENATO RATIFICA ACCORDO FARNBOROUGH SU DIFESA
- Roma, 27 mar. - L'assemblea del Senato ha approvato la ratifica del
Trattato con 134 voti a favore, 95 contrari e due astenuti. Il provvedimento ora
torna alla Camera per il voto definitivo in quanto Palazzo Madama ha soppresso
l'art. 11 che aboliva l'autorizzazione del Ministero del Tesoro alle transazioni
bancarie.
L'accordo prevede che l'Italia non potra' vendere armi
verso Paesi nei cui confronti sia stato dichiarato l'embargo totale o parziale
delle forniture belliche da parte dell'Onu o dell'Ue.
Sara' vietato vendere armi ai governi responsabili di
"gravi violazioni" in materia di diritti umani.
La ratifica modifica anche la legge 185 sul commercio
delle armi che vietava il commercio di armi con tutti i governi
responsabili di violazione dei diritti umani, piu' o meno gravi.
Gli operatori del settore non dovranno piu' esibire il
certificato d'uso finale che consente di individuare il destinatario finale
delle armi.
COMMERCIO ARMI/ COSA PREVEDE L'ACCORDO DI FARNBOROUGH Scopo è armonizzare
legislazione Ue e integrare industria difesa
Roma, 27 mar. (Ap.Biscom) - Costituzione di un organismo di difesa comunitario.
E' quanto prevede il cosiddetto "accordo ombrello" che fu firmato a
fine luglio del 2000 al Salone aeronautico internazionale di Farnborough e che
oggi è stato ratificato in Senato. Si tratta di un'intesa siglata da sette
Paesi (in principio erano sei, poi si aggiunse l'Irlanda del Nord) per la
ristrutturazione dell'industria della Difesa europea.
Siglato dai ministri della Difesa di Italia, Francia, Gran Bretagna, Germania,
Spagna e Svezia, l'accordo - che rinfrescava gli impegni della Letter of
Intention del 1998 - individua sei aree d'intervento: armonizzazione delle
procedure per l'esportazione di materiale d'armamento, sicurezza degli
approvvigionamenti, requisiti militari, trattamento delle informazioni
tecnologiche, sicurezza delle informazioni e ricerca tecnologica dei Paesi
aderenti alla Loi.
La finalità principale, che per l'Italia si è tradotto con le modifiche alla
legge 185 del 1990, è quella di armonizzare la
legislazione comunitaria, integrando inoltre l'industria della Difesa.
Due obiettivi propedeutici alla creazione di un corpo militare dell'Unione
Europea.
L'accordo di Farnborough, inoltre, prevedeva in principio anche l'acquisto di
225 aerei A400M (velivoli di trasporto militare) che registrò però una marcia
indietro da parte dell'Italia che si era impegnata, con l'allora ministro
Mattarella, all'acquisto di 16 aerei.
COMMERCIO ARMI: SENATORI DS, HANNO VINTO LOBBY MERCANTI
- Roma, 27 mar. - "E' gravissimo che la maggioranza parlamentare voti un
provvedimento che modifica la legge vigente sul commercio delle armi proprio
mentre in corso un conflitto. Le nuove disposizioni rispondono alle
pressioni delle lobby di fabbricanti di armi e avranno il risultato di allentare
i controlli finanziari, favorire il commercio di armi, attenuare le possibilità
di controllo da parte del Parlamento, consentire triangolazioni commerciali
anche con paesi che violano i diritti umani". E' quanto dichiarano i
senatori diessini Tana de Zulueta, Daria Bonfietti, Nuccio Iovene, Gianni Nieddu,
Luigi Viviani.
"E' a dir poco cinico che si approfitti della distrazione dell'opinione
pubblica, completamente assorbita dalla tragedia
della guerra, per imporre a tamburo battente l'approvazione di una legge che
ammorbidisce i controlli e incoraggia il
proliferare di conflitti. La maggioranza -dicono- si fatta scudo di un
disegno di legge di ratifica di un trattato europeo
per introdurre innovazioni normative che vanno ben al di là di quanto richiesto
da quel trattato. In particolare, vengono
eliminati tutti quei meccanismi hanno consentito all'Italia di essere
all'avanguardia in Europa e che sono stati adottati
proprio dopo lo scandalo che portò alla vendita di armamenti all'Iraq da parte
di diversi paesi tra cui Usa e Italia. In
particolare - precisano i senatori - gli operatori non dovranno più
esibire il certificato d'uso finale, che consente di
individuare il destinatario finale delle armi, sarà possibile vendere armi
anche a paesi in cui siano accertate violazioni dei
diritti umani (a patto che non siano "gravi"), verrà meno la
relazione annuale al Parlamento che costituisce un importante
strumento di trasparenza, si attenuano i controlli finanziari e bancari. A
dispetto delle richieste dell'Onu, che in questo
ambito invoca maggiore trasparenza e controlli più rigorosi anche per
contrastare il terrorismo internazionale, il governo
italiano va nella direzione opposta. Così viene fatta a pezzi una legge
equilibrata e all'avanguardia. Dobbiamo altresi'
denunciare che, nonostante i ripetuti impegni presi da parlamentari cattolici
con le associazioni che hanno condotto
una lunga battaglia di protesta, non e' venuta nessuna opposizione in aula da
parte dell'Udc e non sono stati nemmeno
mantenuti gli impegni presi dal Presidente Pera per un approfondito confronto in
Commissione. La legge e' stata imposta
con una incalzante votazione in aula: i diktat dei mercanti d'armi hanno
prevalso".
COMMERCIO ARMI: PALOMBO, MODIFICHE ALLA 185 NECESSARIE
- Roma, 27 mar. - Soddisfazione per l'approvazione del provvedimento stata
espressa per Alleanza Nazionale dal sen. Mario Palombo, vicepresidente della
Commissione Difesa. "Si tratta -ha spiegato Palombo- di un provvedimento
necessario per adeguare la nostra legislazione a quella degli altri Paesi
europei e procedere ad una difesa comune. Oggi facciamo parte dell'UE e non
possiamo certo tirarci indietro, seguendo vecchie logiche massimaliste di chi
guarda al passato, dimenticando peraltro l'operato del governo D'Alema, e cerca
di contrabbandare il provvedimento come il via libera ad un'associazione
di trafficanti d'armi. Infatti il primo a voler modificare la 185 che poneva in
condizione di svantaggio la nostra industria degli armamenti stato il
governo D'Alema con un ddl presentato nel gennaio 2000, sette mesi prima della
firma dell'accordo di Farnsborough. Provvedimento ora disconosciuto dalla
vecchia maggioranza visto che non esistono affatto differenze sostanziali. Il
disegno di legge nei primi due articoli ratifica l'Accordo intercorso a
Farnborough per la razionalizzazione e concentrazione dell'industria europea di
difesa e per il commercio ed il transito di armamenti; mentre nei successivi
articoli adegua la legge n. 185 del 1990 e la omogeneizza alla normativa degli
altri Paesi firmatari dell'Accordo, con l'eccezione della Svezia che mantiene
una normativa pi restrittiva. Tra le innovazioni l'art.3 prevede il divieto di
esportazione di transito di armi verso Paesi nei confronti dei quali sia stato
dichiarato l'embargo totale o parziale delle forniture belliche da parte
delle Nazioni Unite o dell'Unione europea e verso i Paesi i cui governi sono
responsabili di gravi violazioni delle convenzioni interanzionali in materia di
diritti umani, accertate dai
competenti organi delle Nazioni Unite, dell'Ue o del Consiglio d'Europa. Inoltre
vengono trasferite allUE le competenze
dell'UEO. Altre norme riguardano il rilascio della licenza globale di progetto a
imprese che partecipino a programmi
congiunti di ricerca e produzione con altri Paesi dell'Unione e della NATO ed al
puntuale sistema di controllo sull'industria militare".
ARMI: PDCI, CIAMPI RIFLETTA PRIMA DI AVALLARE LEGGE IN GUERRA =
INDISPENSABILE ATTENTO VAGLIO DI COSTITUZIONALITA'
Roma, 27 mar. (Adnkronos) - Il Pdci sollecita il presidente della Repubblica ad
una ''attenta riflessione sui profili di
costituzionalità'' della nuova legge sul traffico di armi approvata dal Senato,
quando sara' chiamato ad emanarla.
''Proprio mentre e' in corso una guerra -afferma in una dichiarazione il
responsabile Esteri del partito Jacopo Venier- alla
quale l'Italia ha dato il proprio avallo e adesione, il Senato italiano ha
approvato un disegno di legge volto a smantellare la legge attuale, facilitando
cosi' il commercio delle armi. Sarebbe stata opportuna una discussione meno
frettolosa, piu' approfondita e consapevole, considerato anche il particolare e
drammatico momento''.
''E' vergognoso -conclude- che proprio in questo momento si e' andati a
modificare una legge che era tra le migliori in materia di controllo e
trasparenza nella vendita e, quindi, nella circolazione delle armi. Una societa'
dove e' piu' facile acquistare armi non sara' mai una societa' piu'
democratica, sicura e pacifista''.
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Armi leggere, nasce OPAL
Venerdì 28 marzo 2003 si è costituito l'OSSERVATORIO PERMANENTE ARMI
LEGGERE (OPAL), con un Comitato di Coordinamento costituito dai rappresentanti
degli enti che hanno lavorato per la promozione dell'Osservatorio.
· Università Cattolica: prof. Giancarlo
Graziola. Direttore del Centro Armi e Disarmo dell'Università Cattolica di
Milano
· Commissione Giustizia e Pace della
Diocesi di Brescia don Ruggero Zani
· Consulta per la Pace Alessandro
Piergentili
· Padri Saveriani padre Rosario Giannantasio
· Padri Comboniani padre Pelucchi/padre
Barin
· Rete di Lilliput Mimmo Cortese
· Brescia Social Forum Agostino
Zanotti/Walter Landini
· Pax Christi Marco Fredi Fabio
Corazzina
A tempi stretti il Comitato dovrà:
· Raccogliere le adesioni delle varie
associazioni interessate.
· Definire gli articoli dello statuto.
· Dare indicazioni per un comitato
scientifico.
Sarà compito del coordinamento impostare il lavoro per la definizione di:
a) Aspetti logistici (sede,ecc.)
b) Aspetti economici (finanziamenti)
c) Prima ipotesi di programma di lavoro
Il tutto dovrà convergere in un'assemblea che sarà l'occasione per definire,
in modo preciso e vincolante per le varie associazioni, l'impegno
nell'osservatorio.
Sono già pervenute le prime adesioni da:
· Emergency
· UNICEF
· APASCI
· CGIL BS
· FIOM BS
· Casa per la Pace Milano
· Peacelink
· Ambasciata della democrazia di Zavidovic
L'Osservatorio sarà presentato ufficialmente in una conferenza stampa che si
terrà presso la sede di Brescia a Casa delle Associazioni, via Cimabue 16,
Mercoledì 9 aprile alle ore 10.30.
Sarà questa l'occasione per presentare un convegno su Il Commercio delle armi e
le modifiche alla legge 185/90.
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Pax Christi Italia: Comunicato Stampa
Armi leggere, “armi di
distruzione di massa”
Anche quest’anno dal 12 al 15 aprile a Brescia avrà
luogo EXA, vetrina pubblicizzata e aperta a tutti di armi sportive e da caccia
ma in realtà mostra di quasi tutta la produzione del settore non finalizzata specificatamente
al bellico. Anche quest’anno, nonostante una guerra in corso. E non una guerra
qualunque, una guerra che avrebbe spinto USA e Gran Bretagna ad agire
indipendentemente dall’ONU per combattere un dittatore in possesso di armi di
distruzione di massa.
Ci preme ricordare che proprio nel luglio del 2001 Kofhi Annan,
Segretario Generale delle Nazioni Unite, ha definito le armi leggere e di
piccolo calibro “armi di distruzione di massa”. Ed accanto alle armi
sportive e da caccia, armi da difesa personale (pistole e revolver), articoli
antisommossa per le polizie di tutto il mondo (compresi manganelli, gas
lacrimogeni, abbigliamento per corpi speciali) e fucili Sniper (quelli usati dai
cecchini che mirano obiettivi umani) vengono esposte tutti gli anni ad EXA,
beffa per Kofhi Annan, beffa per il logo stesso della mostra che dichiara di essere ciò che non è, beffa per
quanti hanno appeso alle finestre e ai balconi la bandiera arcobaleno della pace
mentre i marines americani portano al fianco pistole Beretta, beffa per quanti
da anni si battono per rilanciare la centralità del dibattito attorno alla
produzione armiera.
E proprio perché “un’EXA cosiffatta finisce per promuovere non l’attività
sportiva ma l’idea di un mondo armato, di una società in cui il ricorso alle
armi è diventato una faccenda banale, cosa di tutti i giorni ed alla portata di
tutti” in questo particolare tragico momento avremmo voluto che la mostra non
aprisse proprio i battenti.
Ci sgomenta che le armi vengano considerate alla stregua di qualsiasi altro
prodotto (perché secondo il “dio mercato” guerra, instabilità, tensioni
sociali diventano tutte opportunità o fattori favorevoli!) ci sgomenta che
questa stessa risposta sia stata data alle associazioni che nei mesi scorsi
chiedevano semplicemente che EXA divenisse ciò che dice di essere: mostra di
armi sportive e da caccia.
Per questo con piena condivisione e in continuità col nostro impegno a difesa
delle garanzie normative per il controllo del commercio delle armi (Legge
185/90) aderiamo alla campagna “Disarmiamo EXA 2003” e saremo presenti il 12
aprile sia alla manifestazione di Roma contro la guerra che alle iniziative che
verranno promosse a Brescia in occasione di EXA. Il dibattito sulla produzione e
sul commercio delle armi resta tra le priorità del nostro Movimento che
attraverso l’opzione nonviolenta sogna, spera, pensa, lavora, si impegna,
respira e costruisce pace.
PAX CHRISTI ITALIA
- 8 aprile 2003
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Armi: Zanotelli, riforma 185 una vergona
L'approvazione della riforma della legge 185
sull'esportazione di armamenti italiani all'estero è una vera e propria
vergogna nazionale. Dopo avere tanto lottato su questo problema, e dopo aver
dato vita - insieme a tanti altri - alla campagna che porterà alla legge
185 del 1990, oggi mi sento tradito». La dichiarazione di Alex Zanotelli
con Nigrizia sul voto alla Camera del 3 giugno.
L'approvazione della riforma della legge 185 sull'esportazione di
armamenti italiani all'estero è una vera e propria vergogna nazionale.
Dopo avere tanto lottato negli anni '80, quand'ero direttore a Nigrizia, su
questo problema, e dopo aver dato vita - insieme a tanti altri - alla
campagna che porterà alla legge 185 del 1990, oggi mi sento tradito.
Mi sono sentito tradito prima di tutto quando, la scorsa settimana, in
Commissione Esteri-Difesa questa riforma della legge è passata per 16 voti
contro 15: abbiamo perso per un solo voto. Mi sento tradito perché solo
uno della Margherita (uno su dieci) si è presentato in Commissione. Gli
altri erano assenti perché la Margherita era spaccata sulla 185. Questo è
di una gravità estrema, perché la Margherita durante la guerra all'Iraq
aveva promesso, specialmente attraverso il suo segretario Castagnetti,
che avrebbe tenuto duro nella sua opposizione alla guerra. Non può ora
venire a tradirci in questa maniera proprio sul commercio delle armi. Lo
ritengo un tradimento, da parte sia del segretario sia della Margherita.
Secondo, mi addolora profondamente il voto di ieri alla Camera, di 222 per
il sì e di 115 no, con 209 tra astenuti e non votanti. Di nuovo sento
come tradimento il fatto che la Margherita si sia astenuta in massa e che lo
Sdi e l'ex ministro della difesa Mattarella abbiano votato sì. Sarebbe
importante sapere al più presto come ognuno abbia votato, e chiedo che
questa lista venga diffusa in internet.
Trovo gravissime due cose in questa riforma:
1) il fatto che la modifica alla legge 185 toglie l'end use, cioè sapere
dove le armi vadano davvero a finire, permettendo le cosiddette
triangolazioni, che ho personalmente testimoniato quando ero direttore a
Nigrizia, e che tante morti hanno causato;
2) trovo altrettanto grave che non ci sia più l'obbligo per il governo di
presentare la relazione annuale sulle esportazioni autorizzate. Questa è
un'altra botta al movimento pacifista ed è soprattutto un'altra maniera per
nascondere i loschi traffici di armi.
È altrettanto grave il fatto che le armi potranno essere esportate in paesi
dove ci siano violazioni dei diritti umani, purché non "gravi".
Tutto questo ci fa apparire ancora più chiaro come alla Camera non ci sia
alcuna idea di etica in questo campo; penso che il Senato si sia comportato
con molta più dignità e con molto più senso etico. Rimango esterrefatto
da questo comportamento dei deputati. Rimango addolorato al vedere come
anche i partiti di opposizione hanno votato. I Comunisti italiani: su 10, 8
si sono astenuti; dei 136 Ds, 36 astenuti; di Rifondazione, su 11, 5
astenuti, tra i quali Bertinotti; dei Verdi, 2 astenuti su 6. È incredibile
che 189 deputati non fossero presenti. È una vergogna.
Ora dobbiamo ammettere, da parte di questo movimento che c'è alla base, che
abbiamo fatto ultimamente troppa poca pressione a questo livello.
Tutto il movimento che si è mosso contro la guerra in Iraq doveva con
altrettanta forza muoversi contro le modifiche alla 185: questo non è
avvenuto. Un grazie va ai sindacati, in particolare alla Cgil, perché sono
rimasti fermi nella loro opposizione alle modifiche. Ecco perché ritengo
importante, a questo punto, ripartire dalla società civile organizzata:
davanti al tradimento da parte dei partiti italiani la società civile
organizzata dovrà diventare sempre più soggetto politico e fare politica
con la P maiuscola. Dobbiamo rilanciare una campagna per ritornare alla 185
e dobbiamo rilanciarla soprattutto in campo europeo, perché con le joint
ventures molte armi verranno prodotte con capitali e industrie europee, e
sfuggiranno a qualsiasi controllo.
Non basta più l'indignazione, dobbiamo impegnarci. E chiedo a tutti di
scrivere ai propri deputati che hanno votato per il sì o che si sono
astenuti, dicendo la propria rabbia per questo voto, che significherà più
esportazioni di armi italiane, più triangolazioni, più segretume, e sempre
più morti fra i poveracci del mondo. Abbiamo le mani macchiate di sangue.
Dobbiamo reagire come cittadini in tutte le maniere che possiamo. E chiedo
che anche ufficialmente la Conferenza episcopale italiana dica il suo
disappunto per quanto è avvenuto, perché la Cei si era data da fare perché
queste modifiche non avvenissero; penso sia importante che ora esprima
pubblicamente il suo sconcerto.
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Legge 185: osservazioni sui testi di Pistelli e Mattarella
I ragionamenti di Pistelli e Mattarella sono ragionevoli
all'interno di una logica che, bisogna dirlo, è irragionevole.
Favorire l'industria delle armi, "che ha bisogno della
guerra come l'industria dei cappotti ha bisogno dell'inverno" (Eduardo
Galeano), è favorire la guerra, perciò il pericolo e il dolore generale.
Un'Europa che voglia rendersi indipendente dal dominio
imperiale degli Stati Uniti e che creda di farlo con la concorrenza impotente
sul piano militare di tipo aggressivo (come quello USA e quello che l'Europa
stessa sta progettando), anziché puramente ed esclusivamente
difensivo-territoriale (solo questo armamento dà sicurezza a chi lo possiede,
perché dà ad ogni eventuale avversario la sicurezza che non sarà aggredito;
infatti, la capacità aggressiva produce insicurezza, mentre la capacità di
resistenza insieme all'incapacità aggressiva ottiene sicurezza; la quale o è
reciproca o non c'è per nessuno), sta perdendo il treno della storia;
un'Europa che non si ponga neppure il problema di
un'altra cultura della difesa, sempre meno militare e sempre più civile (giacché
ogni popolo istruito, e non sostituito dal monopolio militare della difesa, ha
capacità proprie, civili, di difesa, come la storia non-militare dimostra), con
un Parlamento Europeo che non disseppellisce dai cassetti la proposta di Alex
Langer del Corpo Civile Europeo di Pace, sta perdendo il treno della storia;
un'Europa che non sappia neppure immaginare di cominciare a
ridurre del 5% all'anno le spese militari per investire altrettanto in cultura e
addestramento alla difesa civile (obiettivi voluti invano dalla legge italiana
230/1998 sull'obiezione di coscienza e il servizio civile, all'art.8) sta
perdendo il treno della storia;
un'Europa che scimmiotta in piccolo la politica mondiale
stolta e criminale degli Stati Uniti (v. ultimamente, se ce ne fosse bisogno, i
giudizi di Eric Hobsbawm, "Dove sta andando l'impero americano?", in
Le Monde Diplomatique, giugno 2003) si accoda alla loro condanna storica e si
attira lo stesso odio da parte del mondo.
Nella politica di difesa, un'Europa all'altezza del meglio
della sua storia molto ambigua, di civiltà umanistica e di conquiste violente,
dovrebbe anzitutto praticare il transarmo (passaggio dalle armi offensive alle
armi esclusivamente difensive); quindi la difesa planetaria globale e non
faziosa, nell'ambito delle istituzioni di pace dell'intera famiglia dei
popoli (Carta delle Nazioni Unite), che dispongono il divieto della guerra e la
difesa non-bellica contro le minacce alla pace, da chiunque vengano; quindi lo
sviluppo delle capacità nonviolente dell'umanità civile nella gestione
costruttiva dei conflitti.
Solo camminando in questa direzione l'Europa potrà
realizzare, nelle dinamiche attuali delle civiltà umane, quella "civiltà
dell'incontro" (Aldo Capitini), che è la sua migliore autentica vocazione.
Il resto è tempo pericolosamente perduto, con i più
ragionevoli-irragionevoli motivi.
Enrico Peyretti
http://www.arpnet.it/regis
www.ilfoglio.org
dalla mailing-list di margheritaonline ricevo ed inoltro, che ne pensate?
ciao
margherita grigolato
Cari amici
ho ricevuto un certo numero di lettere che mi invitano - con toni diversi
- a spiegare cosa è successo in Parlamento sulla Legge185 del 1990, o meglio
quali modifiche sono state introdotte nella legge in questione durante la
ratifica di un accordo europeo fra 6 paesi per una politica comune della
industria della difesa.
Spero di non essere l'unico dei molti interpellati a rispondere alle vostre
sollecitazioni, anche perchè l'argomento si è prestato ad atteggiamenti e
motivazioni molto differenziate fra i singoli deputati. Parlo dunque,
sinteticamente, a titolo personale, personalissimo.
1. In una precedente "vita", sono stato -e non è una battuta - fra
coloro che ha scritto la legge 185, approvata nel 1990, ma scritta e discussa a
partire dal 1987 (ero assistente parlamentare): sono dunque attaccatissimo a
quel testo; conosco le mediazioni che lo hanno costruito nella sua forma
attuale; conosco soprattutto le infamie che accadevano prima dell'adozione di
quella legge.
2. Ho votato in prima lettura tutti gli emendamenti restrittivi della norma che
sono stati presentati e sottolineo che alcuni di quelli sono stati, con fatica,
recepiti dal governo e dalla maggioranza. In seconda lettura, il Senato ha
ulteriormente manipolato il testo sempre in senso maggiormente restrittivo. Ho
votato tutti gli emendamenti in terza lettura, ma ho deciso di non partecipare
al voto finale (ero presente in aula al mio posto) perchè seriamente combattuto
sulla seguente questione.
3. L'accordo da ratificare fu negoziato e firmato dal governo dell'Ulivo ed
aveva (ed ha) lo scopo di creare una politica comune dell'industria della difesa
europea, che, a sua volta, dovrebbe sostenere una politica della difesa europea
che, a sua volta, dovrebbe fungere da strumento di una politica estera comune
europea. Quell'accordo è la sostanza della decisione ed io credo che non si
possa parlare di politica europea diversa (se non alternativa quando serve, agli
Stati Uniti) (pensate all'Iraq) se poi non siamo in condizione di decidere
assieme su quelle cose come ad esempio l'industria della difesa europea
(pensate se anche l'approvvigionamento militare avviene "ognun per sè e
Dio per tutti").
4. Il governo ne ha sicuramente approfittato per allargare le maglie della legge
185, ottima legge, ma legge solamente italiana, e su quel punto abbiamo svolto
il nostro dovere di emendatori.
5. Resta la sostanza che maglie di controllo più deboli ma europee sono, per
me, meglio di maglie più strette ma solo italiane. Come per le quote latte o i
fondi strutturali, quando si negozia qualcosa in Europa, non sempre si riesce ad
imporre tutto intero il proprio punto di vista. In alcuni casi, le maglie
apparentemente più larghe in Europa diventano addirittura sostanzialmente più
strette per tutti, poichè non si può più praticare il giochino della
strizzata d'occhio al Paese vicino ("in quel Paese vai tu che a me la legge
lo impedisce, ma poi tu mi rendi il favore da un'altra parte"), oppure
perchè si definiscono le autorità e le procedure incaricate di sanzionare le
violazioni.
6. Insomma, il governo (come per le rogatorie) ha cercato di usare un accordo
della scorsa legislatura per modificare - tramite la ratifica nel nostro
ordinamento - una legge buona di 13 anni fa. Abbiamo fatto il possibile per
impedirlo. Ma era giusto votare contro l'accordo in sé, da noi sottoscritto
come Ulivo assieme ad altri governi di centrosinistra europei,
per sottolineare la non condivisione delle forzature tentate dal governo attuale
? Da questo è nata la differenziazione nei voti che abbiamo espresso, in vari
modi. E questo almeno è stato il mio percorso di scelta personale.
Per chi volesse leggere ancora, allego la dichiarazione di voto di Sergio
Mattarella (unico a votare a favore), che di quell'accordo del 1999 è stato il
firmatario a nome del Governo.
Grazie delle critiche e grazie delle richieste di spiegazione. E' sempre meglio
(e cioè la norma) di quando a nessuno interessa quello che facciamo.
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Bertinotti e il suo voto sulla 185
Vi inoltro dalla lista della campagna "Bilanci di Giustizia" questo
interessante scambio di e-mail tra un bilancista e Bertinotti circa il suo voto
sulla 185.
===========================================================================
Mi è giunta voce che su 11 deputati di rifondazione presenti, cinque, tra
> cui lei, si sono astenuti lo scorso 3 giugno quando si è votato
sulla nuova legge avente per oggetto il commercio delle armi. Personalmente se
l'informazione avuta è corretta, non comprendo questa posizione, così come non
la comprendo per gli altrettanti casi analoghi che si sono avuti tra
l'opposizione.
Con i migliori saluti.
Mario Angelini
Di seguito vi invio la risposta di F. Bertinotti circa la sua astensione al
voto del 3 giugno u.s..
a me non piacciono le "catene di sant'antonio"... del resto ho
risposto lungamente sul gionale Liberazione a proposito di queste cose prendendo
spunto da una lettera di Alex Zanotelli, ripeto io ero al parlmento europeo ad
una votazione a cui non potevo mancare, gli altri parlamentari erano impegnati
in iniziative sull'art. 18 e sul referendum oscurato dai mezzi di
comunicazione... su quella legge la posizione del nostro partito è assolutamente
lineare...
fausto bertinotti
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L'on. Elettra Deiana (PRC) replica ad Alex Zanotelli
Ci sentiamo indignati dal tentativo, da parte dell'On. Elettra Deiana, di
camuffare il comportamento vergognoso assunto da parte di molti esponenti della
sinistra e in particolare dell'On. Bertinotti riguardo al voto dei deputati
sulla "riforma" della legge 185/90. Non giriamo intorno all'argomento,
cara onorevole, nascondendo l'ipocrisia manifestata in tale
occasione, essere assenti o astenersi non cambia assolutamente nulla. Le
facciamo presente che aver usato l'uno o l'altro degli strumenti a disposizione
ha, comunque, comportato la non espressione di una propria volontà di
opposizione e la "riforma" di una legge tanto importante. Quindi è
assolutamente falso affermare un diverso "VALORE" tra essere assenti
ed astenersi. Inoltre, non sminuendo il valore alto del referendum, non si può
giustificare l'assenza in aula su un argomento così importante e vitale. Non
doveva mancare, in aula, chi più di tutti, dimostrando grande coerenza, aveva
manifestato nei mesi antecedenti lo scoppio del conflitto in Iraq la propria
opposizione ferma (?) alla guerra. Infine, mi chiedo, su quale motivazione si può
considerare più necessario essere presenti ad un impegno legato alla campagna
referendaria ( 22 milioni di elettori sono più importanti, forse, dell'intera
umanità?) piuttosto che essere presenti ad un
voto che coinvolge il futuro nostro e dei nostri figli?
Laici Comboniani Palermo
P.s.: il do ut des, quasi richiesto dall'on. Deiana, tra impegno per contrastare
la legge di riforma della 185/90 e indicazioni di voto per il referendum da la
sensazione che quasi quasi Rifondazione Comunista voglia cavalcare i movimenti e
la società civile. Speriamo di sbagliarci.
La dichiarazione di Zanotelli sul voto dei deputati dell'opposizione sulla legge
di "riforma" della 185/90 è gravissima. Egli afferma:
Rimango addolorato al vedere come anche i partiti di opposizione hanno votato.
I Comunisti italiani: su 10, 8 si sono astenuti; dei 136 Ds, 36 astenuti; di
Rifondazione, su 11, 5 astenuti, tra i quali Bertinotti; dei Verdi,
2 astenuti su 6.
Ho chiesto di ciò delucidazioni ad Elettra Deiana, deputata del PRC che so essere molto impegnata sul fronte antibellico.
Roma, 5 giugno 2003
Su richiesta di Elettra Deiana, deputata di Rifondazione
Comunista, metto in rete questo messaggio di precisazione rispetto a quanto
sostenuto nel comunicato di Alex Zanotelli:
Ho seguito personalmente in commissione e in Aula l'iter del
disegno di legge che apporta modifiche alla legge 185.
Ho espresso, a nome mio e del mio gruppo, in tutte le sedi, la
più netta e radicale avversione sia alle modifiche proposte alla 185 sia al Trattato
di Farnborough, cui fanno riferimento i primi due articoli del
ddl approvato.
Rifondazione Comunista in Aula, in Parlamento e nella società
ha portato avanti con coerenza una dura battaglia contro il ddl,
sottolineando contemporaneamente il depotenziamento e il parziale svuotamento
che già la 185 aveva avuto negli anni precedenti e la crescente subalternità
di una parte dell'Ulivo alla lobby delle armi.
Rimango esterrefatta e indignata dalla falsa notizia riportata
nella mail di Zanotelli rispetto al comportamento di voto in Aula dei
parlamentari di Rifondazione.
NON E' VERO CHE I DEPUTATI DI RIFONDAZIONE SI SONO ASTENUTI.
HANNO VOTATO CONTRO, così come preannunciato dalla mia dichiarazione di voto
che invio di seguito per conoscenza.
E' vero invece che c'erano 5 assenti (tra cui il segretario) per impegni precedenti legati alla campagna referendaria, ma tra astenuti e
assenti c'è una bella differenza!
Né posso credere che Zanotelli non colga l'importanza del
referendum del 15 giugno e dunque la necessità per alcuni deputati di partecipare
alle iniziative a pochi giorni dal voto.
A riguardo ci permettiamo anzi di chiedere a Zanotelli - che
ancora sull'argomento non ha fatto conoscere la sua posizione -
di andare a votare e votare sì, come il movimento e tanti dirigenti di
associazioni laiche e cattoliche hanno da tempo indicato.
Elettra Deiana, deputata Prc
Accordo quadro sull'industria europea per la difesa
AC 1927-B
Aula 3 giugno 2003
Dichiarazione di voto e votazione finale del provvedimento
ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, sottolineo nuovamente aspetti
che abbiamo illustrato ampiamente nel lungo e complesso dibattito che ha accompagnato
l'approvazione di questo provvedimento.
Innanzitutto, vorrei sottolineare un aspetto, per noi di estremo interesse e di estrema importanza politica. Con questo provvedimento, la
legge n. 185 del 1990 è stata sottoposta ad un gravissimo tentativo, in
grandissima parte riuscito, di destrutturazione e di forte depotenziamento.
Tuttavia, credo che dobbiamo essere realistici e sapere che, se
si è arrivati a questo, è perché, negli anni precedenti, non è
stata manifestata alcuna reale capacità né volontà di utilizzare questa legge.
Si tratta di una legge straordinaria, frutto di un grande movimento
democratico che, alla fine degli anni ottanta, aveva modificato radicalmente il punto
di vista
sociale, politico e culturale sulla questione del mercato delle
armi.
Questa legge, imposta al Parlamento da un movimento di opinione
pubblica democratico e pacifista, in cui avevano trovato convergenza le
forze e le culture più diverse, in realtà, è stata immediatamente
sottoposta a notevoli tentativi di depotenziamento.
Io rimango piuttosto perplessa di fronte all'esaltazione che
anche molti colleghi e colleghe dell'opposizione ne hanno fatto dopo che,
appunto, sono successe molte cose intorno a questo disegno di legge. Oggi si
arriva a un punto, per molti versi inevitabile, a livello europeo per quello
che ho detto prima, per il contesto europeo entro cui è maturato
l'Accordo di Farnborough, ma anche per quanto riguarda l'Italia. La legge n.
185 del 1990 ha subito un progressivo logoramento. In qualche modo, danno
ragione di questo mio giudizio anche la stessa modalità e lo stesso
spirito con cui arrivano in Parlamento le relazioni governative in materia di commercio
delle armi, che ormai sono puri atti burocratici, completamente scollegati da quello che doveva essere, nelle intenzioni di chi promosse
questo passaggio legislativo nella società, uno strumento di
interlocuzione con la società, uno strumento di reale controllo pubblico, prima
ancora che
parlamentare, delle logiche del mercato, quindi un vincolo
fortissimo per tenere sotto controllo il mercato e l'export delle armi per
ricondurlo ai meccanismi di vigilanza democratica della legge. Quindi, le
relazioni governative dovevano essere uno strumento importantissimo di
verifica, controllo e interazione tra Governo, Parlamento e società
civile.
Queste relazioni sono diventate sempre più un mero atto burocratico di
cui nessuno si interessa: esse giacciono in qualche cassetto o scaffale
della Commissione difesa o nelle librerie della Camera e in nessuna
sede c'è alcun riscontro e, quindi, non vengono neanche visionate. Pertanto,
questo è il sintomo e la manifestazione di un processo molto negativo che è
andato avanti e che, come dicevo prima, ha logorato la legge n. 185 del
1990.
All'applicazione della legge, per esempio, sono state sottratte
nel tempo la maggior parte delle armi leggere - questo sin dall'inizio -, classificate
come "civili" e quindi di conseguenza vendibili,
commerciabili, esportabili.
Sappiamo bene quanto le cosiddette "armi civili"
pesino negativamente nell'alimentare le cosiddette guerre a bassa intensità, che
sono un elemento dilaniante in moltissime parti del mondo e spesso coinvolgono
minori, bambini soldati: questo è un primo aspetto, estremamente
drammatico di depotenziamento della legge. Inoltre, è stato fatto un abuso
della cosiddetta riservatezza commerciale delle imprese, per cui anche
nelle relazioni - e l'ultima, quella relativa al commercio del 2002,
è esemplare da questo punto di vista - il Governo ha potuto diminuire, in
nome di questa
riservatezza commerciale delle imprese, ossia in nome del
profitto delle lobby delle armi, la quantità e la qualità delle informazioni
che sono state in esse raccolte e per quello che ci riguarda anche nell'ultima relazione.
Ci troviamo di fronte ad un generale e forte indebolimento dello spirito pubblico che aveva guidato il Parlamento - sotto la spinta della
società civile - in materia di vigilanza. Di conseguenza, oggi viene da
sé la connessione tra l'allegato di Farnborough e la legge n. 185 del
1990 così depotenziata. Il provvedimento in esame rappresenta sicuramente
ed
innegabilmente un salto di qualità rispetto a questo processo
di depotenziamento.
Intendo però sottolineare - è questo un aspetto che ci sta particolarmente a cuore sul piano politico - che tale salto di qualità è stato
reso possibile dall'allegato di Farnborough. È in quel contesto - delineato in precedenza
dalla sottoscritta - che è stato reso possibile il definitivo snaturamento della legge n. 185 del 1990. L'Italia era più avanzata in
materia di
controllo del mercato delle armi, quindi, da questo punto di
vista, ciò era incompatibile con l'allegato di Farnborough: è questo il nodo
politico che voglio sottoporre all'attenzione dei colleghi e delle colleghe
in generale e, in particolare, ai colleghi e alle colleghe dell'opposizione.
Sicuramente il Governo ci ha messo del suo con la modifica della
legge n. 185 del 1990 e, senza dubbio, ha accolto con una particolare propensione e
vocazione gli alti lamenti emessi dai rappresentanti della lobby
delle armi che in tutti questi anni - in particolare negli ultimi - hanno continuamente
esternato chiedendo che la legge venisse modificata. La legge, infatti, rappresenta un laccio - ricordiamoci dei famosi lacci e
lacciuoli -, un ingombro, un vincolo che rende impossibile il pieno
dispiegamento della competitività delle loro fabbriche di armi.
Quindi, il Governo Berlusconi ci ha messo del suo, ma tutto ciò
è avvenuto nell'ambito di una linea di tendenza europea ed italiana che già
era stata ampiamente costruita.
Se si accetta l'autorizzazione globale di progetto, di
conseguenza, evidentemente, si accetta il meccanismo fondamentale che
destruttura la legge n. 185 del 1990. Infatti, l'autorizzazione globale di
progetto rappresenta l'asse fondamentale dell'allegato di Farnborough; ciò, sostanzialmente, significa che saltano tutti i controlli
intermedi, cade l'obbligo del certificato di destinazione finale e di uso
finale.
Quindi, sostanzialmente, si sta trattando della mostruosa - da un punto
di vista giuridico, politico e culturale - connessione tra il mercato
delle armi e la difesa europea.
Signor Presidente, la difesa europea va impostata sul piano
della politica internazionale, delle relazioni tra le varie parti del mondo,
tra l'Europa e gli Stati Uniti. Abbiamo bisogno che si instauri una grande discussione
politica, giuridica, strategica, culturale e filosofica, visto
che viviamo in un secolo che ha fatto piazza pulita di tanti concetti e di
tanti
paradigmi che hanno sorretto la politica della modernità. È
una mostruosità giuridica pensare che si possa discutere della difesa
dell'Europa a partire dagli interessi dei produttori di armi. Quindi, poiché stiamo
assistendo ad una mostruosità del genere e poiché l'allegato di Farnborough
contiene il cuore dei processi di riordinamento - nel senso della liberalizzazione
e della regolamentazione del mercato delle armi -, preannuncio in quest'aula il voto contrario del mio gruppo nei confronti del provvedimento
in esame.
Votazione finale ed approvazione
Presenti 357
Votanti 337
Astenuti 20
Maggioranza 169
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 115.
La Camera approva
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La riforma della 185 è legge
È definitiva, con pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della
Repubblica Italiana, la riforma della legge 185/90 sul commercio delle armi.
Nel numero di giugno di Mosaico di pace, Alex Zanotelli definisce questa
nuova normativa una
vergogna nazionale.
"Un voto che rimarrà come una vergogna nazionale".
E' quello con cui il 3 giugno la Camera dei Deputati ha modificato in
maniera definitiva la legge 185 del 1990 sull'esportazione delle armi
prodotte dall'Italia. E il giudizio è quello di padre Alex Zanotelli,
missionario comboniano e
direttore di "Mosaico di Pace", la rivista di Pax Christi, in un
articolo scritto per il numero di giugno.
Le modifiche, ricorda padre Zanotelli, renderanno impossibile conoscere la
destinazione d'uso finale di un'arma esportata e limiteranno il controllo e
la trasparenza.
"È più di un anno che il movimento italiano per la pace sta
lottando contro queste modifiche", scrive il missionario. "Al
Senato l'opposizione si era comportata molto bene nell'ostacolare queste
modifiche e si era persino riusciti a mettere in
crisi un partito di maggioranza come l'UDC: alla fine, a Palazzo Madama,
siamo stati sconfitti, ma con dignità".
Ma alla Camera le cose sono andate molto diversamente. Nelle Commissioni
Esteri e Difesa il testo è passato per un solo voto, 16 contro 15.
"Mi sono sentito profondamente tradito dalla Margherita", scrive
padre Zanotelli. "Solo un deputato su dieci si è presentato in
Commissione, mentre gli altri non c'erano. Eppure la Margherita ci aveva
promesso di essere dalla nostra parte, mentre ho scoperto che era
profondamente divisa sulla questione, e i suoi deputati hanno preferito non
presentarsi. Mi sento tradito sia dal capogruppo Castagnetti sia dal
partito. In Aula la Margherita si è astenuta, mentre lo SDI e l'ex ministro
della difesa Mattarella hanno votato a favore." Molti i deputati
dell'opposizione che hanno preferito non presentarsi a votare.
"Questa vicenda - scrive ancora il direttore di "Mosaico di
Pace" - impone una riflessione al movimento per la pace e all'intera
società civile.
Non basta, insomma, scendere in piazza contro la guerra in Iraq e
dimenticare la questione delle armi. Ciò vale soprattutto per l'opposizione
che siede in Parlamento".
E padre Zanotelli rilancia: servono una campagna in Italia per ripristinare
i contenuti della 185 ed una a livello europeo perché l'UE adotti regole
comuni più severe sul commercio delle armi. E poi l'invito a tutti i
pacifisti: non votate più i
parlamentari che hanno scelto il sì o si sono astenuti sulla nuova legge.
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Lettera all'on. Castagnetti
"Salve onorevole Castagnetti, Grazie a lei e agli onorevoli di molti del
suo gruppo, sono riusciti a fare sfiorire anticipatamente la
Margherita.
Grazie per avere abolita la legge 185/90!
Quando non si fa quanto è in nostro potere per limitare il commercio
delle armi è una vergogna!
Legga e rilegga l'allegato ( nota di p. Alex Zanottelli)!!!!!!
Lo dico onestamente: da questa forza politica che dovrebbe essere vicino
ai nostri valori, ci sentiamo dopo una lunga
battaglia che ci ha visti impegnati con tempo, mezzi, e passione,
traditi.
E poi si dice che le persone si allontanano dalla politica!
Se questo è il risultato......
Con profonda amarezza e frustrazione
dario
a nome di Pax Christi Punto Pace Bologna
e delle persone ( e mi creda onorevole erano tante)
che sono state con noi in questa lotta.
P.S.
1) Ringrazi calorosamente da parte nostra l'onorevole Mattarella (a
proposito ci sorge un dubbio, forse tra poco traslocherà nel UDC o no? in tutti
modi la perdita non ci pare grave)"
2) Le do comunque un dispiacere:
la nostra battaglia continuerà con un impegno maggiore e sappia che il
mondo del volontariato e dei movimenti "pacifisti" cattolici e non,
hanno memoria di elefante
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La risposta di Castagnetti ad una nostra lettera
Caro Dario (possiamo darci del tu?),
Mi dispiace profondamente per la tua amarezza e
frustrazione. Avevo già letto, con non poca amarezza, il comunicato di
Zanotelli e partendo da questo ho scritto una breve risposta per tutti
coloro che, come te, chiedono spiegazioni sul passaggio parlamentare
oggetto delle accuse di padre Zanotelli.
La posizione della Margherita è stata dettata dalla responsabilità e dalla
volontà di provare a costruire concretamente qualcosa in aiuto alla pace.
Una posizione diversa ci avrebbe esposto sicuramente a meno critiche ma
sarebbe stato un atteggiamento concreto di responsabilità di pace? E' vero
la 185 aveva maglie più strette, ma di fronte ad un mercato unico europeo
senza maglie quale era l'effetto? Responsabilità e concretezza a volte
significano anche rinunciare a qualcosa in casa propria per estendere ad
altri una legge giusta sebbene incompleta i cui effetti concreti saranno
d'aiuto alla pace più di quanto non lo fosse prima una legge applicata solo
in Italia.
Ti invio in allegato la nota e ti invito a visitare il sito internet www.pierluigicastagnetti.it
dove ho fatto pubblicare, oltre al comunicato di Zanotelli per correttezza,
l'intervento di Sergio Mattarella e di Lapo Pistelli che sono di reale aiuto
per comprendere la posizione assunta dal gruppo della Maregherita; una
posizione responsabile e tutt'altro che a
favore della guerra come afferma Zanotelli. Dopotutto proprio io nel '90
sono stato relatore della legge 185 figuriamoci se oggi avessi operato per
abolirla!
Ti prego di far girare questi documenti ad amici e conoscenti che, come te,
chiedono spiegazioni su un argomento che merita l'attenzione di tutti e per
il quale è comunque sempre necessaria la vigilanza di tutti. Poi ognuno può
rimanere della propria idea.
Grazie sinceramente per la seppur brusca segnalazione. Un saluto
cordiale.
Pierluigi Castagnetti
Segreteria On.le Castagnetti
Via Ariosto, 2 - 42100 Reggio Emilia
tel +39 522 455036 - fax +39 522 - 438328
e-mail: castagnetti_p@camera.it
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p. Alex Zanotelli su Mosaico di Pace: "Addio alle Armi"
PADRE
ZANOTELLI: «ADDIO ALLE ARMI»
«No
all’Europa aggressiva. Le chiese si facciano sentire!»
Padre
Alex Zanotelli rinnova accorato il monito ad abbandonare le armi e la logica
della forza che è sottesa. E lo fa dalle colonne del mensile di Pax Christi
Italia “Mosaico di Pace”
(settembre 2003).
Perché
è davvero triste – spiega il sacerdote comboniano - assistere al riarmamento
dell’Europa, proprio ora che il vecchio continente è riuscito a tenere testa
allo spirito aggressivo degli Stati Uniti nei confronti dell’Iraq. “Potremmo
presto vedere una nuova spirale di investimenti militari. È uno scenario che fa
paura, soprattutto se si tiene conto che la pace non è tra i principi su cui si
fonda l’ispirazione della politica estera dell’Unione Europea, e il ripudio
della guerra non è stato preso in considerazione nella stesura della nuova
costituzione, nella quale ciò che si vuol salvaguardare sono invece “gli
interessi fondamentali dell’Unione”. Ed è chiaro come la pace, non venendo
prima di questi, possa venir interrotta da missioni militari che sono
contemplate per “assistenza militare,
prevenzione dei conflitti e mantenimento della pace, combattimento nella
gestione di crisi, stabilizzazione al termine dei conflitti, lotta contro il
terrorismo anche sul territorio di Stati terzi”. Tutto ciò suona
in grande sintonia con la nuova dottrina Bush”.
Zanotelli
elenca le priorità di azione che si impongono oggi: 1. Controllo della spesa
militare e del commercio delle armi; 2. controllo del rispetto dei vincoli
all’esportazione di armamenti; 3. rifinanziamento di fondi per progetti di
riconversione (l. 185/90) o altri, come lo sminamento; 4. facilitare
il lancio di campagne su obiettivi politici specifici e importanti.
Infine
Padre Zanotelli attacca fortemente la scelta strategica di mantenere in essere
la Nato facendola passare dalla sua vecchia concezione difensiva a quella,
invece, preventiva secondo le finalità militari americane. “E in tutto questo
– conclude Zanotelli - il silenzio delle Chiese d’Europa. Che amarezza!”.
Per
informazioni: tel.080/3953507, info@mosaicodipace.it
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Materiali d'armamento
Claudio Fava sull'Unità del 31 ottobre u.s. ci racconta di un decreto
raccapriciante.
Sulla G.U. del 25 luglio 2003 è stato pubblicato un Decreto del 13
giugno 2003 del nostro caro Ministro Martino che di concerto con i cari
Ministri Frattini, Pisanunu, Tremonti e Marzano ha deciso di dotare le forze
armate di materiali d'armamento "idonei a determinare danni alle
popolazioni o agli animali, a degradare materiali o a danneggiare le colture
e l'ambiente...".
Come riferisce Fava e come si può facilmente verificare al seguente
indirizzo http://gazzette.comune.jesi.an.it/2003/171/gazzetta171.htm
ed in particolare alle pagine 9, 17, 18, 19 ci stiamo procurando tra l'altro
Sabrin, Soman, Tabun e persino il famoso "agente arancio".
Risulta che Paolo Cento ha presentato una accurata interrogazione
alla quale Palazzo Chigi ha risposto con un imbarazzato silenzio.
Dice Fava "Come fai a giustificare l'acquisto di agenti chimici
e biologici in aperta violazione con la legge italiana (l.185/90) e a mezza
dozzina di convenzioni internazionali che abbiamo sottoscritto?".
La cosa incredibile è che tutto questo è passato nel silenzio più
assoluto!
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Vita online: Legge 185: Relazione 2003, aumenta l'export italiano
____ IN PRIMO PIANO __________________________________
ARMI: AUMENTA L'EXPORT ITALIANO
Ecco i primi dati della Relazione sul commercio delle armi 2003.
Aumenta l'export: Germania primo fornitore, Grecia primo acquirente.
Negate alcune autorizzazioni per sistemi d'arma a duplice uso
http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=42285
ControllARMI: NASCE LA RETE ITALIANA PER IL DISARMO
Venerdi' 19 marzo a Roma conferenza stampa di presentazione,
presso la Sala delle Bandiere in Campidoglio, Piazza del Campidoglio
http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=41631
L'ADDIO ALLE ARMI DI BANCA INTESA
Alla vigilia della giornata mondiale per la pace, annuncia che
non fornira' piu' finanziamenti al commercio di armi. Intervista
esclusiva al responsabile policy, Valter Serrentino
http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=41696
CAMPAGNA MANCAINTESA: "SI DEVE FARE DI PIU'"
La Campagna "Manca Intesa" si congratula con Banca Intesa
per la sua scelta, ma avvisa "Si deve fare di piu'"
http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=42319
____ NEWS ___________________________________________
I dipendenti del Gruppo San Paolo: "Diciamo anche noi addio alle
armi!"
http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=42173
Expa: Una fiera della Pace a Brescia
http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=41661
Tino Bedin: Armi, bluff italiano
http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=42259
Missioni all'estero: il testo del decreto in Gazzetta
http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=41856
Brevetti: boom per trasporti, armi e farmaceutica
http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=41637
Armi: volano gli utili di Eads
http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=41250
Soldati a noleggio offresi: tutto compreso
http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=41378
Armi: Controlarms accusa il governo britannico
http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=42126
Gli Usa resteranno produttori di mine
http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=40940
Una piccola pianta aiutera' a localizzare le mine antiuomo
http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=41132
____ ALTRE NEWS ___________________________________
Cartello lombardo per la riconversione dell'industria bellica
http://italy.peacelink.org/disarmo/articles/art_3324.html
L'impatto delle armi leggere in Kenya
http://unimondo.oneworld.net/article/view/82352/1/
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Le ONG europee denunciano: controlli deboli non riescono ad impedire
che L'Unione Europea venda armi a chi viola i diritti umani
COMUNICATO STAMPA AMNESTY INTERNATIONAL
Una coalizione di 55 Organizzazioni non governative (Ong) europee ha
segnalato oggi che i controlli dell'Unione Europea sulle armi non sono
abbastanza severi da evitare che queste i finiscano nelle mani sbagliate.
Le associazioni hanno denunciano l'esistenza di molte scappatoie nel Codice
di condotta dell'UE sui trasferimenti di armi, che deve essere rafforzato
immediatamente.
La richiesta arriva in occasione del lancio da parte delle Ong di un
rapporto intitolato 'Assumere il controllo: l'opportunita' di migliorare il
Codice di Condotta dell'Unione Europea sui trasferimenti di armi'.
'Il Codice dell'UE e' un primo passo, ma e' evidente che non sta
raggiungendo l'obiettivo di assicurare controlli responsabili sulle
esportazioni attraverso l'Europa. Gli stati dell'UE forniscono ancora armi a
paesi che violano i diritti umani e soffrono di instabilita' interna', ha
affermato Dick Oosting, direttore dell'Ufficio di Amnesty International
presso l'Unione Europea.
'L'UE ha buone intenzioni, ma il fatto e' che gli Stati membri continuano ad
esportare materiale per lai difesa quando non dovrebbero. Questo rapporto
spiega cosa e' necessario fare per prevenire questi abusi', ha
dichiarato Henry Smith di Saferworld.
Tra il 1994 e il 2001, l'UE ha esportato circa 20 miliardi di dollari di
armi verso paesi in via di sviluppo: approssimativamente un terzo di tutte
le armi consegnate a questi paesi. Una nuova ricerca condotta dalla campagna
Control Arms ha messo in evidenza un numero di casi recenti che mostrano
come i controlli sulle esportazioni di armi dell'UE vengano aggirati
consentendo alle armi e agli altri componenti europei di finire nelle mani
di chi viola i diritti umani. Questi casi includono:
- I motori tedeschi che aggirano l'embargo europeo verso la Cina e il
Myanmar/Birmania: il sistema di controllo sulle esportazioni del governo
tedesco non ha evitato che i motori diesel della Deutz AG fossero
incorporati nei veicoli blindati militari di paesi soggetti all'embargo
sulle armi dell'UE (come la Cina) o che hanno successivamente esportato i
veicoli verso una destinazione sotto embargo (come nel caso dell'Ucraina
verso il Myanmar/Birmania).
- I componenti UE montati su elicotteri nepalesi: l'India produce elicotteri
d'attacco in stretta cooperazione con la compagnia francese Eurocopter.
L'India ha esportato elicotteri in Nepal, nonostante questi fossero usati
contro la popolazione civili e gli oppositori da parte delle forze di
sicurezza nepalesi. Per questi elicotteri sono stati anche forniti
componenti o sottosistemi provenienti da altri paesi dell'UE.
- Trasferimento della produzione di armi militari di piccolo taglio
dall'Austria alla Malesia: il costruttore austriaco di armi da fuoco
Steyr-Mannlincher ha firmato un accordo con il governo della Malesia perche'
questo paese produca le sue armi militari. La Malesia ha in programma
massicce esportazioni di queste armi, che non sarebbero soggette al Codice
di condotta dell'UE.
Questi casi dimostrano come, nonostante l'adozione del Codice di Condotta
sui trasferimenti di armi nel 1998, i controlli sulle esportazioni
all'interno dell'UE presentino ancora molti elementi di debolezza e
scappatoie. La revisione del Codice attualmente in corso deve essere
completata sotto la Presidenza olandese dell'UE, ma secondo le Ong non
esiste la volonta' politica di apportare le modifiche necessarie per
ottenere realmente dei cambiamenti.
'Per troppo tempo il Codice di Condotta dell'UE non ha saputo impedire che
le armi andassero dove non era permesso. Questo nuovo studio mostra quanto
sia urgente, per l'UE, controllare il suo commercio di armi in modo
responsabile. Ogni anno assistiamo alla morte di centinaia di migliaia di
persone a causa delle armi. L'Europa dovrebbe essere un modello da seguire
per il resto del mondo', ha affermato Justin Forsyth, direttore dei
programmi di Oxfam.
Le Ong raccomandano un miglioramento del Codice, in modo tale da:
- Rafforzare i criteri: l'attuale formulazione ambigua dei criteri del
Codice permette un'ampia varieta' di interpretazioni da parte degli Stati
membri. Rendere piu' preciso il linguaggio aiuterebbe a impedire agli Stati
membri di autorizzare esportazioni in modo irresponsabile.
- Regolamentare le licenze di produzione oltremare (LPO): ogni accordo LPO
che coinvolga aziende dell'UE deve essere soggetto, nella sua interezza,
alle procedure di autorizzazione all'esportazione.
- Applicare il Codice ai componenti delle armi: il Codice deve essere
rigorosamente applicato all'esportazione sia di componenti e sottosistemi
sia di armi complete.
- Rafforzare gli embarghi di armi: occorre impedire che le armi e i
componenti provenienti dall'UE abbiano come ultima destinazione paesi sotto
embargo, sia direttamente che attraverso paesi terzi.
- Assicurare che tutti gli Stati membri dell'Ue pubblichino rapporti annuali
sulle esportazioni di armi: una migliore trasparenza sulle decisioni
adottate ridurrebbe la possibilita' di esportare in modo irresponsabile. Per
questo, tutti gli Stati membri dovrebbero produrre un rapporto annuale
pubblico.
FINE DEL COMUNICATO Roma, 29 settembre 2004
Altre informazioni:
Il rapporto Assumere il controllo: l'opportunita' di migliorare il Codice di
Condotta dell'Unione Europea sui trasferimenti di armi e' stato presentato
oggi a L'Aia. Un incontro tra Ong e funzionari dell'Unione Europea sulla
revisione del Codice di Condotta dell'UE sara' organizzato giovedi' 30
settembre a cura della Presidenza olandese. Schede relative ai casi studio
della campagna Control Arms illustrati nel rapporto sono disponibili presso
il sito:
http://www.amnesty.org
La campagna Control Arms e' stata lanciata nell'ottobre 2003 da una
coalizione formata da Amnesty International, Oxfam e la Rete internazionale
di azione sulle armi leggere (Iansa) con l'obiettivo di istituire un
trattato mondiale sul commercio delle armi. La richiesta e' sostenuta da 19
premi Nobel per la pace e ha ottenuto l'adesione di oltre dieci paesi.
In Italia la campagna e' guidata dalla Rete Italiana 'ControllArmi'. Dopo
l'esperienza della Campagna in difesa della legge 185/90 sul commercio delle
armi, numerosi organismi hanno costituito una piattaforma stabile sui temi
del disarmo e del controllo degli armamenti.
Per ulteriori informazioni sulla campagna Control Arms:
http://www.controlarms.org
Per la Rete italiana ControllArmi: http://www.disarmo.org
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Italia: il Governo all'assalto di "Banche Armate"
da Unimondo.org
lunedì, 11 aprile, 2005
«Si profila da parte del Governo un vero e proprio attacco alla Campagna di
pressione alle "banche armate"» - cosi Giorgio Beretta, uno degli esponenti
della Campagna, commenta la nota della recente Relazione ministeriale
sull'export di armi. Per superare il problema degli istituti bancari
nazionali di essere catalogati fra le cosiddette "banche armate", "il
Ministero dell'Economia e delle Finanze ha prospettato una possibile
soluzione che sarà quanto prima esaminata a livello interministeriale" -
riporta la Relazione. «Quale sia questa "soluzione" non è dato di sapere -
aggiunge Beretta - ma dal tono del discorso della Relazione e dalle recenti
lamentele del comparto armiero c'è da scommettere che non sarà nella
direzione della trasparenza. Il comparto industriale-militare lamenta
"notevoli difficoltà operative" con gli istituti bancari nazionali, ma le
banche italiane assumono tuttora la quasi totalità delle operazioni, come
dimostrano i dati della stessa Relazione» - conclude Beretta.
Una nota della Relazione a pag. 18/19 concerne, infatti, direttamente la
Campagna di pressione alle banche armate. La Relazione segnala, infatti, tra
le problematiche di "alta rilevanza" trattate a livello interministeriale
"quella relativa all'atteggiamento assunto da buona parte degli istituti
bancari nazionali" nell'ambito della loro politica di "responsabilità
sociale d'impresa". "Tali istituti, - prosegue la Relazione - pur di non
essere catalogati fra le cosiddette "banche armate", hanno deciso di non
effettuare più, o quantomeno, limitare significativamente le operazioni
bancarie connesse con l'importazione o l'esportazione di materiali
d'armamento". Ciò avrebbe comportato per l'industria "notevoli difficoltà
operative, tanto da costringerle ad operare con banche non residenti in
Italia, con la conseguenza - continua la Relazione - di rendere più gravoso
e a volte impossibile il controllo finanziario" delle operazioni normate
dalla 185/90. Pertanto "il Ministero dell'Economia e delle Finanze ha
recentemente prospettato una possibile soluzione che sarà quanto prima
esaminata a livello interministeriale" - conclude la Relazione.
«C'era da aspettarselo - riprende Beretta. Dopo le lamentele del comparto
armiero registrate nell'articolo di Gianni Dragoni dal titolo "La difesa
disarmata delle banche" apparso lo scorso 5 marzo su "Il Sole 24 ore"
(riportato qui sotto) non poteva essere altrimenti».
Commento di don Sacco all'articolo del Sole 24 Ore
L'offensiva è capitanata da due personaggi di primo piano: Pier Francesco
Guarguaglini, presidente di Finmeccanica, e da Piero Gussalli Beretta.
Entrambi lamentano di essere costretti a rivolgersi a gruppi bancari
stranieri. «Una gran balla!» - sbotta Beretta (che ovviamente con l'omonimo
di Gardone Valtrompia non ha legami di parentela). «Basta guardare i dati
della Relazione di quest'anno. Oltre all'incremento notevole delle
transazioni bancarie, che nel 2004 hanno raggiunto la nuova cifra record
di 1.317 di euro - due banche italiane da sole ricoprono, infatti, quasi il
60% delle autorizzazioni: si tratta di Banca di Roma (che si aggiudica
autorizzazioni per un valore complessivo di oltre 395 milioni di euro) e
Gruppo bancario San Paolo Imi (autorizzazioni per oltre 366 milioni di
euro). Banche che sono seguite da altri istituti di credito italiani tra cui
Banca Popolare Antoniana Veneta (121 milioni per uno share del 9%) e Banca
Nazionale del Lavoro (71 milioni, cioè oltre il 5% del totale). Solo una
banca straniera, la Calyon Corporate and Investment Bank, con 120 milioni di
euro di autorizzazioni (9% del totale) si aggiudica qualcosa di simile ai
maggiori gruppi italiani; ma non va dimenticato che questa banca, nata dalla
fusione di due gruppi (Crédit Lyonnais e Crédit Agricole Indosuez), è da
tempo l'istituto di riferimento di diversi Paesi arabi. E la somma delle
operazioni autorizzate a istituti di credito stranieri non supera il 14%,
una percentuale al ribasso rispetto ad alcuni anni fa. In definitiva, le
banche italiane rappresentano tuttora l'intermediario privilegiato per
l'industria armiera italiana» - conclude Beretta.
Lanciata nel 2000 su iniziativa di tre riviste del mondo pacifista (Mosaico
di pace, Nigrizia e Missione Oggi), la Campagna di pressione alle "banche
armate" ha inteso fin dal suo inizio perseguire un duplice scopo: da un lato
favorire un controllo attivo dei cittadini sulle operazioni di appoggio
delle banche al commercio delle armi, dall'altro fornire informazioni per un
ripensamento dei criteri di gestione dei propri risparmi. Grazie alla
pressione di cittadini e associazioni, in questi cinque anni il gruppo
Unicredit, Monte dei Paschi di Siena, Cassa di Risparmio di Firenze, Banca
Popolare di Bergamo-Credito Varesino e recentemente Banca Intesa hanno
dichiarato di voler cessare, totalmente o in gran parte, la fornitura dei
propri servizi al commercio di armi italiane. La Relazione 2005 registra un
ulteriore e positivo passo di Unicredit (solo l'1,5% delle autorizzazioni
quest'anno), l'uscita ormai definitiva di MPS e la bassissima quota di
nuove autorizzazioni di Banca Intesa (1,7%).
Preoccupa, invece, una "new-entry": la Banca Popolare di Milano che si
aggiudica 22 commesse per oltre 53 milioni di importi autorizzati, più del
4% del totale. Banca Popolare di Milano è uno dei "sostenitori storici" di
Banca Popolare Etica, di cui da anni distribuisce i prodotti. Cosa succede?
Tabelle della relazione 2005
http://unimondo.oneworld.net/filemanager/download/412/RelArmi2004Tab.pdf
Commento di Don Sacco all’articolo del Sole-24 ore
http://italy.peacelink.org/mosaico/articles/art_10485.html
Tratto da: unimondo.oneworld.net
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Commercio delle armi italiane: le critiche del mondo pacifista
Commercio delle armi italiane: le critiche del mondo pacifista
L'industria bellica vola in alto, mentre il governo attacca la campane sulle
"banche armate". L'analisi dei pacifisti
Sabrina Magnani
Se per tutti i settori dell'economia il leit motiv degli ultimi mesi è
quello della crisi e di una ripresa che appare ancora lontana, quello
dell'industria bellica italiana è forse l'unico a segnare una crescita
continua. E' quanto dimostrano i dati dell'annuale relazione parlamentare
sul commercio delle armi resi pubblici all'inizio di aprile. Nel 2004,
infatti, si sono avute nuove autorizzazioni per quasi 1,5 miliardi di euro
con un incremento netto di ben 16% rispetto all'anno precedente, che già
aveva segnato un ulteriore aumento rispetto agli altri anni.
Tali dati contribuiscono a valutare in maniera estremamente positiva, per
l'intero settore, l'ultimo quadriennio che ha fatto registrare un incremento
del proprio portafoglio di ordini di oltre il 70%, passando dagli 863
milioni di euro di commesse del 2001 agli oltre 1.489 milioni di euro del
2004. Sono questi i dati ufficiali contenuti nella "Relazione sulle
operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell'esportazione dei
materiali di armamento" resa nota dalla Presidenza
del Consiglio. Dati che il mondo pacifista (tra gli altri ACLI, Amnesty
International, ARCI, Obiettori Nonviolenti, Ass. Papa Giovanni XXIII, Ass.
per la pace, Attac, Beati i costruttori di pace, FIM-Cisl, FIOM-Cgil, Gruppo
Abele, Libera, Pax Christi, Rete Lilliput, Un ponte per...), promotore in
questi anni di una agguerrita battaglia per garantire un controllo
trasparente e democratico di questo tipo di commercio, ha subito fatto
propri, presentandoli, con una propria
valutazione, in una conferenza stampa svoltasi a Roma la scorsa settimana,
presso la Camera dei deputati.
Rimanendo ai dati della relazione di quest'anno, si evince che la metà del
valore delle autorizzazioni è costituito da sette grosse commesse, di cui le
principali sono una commessa di elicotteri Agusta alla Norvegia (168 milioni
di euro) e componenti per sistemi missilistici alla Gran Bretagna (170
milioni di euro).
Sono i paesi dell'area Nato i principali clienti delle aziende belliche
italiane, cui sono destinati il 72% delle commesse: si tratta di
un'inversione di tendenza rispetto all'anno precedente, quando tale quota
era pari al 45%. Se, dunque, a prima vista parrebbe tutto a posto, in realtà
di problemi ne permangono. E' da qui che parte la critica del mondo
pacifista. "E' triste constatare come la ripresa economica esista solo per
l'industria bellica" ha commentato Giorgio Beretta, tra gli
animatori della Campagna "Controll arms"e di quella sulle "Banchearmate",
lanciata nel 1999 dalle riviste cattoliche Nigrizia, Missione Oggi e Mosaico
di pace di Pax Christi. La relazione precisa che fra le autorizzazioni
rilasciate, oltre a non esserci alcun paese rientrante nelle categorie
indicate dall'art. 1 della legge 185, cioè paesi in guerra, sotto embargo
internazionale, responsabili di gravi violazioni di diritti umani o
fortemente indebitati, il governo ha mantenuto una posizione di cautela
verso paesi in stato di tensione, cosa che non è del tutto veritiera. Tra i
65 paesi destinatari di armi
italiane, infatti, ne esistono alcuni che non rientrano nell'art. 1 della
legge 185. A partire dalla Malesya paese che fa registrare violazioni di
diritti umani con detenzioni arbitrarie di oppositori politici e casi di
tortura e che è destinataria di un'ampia commissione di elicotteri, la
Turchia, sotto osservazione dell'UE per la tutela dei diritti umani,
destinataria di autorizzazioni per 48 milioni di euro, e l'Algeria, paese in
cui è ancora oggi vietato l'accesso ad associazioni a tutela dei diritti
umani e verso il quale sono state autorizzate esportazioni per 20 milioni di
euro.
Nella relazione compaiono poi anche paesi fortemente indebitati come l'India
(42 milioni di nuove autorizzazioni), il Pakistan (13,5 milioni di euro), il
Perù (23 milioni di euro). Non manca anche un paese verso cui vige un
embargo sulle armi da parte dell'Unione Europea, la Cina, che nel corso del
2004 ha ricevuto autorizzazioni per un valore complessivo di "soli" 2
milioni di euro che però vanno a sommarsi ai 127 dell'anno precedente. "Uno
degli aspetti su cui occorre vigilare nei prossimi mesi - afferma Giorgio
Beretta - è la tendenza di ratificare accordi di cooperazione nel campo
della difesa, che prevedono anche acquisizioni e produzioni congiunte di
armamenti ed equipaggiamenti per eserciti, che si stanno facendo con paesi
come la Giordania e Israele, e che possono essere una via per evitare la
legge 185, competendo al Ministero della Difesa".
Ma la vera novità della relazione è quella riguardante le banche che
accettano di intermediare nel commercio di armi. La relazione, infatti,
segnala come "problema di alta rilevanza" l'atteggiamento assunto da buona
parte di istituti bancari nazionali nell'ambito della loro politica di
responsabilità sociale d'impresa che, pur di non essere catalogati tra le
cosiddette "banche armate", hanno deciso di non effettuare più o di limitare
significativamente le operazioni bancarie
connesse con l'importazione o l'esportazione di materiali d'armamento.
"Il Governo, cioè - fa notare Beretta - afferma la difficoltà di trovare
banche italiane che siano disponibili a seguire questo tipo di transizioni,
ma se andiamo a vedere i dati del Ministero dell'Economia e delle Finanze è
una falsità". Il 2004 ha infatti visto un incremento delle transizioni
bancarie, che hanno raggiunto la cifra record di 1.317 milioni di euro, con
due banche che da sole ne coprono oltre il 60%, Banca di Roma e Gruppo
bancario San Paolo, mentre la somma di autorizzazioni che hanno richiesto
l'intermediazione di istituti di credito stranieri non supera il 14%.
"Come si vede si tratta di dati che dicono cose diverse da quelle del
governo, il quale è preoccupato per i frutti che la campagna Banchearmate
sta dando e risente delle pressioni e dei disagi di certi produttori che
stanno attaccando questa inziativa", continua Berretta. E a dargli ragione
sono sia gli esisti della Campagna, proseguita in questi anni e che ha
contribuito a sensibilizzare molti risparmiatori, sia alcuni articoli
apparsi recentemente sulla stampa economica.
E' il caso di un articolo pubblicato sul Sole 24 del 5 marzo dove in un
articolo Gianni Dragoni riporta le lamentale di alcuni operatori del settore
per cui "le banche italiane fanno storie su tutte le operazioni militari,
anche le più banali. La stretta decisa dalle banche rende più difficili e
costose molte operazioni di export. Ma non è solo una questione economica.
Alcune imprese temono che l'atteggiamento delle banche etiche sia l'avvio di
una corrente di pensiero socio-politico che potrebbe portare alla messa al
bando dell'industria della difesa, come avvenne nel 1987 per quella
nucleare". E in un altro articolo, significativamente intitolato "Eccessi da
etica pacifista" Michele Nonis, scrive che "quella che all'inizio era una
campagna di sensibilizzazione sulle innegabili implicazioni politiche e
militari del mercato internazionale degli armamenti e sulla necessaria
cautela nella nostra politica esportativa, è diventato di fatto una campagna
di criminalizzazione dell'industria della difesa e delle banche che
intrattengono rapporti di affari con le imprese del settore". Per Giorgio
Beretta ciò dimostra che la campagna ha colto nel segno e sta dando i frutti
auspicati. Nella relazione parlamentare, infatti, si registra un ulteriore
passo di Unicredit, che riduce le autorizzazioni intermediate all'1,5%,
l'uscita definitiva di Monte dei Paschi di Siena, e la bassissima quota di
nuove autorizzazioni di Banca Intesa (1,7%).
Un caso "nuovo" si registra, e cioè quello della Banca Popolare di Milano
(BPM) che fa segnalare autorizzazioni intermediate per 22 milioni di euro,
anche con paesi come Messico e Brasile, con un guadagno in media del 10%
sulle transizioni effettuate. Questa "new entry" fa problema soprattutto per
l'essere uno dei 23.000 soci di Banca Etica, nonché socio di Etica sgr, la
società finanziaria che Banca Etica utilizza per la gestione dei titoli
azionari dei propri risparmiatori.
Mentre Banca Etica ha dichiarato, in un comunicato stampa diffuso appena
venuta a conoscenza del fatto, che si sta adoperando per prendere contatti
con i responsabili dell'istituto milanese, tutelando la trasparenza delle
sue azioni, dal canto suo BPM, che nasce per altro come banca cooperativa e
che investe parte dei sui utili in iniziative solidaristiche e a sostegno
del mondo no profit milanese, non ha emesso nessun comunicato a riguardo
ritenendolo inutile in quanto BPM avrebbe fatto "domiciliazioni e incassi su
operazioni autorizzate dai ministeri competenti", per cui le stesse commesse
in questione sarebbero "normali transizioni e servizi bancari offerti su
operazioni autorizzate dal Ministero, con guadagni in proporzione al valore
delle commesse".
In attesa di verificare meglio la questione, resta la validità di una
campagna che ha avuto il merito di far sorgere interrogativi sull'uso del
denaro ma soprattutto di dimostrare che non è vero che il singolo non può
far nulla davanti a poteri economici come quello della lobby delle armi.
Come scrive Renato Sacco sulla rivista di Pax Christi Mosaico di Pace, "una
scelta etica presa troppo sul serio preoccupa perché non solo incide sulla
scelta delle banche ma rischia di
condizionare l'intero sistema industriale della difesa, come a dire, un
piccolo sassolino fastidioso che ti fa saltare tutto l'ingranaggio".
da "Aprile online"
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Export bellico: patto Italia-Algeria, "È
un affare"
Dal settimanale Vita
E' stato approvato l'accordo di cooperazione militare Italia-Algeria,
nonostante le documentate accuse di violazioni dei diritti umani perpetrate
dal governo di Algeri.
Con l'approvazione definitiva della Camera dei Deputati l'accordo di
cooperazione con l'Algeria è diventato legge, con il voto contrario di tutto
il centrosinistra. L'intesa si propone di sviluppare la cooperazione
nell'acquisto di armi, nello scambio di tecnologie relative ad
equipaggiamenti militari, industriale e lo svolgimento di esercitazioni
congiunte.
Secondo Amnesty International l'Algeria è responsabile di gravi violazioni
dei diritti umani e la guerra civile, peraltro non terminata, ha causato più
di centomila vittime.
«L'Italia è il primo partner commerciale, quindi il consolidamento delle
relazioni bilaterali appare assolutamente prioritario - ha affermato alla
Camera il sottosegretario agli Esteri Boniver - anche in considerazione
della forte collaborazione in campo energetico. La cooperazione nel settore
militare che ci ha peraltro consentito di aggiudicarci importanti commesse,
fra le quali vanno annoverate alcune forniture di elicotteri all'esercito
algerino, potrà avere positive ricadute sulle imprese italiane. Dal
provvedimento in esame potranno infatti derivare benefici in alcuni settori
produttivi e commerciali dei due paesi costituenti in varia misura l'indotto
delle politiche della logistica e degli armamenti».
La cooperazione industriale potrebbe consentire di rafforzare un 'industria
algerina della difesa, in tal modo si favorirà la proliferazione degli
armamenti.
Inoltre, nei confronti dell'Algeria è stata introdotta una sorta di corsia
preferenziale, fino ad ora limitata ai paesi NATO o dell'Unione europea che
semplifica le procedure per le vendite di armi.
Di fatto si assiste ad un ulteriore svuotamento della legge 185/90 che nel
disciplinare questo particolare commercio ha vietato le esportazioni ai
paesi belligeranti, i cui governi siano responsabili di gravi violazioni
delle convenzioni internazionali sui diritti umani o beneficiari degli aiuti
italiani della cooperazione allo sviluppo con elevate spese militari. Algeri
nel 2001 ha speso oltre tre miliardi di dollari per il militare, più del 6%
del Prodotto interno lordo.
Con l'Algeria nel 2004, secondo dati ufficiali, sono stati autorizzati
contratti per oltre 20 milioni di euro.
L'Accordo è coerente con la volontà di Berlusconi di sostenere l'industria
militare, il premier stesso si è autodefinito "commesso viaggiatore" di tale
produzione e la recente commessa di elicotteri alla casa bianca è stata
ottenuta grazie alla presenza dei soldati italiani in Iraq.
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ARMI. STEFANO FERRARIO: VIOLATA LA LEGGE 185/90
[Dal sito di "Peacereporter" (http://it.peacereporter.net)
riprendiamo il seguente articolo del 16 febbraio 2009 col titolo "Armi low
cost in barba alla legge" e il sommario "Accordo tra l'italiana
AgustaWestland e l'indiana Tata per la produzione di elicotteri da guerra. E
tanti saluti alla legge 185"]
Il 12 febbraio, a Bangalore, India, i presidenti di AgustaWestland, Giuseppe
Orsi, e di Tata Sons, Ratan Tata, hanno firmato un Memorandum of
Understanding, cioe' un pre-accordo, che prevede la formazione di una
joint-venture tra AgustaWestland e Tata, per la produzione (in India) degli
elicotteri di AgustaWestland.
Tata, famosa per la produzione di autovettore a basso costo, si occupera'
della produzione e l'azienda di Finmeccanica continuera' ad essere
responsabile delle attivita' di marketing e vendita in India e Paesi
limitrofi.
Saranno prodotti elicotteri ad impiego sia civile che militare. Mentre per i
primi non e' fornito alcun dato, "nell'ambito del mercato militare"
Finmeccanica rileva che "sono previsti programmi di acquisizione per circa
500 elicotteri nei prossimi anni".
E' sempre bene ricordare che l'India e' uno dei Paesi asiatici in guerra
(per la contesa del Kashmir con il Pakistan). Inoltre, con la joint-venture,
AgustaWestland oltrepassa anche i vincoli della legge italiana 185/90 che
vieta (art. 1) la vendita di sistemi d'arma a Paesi belligeranti.
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Pax Christi Italia: dalla Macro-Area
Disarmo e
Smilitarizzazione: Rinnoviamo l’appello di sostegno alla campagna che chiede
di rinunciare alla legge delega e lo stralcio della norma di modifica alla
legge 185/90.
La legge 185 del 1990, ottenuta grazie ad una vasta mobilitazione
della società civile per mettere sotto controllo l'export italiano di armi,
sta per essere smantellata dal Governo che pretende una delega di modifica
dal Parlamento. In questi giorni il Senato e poi la Camera dei Deputati
saranno chiamati a votare una legge che consegnerà al Governo la possibilità
di rilanciare la vendita di armi italiane nel mondo: per “snellire le
procedure” si riducono fortemente anche i limiti e i controlli sulle
esportazioni di armamenti. Per ottenere questa delega il Governo ha nascosto
il disegno di legge dentro un’altra legge (la cosiddetta “Comunitaria 2010”
di ratifica di disposizioni europee, sulla quale sembra intenzionato anche
porre il voto di fiducia). Bisogna mobilitarsi quanto prima, per questo
anche Pax Christi chiede a ciascuno, attraverso anche i Punti Pace, di
continuare a sottoscrivere il seguente appello scaricabile dal sito
www.disarmo.org/appello185.
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Il mondo ha bisogno delle armi italiane
Mosaico dei giorni
29 giugno 2011 - Tonio Dell'Olio
Sotto silenzio mediatico, è ripresa in questi giorni alla Camera la
discussione sul Disegno di Legge (AC 4059) che prevede di fatto
l'allentamento dei controlli per il commercio della armi italiane. La legge
185 del 1990 viene considerata
da molti una delle più avanzate al mondo. Ma il governo sostiene che non sia
in linea con le norme europee e che non aiuti l?economia del Paese. Quello
che pensa l'opposizione non è dato sapere con certezza. Sta di fatto che il
provvedimento è già passato al Senato. La Rete italiana per il disarmo "di
cui fanno parte diverse associazioni e istituti di ricerca" ha già
annunciato che provvederà a informare i cittadini rendendo pubbliche le
dichiarazioni e il voto di parlamentari e partiti politici. L'invito è a
visitare in questi giorni il sito della Rete italiana per il disarmo:
www.disarmo.org per tenersi informati e, possibilmente, fare pressione
sui parlamentari dei propri collegi elettorali. I discorsi più frequenti tra
i politici sono del tipo: "Chi vuole comprare armi in ogni caso le trova sul
mercato globale e noi siamo penalizzati da una legge troppo restrittiva in
materia. Tanto vale...". Insomma, invece che adoperarsi per estendere sul
piano internazionale i principi della legge 185, siamo noi ad adeguarci al
peggio!
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