Capitano,
qui a Nassiriya
non si vedono più le stelle
o forse sono io che non riesco
più a cercarle.
Capitano, qui a Nassiriya
si sente l'odore di spari e di zolfo,
e ormai possiamo dirlo a tutti
che non c'è salvezza in alcun posto.
Siamo partiti dal nostro paese
con l'illusione di portare la pace,
scontrandoci con il potere e il denaro,
ma ciò che è vero ancora oggi si tace.
Capitano, mi vien da pensare,
quando alla guerra giocavo bambino,
con un fucile fatto di legno
e le pallottole strette al cordino;
e alla fine nè vincitori nè vinti,
stanchi, accaldati ma tutti contenti,
la nostra guerra finiva ogni sera
e per merenda del pane e una pera.
Capitano, qui a Nassiriya
ci han portato via perfino i ricordi,
e non pensi di sostituirli
con due medaglie al valore oppure dei soldi.
Capitano, sente gli spari?
sono i nostri commilitoni,
e io non so più chi sono i cattivi
e perchè noi dovremmo essere i "buoni".
Buoni a sparare e farci ammazzare,
"attenti", la guerra non può essere un gioco,
ci avevano detto che qui a Nassiriya
saremo rimasti soltanto per poco
invece, ogni giorno si trema e si piange,
passiamo in rassegna macerie e detriti,
calpestando, in silenzio, il dolore ed il sangue
di gente innocente e bambini feriti.
Capitano, mi faccia il favore,
quel giorno davanti ai miei cari,
non dica: "era un bravo soldato
morto per compiere la sua missione"
dica soltanto: "ha avuto paura"!
...E nella paura un'indecisione:
non ha sparato ad un iracheno,
e mentre pensava a cosa stava a pensare,
dall'alto uno scoppio ha coperto anche il cielo,
rubando la vita a quel militare.
Capitano, non voglio tediarla
ed è assurdo che io continui a parlare.
Sulla mia bara non metta dei fiori,
disegni una stella...me la lasci guardare!
Marco
Pax
Christi punto pace Bologna
(8 settembre 2004)
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