Lettera dell'Arcivescovo di Bologna
mons. Matteo Zuppi in occasione del centenario della nascita
di mons. Oscar A. Romero
Carissimi,
non mi è possibile essere con voi nella celebrazione per
il centenario della nascita di Oscar Arnulfo Romero, in
comunione con la chiesa del Salvador e con tutta la chiesa.
E’ un’occasione importante per ringraziare Dio della sua
testimonianza e per scegliere, sul suo esempio, un impegno
rinnovato e appassionata per la pace. Quanti scenari di
morte, infatti, appaiono essere proprio come quelle stragi
di innocenti di cui con insistenza Mons. Romero parlava,
coperte allora dal sistema di intimidazione e complicità
messo in atto dall’esercito oggi nascoste dall’indifferenza
di tanti, da una politica che baratta i valori per i
sondaggi. Seguendo l’esempio di Mons. Romero sentiamo che le
guerre mondiali a pezzi ci sono affidate perché non restino
avvolte dal silenzio o abbiano solo distratte e rapidi
attenzioni purché non disturbino la nostra tranquillità!
Dobbiamo rinnovare l’attenzione per difendere ogni piccolo
minacciato e ucciso dalla violenza, parlando delle stragi
che non si vedono come quelle che si sono consumate per anni
sul mediterraneo. La povertà non è una colpa! Non possiamo
mai abituarci alla sofferenza dei piccoli! Non possiamo
pensare risolverle allontanando il problema, perché questo
ci interroga ugualmente. Non si tratta solo di evitare morti
in mare (unica motivazione per ogni intervento umanitario
che sia veramente tale) ma anche di non accettare luoghi di
sofferenza e di vessazione come i campi in Libia o quelli ai
limiti della tortura (parola di Papa Francesco) purché
sistemati dall’altra parte delle nostre frontiere.
Ecco cosa faceva Mons.Romero: dava parola alle vittime,
le difendeva, invocava con urgenza la fine della violenza,
individuava le cause perché solo così si può vincere davvero
la battaglia per la difesa della vita e per la giustizia.
Romero “ha costruito la pace con la forza dell’amore, ha
reso testimonianza della fede con la sua vita dedita fino
all’estremo”. Ha detto papa Francesco: “Egli ha saputo
vedere e ha sperimentato nella sua stessa carne «l’egoismo
che si nasconde in quanti non vogliono cedere ciò che è loro
perché raggiunga gli altri». E, con cuore di padre, si è
preoccupato delle “maggioranze povere”, chiedendo ai potenti
di trasformare «le armi in falci per il lavoro». La sua cara
memoria ci incoraggia e ci conferma nell'impegno per la Pax
di Cristo.
don Matteo Vescovo |