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La Nostra Lettera Febbraio
2000
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MARZO 2001 La guerra non risolve ... Abbiamo da poco ricordato i110° anniversario della ~ guerra del Golfo.Abbiamo ripensato a quella notte della CNN con la gente incollata al televisore a seguire la drammaticità dell'evento come fosse un fuoco d'artificio; a quella voce isolata del Santo Padre che si levava forte e appassionata ad affermare che la guerra è avventura senza ritorno; a don Tonino Bello che non si dava pace per l'omologazione piatta e generale al tambureggiamento soffocante dei media. A dieci anni di distanza da quella avventura constatiamo il persistere di una questione irrisolta, la distruzione di una nazione per la guerra e l'embargo, l'ipoteca inquietante per il presente e il futuro costituita dall'inquinamento radioattivo. Ma è una storia che si è ripetuta ancora, come una metastasi perversa: in Bosnia, in Kossovo, in Cecenia, senza contare tanti conflitti locali spesso dimenticati. La questione dell'uranio impoverito occupa in questi giorni le pagine dei giornali e, se non si trattasse di tragedia, potrebbe sembrare una commedia per il rincorrersi di informazioni contraddittorie e per la diversa attenzione verso i militari giustamente sottoposti a controlli mentre in poco conto vengono tenuti i volontari e in nessun conto la popolazione locale. È una questione che tiene banco ma non è ancora il vero problema: occorre riconoscere e convincersi che non esiste guerra chirurgica, intervento rapido e risolutivo, operazione mirata e pulita perché la guerra è sempre la notte della ragione e il terreno su cui si scatenano i mostri. Un sussulto di coscienza come quello di oggi è legittimo, perché tocca da vicino i nostri giovani, ma una convinzione più ampia e razionale deve farsi strada: che l'intervento armato non risolve le questioni, mentre apre ferite profonde con la distruzione e la morte e più ancora con l'odio e la divisione che semina nel cuore degli uomini e del popolo. Nell'"Evangelium vitae" leggiamo una parola chiara del Santo Padre: fra i segni di speranza va annoverata la crescita, in molti strati dell'opinione pubblica, di una nuova sensibilità sempre più contraria alla guerra come strumento di soluzione dei conflitti fra i popoli e sempre più orientata alla ricerca di strumenti efficaci, nonviolenti, per bloccare l'aggressione armata.Una convinzione che deve crescere ed espandersi fino a diventare corale nella coscienza dei popoli, contrastando quella pericolosa, strisciante e pragmatica acquiescenza alla ripetuta (orgogliosa) affermazione che gli eserciti e le armi servono a mantenere la pace, ricorrendo all'ingerenza umanitaria - pur legittima anche se sofferta - per giustificare la prassi esistente Di un serio investimento nella ricerca di "strumenti efficaci, ma nonviolenti" come affermato dal Papa, ricordato nel Catechismo della Chiesa italiana ("La verità vi farà liberi", cap. 26) e raccomandato dal Parlamento italiano (legge 230 del 1998), non avvertiamo alcun segnale. Se la storia è maestra della vita, questa è una pagina che occorre attentamente studiare, tenendo alta la lampada della Parola di Dio che indica la strada maestra: "non si eserciteranno più nell'arte della guerra" e "rimetti la spada nel fodero". Consiglio nazionale di Pax Christi 14 gennaio 2001 Firenze |
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