IN QUESTO NUMERO
2003:
Anno dell'acqua, per dare un futuro all'umanità
Mons.
Bettazzi e i suoi 40 anni
Pace:
la quinta edizione dell'assemblea dei popoli
Un'altra
ONU è possibile
XV°
Seminario di Educazione alla Mondialità
"Famiglia Cristiana" attacca la RAI formato Berlusconi
San Daniele Comboni direbbe NO...
I prossimi appuntamenti e altro...
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SETTEMBRE 2003
FRANCO MONACO: LETTERA AI VESCOVI
INDIRIZZATA A RUINI
FRANCO MONACO: L'ITALIA PERDE DEMOCRAZIA E LA
CHIESA TACE. LETTERA AI VESCOVI INDIRIZZATA A RUINI
Cari vescovi, perché tanto silenzio sull'Italia?
Caro Padre, col rispetto
che si deve a chi è pastore e guida della comunità cristiana
e, insieme con la sollecitudine e la passione che umilmente nutro per la
Chiesa e la sua missione, cui insieme siamo chiamati nel segno di una
comune, responsabile partecipazione, sento il dovere di metterla a parte
di una viva preoccupazione. Essa verte sulla condizione e sulla sorte del
nostro Paese. L'Italia sta attraversando una stagione singolarmente
critica. Ansietà, conflitti, divisioni, incertezza sul futuro dominano
gli animi. In specie, registro cinque punti di sofferenza che
interpellano la nostra comune responsabilità.
Il principio-valore della legalità,
già storicamente fragile nella coscienza collettiva italiana è oggetto,
come mai in passato, di dispregio e persino di aperte sistematiche violazioni
da parte di settori cospicui della classe dirigente. Come non rammentare
che, nel 1991, la Cei levò la sua profetica voce per ammonire ad
"educare alla legalità"? Si trascurino pure le leggi ad personam (Cirami, rogatorie, Lodo Schifani), ma si
considerino leggi quali il falso in bilancio, il rientro superagevolato
dei grandi capitali illecitamente esportati, le sanatorie e i condoni di
varia specie. Tutte misure che veicolano un messaggio devastante: violare le
leggi è possibile, non è un gran problema, anzi fare i furbi a danno della
comunità è conveniente. Eppure, da sempre e giustamente, la Chiesa ha cura
di distinguere tra ciò che, pur legale, è tuttavia illecito e pone
l'accento sulla valenza culturale ed educativa della legge, sul messaggio
che essa incorpora e trasmette.
Secondo fronte
critico: una lacerante divisione tra le istituzioni, tra gli attori
politici, tra le forze sociali. Un conflitto endemico che lacera il tessuto
sociale e intacca in radice gli stessi principi-valori costituzionali e
democratici.
Terzo: una vistosa discontinuità nel ruolo e
nell'azione dell'Italia nello scenario internazionale. Dal depotenziamento
del suo storico europeismo, cui non era estranea l'ispirazione cristiana
dei "padri" al principio internazionalista e della pace, con il
fermo ripudio della guerra, scolpito dai costituenti nell'art. il della
nostra
Carta fondamentale.
In quarto luogo,
la dilagante 'religione del mercato" il pensiero unico, l'approccio
aziendalistico ai problemi e ai bisogni delle persone e delle comunità,
mettono a rischio i diritti sociali dei soggetti più deboli, generano
smagliature nella rete di sicurezza sociale, mettono in discussione
l'idea stessa del carattere universalistico dei diritti di cittadinanza.
Infine,
la comunicazione e la cultura di massa. La concentrazione patologica del
potere mediatico in poche mani fuori
da ogni regola posta a presidio dell'interesse generale tutta informata
all'imperativo dell'audience e della pubblicità, rappresenta non solo
un problema per libertà, pluralismo, democrazia, ma anche un decisivo
fattore di degrado morale e del costume, cui la comunità cristiana - un
tempo sensibilissima - oggi sembra acconciarsi con colpevole rassegnazione.
Difficile tacere la circostanza che questi punti di sofferenza"
siano riconducibili a precise, imputabili responsabilità politiche. Con i
loro nomi e cognomi. È ingeneroso notare un certo silenzio delle nostre
Chiese su sfide ditale portata? Un vistoso deficit nell'esercizio di una indeclinabile responsabilità
nell'opera di discernimento e di illuminazione delle coscienze?
Qua e là fa capolino un disagio diffuso, ma esso non prende forma, non
prende parola in pubblico. Né si può confondere la doverosa alterità,
l'irrinunciabile spirito universalistico della Chiesa, per natura e per
missione al di sopra delle parti politiche, con l'ossessione dell'equidistanza, con l'accidia, con una equivoca neutralità rispetto a
principi-valori umani e cristiani non negoziabili.
In passato, in frangenti meno drammatici di questi, si sono levate alte e
forti le voci di coscienze cristiane limpide e illuminate, da Lazzati a
Dossetti. Ma non sono mancati moniti da parte degli stessi pastori. A mio
modesto avviso, l'urgenza dell'ora ci chiede di "mettere fuori la
faccia"
di non cedere alla paralizzante ossessione di non essere percepiti come
uomini "di parte". Perché, dentro un'emergenza, "starsene
fuori" può corrispondere al massimo di appiattimento sulla parte che
porta la responsabilità di quell'emergenza.
Mi permetto di porre il problema, con animo filiale, dunque con umiltà
ma, insieme, col senso di responsabilità che è prescritto dall'amore che
portiamo alla Chiesa e al nostro Paese. Perché mi è chiara la distinzione
dei compiti e delle responsabilità sia tra la Chiesa e la comunità
politica, sia, dentro la comunità cristiana, tra pastori e laici. Ma quando
- come, a mio avviso, manifestamente in questo caso - sono minacciati
principi-valori essenziali, di natura etica, della convivenza, in passato
i pastori non si sono sottratti al dovere di orientare, ammonire,
correggere.
Perché la sorte della città dell'uomo, i diritti fondamentali delle
persone e della comunità sono parte integrante della missione della Chiesa.
E l'ora lo prescrive tanto più, in quanto si tratta di minacce abilmente
mascherate che più facilmente fanno breccia in coscienze distratte o
assopite.
Questo sentivo e sento il dovere di parteciparle,
con animo rispettoso e filiale, privo di ogni sottinteso polemico,
disponibile a correggermi se sto sbagliando.
Franco Monaco
Franco
Monaco ex presidente dell'Azione Cattolica di Milano nonché
autore della rubrica Città
dell'uomo, su Jesus (
mensile dei Paolini) Scrive
questa lettera indirizzata ai vescovi cattolici (pubblicata sul mensile dei
paolini "Jesus" -ottobre 2003)
Le riflessioni di Monaco
toccano alcuni punti fondamentali del dibattito sociale e politico
italiano. Nel prossimo
numero, Jesus aprirà le sue pagine a una serie di autorevoli
ospiti per proseguire la discussione sul tema
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