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IN QUESTO NUMERO C come Chiesa
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FEBBRAIO 2004 FARE
MEMORIA:
Ecco allora il fare memoria, il trovare testimonianza ritornando a
queste cronache insignificanti rispetto ai grandi progetti della storia.
Anche il Vangelo, come la
strage di Monte Sole, è una
piccola, insignificante cronaca seppellita dalla storia. Anche il Vangelo
racconta di una piccola comunità unita nella fede e del suo fallimento,
culminato nella morte in croce del loro leader. Anche lui pregò il
suo Dio di essere risparmiato,
ma non gli evitò la croce. Eppure solo quella croce, il recupero del vero,
originale significato di questo simbolo (non a caso sempre strumentalmente
abusato come rappresentanza di questa o quella non meglio specificata
"cultura occidentale" di cui, per altro, c'è forse più da
vergognarsi che da vantarsi!), può darci una risposta «. .o meglio la
direzione in cui può essere ricercata l'unica risposta valida, in cui può
essere effettuato un recupero non superficiale ed occasionale: ossia
un recupero permanente, più ancora che della teologia, della fede. Con
tutte le conseguenze. Anzitutto che nell'incarnazione "fino alla morte
di croce" [questo è il vero significato da ritrovare in quel
simbolo, che non ha nulla di glorioso!] non ci troviamo di fronte ad un
nascondimento di Dio, ma all'alienazione del suo abbassamento, dove egli si
ritrova interamente presso di sé ed interamente nell'altro, nei
non-uomini. L'umiliazione della morte di croce risponde all'assenza
di Dio nella contraddizione dell'abbandono». Basterebbe
questa affermazione a farci riflettere per tutta la vita. lì Cristo è
l'unico Dio che, invece di condannare, sceglie di farsi ultimo degli ultimi
tra gli uomini abbassandosi fino alla morte più disperata, per perdonarci e
liberarci cosi una volta per tutte dal vivere ragionando sulle colpe e
quindi dall'inevitabilità di punire, innescando il
meccanismo della violenza. Ma
dopo duemila anni che ciò è avvenuto non possiamo, come credenti, non
chiederci: dove, o meglio in quale direzione possiamo - dobbiamo! -cercare i
segni inequivocabili di questa vittoria, per quanto piccoli, nascosti e
misteriosi? Nel
foglio distribuito alla veglia erano riportate due testimonianze di perdono
in situazioni in cui civilmente non possiamo che limitarci a condannare,
ragionando appunto solo sulle colpe, senza nessuna risoluzione, nessun
recupero di quello che è stato. Una era un brano di una lettera di
Antonietta Benni, una delle pochissime scampate alla strage di Monte Sole,
risoluta, nonostante l'opposizione quasi unanime degli abitanti di
Marzabotto, a perdonare uno dei mandanti della strage, il maggiore Reder,
rintracciato circa quarant'anni dopo l'eccidio e condannato all'ergastolo
dal Tribunale di Bologna. «Perdono
cristiano si, grazia no. Perdono cristiano si, perché ogni cristiano ha da
Cristo l'esplicito ordine di perdonare, e se qualcuno non perdona diventa in
fondo come Rader; cioè odia e l'odio porta a fare quello che ha fatto lui
…La parola perdono non è piaciuta a molti...» e
per quei molti anche fatti come questi rimarranno solo cronache
insignificanti.
Lorenzo |
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