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1 OTTOBRE 2005:
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Ma io dico:
“Guai a me!
Terrore, fossa
e laccio
Chi fugge al
grido di terrore
A pezzi andrà
la terra,
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Certo,
barcollerà la terra come un ubriaco,
In quel giorno
il Signore punirà
Saranno
radunati e imprigionati in una fossa,
Arrossirà la
luna,
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I martiri, testimoni della potenza di Dio.
Don Elia Comini,
salesiano, martirizzato il 1° ottobre 1944
La presenza di don
Elia rassicurava gli ospiti della canonica di Salvaro, che verso fine
settembre erano giunti al livello di saturazione: oltre le 9 famiglie,
30 giovani si stipavano sotto la botola nello scantinato; e 72 uomini in
un locale di fortuna, dietro la sagrestia.
Il giovane
sacerdote salesiano in quelle ultime vacanze realizzò pienamente il
proposito della sua prima Messa: “Tutti coloro che mi avvicineranno,
dovranno aver incontrato non il dotto, non l’uomo, ma il sacerdote, il
ministro, il servo di Gesù”. E il servo era nel contempo dotto e
umanissimo…
Suor Alberta
conferma: “La monotonia di quei giorni si cambiò in attivissima
atmosfera di bene... Scosse la pietà assopita”. E parla del suo
confessionale assiepato, dell’armonia dei canti, delle liturgie festive.
Anche i giovani nascosti sotto la botola ripresero fiato, trovando in
don Elia un interlocutore sempre disponibile. Predicò, confortò,
assolse, prodigandosi oltre ogni limite.
Padre Martino
Capelli, dehoniano, martirizzato il 1° ottobre 1944.
La zona era
frequentata da partigiani. Padre Capelli aveva sempre tenuto con essi un
contegno prudente e riservato, tanto che quelli l’avevano creduto un
cappellano militare repubblicano che spiasse i loro passi…Come attestano
anche padre Franchini e padre Cattoi, questo bergamasco dalla parola
franca che scaturiva da meditati silenzi, non esitò a contestare
atteggiamenti e metodi che portavano a colpire inconsultamente persone
innocenti e a scatenare terribili ritorsioni; e insieme si rese
disponibile a un dialogo franco e fraterno che padre Girardi non esita a
definire una vera e propria catechesi.
(brani tratti da
“Le querce di Monte Sole”)
“Un giorno l’aspettiamo anche a Montorio,
per la festa della Madonna Addolorata, dove giunge dai monti a piedi,
con varie ore di ritardo. Lo attendo con interesse, dopo averlo
frequentato a Castiglione, ma rimango amareggiato: non è più quello di
allora, allegro, gioviale, quasi sbarazzino. Ora appare sconvolto, teso,
preoccupato, taciturno. Ci racconta di essere stato fermato presso un
comando partigiano, sospettato come spia, sottoposto a stringente
interrogatorio, trattenuto tutta la notte, minacciato e poi rilasciato
sulla parola di ripresentarsi il giorno successivo. Gli altri sacerdoti
presenti alla festa esprimono giudizi severi nei confronti dei
“ribelli”. Non così p. Martino, che alla sera mi chiama in disparte per
confidarmi la pena che gli hanno fatto i partigiani, per manifestarmi
l'intenzione di fermarsi fra di loro, al ritorno, a parlare di religione
e di vangelo, e per invitarmi ad accompagnarlo in quella che egli
considera proprio una missione, ci crede, ne è convinto.
(brano tratto da
“P. Martino Nicola Capelli”)
CANTO
TI SEGUIRO’
TI SEGUIRÒ, TI SEGUIRÒ, O SIGNORE
E NELLA TUA STRADA CAMMINERÒ.
Ti seguirò nella via dell'amore
e donerò al mondo la vita.
Rit.
Ti seguirò nella via del dolore
e la Tua Croce ci salverà.
Rit.
Ti seguirò nella via della gioia
e la Tua luce ci guiderà.
Rit.
Dal Vangelo di Matteo (26;36,39)
Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: “Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare”. E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia. Disse loro: “La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me”. E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: “Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!”.
Diversamente da
altri luoghi dell’area di Monte Sole — Cerpiano, Casaglia, Caprara, la
Creda... — dove il mitra investe soprattutto donne e bambini, a Pioppe
di Salvaro è la popolazione maschile ad essere presa di mira. Ma c’è
una logica contestuale che fa parte dell’ideologia razzista: sono i
deboli, gli inabili, gli handicappati a pagare il tributo al mito della
herrenrasse, la razza superiore.
... Gli inabili, le
braccia inutili, furono stipati nella scuderia antistante la chiesa.
Ingenuamente essi stessi avevano marcato visita, sottoscrivendo così la
loro sentenza di morte. Gli altri, intruppati nella Todt, in gran parte
scamparono. Anche i preti, eccezion fatta per padre Martino e don Elia,
poterono prendere la strada verso Bologna… a segnare la sorte del
dehoniano e del salesiano sarà il dito puntato di “Cacao”, un
collaborazionista dei nazifascisti, ex-partigiano, che dirà di averli
visti in mezzo ai ribelli. Per Martino, in particolare, peserà il fatto
di aver messo piede nella canonica di don Ubaldo Marchioni; e sarà
quindi il servizio della Parola il crimine imputatogli. Per don Elia il
capo d’accusa sarà la carità pastorale estesa a tutti senza eccezione.
… il cav. Emilio
Veggetti – un uomo che conta e che è in grado di esercitare un ruolo di
mediazione - fa un estremo tentativo per liberare almeno don Elia. Ma il
sacerdote, dalla finestra della scuderia, risponde energicamente alla
sua proposta: “O ci libera tutti o nessuno!”.
Questa replica
esprime in modo inequivocabile il codice fraterno e solidale che ispira
don Ella e padre Martino. L’eccidio della Botte fu consumato il 1°
ottobre, a vespro. Era la prima domenica del mese…In due gruppi gli
ostaggi erano stati condotti alla canapiera. Prima che venissero
falciati a colpi di mitraglia, don Comini aveva intonato le litanie
della Vergine. Il canto alla Regina del cielo sull’orlo dell’abisso si
sente in lontananza...
Solo una fantasia
macabra poteva trasformare la cisterna della filanda in un poligono di
tiro. Era, quella vasca quadrata, un’immagine popolare, simbolo di una
faticosa prosperità lungo la sponda del fiume. Lo stabilimento tessile,
considerato come un fiore all’occhiello dalla popolazione del medio-Reno,
entra nella topografia della strage con l’oratorio di Cerpiano, il
cimitero di Casaglia, l’aia di San Martino, la concimaia di San
Giovanni di Sotto, la rimessa della Creda...
Pio Borgia,
scampato insieme ad Aldo Ansaloni — altri tre non fecero che trascinare
per un piccolo tratto le loro membra straziate — riuscì ad arrivare alla
canonica di Salvaro:
“Con la faccia
insanguinata — ricorda don Angelo Carboni junior — entrò in cucina, dove
le donne e i bambini erano intorno al fuoco con il vecchio arciprete...
Parzialmente coperto dal corpo di don Comini, era sfuggito alla scarica
mortale; e, pur ferito, poté scorgere padre Martino che con uno sforzo
immane si alzava dal fango della botte; e, premendosi con una mano il
ventre orribilmente squarciato, con l’altra tracciava un segno di croce
ampio e solenne sulle vittime della carneficina. Poi era ricaduto con
le braccia aperte nella cisterna”.
(da “Le querce di Monte Sole”)
ISAIA
(53;1,12)
Chi avrebbe
creduto alla nostra rivelazione? E' cresciuto
come un virgulto davanti a lui Eppure egli si è
caricato delle nostre sofferenze, Egli è stato
trafitto per i nostri delitti, Noi tutti
eravamo sperduti come un gregge, |
Maltrattato, si
lasciò umiliare Con oppressione
e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; Gli si diede
sepoltura con gli empi, Dopo il suo
intimo tormento vedrà la luce Perciò io gli
darò in premio le moltitudini, |
Figlio, non rifiutare il sostentamento al
povero,
non essere insensibile allo sguardo dei
bisognosi.
Non rattristare un affamato,
non esasperare un uomo già in difficoltà.
Non turbare un cuore esasperato,
non negare un dono al bisognoso.
Non respingere la supplica di un povero,
non distogliere lo sguardo
dall’indigente.
Da chi ti chiede non distogliere lo
sguardo,
non offrire a nessuno l’occasione di
maledirti, perché se uno ti maledice con amarezza, il suo creatore
esaudirà la sua preghiera.
Fatti amare dalla comunità, davanti a un
grande abbassa il capo.
Porgi l’orecchio al povero
e rispondigli al saluto con affabilità.
Strappa l’oppresso dal potere
dell’oppressore,
non esser pusillanime quando giudichi.
Sii come un padre per gli orfani
e come un marito per la loro madre
e sarai come un figlio dell’Altissimo,
ed egli ti amerà più di tua madre.
L’UOMO NUOVO
Dammi un cuore, Signor, grande per amare.
Dammi un cuore, Signor, pronto a lottare con te.
L’uomo nuovo creatore
della storia, costruttore di nuova umanità.
L’uomo nuovo che vive l’esistenza come un rischio che il mondo cambierà
Rit.
“Quando eseguisti l’incarico che ti era stato affidato, non sapevi che cosa facevi. Ma dopo aver visto quello che avevi fatto, sei balzato in piedi e hai detto no… Non ti sei fatto piccolo e non hai cercato di scagionarti con la frase: “Non ero che una vite nell’ingranaggio, e quindi non sono colpevole”, ma hai detto invece: “Se anche fungendo solo da rotelle, possiamo diventare così paurosamente colpevoli, dobbiamo rifiutarci di lasciarci utilizzare più oltre in questo modo””.
CANONE
TU SEI SORGENTE VIVA
Tu sei sorgente viva,
tu sei fuoco, sei carità
Vieni
Spirito Santo, Vieni Spirito Santo.
Si ha una sola vita,
e se le esperienze della mia vita devono essere utilizzate per il bene
dell’umanità, è questo il modo in cui sarà utilizzata: non per denaro o
per gloria, ma per la responsabilità che ho verso tutti. Così facendo,
ne avrò gran beneficio, e mi sentirò liberato dalla mia colpa. Il denaro
ricevuto – se dovessi riceverlo per altri scopi – non farebbe che
ricordarmi le trenta monete d’argento che Giuda Iscariota ricevette per
il suo tradimento. (Anche se ho sempre avuto l’impressione che il vero
colpevole dell’assassinio giudiziario del Cristo fosse il gran sacerdote
Caifas, rappresentante della gente pia e rispettabile, della “brava
gente convenzionale” di tutti i tempi e anche del nostro). Anche se essi
non sono condannabili nello stesso senso di Giuda, sono tuttavia
colpevoli in un senso più sottile e più profondo di lui. È per questo
che è così difficile indurre la società a riconoscere il fatto della mia
colpa, che io stesso ho compreso da molto tempo. La verità è che la
società non può accettare il fatto della mia colpa senza riconoscere al
tempo stesso la sua colpa ben più profonda. Ma naturalmente è quanto mai
auspicabile che la società si renda conto di questo: ed è perciò che la
mia e la nostra storia è d’importanza così vitale.
CANONE:
SE UNO È IN CRISTO
Se uno è in Cristo è
una creatura nuova
Le cose di prima sono passate ne sono nate di nuove.
Alleluia, alleluia, alleluia.
Alleluia, alleluia, alleluia.
[…] quel giorno, il
6 agosto 1945, ho preso la decisione di dedicare la mia vita al compito
di distruggere le cause della guerra e di lottare per la messa al bando
di tutte le armi atomiche. Ho formulato questo voto in una preghiera
durante il mio volo di ritorno alla base – e qualunque cosa possa
accadere in futuro, so che ho appreso tre cose che rimarranno per sempre
convinzioni del mio cuore e della mia mente.
Vivere, anche la
vita più dura e più difficile, è il tesoro più bello e il miracolo più
straordinario che ci sia.
Adempiere il proprio
dovere è un’altra cosa meravigliosa. E quel giorno, nel mio volo di
ritorno verso Tinian, accettai e riconobbi come mio dovere quello di
assicurare una vita felice, senza timore, povertà, ignoranza e schiavitù
a tutti gli uomini di tutte le razze, rossi, bianche, neri o gialli.
Questa è la mia seconda convinzione.
La mia terza
convinzione e che la crudeltà, l’odio, la violenza e l’ingiustizia non
possono e non potranno mai dare luogo a un millennio, né in senso morale
e spirituale né in senso materiale. La sola via che può portare ad esso
è l’amore generoso e creativo, la fiducia e la fratellanza, a patto che
non ci si limiti a predicarli, ma vengano praticati coerentemente.
(brani tratti da
“La coscienza al bando” carteggio del pilota Claude Eatherly e di
Günther Anders)
MOMENTO DI
SILENZIO
Dal Vangelo di
Matteo (25;31,46)
Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch’essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna”.
La Chiesa, vero segno della vera potenza di Dio
La Chiesa tra il
Cristo e la storia - Pace e Vangelo: X. 1965
- Giuseppe Dossetti
(Don Giuseppe Dossetti nacque il 13 febbraio 1913 a Genova dove il padre si era trasferito per ragioni contingenti Nel 1945 Dossetti è chiamato a fare parte della Consulta Nazionale e poi della "Commissione dei '75" per la stesura della Costituzione. Nonostante la lucidità e l'acume che contraddistinsero poi la sua attività di politico e parlamentare nelle file della Democrazia Cristiana, a soli 39 anni Dossetti si ritira dalla vita politica: nel 1959 viene ordinato sacerdote e celebra la sua prima messa nella Parrocchia di S. Terenziano a Cavriago. Costituisce a Monteveglio il primo nucleo della Piccola Famiglia dell'Annunziata e sceglie il ritiro monacale e il definitivo silenzio dalla vita pubblica e politica. All'alba del 15 dicembre 1996 Don Giuseppe Dossetti si spegne con il conforto dei fratelli e delle sorelle della Piccola Comunità di Monteveglio.)
Ma soprattutto la
chiesa deve portare il suo giudizio su alcuni punti cruciali, supremi
della presente dialettica della guerra. Questo giudizio non può essere
il timido discorso dello schema, moralistico, casistico, pieno di
descrizioni analitiche e distinzioni troppo sottili, che lasciano aperte
troppe riserve e troppe ambiguità.
AI contrario deve
essere un discorso assoluto, sintetico, evangelico, che è il solo che
oggi risponde all’ansia dei popoli e pur nella sua apparente
inverosimiglianza è l'unico vero, l’unico che può allontanare la guerra
e fare la pace, non per il calcolo umano ma per la forza creatrice della
parola di Dio.
Questo giudizio
comprende almeno tre enunciati fondamentali:
1) L'unità sovrannaturale del genere umano ‑ che è ben altra cosa della pura unità di natura e di ragione ‑, l'unità cioè per cui Dio “ha predestinato tutti ad essere conformi all'immagine del suo Figlio affinché egli sia il primogenito fra molti fratelli” (Rm 8,29) esige che i rapporti della convivenza internazionale siano fondati sul presupposto di una strettissima unità fra tutti i popoli che nel fondo è più forte di ogni possibile anche gravissima ragione di dissenso e divisione: quindi non si può dare nessuna opera adeguata per la pacifica concordia tra i popoli, che non parta da un presupposto: “non vi è più né greco né giudeo, né circonciso, né incirconciso, né barbaro né scita” (Col 3,11). Cioè non si possono porre da nessuno condizioni pregiudiziali assolute per ammettere gli stati alla comunità dei popoli e a quella nuova e vera organizzazione mondiale delle nazioni che Giovanni XXIII auspicava nella Pacem in terris; qualunque sia il regime interno, qualunque sia l'ideologia ispiratrice, nessun popolo ‑ di qualche migliaio di uomini o di centinaia di milioni ‑ può essere mantenuto a priori in stato di esclusione e di interdetto: infatti ciò che lo separa e lo oppone agli altri è in ultima istanza sempre infinitamente meno di quello che potrebbe unirlo agli altri. E se al contrario esso ancora non lo sa o non lo crede, dobbiamo almeno saperlo e crederlo noi cristiani.
SALMO 4
1 Al maestro del coro. Per strumenti a corda. Salmo. Di Davide. 2
Quando ti invoco, rispondimi, Dio, mia giustizia: 3
Fino a quando, o uomini, sarete duri di cuore? |
5
Tremate e non peccate, 7
Molti dicono: “Chi ci farà vedere il bene?”. |
2) Rispetto alle
armi di potenza distruttiva indiscriminata (specialmente le armi
atomiche, batteriologiche e chimiche) la chiesa non (deve limitarsi,
come fa lo schema a deprecarne un eventuale impiego, ma piuttosto deve
ormai anticipare il giudizio che il Signore certo pronunzierà su di esse
alla fine della storia umana: il possesso di quelle armi è già in sé una
immane concentrazione di potenza e di violenza e pone le nazioni e i
loro capi in una tentazione estremamente prossima a perpetrare i più
gravi delitti contro l'umanità intera: pertanto quelle armi sono già in
sé qualche cosa di demoniaco e un attentato temerario contro Dio e
contraddicono le due ultime petizioni dell'orazione domenicale. “Non ci
indurre in tentazione, ma liberaci dal maligno”. Così la chiesa non può
neppure interinalmente ratificare i discorsi umani sull'equilibrio del
terrore e su un'utilità, sia pure provvisoria, del possesso di quelle
armi per la conservazione immediata della pace.
La chiesa deve
invece dire a tutti i possessori di quelle armi che non è lecito
produrle e conservarle e che hanno l'obbligo categorico di giungere
assolutamente e subito, senza dilazioni possibili, alla distruzione
simultanea e totale di esse.
Questo è il compito
della chiesa: agli uomini responsabili spetta di ricavarne le
conseguenze pratiche secondo loro scienza e coscienza. Questo è il vero
realismo che non solo rispetta i principi ma di fatto solo può
concorrere a rendere la pace possibile.
Questo è il giudizio
che la chiesa deve annunziare ai popoli: e in particolare ai popoli che
si dicono cristiani e che talvolta possono essere tentati di credere di
potere proteggere il loro cristianesimo dietro gli stoks atomici: “Tutti
quelli che prenderanno la spada (notasi dice “prendere” soltanto)
periranno di spada. Credi forse che io non possa pregare il Padre mio
che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli?”.
CANONE
BLEIBET HIER
Bleibet
hier und wachet mit mir.
Wachet und betet, wachet und betet.
3) Non solo i
singoli atti di guerra più indiscriminatamente distruttivi (come dice lo
schema nella sua ultima redazione) sono illeciti, ma la guerra nel suo
insieme, comunque iniziata anche in un modo che si proponga di essere
moderato ‑ è oggi qualche cosa di contrario al vangelo di Cristo nella
sua totalità.
Certo contro un
ingiusto aggressore può essere legittima e doverosa la resistenza: ma
solo la resistenza dello spirito, della superiorità sapienziale, della
magnanimità, del coraggio, della solidarietà nazionale mentre la
resistenza violenta, la guerra, sia pure di difesa ‑ a questo grado di
sviluppo tecnico, a questo grado di indivisibilità della pace e della
guerra nel inondo, a questo grado di consapevolezza etica dell'umanità ‑
appare sempre meno possibile alla luce del vangelo di cui l'umanità
previde progressivamente consapevolezza per il soffio dello Spirito.
Tanto meno oggi la guerra può oggi mai dirsi doverosa alla luce della
dottrina e dell'esempio di Cristo. Anche qui la casistica diventa sempre
meno proponibile.
Per contro, quel che
oggi meglio sappiamo del rifiuto di Cristo di associarsi al patriottismo
zelota e alla resistenza violenta del giudaismo ortodosso contro
l'oppressione romana, deve fare emergere uno dei più grandi insegnamenti
del vangelo decisivo per tutta la nostra età: Cristo pur essendo
avversario dei sadducei, dei collaborazionisti, si è dissociato dalla
dottrina della legittima resistenza armata, della guerra santa contro
l'invasore ed è morto sulla croce anche per questo, per testimoniare che
l'ingiustizia e l'aggressione altrui va respinta non con le armi ma con
il sacrificio e la penitenza: “Si presentarono a lui alcuni per
riferirgli quanto era accaduto ai galilei il cui sangue Pilato aveva
mescolalo insieme con quello delle vittime da loro offerte. Ed egli
rispose dicendo... se non fate penitenza voi tutti perirete nello stesso
modo” (Lc 13,1-3).
Noi non possiamo nel
presente testo dire meno di questo. È il minimo indispensabile. Non solo
per il problema pur così universale della pace e della guerra ma anche
per qualche cosa che è ancora più importante, cioè finalmente la
testimonianza ‑ quella che ora storicamente tutta la chiesa è chiamata a
dare ‑ della sua fede nel Cristo Gesù. Non possiamo dare all'ateismo
contemporaneo risposta più semplice, più espressiva, più coerente di
questa: affidarsi, in questo estremo pericolo dell'umanità non alla
difesa delle armi e della prudenza politica, ma unicamente alla
protezione del Signore Gesù, sul quale vediamo “il cielo aperto e gli
angeli di Dio salire e scendere” (Gv 1,51).
INVOCAZIONI DI
PREGHIERA
accompagnate dal canto
KIRIE
Kirie,
kirie, eleison.
Kirie, kirie, eleison.
PADRE NOSTRO
Le querce di Monte Sole
Si piegano le querce
|
Memoria
dell'inverno desolato
Cristo,
Figlio del Dio vivo, pietà di noi.
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GLORIA... ET IN TERRA PAX
Gloria, gloria, in
excelsis Deo, gloria, gloria, alleluia!
Et in terra pax hominibus
bonas voluntatis.
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