Ricordati di ricordare
coloro che caddero
lottando per costruire
un'altra storia
e un'altra terra
ricordali uno per uno
perché il silenzio
non chiuda per sempre
la bocca dei morti
e dove non è arrivata la giustizia
arrivi la memoria
e sia più forte
della polvere
e della complicità
Ricordati di ricordare
l'inverno dei Fasci
quando i figli dei contadini del Nord
spararono sui contadini del Sud
e i mafiosi aprivano il fuoco
sapendo di essere
i cecchini dello Stato
Ricordati di Emanuele
che fu accoltellato
dai sicari degli speculatori
e del trionfo degli assassini
nella città cannibale
Ricordati di ricordare
il sangue versato sulla terra
e le file lunghe degli emigranti
che portarono la Sicilia
sulle piazze del mondo
a svendersi
come merce a buon mercato
Ricordati di Luciano
Lorenzo Bernardino
Nicolò Giovanni
Sebastiano
Andrea Nunzio
Agostino Gaetano
Accursio
Giuseppe Vincenzo
Epifanio Placido
(e del bambino Giuseppe
che vide l'assassinio di Rizzotto
e il medico-capomafia Navarra
cancellò per sempre
la verità dei suoi occhi)
Calogero Filippo Carmelo
e di tutti gli altri
che hanno perduto
vita e nome
Ricordati di Margherita
Vincenzina Castrense
Filippo Francesco
Giorgio Giovanni Giuseppe
Serafino Vito
che confusero il loro sangue
con le ginestre
che sbocciavano
nel mattino di maggio
Ricordati di Salvatore
che morì abbracciato alla terra
della madre Francesca
che chiedeva giustizia
e trovò lo scherno degli assassini
Ricordati di Peppino
che infranse i comandamenti dei padri
sbeffeggiò il potere
ed esplose sui binari
Ricordati di Pio e Rosario
che erano comunisti
e lottavano contro la mafia
e per la pace
Ricordati di Pasquale
Piersanti Giuseppe
che cercarono di spezzare
il patto con il delitto
Ricordati di Mario
Pippo Mauro Beppe
che vedevano e parlavano
mentre gli altri tacevano
e non guardavano
Ricordati di Claudio
che giocava con i suoi undici anni
e incontrò la morte
a un angolo di strada
Ricordati di Barbara
Giuseppe e Salvatore
che svanirono
nel lampo di Pizzolungo
Ricordati di Giuseppe
che sognava di volare
sul cavallo dell'alba
e trovò la notte
nelle mani del boia
Ricordati
di Mario Silvio Calogero
Pasquale Eugenio Mario Giorgio
di Filadelfio
di Boris
di Cesare e Lenin
di Domenico Giovanni Salvatore
di Emanuele
di Gaetano
di Vito
di Luigi Silvano Salvatore Giuseppe
di Carlo Alberto Emanuela Domenico
di Calogero
di Giangiacomo
di Mario Giuseppe Pietro
di Rocco Mario Salvatore Filippo
di Beppe
di Ninni e Roberto
di Natale
di Antonino e Stefano
di Ida e Antonino
e del loro figlio non nato
di Rosario e Giuliano
di Giovanni Francesca Antonio Rocco Vito
di Paolo Agostino Claudio Emanuela Vincenzo Walter
di Giuseppe
che servivano lo Stato
e trovarono la morte in agguato
e la solitudine alle spalle
Ricordati di Biagio e Giuditta
che attendono ancora la vita
al capolinea della morte
Ricordati di Libero
che non volle piegarsi
mentre la città era ai piedi
degli estorsori
di Pietro Giovanni
Gaetano Paolo e Giuseppe
che seppero dire di no
Ricordati del medico Paolo
che non volle attestare il falso
di Giovanni che denunciò
gli ordinari misfatti
sulle scrivanie della regione
Ricordati di Rita
che non volle più vivere
perché avevano ucciso
la speranza
Ricordati di Giorgio
di Costantino
di Stefano
di Pino
preti di un Cristo quotidiano
fratello degli ultimi
crocifisso dai potenti
Ricordati di Giuseppe
di Domenico
di Filippo
sangue ancora vivo
nomi che dobbiamo ancora aggiungere
al nostro rosario di morti
Ricordati di ricordare
i nomi delle vittime
e i nomi dei carnefici
(i notissimi ignoti
di ieri e di oggi)
perché tutte le vittime
siano strappate alla morte
per dimenticanza
e i carnefici sappiano
che non finiremo mai
di condannarli
anche se hanno avuto
mille assoluzioni
Ricordati di ricordare
le impunità
le protezioni
le complicità
gli interessi
che hanno fatto
di una banda di assassini
i soci del capitale
e i gemelli dello Stato
Ricordati di ricordare
ora che le bombe degli attentatori
scuotono le città
che vogliono affrancarsi
e sui teleschermi della seconda repubblica
si intrecciano i segnali
delle nuove alleanze
Ricordati di ricordare
quanto più difficile è il cammino
e la meta più lontana
perché
le mani dei vivi
e le mani dei morti
aprono la strada
(Umberto Santino)
|