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3 Ottobre 2014: Celebrazione nella memoria del Martirio di Monte Sole
3 Ottobre 2014: INTRODUZIONE canto Celebrante: La grazia e la pace che vengono da Dio siano con tutti voi. Tutti: E con il tuo spirito Celebrante: Preghiamo. Vieni, o Santo Spirito, illumina con la luce della verità il nostro cammino nella storia, apri i nostri occhi perché vediamo il male commesso e tocca il nostro cuore, perché ci convertiamo. Donaci di riconoscere con fede che Gesù Cristo è morto e risorto per noi, per salvarci dai nostri peccati. Vieni, o Santo Spirito, infiammaci col fuoco del tuo amore, perché con umiltà e coraggio, sappiamo distinguere il bene e il male presenti nella nostra società e nella nostra vita di cristiani. Guarisci le nostre ferite e sostieni la nostra debolezza; rinnova tutta la nostra vita e ridonaci la forza dell’amore, perché risplenda in noi l'immagine di Cristo.
Buona sera, Essendo andati spesso, prima come gruppo locale di Pax Christi e poi come gruppo nazionale, negli ultimi 15 anni a Monte Sole, per imparare la nonviolenza da quella storia di violenza efferata e per andare in pellegrinaggio là dove, come disse Calamandrei, è nata la Costituzione (dalla resistenza), e avendo incontrato molti testimoni della strage, ci rendiamo sempre più conto non solo della verità dei fatti che negli anni si è fatta via via più limpida, ma anche della necessità di camminare insieme nella riconciliazione con la storia, nella riconciliazione tra le persone e nella riconciliazione della memoria collettiva che ancora oggi percepiamo “divisa”. A 70 anni dall’autunno del 1944, oggi sappiamo forse tutto quello che è possibile sapere: sappiamo che durò per una intera settimana dal 29 settembre al 5 ottobre 1944; sappiamo che fu una strage che interessò 3 comuni (Marzabotto, Monzuno, Grizzana), 115 luoghi (borghi, case, chiese, cimiteri), provocò la morte di 770 persone tra cui 216 bambini, 316 donne, 142 vecchi, 5 sacerdoti, una suora, e soprattutto abbiamo appurato che non fu una rappresaglia, bensì un’azione pianificata da tempo, una “bonifica del territorio” per la quale furono utilizzate truppe speciali: SS che avevano già tristemente operato nell’Europa dell’Est e anche a S. Anna di Stazzema. Sappiamo che fu una tragedia che colpì intere comunità, che colpì senza distinzione civili e partigiani, tanti contadini ma anche dei cittadini che erano sfollati a Monte Sole per sfuggire ai bombardamenti, che cioè colpì tutti quelli che si trovavano nell’area di Monte Sole pensando di essere in un luogo più sicuro e immaginando che ormai la guerra sarebbe passata “come un temporale” (e invece il 29 settembre iniziò una settimana di pioggia che metaforicamente annunciava una tempesta che davvero non sarebbe passata presto…). La tragedia che colpì tutti nello stesso modo avrebbe chiesto e chiederebbe una memoria comune e condivisa e invece abbiamo conosciuto e in qualche misura ancora oggi conosciamo una memoria divisa. La memoria divisa è derivata dalla divisione immediatamente successiva all’8 settembre del ’43 tra chi ha aderito e chi ha avversato la Repubblica di Salò, in pratica tra fascisti e antifascisti. Dopo la guerra gli antifascisti si sono a loro volta divisi tra comunisti e anticomunisti e ciò ha innescato la contrapposizione tra una memoria che potremmo definire filopartigiana e comunista e una memoria anticomunista. Sappiamo che i cattolici si trovarono in grande maggioranza allineati con gli anticomunisti. La strage (più conosciuta come “Strage di Marzabotto”, tanto che ancora per molti Monte Sole è un nome che non evoca niente) è così diventata in qualche modo una “storia privata” dei partigiani (per tanto tempo e da tanti ritenuti responsabili per aver provocato una rappresaglia che poteva essere evitata o quantomeno accusati di non aver comunque difeso la popolazione civile) e dei comunisti (che della strage hanno fatto con una certa forzatura un’epopea partigiana), tanto che cattolici e anticomunisti non hanno partecipato per moltissimi anni alle commemorazioni della strage, come per tantissimo tempo non partecipavano alle manifestazioni del 25 aprile, come se la Resistenza (e la Liberazione?!) fosse stata una storia di parte, che non aveva coinvolto i non comunisti. La Chiesa bolognese, insieme al difficile o mancato ripensamento dei rapporti con il fascismo dell’intera Chiesa italiana, ha attraversato i primi trenta anni successivi alla strage mantenendo un silenzio imbarazzante ed è passata una quarantina di anni prima che la Chiesa di Bologna cominciasse suoi pellegrinaggi sui luoghi della strage e riscoprisse la ricchezza delle comunità che furono distrutte nell’autunno del ‘44. Nel 1998 iniziò il processo di beatificazione dei sacerdoti uccisi nei giorni della strage e nel 2011 si è conclusa la fase diocesana del processo. Grazie al processo, da parte della Chiesa bolognese, si è tornati a riconoscere e a chiamare vittime, e anche martiri, i morti di Monte Sole, che per troppo tempo erano stati considerati in qualche modo corresponsabili della strage, perché schierati con i partigiani. A dimostrazione del cammino percorso dalla Chiesa bolognese, quest’anno, in preparazione alle celebrazioni del 70° anniversario della strage di Monte Sole si è tenuta presso il Seminario arcivescovile di Bologna una serie di incontri sul tema “Chiesa e memoria divisa”, che hanno permesso una seria riflessione al riguardo. E’ da sottolineare che il processo unitario della memoria è stato anche fortemente ostacolato dall’impossibilità di accedere ai documenti relativi alla strage, che erano stati nascosti nel 1960 nell’“armadio della vergogna” a Roma, a palazzo Cesi, e che sono stati occasionalmente ritrovati solo nel 1994, cinquant’anni dopo la strage. Il ritrovamento di questi documenti ha permesso di conoscere i fatti, di dare un nome ai colpevoli e di rendere finalmente giustizia alle vittime con il processo che si è concluso al tribunale militare di La Spezia nel gennaio 2007, che ha definitivamente accertato che la strage era stata pianificata e non fu una rappresaglia e che ha condannato i colpevoli. Le testimonianze dei superstiti al processo hanno in particolare fatto sì che quello che era stato fino ad allora un ricordo personale diventasse memoria collettiva. I superstiti ci raccontano anche lo stile di solidarietà e di profonda comunione che vivevano le loro famiglie, in particolare le donne, che non si sono perse nemmeno dopo la strage: “Non ci siamo mai sentiti soli perché eravamo importanti l’uno per l’altro” ha scritto Anna Rosa Nannetti ne “I bambini del ‘44”. Questa sera vogliamo celebrare insieme la liturgia della riconciliazione, lasciandoci guidare dalla Parola di Dio, dal magistero e dalle parole di don Giuseppe Dossetti, che ha fatto della memoria di Monte Sole uno dei pilastri della missione della sua comunità.
Lettura Dal Libro della Genesi (1,8-16 e 9,1-17 passim) 8Caino parlò al fratello Abele. Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise. 9Allora il Signore disse a Caino: «Dov'è Abele, tuo fratello?». Egli rispose: «Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?». 10Riprese: «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! 11Ora sii maledetto, lontano dal suolo che ha aperto la bocca per ricevere il sangue di tuo fratello dalla tua mano. 12Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra». 13Disse Caino al Signore: «Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono. 14Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e dovrò nascondermi lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi ucciderà». 15Ma il Signore gli disse: «Ebbene, chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!». Il Signore impose a Caino un segno, perché nessuno, incontrandolo, lo colpisse. 16Caino si allontanò dal Signore e abitò nella regione di Nod, a oriente di Eden. 1Dio benedisse Noè e i suoi figli e disse loro: 5Del sangue vostro, ossia della vostra vita, io domanderò conto; ne domanderò conto a ogni essere vivente e domanderò conto della vita dell'uomo all'uomo, a ognuno di suo fratello. 6Chi sparge il sangue dell'uomo, 12Dio disse: «13Pongo il mio arco sulle nubi, Parola di Dio
Lettura Dal Vangelo secondo Matteo (2,16-18) 16Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi. 17Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: 18Un grido è stato udito in Rama, perché non sono più. Parola del Signore
Dagli scritti di don Giuseppe Dossetti Oserei dire che, fra le tante stragi, forse la più emblematica è la strage di Cerpiano. Sono 49 persone costrette a radunarsi nell' oratorio dedicato all'Angelo Custode il 29 settembre, festa di S. Michele: venti bambini, due vecchi quasi invalidi, ventisette donne, fra le quali tre maestre e la bidella. Trenta persone sono uccise con il lancio di bombe a mano dal di fuori: le altre, vigilate continuamente da una SS perché non possano uscire, sono costrette a rimanere per più di trenta ore tra i mucchi dei morti. Le SS bivaccario e, gozzovigliano, ritmando l'orgia al suono dell' armonium. A mezzogiorno del 30 settembre un'ultima scarica, cui sopravvivono fingendosi morti Antonietta Benni con due bimbi, Ferdinando Piretti di otto anni e Paola Rossi di sei; questa aveva prima gridato: «Tutti morti! la mia mamma! la mia zia! (la maestra Anita Serra) la mia nonna Rosina! la mia nonna Giovanna! il mio fratellino ... Tutti morti». È l'eccidio totale, dai bimbi alle nonne: e intanto l'armonium suonato dalle SS accompagna la lunga distillazione del sacrificio. Ma perché, sino a questo punto? Non è possibile trovare alcun perché, se non nella lunga e sistematica preparazione dottrinaria e pratica di questi sacrificatori alloro compito castale. Non è una furia di vendetta, non è un raptus di follia omicida, non è nessuna opera umana o determinismo di forze subumane alterate nei loro meccanismi: è una volontà collettiva posseduta dallo «Spirito obiettivo». È proprio il caso di applicare il testo di S. Paolo: «Voi sapete infatti che quando eravate pagani, eravate come trascinati verso gli idoli muti» 33 . L'impulso trascinante, nel caso nostro, è -particolarmente contro i bimbi anche piccolissimi e contro le donne, contro le «fonti della vita» - nel caso, vita ritenuta impura - che debbono essere totalmente escluse per fare spazio all' autentico Lebensborn 34. Questi giovani massacratori di bimbi e di donne forse solo qualche anno prima erano poco più che bimbi educati (anche se cattolici) a recitare preghiere al «redentore» del popolo tedesco e avevano sperimentato l'efficacia in sé del principe di questo secolo nel leggere, nel proclamare e imparare a memoria Mein Kampf come la loro bibbia Bisogna rimeditare tutta la dottrina sugli idoli che è nel libro dell'Esodo e del Deuteronomio, nei Salmi, nel libro della Sapienza e nei profeti, specialmente in Isaia e Geremia e soprattutto nel fondamentale capitolo 16 di Ezechiele: la prostituzione idolatrica è per sé inevitabilmente sempre sanguinaria. La conclusione del libro della Sapienza è formale Celebrando iniziazioni infanticide o misteri segreti, o banchetti orgiastici di strani riti non conservano più pure né vita né nozze ... tutto è grande confusione: sangue e omicidio, furto e inganno. L'adorazione di idoli senza nome è principio, causa e fine di ogni male (Sap 14,23-27).
Il progresso delle armi scientifiche ha enormemente accresciuto l'orrore e l'atrocità della guerra. Le azioni militari, infatti, se condotte con questi mezzi, possono produrre distruzioni immani e indiscriminate, che superano pertanto di gran lunga i limiti di una legittima difesa. Anzi, se mezzi di tal genere, quali ormai si trovano negli arsenali delle grandi potenze, venissero pienamente utilizzati, si avrebbe la reciproca e pressoché totale distruzione delle parti contendenti, senza considerare le molte devastazioni che ne deriverebbero nel resto del mondo e gli effetti letali che sono la conseguenza dell'uso di queste armi. Tutte queste cose ci obbligano a considerare l'argomento della guerra con mentalità completamente nuova (167). Sappiano gli uomini di questa età che dovranno rendere severo conto dei loro atti di guerra, perché il corso dei tempi futuri dipenderà in gran parte dalle loro decisioni di oggi. Avendo ben considerato tutte queste cose, questo sacro Concilio, facendo proprie le condanne della guerra totale già pronunciate dai recenti sommi Pontefici dichiara (168): Ogni atto di guerra, che mira indiscriminatamente alla distruzione di intere città o di vaste regioni e dei loro abitanti, è delitto contro Dio e contro la stessa umanità e va condannato con fermezza e senza esitazione. Il rischio caratteristico della guerra moderna consiste nel fatto che essa offre quasi l'occasione a coloro che posseggono le più moderne armi scientifiche di compiere tali delitti e, per una certa inesorabile concatenazione, può sospingere le volontà degli uomini alle più atroci decisioni. Affinché dunque non debba mai più accadere questo in futuro, i vescovi di tutto il mondo, ora riuniti, scongiurano tutti, in modo particolare i governanti e i supremi comandanti militari a voler continuamente considerare, davanti a Dio e davanti alla umanità intera, l'enorme peso della loro responsabilità.
«Si diffonde sempre più tra gli esseri umani la persuasione che le eventuali controversie tra i popoli non debbono essere risolte con il ricorso alle armi; ma invece attraverso il negoziato. Vero è che sul terreno storico quella persuasione è piuttosto in rapporto con la forza terribilmente distruttiva delle armi moderne; ed è alimentata dall’orrore che suscita nell’animo anche solo il pensiero delle distruzioni immani e dei dolori immensi che l’uso di quelle armi apporterebbe alla famiglia umana. Per cui nella nostra era, che si vanta della potenza atomica, è fuori dalla ragione pensare che la guerra possa essere atta a risarcire i diritti violati. Però tra i popoli, purtroppo, spesso regna ancora la legge del timore. Ciò li sospinge a profondere spese favolose in armamenti: non già, si afferma - né vi è motivo per non credervi - per aggredire, ma per dissuadere gli altri dall’aggressione. È lecito tuttavia sperare che gli uomini, incontrandosi e negoziando, abbiano a scoprire meglio i vincoli che li legano, provenienti dalla loro comune umanità e abbiano pure a scoprire che una fra le più profonde esigenze della loro comune umanità è che tra essi e tra i rispettivi popoli regni non il timore, ma l’amore: il quale tende ad esprimersi nella collaborazione leale, multiforme, apportatrice di molti beni».
Ritornello cantato Kyrie eleison Lettore: Signore, tu conosci la miseria del nostro cuore Il tuo sguardo che non giudica, Ravviva la nostra fede e abbi pietà di noi. Kyrie eleison Lettore: Cristo, tu fai conoscere la grandezza della
misericordia del Padre Tu che ci conosci meglio di noi stessi, Ravviva la nostra fede e abbi pietà di noi. Kyrie eleison Lettore: Signore tu ci domandi di non privare gli
altri del perdono Aiutaci ad essere ricchi di misericordia, Ravviva la nostra fede e abbi pietà di noi. Kyrie eleison
Lettura Dalla Lettera di S. Giacomo, Apostolo (4,1- 4) 1Da dove vengono le guerre e le liti che
sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno
guerra nelle vostre membra? 2Siete pieni di desideri e non
riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere;
combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; 3chiedete
e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni.
4Gente infedele! Non sapete che l'amore per il mondo è nemico di
Dio?
Dal Vangelo secondo Luca (6,20-28) In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi
discepoli, diceva: Parola del Signore
Dagli scritti di don Giuseppe Dossetti Occorre compiere una revisione rigorosa di tutto il proprio patrimonio culturale e specialmente religioso, purificandolo radicalmente da ogni infiltrazione emotiva e da ogni elemento spurio che non attenga al nucleo essenziale della fede e che possa favorire anche solo in maniera indiretta ritorni materialistici o idealistici capaci di alimentare miti classisti, nazionalisti, razzisti, ecc. Questa revisione è già in corso nel seno delle Chiese cristiane, e specialmente nella Chiesa Cattolica dal Concilio Vaticano II in poi: ma è ancora inadeguatamente svolta e soprattutto insufficientemente divulgata. E anzi in questi ultimi tempi, nonostante il Concilio, si può avere l'impressione che non poche Chiese locali, del vecchio e del nuovo mondo, rischino di ridursi a un piatto spirito nazionalistico, che non ha niente a che vedere con un'autentica pluriformità propriamente ecclesiale e spirituale. Più positivamente, occorre nutrire sempre di più la fede e la vita dei cristiani in modo genuino e completo di una conoscenza diretta e amorosa della Parola di Dio e dell'esperienza centrale del mistero pasquale come si realizza nell'Eucaristia. Sembra di dire una cosa ovvia e risaputissima. Ma non è vero. Per una spiritualità autenticamente cristiana, non basta la pietà, tanto meno il pietismo e neppure, mi si consenta di dire, la contemplazione. Credo di dovere insistere sulla insufficienza della contemplazione, come la si è intesa in certe epoche e in certe correnti del passato o come si tende oggi spesso a concepirla: sganciata dalla Scrittura e dalla oggettività sacramentale o troppo rapidamente e facilmente oltrepassante l'una e l'altra. ….Scrittura ed Eucaristia non sono solo dei segni della salvezza, ma sono entrambe l'unica reale e piena salvezza fatta Persona, il Cristo Gesù: nel quale, e nel quale solo, noi cristiani fin ché siamo in questa vita, possiamo attingere lo Spirito di Dio e avere adito e comunione con Dio e con tutti gli uomini, in modo perfettamente adeguato. Non c'è un oltre. Non c'è qualche cosa altro di Dio che ci sfugga o che ci sia dato in altro modo o più facilmente e sicuramente. Non c'è invece altro che aderire sempre più con la totalità del nostro essere, mantenendoci il più aperti e il più disponibili possibile, a questa totalità di vita divina in Gesù, nella sua Parola e nei suoi Misteri, lasciando a Lui, il Cristo, di elargircela nella misura sempre più piena disposta per ciascuno di noi dalla Provvidenza del Padre. E poi resterà solo l'ultimo compimento che conformerà definitivamente il cristiano al Cristo crocifisso: il martirio o comunque l'atto volontario della propria morte accolta e accettata in Cristo.
Ritornello cantato Kyrie eleison Lettore: Signore, tu rallegri il nostro cuore Facci rientrare in noi stessi, Rallegra la nostra fede e abbi pietà di noi. Kyrie eleison Lettore: Cristo, gioia e luce della nostra vita, Senza la tua luce siamo attratti da falsi ideali, insegnaci la tua verità, rivestici della tua dignità e aiutaci a non avere paura di credere in te. Rallegra la nostra fede e abbi pietà di noi. Kyrie eleison Lettore: Signore, tu trasformi in gioia ogni nostra
tristezza Rivelaci la gratuità dell’amore di Dio, Rallegra la nostra fede e abbi pietà di noi. Kyrie eleison
TERZA PARTE Lettura Dal Vangelo secondo Luca (13,1-5) 1In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. 2Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? 3No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Parola del Signore
Dal Libro del Profeta Geremia (9,1-23 passim) 1Chi mi darà nel deserto un rifugio per
viandanti?
Lettura Dagli scritti di don Giuseppe Dossetti. Ci resta da dire ciò che dovrebbero fare, in ogni caso, i cristiani - i singoli e le Chiese - alla luce di eventi come quelli di Monte Sole. Procederemo solo per accenni: perché ormai se ne parla da alcuni anni, anche se certamente c'è ancora molto da fare nel chiarimento dottrinale (storico, teologico ed esegetico) e ancora più nelle iniziative o negli orientamenti pratici (dove regna ancora molta improvvisazione, sia pure ben intenzionata, ma non per questo meno confusa). La prima cosa da fare, in modo molto risoluto, sistematico, profondo e vasto, è l'impegno per una lucida coscienza storica e perciò ricordare: rendere testimonianza in modo corretto degli eventi. A tutti i livelli. Dalla pura ma rigorosa ricostruzione dei fatti, alla loro documentazione, rielaborazione e rimeditazione sul piano storico e sul piano politico, e finalmente su quello filosofico e teologico. Corona di tutto questo «ricordare» deve essere la memoria espressa, non occasionale ma costante, nella preghiera individuale e comunitaria. Non si deve pensare che ciò contrasti col tassativo dovere cristiano di perdonare e di avvolgere tutto, qualsiasi cosa, anche la più tremenda, in un'atmosfera viva e conseguente di vera pace cristiana. Elie Wiesel anche in questo può insegnarci. Egli per esempio non ha concordato col processo israeliano ad Eichmann, pur essendo ben convinto che Eichmann era colpevole, anzi l'incarnazione del male. Ha visto Eichmann due volte: una alla stazione di Sighet mentre partiva il suo treno con gli altri ebrei deportati, e l'altra a Gerusalemme durante il processo. Eppure Wiesel dice di avere abbassato lo sguardo davanti ad Eichmann; perché ha sentito «paura di se stesso» e delle proprie potenze di male, della possibilità di divenire anche lui un carnefice, e ha sentito la colpevolezza di tutti fuorché dei morti: tutti quanti eravamo vivi allora e non siamo morti, per il fatto solo di essere vivi, abbiamo una certa misura di colpa. l morti solo sono innocenti. …. Ma questo radicatissimo convincimento è lo stesso che mi fa dire che non le persone singole ma il sistema - ciò che impersonalmente ho sempre chiamato il III Reich - e le SS come il corpo scelto dei suoi sacrificatori specializzati, quelli sì bisogna ricordarli. Bisogna studiarli, enuclearli, scoprirne sempre meglio le origini, le occasioni, le implicazioni, i fatti; le procedure; per rendere sempre più evidenti e inconfutabili le responsabilità del sistema e per poterci sempre più convincere come e perché, e con quali complicità, anche nostre, esplicite o implicite, prossime e remote, coscienti e incoscienti, abbiano potuto verificarsi queste catastrofi «umane». Tutto questo non può turbare la pace, personale o comunitaria, ma è l'unica via autentica per fondarla ed edificarla stabilmente. […] In secondo luogo, il ricordo deve essere continuato, divulgato e deve assumere sempre più ispirazione, scopi e forme comunitarie, cioè, per noi, ecclesiali. Non basta un ricordo e una testimonianza individuale e neppure tante testimonianze che si moltiplichino; deve esserci la memoria comunitaria, la memoria della Chiesa. Ciò che conta e che veramente edifica è il fatto che come sono stati comunitari gli eventi, così la loro memoria sia ricevuta, incorporata e assimilata dalla memoria e dalla testimonianza della Chiesa in quanto tale. Bisogna persuadersi che la coscienza storica è, almeno a un certo grado di purificazione e maturazione, un elemento integrante della coscienza della Chiesa, cioè della sua coscienza di fede, di speranza e di carità. Sono passati più di 40 anni dagli eventi di Monte Sole: non è detto che questo intervallo così lungo sia stato solo negativo, se ha servito a decantare le emozioni, le dispute, i giudizi ancora approssimativi. Ma a questo punto per la Chiesa, soprattutto per la nostra Chiesa, occorre che la sua fede, la sua speranza, la sua carità si misurino e si affinino con un'immagine lucida; pura e univocamente recepita di ogni evento che, come quello di Monte Sole, è stato un evento non soltanto storico, ma anche un evento ecclesiale, di peccato e di grazia. […] In terzo luogo, occorre proporsi di conservare una coscienza non solo lucida, ma vigile, capace di opporsi a ogni inizio di «sistema di male», finché ci sta tempo. Una memoria adeguatamente recepita dalla comunità cristiana è indispensabile per reagire tempestivamente a tutto ciò che ha in sé potenza di coagulo negativo, sistematico, anche se, specie in particolari congiunture storiche, presentasse certe ambivalenze e persino certi vantaggi seduttori per la Chiesa.
intervallate dal canto: Da pacem Domine Preghiera finale e assoluzione Celebrante: Padre santo, Dio di bontà infinita, Molte volte gli uomini hanno infranto la tua alleanza. Anche noi, o Padre, ci siamo allontanati da te, Con il sacrificio del tuo Cristo, consegnato a morte
per noi, Riconosciamo il tuo amore di Padre Padre santo, donaci il tuo Spirito, Con la forza del tuo Spirito agisci nell’intimo dei
cuori,
Dio onnipotente abbia misericordia di noi, Tutti Amen Celebrante: Riconciliati con Dio e fra di noi, ci
rivolgiamo, come figli Padre nostro...... Saluto e benedizione del Celebrante
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