IN QUESTO NUMERO:
La prima pagina
Con le
mani bianche alzate
A Genova c'erano anche
intere famiglie il racconto di una di loro
Quelli che CL considera
dei perditempo
Che cosa ci insegna
Genova?
La lezione di Genova
Cosa è capace di fare
l'uomo che sussurrava ai lacrimogeni
«Chi non si schiera
sta dalla parte dei ricchi» intervista a Mons. Diego Bona
Ma la violenza e le
bugie non fermeranno i sognatori
I prossimi appuntamenti
e altro...
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SETTEMBRE
2001
UN MONDO
DIVERSO È POSSIBILE!
Durante
il mio pellegrinaggio in Polonia (settembre 2001), ho visitato anche uno dei
luoghi che, più di ogni altro, ha segnato drammaticamente la storia europea
del secolo scorso, l’ex campo di concentramento nazista di Auschwitz.
Occasione per ripensare la storia di oggi, riflettere sul cammino finora
percorso e ripartire, carica di speranza …
Auschwitz – Birkenau: follia mostruosa di
sterminio di massa di 6 milioni di ebrei.
Nel mio viaggio in Polonia non poteva
mancare, anche se mi ha fatto un male straziante.
“Meditate che questo è stato” –
comandava Primo Levi.
E CHE È ANCORA.
P. Alex Zanotelli, missionario comboniano da 11 anni a Korogocho, una delle
tante baraccopoli di Nairobi, alle porte del Giubileo, scriveva:
“Rimaniamo esterrefatti e continuiamo a condannare l’olocausto di 6
milioni di Ebrei, ma chi è che piange i 30-40 milioni di persone che ogni
anno muoiono per fame? Chi è che condanna il fatto che la Banca Mondiale
dichiari un miliardo di persone inutili per il sistema e che non hanno
futuro? Chi è che piange su questo? Venite a Korogocho e vedrete che cosa
significa”.
E’ in atto una terribile selezione anche
oggi tra chi ha il diritto di sopravvivere e chi non ha più il diritto di
vivere. Queste, sono provocazioni enormi: tutti dobbiamo esserne
interpellati.
Il dibattito intorno al G8 di Genova è stato
quanto mai infuocato: oso sperare che la gente, frastornata e distolta dai
rumori della “guerra civile”, impegnata a seguire i grovigli di
attentati, mandanti ed esecutori, abbia comunque capito qualcosa su quelli
che, nell’intenzione iniziale, dovevano essere i veri problemi, nonostante
un’informazione misera e carente.
Da parte mia, ho avuto la fortuna di trovare
alcune strade importanti per conoscere i retroscena, cioè quello che
nessuno ci dice, sui meccanismi ( ben noti !), che impoveriscono il Sud del
mondo.
Ho cominciato a partecipare a numerosi
convegni, ho conosciuto tanta gente, che si è raccontata, che ha svuotato
il proprio sacco di esperienza, grandi testimoni, che vivono sulla propria
pelle le ingiustizie e che si fanno portavoce del grido degli oppressi. Sono
loro oggi a far girare idee alternative, controcorrente, rivoluzionarie, di
resistenza all’attuale sistema.
In sintesi, il Sud del mondo continua ad
essere saccheggiato, nonostante i sorrisi, le parate, le strette di mano, le
“promesse” e gli “impegni” degli 8 grandi, per due motivi: le regole
del mercato internazionale e il debito.
L’economia mondiale è gestita da grandi
imprese multinazionali, che hanno, come unico interesse, quello di “fare
quattrini” (F. Gesualdi, ex allievo di don Lorenzo Milani): massimizzare i
guadagni, creando la massima differenza tra ricavi e costi, con implicazioni
sociali e ambientali spaventose, sfruttamento del lavoro, schiavitù,
inquinamento e deterioramento delle risorse naturali e ambientali, a livello
planetario.
C’è di più: oggi le imprese
multinazionali arrivano persino a dettare le regole ai Parlamenti nazionali,
attraverso grossi organismi economici, quali Banca Mondiale, Fondo Monetario
Internazionale, Organizzazione Mondiale del Commercio. Uno dei risultati più
sfavorevoli, sulla pelle dei poveri, è la privatizzazione e la
liberalizzazione dei servizi essenziali finora di prerogativa pubblica,
sanità, istruzione, trasporti, comunicazioni e difesa ambientale.
Il debito fa il resto: Susan George,
economista americana, presidente dell’Osservatorio sulla globalizzazione a
Parigi, afferma che il debito è estremamente utile per i Paesi del Nord e
funziona meglio del vecchio colonialismo. “Con il debito, non c’è
bisogno di mantenere un esercito, un’amministrazione, un apparato per
tenere la gente sotto controllo, né della gente stessa”. I vantaggi
politici sono grandissimi: primo, prezzi bassi sulle materie prime, secondo,
controllo sui governi, obbligati alle regole degli aggiustamenti
strutturali.
P. Alex descrive, con una lucidità
impressionante, le ripercussioni di quest’economia neo - liberale a
Korogocho: “ Vi chiedo di gridare che il degrado della nostra realtà sta
aumentando sempre più. I poveri diventano sempre più poveri. Lo vedo
giorno dopo giorno. Tra non molto avremo il 40% dei bambini che non riesce a
entrare in prima elementare perché costa troppo; avremo sempre più persone
che non potranno più presentarsi in nessun ospedale perché non hanno soldi
per pagare. Costa troppo, tutto costa troppo”.
Da un punto di vista economico, la
globalizzazione è una nuova forma di colonizzazione dei Paesi del Sud del
mondo, a tutti gli effetti.
Queste analisi sono sconcertanti, tanto più
perché indicative di una grave malattia culturale: non dico assolutamente
nulla di nuovo, affermando che l’economia è diventata valore assoluto, ha
ormai raggiunto il primato in tutti i campi della vita e il consumismo
sembra aver posto radici tanto profonde nel cuore delle persone, da averne
strappato l’identità più vera.
Individualismo, competizione, concorrenza,
ricerca smodata del proprio interesse sembrano essere oggi i soli capaci di
far muovere il mondo.
Tutto questo è tenuto in piedi da un
sofisticatissimo apparato, che ci rende acritici, da un sistema che ci
disorienta per raggiungere quello che vuole, cioè interessi e profitti da
capogiro. Oggi più che mai siamo buttati fuori da noi stessi e risucchiati
dalle cose che produciamo e consumiamo. Pubblicità, informazione, mass -
media, formazione culturale e lavorativa sono funzionali al sistema
economico.
Personalmente, ho cominciato a rifiutare i
film violenti, le notizie e i servizi giornalistici che cercano l’emotivismo,
il sensazionalismo, lo spettacolarismo e che spesso non dicono nulla. Ho
imparato a recuperare quello che succede, attraverso abbonamenti a riviste,
leggendo libri, incontrando le persone, scambiando punti di vista, ricevendo
stampe e - mail.
Questa è resistenza al sistema. Oggi,
tuttavia, non basta più: sono d’accordo con tutte le forme di resistenza,
come le campagne di sensibilizzazione, il boicottaggio, le critiche e le
denunce di ciò che non va. Sono tutte cose importanti, ma credo che questo
non sia davvero più sufficiente.
Siamo di fronte all’esigenza urgente di una
scelta, di una decisione profonda, totalizzante per noi stessi e per la vita
di tutti: ciò che deve nascere è una cultura radicalmente nuova.
“Ci siamo vantati di portare al mondo la
civiltà, ma abbiamo portato sempre una civiltà intrisa di questo veleno
della soppressione dell’altro, del non riconoscimento della cultura, della
storia, della religione, della vita dell’altro. Parliamo, progettiamo
riforme, vogliamo cambiare le cose, ma finché siamo dentro questa nostra
cultura, tipicamente, radicalmente, strutturalmente egocentrica, finché non
distruggiamo questa nostra cultura ed entriamo in una nuova cultura, tutte
le nostre parole saranno vuote e tutti i nostri progetti superficiali e
destinati al fallimento" ( Arturo Paoli, Piccolo Fratello di Gesù ).
Credo che la nuova cultura potrà
nascere soltanto da una testimonianza profonda, vera, autentica, credibile
del Vangelo, dove è contenuta la più grande rivoluzione culturale di tutta
la storia umana.
Il Vangelo mi fa spostare il baricentro della
vita dall’io al Tu: scopro la gratuità, la gioia da assaporare e
condividere, la novità nella relazione umana, il dono della vita per
qualcosa che vale.
Se non saremo
noi cristiani, popolo di Dio, che fondiamo la nostra appartenenza in Gesù
Cristo, a dare una testimonianza credibile, concreta con le nostre scelte,
con tutta la nostra vita, chi potrà darla? Chi darà l’annuncio dei cieli
e della terra nuova?
“Sono venuto a portare il fuoco
sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! Pensate che io sia venuto
a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione” (Lc 12, 49.
51).
“Dio, che ha preso carne in Gesù, è un
Dio parziale, perché ha fatto una precisa scelta di campo. Dio ha preso
carne nella carne crocifissa dei poveri, degli oppressi, delle vittime del
sistema” (P. Alex).
Ho visto cantare, gridare la speranza
nei disegni tracciati nei sotterranei del Lager di Auschwitz: da una parte
Cristo Crocifisso, dall’altra Cristo Risorto, con al centro un cuore
grandissimo.
Gesù ci ha dato il compito più grande:
fare con Lui la storia della salvezza!
Federica (
giovani Comboniani)
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