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OTTOBRE 2002
LA PACE E LA GIUSTIZIA
(parte seconda)
Il testo qui riportato, è
frutto della trascrizione di una conversazione, svoltasi a Monte Sole, il
1 giugno del 1995, tra don Dossetti e un gruppo di giovani, guidato
da don Giandomenico Cova, che lavoravano a progetto di una scuola di pace.
Il testo della registrazione, dattiloscritto ha avuto allora una qualche
diffusione.
Quella che qui riportato (e seguirà
il rimanente nelle prossime lettere) è la prima, provvisoria edizione,
compare sull'Annuario della Pace edito da Asterios. Il suo contenuto,
serba intatta attualità, nella meditazione paziente tesa a definire il
senso di una intelligenza e testimonianza evangelica della pace nel
secolo, nelle difficoltà che evidenzia, entro le stesse chiese; nelle
indicazioni che fornisce circa il presente. Ciò che in esso soprattutto
è necessario - nell'ordine del pensiero non meno che in quello
dell'azione.
Conversazione a Monte Sole
con Giuseppe Dossetti
Se prendiamo in esame alcuni testi, che cosa ci
dicono? Per esempio, Efesini 2. Rileggiamo il passo:
"Perciò ricordatevi che un tempo voi, pagani
per nascita, chiamati incirconcisi da quelli che si dicono circoncisi
perché tali sono nella carne, per mano di uomini, ricordatevi che un
tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza di Israele,
estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio in questo
mondo. Ora invece in Cristo Gesù voi che un tempo eravate lontani siete
divenuti vicini grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra
pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di
separazione che era frammezzo, cioè l'inimicizia, annullando per mezzo
della sua carne la legge fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in
se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per
riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo per mezzo della croce,
distruggendo in se stesso l'inimicizia" (2, 11-16)".
Siamo trasportati, si direbbe, in un universo molto
interiore, molto spirituale.
Ma si possono trarre delle conseguenze da questo
universo, che valgano per l'universo storico in cui ci si muove oggi? E se
sì, in quale direzione?
Potremmo anche ricorrere ad altre frasi del Nuovo
Testamento, all'Epistola ai Colossesi, ad esempio, e accumulare testi in
questo senso ... Cioè, mi urge in questo momento una specie di revisione.
Ho voluto ripensare, non facendomi delle obiezioni immaginarie, ma
cercando di cogliere il fondo di un sentimento, magari inespresso, che
salta poi fuori in tante circostanze e che è diffuso in ambienti
cristiani, più di quanto non pensiamo.
Qui, nel capitolo secondo della lettera agli Efesini,
Paolo parla di una riconciliazione generale, dell'uomo con Dio e degli
uomini fra di loro, specialmente degli uomini divisi dapprima
dall'esistenza della legge, mosaica, che sono stati fatti uno - uno col
Padre uno tra loro. Ma, in che senso, in che modo? Dice: "Attraverso
la croce di Cristo, che ha annullato l'inimicizia". Quest'ultima,
tuttavia, in concreto, palpabilmente, esiste ancora tra parti contrapposte
di questa umanità.
Certo, il Signore ha insistito molto nel dare e nel
far dare dagli apostoli il saluto "pace" , con
tutte le implicazioni che anche per lui questa espressione aveva, nel suo
ambiente culturale -. quindi, non solo concordia, non-guerra, ma anche
benessere, pienezza di vita eccetera, come si sa a proposito della
parola shalom. Ma ha detto anche, nel discorso ai suoi apostoli per la
prima missione - e pure questa è una frase che
può
essere in
qualche modo capovolta: "quando entrate in una casa, salutate la
casa: se essa riceve la vostra pace, sia su di lei; se non la riceve,
ritorni a voi"
Non sembra, insomma, sia una sua preoccupazione,
concretissima, attuale, come risulta
invece per altre esigenze umane, quelle di rispettare la necessità
continua di una visione e di un'opera di pace, anche nel senso di rapporti
non bellici.
Riguardavo in questi giorni l'articolo polemos,
guerra, nel "Lessico del Nuovo Testamento" del Kittel. Non
prende posizione. Lascia in fondo sospesi su quello che è il pensiero
genuino degli scritti neotestamentari, come se ci fosse una loro neutralità
al riguardo. Eppure, a ripensarci in modo ... più profondo, c'è almeno
una parola inoppugnabile, quella del capitolo quinto di Matteo, al
versetto nove: "Beati i facitori di pace, perché essi saranno
chiamati figli di Dio". I facitori di pace: coloro che operano
per la pace, e che la stabiliscono, che concorrono a stabilirla tra di
loro. E anche delle frasi citate in precedenza si può desumere che la
pace prospettata non è solo una riconciliazione spirituale dell'uomo
con Dio, che non è solo una cosa ... assottigliabile a piacere,
per così dire, spiritualizzabile sino a renderla evanescente, ma che vi
si prospetta l'esigenza concreta che gli uomini vivano concordi e nella
pace, tutti. Ed è implicita la condanna di qualunque azione di discordia:
ci sono molte frasi nel Nuovo Testamento che si possono citare in questo
senso….
Sicché la grande pace, quella fondamentale dell'uomo
con Dio, degli uomini con Lui non può restare senza conseguenze nei
confronti degli uomini tra di loro. Certo, quella è il prius, nel concetto dell'Evangelo e del Nuovo
Testamento; è la condizione fondamentale, ma poi questa condizione
fondamentale si deve realizzare e esplicare in un riflesso intraumano,
altrimenti non è vera, non è totalmente vera come dovrebbe essere. E
quindi non solo si dice di darsi la pace reciprocamente, ma si raccomanda
di operare con concordia verso tutti, gli uni con gli altri; Pietro, ad
esempio, lo raccomanda con insistenza (cfr 1Pt 3, 8ss. e l4ss). Quindi v'è
dalla grande pace3 sovrannaturale, operata dalla croce di Cristo, una conseguenza
ovvia, che esclude una spiritualizzazione della pace che la sfumi fino a
renderla inafferrabile, e che esige anzi il controllo, la verifica,
della pace con Dio nel rispetto della pace vicendevole - e non solo a
livello individuale e personale, ma anche a livello comunitario;
e non solo nelle piccole comunità, ma anche nella grande comunità umana:
tutto ha un riflesso che deve realizzarsi, evangelicamente.
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