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Mio prefazio a Pasqua
se Cristo è mai stato creduto, se l’evento è reale e presente, se è venuto e viene e verrà; o sia appena un’invenzione per un irreale giorno del Signore di contro al cupo giorno dell’uomo. Io voglio sapere se veramente qualcuno crede e come è possibile credere: se almeno i fanciulli -avanti ogni cultura- vedono ancora il Padre. Io voglio sapere se l’uomo è una fiera ancora alle soglie della foresta: se la ragione è una rovina. Io voglio sapere se il nostro vivere è appena una difesa contro la vita degli altri: questo uomo bianco il più feroce animale sempre all’assalto contro ogni altro uomo, o maledetto occidente. Io voglio sapere se ci sono ancora gli assoluti o se io sono sacerdote di colpevoli illusioni; se è vero che saremo finalmente liberi se saremo ancora liberi se saremo mai liberi. Io voglio sapete se cantare è ancora possibile se da ricchi canteremo ancora, se ancora sarà possibile contemplare se la bellezza esisterà sempre. Io voglio sapere qual è il potere di resistere, se sopravviverà ancora l’amore, se pure è mai esistito. Io voglio sapere se resisterà ancora Cristo, perché io mi ammazzo. Io voglio sapere se l’uomo cresce e quale sarà l’intelligenza d’un abitante della megapoli; se la scienza non sia la morte e questa macchina non sia la nostra bara di acciaio. Io voglio sapere se esiste una forza salvatrice che almeno la chiesa non sia la tomba di Dio, l’ultima sconfitta dell’uomo. Io voglio sapere se la pace è possibile se la giustizia è possibile se lo spirito è più forte della forza. Io voglio sapere se qualcuno ha fede ancora in un futuro. Io voglio sapere se Cristo è veramente risorto se la Chiesa ha mai creduto che sia veramente risorto. Perché allora è una potenza? Perché non va per le strade come una follia di sole a dire: Cristo è risorto, è risorto! Perché non si libera dalla ragione e non rinuncia alle ricchezze per questa sola ricchezza di gioia? Perché non dà fuoco alle cattedrali, non abbraccia ogni uomo sulle strade chiunque egli sia, per dirgli solo: è risorto! E piangere insieme, piangere di gioia? Perché non fa solo questo e dice che tutto il resto è vano? Ma dirlo con la vita con mani candide e occhi di fanciulli. Come l’angelo del sepolcro vuoto con la veste bianca di neve al sole, a dire: «non cercate tra i morti colui che vive, ecco, vi precede su tutte le vie». Mia chiesa amata e infedele, mia amarezza di ogni domenica, chiesa che vorrei impazzita di gioia perché è veramente risorto. E noi grondare luce perché vive di noi: noi questa sola umanità bianca ad ogni festa in questo mondo del nulla e della morte. Amen (David Maria Turoldo - 19 marzo 1972)
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