IN QUESTO NUMERO
Farsi
eco della profezia della nonviolenza
«Pace
subito»
Nuovo
tema per la giornata mondiale della Pace!
Parabole
«Angosciato
dal risogere del patriottismo»
«Frasi
coraggiose»
I prossimi appuntamenti e altro...
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DICEMBRE 2003
«BASTAVA ASCOLTARE IL PAPA»
Don Nildo Pirani da 27 anni parroco della chiesa di S. Bartolomeo della Beverara
Bastava ascoltare il Papa
Mi chiedo se si possa ancora chiamare missione di pace
di Molinari
«Bastava
ascoltare il Papa e il suo appello per la pace e si sarebbero
risparmiate tante tragedie». Ha ancora negli occhi
le grandi manifestazioni contro la guerra in Iraq
della scorsa primavera don Nildo Pirani da 27anni parroco della Chiesa
di
San Bartolomeo della Beverara, quando gli si chiede di commentare altre
immagini, questa volta luttuose, come
quelle delle stragi di Nassiryia e Istanbul. I colori iridati delle
bandiere arcobaleno della pace, («Quelle che raccolgono tutti i colori
del mondo », spiega don Nildo) hanno lasciato il posto a tinte più
fosche, simbolo dei lutti di questi giorni, ma il sacerdote non si perde
d'animo perché, spiega, «si deve continuare a lavorare per la convivenza,
a partire dalla ricerca
di fonti di informazione libere»
Don
Pirani, la storia sembra dare ragione a voi pacifisti: l'intervento militare in Iraq ha acuito le tensioni.
Confermo
quello che ho detto la scorsa primavera in perfette sintonia con il Papa.
La guerra non è mai la soluzione migliore. Nello specifico, poi, vorrei
ricordare che era sufficiente ascoltare il Santo Padre per evitare quello
a cui stiamo assistendo.
Con
gli attentati a Istanbul il terrorismo è arrivato alle porte dell'Europa. E ci sono i primi morti italiani, i militari e i civili caduti a
Nassirya…..
«Piango
i caduti di ogni guerra . Ma una cosa deve
essere chiara: le missioni di pace devono essere riviste dal Parlamento.
Non voglio entrare nel merito delle
polemiche, ma mi chiedo se sia ancora il caso di chiamarla missione di
pace. Il problema è sempre lo
stesso: è una questione di mentalità,
di capire i problemi».
Pensa
anche lei che questa sia una guerra fatta per interessi economici e che
abbia ragione Enzo Biagi quando scrive che "se nel sottosuolo
dell'Iraq ci fossero patate
nessuno ci sarebbe andato"?
«In tutta questa
vicenda ci sono state mire politiche che passano sopra la testa di chi ne
è rimasto vittima, da una parte e dall'altra. Proprio su questo è bene
riflettere».
Da una settimana sono riprese manifestazioni e presidi. Cosa può fare
la gente comune?
«Alla base di tutto c'è
l'informazione,
la ricerca di fonti libere e pluraliste. Non è un mistero che i mezzi
di informazione sono nelle mani di chi ha più risorse e così riescono a far
passare i messaggi che vogliono. Poi si deve continuare sulla via della
convivenza e del rispetto reciproco. Sono due cose importanti e difficili
nel primo caso è
sempre più problematico trovare un'informazione libera; nel secondo, la
difficoltà diventa difficile perché è implicito cambiare il nostro modo
di vivere, abbandonando lo stile consumista ».
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