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APRILE 2001

L'incontro promosso dalle ACLI con padre Lorenzetti

Come realizzare una convivialità delle differenze

"Il dialogo tra le culture, per una civiltà dell’amore e della pace".

 

Il messaggio del Papa per la Giornata mondiale della pace ha avuto quest’anno per tema "Il dialogo tra le culture, per una civiltà dell’amore e della pace".
Per approfondire e interpretare i contenuti del messaggio papale, la Sede Provinciale ACLI di Bologna ha organizzato, lo scorso 2 marzo, presso la sala del Palazzo dei Notai, un incontro con Padre Luigi Lorenzetti, direttore della "Rivista di Teologia Morale" e amico di lunga data delle ACLI.
L’incontro è stato introdotto dal Presidente provinciale, che ha osservato come il messaggio del Papa sia una forte sollecitazione a incarnare e tradurre nel quotidiano, recuperando anche un impegno politico "alto", i principi e i valori che possono far sviluppare un vero incontro e un dialogo tra le diverse culture.
Iniziando la sua relazione, P. Lorenzetti ha anzitutto osservato come il tema del pluralismo delle culture si imponga oggi con una forza e un’urgenza nuove in conseguenza del fenomeno delle migrazioni che fa vivere ormai tutti in un contesto di mondialità e sollecita a una crescita e a una maturazione complessiva della società. Citando lo scrittore Fernando Savater, il relatore ha ricordato che per ogni persona "venire al mondo significa venire al nostro mondo, al mondo degli umani, vivere, nel bene e nel male, in società… ma questa società che ci circonda… non è fatta solo di persone…è una rete di legami sottili, più spirituali: è composta dal linguaggio…ci sono doveri, feste, divieti, premi, punizioni…Umanamente siamo prodotti, produttori e anche complici della società".
La società quindi ci condiziona e ci coinvolge profondamente; ogni cittadino vive e si serve della società e insieme deve servirla. Ad ognuno, ed in particolare al cristiano, è richiesto di vivere in maniera giusta i rapporti sociali, ad ogni cittadino è chiesto cioè di fare le cose giuste perché la società sia a servizio della persona e la persona a servizio della società. Il "cosa fare", ha osservato P. Lorenzetti, è indicato da un lato dai valori sociali ai quali facciamo riferimento e che fondano la convivenza umana e, dall’altro, dalla situazione concreta. E la situazione nuova in cui oggi ci troviamo a vivere è quella della globalizzazione economica, che è un fatto irreversibile ("non si tratta di decidere se accettarla o non") che va però regolato per mezzo di una politica economica ugualmente globale.
La globalizzazione porta però con sé anche il rischio dell’omologazione culturale e quindi della scomparsa delle culture particolari e porta la realtà delle migrazioni dei popoli. La complessità dei problemi non ammette soluzioni semplicistiche, che "tanto più attraggono quanto più sono demagogiche e velleitarie". Non sono però solo i politici e gli amministratori pubblici a dover affrontare il problema; tutti i cittadini sono infatti
coinvolti nella ricerca di soluzioni e nella costruzione di una convivenza soddisfacente.
Nel nuovo contesto pluriculturale i modelli di società che si confrontano sono essenzialmente tre: una comunità che esclude le differenze (società intollerante); una società che tollera le differenze (società tollerante) e una comunità che invece include le differenze. "L’appartenenza a un gruppo etnico è un bene, diventa un male quando lo si vive in modo esclusivo" e fa nascere sentimenti di intolleranza. La lettera del Papa afferma tra l’altro in particolare: "L’amore di patria è un valore da coltivare, ma senza ristrettezze di spirito, amando insieme l’intera famiglia umana ed evitando quelle manifestazioni patologiche che si verificano quando il senso di appartenenza assume toni di autoesaltazione e di esclusione della diversità, sviluppandosi in forme nazionalistiche, razzistiche e xenofobe".
Se il modello della società intollerante non è accettabile per i cristiani, non è però neppure soddisfacente una società che si limiti a tollerare le differenze: "il modello di società del futuro non è solo una società in cui tutti devono e possono riconoscersi uguali: è anche e soprattutto incontro tra diversi; occorre la consapevolezza che siamo diversi e che questa diversità è arricchimento personale e sociale", così P. Lorenzetti, che ha precisato che la lettera del Papa indica che sono accettabili le differenze "compatibili con il rispetto delle regole democratiche e con la leale accettazione delle istituzioni pubbliche e delle tradizioni culturali presenti sul territorio", perché si possa dare vita a un "sistema che armonizzi, al proprio interno, l’esigenza d’inclusione collettiva delle differenze culturali, senza per questo venire meno alle tradizioni storico-geografiche che configurano l’habitat originario".
Per realizzare una "convivenza nella differenza" è fondamentale il ruolo della politica, che deve però essere vera ricerca e promozione della polis, cioè del bene di tutti. Costruire una società che sa includere le differenze non è comunque facile; il messaggio del Papa afferma che "in una materia così complessa non ci sono formule magiche; è tuttavia doveroso individuare alcuni principi etici di fondo a cui fare riferimento. Primo fra tutti, è da ricordare il principio secondo cui gli immigrati vanno sempre trattati con il rispetto dovuto alla dignità di ciascuna persona umana. A questo principio deve piegarsi la pur doverosa valutazione del bene comune, quando si tratti di disciplinare i flussi immigratori. Si tratterà allora di coniugare l’accoglienza che si deve a tutti gli esseri umani, specie se indigenti, con la valutazione delle condizioni indispensabili per una vita dignitosa e pacifica per gli abitanti originari e per quelli sopraggiunti."
"La costruzione di una società multiculturale", ha continuato P. Lorenzetti, "richiede un cambiamento di mentalità, una rivoluzione culturale. Occorre formare e formarsi, a cominciare dalla famiglia e dalla scuola, al senso dell’armonia sociale e della comunicazione sociale", per permettere la conoscenza dell’altro e per superare pregiudizi e incomprensioni.
Perché i rapporti tra gli uomini siano sempre più ispirati all’ideale di una nuova fraternità veramente universale si deve rifiutare l’omologazione delle culture e quindi delle convinzioni religiose e morali verso cui spinge il processo di globalizzazione e affermare al contrario il valore delle singole diverse culture. "Ogni cultura", ha spiegato P. Lorenzetti, "esprime valori transculturali (assoluti); ogni cultura traduce tali valori nei propri usi, costumi, leggi, consuetudini; nessuna cultura può considerarsi superiore (assoluta) rispetto a un’altra; ognuna è relativa rispetto a valori transculturali. La relatività delle culture è insegnata dal Concilio Vaticano II; l’unità della famiglia umana, a qualsiasi livello, è intesa come unità di dialogo, nella consapevolezza della necessità e, insieme, dell’insufficienza di ogni cultura. Il dialogo è già realizzazione, sebbene sempre imperfetta, di quell’unità definitiva a cui l’umanità è chiamata. La relatività di ogni cultura porta a scoprire, nella molteplicità delle culture, valori diversi, ma anche valori comuni e comunemente condivisi. Tra questi il primo e fondamentale è la dignità dell’uomo, e il suo diritto originario e costitutivo di essere uomo. E’ questo il valore comune [che] fonda radicalmente l’unità del genere umano".
Ogni etica, espressione di una particolare cultura e comunque basata al fondo su principi e valori comuni a tutte le culture, merita rispetto e comprensione, ed è basandosi su questo profondo rispetto che la fede cristiana, pur non identificandosi con nessuna cultura, può incarnarsi "in tutte le culture come forza critico-profetica, come conferma dei valori e insieme superamento dei disvalori: il messaggio morale cristiano è giudizio e profezia di ogni etica e di ogni cultura umana".
Concludendo P. Lorenzetti ha riassunto così il cuore del messaggio del Papa: "la Chiesa nella prospettiva di unità sociale, insegna il rispetto che si deve a ogni persona, alla sua cultura, l’apertura all’altro, a ogni altro; non si limita a opporsi all’intolleranza degli uni contro gli altri, ma non si accontenta nemmeno della semplice tolleranza; insegna e vive la comunione con Dio e, quindi, degli uomini tra loro a qualsiasi etnia e cultura appartengano".
Al termine dell’incontro P. Lorenzetti ha risposto ad alcune domande che esprimevano in particolare perplessità e dubbi sulla reale possibilità di un dialogo con la cultura musulmana e sull’ammissibilità di una collocazione dei cattolici in differenti, e fra loro anche molto distanti, partiti politici. Per i cristiani, ha ricordato il relatore, la via maestra è sempre quella del dialogo, nell’ascolto e nel rispetto dell’altro. Ponendo a riferimento non la morale cattolica, bensì la morale umana è appunto possibile il dialogo e l’incontro anche e in particolare con il mondo musulmano. Per analogia, è sulla base di alcuni valori fondanti, quali la solidarietà, la pace, la famiglia, la libertà, che è possibile confrontarsi con le posizioni sostenute da esponenti politici cattolici pur appartenenti a differenti partiti, ed è appunto sui valori e in particolare sui mezzi proposti, e non solo sui fini, che è possibile giudicare le loro proposte.
In sintesi: ricercare sempre l’incontro e il dialogo, in un atteggiamento di apertura e disponibilità e nella fedeltà ad un messaggio che non può identificarsi in una sola cultura, o un solo partito, ma che è sempre e in ogni caso scelta irrinunciabile a favore dell’uomo, nel più pieno e sostanziale rispetto della sua dignità.

Mauro

 

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