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29 SETTEMBRE 2003:
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Mi
scherniscono quelli che mi vedono, Un branco
di cani mi circonda, |
Si
dividono le mie vesti, Annunzierò
il tuo nome ai miei fratelli, |
Comunità di fede e di resistenza.
... La prima
cosa che colpisce è che «soggetto di questa storia è la comunità nel
suo insieme: la gente umile e inerme, che trema come una foglia, ma
reagisce in modo splendido»: le vittime di Monte Sole sono state intere
comunità unite precipuamente dal vincolo religioso che le qualificava e
che nell'ora estrema è emerso - con molta semplicità e senza enfasi - in
modo inequivoco attraverso qualche originale e inimitabile elemento di
vita, proprio di ognuna di esse, sempre caratterizzate come comunità di
fede.
A Casaglia la strage è compiuta prelevando la gente dalla chiesa, dopo la
preghiera eucaristica presieduta dal sacerdote, Ubaldo Marchioni, alla sua
volta sacrificato ai piedi dell'altare.
A Cerpiano le vittime sono state riunite e massacrate
nell'oratorio dell'asilo dedicato all'Angelo Custode.
A Salvaro e a
Malfolle un teste ricorderà, nei giorni precedenti, «chiesate piene di
gente». Dopo gli arresti e la selezione che li stiperà nella scuderia
antistante la chiesa, gli inabili, le braccia inutili e due preti, don
Elia Comini e padre Martino Capelli, furono portati nella canapiera, La
cisterna della filanda fu trasformata in poligono di tiro: don Elia intonò
le Litanie della Vergine e padre Martino, già colpito a morte, si alzò
dal fango della botte premendosi con una mano il ventre orribilmente
squarciato e «con l'altra tracciò un segno di croce ampio e solenne
sulle vittime della carneficina». Ben a ragione, a questo punto, Luciano
Gherardi fa osservare «la carità esercitata giorno per giorno fino al
sacrificio, la fraternità sacerdotale e religiosa, il morire pregando e
benedicendo, la comunione totale in vita e in morte con il popolo affidato
per una sola estate, e quasi per caso, al loro ministero»: comunione fra
tutti effettiva e reale, voluta ed operata non da una forza umana, ma
dallo stesso Cristo Signore.
Le comunità, dunque, in quanto tali rivivono principalmente
come comunità di fede.
I cinque sacerdoti caduti e tutta la catena dei pastori precedenti: dì
ciascuno dei quali è colta, almeno per qualche accenno o sviluppo, la
fisionomia propria; e poi gli amministratori comunali, i promotori della
incipiente rete di organizzazioni sociali e sindacali; le maestre; i capi
delle formazioni partigiane.
(dall'introduzione a «Le querce di Monte Sole» di don Dossetti).
Dalla Lettera dì S. Paolo ai Romani (6,4-5)
Per mezzo dei battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a
lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo
della gloria dei Padre, cosi anche noi possiamo camminare in una vita
nuova. Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte
simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione.
Il senso della Fede nella storia.
... A questo punto sorge proprio il problema più grave dì
tutti. Mentre i riti demoniaci si celebravano in tutta
Europa e dovunque il III Reich imperava e arrivavano i suoi sacrificatori,
le SS, si immolavano le loro vittime, intanto il Dio unico e vero, il Dio
di Abramo, di Isacco, di Giacobbe e di Gesù Cristo, dove era? E per
quanto invocato e supplicato - soprattutto da tanti innocenti, e con le
parole più sante e più efficaci, perché da Lui
... La fede che la vita per l'uomo credente - ebreo o cristiano - sta
nella parola che Dio incessantemente gli rivolge, come si può conciliare
con questo ostinato silenzio dei Dio vivente? In tutta quell'Europa che
per migliaia di anni aveva riecheggiato, più di qualunque altra parte
della terra, di questa Parola di Dio!
E come si può conciliare, per il cristiano, con l'avvento di Cristo e con
la sua già avvenuta vittoria sulle Potenze negative divenute «pubblico
spettacolo dietro al suo corteo trionfale» (Col. 2,14‑15),
questo scatenamento delle loro forze che sembra travolgere tutto e tutti?
Era o non era ancora valida la promessa pasquale di Colui che aveva detto:
«è la Pasqua dei Signore. In quella notte io passerò per il paese
d'Egitto e colpirò ogni primogenito nel paese d'Egitto»; non solo,
ma aveva soggiunto «così farò giustizia di tutti gli dei dell'Effitto.
lo sono il Signore» ? (Es. 12,12).
... È un dato incontestabile che Auschwitz non è stato un
puro episodio isolato se pure tremendo e nemmeno un certo periodo della
storia moderna, ma un punto di svolta, un'era nuova, in cui il progresso
tecnologico, la pianificazione politica, gli odierni sistemi burocratici,
e l'assoluta scomparsa di vincoli morali tradizionali si sono combinati
per rendere la distruzione umana di massa una possibilità sempre
presente.
Se ad Auschwitz si aggiunge Hiroshirna - e quello che in questi
quarant’anni dal 6 agosto 1945 si è fatto per accrescere le potenzialità
distruttive in mano all'uomo - il problema si fa ancora più stringente, e
sembra raggiungere il limite non solo della Impossibilità di risolverlo,
ma della stessa impossibilità di formularlo. 0 non ci si pensa, o se ci
si pensa è tremendo e ineffabile.
... Eppure, dice Neher, la fede nasce proprio in questo punto e fa
germinare il Sì dalle radici dei No.
Sulla scia del midrash Neher rovescia il versetto della Presenza:
«Chi è come Te fra gli dei» nel versetto
dell'Assenza: «Chi è come Te fra i muti». t a questo punto e in questo
totale rovesciamento che nasce la fede nuda e vera.
…Ancora più esplicito, e soprattutto più argomentato, è il libro di
Jurgen Moltrnann, il Dio crocifisso, secondo il quale oggi dopo non
sarebbe più possibile fare teologia se Dio stesso non fosse stato ad
Auschwìtz soffrendo con i martirizzati e gli assassinati.
Ecco t'unica risposta, o meglio la direzione in cui può essere ricercata
una risposta valida, in cui può essere effettuato un ricupero non
superficiale e non occasionale: ossia un recupero permanente, più ancora
che della teologia, delta fede, oggi dopo.
Con tutte le conseguenze. Anzitutto che nella incarnazione «fino alla
morte di croce» non ci ritroviamo di fronte a
Silenzio
Canone
Dalla Lettera di S. Paolo ai Filippesi (2,5-11)
Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in |
e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre. |
Il parcheggio dei Calvario.
Miei cari fratelli,
nel Duomo vecchio di Molfetta c'è un grande Crocifisso di terracotta.
L'ha donato, qualche hanno fa, uno
La scritta, che in un primo momento avevo scambiato come intitolazione
dell'opera, mi è parsa
provvidenzialmente ispirata, al punto che ho pregato il parroco di non
rimuovere per nessuna ragione il
Collocazione provvisoria. Penso che non ci sia formula migliore per
definire la Croce. La mia, la tua croce, non
Coraggio, allora, tu che soffri inchiodato su una carrozzella. Animo, tu
che provi i morsi della solitudine. Abbi
Asciugati le lacrime, fratello, che sei stato pugnalato alle spalle da
coloro che ritenevi tuoi amici. Non angosciarti,
Coraggio. La tua croce, anche se durasse tutta la vita, è sempre «collocazione
provvisoria». Il Calvario, dove
Anche il Vangelo ci invita a considerare la provvisorietà della croce.
C'è una frase immensa, che riassume la tragedia dei creato al momento
della morte di Cristo. «Da mezzogiorno
Da mezzogiorno alle tre dei pomeriggio. Ecco le sponde che delimitano il
fiume delle lacrime umane. Ecco le
Da mezzogiorno alle tre dei pomeriggio. Solo allora è consentita la sosta
sul Golgota. Al di fuori di quell'orario,
Coraggio, fratello che soffri. C'è anche per te una deposizione dalla
croce. C'è anche per te una pietà
Coraggio. Mancano pochi istanti alle tre dei tuo pomeriggio.
Tra poco, il buio cederà il posto alla luce, la terra riacquisterà i
suoi colori verginali, e il Sole della Pasqua irromperà tra le nuvole in
fuga.
Un abbraccio
31 marzo 1985 + don TONINO, Vescovo
Dal Vangelo di S.Matteo (5,43-48)
Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai
i( tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri
persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere
il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e
sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne
avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai
vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i
pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro
celeste.
H più grande frutto della Fede: il perdono delle vittime.
"Proprio in questi giorni sono stata turbata e assediata
dai giornalisti in seguito alla supplica inviata ai Sindaco di Marzabotto
dal maggiore Reder, uno dei responsabili dell'eccidio e condannato
all'ergastolo dal Tribunale militare di Bologna. Implora dai superstiti e
dai parenti delle vittime il perdono. La rievocazione di questi
fatti tanto dolorosi mi ha turbato assai. Tuttavia come cristiana e come
appartenente a un ordine religioso, ho detto che io perdono.
Ho fatto bene?, non lo so, Il mio parroco ha detto che ho fatto bene, ma
certo che ho provocato nei parenti delle vittime che non si sentono di
perdonare al massacratore, un po' di scalpore. Però quelli di Gardelletta,
a me personalmente, non hanno detto niente. Si sono meravigliati che dopo
tutto quello che ho sofferto abbia avuto il coraggio di perdonare..."
Nello stesso contesto, in data 21 luglio, scrive alla nipote
Maria:
"Sto bene, grazie a Dio, Il caldo torrido non mi dà fastidio. Mi
hanno disturbato invece le numerose interviste. Ormai non ne potevo più;
tanto che il 15 sono andata via dalla zona e anche a Marzabotto non sono
andata... Il mio voto l'ho mandato per iscritto. Perdono cristiano sì,
grazia no. Perdono cristiano si, perché ogni cristiano ha da Cristo
l'esplicito ordine di perdonare, e se qualcuno non perdona diventa in
fondo come Reder: cioè odia e l'odio porta a fare quello che ha fatto
lui... La parola perdono non è piaciuta a molti e ha provocato molti
commenti. Ad ogni modo io sono tranquilla e questo mi basta".
(lettere di Antonietta Bennì tratta da “Le querce di Monte
Sole" di mons. Gherardi).
«Chi fa il deserto e lo chiama ordine; chi fa il cimitero e
lo chiama tranquillità; chi sopprime ogni dibattito per fare unanimità,
non sa quello che fa... Non c'è esplosione, non c'è motore, non c’è
dinamo, che regga il confronto con la forza misteriosa e incoercibile che
Dio ha chiuso in un granello dì senapa e in un pugno di lievito ... ».
(Don P. Mazzolari - Seme e lievito, commento di Mt. 13,31-51).
Il cuore di un palestinese ad un ebreo
A coronamento degli esempi che fanno sperare, contro ogni
speranza, in Shalorn-pace-salam a Gerusalemme, e quindi quasi a
conclusione dei nostro libro, vogliamo riportare due episodi di cronaca
che, per gli orizzonti umani, ma anche politici e teologici che schiudono,
colmano l'animo di fiducia.
Poche ore dopo l'attentato di Tel Aviv dei lo
giugno
2001, una persona entra improvvisamente in un caffè dei campoprofughi
palestinese di Shuafat, presso la parte nord di Gerusalemme, e spara a
Mazen Jouliani, 33 anni, farmacista palestinese, ferendolo gravemente.
Secondo la polizia israeliana a colpire è stato un altro palestinese, per
un litigio; ma i testimoni affermano invece che ad uccidere Mazen -
"un uomo mite, che non aveva nemici" - è stato un colono ebreo.
Trasportato all'Hadassah, grande clinica universitaria di Gerusalemme, ben
presto il ferito si avvia alla morte cerebrale. E la dottoressa Tamar
Ashkenazi, dei Centro coordinamento trapianti di Israele, chiede ai genìtorì
se sono disposti a donare gli organi dei figlio a chi ne abbia bisogno.
I due (riprendiamo questa cronaca da La Repubblica e dai
Jerusalem Post dei 5 giugno) si recano alla moschea per discutere dei
funerali, che si terranno proprio alla Spianata. L'imam - racconterà poi
la madre - di ha suggerito caldamente di donare gli organi di Mazen per un
trapianto, “perché per l'Islam è un dovere salvare la vita dei
prossimo”. Allora gli abbiamo chiesto se dovevamo donare gli organi
necessariamente ad un musulmano. L'imam ha risposto che non aveva alcuna
importanza: ad un musulmano, ad un cristiano, ad un ebreo, a chiunque
avesse
Così i Jouliani donano gli organi dei figlio, perché vengano dati a chi
più ne ha necessità. Il cuore di Mazen batte ora in un ebreo di 37 anni,
i polmoni in uno di 62, il fegato in uno di 61, un rene ed il pancreas in
una donna di 30 anni, un altro rene in un ragazzo di 13 anni (anche queste
persone tutte ebree israeliane).
La famiglia Jouliani e quella dell'uomo con il cuore nuovo hanno deciso di
incontrarsi, per proporre insieme una dichiarazione sulla pace. Afferma la
madre di Mazen: "So che ad uccidere nostro figlio è stato un ebreo.
Ma gli ammalati sono tutti uguali, sono tutti esseri umani, razza e
religione non contano. Con questo gesto, speriamo almeno che la morte di
Mazen serva a qualcosa. Speriamo che gli israeliani capiscano che i
palestinesi non sono soltanto delle 'bestie sanguinarie', come ci ha
chiamati Sharon dopo l'attentato di Tel Aviv [dei l' giugno]. Perché
tutto questo sangue? Perché tutto questo odio? Perché non possiamo
imparare a vivere insieme, vicini, su questa terra?'.
(da "Gerusalemme, città santa e lacerata" di L. Sandri).
Canone
Preghiere
libere
Padre
Nostro
Le Querce
di Monte Sole
Si
piegano le querce Hanno
memoria le querce, Memoria
di sanguigne uve Hanno
memoria le querce, Memoria
di recinti profanati |
Hanno
memoria le querce, Memoria
dell'inverno desolato Ardono
le querce Cristo,
Figlio dei Dio vivo, pietà di noi.
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