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IN QUESTO NUMERO

È tempo di impegno e partecipazione

Tornano i mercanti di morte

Ultim'ora (dalla Segreteria Nazionale di Pax)

Difendiamo la 185/90 dalla lobby delle armi

Diario di una giornata particolare

"Non coltivate pensieri di precauzioni"

È giovane la bandiera della pace

Ripensando

Lettera a Caracciolo

Dall'Inghilterra manifestano contro l'intervento armato in Afghanistan e ci scrivono...

Solidarietà ai magistrati da Pax Christi

I prossimi appuntamenti e altro...

 

FEBBRAIO 2002

SCUOLA DI VITA

Mi trovavo in vacanza in Friuli quando venni a sapere che a Brigola, noto centro metropolitano dell'Appennino bolognese, si sarebbe tenuto un Convegno su "nonviolenza e vangelo" organizzato da Pax Christi. 

Bisognoso di attenuare la mia innata violenza e di confrontarmi con delle candide anime nonviolente decisi di parteciparvi, anche se per ospitarmi mi avessero offerto soltanto una scomoda mangiatoia. Ma ahimè! arrivato sul posto, con il compagno di viaggio e di avventura Claudio, mi accorsi che di mangiatoie non c'era neppure l'ombra, perché durante l'anno Brigola è pressoché disabitata, quindi mancando gli umani è priva anche di animali domestici e di allevamento.
Brigola non è un luogo qualsiasi. E' un luogo, che è stato scelto per la sua incantevole posizione geografica e per quel pezzo di storia che ha visto trascorrere nell'ultima guerra. Non lontano infatti c'è Montesole, teatro dell'eccidio di un migliaio di persone indifese ed innocenti, comunemente noto come l'eccidio di Marzabotto.
Lo scopo degli organizzatori, i nostri bravissimi amici del gruppo di Pax Christi di BO, era quello di farci riflettere, vivere, gustare ed assaporare l'esperienza della nonviolenza in un contesto storico che ricorda lo sterminio di persone disarmate ed impotenti.
Le giornate erano scandite: dalla preghiera, dagli incontri a tema, dai confronti collettivi e dai dialoghi personali, da alcune animazioni dei vari temi trattati con giochi coinvolgenti, dalla condivisione dei pasti con le relative pulizie di ciò che il cristiano lascia dopo il suo fiero pasto.
Più che di lezioni, o di trasmissione di esperienze teoriche di altri, si è trattato di una vera condivisione. Gli organizzatori si sentivano partecipi in prima persona di tutto ciò che stava avvenendo e delle esperienze che di volta in volta riuscivano a farci vivere.
Penso di non essere retorico affermando che la nonviolenza parte innanzitutto dall'accettazione di se stessi, dall'accettazione del fratello che ti sta accanto e dalla situazione che stai vivendo. Se la vivi come tua, come un dono che Dio ti ha fatto, la vivi con uno spirito di pace e di fratellanza, cercando di non escludere nessuno. I nostri amici di Bologna sono stati capaci di fare questo. Allora il luogo geografico, che comunque rimane una componente importante - perché la natura è parte integrante del nostro essere creature - acquisisce un ruolo complementare, in quanto l'accento è posto sui rapporti che si stabiliscono tra le persone. E' difficile per me entrare nei dettagli, in quanto ritengo non ce ne siano stati. Si è trattato di un'esperienza, di un modo di vivere e di essere, ed è sorprendente costata re come in così poco tempo, otto giorni in tutto (dal 24 agosto allo settembre), gli spiriti dei partecipanti siano stati così fortemente marchiati. A Brigola ho vissuto qualcosa di più di un semplice coinvolgimento. Ho sperimentato la consapevolezza che la fraternità è possibile tra persone di età, di sesso, di condizione, di cultura, di professione e di fede diverse.  
Non che ci fosse una marea di gente agnostica o di cultura extra terrestre, comunque le differenze si notavano soprattutto negli interventi e nei comportamenti. E ciò che è più arricchente in questi casi è la messa in comune delle sensazioni o delle esperienze di ciascuno.
La visita ai luoghi di Montesole ha provocato in noi sensazioni diverse. Chi l'ha vista solo nell'ottica della violenza e dei disastri causati dall'ultima guerra, l'ha percepita come una realtà di morte; mentre chi l'ha collegata con la rinascita che ci può essere dopo ogni morte (morte- risurrezione) l'ha vissuta come un punto di partenza e di confronto. Importante a questo proposito è stato l'incontro con fratel Benedetto Maria, della comunità di don Giuseppe Dossetti, che ci ha illustrato i passi della Sacra Scrittura che invitano al silenzio. Silenzio che non significa mutismo o mancanza di argomenti, ma che è ascolto, attesa che la Parola si realizzi secondo i disegni di Dio. Questa attesa si riempie di vita nella misura in cui non pretende di determinare gli eventi della storia, ma li sa vivere dal di dentro come capacità di crescita e come volontà di Dio.
Aggiungere altro mi risulta difficile, perché è praticamente impossibile descrivere le sensazioni che si provano quando si vivono esperienze a lungo desiderate e ben poche volte realizzate.
La vita comunitaria e fraterna sta alla base del vivere umano ed è assolutamente imprescindibile per il cristiano.
Per il resto vi rimando tutti al convegno del prossimo anno, cha sarà alla quarta edizione, così sperimentando le cose dal vivo non avrete bisogno di un povero cristo come me, che si è scervellato una settimana, per dirvi che si è divertito un mondo, che ha pregato con gente che sentiva la necessità di pregare, che si è confrontato su tematiche reali - quali la nonviolenza nella vita quotidiana - che ha gustato del buon vino in compagnia e che attende con ansia l'agosto del 2002 per vedere il fondo di altre damigiane. Augurando un buon anno socio-religioso-ambientale- familiare a tutti i miei venticinque (modesto) lettori mi congedo in pace, forza e gioia.

 fr. Lucio Monti, francescano

 

 

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