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MAGGIO 2003

UOMO DELLA SUA CHIESA, FINALMENTE. I VESCOVI SI ACCORGONO DI DON TONINO

. ALESSANO-ADISTA. La sera del 22 aprile ad Alessano, paese natale di don Tonino Bello, vescovo di Molfetta e profeta della pace, sono iniziate le celebrazioni "ufficiali" per il decennale della sua morte. Evento che merita di essere sottolineato, in quanto la Chiesa ufficiale pugliese e salentina, soprattutto a livello dei suoi vertici, non era mai scesa in campo direttamente per proporre come modello di fede e di testimonianza cristiana questo vescovo scomodo, e aveva scelto l'atteggiamento della "prudenza". Sulla scia del progressivo incremento di momenti celebrativi dedicati a don Tonino, soprattutto organizzati dalle autorità civili e dalle associazioni pacifiste, la Chiesa non poteva mancare a questo percorso virtuoso. Il vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca, mons. Vito De Grisantis, in collaborazione con la Fondazione Don Tonino Bello, ha pensato dunque a qualcosa di veramente significativo: ha voluto che fossero i vescovi stessi a confrontarsi con la figura di don Tonino, a parlare del loro confratello defunto, e mostrare così che don Tonino oggi non è amato soltanto dalla gente comune, ma anche dai suoi confratelli. Tutto è cominciato il 22 aprile, con la solenne concelebrazione eucaristica, in una cattedrale stracolma di gente, con 4 vescovi: mons. Vito De Grisantis, mons. Luigi Martella, vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, mons. Carmelo Cassati, arcivescovo emerito di Trani-Barletta-Bisceglie, mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea.     De Grisantis è stato audace: "Don Tonino - ha detto - è stato figlio di questa terra. Qui ha imparato, sull'esempio soprattutto della mamma, l'importanza e il valore della povertà, dell'essenzialità, dei rapporti umani che vanno oltre la formalità. Qui ha scoperto la grande dignità dei poveri, che al tempo della sua giovinezza erano soprattutto i braccianti agricoli il più delle volte sfruttati da padroni senza scrupoli: per questo ha immagazzinato nel suo patrimonio genetico la missione di annunciare sempre la giustizia e la liberazione da ogni schiavitù. Qui, in questa terra ponte, ha imparato il valore profondo della pace, che poi ha portato in ogni angolo del mondo dove è passato come presidente di Pax Christi. Qui soprattutto ha imparato ad essere innamorato di Cristo, e a credere nella Chiesa missionaria, che sa ascoltare ogni uomo prima di tutto, e poi annunciare il vangelo a tutti". La gente ha salutato queste parole con un caloroso applauso.
Gli altri vescovi presenti ad Alessano, sicuramente molto emozionati, hanno voluto ognuno lasciare qualche riflessione: mons. Cassati ha parlato dell'umiltà e della povertà radicale di don Tonino che lasciava sempre un segno indelebile in chi lo incontrava; mons. Martella ha parlato del grande contributo che don Tonino ha dato per fare crescere all'interno della Chiesa italiana e mondiale il tema della pace, della convivialità delle differenze, della globalizzazione solidale, dell'attenzione ai poveri e agli sfruttati; mons. Bettazzi, infine, ha ricordato la parte più terribile della sua vita, la dolorosissima agonia provocata dal cancro, e in particolare le parole che don Tonino gli sussurrava qualche ora prima di morire, con lo sguardo rivolto al quadro della Madonna: "Offro la mia sofferenza per la Chiesa e per il popolo della pace".

 

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