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01 Marzo 2008: veglia
di preghiera «Un ponte per Betlemme»
Camminando e
pregando lungo il muro.
Avanti e indietro lungo il muro che soffoca la città, le mani strette
attorno ai piccoli grani del rosario, le labbra schiuse a implorare pietà e
giustizia al Dio della Pace.
Così da un anno e mezzo le suore di Betlemme, ogni venerdì, pregano perché
cessino le sofferenze dei loro fratelli palestinesi, cristiani e musulmani;
perché crolli quella mostruosità che hanno visto crescere metro dopo metro.
E camminano instancabili avanti e indietro di fronte alle mimetiche dei
soldati, al grigio freddo del cemento, agli sguardi supplici di chi affida
loro la propria intramontata speranza di pace.
Ci chiedono oggi di unirci ai loro passi e alla loro preghiera.
Canto: QUALE GIOIA
Rit.: Quale gioia, mi dissero: “Andremo alla casa del Signore.” Ora
i piedi, o Gerusalemme, si fermano davanti a te.
1. Ora Gerusalemme è ricostruita come città salda, forte ed unita.
Rit.
2. Salgono insieme le tribù di Jahvè, per lodare il nome del Dio
d'Israel. RIt.
5. Su di te sia pace, chiederò il tuo bene; per la casa di Dio
chiederà la gioia. Rit.
Dal libro del profeta Isaia (2,1-5 11-17)
Ciò
che Isaia, figlio di Amoz,
vide riguardo a Giuda e a Gerusalemme.
Alla fine dei giorni,
il monte del tempio del Signore
sarà eretto sulla cima dei monti
e sarà più alto dei colli;
ad esso affluiranno tutte le genti.
Verranno molti popoli e diranno:
«Venite, saliamo sul monte del Signore,
al tempio del Dio di Giacobbe,
perché ci indichi le sue vie
e possiamo camminare per i suoi sentieri».
Poiché
da Sion uscirà la legge
e da Gerusalemme la parola del Signore.
Egli sarà giudice fra le genti
e sarà arbitro fra molti popoli.
Forgeranno le loro spade in vomeri,
le loro lance in falci;
un popolo non alzerà più la spada
contro un altro popolo,
non si eserciteranno più nell'arte della guerra.
Casa di Giacobbe, vieni,
camminiamo nella luce del Signore. |
L'uomo
abbasserà gli occhi orgogliosi,
l'alterigia umana si piegherà;
sarà esaltato il Signore, lui solo
in quel giorno.
Poiché ci sarà un giorno del Signore
contro ogni superbo e altero,
contro chiunque si innalza
contro ogni torre eccelsa,
contro ogni muro inaccessibile,
Sarà piegato l'orgoglio degli uomini,
sarà abbassata l'alterigia umana.
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In cammino con
Etty Hillesum
Sono mille e
mille, nella nostra storia di uomini e donne, le pagine intrise di sangue
innocente e mille ancora le volte in cui, un tempo in Europa, ora in
Palestina e altrove, folli o lucidissimi governanti hanno pianificato campi
di concentramento e prigioni a cielo aperto. Ovunque gli stessi muri di
odio, gli stessi reticolati, lo stesso filo spinato e torrette di guardia a
garantire un'improbabile e disumana 'sicurezza'. Ma già Etty Hillesum,
giovane ebrea deportata ed uccisa ad Auschwitz sessant’anni fa, ne
denunciava l'assurdità.
"Il filo
spinato è una pura questione di opinioni. 'Noi dietro il filo spinato!-
diceva un vecchio signore indistruttibile accennando malinconicamente con la
mano - sono piuttosto loro a vivere dietro il filo spinato'. E intanto
indicava le alte ville, che stanno come guardiani dall'altra parte della
recinzione.
Se il filo spinato circondasse semplicemente il campo, si saprebbe almeno
dove si sta: ma anche nel campo stesso, intorno e tra le baracche, si
snodano questi fili del ventesimo secolo e formano una rete labirintica e
impenetrabile".
(Lettere
1942-1943, pagg. 39-40, ed. Adelphi)
Canone: Nada te turbe, nada te espante: quien a
Dios tiene nada le falta!
Nada te turbe, nada te espante: solo Dios basta!
Potremo
condividere tante cose quest’inverno: se sapremo aiutarci reciprocamente a
sopportare il freddo, il buio, la fame. E se capiremo che ci toccherà
sopportare tutto ciò insieme con l’umanità intera, anche con i nostri
cosiddetti nemici; e se ci sentiremo inseriti in un tutto e sapremo essere
uno dei tanti fronti sparsi per tutta la terra.
(Diario,
pag.213)
Canone: Nada te turbe...
Ad ogni nuovo
crimine o orrore dovremo opporre un nuovo pezzetto d’amore e di bontà che
avremo conquistato in noi stessi. Possiamo soffrire ma non dobbiamo
soccombere.
(Diario, p.
245)
Canone: Nada te turbe...
Una pace
futura potrà essere veramente tale solo se ogni uomo si sarà liberato
dall’odio verso il prossimo, di qualunque razza e popolo, se avrà superato
quest’odio e l’avrà trasformato in qualcosa di diverso, forse alla lunga in
amore, se non è chiedere troppo. È l’unica soluzione possibile. Possiamo
essere combattivi e fedeli ai nostri principi senza immergerci nell’odio.
(Diario, p.127)
Canone: Nada te turbe...
Dal libro del profeta Isaia (62,1-5)
Per amore di Sion non tacerò,
per amore di Gerusalemme non mi darò pace,
finché non sorga come stella la sua giustizia
e la sua salvezza non risplenda come lampada.
Allora i popoli vedranno la tua giustizia,
tutti i re la tua gloria;
ti si chiamerà con un nome nuovo
che la bocca del Signore indicherà.
Sarai una magnifica corona nella mano del Signore,
un diadema regale nella palma del tuo Dio. |
Nessuno ti chiamerà più Abbandonata,
né la tua terra sarà più detta Devastata,
ma tu sarai chiamata Mio compiacimento
e la tua terra, Sposata,
perché il Signore si compiacerà di te
e la tua terra avrà uno sposo.
Sì, come un giovane sposa una vergine,
così ti sposerà il tuo architetto;
come gioisce lo sposo per la sposa,
così il tuo Dio gioirà per te.
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Salmo 34
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore,
ascoltino gli umili e si rallegrino.
Celebrate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore e mi ha risposto
e da ogni timore mi ha liberato.
Guardate a lui e sarete raggianti,
non saranno confusi i vostri volti.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo libera da tutte le sue angosce.
L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono e li salva.
Gustate e vedete quanto è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia.
Temete il Signore, suoi santi,
nulla manca a coloro che lo temono.
I ricchi impoveriscono e hanno fame,
ma chi cerca il Signore non manca di nulla. |
Venite, figli, ascoltatemi;
v’insegnerò il timore del Signore.
C’è qualcuno che desidera la vita
e brama lunghi giorni per gustare il bene?
Preserva la lingua dal male,
le labbra da parole bugiarde.
Stá lontano dal male e fà il bene,
cerca la pace e perseguila.
Gli occhi del Signore sui giusti,
i suoi orecchi al loro grido di aiuto.
Il volto del Signore contro i malfattori,
per cancellarne dalla terra il ricordo.
Gridano e il Signore li ascolta,
li salva da tutte le loro angosce.
Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito,
egli salva gli spiriti affranti.
Molte sono le sventure del giusto,
ma lo libera da tutte il Signore.
Preserva tutte le sue ossa,
neppure uno sarà spezzato.
La malizia uccide l’empio
e chi odia il giusto sarà punito.
Il Signore riscatta la vita dei suoi servi,
chi in
lui si rifugia non sarà condannato |
Mons. Michel Sabbah, Patriarca latino di Gerusalemme.
Rivolgendosi agli abitanti del piccolo villaggio di Aboud, li ha
incoraggiati a resistere e a credere nella forza dell’amore e della
giustizia.
Fratelli e sorelle,
siamo venuti oggi a pregare con voi e a presiedere la vostra preghiera per
sostenere la vostra fede in questi giorni difficili e in particolare in
questa circostanza che state attraversando a causa del muro di separazione
che si sta costruendo anche nel vostro villaggio e che porta alla confisca
di una gran parte dei vostri terreni. […]
La vostra fede getta una luce nuova su tutti gli eventi della vita privata e
pubblica, anche sulla costruzione del muro e l’annessione di terra. Con
questa luce nuova, ci scopriamo costruttori della nostra storia oggi e per
il futuro, restando forti nell’annunziare la giustizia e l'amore. L'annunzio
di Dio per noi e per ogni persona umana, palestinese e israeliana, è il
lieto annunzio per gli afflitti e per i prigionieri, sia nelle prigioni
politiche sia nelle prigioni del proprio egoismo e delle proprie ambizioni
[…]
E noi con la fede e con l’amore, costruiamo insieme a Dio la nostra pace e
quella degli altri: così finiremo per ottenere la giustizia che tanto
invochiamo.
Con tutta la nostra fede e con l’amore che ci spinge ad agire, noi esigiamo
che il muro sia demolito e diciamo che è immorale ed ingiusto; è
un’aggressione contro i nostri terreni e le nostre proprietà; è sbagliato
perché è un’aggressione ai nostri rapporti amichevoli; rapporti di amicizia
che invece devono prevalere tra i due popoli. Abbiamo bisogno, come ha detto
Papa Giovanni Paolo II, di ponti non di muri. Il muro separa, divide, genera
odio e morte; il muro fa permanere la violenza. […]
Per questo oggi dobbiamo pregare. E dopo aver pregato cammineremo; […] un
cammino in silenzio, per domandare a Dio di esaudirci. Ma intanto domandiamo
agli uomini di ascoltare e rispondere al nostro appello per capire che il
muro è un male e un danno per tutti. Preghiamo e la nostra preghiera sia
supplica di pace per noi e per loro. […] Amen.
Consegna delle chiavi: ognuno di noi porta
all'altare le chiavi che ha portato per ricordare l'esproprio delle case
palestinesi nel 1948. Nel frattempo intoniamo il canone:
The kingdom of God is justice and
peace and joy in the Holy Spirit.
Come, Lord, and open in us the gates of your kingdom
Dal libro del profeta Osea [2,16-20]
Perciò, ecco, la attirerò a me,
la condurrò nel deserto
e parlerò al suo cuore.
Le renderò le sue vigne
e trasformerò la valle di Acòa
in porta di speranza.
Là canterà
come nei giorni della sua giovinezza,
come quando uscì dal paese d’Egitto.
E avverrà in quel giorno
- oracolo del Signore -
mi chiamerai: Marito mio, |
e non mi chiamerai più: Mio padrone.
Le toglierò dalla bocca
i nomi dei Baal,
che non saranno più ricordati.
In quel tempo farò per loro un’alleanza
con le bestie della terra
e gli uccelli del cielo
e con i rettili del suolo;
arco e spada e guerra
eliminerò dal paese;
e li farò riposare tranquilli.
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Mons. Michel Sabbah, Pasqua 2004
Viviamo giorni in cui la ragione è assente e ci troviamo abbandonati alla
‘follia degli uomini’ che
non vedono soluzioni se non nella effusione di sangue e nell’annientamento
della
persona umana. È per questo che le città sono occupate e rioccupate e
attaccate; delle persone sono uccise, altre sono fatte prigioniere e, nello
stesso tempo, l’assedio continua su ogni città e ogni villaggio e tutta la
vita di ogni giorno è sottoposta all’oppressione. Occorre che i responsabili
ritornino alla ragione e ammettano che ogni persona umana è eguale, sia
palestinese sia israeliana. Hanno ucciso migliaia di persone e il popolo è
rimasto sempre quello, a reclamare la sua libertà. E se continuano nella
stessa strada, uccideranno ancora altre persone e il popolo resterà ancora a
reclamare la sua libertà. È tempo ormai che i responsabili intraprendano la
vera via della sicurezza: dei cuori amici sono i soli garanti della
sicurezza. E i cuori oggi ostili saranno domani cuori amici, una volta che
gli saranno resi la loro libertà e la loro terra. Allora cadrà il muro che
oggi si costruisce e nello stesso tempo cadranno i muri di odio eretti nei
loro cuori. Allora fiorirà la sicurezza, senza bisogno dei muri e delle armi
di distruzione”.
Lettore: dal filo spinato intorno alle sorgenti e dai pozzi avvelenati,
liberaci o Signore.
Tutti: liberaci, o Signore.
Consiglio delle Chiese di Milano, luglio 2004
“Condannando ogni forma di violenza e di sopruso e ogni confusione tra
vittime e assassini,
solidali con chi è nell’angoscia e attende giustizia, vorremmo poterci porre
nel mezzo del
vostro conflitto stringendo la mano dell’uno e dell’altro. Non vi
nascondiamo il nostro timore che
le politiche in atto siano destinate alla reciproca distruzione. E’ nel nome
dell’unico Dio
Creatore e Signore che chiediamo pace per Gerusalemme, pace per il popolo
ebraico e per il popolo palestinese, pace per la terra che essi sono
chiamati ad abitare insieme. A coloro che aprono finestre e porte di dialogo
Dio conceda perseveranza, fortezza e consolazione affinché le nuove
generazioni possano sperare un mondo di pace”
Lettore: dalle complicità politiche che trovano vantaggio nel permanere
dello stato di violenza, liberaci o Signore.
Tutti: liberaci, o Signore
Don Primo Mazzolari, dalla predica di Natale del 1931
Perché si sta tanto male oggi? Quasi tutti sono d’accordo nel dire che la
colpa è delle barriere. Quali barriere? Tutte! Dalle doganali alle
nazionali, dalle individuali alle collettive, anche quelle che sembrano
giustificate dai sacri egoismi.
Trovata la causa, trovato il rimedio: demoliamo le barriere! Parrebbe una
cosa facile ma invece, sia perché manchi la volontà o l’animo, nessuno ci si
prova, o trovandovisi non conclude. Vedo gente che col pretesto di demolire
qualche barriera ha finito per innalzarne di nuove e di più grandi.
Lettore: dalla Terra Promessa ghettizzata e non condivisa, liberaci o
Signore.
Tutti: liberaci, o Signore
Don Primo Mazzolari, dalla predica di Natale del 1931
Che
ne pensa la religione dei muri?
I
muri sono costruzioni umane: Dio non li ha voluti né comandati. Barriera è
parola anti-religiosa poiché la religione unisce. Dio non ha fatto le
montagne, i fiumi, i mari perché dividessero i popoli, come, distribuendo
variamente i suoi doni di fecondità, di forza, d’intelligenza, non ha inteso
che servissero come motivo di separazione e di differenza tra gli uomini.
Neppure il muro di casa o la cinta del campo, neppure la diversità degli
usi, del linguaggio, dei colori, niente è divisorio nel pensiero divino.
Quindi la religione non approva nessuna barriera.
Lettore: dallo sradicamento di famiglie dalle proprie case e da
generazioni senza speranza, liberaci o Signore.
Tutti: liberaci, o Signore
Preghiere libere intervallate dal canone:
Misericordias Domini in æternum cantabo
Dalla
lettera agli Efesini di San Paolo apostolo (2,11-22)
Perciò ricordatevi che un tempo voi, pagani per nascita, chiamati
incirconcisi da quelli che si dicono circoncisi perché tali sono nella carne
per mano di uomo, ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo,
esclusi dalla cittadinanza d’Israele, estranei ai patti della promessa,
senza speranza e senza Dio in questo mondo. Ora invece, in Cristo Gesù, voi
che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di
Cristo.
Egli infatti è la nostra pace,
colui che ha fatto dei due un popolo solo,
abbattendo il muro di separazione che era frammezzo,
cioè l’inimicizia,
annullando, per mezzo della sua carne,
la legge fatta di prescrizioni e di decreti,
per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo,
facendo la pace,
e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo,
per mezzo della croce,
distruggendo in se stesso l’inimicizia.
Egli è venuto perciò ad annunziare pace
a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini.
Per mezzo di lui possiamo presentarci, gli uni e gli
altri,
al Padre in un solo Spirito.
Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei
santi e familiari di Dio, edificati
sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra
angolare lo stesso Cristo Gesù. In lui ogni costruzione cresce ben ordinata
per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi insieme con gli altri
venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito.
Il cuore di un palestinese ad un ebreo
Poche ore dopo l'attentato di Tel Aviv del 1° giugno 2001, una persona
entra improvvisamente in un caffè dei campoprofughi palestinese di Shuafat,
presso la parte nord di Gerusalemme, e spara a Mazen Jouliani, 33 anni,
farmacista palestinese, ferendolo gravemente. Secondo la polizia israeliana
a colpire è stato un altro palestinese, per un litigio; ma i testimoni
affermano invece che ad uccidere Mazen - "un uomo mite, che non aveva
nemici" - è stato un colono ebreo. Trasportato all'Hadassah, grande clinica
universitaria di Gerusalemme, ben presto il ferito si avvia alla morte
cerebrale. E la dottoressa Tamar Ashkenazi, dei Centro coordinamento
trapianti di Israele, chiede ai genìtorì se sono disposti a donare gli
organi dei figlio a chi ne abbia bisogno.
I due (riprendiamo questa cronaca da La Repubblica e dal Jerusalem Post dei
5 giugno) si recano alla moschea per discutere dei funerali, che si terranno
proprio alla Spianata. L'imam - racconterà poi la madre - di ha suggerito
caldamente di donare gli organi di Mazen per un trapianto, “perché per
l'Islam è un dovere salvare la vita dei prossimo”. Allora gli abbiamo
chiesto se dovevamo donare gli organi necessariamente ad un musulmano. L'imam
ha risposto che non aveva alcuna importanza: ad un musulmano, ad un
cristiano, ad un ebreo, a chiunque avesse veramente bisogno”.
Così i Jouliani donano gli organi dei figlio, perché vengano dati a chi più
ne ha necessità. Il cuore di Mazen batte ora in un ebreo di 37 anni, i
polmoni in uno di 62, il fegato in uno di 61, un rene ed il pancreas in una
donna di 30 anni, un altro rene in un ragazzo di 13 anni (anche queste
persone tutte ebree israeliane).
La famiglia Jouliani e quella dell'uomo con il cuore nuovo hanno deciso di
incontrarsi, per proporre insieme una dichiarazione sulla pace. Afferma la
madre di Mazen: "So che ad uccidere nostro figlio è stato un ebreo. Ma gli
ammalati sono tutti uguali, sono tutti esseri umani, razza e religione non
contano. Con questo gesto, speriamo almeno che la morte di Mazen serva a
qualcosa. Speriamo che gli israeliani capiscano che i palestinesi non sono
soltanto delle 'bestie sanguinarie', come ci ha chiamati Sharon dopo
l'attentato di Tel Aviv [dei 1° giugno]. Perché tutto questo sangue? Perché
tutto questo odio? Perché non possiamo imparare a vivere insieme, vicini, su
questa terra?'.
(da "Gerusalemme, città santa e lacerata" di L. Sandri).
Canto: SVEGLIATI O SION
Rit.: Svegliati, svegliati, o Sion, metti le vesti più belle; scuoti la
polvere ed alzati, Santa Gerusalemme.
1. Ecco ti tolgo di mano il calice della vertigine; la coppa della
mia ira tu non berrai più. Rit.
2. Sciogli dal collo i legami e leva al cielo e tuoi occhi; schiava
figlia di Sion, io ti libererò. Rit.
3. Come son belli sui monti i piedi del messaggero; colui che
annunzia la pace è messaggero di bene. Rit.
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