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21 Maggio 2008: veglia di preghiera «Per i piccoli e per i poveri»
Nell'impegno per la giustizia, la strada privilegiata
di ogni liberazione. CANTO INIZIALE
da : GAUDIUM ET SPES
Cresce frattanto la
convinzione che l'umanità non solo può e deve sempre più rafforzare il suo
dominio sul creato, ma che le compete inoltre instaurare un ordine politico,
sociale ed economico che sempre più e meglio serva l'uomo e aiuti i singoli
e i gruppi ad affermare e sviluppare la propria dignità. Donde le aspre
rivendicazioni di tanti che, prendendo nettamente coscienza, reputano di
essere stati privati di quei beni per ingiustizia o per una non equa
distribuzione.
CANTO
|
9 II Signore decide la causa dei
popoli: |
15 Ecco,
l'empio produce ingiustizia, |
Dal primo libro di Samuele cap. 25
Davide si alzò e scese al deserto di Paran.
Vi era in Maon un uomo che possedeva beni a Carmel; costui era molto ricco,
aveva un gregge di tremila pecore e mille capre e si trovava a Carmel per
tosare il gregge. Quest'uomo si chiamava Nabal e sua moglie Abigail. La
donna era di buon senso e di bell'aspetto, ma il marito era brutale e
cattivo; era un Calebita. Davide nel deserto sentì che Nabal era alla
tosatura del gregge. Allora Davide inviò dieci giovani; Davide disse a
questi giovani: «Salite a Carmel, andate da Nabal e chiedetegli a mio nome
se sta bene. Voi direte così a mio fratello: Pace a te e pace alla tua casa
e pace a quanto ti appartiene! Ho sentito appunto che stanno tosando le tue
pecore. Ebbene, quando i tuoi pastori sono stati con noi, non li abbiamo
molestati e niente delle loro cose ha subito danno finché sono stati a
Carmel. Interroga i tuoi uomini e ti informeranno. Questi giovani trovino
grazia ai tuoi occhi, perché siamo giunti in un giorno lieto. Dà, ti prego,
quanto puoi dare ai tuoi servi e al tuo figlio Davide». Gli uomini di Davide
andarono e fecero a Nabal tutto quel discorso a nome di Davide e attesero.
Ma Nabal rispose ai servi di Davide: «Chi è Davide e chi è il figlio di
Iesse? Oggi sono troppi i servi che scappano dai loro padroni. Devo prendere
il pane, l'acqua e la carne che ho preparato per i tosatori e darli a gente
che non so da dove venga?».
Gli uomini di Davide rifecero la strada, tornarono indietro e gli
riferirono tutto questo discorso. Allora Davide disse ai suoi uomini:
«Cingete tutti la spada!». Tutti cinsero la spada e Davide cinse la sua e
partirono dietro Davide circa quattrocento uomini. Duecento rimasero a
guardia dei bagagli.
CANTO
L'ULTIMO CIOTTOLO
Primo lettore
Carissimo Davide,
sono certo che questa lettera non ti farà piacere. Per tanti motivi. Prima
di tutto, perché fruga nel tuo torbido passato. E tu puoi essere uomo di Dio
finché vuoi, ma la rievocazione indiscreta delle proprie malefatte dà sempre
fastidio: anche quando sono state lavate da un pianto sincero come il tuo.
In secondo luogo, perché ti rovina un po' l'aureola di santo con cui, sia
pure attraverso la finestra del pentitismo, sei entrato nell'immaginario
della gente. È come se un cortocircuito ti fulminasse mezze lampadine della
corona di luce che ti splende sul capo.
E infine, perché mette in piazza un episodio poco conosciuto della tua vita.
Forse meno tenebroso del delitto passionale che ti condusse a far fuori Uria
e a portarti in casa la sua signora, ma senza dubbio più inquietante, almeno
nelle proporzioni.
Hai già capito a quale episodio voglio alludere. Si tratta di una fosca
vicenda di estorsione, di fronte alla quale quelle dei taglieggiatori di
oggi, che pretendono mazzette e impongono tangenti, sembrano giochi da
bambini. Meno male che non si concluse in un bagno di sangue, così come in
un primo momento tutto lasciava presagire. Se no saresti passato alla storia
come il più iniquo rackettaro di tutti i tempi.
Ti chiedo scusa fin d'ora, comunque, per questa irruzione impietosa nelle
tue vicende private. Non lo faccio per smanie dissacratorie. Ci mancherebbe
altro che dovessi screditare dinnanzi all'opinione pubblica il capostipite
del mio Signore Gesù! Per me rimani sempre «il santo profeta Davide», e,
finché campo, ti sarò debitore per quello che i tuoi salmi hanno dato alla
mia preghiera personale, arricchendola di poesia e di speranza.
Se mi intrometto nei tuoi affari e pubblicizzo un fascicolo poco noto dei
tuoi trascorsi delinquenziali, è solo per dire che tutte le lacrime che
hanno scavato il tuo volto sono state versate per cancellare anche quel
crimine. Che se il tuo peccato fu grande, ancora più grande fu il tuo
dolore. E che, pertanto, se è vero che invochiamo San Pietro perché ci
preservi dal tradimento San Tommaso
apostolo perché ci scampi e liberi dall'incredulità non vedo perché non
dobbiamo implorare te per essere risparmiati, in termini attivi e passivi,
da quel «delitto di estorsione» che ti vide perverso protagonista.
Secondo lettore
Ma veniamo ai fatti. Li riassumo dal carteggio riportato nel capitolo
venticinque del primo libro di Samuele.
Dunque: un ricco massaro , di nome Nabal, che possedeva tra pecore e capre,
quattromila capi di bestiame, andò a Carmel per tosare il gregge.
Affari d'oro, naturalmente, con tutta quella partita di pura lana vergine.
Un fatturato che al giorno d'oggi avrebbe mosso a invidia anche gli
industriali del Veneto.
Fu qui che la cupidigia ti " sedusse, caro il mio profeta. Inviasti dei
picciotti da Nabal e, per dirla in parole povere ma estremamente aggiornate
col vocabolario della malavita contemporanea, chiedesti il pizzo.
A dire il vero, la richiesta fu apparentemente cortese. Ci tenevi, del
resto, a dare all'operazione i tratti della correttezza formale. E mandasti
a dire testualmente così: «Ho sentito che stanno tosando le tue pecore.
Ebbene, quando i tuoi pastori sono stati con noi, non li abbiamo molestati e
niente delle loro cose ha subito danno ... Dà, ti prego, quanto puoi dare
... ".
Una vera e propria estorsione, la cui natura ricattatoria si svelò non
appena, essendosi Nabal rifiutato di pagare la tangente: passasti alle vie
di fatto senza neppure quelle procedure intermedie che si usano ai nostri
giorni. Oggi, quando uno si rifiuta di pagare la mazzetta, gli si fa
esplodere sotto casa una bomba di avvertimento o gli si forano le gomme
della macchina. Tu, invece, no . Neppure questa delicatezza hai voluto
usargli. Non gli hai sgangherato neanche la ruota di un traino, a scopo
intimidatorio.
Non ammettesti ragioni, insomma. Scavalcando a piè pari le manovre del
galateo malavitoso, chiamasti quattrocento esponenti della tua manovalanza
armata e ordinasti la rappresaglia: "Cingete tutti la spada ... a Nabal non
lascerò sopravvivere un solo maschio fino a domani mattina!».
Le cose si sarebbero messe davvero male, se non fosse intervenuta Abigail,
la moglie del massaro , la quale, o per paura o per chi sa quale altro
sentimento, capitolò di fronte a questa prepotenza di stampo mafioso. E,
siccome a quel tempo per impedire il cedimento al ricatto, non c'era la
magistratura che potesse ordinare il sequestro preventivo dei beni, questa
signora, che la Bibbia qualifica "di buon senso e di bell'aspetto»,
svuotò mezza masseria, caricò gli asini di ogni ben di Dio e ti venne
incontro, per mettersi sotto la tua protezione. Fu così che, soddisfatto da
quel pedaggio o affascinato dall'avvenenza della donna, placasti la tua ira
di feroce taglieggiatore e non ne facesti più nulla. O meglio, qualcosa la
facesti perché, essendogli a Nabal venuto un improvviso collasso
cardiocircolatorio, ti sposasti Abigail e ti beccasti in un colpo solo tutta
l'eredità. Alla faccia della giustizia!
Carissimo Davide, non dirmi che voglio fare dello scandalo a tutti i costi
sulla tua pelle o che, rimestando nelle memorie che forse pensavi archiviate
per sempre, inquino cinicamente la trasparenza con cui, presso i posteri,
continua a vivere la tua immagine.
Se ho dato pubblicità al tuo gesto criminoso, non è perché intenda avanzare
dubbi sui meriti che ti collocano tra i più grandi santi del Vecchio
Testamento. Ma è solo perché nessuno meglio di te ha fatto tesoro dei propri
errori e si è ravveduto a tal punto, da divenire maestro di conversione per
tutti. Non hai detto tu stesso nel Miserere «Insegnerò agli erranti le tue
vie, e i peccatori a te ritorneranno»? Insomma, è per apprendere meglio
questa lezione che ti scrivo.
Vedi, noi oggi stiamo passando un brutto quarto d'ora in fatto di
estorsione.
Se i nostri giornali arrivano anche in paradiso, non ti sfuggirà
certamente come le gesta della malavita organizzata occupino la maggior
parte delle prime pagine. E diventa sempre più difficile trovare un
sottotitolo che non abbia a che fare con <<'ndrangheta» e «camorra», con
«mafia» e «sacra corona unita», con violenze di «boss» e «blitz» di polizia.
Terzo lettore
Pare che l'industria della «tangente», anche a livello internazionale,
sia quella che tira di più. Non c'è imprenditore che non debba far la cresta
ai suoi proventi, pagando dazi da capogiro a oscure consorterie che
aleggiano alle sue spalle. Non c'è commerciante su cui non gravi la
soprattassa in favore di misteriosi geni tutelari, che gli preservino la
ditta dal fallimento. Non c'è professionista serio che non debba vivere
sotto la minaccia del ricatto, o che non debba percentualizzare una
consistente aliquota del suo patrimonio a fondo perduto se vuole lavorare
tranquillo.
Le classiche società d'assicurazione non coprono più. Occorre contrarre
polizze salatissime con le compagnie emergenti del crimine.
Si può evadere il fisco, ma non si possono evadere le cosche.
Si può sfuggire al braccio della giustizia, ma non si sfugge ai tentacoli
della piovra. Si può rinunciare perfino alla protezione dei patroni del
cielo, ma non si può fare a meno di affidarsi alla protezione dei «padrini»
della terra. Abbiamo davvero toccato il fondo della barbarie e non sappiamo
come liberarcene.
Le stiamo tentando un po' tutte: la mobilitazione delle coscienze perché si
ribellino alla legge dell'omertà, il ricorso ai numeri telefonici speciali
della prefettura per denunciare i tentativi di estorsione, il potenziamento
delle forze dell'ordine per scoraggiare gli illeciti, le istituzioni di
speciali commissioni antimafia per contenere i guasti del male ...
Ma non c'è niente da fare. Sono tutte armature pesanti, come quelle di Saul,
che non ci permetteranno mai di abbattere Golia.
Ci vuole ben altro per vincere questa battaglia di civiltà: il rifiuto di
ogni logica di violenza, la demistificazione della ricchezza, lo
smascheramento degli idoli del denaro, il ripudio del guadagno facile, il
rispetto della persona umana, la riscoperta della forza liberatrice del
lavoro, l'orrore per ogni forma di connivenza con l'ingiustizia.
Occorre, insomma, quel cambio interiore di cui, dopo l'iniquità che hai
commesso, tu ci sei stato impareggiabile maestro, e che porta un nome solo:
conversione del cuore.
Forse nella fionda, per abbattere il gigante, non ci è rimasto che quest'ultimo
ciottolo.
CANTO
Dal vangelo secondo Matteo cap. 18
Perciò il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Avendo cominciato a fare i conti, gli fu presentato uno che era debitore di diecimila talenti. E poiché quello non aveva i mezzi per pagare, il suo signore comandò che fosse venduto lui con la moglie e i figli e tutto quanto aveva, e che il debito fosse pagato. Perciò il servo, gettatosi a terra, gli si prostrò davanti, dicendo: "Abbi pazienza con me e ti pagherò tutto". Il signore di quel servo, mosso a compassione, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Ma quel servo, uscito, trovò uno dei suoi conservi che gli doveva cento denari; e, afferratolo, lo strangolava, dicendo: "Paga quello che devi!" Perciò il conservo, gettatosi a terra, lo pregava dicendo: "Abbi pazienza con me, e ti pagherò". Ma l'altro non volle; anzi andò e lo fece imprigionare, finché avesse pagato il debito. I suoi conservi, veduto il fatto, ne furono molto rattristati e andarono a riferire al loro signore tutto l'accaduto. Allora il suo signore lo chiamò a sé e gli disse: "Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito, perché tu me ne supplicasti; non dovevi anche tu aver pietà del tuo conservo, come io ho avuto pietà di te?" E il suo signore, adirato, lo diede in mano degli aguzzini fino a quando non avesse pagato tutto quello che gli doveva. Così vi farà anche il Padre mio celeste, se ognuno di voi non perdona di cuore al proprio fratello».
SILENZIO
Dio, Padre di tutti, abbi pietà di noi che fratelli
non siamo. |
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Bartolomè de Las Casas e Leonidas Proano, vescovi degli indios |
pregate per noi |
Oscar Arnulfo Romero, vescovo e martire dell’America latina, |
prega per noi |
Sergio Mendes Arceo, vescovo della solidarietà, |
prega per noi |
Chico Mendes, sindacalista, martire deIl’Amazzonia |
prega per noi |
Marianela Garcia, martire della giustizia e della pace, |
prega per noi |
Lele Ramin, missionario, martire per i senza terra, |
prega per noi |
Ignacio Ellacuria, gesuita, e piccola Celina, martiri del Centroamerica |
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Steve Biko, giornalista e martire sudafricano, |
prega per noi |
Mohandas Gandhi, Martin Luther King, Beato Giovanni XXIII, |
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Leone Tolstoj, Maria Montessori, don Lorenzo Milani, Aldo
Capitini, |
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Dietrich Bonhoeffer, Tani Latmiral, Dorothy Day e Bertha Von Sutter, testimoni della nonviolenza |
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S. Massimiliano,Franz Jaegerstatter, Rudolph Mayr-Nusser, primi martiri obiettori di coscienza |
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Giorgio La Pira, Bentrand Russel, Olaf Palme, politici nonviolenti |
pregate per noi |
Don Zeno Santin, don Primo Mazzolari, David Maria Turoldo, Carlo Carretto, Ernesto BaIducci, Sirio Politi, don Tonino Bello, testimoni della radicalità evangelica, |
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Aldo Moro, Vittorio Bachelet, Ezio Tarantella martiri del terrorismo |
pregate per noi |
Piersanti Mattarella, Pio La Torre e Bonsignore, martiri del servizio politico |
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Mauro Di Mauro, Walter Tobagi, Giancanlo Siani, Ilaria Alpi, Miran Hrovatin, Marcello Palmisano e tutti i giornalisti martiri della verità |
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Ciaccio Montalto, Chinnici, Saetta, Livatino, Giovanni e Francesca Falcone, Borsellino, Terranova, martiri per la giustizia, |
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Dalla Chiesa, Montana, Cassarà, Antiochia, Emanuela Loi e tutti i carabinieri e agenti uccisi dalle mafie, |
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Libero Grassi, industniale, e Giordano, negoziante, martiri antiracket, |
pregate per noi |
Don Pino Puglisi e don Peppe Diana, sacerdoti uccisi dalla mafia, |
pregate per noi |
Donne maltrattate, violentate, uccise nelle case e in tutte le guerre, |
pregate per noi |
Donne bosniache, somale, rwandesi, cecene, nostre sorelle, |
pregate per noi |
Bambini delle guerre dimenticate, |
pregate per noi |
Bambini dei vicoli di Napoli e Palermo, |
pregate per noi |
Ninos de las calles, meninos de rua, bambini iracheni e jugoslavi |
pregate per noi |
Bambini uccisi per le strade e dalle mafie, |
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LITANIA UN PO' INSOLITA
(si risponde tutti insieme alle invocazioni )
Maria rappresentante
di quelli che non contano
Dacci la gioia di lavorare nel
nascondimento, facci provare l'intima soddisfazione di non essere
importanti.
Madre dell
'impossibile
Aiutaci a vincere le battaglie
perse in partenza.
Vergine della
discrezione
Dacci la forza di fare e la
forza di sparire subito dopo
Vergine umilissima
Aiutaci a non prenderci troppo
sul serio, perché qualcuno possa prendere sul serio il messaggio del- tuo
Figlio Gesù
Creatura del sì
Non ci indurre in dimissione
Madre della
sollecitudine
Fa' che ci lasciamo svegliare
dal dolore di chi soffre, di chi è solo, di chi non ce la fa più a resistere
nella notte.
Madonna della strada
Facci camminare in direzione
degli altri e fa' che cerchiamo
i
primi posti solo quando si tratta di servire
il prossimo.
Madre della Parola
Restituiscici le parole
ripulite dalle chiacchiere
Sede della Sapienza
Insegnaci ad imparare
Vergine dell’
attenzione
Insegnaci ad amare con un
pizzico di fantasia ... e salvaci dall'abitudine.
Signora del coraggio
Dacci l'ostinazione di far
fiorire il deserto
Maestra di grammatica
cristiana
Correggi i nostri errori di
facilità e calcolo egoistico
Maria lampada
splendente
Apri gli occhi a tutti quelli
che non sono ciechi.
Vergine della gioia
inattesa
Dacci il sospetto che la
gioia è
altrove
Sorriso sul mondo
Intervieni d'urgenza
nell'impresa di spianare dei volti e Iiberaci dai musi lunghi.
(da "Credere, Amare, Sperare" di A. Pronzato)
Come figli del Dio della Pace recitiamo insieme:
Padre Nostro.
Orazione conclusiva.
Signore Gesù Cristo che hai firmato il tuo amore "folle" per noi con la croce J trattieni la tua Chiesa ai piedi di tutti i crocifissi della terra perché possa vivere e testimoniare in modo credibile la tua Pasqua e insegnale che l'unica vigliaccheria è essere assente mentre Tu sei presente nel dolore di ogni uomo.
CANTO FINALE
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