IN QUESTO NUMERO
2003:
Anno dell'acqua, per dare un futuro all'umanità
Mons.
Bettazzi e i suoi 40 anni
Pace:
la quinta edizione dell'assemblea dei popoli
XV° Seminario di Educazione alla Mondialità
Franco Monaco: lettera ai vescovi indirizzata a Ruini
"Famiglia Cristiana" attacca la RAI formato Berlusconi
San Daniele Comboni direbbe NO...
I prossimi appuntamenti e altro...
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SETTEMBRE 2003
UN'ALTRA ONU È POSSIBILE
La
Marcia Perugia-Assisi e gli incontri dei giorni precedenti confermano che le
battaglie dei pacifisti continuano. A partire da un nuovo ordine
sovranazionale.
Kofi
Annan ha inviato un messaggio. E due emissarie. L’Onu ufficiale, quello
plasmato dai Governi, ha incontrato l’Onu dei popoli in una terra
particolarmente mite qual è l’Umbria. Una "contaminazione"
auspicata da molti: troppo presto per dire se e quanto sarà feconda; di
sicuro si può affermare che è passata sotto silenzio
.
Il 12
ottobre s’è svolta la Marcia per la pace tra Perugia e Assisi. Tantissimi
partecipanti, tante sigle, tanti colori. Tutte cose note, polemiche incluse.
Meno conosciuto è ciò che ha preceduto la Marcia. A Perugia si sono
ritrovati circa 250 delegati provenienti da un centinaio di Paesi. Dal 9
all’11 ottobre hanno dato vita alla quinta Assemblea dell’Onu dei
popoli. «Da Seattle a Cancun, passando per Porto Alegre, la mobilitazione
della società civile ha fin qui inciso sulle coscienze di molti e ha fatto
breccia nei mezzi di comunicazione di massa, ma ha faticato a trasformarsi
in "politica"», commenta Flavio Lotti, coordinatore della Tavola
della pace, che organizza l’Onu dei popoli e la Marcia Perugia-Assisi. «Qui
sono stati definiti obiettivi, strategie e concreti piani d’azione»,
prosegue Lotti. «L’Onu dei popoli si candida a
diventare
uno dei punti d’incontro tra la società civile europea e quella del resto
del mondo». Nei gruppi di lavoro si sono incontrate le "reti" internazionali
impegnate a far fronte ai problemi più urgenti.
Quella sul commercio ha suggerito nuove risposte in materia di politiche
agricole, farmaci salvavita, riforma del Wto. Quella sull’acqua, dal canto
suo, ha illustrato proposte più concrete (e più eque) delle politiche
europee. Quella sui conflitti, infine, ha analizzato le esperienze che hanno
tentato di portare spazi di pace in luoghi di guerra.
«Si
tratta di "politica"»
«Non
si tratta unicamente di testimonianze personali o collettive», commenta Tonio
Dell’Olio, di Pax Christi: «Si tratta di "politica".
Quest’anno, all’Onu dei popoli ha preso vigore la richiesta di recepire,
nella Costituzione europea, il rifiuto della guerra come mezzo di
risoluzione delle controversie internazionali (si raccolgono firme, al
riguardo). È stata inoltre ipotizzata una riforma globale dell’Onu
attraverso un processo simile alla Convenzione europea, ma – a differenza
della Convenzione – aperto ai sindacati, agli enti locali, alle varie
articolazioni della società civile».«A Perugia abbiamo anche lanciato la
campagna: No excuse 2015, niente scuse per il 2015», interviene
Marina Ponti, dell’Onu. «Nel settembre 2000», continua la Ponti, «a New
York, 189 capi di Stato e di Governo si sono impegnati a lavorare per
costruire un mondo più sicuro, più prospero e più equo entro il 2015.
Otto gli obiettivi fissati, che spaziano dallo sradicamento dell’estrema
povertà alla drastica riduzione della mortalità infantile: non sono troppo
ambiziosi, sono anzi tecnicamente ed economicamente realizzabili. Ciò che
manca è la volontà di porli al centro delle politiche locali, nazionali e
internazionali. Questa campagna (www.millenniumcampaign.it)
sprona tutti a fare la propria parte. In fretta».
L’appoggio di Kofi Annan
Nel
messaggio inviato all’Onu dei popoli, il segretario generale delle Nazioni
Unite, Kofi Annan, appoggia gli sforzi volti a centrare gli obiettivi del
millennio. A Perugia sono pure andate Zeehra Aydin e Brigitte Dahl,
rispettivamente coordinatrice e membro della speciale commissione incaricata
di studiare i modi con cui dare, dentro l’Onu, maggior peso alla società
civile. Riferiranno a New York quanto hanno sentito. «Sia pure a fatica, sta nascendo un nuovo soggetto di
democrazia», osserva Luigi Bobba, presidente nazionale delle Acli. «Come
credenti, dobbiamo rimboccarci le maniche, non rinunciando alla necessaria
prudenza e prendendo sul serio l’invito del Papa ad essere sentinelle di
pace. Non dobbiamo attraversare la storia dei nostri giorni come turisti
distratti».
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