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"ALLA RICERCA DELLA PACE RIPARTENDO DAL CONCILIO ECUMENICO VATICANO II"
25 Novembre 2012:
Canto iniziale
Beato l’uomo
Introduzione
GAUDIUM ET SPES: Proemio
1. Intima unione della Chiesa con l'intera famiglia umana. Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore. La loro comunità, infatti, è composta di uomini i quali, riuniti insieme nel Cristo, sono guidati dallo Spirito Santo nel loro pellegrinaggio verso il regno del Padre, ed hanno ricevuto un messaggio di salvezza da proporre a tutti. Perciò la comunità dei cristiani si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia. Momento interattivo: a 2 a 2 ci confrontiamo su quali sono le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi. Cantico intercalato dal canone: Bonum est confidere in Domino, bonum sperare in Domino. Luca 1, 68-79 68 « Benedetto il
Signore Dio d'Israele, 76 E tu, bambino,
sarai chiamato profeta dell'Altissimo 78 grazie alla
bontà misericordiosa del nostro Dio, GAUDIUM ET SPES n.78. La natura della pace La pace non è la semplice assenza della guerra, né può ridursi unicamente a rendere stabile l'equilibrio delle forze avverse; essa non è effetto di una dispotica dominazione, ma viene con tutta esattezza definita a opera della giustizia » (Is 32,7). È il frutto dell'ordine impresso nella società umana dal suo divino Fondatore e che deve essere attuato dagli uomini che aspirano ardentemente ad una giustizia sempre più perfetta. Infatti il bene comune del genere umano è regolato, sì, nella sua sostanza, dalla legge eterna, ma nelle sue esigenze concrete è soggetto a continue variazioni lungo il corso del tempo; per questo la pace non è mai qualcosa di raggiunto una volta per tutte, ma è un edificio da costruirsi continuamente. Poiché inoltre la volontà umana è labile e ferita per di più dal peccato, l'acquisto della pace esige da ognuno il costante dominio delle passioni e la vigilanza della legittima autorità. Tuttavia questo non basta. Tale pace non si può ottenere sulla terra se non è tutelato il bene delle persone e se gli uomini non possono scambiarsi con fiducia e liberamente le ricchezze del loro animo e del loro ingegno. La ferma volontà di rispettare gli altri uomini e gli altri popoli e la loro dignità, e l'assidua pratica della fratellanza umana sono assolutamente necessarie per la costruzione della pace. In tal modo la pace è frutto anche dell'amore, il quale va oltre quanto può apportare la semplice giustizia. La pace terrena, che nasce dall'amore del prossimo, è essa stessa immagine ed effetto della pace di Cristo che promana dal Padre. Il Figlio incarnato infatti, principe della pace, per mezzo della sua croce ha riconciliato tutti gli uomini con Dio; ristabilendo l'unità di tutti in un solo popolo e in un solo corpo, ha ucciso nella sua carne (166) l'odio e, nella gloria della sua risurrezione, ha diffuso lo Spirito di amore nel cuore degli uomini. Pertanto tutti i cristiani sono chiamati con insistenza a praticare la verità nell'amore (Ef 4,15) e ad unirsi a tutti gli uomini sinceramente amanti della pace per implorarla dal cielo e per attuarla. Mossi dal medesimo spirito, noi non possiamo non lodare coloro che, rinunciando alla violenza nella rivendicazione dei loro diritti, ricorrono a quei mezzi di difesa che sono, del resto, alla portata anche dei più deboli, purché ciò si possa fare senza pregiudizio dei diritti e dei doveri degli altri o della comunità. Gli uomini, in quanto peccatori, sono e saranno sempre sotto la minaccia della guerra fino alla venuta di Cristo; ma in quanto riescono, uniti nell'amore, a vincere i1 peccato essi vincono anche la violenza, fino alla realizzazione di quella parola divina « Con le loro spade costruiranno aratri e falci con le loro lance; nessun popolo prenderà più le armi contro un altro popolo, né si eserciteranno più per la guerra» (Is 2,4).
Ascoltiamo una storia di liberazione dove il solo contatto col mantello di Gesù dona ad una donna emarginata e umiliata, la “pace”cioè la piena comunione e dignità di figlia di Dio, in una prospettiva dirompente e rivoluzionaria per quell'ambiente.
Dal Vangelo secondo Luca ( Lc 5, 25-34) 25 Or una donna, che
da dodici anni era affetta da emorragia 26 e aveva molto sofferto per
opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun
vantaggio, anzi peggiorando, 27 udito parlare di Gesù, venne tra la
folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva infatti: 28 «Se
riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita». 29 E
subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era
stata guarita da quel male. Canone: Da pacem cordium, da pacem cordium. Da pacem! Da pacem!
GAUDIUM ET SPES n.80. La guerra totale Il progresso delle armi scientifiche ha enormemente accresciuto l'orrore e l'atrocità della guerra. Le azioni militari, infatti, se condotte con questi mezzi, possono produrre distruzioni immani e indiscriminate, che superano pertanto di gran lunga i limiti di una legittima difesa. Anzi, se mezzi di tal genere, quali ormai si trovano negli arsenali delle grandi potenze, venissero pienamente utilizzati, si avrebbe la reciproca e pressoché totale distruzione delle parti contendenti, senza considerare le molte devastazioni che ne deriverebbero nel resto del mondo e gli effetti letali che sono la conseguenza dell'uso di queste armi. Tutte queste cose ci obbligano a considerare l'argomento della guerra con mentalità completamente nuova (167). Sappiano gli uomini di questa età che dovranno rendere severo conto dei loro atti di guerra, perché il corso dei tempi futuri dipenderà in gran parte dalle loro decisioni di oggi. Avendo ben considerato tutte queste cose, questo sacro Concilio, facendo proprie le condanne della guerra totale già pronunciate dai recenti sommi Pontefici dichiara (168): Ogni atto di guerra, che mira indiscriminatamente alla distruzione di intere città o di vaste regioni e dei loro abitanti, è delitto contro Dio e contro la stessa umanità e va condannato con fermezza e senza esitazione.
Canone:
The Kingdom of God is
Justice and Peace and Joy in the Holy Spirit. Da PACE E VANGELO di Giacomo Lercaro Intervento scritto sullo schema XIII dell’ott. 1965 intercalate dal canone: Dona la pace Signore a chi confida in te. Dona, dona la pace Signore, dona la pace. La chiesa oggi non deve solo parlare di pace, pregare per la pace, scongiurare gli uomini perché facciano la pace, ma deve farsi con un immenso coraggio — con l’audacia di papa Giovanni, il profeta della pace — deve farsi essa stessa facitrice di pace: per le vie non umane e tutte spirituali che le sono proprie essa, ed essa sola, può dare al mondo la pace «che è Cristo stesso» (Ef 2,14-17), il quale ha stabilito e stabilisce la pace non attraverso i compromessi o i buoni uffici umani ma «per mezzo del sangue della sua croce» (Col 1,20).[….] Ma soprattutto la chiesa deve portare il suo giudizio su alcuni punti cruciali, supremi della presente dialettica della guerra. Questo giudizio non può essere il timido discorso dello schema, moralistico, casistico, pieno di descrizioni analitiche e distinzioni troppo sottili, che lasciano aperte troppe riserve e troppe ambiguità. Al contrario, deve essere un discorso assoluto, sintetico, evangelico, che è il solo che oggi risponde all’ansia dei popoli e pur nella sua apparente inverosimiglianza è l’unico vero, l’unico che può allontanare la guerra e fare la pace, non per il calcolo umano ma per la forza creatrice della parola di Dio.[….] [….] Rispetto alle armi di potenza distruttiva indiscriminata (specialmente le armi atomiche, batteriologiche e chimiche) la chiesa non deve limitarsi, come fa lo schema a deprecarne un eventuale impiego, ma piuttosto deve ormai anticipare il giudizio che il Signore certo pronunzierà su di esse alla fine della storia umana: il possesso di quelle armi è già in sé una immane concentrazione di potenza e di violenza e pone le nazioni e i loro capi in una tentazione estremamente prossima a perpetrare i più gravi delitti contro l’umanità intera: pertanto quelle armi sono già in sé qualche cosa di demoniaco e un attentato temerario contro Dio e contraddicono le due ultime petizioni dell’orazione domenicale. «Non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal maligno».Così la chiesa non può neppure interinalmente ratificare i discorsi umani sull’equilibrio del terrore e su un’utilità, sia pure provvisoria, del possesso di quelle armi per la conservazione immediata della pace. La chiesa deve invece dire a tutti i possessori di quelle armi che non è lecito produrle e conservarle e che hanno l’obbligo categorico di giungere assolutamente e subito, senza dilazioni possibili, alla distruzione simultanea e totale di esse. Questo è il compito della chiesa: agli uomini responsabili spetta di ricavarne le conseguenze pratiche secondo loro scienza e coscienza. Questo è il vero realismo che non solo rispetta i principi ma di fatto solo può concorrere a rendere la pace possibile. Questo è il giudizio che la chiesa deve annunziare ai popoli: e in particolare ai popoli che si dicono cristiani e che talvolta possono essere tentati di credere di potere proteggere il loro cristianesimo dietro gli stoks atomici [….] Certo contro un ingiusto aggressore può essere legittima e doverosa la resistenza: ma solo la resistenza dello spìrito, della superiorità sapienziale, della magnanimità, del coraggio, della solidarietà nazionale mentre la resistenza violenta, la guerra, sia pure di difesa — a questo grado di sviluppo tecnico, a questo grado di indivisibilità della pace e della guerra nel mondo, a questo grado di consapevolezza etica dell’umanità — appare sempre meno possibile alla luce del vangelo di cui l’umanità prende progressivamente consapevolezza per il soffio dello Spirito.Tanto meno la guerra può oggi mai dirsi doverosa alla luce della dottrina e dell’esempio di Cristo.[….] [….] Non possiamo dare all’ateismo contemporaneo risposta più semplice, più espressiva, più coerente di questa: affidarsi, in questo estremo pericolo dell’umanità non alla difesa delle armi e della prudenza politica, ma unicamente alla protezione del Signore Gesù, sul quale vediamo «il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere» (Gv 1,51). Preghiere dei fedeli :riprendiamo e preghiamo ciò che si è meditato durante le letture e durante il momento interattivo iniziale. Intercaliamo le preghiere con Kyrie eleison. Padre nostro Preghiera finale: Gesù nostra pace, senza aver ancora una chiara visione, tu ci fai avanzare per mezzo della fede, credere senza avere visto. E così ci manteniamo nell'attesa di una luce interiore che non ci abbandonerà mai. Canone: L'ajouda em vindrà del Senyor, del Senyor, el nostre Déu, que ha fet el cel i la terra, el cel y la terra.( L'aiuto verrà dal Signore, che ha fatto cielo e terra. Sal 121)
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