IN QUESTO NUMERO
C come Chiesa
Pax Christi ai parlamentari: non votate la missione militare in Iraq
Fare memoria: veglia di preghiera per i Martiri di Monte Sole
Per onorare davvero tutti i caduti. Sostegno al vescovo Nogaro
Lettera aperta ai parlamentari sulla missione militare italiana in Iraq
I prossimi appuntamenti e altro...
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FEBBRAIO 2004
LA
NONVIOLENZA APPRODA IN VATICANO
di
Mons.
Luigi Bettazzi
Quando
si parla di nonviolenza ci si suole appellare a Gandhi, anche se proprio
Gandhi ci ha insegnato che nonviolenza non è sinonimo di passività, di
disimpegno, di rassegnazione; al contrario è indice di un impegno ancor più
intelligente e attivo, che persegue le proprie finalità ma senza usare o
limitando al massimo la violenza. Gandhi stesso confessava che aveva appreso
la nonviolenza anche dal Vangelo, ma che non si era fatto cristiano perché
aveva visto quanto poco i cristiani mettono in pratica il Vangelo!
In realtà fu Gesù a dire che “Se uno ti schiaffeggia una guancia, tu
devi offrirgli l’altra guancia”; ma Gesù stesso, quando fu
schiaffeggiato durante la passione, disse al servo del Sinedrio che lo
schiaffeggiava: “Se ho sbagliato, dimmi dove ho sbagliato; ma se non ho
sbagliato, perché mi percuoti?”, facendo così capire che “offrire
l’altra guancia” vuol dire non rispondere alla violenza con altra
violenza, ma far sì che anche l’altro rinunci alla violenza.
Nella Pacem in terris papa Giovanni diceva che la pace poggia su
quattro grandi pilastri: la verità (soprattutto la verità di ogni
persona umana), la giustizia, l’amore (in particolare la solidarietà)
e la libertà. Questa libertà non può essere solo una libertà
formale, che in realtà favorisce i potenti e i ricchi, impoverendo ed
emarginando i più deboli e i più poveri: se è vera libertà per tutti
dev’essere rinuncia alla violenza, che appunto premia i più forti
e i più ricchi. Questi devono rispettare la libertà di tutti, rinunciando
alla propria violenza, e utilizzando quindi la propria forza e le proprie
disponibilità per soluzioni nonviolente.
È davvero un evento importante, nella storia della Chiesa e in quella
dell’umanità, che Giovanni Paolo II sviluppi le intuizioni di
Giovanni XXIII parlando e sponsorizzando autorevolmente l’idea e la stessa
parola di nonviolenza, impegnano i cattolici e tutti gli uomini di buona
volontà ad approfondire il concetto e a svilupparne le conseguenze con
coerenza, a qualunque costo, cominciando dalle obiezioni di coscienza.
Credo che i primi obbligati a cogliere questo impegno dobbiamo essere
proprio noi occidentali, portati dalle vicende della storia e della
geografia a trovarci nella situazione di maggiore influenza nel mondo, e
visti dagli altri continenti come “i cristiani”. Dobbiamo cioè assumere
coerentemente il compito di annunciatori e operatori della nonviolenza,
nella nostra vita personale, in quella sociale, nei rapporti tra i popoli.
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