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29 Settembre 2014: Via Crucis in cammino con i martiri di Monte Sole

29 Settembre 2014:
parrocchia di Gesù Buon Pastore
Via Crucis in cammino con i martiri di Monte Sole

CANTO INIZIALE: Noi veglieremo
Nella notte, o Dio, noi veglieremo
con le lampade, vestiti a festa,
presto arriverai e sarà giorno.

Rallegratevi in attesa del Signore
improvvisa giungerà la sua voce
quando Lui verrà, sarete pronti
e vi chiamerà amici per sempre
Rit.
Raccogliete per il giorno della vita
dove tutto sarà giovane in eterno
quando lui verrà, sarete pronti
e vi chiamerà amici per sempre
Rit.

1a STAZIONE

Brani tratti: dall’introduzione di don G. Dossetti a “Le querce di Monte Sole”  
La prima cosa da fare, in modo molto risoluto, sistematico, profondo e vasto, è l'impegno per una lucida coscienza storica e perciò ricordare: rendere testimonianza in modo corretto degli eventi.

In secondo luogo, il ricordo deve essere continuato, divulgato e deve assumere sempre più ispirazione, scopi e forme comunitarie, cioè per noi, ecclesiali.

In terzo luogo, occorre proporsi di conservare una coscienza non solo lucida, ma vigile, capace di opporsi a ogni inizio di sistema di male finché ci sia tempo.

1Cor. 16;13,14
Vigilate, state saldi nella fede, comportatevi da uomini, siate forti. Tutto si faccia tra voi nella carità.

CANONE Tu sei sorgente viva, tu sei fuoco sei carità, vieni Spirito Santo vieni Spirito Santo


2a STAZIONE

"La mattina del 29 settembre mi trovavo in casa con don Ubaldo. Mio figlio, intendendo il pericolo, invitò i famigliari e gli sfollati a prepararsi ricevendo i Santi sacramenti."
Mi tremano le mani
ho la coppa tra le mani
li sento tremare alle mie spalle
sento i loro sguardi confusi vagare per la chiesa
apro il tabernacolo
stringo il calice con le mani
li sento stringersi l'uno all'altro
l'uno nel respiro dell'altro, vicini
in un unico respiro che riempe la chiesa e mi preme sulle spalle
il calice trema fra le mani che cercano la cavità del tabernacolo,
immagino l'intrecciarsi dei loro sguardi
intarsiare nella luce fragile
la forma scura di un albero spoglio
sento il mio respiro
nudo
sospeso
in equilibrio
perduto
nella densità vuota della chiesa
è un battito d'ali l'oscurità nuda del tabernacolo,
attraversa la chiesa un boato profondo d'armi lontane
come limpidezza ferisce il respiro.
Ora ho di fronte a me i loro volti.
Il calice è chiuso nel tabernacolo.
Sale dal fondo della montagna il silenzio del suono delle armi.
Ho di fronte a me la pace buia dei loro corpi che attendono.
Le vostre mani mute intrecciate immobili sepolte nella luce del mattino che invade l'interno della chiesa.
"E' necessario che raggiunga Casaglia per consumare le specie consacrate. Pregate. Sarà quel che Dio vuole."
(testo liberamente adattato di Davide Forbicini)

Sal.14
Signore, chi abiterà nella tua tenda? Chi dimorerà sul tuo santo monte?

Colui che cammina senza colpa, agisce con giustizia e parla lealmente,
non dice calunnia con la lingua, non fa danno al suo prossimo e non lancia insulto al suo vicino.

Ai suoi occhi è spregevole il malvagio, ma onora chi teme il Signore.
Anche se giura a suo danno, non cambia; presta denaro senza fare usura e non accetta doni contro l’innocente.
Colui che agisce in questo modo resterà saldo per sempre.

CANONE Il Signor è la mia forza e io spero in Lui. Il Signor è il Salvator in lui confido non ho timor, in lui confido non ho timor


3a STAZIONE

A San Giovanni di Sotto non vi fu nessuna lotta, nessuna resistenza. Gli uomini si erano nascosti nei boschi; rimase allo scoperto chi riteneva di essere protetto dalla propria debolezza.
I Nazisti entrarono dispiegandosi a tenaglia, sloggiando dalle case e dalle stalle gli occupanti e ammassandoli sullo sfondo della concimaia insieme agli altri che erano stati strappati dal rifugio. Li misero in fila con un macabro rituale: davanti i bimbi; dietro i giovani e gli anziani. Le mitragliatrici falciarono 50 vite umane. Fra le vittime, Maria Fiori con il collarino bianco e la tipica cuffietta delle Maestre Pie rendeva l’immagine di un angelo confortatore che fino all’ultimo aveva sostenuto quella folla inerme.

Dal memoriale di Antonietta Benni
A San Giovanni di Sotto  vi furono ben 50 vittime; fra esse la numerosa famiglia Fiori con suor Maria che in quell’epoca era con i suoi cari. La nipotina Anna Maria di otto anni era rimasta viva. Per tre giorni è stata aggrappata al collo della mamma morta, chiamandola, baciandola e piangendo… il babbo, unico superstite, l’ha trovata così, morta di fame e di sfinimento.

Lamentazioni 2;18,22
Grida dal tuo cuore al Signore, vergine figlia di Sion;
fa’ scorrere come torrente le tue lacrime, giorno e notte!
Non darti pace, non abbia tregua la pupilla del tuo occhio.
Alzati, grida nella notte quando cominciano i turni di sentinella;
effondi come acqua il tuo cuore, davanti al Signore;
alza verso di lui le mani per la vita dei tuoi bambini, che muoiono di fame all’angolo di ogni strada.
<Guarda, Signore, e considera: chi mai hai trattato così?
Sono trucidati nel santuario del Signore sacerdoti e profeti!
Giacciono a terra per le strade ragazzi e vecchi;
le mie vergini e i miei giovani sono caduti di spada.
Come ad un giorno di festa hai convocato i miei terrori dall’intorno.
Quelli che io avevo portati in braccio e allevati li ha sterminati il mio nemico>.

CANONE Jesus, remenber me when you come into your kingdom. Jesus, remember me when you come into your kingdom


4a STAZIONE

Località Creda
Testimonianza di Valter Cardi
29 settembre 1944. Era ancora buio quando arrivarono le SS e ordinarono a tutti gli abitanti del luogo, a conoscenti e a persone rastrellate di mettersi nella rimessa dei carri. Dalla località Rovina di Pioppe si alzò un razzo: era un segnale e le SS cominciarono a mitragliare la gente e poi a lanciare bombe a mano incendiarie. C'erano novanta persone, alcuni si salvarono riuscendo a scappare nel bosco, altri finendo sotto i cadaveri. I morti furono 79, in maggior parte donne e bambini, il più piccolo aveva 14 giorni. Si chiamava Walter e io, per volontà del padre, lo zio Carlo, porto il suo nome per ricordare lui e tutti i bambini che, senza colpa alcuna, sono stati barbaramente trucidati. Mio zio Carlo era lì quel giorno e, trascinandosi ferito, verso la porta della stalla, vide con lo sguardo sua moglie morta con accanto Walter, mentre tutto intorno iniziavano a bruciare lentamente i corpi delle persone. Alberto di 16 mesi, fratello di Walter, morì in braccio alla zia Elena. Della mia famiglia morirono dieci persone e si salvarono mio padre Mario e lo zio Carlo.

SALMO 42
Come la cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio.
L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?

Le lacrime sono mio pane giorno e notte, mentre mi dicono sempre: «Dov'è il tuo Dio?».
Questo io ricordo, e il mio cuore si strugge: attraverso la folla avanzavo tra i primi
fino alla casa di Dio, in mezzo ai canti di gioia di una moltitudine in festa.

Perché ti rattristi, anima mia, perché su di me gemi?
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, lui, salvezza del mio volto e mio Dio.

CANONE Misericordias Domini in aeternum cantabo


5a STAZIONE

Dal memoriale di Antonietta Benni
Don Ubaldo Marchioni, quella mattina di San Michele, stava per venire a celebrare la santa Messa a Cerpiano, dopo aver fatto una devota e commovente funzione a San Martino esortando tutti a fare la preparazione della morte. Passando dalla Chiesa di Casaglia, dove si era proposto di consumare le sacre specie e trovandovi un centinaio di persone in preda al più comprensibile panico, si ferma tra i suoi figli, recitando con loro il santo Rosario. Ecco i temuti tedeschi: entrano in chiesa intimando a tutti di uscire per avviare un corteo al cimitero. C’è una povera donna paralizzata alle gambe, Vittoria Nanni, che tenta di muoversi seduta o aggrappata alla sedia; i tedeschi vogliono costringerla a lasciare l’appoggio e, constatato che non le è possibile, la fucilano in chiesa, in presenza di tutti. Nel campanile restano, forse in un tentativo di nascondersi, la buona Enrica Ansaloni e  Giovanni Betti di Gardelletta; sono fucilati lì nel campanile. (…)

Nel libro “ La Notte” di Elie Wiesel si narra che una sera, tornando dal lavoro, (ad Auschwitz) i prigionieri furono portati davanti a tre forche per assistere all’impiccagione di tre condannati; si trattava di due adulti presso i quali erano state scoperte delle armi ed un bambino che, pur sapendolo, non aveva tradito il suo protettore, nonostante le torture.
Mentre i due adulti morirono subito, il bambino agonizzò per più di mezzora. Wiesel scrive che in quel momento era là e sentì dietro di sé “il solito uomo domandare: dov’è dunque Dio?. E io sentivo in me una voce che gli rispondeva: dov’è? Eccolo: è appeso lì a quella forca”.

Isaia 53;1,11
Chi avrebbe creduto alla nostra rivelazione? A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?
È cresciuto come un virgulto davanti a lui, e come una radice in terra arida.
Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per provare in lui diletto.
Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori
E noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato.
Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada;
il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti.
Maltrattato si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca.
Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua sorte?
Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per l’iniquità del mio popolo fu percosso a morte.
Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo,
sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno sulla sua bocca.
Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in espiazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza;
il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità.

CANONE Christe lux mundi qui sequitur te habebit lumen vitae lumen vitae


6a STAZIONE

Elide Ruggeri racconta:
Ci fecero uscire e formarono una lunga colonna; fummo avviati con le armi puntate ai fianchi verso il cimitero a duecento metri di distanza. Era recintato e la porta di ferro chiusa. La sfondarono coi calci dei fucili e ci fecero entrare tutti nel recinto e noi ci addossammo in mucchio contro la cappella. Poi piazzarono una mitragliatrice all’ingresso e cominciarono a sparare, mirando in basso per colpire i bambini, mentre dall’esterno cominciarono a lanciare su di noi decine di bombe a mano. Durò per tre quarti d’ora circa, e smisero solo quando finì l’ultimo lamento.

Sal. 12
Fino a quando, Signore, continuerai a dimenticarmi?
Fino a quando mi nasconderai il tuo volto?

Fino a quando nell’anima mia proverò affanni, tristezza nel cuore in ogni momento?
Fino a quando su di me trionferà il nemico?

Guarda, rispondimi, Signore mio Dio, conserva la luce ai miei occhi,
perché non mi sorprenda il sonno della morte,
perché il mio nemico non dica :”l’ho vinto” e non esultino i miei avversari quando vacillo.

Nella tua misericordia ho confidato.
Gioisca il mio cuore nella tua salvezza e canti al Signore, che mi ha beneficato.

Mc 15,33-34.39
Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Alle tre Gesù gridò con voce forte: Eloì, Eloì, lemà sabactani? Che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Gesù dando un forte grido, spirò.
Il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: “Veramente quest’uomo era Figlio di Dio”.

CANONE Bleibet hier und wachet mit mir. Wachet und betet, wachet und bet


7a STAZIONE

Dal memoriale di Antonietta Benni
A Cerpiano quel tragico venerdì 29 settembre don Marchioni era atteso per celebrare la Santa Messa nell’oratorio dedicato all’Angelo Custode. Ma la paura più folle aveva invaso tutti poiché i tedeschi stavano per arrivare. Qualcuno aveva suggerito di nascondersi nel rifugio del bosco, anzi il grosso della gente vi era già; ma ecco che si dice essere imprudente lasciare una casa così grande abbandonata: “Ci verranno a cercare, ci crederanno tutti partigiani nascosti e ci uccideranno”. Qualcuno resta, ma una cinquantina ritorna indietro seguendo il consiglio di chi ha più autorità, e rifugiandosi nella cantina del “Palazzo” dove abitualmente ci si riparava dalle cannonate frequenti.

 Arrivano i tedeschi. Fanno salire queste 49 persone dalla cantina alla cappella attigua al “Palazzo”: sono 20 bambini, due vecchi quasi invalidi e 27 donne fra le quali tre maestre. Chiudono accuratamente le porte e poi... comincia il getto fatale delle bombe a mano. Sono le nove del mattino e 30 vittime sono immolate.

Feriti che si lamentavano invocando disperatamente aiuto; bimbi che piangevano, mamme che tentavano di proteggere le creature superstiti. Una donna, Amelia Tossani, voleva fuggire ad ogni costo: aperta la porticina laterale, è stata da un tedesco di guardia freddata sulla porta, sicché il suo corpo è rimasto metà dentro e metà fuori e la notte i maiali randagi ne hanno rosicchiato il capo fra l’orrore di chi, impotente, assisteva a tale spettacolo.

Il povero vecchio Pietro Oleandri ha sentito una sua mucca muggire: non ne può più di stare in mezzo ai morti fra i quali c’è la buona sposa del suo unico figlio prigioniero in Germania e due dei nipotini amatissimi. Prende per mano un terzo nipote superstite, di cinque anni e sta per uscire: una raffica... un uomo e un bimbo sono all’eternità! Una signora di Bologna, Nina Frabboni Fabris, da poco sfollata lassù, è rimasta ferita gravemente e si lamenta per ore ed ore con alte grida. Un tedesco di guardia, senza cuore, seccato da questo urlare, entra nella cappellina e con un colpo di fucile uccide la disgraziata fra il terrore dei presenti superstiti.
Intanto nell’attigua casa i carnefici gozzovigliano: suonano l’armonium come fosse festa, mangiano ciò che trovano, spargono a terra tutto ciò che non possono mangiare: tutto buttato all’aria con la frenesia dei vandali.
Ma le povere vittime della chiesina non le abbandonano un minuto. Hanno aperto un buco nella porta e di là sghignazzano sinistramente. Dopo 28 ore di questa terribile agonia, i 16 superstiti sentono la loro condanna: tra venti minuti tutti “kaput”; i fucili vengono caricati rumorosamente per poi scaricarsi poco dopo su quei poveretti: altre 13 vittime! E un cartello di legno è posto sulla porta di quella insolita camera mortuaria: “questa è la sorte toccata ai favoreggiatori dei partigiani”.
Oltre la maestra Antonietta Benni c’erano vivi anche due bimbi: Piretti Fernando di 8 anni, e Rossi Paola di 6 anni. La buona signorina Antonietta li nasconde sotto una coperta raccomandando loro di fare i morti e tutti e tre aspettano ancora. Buon per loro! Vengono di nuovo i carnefici per togliere ai cadaveri i gioielli, borsette, danaro e valige. Anche alla povera Antonietta Benni tolgono dal braccio la borsetta dove ha quel poco che possiede: la mano è gelida per la ferita al gomito, e certamente per il terrore: la credono morta e non se ne occupano più. I bambini per fortuna non li vedono neppure.

Ap 12, 7-12
Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli. Allora udii una gran voce nel cielo che diceva: «Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo, poiché è stato precipitato l’accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte. Ma essi lo hanno vinto per mezzo del sangue dell’Agnello e grazie alla testimonianza del loro martirio; poiché hanno disprezzato la vita fino a morire. Esultate, dunque, o cieli, e voi che abitate in essi» .

CANONE Dona la pace Signore a chi confida in te. Dona dona la pace Signore, dona la pace.


8a STAZIONE

Da “Silenzio su Monte Sole” di J. Olsen
I tedeschi li fecero mettere in fila nella grande piazza di Caprara e le donne cominciarono a piangere, a singhiozzare; alcune si gettarono in terra implorando pietà. Arrivarono altri dodici o quindici tedeschi, che si unirono agli altri e prima che avessero finito di parlare tra loro passò quasi un’ora, durante la quale il gruppo rimase in piedi sul piazzale. Poi i nazisti cominciarono a dar ordini. “ Avanti! ”gridarono, e cominciarono a spingere la gente verso il vano della porta di una delle case.
Gilberto e gli altri stavano seguendo un ufficiale tedesco che era entrato nell’abitazione, quando una donna si gettò su uno dei soldati e cominciò a implorare pietà. “ Ascoltami! ” disse. “ Vedi questi miei tre bambini! Dimmi che non gli farete del male! ” “ Niente bimbi kaput, niente bimbi kaput, ” disse il tedesco. “ Ma allora perché ci mettete in questa casa? ” chiese un altro. “ Niente kaput! ” gridò in falsetto l’ufficiale, e cominciò a spingerli a calci attraverso la porta.
Sul dietro della casa c’era una piccola cucina, e quando tutti vi furono ammassati le donne cominciarono a gridare mentre i bambini si aggrappavano alle gonne delle mamme piangendo terrorizzati. Gilberto s’accorse che un soldato tedesco aveva aperto la finestra che dava nella vigna e subito cominciò a infilarsi tra i corpi pressati come sardine per allontanarsi più che poteva da essa. Attorno a lui la gente bisbigliava e singhiozzava, e alcuni stavano discutendo su quello che avrebbero fatto i tedeschi. “ Ci uccidono. ” “ No, non ci uccidono! ” “ Sì che lo fanno! ” Gilberto aveva quasi raggiunto un gabinetto di legno sul dietro della cucina quando qualcosa volò dentro dalla finestra e gli cadde vicino. Vide che era lunga quasi come una bottiglia, con un rigonfiamento a bulbo a una delle estremità, e istintivamente si girò dall’altra parte. Ci fu un’esplosione e Gilberto sentì delle schegge di metallo rovente penetrargli in tutto il corpo. Cadde in mezzo agli altri feriti, vide piombare nella stanza altri oggetti uguali, e mentre intorno continuavano le esplosioni, vide rotolare sull’impiantito un tipo diverso di bomba, più grossa, quasi rotonda e verniciata di rosso.

Dal Vangelo di Luca  (Lc. 22,39-45)
Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: <pregate, per non entrare in tentazione>. Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e inginocchiatosi, pregava: <padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà>.
Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. In preda all’angoscia, pregava più intensamente; e il sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza.

CANONE In manus tuas Pater commendo spiritum meum, in manus tuas Pater commendo spiritum meum


9a STAZIONE

Dall’introduzione al libro “I bambini del ’44 di Anna Rosa Nannetti
Dopo i giorni degli eccidi e dei lutti familiari, iniziò per la maggioranza dei bambini un altro lungo periodo di dolore.
Con le case depredate e distrutte, i campi minati, le stalle svuotate, non era possibile sopravvivere, dovevamo fuggire dai nostri paesi e cercare, in un primo momento, di essere accolti in un Centro Profughi, in una stalla, in un fienile, nella Canonica di una Chiesa, insieme ai pochi familiari o all'unico familiare che la guerra non ci aveva portato via.

Testimonianza di Maria Paselli di 8 anni.
Lasciai la mia casa, insieme alla mia famiglia, il 10 novembre, per un ordine dei tedeschi. Dovevamo raggiungere Bazzano, ma dopo una notte a Calvenzano, decidemmo di attraversare  il fiume per raggiungere la Creda, dove c'erano già gli americani.
L'attraversamento del fiume doveva essere fatto di notte e il luogo meno pericoloso era quello davanti a Campiglio. Chi non era a conoscenza di questo rischiava di annegare.
Durante l'attraversamento del fiume io ero in braccio a mio padre e mia madre, incinta,
teneva in braccio mio fratellino Quinto di tre anni. Arrivammo alla Creda accolti da soldati neri, forse brasiliani o sudafricani, poi accompagnati a Grizzana e da lì, con i camion militari raggiungemmo Firenze.
Fummo accolti prima in una Chiesa, poi al Centro Profughi Alla mamma incinta fu data una brandina, tutti noi dormivamo invece per terra.
Mio fratello Quinto fu ricoverato all'Ospedale, fu operato d'urgenza alla gola e morì. Quando
la mamma chiese a una suora di poter avere un abito per il bambino, si sentì rispondere che non ne avevano neppure per i vivi. La mamma avvolse il suo bambino in un telo, prima della sepoltura in un cimitero di Firenze.
Poche settimane dopo, la mamma fu ricoverata all'Ospedale per partorire. Si trovò vicino ad una signora di Firenze alla quale era morta la bambina appena nata e così questa signora decise di dividere il corredino della sua bambina con lei, e con altre donne vicine a lei, che avevano appena partorito; così la mamma riuscì a vestire il mio fratellino Pietro.
Dopo la Liberazione, nel viaggio di ritorno nei camion militari scoperti, Pietro si ammalò di broncopolmonite. Arrivati a casa non riuscimmo a trovare un medico, ad avere medicine e Pietro, nato sano, poco dopo morì.
Il 21 giugno '45 morì, per lo scoppio di una mina, mio fratello Mario.
La paura di tutto quello che abbiamo vissuto durante la guerra è rimasta sempre in noi
bambini.
Mi ricordo che, al ritorno da scuola, un giorno si sentì che stava passando un aereo. Eravamo
sette bambini, sembravamo tutti impazziti e nessuno riusciva a tranquillizzarci.

Sal. 120
Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto?
Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra.

Non lascerà vacillare il tuo piede,  non si addormenterà il tuo custode.
Non si addormenterà, non prenderà sonno, il custode d’Israele.

Il Signore è il tuo custode, il Signore è come ombra che ti copre, e sta alla tua destra.
Di giorno non ti colpirà il sole, né la luna di notte.

Il Signore ti proteggerà da ogni male, egli proteggerà la tua vita.
Il Signore veglierà su di te, quando esci e quando entri, da ora e per sempre.

CANONE L’ajuda em vindrà del Senyor, del Senyor, el nostre Deu, que ha fet el cel i la terra, el cel i la terra


10a STAZIONE

I bambini del ’44:
Sono i bambini che, alla fine della guerra, in attesa della ricostruzione delle loro case
e di un lavoro retribuito per  i propri familiari ,  sono stati affidati a parenti, amici e a persone estranee, vivendo  la dolorosa esperienza del distacco dalla propria famiglia
Sono i bambini sopravvissuti al trionfo del Male, perché sono stati  accolti e amati da tante persone, con assoluta gratuità. 
Sono i bambini che sono stati capaci di sperare in un mondo migliore e di lottare, quotidianamente, per la sua realizzazione.

Testimonianza di Lucia Monari, di 4 anni.
Il mio ricordo inizia proprio dal primo dopoguerra. 
La miseria e la fame abbondavano; fu in quel periodo che il Comune di Marzabotto, per aiutare le famiglie più disagiate, decise di organizzare un affidamento temporaneo ad altre famiglie.
Io e mia sorella Germana partimmo volentieri (avevo appena compiuto 5 anni).
Fui destinata presso una famiglia a San Giorgio di Piano; non era certo una famiglia ricca, anzi! Lui era facchino al Consorzio Agrario e lei era mondina (la loro ricchezza era dentro di loro).
Arrivata a destinazione la prima cosa che mi apparve, quando aprirono la porta fu un grande quadro appeso con una grande foto, pensai subito che fosse il nonno, visto che c'era una nonnina seduta in una piccola sedia bassa. Soltanto dopo imparai che era una foto di Stalin.
La tavola poi è stata la mia gioia; dopo aver patito tanto la fame, trovarmi davanti una scodella di tortellini fu come vivere in una favola.
Si fecero chiamare zio Geppe e zia Norma, poi c'erano la nonna e il figlio Mario.
Mi tennero tutto l'inverno, poi mi riportarono a casa a Rioveggio. Ricordo, come fosse adesso quel giorno, zio Geppe in bici ed io seduta sul cannone; pensarci oggi mi sembra impossibile (tutta salita !).
Si erano molto affezionati a me, come io a loro. Zia Norma, quando incontrava degli amici per strada, diceva con orgoglio: "L'è la mi putina".
Tutti gli anni, d'inverno, mi venivano a prendere e ho frequentato quasi tutti gli anni delle elementari a San Giorgio di Piano. Pur non essendo credente questa famiglia, sapendo della mia istruzione religiosa, mi faceva frequentare la Chiesa; mi mandarono infatti a Catechismo, facendomi fare la Prima Comunione e la Cresima.
Ci siamo sempre frequentati e con zia Norma (zio Geppe non c'era più) abbiamo festeggiato
 
con un buon pranzo i 50 anni del nostro primo incontro.

Sal. 129
Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia preghiera.

Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi potrà sussistere?
Ma presso di te è il perdono: e avremo il tuo timore.
Io spero nel Signore, l’anima mia spera nella sua parola.

L’anima mia attende il Signore più che le sentinelle l’aurora.
Israele attenda il Signore, perché presso il Signore è la misericordia e grande presso di lui la redenzione.
Egli redimerà Israele da tutte le sue colpe.

CANONE Bonum est confidere in Domino, bonum sperare in Domino


11a STAZIONE

Cornelia Paselli è una dei cinque sopravvissuti dell’eccidio del cimitero di Casaglia, dove il 29settembre 1944militari tedeschi trucidarono 87 persone.

Subito dopo la guerra Cornelia ha sposato Franco Trevisi che aveva combattuto in Russia con  un reggimento di bersaglieri. Lei aveva alle spalle il 29settembre, lui la ritirata nell’inverno nella steppa.

Tra loro non hanno quasi mai parlato del passato. “Il suo diario, quello dove racconta del Don e della ritirata a piedi in mezzo alla neve, l’ho trovato e letto dopo la sua morte”, racconta Cornelia. “ E io per tanti anni non ho mai detto nulla di quei giorni. Quando qualcuno mi chiedeva mi veniva da ridere, forse era una reazione nervosa, non so. Poi, dopo trent’anni, o forse più, è uscito un libro, le maestre hanno cominciato a parlarne a scuola, mi hanno cercata, ho cominciato a ricordare ad alta voce. Ma con mio marito mai. Sapevo che lui sapeva. E lui sapeva che io sapevo. C’era del pudore tra noi, non andavamo mai su questi discorsi.”

Cornelia, adesso, non si tira indietro quando c’è da raccontare, ricordare. “Spero che aiuti un poco a far capire che tutte le guerre portano queste cose. E che le guerre non ci devono più essere. Io voglio la pace, che i ragazzi sappiano e imparino l’importanza del perdono. Se una come me ha perdonato, penso che possano farlo anche altri.”

Di sé dice che non ha paura di tutto come una volta, non sta chiusa in sè stessa, non guarda la montagna come si guarda un posto ostile. E non sogna più che scappa sempre, che ci sono i tedeschi ad inseguirla.

Adesso, nelle sue notti, Cornelia ritrova le persone che non ci sono più. Si rivede mentre cerca suo padre. Sogna la mamma che non aveva incontrato per anni e anni. Una cosa non ha mai rivissuto nei sogni: le ore passate nel cimitero di Casaglia, dove morirono sua mamma Angiolina Mazzanti e i due fratellini di dieci anni.

Sal 22
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce.
Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome.

Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici;
cospargi di olio il mio capo. Il mio calice trabocca.

Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita,
e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni.

CANONE Nada te turbe, nada te espant; quien a Dios tiene nada le falta. Nada te turbe, nada te espante: solo Dios basta.


12a STAZIONE

"Lo stato di eccezione" dedicato al processo per Monte Sole.
Riportiamo il comunicato stampa scritto da Luciana Sali del 5 maggio 2008:
Il documentario Lo Stato di eccezione. Processo per Monte Sole 62 anni dopo ha per oggetto lo svolgimento del processo tenutosi presso il Tribunale Militare di La Spezia, tra il febbraio del 2006 e il gennaio del 2007, sulle responsabilità penali di 17 ex militari tedeschi SS imputati per i delitti perpetrati nell’autunno del 1944 in Italia, durante quella che è considerata una delle più grandi stragi nazifasciste dell’Europa Occidentale: l’eccidio di Monte Sole. La strage avvenne nell’Appennino bolognese, lungo la Linea Gotica, dove un intero Reparto SS, al comando del Maggiore Walter Reder, uccise centinaia di civili inermi, uomini, donne, infermi, vecchi, bambini. Lo Stato di eccezione, oltre a ricordare nel titolo un noto saggio di Giorgio Agamben, allude anche a un’eccezione che sbigottisce e addolora, quella per cui, dal secondo dopoguerra ad oggi, in merito a questo tragico episodio di storia recente, in Italia si è avuto un solo processo contro un solo imputato: il processo del 1951 in cui il Tribunale Militare di Bologna condannò Walter Reder alla pena dell’ergastolo, interrotto nel 1985 su intercessione del governo austriaco.
L’eccezione, ancora una volta, è quella di un’anomalia che per decenni ha visto 695 fascicoli processuali, riguardanti stragi nazifasciste avvenute in Italia, occultati nei corridoi della Procura Militare Generale di Roma a Palazzo Cesi, dimenticati nel tristemente noto “armadio della vergogna” con un provvedimento di “archiviazione provvisoria” (questa l’insolita formula stampata su quelle carte). Si sarebbero potuti giudicare altri criminali ex-SS coinvolti negli eccidi di Monte Sole, ma ciò non è avvenuto.
Oggi, dopo 62 anni, dopo che nel 1994 quei fascicoli sono stati riesumati, si sono finalmente rese possibili nuove istruttorie. Ecco, quindi, l’eccezionalità del processo che questo film ha documentato. A La Spezia, nell’aula dibattimentale, hanno sfilato, col carico di un dolore ancora bruciante, decine di testimoni tra superstiti e familiari delle vittime dell’eccidio, in un’estenuante rappresentazione processuale. Teatro del processo è stato un Tribunale Militare la cui architettura evoca ambivalenti e assurde suggestioni, poiché mostra ciò che un tempo era stato, cioè la sala di un cinema, un luogo abituato a vedere ben altro tipo di rappresentazioni.
L’eccezione, infine, che suscita sdegno e turbamento, è quella della beffa di un’assenza irreale. L’assenza dei 17 ex-SS accusati di violenza pluriaggravata e continuata con omicidio, in un processo che si è svolto perciò in contumacia. Tutti, infatti, hanno scelto di non presentarsi, rimanendo lontani da ogni situazione di giudizio, come già per 62 lunghi anni.

Mt. 21;12,17
Gesù entrò poi nel tempio e scacciò tutti quelli che vi trovò a comprare e a vendere; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe e disse loro: «La Scrittura dice:
 La mia casa sarà chiamata casa di preghiera
 ma voi ne fate una spelonca di ladri».
Gli si avvicinarono ciechi e storpi nel tempio ed egli li guarì. Ma i sommi sacerdoti e gli scribi, vedendo le meraviglie che faceva e i fanciulli che acclamavano nel tempio: «Osanna al figlio di Davide», si sdegnarono e gli dissero: «Non senti quello che dicono?». Gesù rispose loro: «Sì, non avete mai letto:
 Dalla bocca dei bambini e dei lattanti
 ti sei procurata una lode?».
E, lasciatili, uscì fuori dalla città, verso Betània, e là trascorse la notte.

CANONE The kingdom of God is justice and peace and joy in the Holy Spirit. Come, Lord, and open in us the gates of your kingdom


13a STAZIONE

Piegate e indebolite da una sofferenza immane, queste donne, che in pochi giorni sono diventate vedove e orfane, hanno iniziato insieme, con molta solidarietà tra loro, un nuovo percorso di vita in cui era necessario riscoprire tutta la loro forza e il loro coraggio.

Si erano già dimostrate donne forti e coraggiose, quando in assenza degli uomini, nascosti nei rifugi e nei boschi, avevano fatto l’impossibile per assistere i loro figli e tutti gli altri familiari, capaci di affrontare pericoli per cercare l cibo. Non hanno avuto paura delle SS e si sono recate nei luoghi in cui gli uomini erano tenuti prigionieri per dare loro un conforto.

Erano presenti, anche se non visibili, quando i loro uomini, ammassati nei treni lasciavano la loro gente, la loro terra per essere portati nei campi di lavoro in Germania.

Erano presenti nei luoghi degli eccidi per cercare i loro cari tra i cadaveri.

In quelle povere case distrutte, in cucina, unico ambiente riscaldato da un focolare, loro erano sempre presenti, e lì, sole hanno custodito la memoria di chi non c’era più e hanno aspettato il ritorno dei prigionieri dalla Germania. Hanno sostenuto gli uomini superstiti nei lunghi periodi di disoccupazione, innanzitutto aiutandoli moralmente.

Le donne collaboravano lavorando nei campi, riaprendo i piccoli negozi, andando “a servizio” nelle famiglie ricche della città, curando gli anziani e, in attesa che tornassero i loro bambini, dopo la necessaria esperienza dell’affido, proteggevano, in silenzio, la nostra intimità.

Durante il periodo dell’affido le donne hanno vegliato sui loro bambini, osservando, ascoltando e aiutando, perché non accadesse nulla che li umiliasse profondamente. È stato un esempio di responsabilità e di tenerezza, unito al valore della ”pazienza”.

Con pazienza le madri vedove, senza la protezione dei loro mariti, hanno costruito una nuova libertà per se stesse e per i figli.

Donne di pace e di dialogo, hanno saputo creare parole adeguate per spiegare l’inspiegabile, per esprimere l’inesprimibile alle persone che non riuscivano a capire o non volevano impegnarsi a capire la quantità e la vastità delle distruzioni da noi subite, in quale mistero eravamo stati coinvolti, eppure erano loro che dovevano prendere decisioni per noi, per la nostra sopravvivenza quotidiana. Sempre solidali, queste donne hanno difeso la loro dignità e hanno conquistato per i loro figli, maschi e femmine, il diritto allo studio, all’apprendimento di un mestiere e al raggiungimento dell’autonomia.

La forza, il coraggio, la sapienza, la capacità di dialogo e di sacrificio che tutte le famiglie hanno dimostrato durante la guerra e dopo, nel difficile compito della ricostruzione, la generosità di tante persone che ci hanno aiutato, la memoria, sempre viva, di tutta la nostra gente martire sono l’eredità sulla quale i bambini del 44 hanno costruito giorno dopo giorno la propria identità.

Gv. 20;11,18
L'apparizione a Maria di Magdala

Maria invece stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: «Rabbunì!», che significa: Maestro! Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: «Ho visto il Signore» e anche ciò che le aveva detto.

CANONE Magnificat, magnificat magnificat anima mea dominum magnificat, magnificat
                magnificat anima mea


14a STAZIONE

PERDONO
Intervista a Francesco Pirini (testimone oculare della strage di Cerpiano)
Grazie al lavoro di alcuni giornalisti tedeschi ho imparato pochi anni fa il nome dell’ufficiale che comandava la pattuglia che a Cerpiano ha sterminato la mia famiglia: Albert Meier. Era ottantenne e oramai paralitico, ferito sette volte in guerra, e, durante un’intervista, aveva detto che, se avesse ricevuto l’ordine, avrebbe ripetuto ciò che ha fatto. Dopo di ciò, si è presentato qui un giornalista dalla Germania che mi ha chiesto un parere su questa intervista: be’, io gli ho risposto che, se avessi incontrato Meier, l’avrei perdonato (con sua grande sorpresa, tanto che gliel’ho dovuto ripetere più d’una volta) e, anzi, che sua moglie l’avrei abbracciata, perché deve essere stato difficile vivere accanto ad un uomo simile.

Gv 20;19,23
La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi». Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi».

PADRE NOSTRO

BENEDIZIONE FINALE

CANTO FINALE Dio è amore, osa amare senza timore. Dio è amore: non temere mai


 

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