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27 Aprile 2016:
Veglia nel 23° anniversario della morte di don Tonino Bello
«PACE: Preghiera, Audacia, Convivialità, Esodo don Tonino vescovo secondo il Concilio e profeta di pace»
 

27 Aprile 2016:
Santuario di Santa Maria della Pace del Baraccano
Veglia nel 23° anniversario della morte di don Tonino Bello
«PACE: Preghiera, Audacia, Convivialità, Esodo don Tonino, vescovo secondo il Concilio e profeta della pace»

Introduzione

Canone
Dona la pace Signore a chi confida in te. Dona dona la pace Signore, dona la pace

Mi servirò della parola "PACE" utilizzando le quattro lettere che la compongono per comodità espositiva.

PACE: Preghiera, Audacia, Convivialità, Esodo.

a) Dunque "P" come "Preghiera".

Penso che per la maggior parte siate credenti; ma anche se non .lo siete, la preghiera è un patrimonio di tutti, perché è dove c'è la luce che noi possiamo trovare certi valori. Ricordo il racconto di un maestro indiano. Si trova in un libro molto bello che è uscito l'anno scorso; è una raccolta di parabole orientali: "Il canto degli uccelli". L 'ha scritto un gesuita missionario. Una parla di un celebre maestro indiano che un giorno aveva perso una moneta d'oro e l'andava cercando nel giardino. Gira di qua, gira di là... sollevava il fogliame delle siepi, guardava nell'erba, andava sotto gli alberi per vedere se poteva trovare la sua moneta: niente da fare. Ad un certo momento passa lungo la strada un suo discepolo che gli chiede: "Maestro, che cosa fai?» "Ho perduto una moneta d'oro - risponde il maestro - era un ricordo per me molto bello e adesso la sto cercando». Anche il discepolo, perciò, si mette a cercare. Dopo un po', visto che tutti i tentativi erano vani, chiede: ..Maestro, ma dove l'hai persa questa moneta?» "L'ho persa lì, in fondo, nella capanna». «Nella capanna? E perché la cerchi qui?» «Perché qui c'è più luce». Può sembrare una barzelletta, invece è una parabola gravida di significazioni. Noi, certe volte, le cose che perdiamo nella vita, le andiamo cercando proprio sul posto dove le abbiamo smarrite, ed è sbagliato.
Se hai perso l'innocenza per strada, è inutile che tu vada sulla strada a ricercarla: devi andare dove c'è più luce.
La" cultura della non-violenza parte proprio di lì. Ecco perché dicevo «P» come «preghiera», «incontro con Dio». «Chi prega - diceva san Bernardo - ha le mani sul timone della storia». Per cui, amici, se voi siete credenti, e vi incontrate con Cristo, col Signore, in un rapporto personale con Lui, andando alla ricerca di Lui, del Suo volto, allora avrà significato anche tutto il vostro sforzo, il vostro impegno missionario. Voi avete tante idealità, coltivate nel cuore tanta passione per andare a dare una mano ai più poveri, alla gente che soffre. Bene, credo che voi rafforzerete i contenuti delle vostre tensioni se modulerete tutto nella preghiera.
Perciò questo rapporto personale con Gesù Cristo, questa ricerca del Suo Volto, questo ascolto della Sua parola non devono mancare; senza avere la smania del predicatore, perché non val la pena sprecarsi con le parole, che non hanno significato se non sono avvalorate anche da una prassi che faccia vedere come la parola di Gesù Cristo oggi si deve incarnare nei gesti quotidiani.

Genesi 18;20,33
20Disse allora il Signore: «Il grido contro Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. 21Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!».
22Quegli uomini partirono di lì e andarono verso Sòdoma, mentre Abramo stava ancora davanti al Signore. 23Allora Abramo gli si avvicinò e gli disse: «Davvero sterminerai il giusto con l'empio? 24Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? 25Lungi da te il far morire il giusto con l'empio, così che il giusto sia trattato come l'empio; lungi da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?». 26Rispose il Signore: «Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell'ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutta la città».
27Abramo riprese e disse: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere... 28Forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?». Rispose: «Non la distruggerò, se ve ne trovo quarantacinque». 29Abramo riprese ancora a parlargli e disse: «Forse là se ne troveranno quaranta». Rispose: «Non lo farò, per riguardo a quei quaranta». 30Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta». Rispose: «Non lo farò, se ve ne troverò trenta». 31Riprese: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei venti». 32Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola; forse là se ne troveranno dieci». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei dieci». 33Poi il Signore, come ebbe finito di parlare con Abramo, se ne andò e Abramo ritornò alla sua abita
Parola di Dio

Salmo  18                   (a cori alterni)
Signore, tu hai parole di vita eterna.

La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.

I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi.


 

Il timore del Signore è puro, 
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli, 
sono tutti giusti. 

Più preziosi dell’oro, 
di molto oro fino,
più dolci del miele
e di un favo stillante.

Canone
Bonum est confidere in Domino, bonum sperare in Domino

MOMENTO DI SILENZIO

b) Poi c'è la “A” come “Audacia”.

che non significa spericolatezza, temerarietà, ma parresia cioè libertà, franchezza di parola, capacità propositiva di dire le cose, proprio nel nome del Vangelo. Non significa ovattare il Vangelo, metterlo nel “cellophane”, edulcorarlo, annacquarlo al punto tale che non dice più nulla di nuovo.
Il Vangelo, ne sono convinto, sarebbe capace di fare esplodere l'animo dei giovani. Invece oggi non dice niente, perché siamo degli adattati, proprio noi, che dovremmo essere dei disadattati continui.
C'è un'espressione molto bella negli Atti degli Apostoli, là dove si dice così: “Pietro andò, si alzò in piedi, insieme agli undici e parlò ad alta voce”. Questa è la parresia: alzarsi in piedi, avere il coraggio di parlare, insieme con gli altri, non come battitori liberi, non come frombolieri d’assalto che vanno avanti, ognuno per conto proprio. Il coraggio consiste soprattutto nel coinvolgere gli altri a parlare, come gruppo, come associazione, come Chiesa, come Diocesi, come parrocchia.
Soprattutto dovremmo dire con chiarezza che: “Opus iustitiae pax”, la pace è frutto della giustizia» (Isaia 32,17), perché non è possibile parlare di pace finché il mondo è così diviso.
. Ma qui, parlare di pace, se non si parla di giustizia, se non si mette il dito anche sulle violenze che vengono compiute sull'uomo più debole, non ha senso. Dovremmo avere il coraggio di dire che anche la corsa alle armi è immorale, non solo il loro commercio clandestino.
. Dovremmo parlare con chiarezza, invece abbiamo paura. Qualche volta si dice che non è nostro compito dire questo. Dovremmo avere il coraggio di dire che la non-violenza è l'unica scelta cristiana in linea con il Vangelo ”. Si hanno tutti i diritti di dire (anche se non so dove poggiano questi diritti) che questo vale per l'etica personale, non per l'etica degli Stati. Ma perché? Ecco, allora, in cosa consiste l'audacia: mettere in atto tutti quegli espedienti che oggi si vanno trovando, dall'obiezione fiscale, all'obiezione del servizio militare, dall'obiezione bancaria a quella professionale.

At 10,34. 37,43
In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. 
E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. 
E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome».
Parola di Dio

Salmo 1                      (a cori alterni)

La beatitudine del giusto

1 Beato l'uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
2 ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte.

3 È come albero piantato lungo corsi d'acqua,
che dà frutto a suo tempo:
le sue foglie non appassiscono
 

 

e tutto quello che fa, riesce bene.
4 Non così, non così i malvagi,
ma come pula che il vento disperde;

5 perciò non si alzeranno i malvagi nel giudizio
né i peccatori nell'assemblea dei giusti,
6 poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti,
mentre la via dei malvagi va in rovina.

Canone
Nada te turbe, nada te espant; quien a Dios tiene nada le falta. Nada te turbe, nada te espante: solo Dios basta

 Interventi di mons. Zuppi (vescovo di Bologna) e mons. Ghirelli (vescovo di Imola)

MOMENTO DI SILENZIO

c) Poi c'è la “C” come “Convivialità”.

Se date uno sguardo a tutti i grandi maestri della non-violenza, vedrete come elaborano in modo straordinario il tema della convivialità. Ho parlato prima della tavola con i 100 pani e i 100 commensali. La pace non viene quando uno si prende solo il suo pane e va a mangiarselo per conto suo. Quella è giustizia, ma una volta che è avvenuta la giustizia, non ci sarà ancora la pace. La pace è qualche cosa di più: è convivialità, cioè mangiare il pane insieme con gli altri, senza separarsi. Anche qui c'è quella che viene chiamata ,”l'etica del volto”, di cui la filosofia contemporanea si sta occupando tanto. Chi di voi ha sentito parlare di Emanuel Levinas sa come tutto il suo pensiero è centrato sull'etica del volto. L'altro è un volto da scoprire, da contemplare, da togliere dalle nebbie dell'omologazione, dell'appiattimento; un volto da contemplare, da guardare e da accarezzare. C'è tutta una descrizione bellissima della carezza che viene concepita come dono. La carezza non è mai un prendere per portare a sé, è sempre un dare. Questo si trova in filosofi contemporanei che non sono di estrazione cattolica. La pace cos'è? La convivialità delle differenze, quando si mettono a sedere alla stessa tavola persone diverse, che noi siamo chiamati a servire.
Diciamolo francamente: c'è questa convivialità delle differenze nelle nostre parrocchie? Nei nostri gruppi missionari, nei nostri gruppi ecclesiali?

Gv. 20;24,29
Tommaso incredulo e credente
24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». 27Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». 28Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Parola del Signore

Salmo 146      (a cori alterni)

Invito a confidare nel Signore

1 Alleluia.
Loda il Signore, anima mia:
2 loderò il Signore finché ho vita,
canterò inni al mio Dio finché esisto.

3 Non confidate nei potenti,
in un uomo che non può salvare.
4 Esala lo spirito e ritorna alla terra:
in quel giorno svaniscono tutti i suoi disegni.

5 Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe:
la sua speranza è nel Signore suo Dio,
6 che ha fatto il cielo e la terra,
il mare e quanto contiene,
che rimane fedele per sempre,

 

 

7 rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri,
8 il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,

9 il Signore protegge i forestieri,
egli sostiene l'orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
10 Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.
Alleluia.

 

Canone
Dio è amore, osa amare senza timore. Dio è amore: non temere mai

MOMENTO DI SILENZIO

d) E per finire c'è la “E” come “Esodo”.

Dobbiamo lasciare le ricchezze, cosa a cui ci siamo disabituati nella Chiesa. Il libro del Nuovo Testamento, il libro degli Atti degli Apostoli, parla chiaro:”Vendevano e davano ai poveri”. Anche Gesù dice: “Vai, vendi quello che hai, dallo ai poveri, vieni e seguimi”. Partire dagli ulti mi verso tutti, perché non si vuole escludere nessuno. Monsignore Hesayne, dell'Argentina, dove sono andato l'anno scorso, è celebre per la sua audacia. Ha scritto una lettera pastorale, a fumetti, perché così la leggono tutti quanti; si intitola: “Desde los pobres a todos” .Dai poveri verso tutti. Ma noi che cosa vendiamo? Noi abbiamo la mentalità dell'accaparramento, della sicurezza. .. Forse come credenti, come Chiesa dobbiamo operare dei salti di qualità. Lo so che, come vescovi, vi dovremmo precedere in questa mentalità del distacco, della rinuncia. E voi dovreste rinunciare al doppio, al triplo stipendio, anche quando esercitate la professione libera. Voi siete sottoposti forse più degli altri alla tentazione della ricchezza, perché soffrite tanto prima di trovare un po' di sistemazione; ma una volta che l'avete raggiunta non sta lì la felicità, non sta lì.
La non-violenza invece è una forza incredibile, non è pavidità. Dobbiamo lasciare le nostre sicurezze, le nostre compattezze rassicuranti... essere, anche come Chiesa, non dico tolleranti, ma capaci di accoglienza, come lo è stato Gesù. Come Chiesa non siamo chiamati ad entrare in competizione, non dobbiamo rivestirci dei segni del potere. Noi abbiamo il potere dei segni, non i segni del potere.
Non so se conoscete una dolcissima parabola che si trova in un libro molto bello di Karl Barth,
"L'introduzione alla lettera ai Romani". È una parabola molto bella, di un uomo che in una notte senza stelle e senza luna, una notte buia, tenebrosa, si è perduto in una foresta e non riesce più a venirne fuori. Ad un certo momento, mentre procede a tentoni, sbatte contro qualcosa: è una casa, anzi, una torre. Girando intorno trova un'apertura: entra, inciampa in un gradino, sale, due, tre, quattro, cinque, dieci gradini. «Questa sarà una torre, pensa tra sé e sé, spero che arrivando lì sopra potrò vedere lontano lontano una luce e trovare salvezza». Mentre sta salendo, un gradino infracidito si sgretola sotto i suoi piedi e lui ruzzola giù; urla, batte le mani contro una parete, poi contro l'altra. Ruzzola tocca e afferra una fune e... bom!, un rintocco di campana. Era una fune legata a una campana; uno, due, tre rintocchi sotto l'urto della sua presa.
I contadini della valle si svegliano, accendono le loro fiaccole, vanno verso la torre e portano la salvezza.
Noi, come Chiesa, come comunità, questo siamo. Per cui vorrei dirvi di non angustiarvi se davanti ai flutti della violenza e dell'ingiustizia vi sentite impotenti, soprattutto quando sperimenterete la solitudine, l'impossibilità della comunicazione con gli altri e dovrete tenervi tutto dentro di voi. Se partirete, sperimenterete anche voi questa solitudine indicibile, terribile, ricordatevi che voi siete servi sofferenti, come il servo sofferente di Jahvé, di cui si parla in Isaia. Gesù non ci ha liberati da tutti i nostri condizionamenti, da tutte le nostre povertà e miserie; se le è caricate sulle spalle e le ha condivise con noi.
Credo che se potessimo cambiare certi versetti della Bibbia che dicono «Fammi scorgere, o Signore, il tuo volto, il tuo volto, Signore, io cerco» e dire “Il tuo volto, fratello, io cerco, fammi vedere il tuo volto”, allora avremmo trovato non soltanto le radici, ma anche gli alberi, i rami, le fronde, i fiori, ì frutti della non-violenza.

Lc 18;18,23
Gesù incontra un uomo ricco
18Un notabile lo interrogò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». 19Gesù gli rispose: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 20Tu conosci i comandamenti: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non testimoniare il falso, onora tuo padre e tua madre». 21Costui disse: «Tutte queste cose le ho osservate fin dalla giovinezza». 22Udito ciò, Gesù gli disse: «Una cosa ancora ti manca: vendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli; e vieni! Seguimi!». 23Ma quello, udite queste parole, divenne assai triste perché era molto ricco.
Parola del Signore

Salmo 62                    (a cori alterni)
Dio solo è rifugio e salvezza


1 Al maestro del coro. Su «Iedutùn». Salmo. Di Davide.

2 Solo in Dio riposa l'anima mia:
da lui la mia salvezza.
3 Lui solo è mia roccia e mia salvezza,
mia difesa: mai potrò vacillare.

4 Fino a quando vi scaglierete contro un uomo,
per abbatterlo tutti insieme
come un muro cadente,
come un recinto che crolla?
5 Tramano solo di precipitarlo dall'alto,
godono della menzogna.
Con la bocca benedicono,
nel loro intimo maledicono.

6 Solo in Dio riposa l'anima mia:
da lui la mia speranza.
7 Lui solo è mia roccia e mia salvezza,
mia difesa: non potrò vacillare.


 

 

8 In Dio è la mia salvezza e la mia gloria;
il mio riparo sicuro, il mio rifugio è in Dio.
9 Confida in lui, o popolo, in ogni tempo;
davanti a lui aprite il vostro cuore:
nostro rifugio è Dio.

10 Sì, sono un soffio i figli di Adamo,
una menzogna tutti gli uomini:
tutti insieme, posti sulla bilancia,
sono più lievi di un soffio.
11 Non confidate nella violenza,
non illudetevi della rapina;
alla ricchezza, anche se abbonda,
non attaccate il cuore.

12 Una parola ha detto Dio,
due ne ho udite:
la forza appartiene a Dio,
13 tua è la fedeltà, Signore;
secondo le sue opere
tu ripaghi ogni uomo.

Canone
Misericordias Domini in aeternum cantabo

MOMENTO DI SILENZIO

Introduzione  con un  invito alla preghiera

PREGHIERE LIBERE
dopo ogni preghiera si esegue il canto
Kyrie eleison

PADRE NOSTRO

La lampara di don Tonino Bello

1° lettore

Questa sera, Signore, voglio pregarti ad alta voce.
Tanto, all'infuorì di te, non mi sente nessuno.
Anche l'ultima coppia di innamorati se né andata
infreddolita dalla brezza d'ottobre che viene dal mare.
E qui, dietro il muraglione del porto,
in questo crepuscolo domenicale,
non siamo rimasti che io e te, o Signore.
E sotto, queste onde che lambiscono i blocchi di cemento
e sembrano chiedermi stupite
il perché di tanta improvvisa solitudine.
Tricase è alle mie spalle. Davanti solo il mare:
un mare senza vele e senza sogni.
Domani, Signore, avrò la forza di pregarti per il mare,
per questo mare di piombo che mette paura,
per questo simbolo opaco del futuro che mi attende.
Stasera, invece, voglio pregarti
per ciò che mi lascio dietro,
per la mia città di Tricase,
per questa terraferma tenace,
dove fluttuano ancora... le mie vele e i miei sogni.
Non ti annoierò con le mie richieste, Signore.
Ti chiedo solo tre cose. Per adesso.

2° lettore

Dai a questi miei amici e fratelli
la forza di osare di più.
La capacità di inventarsi. La gioia di prendere il largo.
Il fremito di speranze nuove.
Il bisogno di sicurezze
li ha inchiodati a un mondo vecchio, che si dissolve,
così come hai inchiodato me su questo scoglio, stasera,
col fardello pesante di tanti ricordi.
Dai ad essi, Signore, la volontà decisa
di rompere gli ormeggi.
Per liberarsi da soggezioni antiche e nuove.
La libertà è sempre una lacerazione!
Non è dignitoso che, a furia di inchinarsi,
si spezzino la schiena per chiedere un lavoro «sicuro».
Non è giusto attendersi dall'alto le «certezze»
del ventisette del mese.
Stimola in tutti, nei giovani in particolare,
una creatività più fresca, una fantasia più liberante,
e la gioia turbinosa dell'iniziativa
che li ponga al riparo da ogni prostituzione.

3° lettore

Una seconda cosa ti chiedo, Signore.
Fa' provare a questa gente che lascio
l'ebbrezza di camminare insieme.
Donale una solidarietà nuova, una comunione profonda,
una «cospirazione» tenace.
Falle sentire che per crescere insieme
non basta tirar dall'armadio del passato
i ricordi splendidi e fastosi, di un tempo,
ma occorre spalancare la finestra del futuro
progettando insieme, osando insieme,
sacrificandosi insieme.
Da soli non si cammina più.
Concedile il bisogno di alimentare
questa sua coscienza di popolo
con l'ascolto della tua parola.
Concedi, perciò, a questo popolo, la letizia della domenica,
il senso della festa, la gioia dell'incontro.
Liberalo dalla noia del rito, dall'usura del cerimoniale,
dalla stanchezza delle ripetizioni.
Fa' che le sue Messe siano una danza di giovinezza
e concerti di campane,
una liberazione di speranze prigioniere
e canti di chiesa,
il disseppellimento di attese comuni
interrate nelle caverne dell'anima.

4° lettore

Un'ultima implorazione, Signore.
È per i poveri.
Per i malati, i vecchi, gli esclusi.
Per chi ha fame e non ha pane.
Ma anche per chi ha pane e non ha fame.
Per chi si vede sorpassare da tutti.
Per gli sfrattati, gli alcolizzati, le prostitute.
Per chi è solo. Per chi è stanco.
Per chi ha ammainato le vele.
Per chi nasconde sotto il coperchio
di un sorriso cisterne di dolore.
Libera i credenti, o Signore,
dal pensare che basti un gesto di carità
a sanare tante sofferenze.
Ma libera anche chi non condivide le speranze cristiane
dal credere che sia inutile spartire il pane e la tenda,
e che basterà cambiare le strutture
perché i poveri non ci siano più.
Essi li avremo sempre con noi.
Sono il segno della nostra povertà di viandanti.
Sono il simbolo delle nostre delusioni.
Sono il coagulo delle nostre stanchezze.
Sono il brandello delle nostre disperazioni.
Li avremo sempre con noi, anzi, dentro di noi.
Concedi, o Signore, a questo popolo che cammina
l'onore di scorgere chi si è fermato lungo la strada
e di essere pronto a dargli una mano
per rimetterlo in viaggio.

1° lettore

Adesso, basta, o Signore: non ti voglio stancare,
è già scesa la notte.
Ma laggiù, sul mare,
ancora senza vele e senza sogni,
si è accesa una lampara.

BENEDIZIONE FINALE

Canone
SE UNO È IN CRISTO
Se uno è in Cristo è una creatura nuova
Le cose di prima sono passate ne sono nate di nuove.
Alleluia, alleluia, alleluia.
Alleluia, alleluia, alleluia

Video di alcuni momenti della veglia
 
Interventi di mons. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e mons. Tommaso Ghirelli, Vescovo di Imola
 
Video a cura di Antonio Ghibellini (servizio trasmesso dal programma 12porte)


 

 


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