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IN QUESTO NUMERO: La prima pagina
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SETTEMBRE 2001 LA LEZIONE DI GENOVAIn principio c'era la critica puntuale, documentata e
argomentata, a questa globalizzazione che fabbrica miseria ed emarginazione
nel sud del mondo, in particolare nel continente africano. Una critica,
almeno per noi cristiani, del tutto coerente con lo scandalo della povertà
e con l'urgenza di una giustizia globale, sottolineata in mille forme
durante il giubileo del 2000 (molti lettori ricorderanno le giornate del
"giubileo degli oppressi" a Molfetta, Napoli, Pesaro, Bologna,
Milano, Brescia, Padova e Verona, giusto un anno fa). In principio si
avvertiva l'urgenza di far comprendere all'opinione pubblica che gli otto
signori in riunione a Genova, oltre ad andare sottobraccio con questa
globalizzazione, esprimevano tutt'al più il punto di vista e gli interessi
della parte ricca e minoritaria della popolazione mondiale. Poi tutto è stato sommerso dalla violenza che si è
manifestata in piazza, nelle scuole Diaz, nella caserma di Bolzaneto e
altrove. La magistratura ha in piedi varie inchieste, c'è l'indagine
parlamentare, le centinaia di associazioni che facevano capo al Genoa Social
Forum hanno avviato una ricostruzione dei fatti e una riflessione. Quali che
siano le verità che ciascuno saprà e vorrà far emergere, è possibile fin
d'ora trarre da Genova un'utile lezione, utile soprattutto al popolo
pacifico e pacifista che è preponderante nel movimento. Lezione
sul movimento. Oggi è un'entità composta da tante
"anime" che sanno dialogare tra loro e con la società quando si
tratta di battersi, giorno dopo giorno, su obiettivi specifici e piuttosto
concreti (una denuncia, un boicottaggio, una campagna di pressione). Questa
eterogeneità – che è una ricchezza e un punto di forza - genera
debolezza nelle strategie e cortocircuiti di significato quando si sceglie
la manifestazione di massa in piazza, dove l'espressione del dissenso si
carica di valenze simboliche e politiche più difficili da orientare. A
Genova ciascun'anima ha immaginato la manifestazione a modo suo e per lo più
in termini propositivi, ma alla fine si sono imposti i comportamenti di una
minoranza senza immaginazione. Il movimento, prima di confrontarsi di nuovo
con la piazza, dovrà fare un bel po' di strada, maturare, acquisire
maggiore coesione. Lezione
sulla violenza. Le giornate del G8 rappresentano un discrimine. D'ora in
avanti il movimento non potrà mai più stare nelle stesse piazze dove si
esprime l'idiozia teppistica dei Black bloc. Né potrà più permettersi di
essere tacciato di connivenza con i violenti. Di sicuro alcuni degli
associati al Genoa Social Forum non hanno riflettuto abbastanza sulla
nonviolenza e sulla disobbedienza civile nonviolenta. È necessario farlo e
continuare a farlo senza tentennamenti né infingimenti. Lezione
sul governo. Non si può dar a bere la favola che settori delle
forze dell'ordine sfuggono di mano e compiono eccessi sulla schiena di
persone inermi. Sarebbe come dire che ci sono dei dubbi sulla completa
fedeltà delle forze dell'ordine alle istituzioni democratiche. La faccenda
è più semplice ma anche più inquietante: la polizia esegue ordini e
quegli ordini risentono del clima instaurato da chi ha in mano le briglie
del paese. E questo governo corre il rischio di una deriva autoritaria. È
bene che Ccd, Cdu e l'ala liberal-moderata di Forza Italia se ne rendano
conto al più presto e corrano ai ripari. Ed è bene che il movimento lo
abbia ben presente nei prossimi mesi. Editoriale di Nigrizia
( mensile dei padri Comboniani) di Settembre
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