IN QUESTO NUMERO
Il Concilio, un processo irreversibile
Ruini si illude: indietro non si torna
I prossimi appuntamenti e altro...
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NOVEMBRE 2005
PERCHÈ UN CONVEGNO A 40 ANNI DALLA
CONCLUSIONE DEL CONCILIO VATICANO II?
Fare memoria,
vedere il cammino per-corso, le resistenze che a tutt’ oggi esistono,sono
state le principale motivazioni che ci hanno spinto a fare un convegno sul
Concilio Vaticano II. Per noi abituati ad organizzare incontri e veglie è
stato sicuramente un’impresa. Spesso lungo il percorso di fronte alle
difficoltà, ci siamo chiesti se tutto ciò ne valeva la pena, se il tema del
Concilio fosse ancora capace di suscitare nella comunità cristiana ancora
emozioni ed interrogativi e se tutto ciò non fosse al di sopra delle nostre
possibilità e dei nostri scarsi mezzi. I numerosi apprezzamenti pubblici e
privati, nonché l’alto numero dei partecipanti(250 presenze circa nella
prima parte) ci fanno dire “ne valeva la pena”. Per fare tutto questo, è
stato fondamentale l’apporto dell’"Istituto per le Scienze Religiose” e
quanti ( e sono numerosi) ci hanno dato una mano, nel preparare il buffet
(tutto fatto in casa),nel ordinare le varie sale, nell’allestire il
banchetto dei libri, il fotocopiare e distribuire i volantini. Quest’ultima
operazione per far conoscere “l’avvenimento” è stata fondamentale in
quanto, a parte il Domani, il resto dei mass-media, ha praticamente
ignorato il convegno, che, al di là del tema specifico, ha trattato temi di
stretta attualità. Basti pensare alla possibilità o meno di una guerra
giusta, i nomadi, il ruolo della donna e dei laici nella chiesa, i rapporti
con le altre confessioni religiose……
Quando la Provincia di Bologna ha proposto alle
varie associazioni impegnate sui temi della pace una rassegna di eventi,
parole, immagini, suoni, volti per allargare la tenda della convivenza dal
titolo “Segnali di Pace”, abbiamo pensato di prendere spunto da un
anniversario: nell’ottobre di 40 anni, i vescovi di tutto il mondo riuniti
nel concilio Vaticano Il stavano affrontando nelle loro discussioni il
tema della pace e l’arcivescovo di Bologna, il Card. Giacomo Lercaro,
presentò un vigoroso intervento che chiedeva scelte di pace più decise e
coraggiose. Il testo dell’intervento, scritto da Giuseppe Dosseti e fatto
proprio dal Card. Lercaro, è una chiave di accesso per riflettere su tutto
il concilio Vaticano II, che nel dicembre 1965 giungeva alla sua
conclusione. Convocato da Giovanni XXIII come evento di pace, il concilio
è stato davvero un “segno dei tempi” non solo per i credenti, ma per tutta
la famiglia umana.
Da qui è nata l’idea di un convegno che
potesse essere in qualche modo l’occasione per un confronto vivo nella
comunità cristiana locale. Al di là della ricca esperienza dei relatori che
animeranno le tavole rotonde, ci piace considerare l’incontro come “un'
occasione casalinga”, come spesso “casalinghe e precarie” sono le forze
realmente presenti all’interno delle associazioni e delle altre realtà che
esternamente potrebbero sembrare invece più grandi di quello che sono.
Sarà quindi una piccola opportunità di dibattito, di scambio di opinioni e
di esperienze, di confronto aperto, ma anche di convivialità e amicizia...
come del resto era la comunità diocesana negli anni del Concilio con il
suo vivo fermento. Ed è proprio in ricordo delle esperienze di quegli
anni, che abbiamo deciso di organizzare il convegno nella sede dell'
"Istituto per le Scienze Religiose” fondato da Dossetti.
Ci sono eventi che segnano la storia,
altri che la costruiscono, la modellano, la aiutano a camminare, a
maturare... I primi hanno la forza del momento e si trasformano poi in
memoria collettiva, i secondi invece rimangono nascosti per essere poi
magari riscoperti a distanza di anni dagli studiosi, da gente curiosa di
entrare nelle insenature della storia per capire e cercare nuovo
nutrimento di azione nel presente. L’intervento del card. Lercaro sulla
pace non fu pronunciato in aula, fu presentato solo scritto e alla fine
non ebbe un peso significativo nella redazione della costituzione
pastorale Gaudium et Spes a cui si riferiva. Tuttavia conteneva in
sé una carica profetica che si sarebbe manifestata ben oltre la chiusura
del concilio stesso. Fu segno di contraddizione all’interno della stessa
chiesa cattolica, come si sarebbe visto nel gennaio 1968 quando, sulla scia
di quelle medesime riflessioni, l’arcivescovo bolognese pronunciò parole
di chiara condanna contro i bombardamenti statunitensi in Viet-Nam e fu
costretto per questo a ritirarsi dal suo ministero.
Il concilio Vaticano II è stato modellato
e costruito dalle esperienze personali di chi vi prese parte, storie che si sono
fatte conflitto, discussione, confronto, comunione, preghiera.
La partecipazione al concilio è stata per
molti l’occasione di una maturazione di fede spesso faticosa, ma anche
esaltante, la possibilità di una riscoperta del senso della chiesa e del
significato del cristianesimo nel mondo. Anche quell’intervento documenta
questo passaggio: il richiamo alla responsabilità evangelica per la pace
noi passa attraverso i tentativi di una sapienza solo terrena, ma
attraverso il coraggio di una testimonianza che è capace di guardare più
lontano.
Paolo Nerozzi (Pax Christi Bologna)
Giovanni Turbanti (Fondazione per le
Scienze Religiose)
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