"AGGIORNAMENTI SOCIALI" IN MERITO
ALL'ATTUALE MOMENTO STORICO
La scelta del 9
aprile non è tra due leader, ma tra due progetti di società: quale
Italia vogliamo?
Vogliamo un'Italia in cui la democrazia rappresentativa e lo Stato di
diritto siano rimpiazzati da una gestione «monarchica» e «carismatica» del
potere, stravolgendo la struttura stessa della Costituzione repubblicana?
Vogliamo che il potere giudiziario finisca sotto il controllo del premier,
il quale, oltre a disporre del potere legislativo ed esecutivo, condiziona
già quello economico e mediatico? Vogliamo che interessi particolari e
personali continuino ad avere la precedenza sul bene comune, grazie a
condoni e a leggi ad personam? Vogliamo un federalismo competitivo
nei confronti dello Stato, come quello imposto dal ricatto leghista,
abbandonando al loro destino le Regioni meno favorite, a cominciare dal Sud?
Vogliamo un'Italia «euroscettica», con una politica estera sbilanciata verso
gli Stati Uniti?
Oppure vogliamo un'Italia a democrazia matura, con un federalismo solidale,
in accordo con la Costituzione? Un'Italia in cui il potere politico sia
attento alle necessità dei ceti più deboli, che attui la riforma dello Stato
sociale senza smantellarlo? Un Governo che metta ordine nei conti pubblici
senza nascondere la verità ai cittadini, che dia la precedenza allo sviluppo
del Mezzogiorno sulla costruzione di opere faraoniche? Vogliamo un'Italia
governata da una classe politica libera da conflitti di interesse, che aiuti
il Paese a ricuperare il senso della legalità? Un'Italia impegnata a
elaborare una politica estera «europea», più che «filoamericana», al
servizio della pace e della giustizia nel mondo?Questa è la scelta che
abbiamo dinanzi: quale Italia vogliamo? Ecco perché occorre «valutare con
sapienza i programmi», giudicarne cioè 1) i valori, 2) le riforme, 3) la
classe
politica.
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